"Il nome del figlio" ovvero un registro relazionale fondato su un velo diplomatico di ipocrisia come affettuoso rispetto delle differenze. Quando un equivoco fa precipitare anche gli equilibri e i luoghi comuni più consolidati. I qui pro quo e il rovesciamento delle parti danno una chiave di commedia ad uno svelamento tragico. Un amaro tragicomico, il bel fil della Comencini recitato bene e con protagonismo ben armonizzato. Come un canto collettivo come "Telefonami tra vent'anni" di Lucio Dalla.
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