venerdì 12 dicembre 2025

12 Dicembre 1969

12 Dicembre 1969 con la Strage di Stato per la mia generazione è cambiato tutto

martedì 2 dicembre 2025

ABITARE LA CITTÀ, BUONE PRATICHE

ArcipelagoMilano 25 Novembre 2025 ABITARE LA CITTÀ, BUONE PRATICHE Gli incidenti di percorso della pubblica amministrazione sono troppi In tre regioni popolose, Campania, Puglia, Veneto, alle elezioni regionali, si sono presentati alle urne una media del 43% degli aventi diritto. È evidente che, insieme alla crisi dell’istituto della democrazia, favorito da sciagurati modelli amministrativi personalistici e da leggi elettorali per la nomenclatura di partito, è diffusa una condizione di spaesamento politico. Le guerre e il protagonismo neo imperiale, insieme alla crisi climatica ed energetica e alla deriva tecnofinanziaria dell’economia, producono un’alterazione e una insicurezza nei mercati e nella società tutta. Rassegnarsi ad un ruolo di spettatori disadattati non contribuisce a farci vivere meglio il nostro tempo atomizzato. È tempo di prendere la parola collettivamente, confrontando le esperienze dei settori diversificati che concorrono a dare ruolo, funzione e identità alla città. Quindi i saperi e le sapienze diffusi. Un punto di partenza per la generazione di una cultura della cittadinanza condivisa è la città. La città è un organismo in relazione tra artificio e natura che evolve e si sviluppa. Certamente l’evoluzione della natura delle città, in una Europa che si deve definire e compiere, non può prescindere dalla peculiarità storica dell’urbanesimo europeo. A partire dalla CIVITAS: pari diritto di cittadinanza, inclusione, opportunità di partecipazione ed emancipazione per tutti. Una convivenza in comunità per una ecologia delle differenze. Il contesto nel quale si definisce la visione di città proposta è altamente sollecitato. Per la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, nel 1950 ogni 100 abitanti del pianeta solo 29 vivevano in aree urbane. Oggi vivono in aree urbane circa tre miliardi e mezzo di persone. Intorno al 2030, quando la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere gli otto miliardi, si calcola che cinque miliardi risiederanno in città. A metà del secolo si prevede che il 70% della popolazione mondiale sarà inurbata. L’alternativa è chiara: o un centro di dissipazione sociale ed energetica o un sistema territoriale di riferimento per l’innovazione qualitativa. La dimensione reticolare metropolitana del risiedere non costituisce solo un fatalistico destino, quale città in rete metropolitana regionale deve essere affinché il suo ruolo, la sua funzione, la sua identità, la confermino come nodo cruciale della produzione di valore globale. Un centro nevralgico di attrazione per gli investimenti e la creazione di impresa, ma, allo stesso tempo, un luogo che offre possibilità di emancipazione a tutti, una città inclusiva. La Città Metropolitana si presenta come una straordinaria opportunità per contribuire alla definizione di un Sistema Territoriale Qualitativo: qualità dei servizi-qualità delle infrastrutture-qualità ambientale- qualità sociale- qualità della ricerca- qualità nella partecipazione informata alla cosa pubblica. È possibile cogliere questa opportunità se ciò che è esplicitato nel Titolo V° della Carta Costituzionale viene tradotto in norma per una articolazione piena della sovranità politica territoriale È possibile cogliere questa opportunità se sarà disponibile e diffusa la possibilità per tutti i cittadini e residenti di partecipare alla sua definizione attraverso procedure e piattaforme interattive. La pratica di un modello reticolare è propria di un sistema territoriale qualitativo dove l’opinione pubblica avvertita è costituita dalla condivisione di responsabilità attraverso la cittadinanza attiva. Un processo per produrre soluzioni informate alla sostenibilità, alla consapevolezza, alla bellezza e alla qualità del vivere sociale. ‘Libertà è partecipazione’ cantava Giorgio Gaber. Per questo il lavoro politico non può essere funzionale solo all’interesse dei fondi di investimento, un interesse speculativo legittimo. Si può fare profitto in uno scenario giusto, senza perdere la capacità di attrarre capitali se la politica detta un indirizzo di trasformazione che assicuri il giusto valore all’interesse pubblico. Se la politica ha una visione. Per questo l’interesse pubblico richiede una organizzazione e delle regole per una amministrazione efficiente ed efficace. L’interesse pubblico e quello privato possono e devono convivere. Il tema è l’equilibrio. Qui è chiaro che l’Interesse Pubblico non è un’evocazione astratta. Negoziare con i grandi investitori vuol dire praticare il riformismo. Oggi è necessario un passo in avanti della politica pubblica con una collaborazione pubblico/privato per gli investimenti che interessano parti di territorio urbano di proprietà pubblica o aree dismesse di dimensione e collocazione cruciali per la città. Ciò prendendo a riferimento le migliori esperienze europee. Fuori da ogni demagogia populista si rende necessaria una riforma della normativa nazionale sull’urbanistica, così come una organizzazione del relativo settore comunale e metropolitano e delle commissioni consiliari e paesaggistiche relative. È comprensibile che un imprenditore, interessato a investire il proprio denaro o quello dei fondi finanziari che intermedia, voglia avere relazioni informative con l’amministrazione. Certamente occorre snellire le procedure autorizzative perciò occorre arricchire il settore di personale e di competenze senza saltare tutte le caselle di verifica della compatibilità di contesto e di coerenza di indirizzo dello sviluppo urbano. Inclusione non esclusività escludente a scapito delle commissioni consiliari referenti e della trasparenza partecipata da/per tutti gli operatori. Garantire trasparenza e definire le prerogative degli organi interessati, consente di coniugare pari opportunità di relazione con l’amministrazione da parte degli imprenditori e diritto di conoscenza da parte dei cittadini: efficienza con tempi certi insieme all’efficacia dell’interesse pubblico. La valorizzazione di un territorio va fatta nell’interesse pubblico, l’interesse generale di queste e delle future generazioni: nello specifico metropolitano va intesa non soltanto come valorizzazione nel Risiko internazionale del mercato immobiliare. La qualificazione che deve corrispondere all’interesse pubblico riguarda una coerenza armonica nello sviluppo evolutivo di un sistema territoriale urbano: qualità architettonica certamente, nel rispetto della prossemica, qualità ambientale, qualità dei servizi e delle infrastrutture, qualità sociale. Non possiamo accorgerci della metastasi della suburbia marginale quando un ragazzo in fuga sbatte con il motorino o accoltella un coetaneo, o scippa un/a coetanea accompagnando il tutto con una buona dose di calci e pugni. Non possiamo accorgerci del mancato adeguamento della regimazione delle acque, dentro l’alterazione climatica, quando esondano i fiumi o nei periodi siccitosi. Occorrono un progetto e una programmazione definita con il mondo multifunzionale dell’agricoltura, che interessa gran parte del territorio metropolitano. Occorre la consapevolezza che la sicurezza è un prodotto sociale, non di ordine pubblico o terapeutico. Una politica capace di visione è una politica che ha sempre presente l’importanza della compassione sociale. Spetta alla politica pubblica la definizione e le realizzazioni per le quali chiede il sostegno popolare alle elezioni e verso le quali dovrebbe essere tenuta a rendicontare quanto fatto e non. Spetta alla politica pubblica il coinvolgimento di tutti gli attori sociali. Tra questi enti pubblici e società partecipate devono essere coinvolti per le loro specifiche competenze dentro le scelte di pianificazione urbana con allocazione di specifiche funzioni. Così come devono essere coinvolte e responsabilizzate nella qualificazione ambientale ed energetica della città. Dalla realizzazione di comunità energetiche che interessino condomini e relativi isolati, alla car sharing condominiale con accumulatori e ricariche in loco, all’uso dei tetti, anche degli edifici e dei capannoni pubblici, per i pannelli fotovoltaici, all’uso delle acque di falda per le pompe di calore. Milano metropolitana deve definire un proprio Piano Energetico. A Milano, ora, occorre porre la questione della partecipazione informata al processo deliberativo con modalità cogenti, fuori da ogni assemblearismo ma con la certezza che gli organi di rappresentanza oltre a quelli di Governo comunale abbiano quote di sovranità certe da esercitare. Senza una volontà costituente non è possibile, a partire dalla Città Metropolitana per arrivare ai Municipi. È l’esercizio della cittadinanza che permette di abitare invece che di risiedere, la responsabilità e la possibilità della partecipazione quindi. Null’altro può costituire un’alternativa all’antinomia bipolare populismo/sovranismo. Lo spazio agibile, individualmente e come comunità di pratiche, nella/della città diviene un bene comune: la partecipazione alla definizione delle sue forme, dei suoi tempi, dei modi d’uso, fa degli abitanti dello spazio urbano dei cittadini indifferenziati. La questione centrale diviene il comune riconoscimento culturale della necessità del cambiamento. Ci sono condizioni urbanistiche, architettoniche e di design, che permettono protagonismo, relazioni e contaminazioni. Ci sono condizioni che creano ambienti fecondi e fertili per la produzione di valore sociale/culturale/economico/estetico/politico. È il prosumer, sono i prosumers in connessione a ridefinire la relazione domanda/offerta, sono loro i protagonisti della rivoluzione gentile che parte dal cambiamento dei consumi e dei costumi e risignifica gli oggetti come gli spazi. Sono loro che abitano il loro territorio e la Terra in una affermazione glocale. Che utilizzano la propria competenza disciplinare per il dialogo curioso con le altre, così da definire la propria identità attraverso un processo evolutivo e non per alterità omeostatica e per contrapposizione. Dal dialogo tra le diverse declinazioni dei linguaggi espressivi e scientifici si definiscono con chiarezza i caratteri delle condizioni degli ambienti perché essi siano fertili e abilitanti. Ciò significa: riuso degli edifici dismessi, forme relazionali dell’abitare, piano energetico urbano, comunità energetiche, uso dei tetti pubblici; regimazione delle acque, Piano di Coordinamento dell’Agricoltura partecipato dagli agricoltori; riuso dei terreni/spazi marginali e dismessi; coordinamento di Enti e Società Partecipate. Discutere della politica per la città, della sua partecipazione, della sua organizzazione, delle regole per l’azione dei diversi attori sociali, diventa cruciale per abitarla e non solo per risiedere. Fiorello Cortiana

mercoledì 29 ottobre 2025

OLIMPIADE: NON SI VIVE DI SOLI EVENTI

ArcipelagoMilano 28 Ottobre 2025 OLIMPIADE: NON SI VIVE DI SOLI EVENTI
di Fiorello Cortiana Il 6 febbraio 2026, allo stadio San Siro Meazza, prima della possibile demolizione, nella sua piena efficienza, si terrà la cerimonia inaugurale dei XXV Giochi Olimpici Invernali. A 420 Km da Cortina, l’altra co-ospitante Milano ospiterà impianti e gare. La cosa non deve stupire, è stato così anche per i giochi invernali di Pechino: un’occasione troppo ghiotta per i nodi metropolitani e i loro attori nella globalizzazione. La Fondazione Milano-Cortina 2026 ha la responsabilità dell’organizzazione dell’evento, raccolta di contributi da privati e sponsorizzazioni compresi. La fondazione costituisce il Comitato Promotore, ci sono i Comuni Milano e Cortina, le Regioni Lombardia e Veneto, le Province Autonome di Trento e Bolzano, il Governo con il CONI. Il budget della Fondazione Milano Cortina 2026, approvato definitivamente ad aprile, si attesta a 1,7 miliardi di euro per l’organizzazione, mentre le opere infrastrutturali gestite da SIMICO hanno richiesto investimenti per 3,4 miliardi. Sono stati venduti oltre 800.000 biglietti dei 1,2 milioni disponibili. La Fondazione Milano Cortina ha raggiunto i 450 milioni di euro da sponsorizzazioni. Il volontariato “Team26” ha chiuso le iscrizioni con quasi 50mila candidature. Il Governo, con il Decreto Sport dello scorso luglio, ha dato i fondi necessari per coprire gli extracosti: 21 milioni per il PalaItalia e l’autorizzazione per Comune e Regione a rinegoziare le convenzioni. La parte relativa alle infrastrutture fa capo alla Società Infrastrutture MilanoCortina2026 SPA. La Società Infrastrutture Milano Cortina- SIMICO ha terminato oltre il 70% delle 98 opere previste, 67 delle quali sono interventi destinati a rimanere. Lo scorso 30 settembre COIMA ha consegnato il Villaggio Olimpico di Milano Cortina 2026 alla Fondazione Milano Cortina 2026. Dopo i Giochi, dall’anno accademico 2026/27, gli edifici diventeranno il più grande studentato in edilizia convenzionata d’Italia con 1.700 posti letto. Il Villaggio Olimpico poi Studentato è parte della riqualificazione dell’ex scalo FS, che fa capo al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da Coima Sgr, insieme a Covivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund (Cecif). Il Fondo Porta Romana è il principale fondo di investimento in rigenerazione urbana in Italia: è partecipato da Cassa Forense, Cassa dei Commercialisti, Inarcassa, ENPAM, Compagnia di San Paolo, Fondazione Padova e Rovigo, Intesa Sanpaolo e Fideuram Vita. L’ex scalo FS di Porta Romana è uno dei sette ex scali interessati da un Accordo di Programma per progetti di rigenerazione urbana, 2.500.000 mq di proprietà pubblica. Il TAR bocciò i ricorsi presentati Italia Nostra e dai Cittadini di Farini, riferendosi al PGT allora vigente mentre era in corso di approvazione il nuovo PGT, quello che ha a che fare con gli interventi per le Olimpiadi/Ex Scali FS. L’altra area milanese interessata dalla costruzione di edifici per le Olimpiadi Invernali 2026 è quella di Santa Giulia-Rogoredo. Una società concorrente nel settore degli impianti sportivi ha presentato un ricorso al TAR. Ricorso bocciato, cui è seguito l’appello al Consiglio di Stato. Appello che contestava: il riconoscimento dell’Arena multifunzionale come opera di interesse pubblico; la titolarità privata dell’impianto con le agevolazioni pubbliche concesse; l’attribuzione degli oneri per le infrastrutture viarie a enti pubblici anziché ai soggetti beneficiari privati. Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello evidenziando: il Rispetto delle garanzie partecipative e di trasparenza; la scelta di non acquisire la proprietà pubblica dell’Arena è stata ritenuta ragionevole e commisurata alla complessità dell’intervento, con una valutazione attenta dei costi di gestione e delle strategie di rigenerazione urbana; la legittimazione dell’Arena, il PalaItalia, quale opera di interesse pubblico: strategico per le Olimpiadi 2026 e per la valorizzazione complessiva del nuovo quartiere urbano; gli interventi viari connessi qualificati come opere di interesse pubblico di ampio respiro, il cui costo è stato posto a carico delle amministrazioni competenti e non del soggetto privato promotore dell’Arena. Del resto la legge regionale 26/2003 al primo comma dell’Art.21 è chiara sulla bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati: “1. Al fine di promuovere la bonifica o la messa in sicurezza permanente, il ripristino e la riqualificazione ambientale dei siti a qualsiasi titolo dichiarati contaminati, di proprietà sia pubblica sia privata, nonché il recupero socioeconomico e territoriale delle relative aree, la Regione (…) incentiva ed agevola l’iniziativa dei soggetti interessati non responsabili dell’inquinamento e determina le modalità di esercizio delle sue competenze in materia.” La bonifica come onere di urbanizzazione, molto logico, ma paga sempre Pantalone e non chi ha inquinato. Questa volta nessun anatema contro la Procura che blocca lo sviluppo della città, qui il ‘Modello Milano’ si è espresso al meglio delle sue intenzioni. Ai cittadini, associazioni e imprese, in assenza di una proposta politica di Milano, città metropolitana, come sistema integrato socialmente inclusivo, partecipato e abilitante, rimane solo l’azione giudiziaria per garantire il funzionamento democratico della gestione pubblica. Per la consociazione delle amministrazioni comunale e regionale Milano e la sua area metropolitana sembrano un supporto inerte nel risiko dei fondi immobiliari internazionali, in cui le amministrazioni si pongono spesso come facilitatori di operazioni che antepongono l’Interesse privato al bene comune. Un supporto inerte e sordo, dove le vie istituzionali di informazione e partecipazione sono difficili da percorrere, vedi la simulazione del Dibattito Pubblico a Milano piuttosto che il referendum negato sulla riqualificazione dello stadio. Un supporto inerte dove, in assenza di una visione e di una programmazione, gli eventi internazionale da ospitare fanno da volano per l’aumento della spesa pubblica. Negli ultimi 50 anni il costo dell’organizzazione delle Olimpiadi è cresciuto del 170%, dal 1994 ogni olimpiade invernale è costata più di 2 miliardi di euro, oltre a ulteriori spese per infrastrutture. Oltre alla spesa pubblica aumenta altresì il valore del patrimonio immobiliare e della rendita nelle zone circostanti gli impianti olimpici con la conseguente gentrificazione sociale accompagnata da espulsione di molte famiglie verso i comuni di cintura alla ricerca di canoni d’affitto abbordabili, mentre in città si confermano sacche di quartieri degradati, dove il disagio diventa devianza e questione di ordine pubblico. Interessante, a proposito, lo studio dell’Università Bocconi ‘L’indotto di Expo 2015 Un’analisi di impatto economico al termine dell’evento’ Nelle conclusioni constata che: “Milano ha perso competitività rispetto a molte altre città europee e soprattutto rispetto a quelle che sembrano essere le sue più dirette concorrenti: Lione, Monaco di Baviera, la stessa Barcellona. Mentre queste città si rinnovavano e apparivano in veste nuova, Milano non ha ancora realizzato i cambiamenti necessari per competere: investimenti in innovazione tecnologica, grandi progetti, valorizzazione della cultura e dell’arte.”. È indicativo quanto sta avvenendo a Santa Giulia, interessata dall’arena olimpica privata multifunzionale, il PalaItalia. A 20 anni dall’inizio di una riqualificazione del quartiere, dall’importo di 3,5 mld di euro, sono ancora in corso le bonifiche e ci sono cantieri e negozi sfitti. Ora dovrebbero partire i lavori e il cantiere per la nuova sede del Conservatorio mentre altri progetti sono ancora rinviati. Durante le settimane delle gare olimpiche l’accesso all’Arena passerà attraverso un tessuto urbano non definito e le relative transenne. L’assenza di soggettività nella politica pubblica genera la mancanza di pianificazione territoriale e urbanistica con la relativa programmazione e rendicontazione. È un approccio riduzionista con uno sguardo miope, nello spazio e nel tempo. Uno sguardo circoscritto al singolo intervento di rigenerazione urbana o alla creazione di un nuovo ‘brano di città’ come a Santa Giulia. Il singolo intervento, ancorché di grande dimensione, non è visto in relazione ad un sistema più ampio e complesso, ma come una realtà urbana autonoma e autosufficiente. Una semplificazione della complessità delle relazioni e dei processi complessi. Manca così ogni valutazione delle possibili conseguenze nello spazio e nel tempo nei contesti sociali, culturali, di genere, di generazione e ambientali. Basti pensare alle bande giovanili o alle sistematiche esondazioni mal tamponate dalle vasche di laminazione. Se gli amministratori iniziassero ad alzare lo sguardo vedrebbero che le foto satellitari, usate dall’ISPRA per il Rapporto 2025 con l’uso di programmi GIS open source, hanno evidenziato che, tra il 2015 e il 2023, oltre il 33% del territorio di Milano è stato consumato dai progetti di ‘Rigenerazione Urbana’. Sì, Milano ha edificato, consumato, circa il 60% del proprio territorio comunale. Il Piano del Governo Territoriale (PGT) 2030 quantifica in 12.580 ettari la superficie edificata, consumata, il suolo non edificato comprende 5.424 ettari di aree agricole e verdi costituiscono il suolo non edificato del territorio e quasi 182 ettari di suolo al momento libero in aree edificabili. Lo scorso 23 ottobre il Parlamento Europeo ha adottato la Direttiva per il monitoraggio dei suoli. Da quando sarà pubblicata gli Stati membri avranno tre anni per recepirla nei propri ordinamenti giuridici. Ma molto buoi nel frattempo saranno scappati… Se alzassero lo sguardo a 36.000 Km potrebbero vedere le immagini del satellite europeo Sentinel-4 del programma Copernicus dell’ESA. Immagini preoccupanti: la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Italia, un autentico hotspot di smog visibile a 36.000 chilometri di distanza. Il nuovo sistema di osservazione satellitare permette di comprendere come si distribuiscono nell’atmosfera sostanze nocive quali biossido di azoto, ozono e anidride solforosa, segnando un passo decisivo nel monitoraggio della qualità dell’aria europea. Ma l’approccio riduzionista arriva anche a smentire ciò che era stato appena approvato per l’abbattimento dello stadio Meazza-San Siro. La delibera per la vendita dello stadio e per le nuove costruzioni nei 29 ettari circostanti, presentata in Consiglio lo scorso 29 settembre, prevede “interventi compensativi da effettuarsi esclusivamente nel territorio di Milano, senza ricorso a crediti internazionali in coerenza con il Piano Aria e Clima”. Come non detto, lo Schema di convenzione e gli indirizzi per la vendita del Meazza e dell’area GFU San Siro, approvato il 24 ottobre 2025, dalla Giunta dice che è possibile “conguagliare economicamente le differenze non recuperabili con realizzazioni dirette, anche attraverso l’acquisto di crediti carbon offset.”. Il Sindaco Sala ripristina così i “crediti di carbonio” per compensare l’impatto ambientale del progetto. Alberi piantati all’equatore, alberi tagliati sulle alpi per le piste e veleni nella pianura più inquinata d’Europa: il Modello Milano al meglio della sua performance. Presi dalle speculazioni e dai veleni che interessano Milano si finisce per dimenticare che sono olimpiadi invernali e che occorrono piste innevate in montagna, anche con le alterazioni climatiche. Il CIPRA, fondazione che si occupa di tutela ambientale, ha calcolato che per ricoprire di neve artificiale i 23.800 ettari di piste alpine si sono consumati 600 Gwh, quanto consumano annualmente 130.000 famiglie di quattro persone. Il Wwf ha calcolato che ogni anno vengono impiegati per innevare le piste circa 95 milioni di metri cubi d’acqua oltre ai 600 gigawattora di energia: un costo di 136000 euro ogni ettaro. Insieme al WWF, CAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, hanno denunciato che «Non abbiamo ad oggi elementi, a poco più di tre anni dai Giochi olimpici 2026 e dopo un confronto avviato e voluto da Fondazione Milano Cortina 2026 sin dal 2021, per potere attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei giochi olimpici invernali, dichiarata nel dossier di candidatura». La procedura di Valutazione Ambientale Strategica preliminare, voluta dalla Fondazione Milano-Cortina, è focalizzata solo ed esclusivamente sul programma delle tre settimane dei Giochi. S.I.Mi.Co. la partecipata costituita per le infrastrutture olimpiche, sinora non ha fornito il quadro dettagliato degli stadi di progettazione/valutazione/autorizzazione – degli interventi (infrastrutture lineari), connessi e di contesto, inseriti nel piano, che pure è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente sin dall’aprile 2022. La mancanza di confronto con le associazioni ha impedito la possibilità di valutare la riqualificazione e il riuso di impianti esistenti. Ad esempio, per la pista da bob di Cortina, a fronte dell’aumento incontrollato dei costi: da 50 milioni di euro ai possibili 120, l’alternativa esistente era la pista Innsbruck a 164 Km rispetto ai 420 da Milano, costo 12 milioni di euro. Ma la Fondazione e S.I.Mi.Co non sono disponibili a considerare questa alternativa, seppur ambientalmente ed economicamente più sostenibile. Al contrario il Forum di Assago si prepara al suo adattamento olimpico, da novembre via il basket per poter ospitare le gare di short track e pattinaggio di figura. Impianto esistente e riuso, meno costi e nessun consumo di suolo ulteriore. Anche i padiglioni 13 e 15 della Fiera Milano a Rho sono stati trasformati in un palazzetto temporaneo per l’hockey femminile, con un investimento di 15 milioni completamente sostenuto da Fondazione Fiera. Le proposte della Fondazione Milano Cortina di collaborazione con le associazioni del gennaio 2021, per la raccolta di suggerimenti, la condivisione della progettualità, il recupero/compensazione, con incontri di aggiornamento periodici, sono state improduttive. Perciò le associazioni hanno interrotto gli incontri continuando monitoraggio/ proposta/denuncia. La stessa cosa è avvenuta con il Dibattito Pubblico sul Meazza-San Siro chiesto, ai sensi di legge, dal Comitato Referendario, qui neanche la forma di confronto è stata rispettata: marketing informativo delle società Inter e Milan con il rendering green del momento. E adesso apprestiamoci a seguire il grande circo su neve e ghiaccio, gioiosi mi raccomando altrimenti saremo tacciati di passatismo. Fiorello Cortiana

domenica 19 ottobre 2025

Vogliamo informazioni sull'azione pubblica. No fake news grazie!

Occorre esigere i diritti, altrimenti non sono garantiti. Il diritto ad essere informati sulle decisioni pubbliche che ci riguardano ad esempio. Alla faccia della L 241/90 sull'accesso agli atti amministrativi o del DL 200/2021 sugli Open Data, spesso ai cittadini le informazioni su procedimenti scottanti vengono omesse o, peggio, vengono date false informazioni. Il caso metropolitano milanese sugli stadi ne è un esempio.  Come dicevamo...Oaktree Capital Management,  società controllante dell'Inter che oggi ha nel portafoglio il nuovo stadio a Milano e l'edificabilità nei 29 ettari pubblici,  viene interamente assorbita da  Brookfield Capital Management, società di finanza immobiliare con sedi in Canada e alle Isole Cayman. Il valore nominale già frutta nel risiko finanziario. Tutto ciò grazie al voto del Consiglio Comunale cui era stato detto che l'UEFA aveva giudicato San Siro tecnicamente inidoneo. Questa la risposta ufficiale ad un Accesso agli Atti: “Si precisa che il Comune di Milano non dispone ad oggi di alcun parere da parte dell’associazione calcistica Uefa relativamente all’idoneità tecnica dello stadio G. Meazza. Cordiali saluti. Il Responsabile del Procedimento, Simona Collarini”. Così come , nel 2022, era stato detto che il referendum per la ristrutturazione di San Siro non si poteva svolgere perché per il Settore Urbanistica di Palazzo Marino vi era poca differenza di spesa tra ristrutturazione e costruzione di un nuovo impianto: 510 ristrutturazione 650 nuovo stadio.  Quindi “la verifica complessiva di fattibilità tecnico-economica di quanto proposto non consegue esito positivo”.  La stima dei costi era stata fatta dalle Società Inter e Milan. Invece il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DocFAP) presentato dalle due società a marzo 2025 riporta i costi effettivi: la ristrutturazione completa del Meazza prevede un costo di 371 milioni, mentre per la costruzione del nuovo stadio il costo è di 810 milioni. Intanto il referendum non si è fatto... Veniamo all'ipotesi stadio a San Donato Milanese: dall'Amministrazione Comunale assoluto silenzio sulla sentenza del TAR con la bocciatura del progetto stadio nell’Area San Francesco. Vi chiederete perché?  Forse distrazione. Qui la procedura amministrativa è ancora aperta e per questo la piattaforma di informazione e partecipazione della Cittadinanza Attiva RecSando propone a tutti i cittadini che vogliono essere informati  di inviare questa richiesta al Sindaco di San Donato Milanese: Alla cortese attenzione del Sig. Sindaco Francesco Squeri e dei Membri della Giunta Comunale di San Donato Milanese , mi rivolgo a Voi in qualità di cittadino/a profondamente interessato/a alle vicende urbanistiche e amministrative che riguardano il territorio del Comune di San Donato Milanese, per sollecitare risposte chiare, puntuali e documentate in merito a un episodio di rilevanza giuridico-amministrativa e politica che solleva gravi perplessità in merito alla trasparenza dell’azione pubblica locale. Con la presente, intendo formalmente richiedere spiegazioni circa l’assenza di una comunicazione ufficiale da parte dell’Amministrazione Comunale in relazione alla sentenza del TAR Lombardia pubblicata in data 24 settembre 2025, che ha annullato la delibera urbanistica del 2021 dell’allora Amministrazione Checchi, avente ad oggetto le previsioni volumetriche e di indirizzo urbanistico relative al comparto denominato “Area San Francesco”. Tale sentenza ha di fatto azzerato le possibilità di realizzazione del progetto proposto dalla società “Sport Life City” , ivi compreso il contestato impianto sportivo che avrebbe dovuto accogliere il nuovo stadio dell’AC Milan. Nonostante la portata pubblica e strategica di questa pronuncia giurisdizionale, si rileva con forte preoccupazione come nessun comunicato sia stato emesso dal Comune di San Donato Milanese nel periodo compreso tra il 24 e il 29 settembre 2025 , data in cui si sono tenuti in contemporanea i Consigli Comunali di San Donato Milanese e Milano. La mancata divulgazione di una decisione tanto rilevante ha avuto , con ogni probabilità , effetti distorsivi sull’orientamento del voto del Consiglio Comunale di Milano , che , sulla base di presupposti fattualmente superati , ha approvato la delibera di dismissione del comparto di San Siro , sostenendo l’urgenza di evitare la “fuga” delle squadre milanesi dal territorio cittadino. Già da cinque giorni , al momento del voto del 29 settembre, era Ben noto che il progetto a San Donato Milanese non potesse più proseguire , in quanto radicalmente compromesso dal vincolo del mantenimento delle aree verdi sancito nella convenzione urbanistica del 1993 sottoscritta dal Comitato Quartiere Affari. Alla luce di quanto sopra , si chiede all’Amministrazione Comunale di San Donato Milanese di chiarire pubblicamente e ufficialmente : 1.⁠ ⁠Per quale motivo Non sia stato predisposto alcun comunicato stampa o altra forma di informazione alla cittadinanza circa l’avvenuta pronuncia del TAR Lombardia ; 2.⁠ ⁠Perché Non si sia ritenuto doveroso notificare formalmente e tempestivamente tale sentenza anche al Comune di Milano , stante la diretta rilevanza sulle scelte urbanistiche E sportive in corso di deliberazione ; 3.⁠ ⁠Se l’ Amministrazione non ritenga che tale omissione costituisca una grave violazione del principio di trasparenza amministrativa , con potenziali conseguenze politiche e giuridiche rilevanti ; 4.⁠ ⁠Se siano stati presi provvedimenti interni per valutare le responsabilità di tale mancata comunicazione. La presente richiesta è formulata ai sensi del principio di trasparenza E del diritto di accesso civico generalizzato ex D. Lgs. 33/2013 e s.m.i., e si chiede che venga fornito riscontro scritto entro i termini di legge. In attesa di un Vostro cortese riscontro, si ringrazia per l’attenzione e si rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti. Cordiali Saluti Cognome e Nome  questi gli indirizzi E-mail:   comune@comune.sandonatomilanese.mi.it PEC:      protocollo@cert.comune.sandonatomilanese.mi.it

giovedì 16 ottobre 2025

La sociologica di Palazzo Marino. Voi metteteci i nomi.

Arcipelago Milano
14 Ottobre 2025 UNA NUOVA POLITICA SOCIOLOGICA URBANA “Ognuno pensa per sé” Abbiamo assistito all’esercizio della caparbia volontà di vendere San Siro, con i 29 ettari circostanti, ad opera del sindaco e della sua amministrazione. Abbiamo assistito perché non ci è stato permesso di esprimerci sulle alternative attraverso il referendum. Ora le società Inter e Milan, i cui proprietari effettivi non è consentito conoscere, tanto al Consiglio Comunale quanto a noi cittadini, hanno espresso come unica preoccupazione il possibile intervento della Procura. Dato che non stiamo parlando di un infausto intervento atmosferico che interrompe la partita, si tratta forse di ‘coda di paglia’? Qui in gioco non c’è la nebbia ma la salute di decine di migliaia di cittadini, il rispetto del vincolo sul secondo anello così come quello delle norme e delle procedure vigenti. Stiamo assistendo allo sfaldamento del centrosinistra, a partire dal Campo Largo. Così come alla facile politica dei ‘due forni’ del centrodestra che permette il passaggio della delibera per la vendita ma, vedi il Presidente del Senato La Russa, sostiene sia il nuovo stadio sia il mantenimento di San Siro, uno accanto all’altro. Il suicidio assistito del centrosinistra a pochi mesi all’avvio della campagna elettorale. Qui mi interessa proporre una considerazione che spiega, salvo apprezzabili eccezioni in entrambi gli schieramenti, cosa e chi ha dato corpo alla plastica configurazione della consociazione degli affari che ha permesso l’approvazione della delibera. Da diversi decenni abbiamo leggi elettorali che consegnavano alle segreterie di partito l’elezione dei parlamentari. L’elezione diretta dei presidenti di regione, dei sindaci e la sospensione della Costituzione per le Città Metropolitane e le Provincie, ha indebolito l’effetto della partecipazione popolare. Questo perché sono state accompagnate dalla spoliazione di prerogative politiche delle assemblee elettive. L’esempio ultimo, legato alla delibera per la vendita dello stadio, è stato l’impedimento della votazione degli emendamenti presentati dai consiglieri. Veniamo a questi ultimi, sostanzialmente esautorati da ogni possibilità di partecipazione e intervento nei processi deliberativi, tanto nelle commissioni che in aula consiliare. La gran parte di loro accetta la condizione di sostanziale esclusione perché essa è parte della gavetta. Sanno che devono curare e alimentare le preferenze che hanno raccolto utilizzando le prerogative di orientamento delle pur minime risorse pubbliche che possono indirizzare. Sanno che devono meritarsi la permanenza nella cordata/corrente di partito. Sanno che non possono sbagliare il tempo per capire se devono passare ad un’altra cordata: quella ritenuta vincente. La loro ambizione/aspettativa è duplice: o ascendere ad altri livelli di responsabilità amministrativa o istituzionale o essere premiati/rimossi con una nomina nel CdA di una partecipata. Nel secondo caso si apre uno scenario nuovo: essere affidabili, capire il contesto della filiera del settore, diventare un professionista della nomina indipendentemente dalla provenienza iniziale della stessa. Una ulteriore possibilità è di trovare un ruolo professionale in un organismo del Terzo Settore per provenienza e per riconoscenza ricevuta. Chi si è mosso con efficacia nelle relazioni e con una rendita di visibilità pubblica ha ancora un ruolo nel processo deliberativo: l’intellettuale o il competente che prende posizione nel dibattito intorno a una questione di sostanza economico/finanziaria. A loro interessa poco e niente che una amministrazione comunale vieti il fumo in strada ma si appresti a distribuire nell’aria le polveri velenose dell’abbattimento dello stadio. Stanno in città il minimo di tempo per le relazioni dirette e il resto del tempo è in un buoen ritiro in un territorio ritenuto sufficientemente qualificante per il loro status. Questo è il profilo sociologico della nomenclatura che mette in scena la competizione e che garantisce la consociazione. Ciò spiega perché sempre meno cittadini esercitano il diritto al voto, anche a livello comunale dove hanno libertà di scelta. La crisi dell’istituto della democrazia richiede un processo costituente per definire le possibilità/prerogative di partecipazione popolare al processo deliberativo in relazione a istituzioni adeguate. Ciò a partire dalla prossemità territoriale locale, fino alla dimensione continentale europea. Altrimenti non ci dobbiamo stupire di essere sballottati nella polarizzazione populismo vs sovranismo. Sarà hopeful thinking, ma spero che la marea intergenerazionale e pacifica di queste settimane, che ha riempito le piazze delle grandi città come di quelle piccole, non sia un canto del cigno ma un nuovo inizio.

lunedì 13 ottobre 2025

Vergogna Roccella!

Vergogna Roccella! "Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito "gite" i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l'antifascismo. Quale sarebbe la colpa?" Liliana Segre

venerdì 3 ottobre 2025

Libertà e Democrazia vivono di partecipazione

Meloni e Salvini auspicano piazze violente, ma le piazze esprimono la forza della democrazia. Quella che Netanyahu non rispetta.

giovedì 25 settembre 2025

San Siro Meazza: un voto meditato

Siamo a pochi giorni dal voto in Consiglio Comunale sulla delibera per la vendita e l'abbattimento di San Siro per l'edificazione di un nuovo stadio con molte volumetrie attorno. Il Presidente dell'Inter Marotta ( chi è invece il proprietario?) ha fatto le sue considerazioni per influenzare i consiglieri: "Non abbiamo i criteri per organizzare la finale di Champions" "Possiamo anche andarcene" "I politici non capiscono". Una balla la prima, una balla la seconda e un disperato disprezzo la terza. Con rispetto e aspettativa che i consiglieri rispondano agli interessi generali e all'interesse pubblico ex amministratori e consiglieri hanno inviato loro questo appello di buon senso su San Siro: Ripartire diversamente " Alcuni di noi hanno ruoli di impegno politico culturale associativo, altri li hanno avuti, ma oggi insieme scriviamo come semplici cittadini che chiedono al consiglio comunale di affrontare con saggezza e lungimiranza il destino delle aree di San Siro e dello Stadio. C'è ancora domani. L' unica fretta che c' è è quella di evitare di adottare soluzioni avventurose irreversibili. Lo Stadio è funzionante e già impegnato per anni. Se è legittimo che scatti un vincolo monumentale sulle sue eventuali trasformazioni lo si affronterà lealmente, non correndo contro il tempo illudendosi di eludere una scadenza. Nessuno, neanche le amate squadre Milan e Inter, può imporre unilateralmente interessi economici di parte in un quadro in cui ci sono, oltre al valore storico e affettivo dello Stadio Meazza, gli interessi dei cittadini del quartiere e quello generale di riportare l' urbanistica alla massima trasparenza ed efficacia ambientale e sociale. Il Comune può opportunamente formare società miste per la valorizzazione di quelle aree : non c' è solo l'alternativa secca tra una privatizzazione sostanzialmente al buio e il mantenimento dello status quo, appunto. Ma occorre ripartire da un metodo convincente e partecipato. Michela Cella Ezio Chiodini Fiorello Cortiana Michele Crosti Franco D'Alfonso Mattia Granata Maria Grazia Guida Paolo Hutter Milly Moratti Luca Paladini Stefano Pillitteri Stefano Rolandouesta petizione? Onorio Rosati Bruno Rota Laura Specchio Luca Stanzione Elisabetta Strada Bruno Tabacci Fabio Terragni Enrico Vizza". Ai consiglieri è rivolto anche questo appello documentato che ognuno può firmare https://chng.it/7jTHW9Q9pd

venerdì 5 settembre 2025

IL FUTURO DI MILANO. METROPOLI EUROPEA

ArcipelagoMilano 2 settembre 2025 IL FUTURO DI MILANO. METROPOLI EUROPEA Con il consenso democratico dal basso di Fiorello Cortiana Non distraiamoci: quale città in rete metropolitana regionale deve essere Milano, affinché il suo ruolo, la sua funzione, la sua identità, la confermino come nodo cruciale della produzione di valore globale? Ciò in un contesto che, per la Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, nel 1950 ogni 100 abitanti del pianeta solo 29 vivevano in aree urbane. Oggi vivono in aree urbane circa tre miliardi e mezzo di persone. Intorno al 2030, quando la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere gli otto miliardi, si calcola che cinque miliardi risiederanno in città. A metà del secolo si prevede che il 70% della popolazione mondiale sarà inurbata. Gli scambi milanesi su WhatsApp tra immobiliarista, architetto, funzionari comunali, assessore, sindaco, possono essere considerati simpatici scambi tra amiconi o l’evidenza mortificante della dignità della politica pubblica. Poco importa, così come la trattazione giornalistica dell’azione degli inquirenti. L’occupazione del dibattito pubblico con la questione giudiziaria è un diversivo che elude la questione politica, favorendo la semplificazione populista. Ciò impedisce un confronto sulla natura di uno dei più importanti nodi metropolitani della rete europea e globale. La città, come organismo in relazione tra artificio e natura, o evolve o non è che un reperto museale o un sito archeologico. Questo è chiaro, come è chiaro che gli architetti svolgono un ruolo cruciale dentro a questa relazione, progettando il quanto, il come, il dove del costruito. Certamente l’evoluzione della natura delle città, in una Europa che si deve definire e compiere, non può prescindere dalla peculiarità storica dell’urbanesimo europeo. Non è retorico ricordare la differenza fondativa richiamata da Massimo Cacciari: “Nella civiltà greca la città è fondamentalmente l’unità di persone dello stesso genere, e quindi si può capire come pólis, idea che rimanda a un tutto organico, preceda l’idea di cittadino. A Roma invece fin dalle origini – e questo dice lo stesso mito fondativo romano – la città è il confluire insieme, il convenire di persone diversissime per religione, per etnie, ecc., che concordano soltanto in forza della legge”. “La differenza è radicale, perché nel latino civitas, se si riflette bene, si manifesta la provenienza della città dal civis. I cives formano un insieme di persone che si sono raccolte per dar vita alla città.’ Detto terra-terra al sindaco Sala che ambiva ad aumentare la popolazione milanese di 400.000 unità, da far risiedere nelle nuove ipotesi edificatorie: non possiamo rinunciare a una politica con l’ambizione che la città cresca e rimanga un’opportunità di emancipazione sociale e di intrapresa per tutti. Il lavoro politico non può essere funzionale solo all’interesse dei fondi di investimento. L’eugenetica sociale della gentrificazione, con l’impossibilità abitativa per ceti popolari, è il contrario della pluralità sociale della "civitas”. Milano è un centro nevralgico di attrazione per gli investimenti e la creazione di impresa, ma, allo stesso tempo, deve essere una città che offre possibilità di emancipazione a tutti. Questa è la funzione storica di Milano, è ciò che l’ha resa una metropoli avanzata, globale, europea. Oggi la distanza economica e sociale tra centro e periferia si allarga, siamo oltre i campanelli d’allarme. Non possiamo rinunciare a una politica con l’ambizione che la città cresca e rimanga un’opportunità per tutti. Il lavoro politico non può essere funzionale solo all’interesse dei fondi di investimento. Da quindici anni viene consegnato l’indirizzo di trasformazione della città a chi ha un interesse legittimo ma speculativo. Un esempio alternativo: Garibaldi-Repubblica. Esperienza di rigenerazione urbana riuscita. Un secondo esempio, in scala metropolitana: il Polo esterno della Fiera. Gli attori fondiari e immobiliari importanti di allora lo volevano a Lacchiarella, in pieno Parco Agricolo Sud Milano, con servizi e infrastrutture inesistenti, come Regione Lombardia lo pianificammo sul sedime di una raffineria dismessa a Rho-Pero, con 1 km in superficie portammo la metro da Molino Dorino, anticipammo la stazione di porta dell’Alta Velocità da Torino e lo svincolo della Tangenziale consentì la relazione con le autostrade. L’obiettivo dev’essere l’intero sistema territoriale: puntando alla qualità urbana, architettonica, sociale, ambientale. Questo genera valore. Si può fare profitto in uno scenario giusto, senza perdere la capacità di attrarre capitali se la politica detta un indirizzo di trasformazione che assicuri il giusto valore all’interesse pubblico. Se la politica ha una visione. Vanno benissimo i grattacieli, se edificati in una relazione qualificante del contesto urbano, ma gli oneri di urbanizzazione non vanno elusi perché servono proprio a qualificare il sistema territoriale, con infrastrutture, servizi e qualità ambientale. L’interesse pubblico e quello privato possono e devono convivere. Il tema è l’equilibrio. Oggi a Milano gli oneri di urbanizzazione hanno una riduzione compresa tra l’80% e il 90% se il servizio è riconosciuto di interesse pubblico. Chi valuta, chi verifica la coerenza politica della trasformazione urbanistica generata? Qui è chiaro che l’Interesse Pubblico non è un’evocazione astratta. Negoziare con i grandi investitori vuol dire praticare il riformismo. A Milano abbiamo eccezionali esempi di edilizia pubblica in cui i privati hanno guadagnato e le famiglie hanno trovato una possibilità di crescita ed emancipazione sociale. È la storia e l’identità di Milano. È una strada win-win: gli investitori guadagnano, la città e il suo territorio anche. A seguito degli indirizzi del diritto dell’Unione Europea la concezione dello Stato-comunità postula che i soggetti di diritto sono le “comunità”, cioè i cittadini, come singoli che nelle formazioni sociali, cui spetta la sovranità ai sensi dell’art. 1 della Costituzione. Il soggetto giuridico non è l’ente pubblico ma la comunità. I cd. “diritti di terza generazione” sono identificati nelle nuove posizioni soggettive che conformano l’attività della p.a. a tutti i livelli e in tutti i settori: questi hanno natura di «interessi collettivi», e sono posti in funzione di limitazione dei poteri della p.a., come ad es. il diritto all’ambiente, la tutela degli utenti e dei consumatori, il diritto di accesso, la privacy e tutti gli altri “diritti sociali” previsti dalla Carta sociale europea –firmata a Strasburgo il 3 maggio 1996 dai Paesi dell’Unione europea e ratificata dall’Italia con legge n. 30 del 1999. La valorizzazione di un territorio va fatta nell’interesse pubblico, l’interesse generale di queste e delle future generazioni: nello specifico milanese i milioni di metri quadri di aree industriali dismesse va intesa non soltanto come valorizzazione nel risiko internazionale del mercato immobiliare. La qualificazione che deve corrispondere all’interesse pubblico riguarda una coerenza armonica nello sviluppo evolutivo di un sistema territoriale urbano: qualità architettonica certamente, nel rispetto della prossemica, qualità ambientale, qualità dei servizi e delle infrastrutture, qualità sociale. Non possiamo accorgerci della metastasi della suburbia marginale quando un ragazzo in fuga sbatte con il motorino o accoltella un coetaneo, o scippa un/a coetanea accompagnando il tutto con una buona dose di calci e pugni. Chiedete ai parroci dei quartieri a mono-composizione sociale e abusivismo cosa vedono e cosa provano quando vanno a fare la benedizione annuale delle case: scale occupate per etnia e il controllo sovraordinante della malavita italiana. Di quale inclusione vogliamo parlare? Gli affittuari normali si consegnano alle semplificazioni reazionarie di Salvini e Meloni, cos’altro? Occorre la consapevolezza che la sicurezza è un prodotto sociale, non di ordine pubblico o terapeutico. Una politica capace di visione è una politica che ha sempre presente l’importanza della compassione sociale. Del resto Milano, la capitale dell’associazionismo e del volontariato vede l’attribuzione di spazi per le attività sociali secondo logiche discrezionali di prossimità relazionale di partito. La stessa vicinanza e consuetudine da piccolo salotto esclusivo che traspare dalle chat dell’urbanistica milanese. Sia chiaro: è normale che un imprenditore voglia investire il proprio denaro, o quello dei fondi finanziari che intermedia, senza giocarli al lotto. Per cui è comprensibile che voglia avere relazioni informative con l’amministrazione. Il problema sta nella esclusività escludente a scapito delle commissioni consiliari referenti e della trasparenza partecipata da/per tutti gli operatori. Certamente occorre snellire le procedure autorizzative perciò occorre arricchire il settore di personale e di competenze senza saltare tutte le caselle di verifica della compatibilità di contesto e di coerenza di indirizzo dello sviluppo urbano. Indirizzo che spetta alla politica pubblica nella definizione e realizzazioni per le quali chiede il sostegno popolare alle elezioni e verso le quali dovrebbe essere tenuta a rendicontare quanto fatto e non. Ad es. le scelte di sostanziale subordinazione esecutiva di indirizzi particolari sui 2.500.000 mq di ex scali FS non erano nel programma di questa amministrazione e non era neppure menzionato l’abbattimento del San Siro-Meazza e la cessione dei 29 ettari circostanti, entrambi di proprietà pubblica. In compenso non si è consentito ai cittadini di esprimersi con il referendum consultivo regolarmente richiesto. A Milano, in questo tempo, non si tratta di omaggiare o di affidarsi alla Procura né si tratta di non disturbare la compagnia esclusiva del quartierino del mercato immobiliare, qui, ora, occorre porre la questione della partecipazione con modalità cogenti, fuori da ogni assemblearismo ma con la certezza che gli organi di rappresentanza oltre a quelli di Governo comunale abbiano quote di sovranità certe da esercitare. Senza una volontà costituente non è possibile. Il sindaco Sala chiede aiuto ai funzionari della Città Metropolitana per gli arretrati dell’urbanistica. Una Città Metropolitana della quale è sindaco di default, nonostante i richiami della Corte Costituzionale a renderla compiuta eleggendo sindaco metropolitano e consiglio attraverso la partecipazione alle urne di tutti i cittadini metropolitani. I Municipi Milanesi per ora restano delle palestre per la scalata in cordate elettorali, quando ad es. decidono di opporsi alla sostituzione del Pavé con l’asfalto vengono asfaltati dall’amministrazione centrale. Comprese le schede bianche e le nulle, il 48% dei cittadini milanesi ha partecipato all’elezione del sindaco: il problema sarebbe di dividere chi è pro, innovatori, e chi è contro, passatisti, i grattacieli? Ma dai! Il problema è l’uomo solo al comando, con tecnici cortigiani introdotti, corrotti o meno che siano. O la democrazia è una tensione per un adeguamento costante per una effettiva partecipazione informata al processo deliberativo o non è. Una politica capace di visione è una politica che ha sempre presente l’importanza della compassione sociale. Non distraiamoci, Milano futura è oggi. Ammoniva Carl Schmitt “Sovrano è colui che decide sullo stato di eccezione“. Bene, la Magistratura, nelle sue articolazioni funzionali, fa il suo mestiere è la politica che non c’è: il ‘Salva Milano’, peraltro disconosciuto dal sindaco Sala, non è stato bloccato in Parlamento dalla Procura di Milano. Dov’è il Sovrano? Ha abdicato e i fondi giocano le loro fiches.

martedì 19 agosto 2025

l'interesse pubblico può convivere con il profitto

Fiorello Cortiana «A Milano la politica ha abdicato ma l'interesse pubblico può convivere con il profitto. Dipende solo da chi guiderà la città» di Gianni Santucci 19 agosto 2025, Corriere della Sera L'ex assessore ai Parchi della Lombardia: « Milano deve restare un centro nevralgico di attrazione per gli investimenti e la creazione di impresa, ma allo stesso tempo una città che offre possibilità di emancipazione a tutti» «Negoziare o abdicare. Questa è l’alternativa». Cosa ha fatto Milano? «Ha abdicato. Ha consegnato l’indirizzo di trasformazione della città a chi ha un interesse speculativo». Il «solito» attacco ai fondi immobiliari? «Tutt’altro. Negoziare con i grandi investitori vuol dire praticare il riformismo. Che è storia e identità di Milano. Esiste una strada win-win: gli investitori guadagnano, la città anche». Fiorello Cortiana, milanese, due volte senatore con i Verdi, per commentare la stagione delle inchieste sull’urbanistica parte da una storia degli anni Novanta. Non è troppo antica? «È emblematica. Ero assessore ai Parchi e territorio in Regione. Si progettava la nuova fiera. La volevano tutti a Lacchiarella, evidentemente per un interesse su quei terreni». Invece è stata costruita a Rho. «Fui io a volerla lì, su una raffineria dismessa, invece che nel Parco Sud. A un chilometro da Molino Dorino, dunque con la possibilità di portare agevolmente il metrò. Quanto ci sarebbe costato solo in trasporti farla dove la volevano gli “sviluppatori” dell’epoca?». Qual è la morale? «Gli “sviluppatori” privati hanno avuto comunque il loro beneficio, e la città ha avuto il suo. L’interesse pubblico e quello privato possono e devono convivere. Il tema è l’equilibrio». Si riferisce alle chat intercettate tra immobiliaristi e amministratori di Palazzo Marino? «Non mi interessa la sfera giudiziaria. E nemmeno la politica che chiede la carità agli imprenditori». Che politica, allora? «Quella con una visione. Milano deve restare un centro nevralgico di attrazione per gli investimenti e la creazione di impresa, ma allo stesso tempo una città che offre possibilità di emancipazione a tutti. Questa è la funzione storica di Milano, e ciò che l’ha resa una metropoli avanzata, globale, europea, paragonabile a Barcellona, Berlino... Ma oggi siamo in bilico: la distanza economica e sociale tra centro e periferia si allarga, ed è un pericolo». Mica sarà colpa dei grattacieli se le periferie sono in decadenza... «Certo che no. Ma non possiamo rinunciare a una politica con l’ambizione che la città cresca e rimanga un’opportunità per tutti. Il lavoro politico non può essere funzionale solo all’interesse dei fondi». Non è altrettanto concreto il rischio che questa fase storica allontani gli investimenti? «Prospettiva errata. Serve solo a buttare fumo, paventare pericoli che non ci sono. Milano non perde capacità di attrarre capitali se la politica detta un indirizzo di trasformazione che assicuri il giusto valore all’interesse pubblico». Non sta diventando un po’ populista sparare sui fondi immobiliari? «Prendiamo Garibaldi-Repubblica. Esperienza riuscita. L’obiettivo dev’essere l’intero sistema territoriale: puntando alla qualità urbana, architettonica, sociale, ambientale. Questo genera valore. Anche con i grattacieli. Il tema è: in che visione di città nascono? Si può fare profitto in uno scenario giusto». Ora però c’è il rischio che la città si fermi. «Non accadrà. Milano non è un museo. È un organismo in continua trasformazione. La costruzione delle case popolari nel dopoguerra fu un momento eccezionale di sviluppo: al netto di come sono ridotte oggi, abbiamo eccezionali esempi di edilizia pubblica in cui i privati hanno guadagnato e le famiglie hanno trovato una possibilità di crescita ed emancipazione». Ancora il passato? «È identità. Che andrebbe conservata oggi: Milano ha un milione di metri quadrati di ex scali ferroviari dismessi. Un’opportunità enorme. Dipende da chi la guiderà davvero».

giovedì 26 giugno 2025

Alberi a Milano, una vita difficile

ArcipelagoMilano 24 giugno 2025 IL VERDE A MILANO, UN TORMENTONE Tra ignoranza e schizofrenia di Fiorello Cortiana
All’EXPO 2015 l’Albero della Vita è stato il simbolo del Padiglione Italia. 37 metri di acciaio e legno al centro della Lake Arena con spettacoli di luci, zampilli e musica visti da 14 milioni di visitatori. Ora verrà restaurato per l’autunno 2027 con un finanziamento da 140 milioni di euro dal Ministero dell’Economia al Comune di Milano. Diversa è la condizione per gli alberi che vivono a Milano. L’ultimo esempio fornito dalla cronaca mette in scena un paradossale rovesciamento delle parti. Il Municipio 4 ha chiesto all’Amministrazione Comunale, quindi all’Assessora verde Elena Grandi il rinnovo dei filari alberati di viale Corsica e di corso XXII Marzo. Sul taglio degli alberi si è generato un significativo allarmismo e il Comitato di Quartiere 22 marzo sulla sua pagina FB riporta le dichiarazioni preoccupate del consigliere di FdI Rocca rilasciate al TG4. Quantomeno non c’è una chiara comunicazione sulla gestione del patrimonio arboreo se la commedia prevede i verdi come tagliatori di alberi e quelli di FdI mobilitati a difenderli. Non si tratta di una speculazione estiva, la relazione tra alberi, verde e urbanizzazione è cruciale per la qualità del vivere sociale in città. Mentre il sindaco Sala ha ribadito che “Milano è migliorata ed è più attrattiva.”. Non ha specificato per chi il sindaco che ha scelto le società proprietarie di Inter e Milan come unici interlocutori per lo stadio e i 29 ettari pubblici circostanti, entrambi di proprietà pubblica, che ha promosso LOC-Loreto Open Community, cioè il passaggio da un piazzale, spazio pubblico a un centro commerciale, cioè uno spazio privato. Così come è accaduto per i 1.250.000 metri quadrati pubblici degli scali Ex FS. La questione è semplice: il verde e gli alberi non possono essere un elemento di mitigazione dell’impatto ambientale del costruito e un elemento dell’arredo urbano, al contrario devono divenire un elemento costitutivo della pianificazione territoriale urbana. I cittadini non possono essere ridotti a residenti ma devono essere abitanti consapevoli e partecipi della loro città. Non è ideologia ma una necessità vitale. Gli scienziati dei programmi delle Nazioni Unite ripetutamente avvertono che superare il limite di 1,5 °C’è sempre più inevitabile, per l’aumento delle emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili. Le emissioni globali di CO2 dovrebbero precipitare verso lo zero in pochi anni per avere una concreta possibilità di rispettare l’obiettivo 2030. Cosa improbabile visto che nel 2024 le emissioni sono ulteriormente aumentate. Il Comune di Milano ha costituito il Comitato Tecnico Scientifico del Piano Aria Clima per “fornire valutazioni e raccomandazioni per aiutare il comune a raggiungere gli obiettivi del PAC, che includono il miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione delle emissioni di CO2 e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. senza verde e alberi”. Il Comitato ha detto al Comune che senza verde e alberi “Da San Babila a Cadusio si creano isole bollenti”. L’Husqvarna Urban Green Space Index-HUGSI è una soluzione satellitare alimentata dall’intelligenza artificiale che analizza le aree urbane e il loro ampliamento nel corso del tempo. Dal 2019 HUGSI ha condotto indagini annuali su diverse città in più di 60 nazioni nel mondo, fornendo dati analitici e certificati sulla quantità attuale di spazi verdi nelle aree urbane. Husqvarna ha rilasciato un report che fotografa la situazione italiana secondo l’indice HUGSI, disponibile sul sito hugsi.green. A Milano, la percentuale di suolo per parchi e giardini e copertura arborea è il 13,8%, inferiore a Roma e Napoli, con il 35,8% e il 31,5%, inferiore alla media del 37% del territorio nazionale, la media europea è del 47%. A Milano solo il 37% dei residenti ha accesso a un’area verde o un parco a una distanza media di 5 minuti a piedi. Di più, di peggio, tra il 2006 e il 2020 nell’Area Metropolitana di Milano sono stati consumati 2153,2 ettari di territorio, mentre nell’area del Comune di Roma, il consumo di suolo ha riguardato 2023,66 ettari. Klaus Jensen, dell’Università di Copenaghen, è co-responsabile della revisione Ipie-International Panel on the Information Environment, ha verificato 300 ricerche scientifiche. “Abbiamo circa cinque anni per dimezzare le emissioni e fino al 2050 per raggiungere la neutralità carbonica. Senza le informazioni giuste, non ci arriveremo. Quindi è possibile che la crisi climatica si trasformi in una catastrofe climatica, a meno che non affrontiamo il problema dell’integrità delle informazioni sul clima”. Si riferisce alla disinformazione e alla rappresentazione distorta alimentata dall’industria dei combustibili fossili. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto nel giugno 2024 di vietare la pubblicità da parte delle aziende del settore dei combustibili fossili, definendole i “padrini del caos climatico”. Sala “Milano è migliorata ed è più attrattiva.” il greenwashing, di cos’altro stiamo parlando? Gentrificazione e densificazione della Milano interna alla cinta daziaria (Salva Milano incluso), ignorata la Città Metropolitana, ignorato un approccio e una pratica sistemica, intersettoriale e interdisciplinare, con la partecipazione informata dei soggetti interessati: associazioni di cittadini, imprenditori, agricoltori. I servizi, a partire dai trasporti, sono legati alla tipologia delle funzioni e alla loro allocazione, la tipologia di verde e di alberatura appropriata per ogni spazio. Non parliamo degli spazi verdi esistenti o di quelli di risulta da qualificare, ma anche degli spazi su cui si interviene, ad es. con le nuove linee metropolitane, o di quelli esistenti, come le strade cittadine. Senza un approccio ecosistemico non c’è alcuna Pianificazione Territoriale efficace perché qualificante. Milano ha perso 12 milioni di fondi vincolati al contrasto dell’inquinamento secondo il PNRR per il 2022 e il 2023. Risorse per piantare circa 300 mila alberi e per creare nuovi boschi: nessuna azienda ha risposto all’avviso pubblico del Comune di Milano. Eppure Milano ha il parco di cintura più grande d’Europa, il Parco Agricolo Sud Milano, che entra in città dove molti suoi cittadini sono agricoltori. Dove molte imprese agricole sono multifunzionali, dalla ristorazione-vendita al benessere, all’energia, alla manutenzione del territorio. Dove operano gli impianti di biogas più avanzati d’Italia facendo convivere sostenibilità e filiera agroalimentare. Il letame bovino, il mais e altri materiali organici vengono inseriti in un digestore, un contenitore chiuso dove, in assenza di ossigeno, batteri specializzati degradano la materia organica producendo biogas, un gas ricco di metano. Il digestato, il materiale residuo della digestione anaerobica, viene utilizzato come biofertilizzante per migliorare la fertilità del suolo, riducendo la necessità di fertilizzanti chimici. Produzione di energia rinnovabile che contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra. Trattamento efficace dei reflui zootecnici e riduzione l’impatto ambientale. Un’economia circolare e uno sviluppo rurale: nuove opportunità economiche per le aziende agricole e le comunità energetiche. Sala lo sa? Gli agricoltori sono stati coinvolti per la gestione del verde e la piantumazione? Ah! saperlo….

giovedì 12 giugno 2025

Milano-Italia i Referendum

10 giugno 2025 ARCIPELAGO MILANO REFERENDUM: RISULTATI PREVISTI
Ognuno cerca leragioni della vittoria e della sconfitta di Fiorello Cortiana La percentuale in Italia dei votanti per i 5 referendum è stata del 30,6%, in Lombardia è stata del 31% mentre i votanti milanesi sono stati 356.932 per una percentuale del 37,11%. Nello specifico, nel Municipio 1 il 34,10%, nel Municipio 2 il 38,19%, nel Municipio 3 il 42,91% record, nel Municipio 4 il 36,79%, nel Municipio 5 il 36,44%, nel Municipio 6 il 36,90%, nel Municipio 7 il 35,07%, nel Municipio 8 il 35, 33%, nel Municipio 9 il 37,69%. Per il Segretario Generale CGIL Landini: “Obiettivo non raggiunto, c’è crisi democratica evidente”. Benvenuto! Qui a Milano il sindaco Sala è stato eletto con il 42% degli aventi diritto, schede bianche e nulle comprese. Ma non dovremmo spostare la riflessione su questo piano, quello per cui nella maggioranza di governo si propone di portare a un milione il numero di firme per proporre un referendum. Credo che il Segretario Generale della maggiore confederazione sindacale non possa esimersi dal fare i conti con la scelta di rompere l’unità sindacale con una iniziativa referendaria, quindi immediatamente politica. Schlein, Segretaria del partito più grande dell’opposizione, come una ingenua disadattata autoreferenziale ha così commentato “14 milioni al voto, ne riparliamo alle politiche”. ‘Ne riparliamo chi?’ quelli che tutti insieme non portano il 50% dei cittadini alle urne e giocano una partita esclusiva? La comparazione del risultato dei referendum nazionale, regionale, milanese, con le indicazioni socio-territoriali dei votanti relative, evidenziano che hanno votato i garantiti. Tempestivi o a-contestuali che fossero è chiaro che i referendum sul lavoro non sono stati l’espressione di un conflitto sociale che interessa il Paese e certamente non possono indurlo. Eludere le conseguenze della atomizzazione sociale precaria e la conseguente definizione di identità e collocazione politica è irresponsabile, esserne indifferenti è connivenza. È come se i dirigenti Cgil avessero smarrito la loro ragione costitutiva in una azione di supplenza e sostegno al partito di riferimento. Partito, il PD, che non riesce ad avere una propria visione strategica e si affida a chi prende l’iniziativa al momento. E ancora pretendono di essere i bolscevichi del soviet/campo largo, coloro che danno le carte? Se considerassimo il commento/sfida della Schlein in relazione alla percentuale dei votanti a Milano e in previsione delle prossime elezioni amministrative ci sarebbe da chiedersi: dove vive? Consideriamo il referendum sulla cittadinanza (quinto quesito, scheda gialla) per ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare per poter chiedere la cittadinanza italiana. Il referendum confermava gli altri requisiti attualmente indispensabili per ottenerla: conoscere l’italiano, avere un reddito stabile, non avere commesso reati. I risultati di questo quesito differiscono significativamente dagli altri 4. Il 65 per cento ha votato “Sì” e il 35 per cento ha votato “No”. Negli altri 4 quesiti sul lavoro, la percentuale dei SI’ è compresa tra l’87 % e l’88% mentre i NO sono compresi tra l’11% e il 12%. A Milano, dove la questione degli immigrati in luogo di confronto sui processi di integrazione resta una questione di sicurezza e spauracchio, la vittoria del SI’ al quesito 5, sulla Cittadinanza italiana, è stata del 65,34% dei votanti contro il 34,66% per il NO. Qui, non solo il quesito su un diritto civile non ha contribuito ad ampliare l’elettorato interessato ad andare alle urne, il risultato evidenzia che una proposta politica non si può ridurre ed esaurire in un quesito referendario in assenza di domanda/conflitto sociale. In particolare quando la crisi di trasformazione di un modello produttivo produce effetti di precarizzazione del lavoro gli immigrati, con le loro difficoltà di integrazione e le relative conseguenze di disagio e devianza in alcune situazioni, sono vissuti come un competitivo ‘esercito industriale di riserva’. Una guerra tra poveri, come si dice, e un razzismo consolidato. La Milano inclusiva, che consente a tutti di partecipare ai processi di sviluppo emancipandosi e dando nuove possibilità ai figli, ha bisogno di una visione politica partecipata, altrimenti si consegnerà al candidato o alla candidata del Presidente del Senato.

mercoledì 28 maggio 2025

Visti da Milano: Partecipazione, Clima, Sovranismo

27 maggio 2025 CLIMA, SOVRANISMO E IL VOTO Siamo al triangolo delle Bermuda di Fiorello Cortiana ARCIPELAGO MILANO La conversione ecologica non si fa per decreto ma con una consapevolezza partecipata che, in condizioni di libertà democratiche, per noi europei significa democrazie compiute a livello continentale e locale, con organismi eletti universalmente e rendiconto delle azioni governative. L’emergenza ci dice che questa è una precondizione necessaria. Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a Panama, dove per la siccità il livello dell’acqua del Canale è sceso a livelli problematici per il traffico commerciale internazionale, ha fatto notare che “Le stesse siccità che affliggono il canale stanno colpendo beni essenziali in tutto il mondo, riducendo i raccolti, svuotando gli scaffali e spingendo le persone alla fame. La carestia è tornata e il ruolo del riscaldamento globale non può essere ignorato”. Aumento del prezzo delle materie prime, aggravamento della carestia per cui “Solo un’azione decisa sulle emissioni di gas serra può ripristinare la stabilità economica”. L’innalzamento del livello del mare è il maggiore impatto a lungo termine della crisi climatica. Un nuovo studio, pubblicato da Communications Earth and Environment, ha considerato modelli climatici e studi su periodi caldi fino a 3 milioni di anni fa e lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare negli ultimi decenni. Gli scienziati avvertono che l’innalzamento del livello del mare causerà “una migrazione catastrofica verso l’interno” e costringerà milioni di persone ad abbandonare le coste anche se l’aumento della temperatura globale rimanesse al di sotto di 1,5 °C. 230 milioni di persone vivono entro 1 metro sopra l’attuale livello del mare, e 1 miliardo vive entro 10 metri sopra il livello del mare. 20 cm di innalzamento del mare entro il 2050 causerebbero inondazioni con 1.000 miliardi di dollari di danni annuali per le 136 città costiere più grandi, con un impatto sulla sussistenza degli abitanti. La buona notizia data dagli scienziati è che ogni frazione di grado di riscaldamento globale ridotta con l’azione per il clima rallenta l’innalzamento del livello del mare e ci dà tempo per prepararci. La situazione climatica in Europa è caratterizzata da un riscaldamento globale in aumento, che si manifesta con temperature più elevate rispetto al passato e una maggiore frequenza di eventi climatici estremi. L’Europa è il continente che si riscalda più velocemente e le temperature stanno aumentando ad un ritmo doppio rispetto alla media globale. Ad aprile 2025 la Commissione Europea ha pubblicato l’ultima relazione europea sull’impatto dei cambiamenti climatici in Europa e nell’Artico. Nel 2024 l’Europa è stata il continente con il riscaldamento più rapido e un divario climatico evidente tra le aree orientali, con calore estremo e siccità, e quelle occidentali, calde e umide. l’Europa ha visto le inondazioni più ampie dal 2013. Ci sono anche sviluppi positivi: le città europee stanno diventando più resilienti, con il 45% di energia elettrica da fonti rinnovabili. La relazione presenta dati sulle condizioni climatiche 2024 in Europa e nell’Artico: per quanto riguarda la regione europea e il Mar Mediterraneo, la temperatura superficiale del mare su base annua è stata la più elevata mai registrata i ghiacciai in Scandinavia e delle Svalbard hanno fatto registrare i tassi annui più elevati di perdita di massa l’Europa occidentale ha vissuto uno dei dieci anni più umidi mai registrati l’Europa sudorientale ha registrato precipitazioni inferiori alla media e l’estate più asciutta in un indice di siccità di 12 anni in Europa si è registrato un numero record di giorni di calore estremo e di notti tropicali, mentre diminuisce la zona con temperature inferiori al congelamento. Eventi meteorologici estremi con rischi crescenti per le aree urbane, in particolare per quanto riguarda i rischi di alluvioni, con aumento dei danni alle città che potrebbero essere fino a dieci volte peggiori entro il 2100. Siamo in un passaggio cruciale perché gli eventi estremi si accompagnano alla significativa diminuzione della quota ‘UE nelle emissioni globali di gas a effetto serra: dal 15,2% nel 1990 al 7,3% nel 2021, fino al 6,0% nel 2023, un risultato che certifica l’efficacia dell’UE nella lotta al cambiamento climatico. In Europa oltre il 74 % della popolazione vive in aree urbane e si prevede che tale percentuale superi l’83 % entro il 2050, percentuale equivalente a quella prevista dall’ONU per la popolazione mondiale in quell’anno. Il 75% della popolazione europea vive in città o in aree metropolitane: il 39% in centri di grandi dimensioni, il 36% in centri di medie dimensioni e il 25% vive in zone rurali. Queste aree hanno una funzione decisiva nella inversione della tendenza autodistruttiva. La pianificazione delle funzioni, delle infrastrutture e dei servizi di scala metropolitana costituisce l’azione necessaria per la sostenibilità e uno sviluppo qualitativo. La gestione coordinata di queste aree vaste, la responsabilità di indirizzi strategici, consentiti da prerogative amministrative e confortati dal consenso elettorale, diventano necessità costitutive per la politica pubblica. In Italia Milano, insieme a Roma, Napoli e Torino, è tra le Large Metropolitan Areas definite dall’OCSE. Milano è altresì tra le Metropolitan Regions di EUROSTAT con 1.372.000 abitanti, capoluogo di una Città Metropolitana di 3.251.852 abitanti, distribuita su un territorio di 1.575,65 km², con un’area metropolitana di relazione di 2.225 km² e 5.471.000 abitanti. La città metropolitana di Milano continua ad avere una performance eccellente con il Pil cresciuto del 9,9% tra 2019 e 2024, un tasso di crescita quasi doppio rispetto all’Italia (+5,2%) e superiore alla Lombardia (+5,9%). Nel 2024, il PIL della città metropolitana di Milano ha rappresentato circa il 10,3% del PIL nazionale il 36% di quello della Lombardia, che rappresenta più del 23% di quello nazionale. La città metropolitana di Milano, a dicembre 2024, conta 3.251.852 abitanti. Questo dato include la città di Milano, che nel 2024 ha 1.366.155 abitanti, e gli altri 132 comuni Berlino ha 3.597.000 abitanti dei 4.286.00 dell’area metropolitana estesa su 1.368 km². Parigi ha 2,2 milioni di abitanti, la Métropole du Grand Paris ne ha 7 milioni e l’area metropolitana di Parigi, conta 12 milioni di abitanti. La differenza sostanziale tra questi nodi europei è politica in relazione alle prerogative amministrative e di partecipazione pubblica. Berlino costituisce uno degli Stati Federati, i Land della Germania, quindi è una città-stato con tutte le prerogative di pianificazione e decisione. La Métropole du Grand Paris è dal 2016 una struttura di governance tra Parigi e la sua agglomerazione densa, con poteri di pianificazione. Comprende il comune di Parigi, i comuni dei dipartimenti di Hauts-de-Seine, di Seine-Saint-Denis e di Val-de-Marne e alcuni comuni dei dipartimenti della “grande corona” parigina. Una differenza sostanziale che non è dovuta a un destino ‘cinico e baro’ ma a una improvvida furbizia legislativa del ministro Del Rio con la legge 56/2014. Una riforma che ha introdotto cambiamenti nell’ordinamento degli enti locali riducendo le prerogative e i finanziamenti in relazione alle amministrazioni delle aree vaste. Le città metropolitane e le province sono diventate così residuali, ne pagano il prezzo gli oltre 5.100 edifici di scuole superiori e 120 mila chilometri di strade con oltre 30 mila ponti e gallerie, che per anni non hanno ricevuto dallo stato le risorse necessarie a garantirne prima di tutto la sicurezza. Come disse il Presidente dell’Upi Michele de Pascale. La Corte dei Conti, nella Relazione sulla gestione finanziaria degli Enti Locali 2019-2020, ha evidenziato un’altra conseguenza “ E’ proprio lo “svuotamento” della Provincia ad aver mostrato l’utilità di enti complessivamente in grado di corrispondere alle funzioni di dimensione “vasta”, capaci di costituire un riferimento per l’intero sistema delle autonomie ed in particolare per i comuni, specie quelli di dimensioni minori.”. La mancanza di prerogative e finanziamenti si completa con l’elusione del dettato del Titolo Quarto della Costituzione: Art.4 Rapporti politici “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.” Così per il Titolo Quinto: Art. 119 “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.” La Corte Costituzionale con la sentenza n. 240/2021 ha sollevato una questione di legittimità costituzionale dell’attuale sistema di designazione del sindaco, che prevede l’individuazione del sindaco metropolitano nella figura del sindaco del Comune capoluogo e l’elezione dei consiglieri metropolitani con voto ponderale esclusivo per i sindaci e i consiglieri dei comuni metropolitani. Questo contrasta con i principi di uguaglianza del voto e di responsabilità politica del vertice dell’ente. La Corte ha sottolineato che spetta al legislatore introdurre norme che assicurino l’elezione diretta del sindaco metropolitano, affinché il principio di uguaglianza del voto e la responsabilità politica del vertice dell’ente siano pienamente garantiti. In questa terribile contingenza mondiale si gioca il nostro futuro in condizioni di libertà e democrazia per una conversione ecologica partecipata, l’unica possibile. Senza partecipazione non solo non c’è libertà ma neppure la consapevolezza culturale della sua necessità fondativa. Per questo per noi cittadini europei occorre un’Unione Europea compiuta, così per noi cittadini della metropoli europea milanese è necessaria una Città Metropolitana compiuta e partecipata. Così il sovranismo e il populismo si succedono e si compendiano, infatti in Lombardia l’affluenza al primo turno delle amministrative è scesa di 4 punti al 52,17%. Non è casuale che nessuno dei 132 sindaci e dei relativi consiglieri dei comuni della Città Metropolitana di Milano prenda una iniziativa a riguardo per sollecitare il Parlamento a rispondere alla sollecitazione della Corte Costituzionale. Fiorello Cortiana

domenica 25 maggio 2025

Condividi la Conoscenza

Ogni sistema autoritario cerca di piegare la cultura e di impedire la libera definizione della conoscenza.

giovedì 22 maggio 2025

La Corte Costituzionale tutela i bambini

La Corte Costituzionale sul riconoscimento automatico come genitrice della madre non biologica in una coppia di donne che abbia avuto un figlio con la procreazione medicalmente assistita all’estero ha tutelati i bambini. E' giusto che i bambini abbiano genitori entrambi responsabilizzati indipendentemente dal loro sesso e dalla relazione biologica con i bambini. E' giusto continuare a contrastare la deriva mercantile che riduce le donne a fattrici dentro a progessi di eugenetica e transumanesimo.

venerdì 9 maggio 2025

Papa Leone XIV

Un Papa americano che ha vissuto una periferia del mondo, la cui comunità ha ricordato e salutato in spagnolo. La Chiesa ha uno sguardo globale che considera il contesto e i suoi indirizzi. Credo/spero che tutte le persone di buona volontà possano farci conto se non si accontentano di essere spettatori ma cittadini partecipi e responsabili

giovedì 1 maggio 2025

25 APRILE OLTRE LA RETORICA

ARCIPELAGO MILANO
L’invito del Ministro Musumeci a tenere le manifestazioni del 25 aprile, celebrative dell’80° della Liberazione, in modo ‘sobrio’ è sembrato un sinonimo di ‘soppresso’. Così lo hanno inteso molti esponenti locali di centrodestra: a Lodi la capogruppo della Lega ha chiesto ufficialmente al Comune di “rivedere le manifestazioni” del 25 aprile, a Romano di Lombardia, provincia di Bergamo, il Presidente leghista del Consiglio comunale, ha prescritto di non effettuare “brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell’Attenti”. Il 25 aprile è stato celebrato ovunque con manifestazioni pubbliche e ovunque si è cantato Bella Ciao. Ancora una volta è significativa la differenziazione del Presidente del Veneto Zaia “Con la Liberazione la nostra società ha ripreso un cammino di riscatto”. Al di là della polemica spicciola l’uscita di Musumeci riflette la crisi diffusa dell’istituto della democrazia in tutto l’Occidente, che pure l’ha ideata e voluta e difesa lungo i secoli. Credo che dietro la grande partecipazione popolare al 25 aprile, in tutto il Paese, ci sia stata questa consapevolezza, combinata con il venir meno di Papa Francesco e della sua coerenza con il dettato della Costituzione. Ho fatto tutto il corteo con Azione, i Radicali, la Brigata Ebraica e la rappresentanza dell’Ucraina, dietro lo striscione «Ora e sempre la democrazia si difende» con tante bandiere ucraine. Uno slogan per niente retorico in questo tempo. A parte alcuni ignoranti, non solo giovani, che non volevano sapere che la Brigata Ebraica fosse stata parte della lotta di liberazione dal nazifascismo, ai due lati del corteo si sono alzati applausi lungo tutto il percorso. Tanti giovani, tanti cittadini venuti in piazza ‘senza partito’. Sarebbe una sciocchezza da strabismo politico pensare che le piazze di questa 80ma Festa della Liberazione ingrossino il Campo Largo alternativo al centrodestra al governo. Certamente costituiscono il Campo Democratico da coltivare con l’esercizio concreto della partecipazione. Qui casca l’asino, come si dice, perché il centrosinistra, a tutti i livelli di governo, ha ignorato e aggirato costantemente le esplicite indicazioni della Carta Costituzionale e, per venire qui a Milano, ciò che è scritto nello Statuto del Capoluogo come della Città Metropolitana. A livello nazionale si ignorano tanto le sentenze della Corte Costituzionale sulla legge elettorale, quanto il suo esplicito richiamo al rispetto del Titolo Quinto della Carta che prevede l’elezione diretta del Sindaco Metropolitano. Qui, in Città Metropolitana, si evita accuratamente di definire ed approvare il regolamento attuativo per il Referendum Metropolitano. Mentre nella Città Capoluogo la commissione nominata dall’amministrazione non approva il referendum sullo stadio di San Siro perché in contrasto con la volontà espressa dall’amministrazione, con una semplice SCIA- Segnalazione Certificata di Inizio Attività c’era il ‘liberi tutti’ sugli interventi edilizi. Con il paradosso di un sindaco, che può prescindere dal Consiglio Comunale e da qualsivoglia rendicontazione, che prima chiede al Parlamento di approvare il provvedimento normativo ‘Salva Milano’ salvo chiamarsi fuori quando gli inquirenti milanesi fanno il loro lavoro a riguardo. Per Milano potremmo aggiungere l’inane inutilità dei Municipi, palestre per parabole elettorali personali senza prerogative. Per la Regione Lombardia è sufficiente richiamare lo svuotamento di partecipazione e poteri del più grande parco di cintura europeo, il Parco Agricolo Sud Milano. In occasione dell’80° anniversario della Liberazione ho ripreso la rigorosa e dettagliata ‘Storia dell’Italia Partigiana’ scritta da Giorgio Bocca. In meno di due anni, tra il 1943 e il 1945, una minoranza di italiani ha dato un contributo importante all’intervento degli alleati ma, soprattutto, ha consentito a tutti di scegliere liberamente tra Monarchia e Repubblica, di eleggere liberamente una Assemblea Costituente, di avere una Costituzione e un Parlamento rappresentativo. Una minoranza che viveva una relazione stretta di riconoscimento, approvazione, supporto, con la stragrande maggioranza del popolo italiano. La stagione delle bombe e delle stragi, così come l’assassinio di Aldo Moro ci ricordano che tutto ciò non è stato scontato e gratuito. È quindi importante che quella comune tensione che ha percorso le strade e le piazze della Penisola il 25 aprile diventi consapevolezza costituente. Questo perché la democrazia o è un corpo vivo e partecipato o si riduce a un ossimoro in quanto populista e reazionaria, eterodiretta dagli algoritmi dei ‘lungotermisti’. Fiorello Cortiana

lunedì 21 aprile 2025

Addio!

Papa Francesco ha vissuto una attualiizzazione coerente e generosa del nome assunto. Ha riaperto il dialogo pieno con tutti gli uomini e le donne di ogni fede e non. Una presenza importante che resta. Addio!

mercoledì 9 aprile 2025

NON DI SOLI DAZI SI VIVE

8 aprile 2025 Arcipelago Milano
Milano e le “tecnofinanze”. Facciamo finta di non capire o davvero non capiamo? di Fiorello Cortiana Non di soli dazi si vive (per così dire…). L’inchiesta della Procura di Milano su Equalize, gli hacker spioni di via Pattari, ha aperto un nuovo filone dopo che il PM Francesco De Tommasi ha interrogato Carmine Gallo, l’ex poliziotto morto all’improvviso lo scorso 9 marzo scorso. Nunziatino Romeo, legato ai clan della ‘ndrangheta è stato arrestato con ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’attività di dossieraggio si rivela interessare personalità varie, tra le quali dirigenti delle società partecipate nazionali. È solo un riflesso di ciò che si muove nella parte oscura dell’Intelligenza Artificiale. Milano è uno dei nodi internazionali dell’economia della conoscenza. A febbraio ha ospitato il primo summit di Next Gen AI, l’iniziativa europea del PNRR sull’integrazione dell’AI nei processi formativi e nella quotidianità delle scuole, 1500 docenti e studenti, suddivisi in 24 sessioni e 40 gruppi di lavoro. Il prossimo 13-14 maggio alla Fiera di Rho si terrà l’AI Week 2025: previsti 30.500 partecipanti, 280 speakers, 250 espositori. Dentro al nuovo scenario internazionale caratterizzato dal protezionismo espansionista delle autocrazie imperiali, dove il multilateralismo della democrazia europea è un impiccio da eliminare, è bene capire che lo tsunami dei dazi è solo un aspetto del modus operandi della tecnofinanza che affianca Trump. A nulla serve tacciarli di follia da improvvisatori, la cosa è più seria e preoccupante. Laddove il Politecnico di Torino con lo start-up Clearbox AI, ha costruito una copia “digitale” dell’intera popolazione italiana, Replica Italia, una piattaforma con 60 milioni di profili digitali realistici, per effettuare utili simulazioni di comportamenti, testare possibili soluzioni e applicare innovazioni, dalla mobilità ai consumi energetici, senza le problematiche legate alla privacy, le corporation accanto a Trump fanno altrimenti. Con Whatsapp nei nostri cellulari, non richiesta, Zuckerberg ci ha fatto trovare Meta AI che utilizza Llama 3.2, il large language model di Meta. Si tratta di una applicazione che raccoglie dati personali che condivide con partner selezionati, per altro sconosciuti. Alla faccia delle regole UE sulla protezione dei dati personali, il General data protection (Gdpr): in questo sistema, automaticamente legato alla applicazione WhatsApp, mancano la trasparenza sullo scopo della raccolta e la richiesta di consenso sul trattamento dei dati. L’Unione Europea potrebbe emettere l’ennesima pesante sanzione su una delle corporation che affiancano Trump. L’Intelligenza Artificiale apre straordinarie opportunità accompagnate da rischi enormi, certamente occorrono una diffusa consapevolezza insieme a una cultura critica perché ci sia una opinione pubblica avvertita, per questo la politica pubblica democratica, le sue istituzioni e costituzioni sono chiamate a una lungimiranza non rinviabile. Basti pensare che lo scorso marzo ha causato allarme lo strumento di intelligenza artificiale proposto dal Los Angeles Times per fornire prospettive alternative su temi particolari. Risultato: alcuni storici locali consideravano il Ku Klux Klan come una “cultura protestante bianca” che rispondeva ai cambiamenti sociali invece che un movimento suprematista votato all’odio razziale, minimizzando la sua minaccia ideologica. Un dirigente dei media che esaminava l’IA, ha spiegato l’inganno logico dello strumento di IA generativa: “Le è stato assegnato il compito di esprimere giudizi che non ci si può aspettare che esprima”. Ma la costruzione di fake news da parte degli attori della parte oscura dello spazio digitale vogliono che possa essere così per i motori di ricerca, di analisi e di generazione. Il New York Times ha pubblicato la notizia su oltre 200 parole che, con l’amministrazione Trump, scompaiono o vengono limitate dalle linee guida, dai documenti ufficiali, dai siti web. Tra le altre: “razziale”, “bias”, “ingiustizia”, “transgender”, “donne”, “disabilità”, “oppressione”, “sesso”, “razzismo”. Altroché il superamento della retorica del ‘politicamente corretto’, ecco un effetto delle pratiche dei Difensori dell’Occidente. Impariamo a conoscerli, sono gli ideologi del longtermism, il lungotermismo, una autoproclamata élite di tecnocrati che teorizzano che l’esistenza delle generazioni a venire conta quanto quella delle persone che vivono oggi sulla Terra, per cui l’obiettivo morale fondamentale dell’essere umano dev’essere quello di garantire la sopravvivenza del “potenziale umano” sul lungo termine. Ayn Rand, filosofa dell’ultraliberismo della Silicon Valley, sognava la secessione degli innovatori e degli imprenditori dal governo federale americano. Ora il governo federale lo hanno preso. Musk e gli altri guru delle Big Tech vedono nelle soluzioni tecnologiche l’unica cosa che conta. Le questioni sociali e ambientali e chi le solleva, rappresenta, garantisce, sono un ostacolo. Una visione integralista che già oggi con selezione degli embrioni e gravidanze con uteri in affitto pratica attivamente l’eugenetica con l’esplicito intento di selezionare la razza. Ciò che paventavano grandi scrittori risulta ora preveggenza. Come Jorge Luis Borges che, in ‘Finzioni’ nel 1944, con Tlön, Uqbar, Orbis Tertius: dove l’articolo di un’enciclopedia riguardo a un misterioso paese di nome Uqbar è il primo indizio dell’esistenza di Orbis Tertius, grande cospirazione di intellettuali per immaginare (e poi creare) un nuovo mondo, Tlön. Così George Orwell nel 1945 nella ‘Fattoria degli animali dove “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. O altri artisti come i R.E.M. in REM in ‘It’s The End Of The World As We Know It’ nel 1987 cantano ‘È la fine del mondo come lo conosciamo e mi sento bene’. Per questo gli appuntamenti di Milano sull’Intelligenza Artificiale sono cruciali nella loro relazione con i programmi dell’Unione Europea. Se non vuole essere dei fatalisti e rassegnati spettatori, profilati ed eterodiretti, ognuno deve fare la propria parte per una partecipazione informata al processo che stiamo vivendo. Milano, nella sua dimensione metropolitana, conosce una matura e condivisa azione delle associazioni sindacali ed imprenditoriali del mondo del lavoro, che ha visto significative espressioni condivise. È la rappresentanza politico-istituzionale che deve essere adeguata alle sfide inedite affinché la crisi sia la condizione per il cambiamento. La Sicilia punta sull’intelligenza artificiale come leva strategica per lo sviluppo economico e l’innovazione, perché non Milano Città Metropolitana? La Regione Sicilia ha dato vita all’Osservatorio regionale sull’Intelligenza Artificiale (OS-AI) per sostenere le imprese locali nell’adozione delle tecnologie avanzate della innovazione digitale. Perché la Città Metropolitana di Milano che vede la presenza di università e centri di ricerca non dovrebbe condividere con loro le modalità di accompagnare la propria comunità a cogliere le opportunità ed evitare le criticità delle derive tecnocratiche dei lungotermisti? Fiorello Cortiana