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venerdì 4 ottobre 2024

Siamo tutti milanesi ariosi, dei giargiana, insomma dei fuori sede.

ArcipelagoMilano 1 ottobre 2024 PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA NON SONO ANCORA ARRIVATI A quando l'ultimo miglio? di Fiorello Cortiana Siamo tutti milanesi ariosi, dei giargiana, insomma dei fuori sede. Sono due le notizie riguardanti Milano che hanno impegnato per giorni la cronaca locale e nazionale. Partiamo dal quadro presentato dal Sole 24 Ore sull’indice della criminalità. Milano, con più di 7mila reati in un anno, è al primo posto nella classifica con le denunce in crescita del 4,9% , a livello nazionale è il 3,8%, mentre è al terzo posto per violenze sessuali e al quinto per i reati connessi agli stupefacenti. I commenti nelle istituzioni ne fanno una questione esclusiva di ordine pubblico: l’opposizione accusa il sindaco e la giunta di incapacità, mentre sia Palazzo Marino che il Presidente del Tribunale, sollevano il problema delle risorse, per la carenza di organico di polizia e carabinieri. Sulle denunce pesano tantissimo le città metropolitane: “Il 30% dei reati in Italia nel 2023 è stato segnalato proprio nei 14 capoluoghi principali, con Milano e Roma che da sole rappresentano il 15% del totale” Per altro è quasi un anno che il sindaco Beppe Sala ha delegato l’ex capo della Polizia, Franco Gabrielli, alla sicurezza e la coesione sociale, pur mantenendo Lamberto Bertolé assessore a Welfare e Salute e Marco Granelli assessore alla Sicurezza. L’altra notizia costituisce l’ennesima puntata del serial sullo stadio: Inter e Milan vogliono uno stadio nuovo a fianco del San Siro Meazza, pur mantenendo le ipotesi degli impianti a San Donato e a Rozzano. È di poche settimane la presentazione al sindaco di Milano della proposta di Webuild che, con inizio dei lavori a gennaio 2025, prevede l’impianto rinnovato per gennaio 2029. Il tutto con una procedura che permetterà a Inter e Milan di continuare il campionato senza interruzioni, come richiesto. L’ennesima conferma del lavoro dei prof. Aceti e Magistretti, partito al Politecnico nel 2016, presentato poi a Palazzo Marino: un piano di fattibilità per rigenerare e riqualificare l’impianto esistente. Giuseppe Sala, che è il sindaco di Milano e non l’AD delle società, registrate le intenzioni delle due società di calcio, ha dichiarato che l’ipotesi nuovo stadio a San Siro, accanto al ‘Meazza’, partirebbe da delibere già approvate dal Consiglio comunale e che quindi non dovrebbe essere votata di nuovo, mentre i consiglieri comunali sostengono che non si è mai parlato di due impianti separati e ne vogliono discutere in aula. I cittadini del quartiere di San Siro probabilmente non sono stupiti di questo ritorno alla casella di partenza del Monopoli, certamente si domandano quale qualità della vita produrrà la presenza di due stadi, oltre agli spazi per manifestazioni musicali esistenti. La cosa tragica, per il Patto Civile, è che hanno smesso di pensare di essere ascoltati. Del resto l’Amministrazione, con l’apposita Commissione da lei nominata, aveva negato la possibilità di tenere un referendum cittadino sulla questione dello stadio: proposta che aveva rigorosamente rispettato le modalità e le procedure regolamentari di questo istituto di partecipazione. Non è andata diversamente con il Dibattito Pubblico, preteso ai sensi di legge dai cittadini, gestito senza terzietà come parte del marketing di comunicazione della proposta di Inter e Milan. La cosa, appunto, è tragica: meno della metà dei milanesi partecipa alle tornate elettorali, anche a quella comunale. Compresi schede nulle, astenuti, senza quorum. Libertà è partecipazione, ci ricorda Giorgio Gaber, così come la sicurezza è un prodotto sociale e la rappresentanza responsabilizza il rappresentante e il rappresentato che lo incarica. Questo è il punto: due stadi a San Siro, uno a San Donato e uno a Rozzano, eppure la Città Metropolitana è politicamente inane. La Corte Costituzionale ha richiamato il Parlamento al rispetto della Carta ma i suoi organi non sono eletti dai cittadini, a partire dal sindaco che, automaticamente, è quello di Milano, città capoluogo. Chi coordina la pianificazione territoriale dell’area vasta metropolitana? Nessuno. Chi fa la programmazione territoriale delle funzioni in città: Inter e Milan o il Comune? Così per i Municipi: si pronunciano contro la sostituzione del pavé con asfalto impermeabilizzante, ma contano nulla, non dispongono neppure di un bilancio proprio e dipendono dai capitoli di spesa di Palazzo Marino. Altroché il Bilancio Partecipato… Di fronte a tutto ciò lo sguardo dei politici locali è rivolto al proprio ombelico e alle proprie Baruffe Chiozzotte. La Presidente del Consiglio Comunale di Milano Elena Buscemi ha scritto al Prefetto Claudio Sgaraglia per comunicargli il suo crescente disappunto e la sua preoccupazione per come “alcuni membri dell’opposizione stiano sistematicamente adottando comportamenti molto aggressivi, contribuendo così a generare un clima di tensione che impedisce lo svolgimento democratico delle nostre discussioni.” La Presidente spera in un intervento del Prefetto affinché richiami i consiglieri ad un comportamento più rispettoso. Altroché Autonomie Locali siamo alla marmellata e alla manifesta comunicazione di incapacità di azione politica in una città distratta e assente Sembra compiuta la trasformazione sociale e identitaria da abitanti della propria città, del proprio territorio, a residenti. Siamo tutti dei ‘Fuori Sede’, dei City Users di un supporto inerte per grandi appuntamenti, fieristici o sportivi che siano, relazioni commerciali, formative e finanziarie. Possiamo pensare di non essere un teatro attraente per truffe, rapine, scippi, prostituzione, commercio di stupefacenti, lavoro nero e precariato? Eppure ‘Milan col coeur in man’ è il detto che fotografa la generosità del volontariato milanese, ma anche qui è premiato quello collaterale alle forze di governo della città, per il resto si conferma la condizione di milanesi ariosi o giargiana, che dir si voglia. Insomma la questione è quella della partecipazione e della rappresentanza, senza una loro effettività la crisi dell’istituto della democrazia non può generare altro che populismi, sovranismi, nazionalismi, buoni a coprire nomenclature utili alla consociazione degli affari, finanziari, fondiari, immobiliari che siano. Non abbiamo bisogno della Piccola Patria Padana con l’Autonomia Differenziata per la spartizione delle risorse pubbliche con il Premierato. Abbiamo bisogno di rendicontazione e trasparenza: accountability. Per una classe dirigente capace di esercitare una soggettività che risponda agli interessi generali, delle attuali e delle future generazioni, occorrono modalità e prerogative di partecipazione e di rappresentanza effettive . Si pone quindi la necessità di dare cogenza e quote effettive di sovranità e concorso alla politica pubblica, alla Cittadinanza Attiva. Di dare carattere democratico compiuto alla Città Metropolitana e ai Municipi. Di dare rappresentanza popolare e territoriale al Parlamento. Nel silenzio omissivo dello spazio pubblico informativo, quasi in chiave carbonara risorgimentale da Esuli in Patria, tante esperienze politiche e sociali si sono messe in rete in tutte le città d’Italia per poter scegliere i rappresentanti in Parlamento, per avere rappresentanti del popolo e non rappresentanti di partito, per ridurre la dispersione dei voti e garantire il pluralismo. Il comitato per il referendum abrogativo della legge elettorale nazionale Io Voglio Scegliere ha altresì una denominazione significativa: Comitato per la Rappresentanza. Un obiettivo specifico e concreto per avviare una rigenerazione della democrazia condividendo partecipazione e responsabilità. Abitare lo spazio pubblico, essere cittadini, appunto. Ci sono ogni giorno diversi tavoli a Milano, Lombardia e Italia tutta. Dopo il partecipato incontro al Circolo De Amicis ci saranno altri appuntamenti per dare corso alle iniziative per la rappresentanza. Si firma online con SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica) https://www.iovoglioscegliere.it/ Fiorello Cortiana

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