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in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

sabato 25 aprile 2020

Ministro Pisano: “Su app ‘Immuni’ dichiarazioni non allineate, faccia chiarezza”










Lecce, 24 aprile 2020

On. Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano e.p.c.
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte
On. Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli
On. Ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi
Ill.mo Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro
Ill.mo Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e
contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19, Domenico Arcuri
Spett.le Agenzia nazionale per lo sviluppo, Invitalia


Illustrissima Ministra Pisano,

con la presente intendiamo esprimere il nostro ringraziamento per le preziose indicazioni fornite in merito all’app Immuni, che costituiscono una prima risposta alle tante sollecitazioni ricevute in questi giorni (e che peraltro già in data del 25 marzo 2020 Le furono richieste). Tuttavia, non possiamo evitare di sottolineare come le Sue risposte, fornite in data 21 aprile, non siano completamente allineate con altre dichiarazioni espresse nella stessa giornata, in particolare da parte del Commissario Straordinario Domenico Arcuri.
Per tale motivo, consapevoli della difficoltà del periodo e delle esigenze dettate dall’urgenza, Le si richiede con la presente un ulteriore sforzo di chiarezza, reale e documentato, in modo da garantire un pieno processo di trasparenza che dovrebbe essere alla base di quel patto collettivo che si domanda in questi giorni al popolo italiano, in modo che si possa sperare di raggiungere in futuro la soglia del 60-70% di diffusione necessaria per garantire l’efficacia dell’app Immuni.
Non insistiamo nel richiederLe chiarimenti sui motivi che hanno indirizzato il Governo verso la scelta di questa applicazione tra le 318 pervenute. Siamo costretti tuttavia a insistere sulla necessità che agli italiani sia fornita almeno una risposta precisa e documentata su alcuni punti cruciali della soluzione adottata, affinché questa operazione possa essere ritenuta, se non certamente utile - anche perché la sua efficacia va coordinata necessariamente con un’azione parallela di distribuzione adeguatamente articolata dei tamponi - almeno allineata con le regole europee di trasparenza, protezione dei dati personali e sicurezza informatica.
A fronte degli sviluppi ai quali abbiamo fin qui assistito, si ritiene pertanto che la chiarezza sia il presupposto necessario per suggellare quel patto di fiducia con il popolo italiano, utile a garantire una distribuzione dell’applicazione basata sulla piena volontarietà della gran parte della popolazione italiana. Le chiediamo pertanto di chiarirci, attraverso un processo documentato di trasparenza reale:

- perché il governo ha scelto di acquisire in licenza il software e se la licenza open source verso l’app Immuni sarà di tipo GPL e dunque ricomprenderà tutti i codici sorgenti e le componenti del software, comprese le relative librerie, in modo da rendere il governo italiano completamente autonomo nel suo sviluppo e manutenzione;
- se si intende chiarire con precisione quali flussi di dati personali l’applicazione e la sottostante infrastruttura comporteranno e quali flussi di informazioni invece anonime
(indicando gentilmente “anonime” in base a quali criteri);
- se si intendono pubblicare i codici sorgente in modo da rendere anche riutilizzabile la soluzione e, in ogni caso, controllabile dalla collettività;
- se l’applicazione è stata selezionata e valutata anche sotto l'aspetto dell'accessibilità secondo quanto prevede la normativa nazionale attualmente in vigore;
- se si intendono rendere pubblici i contratti stipulati con il fornitore e se si intende confermare che l’intera operazione – ivi comprese le attività di sviluppo e manutenzione – possa essere considerata a titolo gratuito;
- se si intende adottare un sistema decentralizzato ispirato al protocollo DP3T o centralizzato ispirato al protocollo PEPP-PT;
- quando saranno forniti i dettagli su finalità e modalità di trattamento, sui tempi di conservazione, sulla tipologia di dati trattati, sulle modalità di pseudonimizzazione, sulla circolazione e disponibilità fisica di questi dati, sulla relativa DPIA;
- quali misure di mitigazione dell'impatto sociale si intendono adottare per evitare il nascere di fenomeni discriminatori;
- come verrà gestito il divario digitale che vede una fascia non trascurabile della popolazione sprovvista dei necessari dispositivi per poter scaricare l’app.
Avvertiamo quindi il bisogno di avere la cortese rassicurazione che sia garantita al popolo italiano una verifica pubblica dell’intero impianto organizzativo su cui si poggerà Immuni con la speranza che sia configurato in modo tale da essere nella piena e totale disponibilità del Governo.

Infine, come ricordato dal Presidente Antonello Soro in un’intervista rilasciata in data 22 aprile su Radio Capital, una strategia di mappatura diffusa, pur basata su un’adesione libera, informata e quindi pienamente consapevole degli italiani, deve essere necessariamente preceduta da una normativa di rango primario che precisi i principi generali che legittimino un trattamento di dati personali di questa portata.
In ogni caso, a nostro avviso, solo se si assicureranno tutti i necessari presidi costituzionali, informativi e di sicurezza informatica si potrà procedere con l’attuazione di una sinergia nazionale di controllo dell’epidemia, che affianchi alla diffusione dell’applicazione Immuni una verifica diffusa della salute attraverso un potenziamento delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale. E solo con questi necessari presupposti si può ritenere utile l’adozione di forme di incoraggiamento all’utilizzo dell’applicazione e perfino la prudente individuazione di categorie di interessati per i quali l’adozione della stessa appaia strettamente funzionale alla sicurezza propria e di terzi.  Altrimenti, si potrebbe correre il rischio di comprimere diritti fondamentali della persona, senza nemmeno fornire un servizio valido, venendo meno un’azione sinergica quale presupposto imprescindibile.

Qualsiasi tecnologia, ne dobbiamo essere tutti consapevoli, se usata bene e in trasparenza, può essere utile. Altrimenti rischia di avere effetti controproducenti rispetto ai risultati attesi.

Con osservanza,

Avv. Andrea Lisi (Presidente ANORC Professioni, docente universitario Unitelma La Sapienza), Avv. Enrico Pelino (specialista in diritto dell’informatica, Rappresentante Elenco Professionisti della Privacy ANORC Professioni), Avv. Fulvio Sarzana di Sant’Ippolito (Professore straordinario, UNINETTUNO)




Le presente lettera è stata sottoscritta da:

Prof. Valentina Albanese (università di Bologna)
Dr. Mauro Alovisio (università di Torino, fellow del Centro di ricerca Nexa su internet e società del Politecnico di Torino)
Avv. Adriana Augenti (DPO Ordine avvocati di Bari)
Avv. Giovanni Brancalion Spadon (Consulente legale d’impresa, docente presso la Business
School dell’Università Ca’Foscari di Venezia)
Dr. Franco Cardin (presuidente Commissione Valutazione anoRC professioni)
Prof. Roberto Caso (università di Trento)
Avv. Gladys Castellano (cassazionista, divulgatrice giuridica)
Dr. Giuseppe Corasaniti (magistrato Corte di Cassazione, docente La Sapienza Università di Roma)
Dr. Isabella Corradini (centro Studi Themis)
Dr. Fiorello Cortiana (Lombardia sostenibile)
Dr. Giovanni Crea (Docente a contratto, Università Europea di Roma, Direttore della Rivista
DETEP dell'Istituto Italiano per la Privacy)
Avv. Antonella D’Iorio (DPO ANORC – Digital & Law Department)
Avv. Luigi Foglia (Segretario generale ANORC mercato)
Avv. Luciana Grieco (esperta privacy e diritto delle nuove tecnologie)
Avv. Michele Iaselli (presidente ANDIP – Associazione Nazionale per la Difesa della Privacy)
Prof. Donato A. Limone (Direttore della Scuola Nazionale di Amministrazione Digitale SNAD, Unitelma Sapienza)
Dr. Edoardo Limone (Specialista ICT e CyberSecurity Expert)
Dr. Alessandro Longo (giornalista)
Avv. Davide Maniscalco (Member of the Arbitrator College - Manageritalia Executive Professional)
Avv. Stefano Mele (Presidente ICT Auhtority, Repubblica San Marino)
Avv. Daniele Minotti (DPO ordine avvocati Genova, Responsabile della Commissione
Informatizzazione del Processo Penale presso Unione delle Camere Penali Italiane)
Avv. Andrea Monti (Adjunct Professor University Gabriele D’Annunzio)
Dr. Mara Mucci (Segretario Generale ANORC Professioni, Copernicani)
Prof. Giovanni Pascuzzi (Università di Trento)
Dr. Gianni Penzo Doria (Direttore dell'Archivio di Stato di Venezia e della Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica)
Dr. Fabio Pietrosanti (naif) (Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali)
Prof. Giuseppe Pirlo (comitato scientifico anorc, Università di Bari)
Prof. Fabio Pistella (Former President of CNR, former Board Member of Authority for Electric Energy and Gas,)
Prof. Francesco Pizzetti (Università di Torino)
Avv. Maurizio Reale (Cultore della Materia "Informatica Giuridica" presso Università degli Studi di Milano)
Avv. Sabrina Salmeri (esperta privacy, Cultore della Materia "Informatica Giuridica" presso
Università degli Studi di Milano)
Dr. Roberto Scano (IWA – International Web Association)
Avv. Sarah Ungaro (Vice Presidente ANORC professioni)
Avv. Luigi Viola (Specialista in Diritto Civile Milano, Lecce; Direttore scientifico della Scuola di Diritto Avanzato)
Avv. Giuseppe Vitrani (esperto di diritto dell’informatica e privacy)
Avv. Massimo Zanella (esperto diritto penale dell’informatica e privacy)
Prof.ssa Valeria Ammenti (Coordinatrice Federazione Gilda Unams Milano Monza Brianza)

Dr. Massimo Armenise (CEO Accelerator Italia)

Prof. Serena Baccaglini (Università Cattolica del Sacro Cuore)

Prof. Guido Broich (Scuola Lombarda di Psicoterapia)

Dr.ssa Barbara Calderini (Legal Specialist – Senior Consultant in Business Unit Privacy – Compliance Manager)

Prof. Riccardo Cappellin (Università degli Studi di Roma La Sapienza)

Avv. Matteo Cassa (Presidente Centro Studi Grande Bari)

Prof. Enrico Ciciotti  (Università Cattolica del Sacro Cuore)

Dr. Alessio Cortiana (Presidente PASMIL Pubblica Assistenza Milanese)

Prof. Luciano De Bonis (Università degli Studi del Molise)

Dr. Pierangelo Felici (Felici&Partners)

Prof. Fiorenzo Ferlaino (IRES Piemonte)

Ing. Salvatore Iaconesi (Ingegnere Robotico, Artista, Hacker)

Avv Gianluca Marmorato (Studio Legale Boglione – esperto e consulente in Privacy ed Informatica Giuridica)

Avv. Angelo Marzo (IusLawWebradio)

Prof. Roberto Masiero (IUAV Istituto Universitario di Architettura Venezia)

Dr. Umberto Paolucci Pierandrei (CEO World Football Collection)

Dr.ssa Oriana Persico (Comunicazione e Inclusione Digitale e Cyber-ecologista)

Prof. Luciano Pilotti (Università degli Studi di Milano)

Prof. Mauro Preda (docente di Sistemi Informativi Geografici Geomarketing)

Avv. Gabriele Scafati  (Data Protection Lawyer)

Dr. Franco Simeoni (TWG Consulting)

Prof. Fabrizio Tamburini (Università di Padova)

Dr. Luisa Tucci (Specialista privacy)

Dr. Maurizio Zammataro (Ricercatore e Consulente Innovazione)

Dr. Paolo Zanenga (Presidente Diotima Society) 


giovedì 23 aprile 2020

La app Immuni

19 aprile 2020

LA APP IMMUNI

Grande perplessità e molti interrogativi

Fotografia di Nicolò Maraz
Fotografia di Nicolò Maraz
Il commissario straordinario nazionale per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza con cui il governo italiano sceglie l’applicazione da utilizzare per il tracciamento dei contatti, tra i cittadini: si chiama “Immuni”, è sviluppata da un’azienda milanese Bending Spoons, in collaborazione con il Centro Medico Santagostino. Dai terremoti, alle alluvioni, passando per i rifiuti, è in ragione dell’emergenza che nel nostro paese si compiono forzature.
Non c’è bisogno di essere paranoici per capire che ci sono potenziali implicazioni nell’uso della applicazione ‘immuni’ che richiedono una azione immediata di vigilanza. Il fatto che l’adesione sia, al momento volontaria, e che il codice sorgente del software utilizzato sia aperto, non costituiscono in sé una risposta rassicurante alle perplessità che l’operazione solleva.
In coerenza con la sottrazione di potere di intervento degli ambiti e degli organi istituzionali della democrazia repubblicana in nome della efficienza se non del populismo dell’antipolitica, anche in questo caso si esternalizza una funzione nell’abito della operatività della politica pubblica. Così come il moltiplicarsi di Task Force definisce indirizzi propri degli organi di governo e di rappresentanza, di fatto esautorati.
Nella estensione digitale dello spazio pubblico, la disintermediazione si accompagna alla piena convergenza dei supporti digitali, con una tracciabilità e profilazione assolute della identità di ognuno secondo criteri e codificazioni arbitrarie e con conseguenze discriminatorie in relazione alle garanzie della Costituzione Italiana e del Trattato Costituzionale Europeo. Di più, come è stato ben evidenziato nel caso del ‘Russia Gate’ queste pratiche possono porta anche ad una eterodefinizione manipolatoria delle identità oltre che alla costituzione di identità fittizie e alla messa in opera di azioni atte a manipolare la libera formazione di convincimenti nella opinione pubblica. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), intende “approfondire” la questione dell’App ‘Immuni’ sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal Commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione.
Quale è il coinvolgimento operativo dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, la privacy? Si tratta di ente detto pubblico con alita giuridica e una funzione di controllo che relaziona annualmente al Presidente della Repubblica e ai rappresentanti degli organi dello Stato. Nella relazione del 2002 Stefano Rodotà Proponeva una nuova dimensione della libertà dei contemporanei, fondata sulla “costituzionalizzazione” della persona. Un modello, creato nell’Unione europea, per la “globalizzazione attraverso i diritti”. Altresì sottolineava ‘l’incessante innovazione scientifica e tecnologia, che congiunge campi fino a ieri lontani come l’elettronica e la genetica, sembra rendere vana ogni pretesa di offrire tutele giuridiche’. Profeticamente richiamava la ricomposizione nel nostro corpo tra la sfera biologica e la sfera antropologica del vivente ‘proprio il corpo, quello fisico e non quello disincarnato delle informazioni elettroniche, è oggi al centro di una attenzione che vuole scandagliarne ogni recesso, utilizzarne ogni possibilità. Qui l’intreccio tra elettronica, biologia e genetica ha già aperto scenari nuovi, insieme promettenti e inquietanti. Qui si gioca una partita essenziale per il futuro della protezione dei dati, la cui intensità diviene anche la condizione perché ciascuno possa godere delle grandi promesse della genetica. Il corpo sta diventando una password, la fisicità prende il posto delle astratte parole chiave, impronte digitali, iride, tratti del volto, Dna: si ricorre sempre più frequentemente a questi dati biometrici non solo per finalità di identificazione o come chiave per l’accesso a diversi servizi, ma anche come elementi per classificazioni, per controlli ulteriori rispetto al momento dell’identificazione. E il corpo può essere predisposto per essere seguito e localizzato permanentemente.
Già l’intuizione artistica di Walt Whitman nel 1875 cantava il corpo elettrico come relazione corpo-mente e nel 1972 con un altro linguaggio espressivo i Weather Report pubblicavano l’album ‘I sing the body electric’, nel 2002 il Garante lo ha proposto nella chiave politica esplicita e autorevole.
In luogo di un chip sottocutaneo si usano gli smartphone come protesi identificative della relazione corpo-mente-natura, proponendo l’adesione ad un controllo sociale di massa in cambio della sicurezza sanitaria e della possibile libertà di azione.
Nel caso di una codificazione sanitaria potrebbero esserci conseguenze sia di natura assicurativa, sia di natura valutativa in occasione di selezioni specifiche. Con una reciprocità rovesciata una considerazione sociale negativa potrebbe riguardare anche coloro che non aderissero al programma di controllo sociale di massa.
Già oggi ci sono programmi di georeferenziazione dei dati, dei modelli di diffusione, che consentono di incrociare funzioni sociali, percorsi e mezzi usati per pendolarismo studio/lavoro, delle persone che sono state riconosciute affette dal Covid 19. Sono modelli che, in combinazione con i test sierologici, consentono di definire probabilità e perimetri di diffusione del contagio al fine di utilizzare i tamponi di rilevazione in modo finalizzato, sia al fine di circoscrivere il contagio che di definire le regole comportamentali per il distanziamento individuale e la distribuzione e l’utilizzo dei dispositivi sanitari. Si tratta di un modello già operativo a punto in house dalla Città Metropolitana di Milano che consente, ad esempio, di vedere quali dispositivi sono stati forniti e a chi. Una pratica di rendicontazione e trasparenza.
C’è da augurarsi che la Regione Lombardia condivida i dati sui cittadini positivi e sui deceduti.
È evidente l’utilità della tracciabilità dei comportamenti per ciò che riguarda domotica e il ciclo dei consumi energetici e della generazione di rifiuti, così per la infomobilità con la relazione tra traffico-congestione-incidentalità-emissioni-produttività, diversi sono il corpo e il profilo identitario di ognuno di noi. Il mercato dei Big Data, il data mining è questo, ma ci sono dati che non possono diventare merce, ci sono diritti che non possono sottostare alle ragioni del mercato e dei quali occorre tutelare la indisponibilità.
Open data, accountability, trasparenza, partecipazione informata, valorizzazione delle istituzioni e della rappresentanza, sono elementi costituivi di una politica pubblica capace di liberarsi in chiave innovativa dal doppio vincolo ‘ o insicurezza virale o controllo sociale diffuso’. Nelle conclusioni della relazione del 2002 Rodotà profeticamente avvertiva che ‘Se non si arriverà a questa “costituzione di Internet”, le regole rischieranno d’essere dettate soprattutto dalle logiche tecnologiche e dalle logiche (e dalle censure) di mercato.’. Che fine ha fatto la proposta italiana al WSIS dell’ONU per un Internet Bill of Rights? Il Brasile ha tradotto il protocollo condiviso con l’Italia nel Marco Civil, da noi la Commissione presieduta da Rodotà e promossa dalla Presidente della Camera ha consegnato al Parlamento una proposta unanime, che fine ha fatto?
Fiorello Cortiana


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  1. ENNIO GALANTECaro Cortiana, ho letto il tuo articolo che espone le problematiche inerenti alla distribuzione della applicazione IMMUNI (il globish “app” non mi piace). In linea generale concordo con le tue osservazioni. Tra l’altro sto leggendo IL CAPITALISMO DELLA SORVEGLIANZA (edizioni della LUISS, 2019, p.622), nel quale l’autrice Shoshana Zuboff, analizza approfonditamente le implicazioni (molto spesso nascoste) delle piattaforme di comunicazione create nel web, esplicitamente per favorire la comunicazione tra milioni di cittadini, ma di fatto per creare un mercato mondiale di dati di quei cittadini a fini di mercato di merci e servizi. Come è ormai noto questo enorme gioco finanziario ha permesso di accumulare personalmente in pochi anni decine di miliardi di dollari a ciascuno dei componenti del gruppetto di manovratori mondiali. Purtroppo oggi ci si presenta il dilemma : aderire acriticamente all’applicazione IMMUNI del Commissario Arcuri, per dare una mano contro il covid-19, oppure prima (e velocemente!) analizzare IMMUNI da parte di informatici capaci di individuare i punti critici?
    22 aprile 2020 • 20:24 • Rispondi
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25 aprile per coniugare sicurezza e libertà

La canzone e il testo di Bella Ciao per raccogliere l'appello dell'ANPI e cantare tutti insieme il 25 aprile alle 15,00

https://youtu.be/4CI3lhyNKf

Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Una mattina mi son svegliato
E ho trovato l'invasor

O partigiano portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
O partigiano portami via
Che mi sento di morir

Una mattina mi son svegliato
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Una mattina mi son svegliato
E ho trovato l'invasor

O partigiano portami via
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
O partigiano portami via
Che mi sento di morir

E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
E se io muoio da partigiano
Tu mi devi seppellir

Seppellire lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Seppellire lassù in montagna
Sotto l'ombra di un bel fior

Tutte le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Tutte le genti che passeranno
E mi diranno che bel fior

E questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
E questo è il fiore del partigiano
Morto per la libertà

Tutte le genti che passeranno
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Tutte le genti che passeranno
E mi diranno che bel fior

E questo è il fiore del partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
E questo è il fiore del partigiano
Morto per la libertà
E questo è il fiore del partigiano
Morto per la libertà

mercoledì 15 aprile 2020

Quello che abbiamo in testa

Un buon libro, un buon romanzo, costituisce uno sguardo utile per vedere e capire ciò che prima non vedevamo o giudicavamo secondo stereotipi difensivi.
Vivere il distanziamento sociale nella città di Giorgio Gaber che ha declinato la libertà come partecipazione è certamente straniante, per questo lo sguardo di una brava autrice che racconta storie a Milano e di Milano è prezioso. 
Ho conosciuto Sumaya Abdel Qader grazie a Don Piero, parroco della parrocchia di San Crisostomo, in via Padova, vicino al Parco Trotter, a Milano.
 Sumaya era la Vice Presidente dell'Associazione dei Giovani Musulmani d'Italia e con la sua comunità, insieme a quella di don Piero, si trovavano la domenica nella parrocco per cucinare assieme i piatti appartenenti alle reciproche tradizioni. 
Erano i primi anni 2000 e il processo di integrazione delle comunità dei migranti, in particolare di quella musulmana, conosceva le sue difficoltà. Sollecitata dalla necessità di adattamento culturale in una repubblica democratica, in una terra che aveva conosciuto l'Illuminismo prima e il Concilio Vaticano II poi, e dalla reazione al 'diverso da te' proposta come alterità assoluta dalla retorica della Piccola Patria Padana. 
Essere invitato a uno dei pranzi domenicali multietnici in parrocchia mi ha permesso di conoscere un mondo di rispetto, di comunicazione e di integrazione tra differenti percorsi e culture. Condividere in seguito convivialità, a pranzo, con Sumaya e altri della sua associazione in uno dei locali della zona, mi ha consentito di apprezzare lo spessore culturale e la dignità di questi giovani milanesi.
 Non mi ha perciò sorpreso, nel corso degli anni successivi, leggere le sue pubbliche dichiarazioni puntuali e ho trovato logico il compimento politico del suo esercizio di cittadinanza con la candidatura e l'elezione in Consiglio Comunale. 
Ho quindi letto il romanzo di Sumaya Abdel Qader 'Quello che abbiamo in testa' a partire da questo pregresso.
Nelle vicende di Horra, che significa Libera, della sua famiglia, con marito e figlie, con il gruppo delle sue amiche, musulmane e non, con l'avvocato dello studio legale presso il quale lavora, ci sono la tenacia, l'ironia,l'affermazione piena di una cittadinanza condivisa come ecologia delle differenze. C'è una lezione di libertà dalle costrizioni di qualsivoglia integralismo e degli uomini che se ne fanno vestali, c'è un Imam che si rivela un interlocutore saggio e determinato a dare corpo a questa lezione. Sopratutto c'è il lucido e ambizioso esercizio della complicità e della identità femminile che, con la forza della sua rete di relazioni, apre crepe anche nei castelli più rigidi e consente nuovi sguardi aldilà dei pregiudizi e della ignoranza dei mondi della contiguità urbana, giudicati spesso da cosa indossa o mette in testa.
Così, intorno a Piazzale Loreto, alle sue strade, ai suoi negozi, nelle sue case, e nella moschea, le azioni di  Horra e delle sue amiche si rivelano come un indicatore della qualità per l'uguaglianza di genere nel rispetto e nella affermazione delle reciproche. Così è il corpo delle donne e la mutilazione genitale evitata a definire l'efficacia di queste strategie di turbamento delle costrizioni consuete. La costituzione di una associazione per la difesa delle donne, la discussione della tesi di laurea, diventare avvocato, la vita quotidiana in famiglia e al lavoro, il riconoscimento della bellezza di Milano rivelata fuori dalle ore di punta e dalla sua discrezione estetica. Sono tratti comuni al percorso di vita di tante donne milanesi, con la loro volontà di espressione e affermazione piena. È il carattere più bello di Milano: il progetto di vita come possibilità su cui investire insieme all'esercizio di una cittadinanza attiva. Qui si fondano le possibilità di resilienza dentro il trauma del Covid 19.