giovedì 12 giugno 2025

Milano-Italia i Referendum

10 giugno 2025 ARCIPELAGO MILANO REFERENDUM: RISULTATI PREVISTI
Ognuno cerca leragioni della vittoria e della sconfitta di Fiorello Cortiana La percentuale in Italia dei votanti per i 5 referendum è stata del 30,6%, in Lombardia è stata del 31% mentre i votanti milanesi sono stati 356.932 per una percentuale del 37,11%. Nello specifico, nel Municipio 1 il 34,10%, nel Municipio 2 il 38,19%, nel Municipio 3 il 42,91% record, nel Municipio 4 il 36,79%, nel Municipio 5 il 36,44%, nel Municipio 6 il 36,90%, nel Municipio 7 il 35,07%, nel Municipio 8 il 35, 33%, nel Municipio 9 il 37,69%. Per il Segretario Generale CGIL Landini: “Obiettivo non raggiunto, c’è crisi democratica evidente”. Benvenuto! Qui a Milano il sindaco Sala è stato eletto con il 42% degli aventi diritto, schede bianche e nulle comprese. Ma non dovremmo spostare la riflessione su questo piano, quello per cui nella maggioranza di governo si propone di portare a un milione il numero di firme per proporre un referendum. Credo che il Segretario Generale della maggiore confederazione sindacale non possa esimersi dal fare i conti con la scelta di rompere l’unità sindacale con una iniziativa referendaria, quindi immediatamente politica. Schlein, Segretaria del partito più grande dell’opposizione, come una ingenua disadattata autoreferenziale ha così commentato “14 milioni al voto, ne riparliamo alle politiche”. ‘Ne riparliamo chi?’ quelli che tutti insieme non portano il 50% dei cittadini alle urne e giocano una partita esclusiva? La comparazione del risultato dei referendum nazionale, regionale, milanese, con le indicazioni socio-territoriali dei votanti relative, evidenziano che hanno votato i garantiti. Tempestivi o a-contestuali che fossero è chiaro che i referendum sul lavoro non sono stati l’espressione di un conflitto sociale che interessa il Paese e certamente non possono indurlo. Eludere le conseguenze della atomizzazione sociale precaria e la conseguente definizione di identità e collocazione politica è irresponsabile, esserne indifferenti è connivenza. È come se i dirigenti Cgil avessero smarrito la loro ragione costitutiva in una azione di supplenza e sostegno al partito di riferimento. Partito, il PD, che non riesce ad avere una propria visione strategica e si affida a chi prende l’iniziativa al momento. E ancora pretendono di essere i bolscevichi del soviet/campo largo, coloro che danno le carte? Se considerassimo il commento/sfida della Schlein in relazione alla percentuale dei votanti a Milano e in previsione delle prossime elezioni amministrative ci sarebbe da chiedersi: dove vive? Consideriamo il referendum sulla cittadinanza (quinto quesito, scheda gialla) per ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare per poter chiedere la cittadinanza italiana. Il referendum confermava gli altri requisiti attualmente indispensabili per ottenerla: conoscere l’italiano, avere un reddito stabile, non avere commesso reati. I risultati di questo quesito differiscono significativamente dagli altri 4. Il 65 per cento ha votato “Sì” e il 35 per cento ha votato “No”. Negli altri 4 quesiti sul lavoro, la percentuale dei SI’ è compresa tra l’87 % e l’88% mentre i NO sono compresi tra l’11% e il 12%. A Milano, dove la questione degli immigrati in luogo di confronto sui processi di integrazione resta una questione di sicurezza e spauracchio, la vittoria del SI’ al quesito 5, sulla Cittadinanza italiana, è stata del 65,34% dei votanti contro il 34,66% per il NO. Qui, non solo il quesito su un diritto civile non ha contribuito ad ampliare l’elettorato interessato ad andare alle urne, il risultato evidenzia che una proposta politica non si può ridurre ed esaurire in un quesito referendario in assenza di domanda/conflitto sociale. In particolare quando la crisi di trasformazione di un modello produttivo produce effetti di precarizzazione del lavoro gli immigrati, con le loro difficoltà di integrazione e le relative conseguenze di disagio e devianza in alcune situazioni, sono vissuti come un competitivo ‘esercito industriale di riserva’. Una guerra tra poveri, come si dice, e un razzismo consolidato. La Milano inclusiva, che consente a tutti di partecipare ai processi di sviluppo emancipandosi e dando nuove possibilità ai figli, ha bisogno di una visione politica partecipata, altrimenti si consegnerà al candidato o alla candidata del Presidente del Senato.

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