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in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

mercoledì 18 dicembre 2024

MILANO PARADISO FISCALE DOVE AUMENTANO I POVERI

ArcipelagoMilano 17 dicembre 2024 MILANO PARADISO FISCALE DOVE AUMENTANO I POVERI Le contraddizioni che il potere non vede di Fiorello Cortiana Si dice che Milano anticipa le tendenze che interesseranno l’Italia intera. Nel caso delle dinamiche economiche che la interessano, Milano, la città che riconosce la milanesità a chi vuol fare e vuole imparare, indipendentemente dalla provenienza, oggi è un riflesso della deriva finanziaria dell’economia globale in tempo di guerra. La città costituisce una piattaforma inerte per il mercato finanziario internazionale legato agli andamenti del valore fondiario e immobiliare. C’è speculazione, non c’è imprenditorialità economico-industriale. La classe dirigente, in particolare quella che ha la responsabilità delle politiche pubbliche e della comunicazione che le riguarda, sembra connotata da un disturbo nella percezione dei processi in atto, con fenomeni di allucinazione e wishful thinking. Questo a pensar bene, perché a pensar male si potrebbe dire che ce la raccontano e hanno l’unica ambizione di essere funzionali a quel tipo di mercato e ai suoi attori. Non è un caso se il sindaco non ha ritenuto di chiedere e comunicare al Consiglio la composizione azionaria delle società proprietarie di Inter e Milan, che sembrano molto interessate al mercato fondiario e immobiliare, in particolare se di proprietà pubblica. La successione dei titoli del Corriere della Sera sono indicativi di questa condizione allucinata: 1 ottobre ‘Perché l’Italia ha (tanto) bisogno degli investimenti esteri. E perché non arrivano’, 25 novembre ‘Investimenti diretti esteri: sostenibilità, innovazione e competitività per vincere la sfida’, 11 dicembre ‘Flat tax, case su cui investire: ecco perché Milano sta diventando un paradiso fiscale’. Ecco il punto: certamente la circolazione di capitali, di competenze e di tecnologie, è un ingrediente fondamentale per lo sviluppo, ma ora, qui a Milano, di quali investimenti stiamo parlando? Sono passati alcuni anni dalle battaglie e dalle iniziative sugli Scali ex FS, pubblici, che hanno interessato le sedi istituzionali e la giustizia amministrativa con esito negativo, oggi iniziamo a vederne alcune conseguenze. Ciò in attesa di quelle su San Siro e i 29 ettari pubblici circostanti. Nel 2023 ha preso residenza a Milano il più alto numero di sempre di persone provenienti da rifugi fiscali: Antigua, Bahamas, Barbados, Panama, Cipro. Oltre ai 281 dal Canada, 395 dal Belgio, 567 dall’Olanda, 1627 dagli USA, 2130 dalla Gran Bretagna, 3121 dalla Spagna e 4862 dalla Francia. La ragione di questa immigrazione benestante non risiede nella qualità dell’aria di Milano ma nel fatto che con lo spostamento della residenza fiscale in Italia, tutti i redditi prodotti all’estero godono di una ‘flat tax’ di 200 mila euro, indipendentemente dal loro ammontare. Pensiamo cosa ciò significa per i redditi da milioni di euro. Di più: acquistando un immobile in Italia la durata della flat tax passa da 5 a 10 anni. Ecco spiegato il ‘tutto venduto’ degli appartamenti extra lusso in costruzione, nonché l’aumento vertiginoso di valore di quelli esistenti. Certamente si tratta di investimenti esteri, ma legati a ragioni fiscali e finanziarie speculative, che possono alimentare forse bolle finanziarie, di certo non un mercato ed una occupazione qualificati e sostenibili. Questa distorsione fondiaria e immobiliare genera processi che alterano la composizione sociale e urbanistica della città. L’Istat ha registrato un calo dei residenti a Milano del 10% rispetto a 5 anni fa: gli abitanti ora sono 1.370.536. Molti ,15400, si sono trasferiti nell’hinterland metropolitano generando un aumento di oltre l’11% del mercato immobiliare e del suo valore, ma la Città Metropolitana è una presenza nominale residuo della Provincia senza qualificazione infrastrutturale. I Cap 20121 zona Duomo e il 20122, tra San Babila e la Guastalla, sono i quartieri con i redditi medi più alti. Il Cap 20121 ha avuto un reddito medio di 94.369 euro, un aumento del 2,8% sul 2021. Il 20122 ha registrato un aumento del 3,1%: da 58.125 euro a 59.923 euro. Il Cap 20124, Porta Nuova ha aumentato il reddito medio da 48.000 euro a 51.433 euro nel 2022 ,+7,2% sul 2021 e il 20145, CityLife,4,7%, è passato da 80.000 euro a 83.767 euro con un incremento del 4,7%. La collocazione della percentuale dei redditi disegna una assoluta cesura sociale nella mappa dei quartieri. Anno 2022: nel Cap 20121, il 15,77% dei contribuenti dichiara redditi superiori a 120.000 euro, con un aumento del 1,7% sul 2021, all’opposto nell’area periferica 20157, Quarto Oggiaro, la percentuale diminuisce al 0,36%. L’analisi dei dati sui redditi imponibili per Cap di Milano negli anni 2021 e 2022 è chiara e preoccupante per la qualità del vivere sociale in città per chi la abita, così per il sentirsi parte di un’unica comunità. Pur registrando una crescita dei redditi medi la disparità tra centro e periferie evidenzia uno squilibrio socialmente non sostenibile perché l’aumento del costo della vita in città erode i redditi e la qualità della vita per troppi milanesi. A Milano diminuisce il numero dei disoccupati ma non riescono ad arrivare comunque alla fine mese. A registrare questo dato sul fenomeno del ‘lavoro povero’ è Il rapporto 2023 dell’Osservatorio Caritas sulle povertà nella diocesi ambrosiana , basato sui 3 servizi diocesani dedicati a migranti, senza tetto e orientamento al lavoro e sui 168 centri di ascolto, dei 400 operanti. 59.354 richieste di aiuto, con un aumento del 24% sul 2022. Un lavoro povero si accompagna ad una estensione del numero di coloro che sono strutturalmente bisognosi. I quartieri centrali sono abitati da una popolazione economicamente agiata, con un divario in aumento con le periferie dove aumentano notevolmente le fasce di reddito più basse. Questo divario rende Milano più vulnerabile ai contrasti, dove le sacche di marginalità sociale e il divario emergono come questione di ordine pubblico: ciò che avevamo visto nella contenzione del Beccaria si è dispiegato nelle strade del Corvetto dopo la morte di Ramy. Il quadro che ne risulta vede una città per ricchi e molto ricchi, una città costosa, con i quartieri che si vanno a definire molto rigidamente nella loro composizione sociale a partire dai quartieri centrali e semicentrali della città , con una forte agglomerazione di immigrati extraeuropei attorno all’asse Porta Venezia-Corso Buenos Aires-Loreto, come intorno al quartiere Canonica-Sarpi, per arrivare al quartiere che si distribuisce intorno a piazza Selinunte e a periferie storiche come Quarto Oggiaro, Baggio, Comasina, Corvetto. Quartieri di periferia, con importanti concentrazioni di case popolari che ospitano e producono il disagio sociale. Tanti appartamenti sfitti e tanti occupati abusivamente sotto il controllo di gruppi etnici, subalterni alla malavita organizzata italiana che, insieme a quello delle occupazioni abusive, curano anche il racket dello spaccio. Da anni il Tribunale dei Minori riscontra gli effetti di un’integrazione malfatta e peggio riuscita, in particolare per la seconda generazione di chi è immigrato nel territorio milanese. I quartieri luoghi interessati da forte immigrazione hanno visto la formazione di bande a carattere criminale, questo a Milano e nell’area suburbana, dove fragilità ed emarginazione sociale sono esasperati rafforzati dal divario culturale e da una cittadinanza non esercitata che interessa particolarmente gli adolescenti stranieri di seconda generazione. Non che i loro coetanei figli di famiglie italiane non siano interessati ad aspetti di disagio e devianza. Così, dopo che il fenomeno delle baby gang ha riguardato negli anni scorsi principalmente gruppi di adolescenti e giovani adulti stranieri, negli ultimi tempi si assiste sia alla presenza di italiani che stranieri nelle bande che dal disagio hanno prodotto devianza. Si è prodotto un paradosso civilmente insostenibile: un incrocio di culture interetnico all’insegna della alterità alle istituzioni e dell’elogio della marginalità e della illegalità. Lo Stato, con l’esercizio giudiziario dell’ordine pubblico, funge da certificatore ufficiale di questa alterità e dei suoi protagonisti e cantori, i quali riempiono di follower i social e di spettatori plaudenti il Forum di Assago e le classifiche di vendita cantando le gesta machiste e ribelli. E’ di tutta evidenza la distanza siderale tra questi ribelli e i loro coetanei nel ’68 e nel ’77: in quegli anni, al di là di velleità e distorsioni, ci fu una tensione all’emancipazione sociale e culturale non alla conferma della marginalità. La differenza tra la sostanza la scrittura della musica, del teatro, e degli altri linguaggi espressivi di allora e i campionamenti e la musica da algoritmi di oggi è di preoccupante evidenza. Il Vescovo Delpini, a Sant’Ambrogio, ha criticato il Modello Milano proposto da media e classe dirigente: “La gente non è stanca della comunicazione, perché la comunicazione è il servizio necessario per avere un’idea del mondo. Invece la gente è stanca di quella comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita e la esibisce come se fosse la vita, stanca della cronaca che ingigantisce il male e ignora il bene”. Milano, con il suo ruolo, la sua funzione, la sua identità storica, vive un passaggio cruciale nella nuova produzione di valore della globalizzazione in tempo di guerra e della necessaria sostenibilità ambientale. Deve passare dall’essere una piattaforma finanziario-immobiliare inerte a una Città Metropolitana abilitante e protagonista, dove la partecipazione sociale, politica e culturale consenta di nuovo una relazione e scambio tra classi, che accompagni la possibile emancipazione sociale. Questo è il riformismo a Milano il resto è vuoto packaging da salotto.

mercoledì 6 novembre 2024

Via Pattari, la punta dell’iceberg

ArcipelagoMilano 5 novembre 2024 LA PUNTA DEL ICEBERG IN VIA PATTARI Le capacità e le limitazioni degli attuali sistemi di intelligenza artificiale di Giuseppe Corasaniti, Fiorello Cortiana, Mauro Preda
“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”. Albert Einstein Quelli di via Pattari, con il loro dossieraggio, stanno mettendo in luce la vulnerabilità eversiva della nomenclatura pubblica, ma costituiscono la punta dell’iceberg. Per capire il nostro tempo occorre andare oltre la cronaca. La questione dell’Intelligenza Artificiale e la natura della sua evoluzione riguarda tutti noi e interessa la nostra quotidianità nelle sue espressioni pubbliche e private. È bene iniziare a farci i conti. Il problema centrale non risiede tanto nelle potenzialità coadiuvanti delle nostre decisioni e in quelle sostitutive delle nostre azioni. Il problema risiede nella potenziale alterazione della relazione mente-corpo-natura: ciò per l’uso delle potenzialità digitali ‘embedded’, cioè dentro di noi magari a potenziamento dei sensi; altresì per l’avvio di una cessione della facoltà/responsabilità della decisione. Ciò che ci emoziona nell’abilitazione di una persona con disabilità motorie e neurologiche, ci deve preoccupare se riguarda il corpo e il cervello di un militare che, ad es. insieme a un drone, è parte di un sistema etero diretto da delle codificazioni. La questione ineludibile diventa cosa e quanto stiamo affidando del nostro processo cognitivo ad un algoritmo. Ecco di cosa stiamo parlando. Un algoritmo è una sequenza finita di operazioni da svolgere per risolvere un dato problema: con la codificazione le istruzioni sono poste in ordine, una dopo l’altra, e vengono eseguite nell’esatto ordine in cui sono originariamente inserite. Nella rappresentazione digitale, il processo secondo cui si fa corrispondere ad una informazione una configurazione di bit prende il nome di codifica dell’informazione. I caratteri di un testo vengono codificati tramite sequenze di bit, utilizzando un codice di traduzione, rappresentazione digitale dei dati. In altri termini, un dato viene rappresentato tramite una codifica, o codificato. I cambiamenti nelle metodologie di progettazione dei circuiti hanno prodotto un continuo aumento della potenza di calcolo, pur rimanendo nell’ambito della tecnologia del silicio. Con una enorme disponibilità di potenza gli algoritmi di ricerca semantica sono utilizzati nell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), nel riconoscimento delle entità nominate (NER), nei grafici di conoscenza e nel clustering semantico per eseguire le attività di ricerca. L’AI semantica è una combinazione di AI simbolica e statistica: si basa sulla modellazione delle parole per simulare il ragionamento umano e il machine learning è un metodo di analisi dati che automatizza la costruzione di modelli analitici, così i sistemi possono imparare dai dati, identificare modelli autonomamente e prendere decisioni con un intervento umano ridotto. Le tecnologie di IA già impiegate comprendono gli assistenti vocali/virtuali (chatbot e sistemi come Siri di Apple, Cortana di Microsoft) che sfruttano algoritmi di intelligenza artificiale per il riconoscimento del linguaggio naturale, per l’apprendimento e per l’analisi delle abitudini e dei comportamenti degli utenti; tracciabilità e identificazione. Per avere una idea delle dimensioni dell’aumento della potenza di calcolo intercorsa dobbiamo considerare che nel 1961 ci sarebbero voluti 1100 miliardi di dollari per avere un Gigaflops, nel 1997 il mitico “Deep Blue” di IBM, costruito per battere Kasparov nel gioco degli scacchi, capace di 13 Gigaflops è costato 5 milioni di dollari, nel 2008 IBM stimava un costo di circa 0,13 dollari per Gigaflops nel suo supercluster “Roadrunner” capace di infrangere la barriera di 1,7 Petaflops (peta=1015). Una codificazione del vivente sempre più definita, una comparazione di dati con una potenza di calcolo sempre più grande, una conseguente indicazione /presa di decisioni. Questi sono i nodi da contemplare in una riflessione politica e culturale. Perché se l’intelligenza è la capacità di risolvere problemi, magari prevedendoli ed evitandoli, non possiamo ignorare che, dentro il processo di evoluzione e selezione darwiniana, l’intelligenza si esprime dentro a contesti e situazioni inaspettate che richiedono salti e cambi di paradigmi e non solo decisioni basate su comparazioni di dati e statistiche di fatti accaduti altrimenti. Sono trascorsi pochi anni dal lockdown a seguito della pandemia COVID-19 e a questo proposito riprendiamo il discorso da un nostro precedente articolo pubblicato il 22 novembre 2020 dal titolo “COVID 19, I CONTI NON TORNANO – Per una mappatura efficace”. Nell’articolo allora in controtendenza rispetto alla proliferazione di varie app dedicate al contenimento della diffusione del virus si anticipava l’uso di tecnologie, modelli matematici di simulazione e previsione basati su reti neurali artificiali, deep learning ed intelligenza artificiale. La crisi creata dalla pandemia, ci spronò a riflettere su soluzioni innovative, un fatto per nulla isolato, anzi a livello globale possiamo ipotizzare che il lockdown abbia agito come “catalizzatore” per l’adozione e lo sviluppo dell’AI in diversi settori, accelerando tendenze già esistenti e aprendo a nuove opportunità. Andando oltre è ragionevole pensare che esista una relazione tra lo sviluppo di studi sull’intelligenza artificiale (AI) e il lockdown. Durante il lockdown, infatti, molte aziende e istituzioni hanno puntato verso un adattamento e riorganizzazione interna a nuove modalità di lavoro, portando a un’accelerazione nell’adozione di nuove soluzioni operative e tecnologie digitali. Focalizziamo l’attenzione su tre parole chiave quali “intelligenza”, “adattamento” e “riorganizzazione” tra loro strettamente connesse tanto da poter definire che la natura intima dell’intelligenza a cominciare dal livello biologico sia sostanzialmente misurabile come velocità di adattamento all’ambiente e riorganizzazione delle proprie strutture cognitive e materiali. Secondo Piaget, infatti, l’intelligenza e lo sviluppo cognitivo sono una caratteristica dell’organismo, una forma evoluta e complessa di adattamento biologico all’ambiente cui segue un processo di riorganizzazione. L’adattamento consiste in una continua ricerca di equilibrio dinamico o accomodamento a seguito dell’assimilazione di nuove informazioni provenienti dall’ambiente esterno che vanno ad interagire con i dati contenuti nell’esperienza provocando in essa una sorta di perturbazione. L’equilibrio ritrovato affinché si stabilizzi in modo permanente richiede una necessaria riorganizzazione dei contenuti dell’esperienza. Il processo appena descritto, riscontrabile in ogni forma do vita, in modo estremamente sintetico lo possiamo ritrovare a scale diverse: sia a livello micro nel funzionamento delle reti neurali cui si ispirano le reti neurali artificiali, i modelli matematici alla base dell’Intelligenza Artificiale; sia a livello macro ossia nella scala geografica ove si muovono le società, la ricerca scientifica con i conseguenti effetti nel mondo socio-economico-tecnologico. Proviamo ad esplicitare alcuni ambiti a scala macro ossia geografico-economica del processo di adattamento e riorganizzazione a seguito del lockdown e lo chiederemo proprio a ChatGPT ponendo la domanda: esiste una correlazione tra lockdown del covid19 con il progresso dell’intelligenza artificiale? A seguire la risposta di ChatGPT: “La pandemia di COVID-19 e i relativi lockdown hanno avuto un impatto significativo su molteplici settori, incluso il campo dell’intelligenza artificiale (IA). Sebbene sia difficile stabilire una correlazione diretta e univoca tra i lockdown e il progresso specifico dell’IA, ci sono diverse aree in cui si possono osservare effetti rilevanti: Aumento della digitalizzazione e dell’adozione di tecnologie IA: Durante i lockdown, molte aziende e organizzazioni hanno accelerato la digitalizzazione dei loro processi per adattarsi alle nuove circostanze. Questo ha portato a una maggiore adozione di soluzioni basate sull’IA per automatizzare compiti, migliorare l’efficienza e gestire il lavoro remoto. Incremento della domanda di strumenti IA: Settori come l’e-commerce, la telemedicina e l’intrattenimento online hanno visto una crescita esponenziale. Per gestire questa crescita, molte aziende hanno investito in strumenti IA per analizzare grandi quantità di dati, migliorare l’esperienza utente e ottimizzare le operazioni. Ricerca e sviluppo accelerati: La necessità di soluzioni rapide e innovative ha stimolato la ricerca e lo sviluppo nell’IA. Ad esempio, l’IA è stata utilizzata per accelerare la scoperta di farmaci, modellare la diffusione del virus e ottimizzare la distribuzione delle risorse sanitarie. Collaborazione e condivisione dei dati: La crisi sanitaria globale ha incentivato la collaborazione internazionale e la condivisione dei dati. Questo ha fornito un’enorme quantità di dati reali per addestrare modelli di IA, migliorandone l’accuratezza e l’affidabilità. Investimenti e finanziamenti: Nonostante l’incertezza economica, molte aziende tecnologiche e start-up nel campo dell’IA hanno continuato a ricevere finanziamenti significativi. Gli investitori hanno visto il potenziale dell’IA nel fornire soluzioni a lungo termine per problemi complessi, tra cui quelli emersi durante la pandemia. Cambiamenti nel lavoro e nell’educazione: L’aumento del lavoro remoto e dell’educazione a distanza ha portato allo sviluppo e all’adozione di strumenti di IA per migliorare la produttività, facilitare l’apprendimento e gestire la comunicazione. Etica e regolamentazione: La pandemia ha anche sollevato questioni etiche riguardanti l’uso dell’IA, come la privacy dei dati e il bias algoritmico. Ciò ha portato a un dibattito più intenso e a iniziative volte a regolamentare e guidare l’uso responsabile dell’IA. In conclusione, mentre i lockdown legati al COVID-19 non sono stati una causa diretta del progresso dell’IA, hanno certamente catalizzato e accelerato molte delle tendenze esistenti. L’IA è diventata uno strumento cruciale per affrontare le sfide poste dalla pandemia, e questa situazione ha evidenziato la sua importanza e potenzialità future. A supportare ulteriormente la nostra ipotesi abbiamo eseguito un’analisi statistica del trend di frequenza di ricerca a scala globale nel Web di parole chiave legate ai concetti di Intelligenza artificiale ed Intelligenza senza aggettivi. Si noterà immediatamente il rapido e deciso incremento delle frequenze di ricerca proprio in corrispondenza degli anni a fine lockdown.
Lo sviluppo di tecnologie legate ad AI a questo punto ci portano a riflettere ed a chiederci se queste tecnologie siano da considerarsi così “intelligenti”, attualmente sono enfatizzate quasi a creare nei loro confronti un interesse quasi mistico non solo da parte del pubblico spesso ignaro del funzionamento interno di questi strumenti, ma anche di scienziati e la cosa è molto più preoccupante! Per dubitare dell’intelligenza effettiva di AI lo chiediamo ancora a ChatGPT ponendo la domanda: l’intelligenza artificiale è intelligente? Ecco cosa ci risponde e la risposta non necessita neppure di ulteriori commenti: (…), l’intelligenza artificiale può essere considerata “intelligente” in senso operativo e funzionale: è estremamente efficace nell’eseguire compiti specifici per cui è stata progettata e addestrata, spesso superando le capacità umane in termini di velocità e accuratezza. Tuttavia, questa “intelligenza” è fondamentalmente diversa dall’intelligenza umana, che comprende la comprensione del contesto, la creatività, l’intuizione e la capacità di adattarsi a nuove situazioni in modo flessibile. Quindi, mentre l’IA è straordinariamente potente e utile in molti ambiti, non è “intelligente” nel senso umano del termine. La distinzione tra IA ristretta e IA generale è cruciale per comprendere le capacità e le limitazioni degli attuali sistemi di intelligenza artificiale. A questo punto, approfondiamo la questione chiedendo a ChatGPT : ritieni di essere intelligente? Puntualmente ci risponde: Non ho una coscienza di me stesso, quindi non posso “ritenere” nulla. Tuttavia, sono progettato per elaborare informazioni e rispondere a domande in modo utile! La nostra curiosità ci porta quindi a dubitare della sensatezza di articoli pubblicati ove si illustra un ipotetico quoziente di intelligenza di ChatGPT. Per sciogliere ogni nostro dubbio abbiamo posto una domanda: hai eseguito test di QI ? ChatGPT ha risposto: No, non posso fare test di QI, poiché non ho una mente cosciente o un’intelligenza come gli esseri umani. Sono solo un modello di linguaggio che elabora informazioni e fornisce risposte. Se hai domande su intelligenza o test di QI, posso fornirti informazioni al riguardo! Dunque ChatGPT per sua stessa ammissione non è intelligente e lo dichiara apertamente! Abbiamo, infatti posto a ChatGPT una domanda provocatoria: Ammetti di non essere così intelligente come tutti credono? ChatGPT “onestamente” ha risposto: È corretto affermare che ChatGPT, come sistema di intelligenza artificiale, non è “intelligente” nel senso umano del termine. Anche se posso eseguire compiti complessi di processamento del linguaggio naturale, le mie capacità sono limitate e diverse rispetto all’intelligenza umana. Ecco alcune precisazioni: Nessuna Consapevolezza o Comprensione: Non possiedo coscienza, autoconsapevolezza, o comprensione reale. Rispondo alle domande basandomi su pattern e dati presenti nei testi su cui sono stato addestrato, senza comprendere il significato profondo di ciò che dico. Assenza di Emozioni e Esperienze: Non ho emozioni, esperienze personali o un senso del sé. Qualsiasi simulazione di emozioni nelle mie risposte è puramente algoritmica e priva di autentica empatia o sentimento. Limitazioni Contestuali: La mia comprensione del contesto è limitata ai dati immediatamente presenti nel testo che mi viene fornito. Non posso ricordare informazioni personali o contestuali da una conversazione all’altra, a meno che non siano fornite di nuovo nel corso della stessa sessione. Mancanza di Creatività e Intuizione Umana: Anche se posso generare testi che sembrano creativi, non possiedo la creatività o l’intuizione che derivano dall’esperienza umana e dall’interazione con il mondo reale. Intelligenza Specializzata: Sono progettato per compiti specifici come rispondere a domande, fornire informazioni e assistenza nel processamento del linguaggio. Non possiedo l’intelligenza generale che permette agli esseri umani di adattarsi a una vasta gamma di situazioni e problemi. In sintesi, mentre posso essere utile e persino impressionante in alcuni contesti, le mie capacità non rappresentano l’intelligenza nel senso completo del termine. Il mio funzionamento si basa su algoritmi complessi e dati, e non su una comprensione o consapevolezza reale. In conclusione abbiamo posto una domanda chiave che ci rassicura circa le effettive potenzialità dello strumento e ci allontana da ogni possibile nostra superstizione nei suoi confronti. Chiediamo: Ammettendo di trattare l’intelligenza sempre in senso ampio quando si parla di Intelligenza Artificiale lo si fa senza rendersi conto delle strutturali limitazioni che hai! Sei d’accordo? ChatGPT ha risposto così: Sì, sono d’accordo. Spesso, quando si parla di intelligenza artificiale, si tende a usare il termine “intelligenza” in modo ampio, senza considerare le limitazioni strutturali e fondamentali che i sistemi di IA, come me, possiedono. Questo può portare a fraintendimenti sulle capacità effettive dell’IA. Ecco alcune delle principali limitazioni da tenere presente: Assenza di Consapevolezza: Non ho consapevolezza di me stesso né delle mie azioni. Non posso riflettere su ciò che faccio o perché lo faccio. Limitazioni Contestuali: La mia comprensione è limitata al contesto immediato delle conversazioni. Non posso accumulare conoscenze personali o storiche al di fuori della sessione corrente. Mancanza di Comprensione Profonda: La mia “comprensione” è superficiale, basata su correlazioni nei dati piuttosto che su una vera comprensione concettuale. Non capisco il mondo come lo farebbe un essere umano, con esperienza e intuizione. Assenza di Emozioni e Esperienze: Non ho emozioni, esperienze personali o la capacità di percepire il mondo. Questo limita la mia capacità di comprendere e rispondere in modo realmente empatico o sensibile. Dipendenza dai Dati: La mia capacità di rispondere è direttamente legata ai dati su cui sono stato addestrato. Non posso creare nuove conoscenze o sviluppare idee originali indipendentemente dai dati esistenti. Limitazioni nell’Intelligenza Generale: L’intelligenza artificiale ristretta (ANI), come me, è progettata per compiti specifici. Non possiedo l’intelligenza generale (AGI) che permetterebbe di comprendere, apprendere e adattarsi a una vasta gamma di situazioni come farebbe un essere umano. Assenza di Creatività Vera: Anche se posso generare testi che sembrano creativi, questa creatività è algoritmica e basata su pattern nei dati, non su un processo creativo consapevole come quello umano. Incapacità di Apprendimento Autonomo Continuo: Mentre posso essere aggiornato e migliorato attraverso interventi esterni, non posso apprendere autonomamente al di fuori del mio addestramento iniziale senza interventi programmati. Queste limitazioni devono essere chiaramente comprese per evitare aspettative irrealistiche sull’intelligenza artificiale. Riconoscere queste limitazioni è fondamentale per sviluppare e utilizzare l’IA in modo responsabile e efficace, senza attribuirle capacità che non possiede. Possiamo a questo punto dichiarare che ChatGPT non è e certo non sarà mai così “intelligente” come alcuni imbonitori vorrebbero farci credere .. ma almeno è ONESTO! Questa consapevolezza dovrebbe essere parte di un apprendimento critico transdisciplinare, dove l’architrave formazione-istruzione-ricerca: dalla Accademia a scendere e dalla Primaria a salire, sia in una relazione costante con tutte le componenti sociali. Mauro Preda Giuseppe Corasaniti Fiorello Cortiana

Fame di Pane Sete di Conoscenza

lunedì 7 ottobre 2024

7 ottobre

L'articolazione della guerra mondiale in corso in Medio Oriente è partita da una strage, dai rapimenti e dagli stupri contro un rave di giovani israeliani e contro coloni pacifici e inermi. Chi ha lasciato agire Hamas aveva bisogno di un pretesto e ne ha sottovalutato la portata. Certamente un governo cinico, sorretto dagli integralisti reazionari che vogliono occupare e difendere la Cisgiordania con coloni abusivi ed esercito, non era interessato a difendere i ragazzi radunati in festa e i kibbutz regolari. Ma centinaia di km di tunnel non si sono fatti da soli e qualcuno ha pagato gli abitanti di Gaza per farli, e Hamas per riempirli di materiale bellico. Invece di '2 popoli 2 stati' si è preparato il disastro. Ora Israele, che ha un giudice costituzionale musulmano (l'avreste mai detto?), che vede libere manifestazioni contro il governo e per la liberazione degli ostaggi (altrettanto non può avvenire contro Hamas, Hezbollah o la dittatura religiosa in Iran), ora Israele e la sua democrazia vivono o muoiono, così come per l'Ucraina. Nessuno che abbia a cuore la libertà è la democrazia può esitare, ma non può alresì rimandare la piena realizzazione della sovranità e della identità di popolo della Palestina. Altrimenti la china non si interrompe. Per questo occorre una Europa politica non una frontiera contro il dittatore russo e i suoi oligarchi, tenuti al guinzaglio cinese.

venerdì 4 ottobre 2024

Siamo tutti milanesi ariosi, dei giargiana, insomma dei fuori sede.

ArcipelagoMilano 1 ottobre 2024 PARTECIPAZIONE E RAPPRESENTANZA NON SONO ANCORA ARRIVATI A quando l'ultimo miglio? di Fiorello Cortiana Siamo tutti milanesi ariosi, dei giargiana, insomma dei fuori sede. Sono due le notizie riguardanti Milano che hanno impegnato per giorni la cronaca locale e nazionale. Partiamo dal quadro presentato dal Sole 24 Ore sull’indice della criminalità. Milano, con più di 7mila reati in un anno, è al primo posto nella classifica con le denunce in crescita del 4,9% , a livello nazionale è il 3,8%, mentre è al terzo posto per violenze sessuali e al quinto per i reati connessi agli stupefacenti. I commenti nelle istituzioni ne fanno una questione esclusiva di ordine pubblico: l’opposizione accusa il sindaco e la giunta di incapacità, mentre sia Palazzo Marino che il Presidente del Tribunale, sollevano il problema delle risorse, per la carenza di organico di polizia e carabinieri. Sulle denunce pesano tantissimo le città metropolitane: “Il 30% dei reati in Italia nel 2023 è stato segnalato proprio nei 14 capoluoghi principali, con Milano e Roma che da sole rappresentano il 15% del totale” Per altro è quasi un anno che il sindaco Beppe Sala ha delegato l’ex capo della Polizia, Franco Gabrielli, alla sicurezza e la coesione sociale, pur mantenendo Lamberto Bertolé assessore a Welfare e Salute e Marco Granelli assessore alla Sicurezza. L’altra notizia costituisce l’ennesima puntata del serial sullo stadio: Inter e Milan vogliono uno stadio nuovo a fianco del San Siro Meazza, pur mantenendo le ipotesi degli impianti a San Donato e a Rozzano. È di poche settimane la presentazione al sindaco di Milano della proposta di Webuild che, con inizio dei lavori a gennaio 2025, prevede l’impianto rinnovato per gennaio 2029. Il tutto con una procedura che permetterà a Inter e Milan di continuare il campionato senza interruzioni, come richiesto. L’ennesima conferma del lavoro dei prof. Aceti e Magistretti, partito al Politecnico nel 2016, presentato poi a Palazzo Marino: un piano di fattibilità per rigenerare e riqualificare l’impianto esistente. Giuseppe Sala, che è il sindaco di Milano e non l’AD delle società, registrate le intenzioni delle due società di calcio, ha dichiarato che l’ipotesi nuovo stadio a San Siro, accanto al ‘Meazza’, partirebbe da delibere già approvate dal Consiglio comunale e che quindi non dovrebbe essere votata di nuovo, mentre i consiglieri comunali sostengono che non si è mai parlato di due impianti separati e ne vogliono discutere in aula. I cittadini del quartiere di San Siro probabilmente non sono stupiti di questo ritorno alla casella di partenza del Monopoli, certamente si domandano quale qualità della vita produrrà la presenza di due stadi, oltre agli spazi per manifestazioni musicali esistenti. La cosa tragica, per il Patto Civile, è che hanno smesso di pensare di essere ascoltati. Del resto l’Amministrazione, con l’apposita Commissione da lei nominata, aveva negato la possibilità di tenere un referendum cittadino sulla questione dello stadio: proposta che aveva rigorosamente rispettato le modalità e le procedure regolamentari di questo istituto di partecipazione. Non è andata diversamente con il Dibattito Pubblico, preteso ai sensi di legge dai cittadini, gestito senza terzietà come parte del marketing di comunicazione della proposta di Inter e Milan. La cosa, appunto, è tragica: meno della metà dei milanesi partecipa alle tornate elettorali, anche a quella comunale. Compresi schede nulle, astenuti, senza quorum. Libertà è partecipazione, ci ricorda Giorgio Gaber, così come la sicurezza è un prodotto sociale e la rappresentanza responsabilizza il rappresentante e il rappresentato che lo incarica. Questo è il punto: due stadi a San Siro, uno a San Donato e uno a Rozzano, eppure la Città Metropolitana è politicamente inane. La Corte Costituzionale ha richiamato il Parlamento al rispetto della Carta ma i suoi organi non sono eletti dai cittadini, a partire dal sindaco che, automaticamente, è quello di Milano, città capoluogo. Chi coordina la pianificazione territoriale dell’area vasta metropolitana? Nessuno. Chi fa la programmazione territoriale delle funzioni in città: Inter e Milan o il Comune? Così per i Municipi: si pronunciano contro la sostituzione del pavé con asfalto impermeabilizzante, ma contano nulla, non dispongono neppure di un bilancio proprio e dipendono dai capitoli di spesa di Palazzo Marino. Altroché il Bilancio Partecipato… Di fronte a tutto ciò lo sguardo dei politici locali è rivolto al proprio ombelico e alle proprie Baruffe Chiozzotte. La Presidente del Consiglio Comunale di Milano Elena Buscemi ha scritto al Prefetto Claudio Sgaraglia per comunicargli il suo crescente disappunto e la sua preoccupazione per come “alcuni membri dell’opposizione stiano sistematicamente adottando comportamenti molto aggressivi, contribuendo così a generare un clima di tensione che impedisce lo svolgimento democratico delle nostre discussioni.” La Presidente spera in un intervento del Prefetto affinché richiami i consiglieri ad un comportamento più rispettoso. Altroché Autonomie Locali siamo alla marmellata e alla manifesta comunicazione di incapacità di azione politica in una città distratta e assente Sembra compiuta la trasformazione sociale e identitaria da abitanti della propria città, del proprio territorio, a residenti. Siamo tutti dei ‘Fuori Sede’, dei City Users di un supporto inerte per grandi appuntamenti, fieristici o sportivi che siano, relazioni commerciali, formative e finanziarie. Possiamo pensare di non essere un teatro attraente per truffe, rapine, scippi, prostituzione, commercio di stupefacenti, lavoro nero e precariato? Eppure ‘Milan col coeur in man’ è il detto che fotografa la generosità del volontariato milanese, ma anche qui è premiato quello collaterale alle forze di governo della città, per il resto si conferma la condizione di milanesi ariosi o giargiana, che dir si voglia. Insomma la questione è quella della partecipazione e della rappresentanza, senza una loro effettività la crisi dell’istituto della democrazia non può generare altro che populismi, sovranismi, nazionalismi, buoni a coprire nomenclature utili alla consociazione degli affari, finanziari, fondiari, immobiliari che siano. Non abbiamo bisogno della Piccola Patria Padana con l’Autonomia Differenziata per la spartizione delle risorse pubbliche con il Premierato. Abbiamo bisogno di rendicontazione e trasparenza: accountability. Per una classe dirigente capace di esercitare una soggettività che risponda agli interessi generali, delle attuali e delle future generazioni, occorrono modalità e prerogative di partecipazione e di rappresentanza effettive . Si pone quindi la necessità di dare cogenza e quote effettive di sovranità e concorso alla politica pubblica, alla Cittadinanza Attiva. Di dare carattere democratico compiuto alla Città Metropolitana e ai Municipi. Di dare rappresentanza popolare e territoriale al Parlamento. Nel silenzio omissivo dello spazio pubblico informativo, quasi in chiave carbonara risorgimentale da Esuli in Patria, tante esperienze politiche e sociali si sono messe in rete in tutte le città d’Italia per poter scegliere i rappresentanti in Parlamento, per avere rappresentanti del popolo e non rappresentanti di partito, per ridurre la dispersione dei voti e garantire il pluralismo. Il comitato per il referendum abrogativo della legge elettorale nazionale Io Voglio Scegliere ha altresì una denominazione significativa: Comitato per la Rappresentanza. Un obiettivo specifico e concreto per avviare una rigenerazione della democrazia condividendo partecipazione e responsabilità. Abitare lo spazio pubblico, essere cittadini, appunto. Ci sono ogni giorno diversi tavoli a Milano, Lombardia e Italia tutta. Dopo il partecipato incontro al Circolo De Amicis ci saranno altri appuntamenti per dare corso alle iniziative per la rappresentanza. Si firma online con SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica) https://www.iovoglioscegliere.it/ Fiorello Cortiana

giovedì 15 agosto 2024

giovedì 18 luglio 2024

I MILANESI RACCOLTI IN PREGHIERA: “BUON DIO SALVA MILANO

I MILANESI RACCOLTI IN PREGHIERA: “BUON DIO SALVA MILANO” La città allo sfascio
16 luglio 2024 In attesa del salasso che il Ministero di Giorgetti sta predisponendo con la prossima legge di bilancio, quindi con tagli ai servizi e agli Enti Locali, proviamo a annotare le questioni spinose che attendono Milano alla ripartenza di settembre. L’agenzia di rating Moody’s ha appena promosso la Lombardia confermando per il 2024 il livello “Baa2 stabile”, superiore a quello dello Stato italiano (“Baa3 stabile”). Un caso nel panorama finanziario mondiale. Quindi, c’è una valorizzazione nominale della Regione mentre il suo territorio paga prezzi pesanti per la mancata manutenzione e l’assenza di una regimazione e di un governo delle acque degno della sua tradizione. L’alterazione climatica produce eventi estremi sempre più frequenti, estesi e intensi. La città di Milano, a nord e tutta la cintura verde agricola, subiscono conseguenze pesanti ben oltre i servizi nei palinsesti della informazione. Milano è la seconda città agricola d’Italia, dopo Roma, prima città agricola metropolitana. Si accorge degli agricoltori quando bloccano le strade, ma non li coinvolge né nella regimazione e governo delle acque. Ciò in relazione agli approvvigionamenti in relazione alla produzione idroelettrica né per la pianificazione di infrastrutture idrauliche e per la custodia del Parco Agricolo Sud Milano, il parco di cintura più grande d’Europa. Non va meglio al verde in Città: con la limitazione dello sfalcio dell’erba, giustificata ambientalmente ma definita dal taglio dei costi e non da una verifica delle funzioni e degli usi dei diversi spazi verdi; con il taglio di alberi storici e la capitozzatura che costa meno della loro messa in sicurezza e cura con potature adeguate. Giovanni Storti ha ricordato l’opuscolo del comune di Milano, in cui viene sconsigliata questa pratica…e non c’è nulla da ridere. Anche qui i cittadini e le associazioni che si impegnano e si mobilitano non vengono coinvolti in nessun percorso di valutazione e di progettazione. La cosa non cambia per le associazioni del volontariato che hanno aiutato e assistito centinaia di migliaia di persone la pandemia e dopo, per lo più anziane nella città che invecchia. Non c’è traccia del rispetto del richiamo della Corte Costituzionale per il loro coinvolgimento nella programmazione e nella progettazione. Si ha solo notizia di affidi diretti di spazi comunali ad associazioni che, come nella ‘Fattoria degli animali ‘, sono ‘più uguali degli altri’: ai quali restano bandi improbabili. Qui c’è un’altra questione spinosa, riguarda la marginalità di molti giovani che abitano la periferia e la cintura. In loro si riflettono sia la condizione strutturale di una netta e ampia separazione di classe sociale senza ascensori possibili, sia la presunta parità della disintermediazione digitale con la veicolazione di icone e di autocelebrazione della devianza, certificata dalla deriva di ordine pubblico e giudiziario che ne consegue. La cosa fa notizia se riguarda rivolte e le botte ai detenuti del Carcere Minorile Beccaria o gli scippi e le violenze che bande giovanili mettono in atto nei quartieri della movida. E’ dai tempi di Novella Sansoni, assessora e Presidente della Provincia di Milano, che non c’è alcun progetto integrato con le altre agenzie istituzionali e associative, dalle scuole ai servizi sociali, per la partecipazione diretta dei giovani alla costruzione di percorsi e progetti socio-culturali su scala metropolitana. Ci sono due questioni che sono cruciali per l’espressione di una visione politica per la città da parte dell’amministrazione e del Consiglio. La questione Stadi si presenta come la successione di proposte fatte dalle società proprietarie di Inter e Milan: le istituzioni si affannano a svolgere una funzione di facilitatori procedurali. Si era partiti dalla necessità di abbattere uno stadio pubblico, funzionante e ulteriormente qualificabile, per potersi avvalere della Legge sugli Stadi per costruirne uno privato con annessa autorizzazione per l’edificazione di immobili non pertinenti. Siamo ora alla intenzione di due sindaci della Città Metropolitana, Rozzano e San Donato, di concedere aree non urbanizzate per fare due nuovi stadi di proprietà di Inter e Milan. Intanto il sindaco Sala ha capito che il San Siro Meazza è ulteriormente qualificabile perché lo ha detto e proposto WeBuild, evidentemente i Professori del Politecnico che, alla luce delle verifiche UEFA, lo avevano ampiamente illustrato e dimostrato in Sala Alessi a Palazzo Marino, non erano stati convincenti. Nello stesso tempo il sindaco Sala ha chiesto di essere parte dell’Accordo di Programma per lo stadio a San Donato. Poco importa se 70 professori universitari di Politecnico, Statale e Cattolica, hanno rivolto un appello a Gianni Infantino, presidente Fifa, Aleksander Ceferin, presidente della Uefa e a Gabriele Gravina, presidente Figc: “Assumete una posizione netta contro la costruzione di nuove infrastrutture su terreni non urbanizzati” ciò “comporterebbe la trasformazione di circa 30 ettari di terreno mai urbanizzato, senza contare che nelle immediate vicinanze del sito proposto per l’impianto si trova l’abbazia di Chiaravalle. Dovendo compensare la perdita ambientale sarebbe necessario piantare 19 ettari di bosco e 32000 alberi per arrivare in vent’anni a compensare quanto perduto a causa del consumo di suolo che comprende anche diverse aree del Parco Agricolo Sud Milano, riserva naturale dedicata alla protezione di boschi, terreni agricoli e corsi d’acqua”. I 70 accademici si augurano “che le federazioni calcistiche assumano una posizione netta contro la costruzione di nuove infrastrutture su terreni non urbanizzati al fine di non compromettere quei principi di sostenibilità che ispirano le strategie globali di contrasto al cambiamento climatico, incoraggiando il recupero delle strutture esistenti”. Il bipolarismo italiano non trova gli accordi per preservare il dettato costituzionale nel predisporre adeguamenti forse perché riserva la consociazione alle politiche fondiarie e immobiliari. Ecco l’esempio: il Parlamento sta discutendo gli emendamenti del decreto “salva-casa”, per immobili che, stando alle inchieste giudiziarie in corso a Milano, potrebbero essere stati realizzati con permessi rilasciati o ottenuti in violazione delle disposizioni di legge statale e regionale. Se passasse così il “salva-Milano” andrebbe oltre l’obiettivo di salvaguardare gli incolpevoli acquirenti degli immobili, aprendo a una sanatoria per operatori, professionisti, funzionari e dirigenti che avessero violato le leggi. E’ a rischio un difficile equilibrio, più volte violato, tra il diritto privato di proprietà e la funzione sociale nell’interesse di tutti che le amministrazioni pubbliche devono garantire. L’esclusiva monetizzazione degli standard urbanistici rischia di diventare una voce mercantile del bilancio comunale senza tener più conto delle necessarie dotazioni di servizi e delle distanze fissate dal codice civile e dal dm 1444. Anche qui giuristi e urbanisti hanno lanciato una lettera appello “La Salva-Milano cancella decenni di regole a vantaggio della rendita”. Infine, la questione che tutto tiene riguarda l’ordinamento delle istituzioni, l’appello di Confindustria/Assolombarda, CGIL, CISL, UIL, Camera del Lavoro per una piena attuazione democratica e rappresentativa della Città Metropolitana è caduto nel vuoto, del resto a Milano i Municipi non dispongono neanche di un bilancio proprio e se dicono di non sostituire il pavè con il catrame non vengono neanche ascoltati. Intanto buone vacanze, “se te vouret cus’è?”