ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

domenica 21 giugno 2020

Più riflessione e meno luoghi comuni sullo smart working

Trovo che da tempo Sala affidi le sue esternazioni ai suoi responsabili della comunicazione. A volte, spesso, l'assenza di empatia sociale è imbarazzante. Nel caso dello smart working non si puo andare per semplificazioni e luoghi comuni, tipo 'non lavora nessuno', perché la cosa è più complessa. Primo, non  timbrare il cartellino non significa produrre di meno se il lavoro è organizzato a progetto, la cosa rimanda ai modelli organizzativi e alla logica gerarchica di comando figlia del secolo scorso. Secondo, il lavoro a casa e l'uso di piattaforme adeguate per gli incontri fanno risparmiare tempo di trasporto, ingombro statico e dinamico dei mezzi privati, emissioni inquinanti, incidentalità ecc. Forse occorre una riflessione più approfondita.

martedì 16 giugno 2020

RIFIUTI: UNA DEROGA PERICOLOSA




5 giugno 2020 ARCIPELAGO MILANO

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE: PRODUCI, USA GETTA?

Idee per un utilizzo sostenibile



Lo spettro delle mafie, che si inseriscono nei “buchi” lasciati dallo Stato, continua ad aggirarsi negli impianti di gestione dei rifiuti milanesi. Se i rifiuti tradizionali diminuiscono, aumentano quelli sanitari (guanti, mascherine, camici…), di cui è ancora più importante il corretto smaltimento.

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C’è una conseguenza del COVID-19 che ha e avrà una permanenza più duratura della diffusione del contagio: i dispositivi di sicurezza individuale (DPI); mascherine, camici, guanti e occhiali sono monouso e dopo il loro utilizzo devono essere gettati, le strutture sanitarie, i luoghi di lavoro, i mezzi pubblici, devono essere costantemente sanificate e igienizzate e i prodotti e gli stracci utilizzati devono poi essere smaltiti.
Con l’emergenza coronavirus, in Italia i rifiuti ospedalieri sono aumentati del 20% e questo mette sotto pressione gli operatori del settore. Si tratta del 20% in più sulle circa 1.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi, che non sempre vengono gestiti e smaltiti in modo corretto. Per l’Ispra entro il 2020 il sistema italiano dovrà fare i conti con un quantitativo di rifiuti, per l’uso di mascherine e guanti, che può variare tra le 150mila e le 450mila tonnellate1.
ASL e Aziende Ospedaliere, con gare pubbliche, affidano la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti ad impianti di proprietà degli affidatari, o in convenzione con essi. Negli impianti di incenerimento dei rifiuti sanitari vi è una capacità annua non utilizzata di 200mila tonnellate. Al momento gli impianti italiani sono sufficienti, con una capacità di trattare circa 340mila tonnellate di rifiuti sanitari: 220mila con incenerimento e 120mila con sterilizzazione. Ciò a fronte di circa 145mila tonnellate di quantità effettivamente trattate: 96mila con incenerimento e 50mila con sterilizzazione.
Nella legge di conversione del Cura Italia l’art.113-bis consente un deposito temporaneo dei rifiuti fino al doppio rispetto a prima, e per più tempo. Le deroghe al deposito temporaneo dei rifiuti previste dall’articolo 113-bis possono alimentare il sistema criminale gestito dalle ecomafie. L’ampliamento dei limiti quantitativi dei rifiuti e l’estensione dei tempi di permanenza nei depositi temporanei è possibile senza autorizzazioni prima del loro avvio al recupero o allo smaltimento. Un quantitativo che può arrivare al doppio rispetto a prima: 60 metri cubi, di cui 20 metri cubi di rifiuti pericolosi con tempo di permanenza fino a 18 mesi, mentre prima il limite era di un anno.
Si tratta di deroghe che non rispondono ad una emergenza effettiva, perché l’aumento dei rifiuti sanitari ha come contraltare la diminuzione dei rifiuti urbani. Come affermato dal ministro dell’Ambiente Costa, audito dalla Commissione Ecomafia, da quando è iniziata l’emergenza Covid-19 i rifiuti – in particolare quelli urbani, differenziati e non -, sono notevolmente diminuiti a causa della contrazione del turismo e della chiusura di molte attività commerciali.
Il rischio che le deroghe alimentino l’attività delle ecomafie è ben spiegato dalla attività quotidiana dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE): solo una settimana fa in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia, è stata data esecuzione alla ordinanza di misura cautelare del Gip del tribunale di Torino, richiesta dalla DDA, contro una organizzazione responsabile di traffico illecito di rifiuti e realizzazione di discariche abusive; circa 23.000 tonnellate di rifiuti provenienti da diversi impianti del Nord Italia smaltiti illegalmente. Nove capannoni industriali dismessi sequestrati, con gran parte i rifiuti stoccati provenienti dalla raccolta indifferenziata. Una inchiesta partita nel 2018 a seguito di incendi che hanno interessato impianti formalmente autorizzati e diversi capannoni adibiti a discariche abusive.
Non si trattava di episodi isolati, ma di una sequenza puntuale che ha interessato l’area metropolitana fino ad entrare nel capoluogo della Città Metropolitana a Quarto Oggiaro. Una modalità di smaltimento dei rifiuti senza oneri e controlli che affianca le migliaia di tonnellate di rifiuti italiani trasportate illegalmente in Malesia, come ha denunciato l’inchiesta di Greenpeace.





Questo quadro e le conseguenze del COVID-19 pongono alla politica pubblica due nodi. Il primo riguarda la riduzione dei rifiuti generati dai dispositivi sanitari. Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha detto alla Commissione Parlamentare sulle Ecomafie che la via per evitare la generazione di rifiuti, a seguito dell’uso diffuso e necessario dei dispositivi, passa dalla produzione e dall’utilizzo, per tutti coloro che non sono professionisti negli ambiti sanitari, di mascherine protettive lavabili e riutilizzabili. Secondo il Politecnico di Torino per la Fase 2 occorrerà circa un miliardo di mascherine al mese. Un quantitativo che si può ridurre di un terzo se si adottano quelle riutilizzabili. Ci sono inoltre aziende italiane che avrebbero definito metodi di sanificazione per il riuso dei dispositivi di protezione individuale.
Questa è l’indicazione dell’Unione Europea: la Commissione Europea ha respinto la richiesta della European Plastics Converters (EuPC), l’associazione dei convertitori plastici, di posticipare le scadenze della direttiva 2019/904-SUP per la messa al bando di alcuni articoli in plastica monouso.  Il ministro Costa ha espresso la volontà di ridurre l’usa e getta per puntare su materiale recuperabile “secondo i principi dell’economia circolare”, dopo aver firmato lo statuto del consorzio italiano di bioplastiche, Biorepack: 252 aziende, 2600 addetti, una produzione annua di 90mila tonnellate di bioplastica per un fatturato di 700 milioni di euro. Il ministro Costa ha anche comunicato l’istituzione di un tavolo con Ministero dell’Ambiente, Istituto superiore di Sanità, Ispra e operatori del settore rifiuti, con la funzione di monitorare i flussi di rifiuti indifferenziati, sia da raccolta differenziata che sanitari.
Qui si incontra il secondo nodo per la politica pubblica: l’infausta legge Delrio (Legge 56/2014), che in barba al dettato della Costituzione ha lasciato le Province e le Città Metropolitane in una condizione residuale, senza risorse autonome e con prerogative ridotte. Insieme alla diminuzione sostanziale del personale addetto al rilascio delle autorizzazioni per gli impianti di deposito e smaltimento, la Delrio ha altresì ridotto e neutralizzato la Polizia Provinciale, che rilevava il 70% degli illeciti ambientali, oggi reato, e smobilitato le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), preziosi e competenti indicatori.
Insieme al cambio di produzione e di uso dei dispositivi sanitari, per una effettiva circolarità del sistema occorrono tracciabilità e controlli lungo la filiera, ripristinando la presenza i poteri e le competenze degli organi previsti dal Titolo V della Costituzione per il governo e il coordinamento delle aree metropolitane e delle aree vaste.  Quindi non dobbiamo affrontare alcuna emergenza impiantistica di smaltimento legata al Covid-19; piuttosto, dobbiamo attuare sia le linee guida dell’Unione Europea per la sostenibilità dei prodotti – senza puntare sull’usa e getta della plastica monouso, su inceneritori e discariche -, sia il dettato Costituzionale per il governo e il controllo del territorio e delle attività che ospita.
Fiorello Cortiana

giovedì 11 giugno 2020

F2F: ALIMENTAZIONE COME PREVENZIONE


Perchè l'UE deve pensare anche alla politica alimentare

La conservazione della biodiversità - e dell'ambiente in generale - deve diventare un interesse primario, del pubblico così come dei privati; Covid-19 non fa che ricordarcelo. Uno sguardo alla nuova strategia alimentare europea Farm2Fork, e una lista di priorità.

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Il Coronavirus ha fatto slittare di due mesi il lancio della nuova politica alimentare dell’Unione Europea: ne è valsa la pena. F2F, la strategia Farm 2 Fork, che potremmo tradurre dal campo al piatto, ha una funzione centrale nei dieci capitoli della Strategia di crescita per l’Europa, l’European Green Deal, presentata dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen, con il 40% del Bilancio dell’Unione Europea da dedicare alle azioni per il clima.
Un buon segno nel “Super anno per la Natura e la Biodiversità”, secondo il Segretariato Generale delle Nazioni Unite. Il 2020 è anche il termine entro il quale i Paesi devono definire i propri piani per raggiungere gli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi per il Clima del 2015.
F2F ha l’intenzione dichiarata di promuovere l’agroecologia, la multifunzionalità della filiera agroalimentare nella piena sostenibilità per la salute, per l’ambiente e le dignità locali. Parliamo di una filiera oggi responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra – i greenhouse gases (GHG)-, del consumo di risorse naturali non rinnovabili, di impatto sulla salute pubblica con sovra e sotto nutrizione diffuse, nonché di ingiuste remunerazioni per i produttori primari. Mettere al centro la sostenibilità significa perciò abilitare nuovi diritti, nuove opportunità professionali ed imprenditoriali, una qualificazione ambientale e sociale.
F2F intende accelerare la transizione verso un modello sostenibile per la filiera agroalimentare, con un impatto ambientale neutro o di riqualificazione, la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento ai suoi effetti, con l’inversione della partita di biodiversità, con l’assicurazione dell’accesso al cibo, che sia sufficiente, sicuro, non sprecato, nutriente e sostenibile. Con garanzie per la remunerazione e la competitività del settore europeo della distribuzione e di un commercio equo e solidale, e con un beneficio per tutti gli attori: ricercatori, produttori, distributori, consumatori. Cambio generazionale, paesaggio, biodiversità, salubrità, dignità e giusta retribuzione del lavoro, azione per il clima, vivibilità delle zone rurali, qualità energetica, garanzia della filiera, saranno anche le basi per la strategia della prossima Politica Agricola Comunitaria.
La relazione tra F2F e PAC è ambiziosa.  Equa retribuzione e prezzi finali accessibili significano: rendicontazione e trasparenza nella catena di produzione del valore lungo la filiera evitando possibilità  per interpretazioni equivoche, utili a rispettare la forma senza cambiare né il processo né il prodotto ma riducendo l’efficacia nella attuazione della direttiva.
La Commissione Europea propone di supportare questa transizione attraverso le politiche comuni dell’agricoltura e della pesca, di regolazione e non-regolazione. Con innovazioni importanti accompagnate da contraddizioni evidenti, nella pesca, ad esempio, il 30% degli aiuti andrà all’industria meccanica, per la riduzione delle emissioni dei motori dei pescherecci europei. Nulla invece per la salvaguardia e la rigenerazione dello stock ittico, minacciato e ridotto ogni anno da quote di cattura sproporzionate ai tempi biologici di rigenerazione.
Il supporto europeo significa, altresì, attività di consulenza, strumenti finanziari, ricerca e innovazione. Nella filiera agroalimentare sarà quindi necessario riconoscere il necessario supporto alla transizione al biologico, sia dei latifondi che dei piccoli appezzamenti contadini. Ciò significa riconoscere e consentire l’esercizio delle funzioni agroecologiche, con le implicazioni di ripristino e salvaguardia ambientale e paesaggistica, nonché sulla salute pubblica.
Basti pensare agli impatti del cocktail tra pesticidi nei campi e antibiotici negli allevamenti, con la conseguente diffusione della resistenza a questi ultimi nella popolazione. Per questo la Commissione proporrà una cornice legislativa specifica a supporto della implementazione di una politica alimentare sostenibile. Qui sarà importante che l’innovazione sia fondata sul principio di precauzione, per cui diventano importanti anche gli sviluppi di interventi capillari, nell’irrorazione come nell’azione meccanica, per diserbare senza sconvolgere l’equilibrio e senza favorire la liberalizzazione degli OGM.
A supporto della dimensione globale della transizione sostenibile del sistema agroalimentare l’Unione Europea attiverà anche le sue politiche commerciali e gli strumenti di cooperazione internazionale. Qui, l’azione di controllo e repressione delle frodi si accompagna con la trasparenza delle etichette sui prodotti: qualità alimentare, qualità ambientale, dignità del lavoro. Dentro un’azione globale per la sostenibilità, ciò significa garanzie di trasparenza e qualità anche per le filiere internazionali, dal lavoro minorile e in schiavitù, all’uso di semi OGM, piuttosto che la deforestazione per gli allevamenti intensivi/estensivi.
Quanto sopra illustrato ha immediatamente a che fare con le aree urbane e la qualità della vita di chi le abita. Milano è seconda solo a Roma come città agricola, mentre come Città Metropolitana detiene il primato assoluto, presidiato dal parco agricolo di cintura più significativo d’Europa. In questo contesto, non è quindi fuori luogo la questione della conservazione della biodiversità a Milano. Essa svolge due funzioni cruciali per la qualità ambientale: una funzione conservazionista sia per la protezione di specie animali, che per quelle vegetali, che per l’aspetto paesaggistico, grazie al Parco Agricolo Sud Milano. Una funzione culturale, affinché i cittadini abbiano la consapevolezza della necessaria alleanza tra sfera biologica e antropolologica, nella relazione mente-corpo-natura. Ciò laddove ci sia un rapporto di fruizione e conoscenza di questa straordinaria riserva naturale con le sue risorse colturali e culturali. 
Per la criticità della sua condizione ambientale, dal consumo di suolo con la conseguente impermeabilizzazione, alle emissioni in atmosfera con la diffusa affezione alle vie respiratorie di chi la abita, ha perciò senso porre la questione della conservazione della biodiversità nell’area urbana milanese. In particolare laddove le politiche regionali per la conservazione della biodiversità hanno trascurato l’ambiente urbano. Un errore potenzialmente esiziale, poiché le città rivestono un ruolo prioritario tra gli ecosistemi per il numero di persone che le abitano, e perché le Nazioni Unite prevedono che a metà secolo il 70% della popolazione mondiale vivrà inurbata.
Si tratta – invece di assistere fatalmente a questa deriva -, di rovesciare invece il verso dello sviluppo urbano degli ultimi 150 anni. In luogo della penetrazione nella campagna lungo gli assi viari, tornare a vedere le vie d’acqua dei Navigli e i campi agricoli che lambiscono le periferie e i comuni della prima fascia di Milano come corridoi ecologici, che entrano in città e che la possono riequilibrare e risignificare. Del resto Cesano Boscone, comune di prima cintura nel Parco Sud, deve il suo nome ai boschi planiziari di querce che coprivano la pianura, anche se oggi pochi dei bambini delle sue scuole sanno che a pochi metri dalle loro case ci sono cascine pienamente funzionanti. 
Abbiamo la necessità, che deve diventare ambizione, di trasformare i nodi urbani da degenerazione energivora e generatrice di marginalità sociale e di rifiuti, creatrice di periferie vicine e lontane, in un centro di nuovo urbanesimo capace di riqualificazione e rigenerazione, di sostenibilità e bellezza.
La generazione, la connessione e la cura degli spazi verdi dentro il territorio urbano è una riserva di biodiversità utile, anche perché le aree verdi filtrano l’inquinamento atmosferico derivante da trasporti, riscaldamento e industrie; producono ossigeno, attutiscono i rumori e rendono gradevole il paesaggio urbano anche meno qualificato architettonicamente. Il nodo del conflitto per il cambiamento è qui, perché è qui che si genera il senso comune dell’agire collettivo, dove si producono i mandati elettivi locali e nazionali.
Quanti sanno che ci sono 300 siti “Natura 2000“, dentro alle città o nelle immediate adiacenze? Coltivare e proporre uno sguardo capace di vedere la relazione possibile e auspicabile tra la multifunzionalità agricola e l’abitato è già oggi la ragione che muove significative esperienze di cittadinanza attiva: le giardiniere di Piazza d’Armi, piuttosto che i cittadini che animano la Goccia a Farini o, sempre a Farini, ricorrono a TAR e Consiglio di Stato contro l’accordo di svendita di un bene pubblico come l’ex Scalo FS, in una economia della conoscenza – in luogo della “città-fabbrica” e di un sistema territoriale qualitativo una delle condizioni di attrattività e di generazione di valore.
WWF, Italia Nostra, Legambiente, della Lombardia, per il dopo Coronavirus hanno proposto un manifesto perché tutto non sia come prima, per Ripristinare un rapporto equilibrato di reciprocità tra ambiente e uomo, e quindi per “sostenere un ampio progetto di manutenzione del territorio che ponga come elemento centrale la qualità del paesaggio lombardo inteso come grande infrastruttura culturale capace di divenire traino di una ripresa economica lungimirante”.
Del resto la legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Parco Agricolo Sud Milano era partita così, da visionari come il gruppo di base cittadino ‘Ecologia 15’ e dal RAL di Lacchiarella. 


mercoledì 10 giugno 2020

Ulteriore riflessione sulle derive illiberali e l'emergenza


CIVICA n°1 - 2020 

 https://drive.google.com/file/d/10mHy0kYaf-ZIfUuDDoWSfhBmsMSsfad8/view?usp=drivesdk

L' App-COVID e

l’invadenza informatica


Fiorello Cortiana

Avere dubbi e sollevare domande sulle modalità di raccolta dei dati personali  e sulla loro gestione attraverso strumenti pervasivi, in tempi di insicurezze e semplificazione, comporta lo stigma di Bastian Contrario ma è la funzione inquieta che ogni cittadino libero dovrebbe  esercitare.  In un mondo segnato da una deriva finanziaria, che che considera i paradisi fiscali una normale articolazione degli strumenti del mercato speculativo, siano essi in piccole isole dell'Atlantico o in Stati membri dell'Unione Europea,  risulta una fastidiosa pretesa il diritto ad avere una dimensione ultima, propria, esclusiva e insondabile. Un 'paradiso identitario' da condividere consapevolmente nella misura scelta autonomamente.
Fino alla seconda metà del 2021 è previsto (1) che, per convivere con il Covid 19, viaggi, movimenti,scambi relazionali e i luoghi dove ciò avviene, verranno tracciati. 
 Il contact tracing coronavirus sarà compito dell'app Immuni, gestita dalla compagnia Bending Spoons, vincitrice del bando.

Chi gestirà le molteplici connotazioni informative dei nostri dati georeferenziati? Si tratta di informazioni che consentono una nostra profilazione articolata ben oltre la connotazione relativa alla positività virale del Covid 19. Nello spazio pubblico esteso dentro la disintermediazione digitale la questione riguarda la libertà, condizione primaria della democrazia.

Il Patto Civile si fonda sul l'equilibro tra interessi generali e diritti individuali, da garantire ed esercitare in libertà, questa è la cifra della democrazia.


Sicurezza vs Libertà - Sorveglianza vs Insicurezza


Sicurezza vs Libertà, Sorveglianza vs Insicurezza: un doppio vincolo, una alternativa precostituita, da cui liberarci al più presto.
Non si tratta di idiosincrasia tecnologica o complottiamo, bensì del diritto alla partecipazione informata ai processi che ci riguardano. Il divide culturale non è una fatalità ma un divario da colmare per consentire e qualificare l'esercizio della cittadinanza.
I nostri dati devono essere nella disponibilità delle istituzioni deputate a rappresentare l'interesse pubblico, non in mani con interessi privati, quali essi siano.
Un esempio banale: colloquio di lavoro, pari età, stesso genere, pari qualificazione scolastica, stesse lingue parlate, stessa competenza digitale. Una persona è immune al possibile contagio virale, l'altra no: chi verrà scelta? Alla faccia del dettato costituzionale che esclude questa discriminazione e, peggio, una classificazione, non solo come possibile assenteista bensì come possibile untore.
Quali garanzie dà Immuni rispetto alla possibile gestione privata e internazionale dei nostri dati? Nessuna, non potrebbe. Google, uno dei protagonisti del progetto insieme ad Apple, ha comunicato che scaricare l'applicazione su Android, presso i suoi store, richiede l'attivazione della geolocalizzazione. Nelle notifiche si informa che "La geolocalizzazione del dispositivo deve essere attiva per poter rilevare i dispositivi Bluetooth nelle vicinanze, ma per le notifiche di esposizione al COVID-19 non viene usata la posizione del dispositivo". Peccato che la rassicurazione è contraddetta da quanto è accaduto in Nord e Sud Dakota, dove il nuovo sistema di exposure notification di Google-Apple, ha inviato i dati alle applicazioni foursquare (2)  per la condivisione della propria posizione, nonché ai server di Google. Al momento non ci sono certezze rispetto alle possibili attività  sniffer (3) per funzioni  illecite di intercettazione, memorizzazione e analisi del traffico di dati.

I nostri dati, per quale classificazione?

La pseudonimizzazione comporta il trattamento dei dati personali in modo tale che gli stessi dati non possano più essere attribuiti a un interessato specifico senza l'utilizzo di informazioni aggiuntive, a condizione che tali informazioni aggiuntive siano conservate separatamente e soggette a misure tecniche e organizzative intese a garantire che tali dati personali non siano attribuiti a una persona fisica identificata o identificabile. Ma consentire la richiesta di una serie di indicazioni quando si scarica l'app non garantisce dalla identificazione del proprietario dello smartphone da cui provengono i dati. 
Per altro, dall’Australia a Singapore, in Islanda, in India, in Malesia e in Norvegia, il contenimento digitale dell’epidemia tramite contact tracing è sostanzialmente fallito. Tracciamento dei contagiati, con funzioni e percorsi, test sierologici diffusi e tamponi correlati, sono la via, insieme alle precauzioni, per perimetrare i cluster e definire regolamentazioni conseguenti.

Immuni si poggia sulle API-application programming interface di Google e Apple, sono le procedure  per la effettuazione di un compito. Ma le politiche di realizzazione e di trattamento sono verificabili solo parzialmente dallo Stato italiano. 
Parliamo di una applicazione in grado di generare un database molto ampio di dati di carattere sanitario che possono avere un valore economico elevatissimo.
 Il tutto è nella disponibilità piena delle due Corporation. Per la funzionalità della interazione tra i loro sistemi e quelli degli Stati, le specifiche soluzioni nazionali dovranno essere approvate da loro. Una subalternità incompatibile con l'esercizio della sovranità previsto dalla Costituzione.
 Il codice di Immuni rilasciato manca delle informazioni sui codici sorgenti del server, quindi i dati sulla soluzione adottata sono incompleti. Si mette nelle mani di player privati un database di dati sanitari enorme, non solo con un elevato valore economico. Si contribuisce altresì ad aumentare un potere di influenza su decisioni di carattere politico degli Stati nazionali. 

Orwell aveva descritto la natura dei problemi con i quali ci interfacciamo.


Orwell aveva descritto la natura dei problemi con i quali ci interfacciamo.
Lasciando il Grande Fratello ai palinsesti televisivi, nel quadro storico reale si prefigura uno scenario nel quale l'esercizio della soggettività politica e della sovranità democratica viene esternalizzato è svolto de facto da un sovrastato tecnocratico  non elettivo, che non riconosce doveri fiscali verso stati che sovrasta. Si tratta di una deriva che va' ben oltre la caricatura emulativa delle Task Force nostrane. Questo all'interno di un quadro che vede una crisi dell'istituto della democrazia dal Sud America agli States, dall'Italia all'Ungheria. Per non dire della Russia e della Cina che la democrazia non l'hanno mai praticata. La crisi ha ora accentuato, in ragione della emergenza, un processo di relativizzazione delle istituzioni rappresentative accompagnato dalla dequalificazione delle modalità di selezione elettiva e quindi degli eletti. Ciò che non ha trovato la conferma popolare nel referendum per la riforma riduttiva della Costituzione si sta producendo nei fatti.
Se l'idea di contatto e di relazione diretta diventa un sinonimo di contagio, se in luogo dell'uso sistematico dei dispositivi sanitari, delle procedure e delle precauzioni necessarie di prevenzione si accetta la definizione di distanziamento sociale è perché si sta scivolando in una disposizione atomizzata della cittadinanza. Qui la destrutturazione di una opinione pubblica avvertita si accompagna all'arretramento delle conquiste sociali e del mondo del lavoro. 
La libertà e la democrazia, così come la sostenibilità del nostro modello di sviluppo, non sono, quindi, condizioni strutturali  scontate. Come ben sanno i cittadini di Hong Kong o gli indios in Amazzonia. Democrazia e Libertà richiedono la responsabilità della vigilanza e della cura quotidiana delle loro condizioni, cui non devono far velo le preoccupazioni che hanno preso campo nei nostri pensieri. Certo, non possiamo trascurare, né dimenticare, la relazione tra l'impatto emergenziale e i tagli per la ricerca, gli ospedali, i presidi territoriali, il personale, del sistema sociosanitario pubblico lungo questi ultimi decenni, con la considerazione mercantile della salute senza controllo. Ciò insieme alla mancanza di una strategia integrata Stato-Regioni-Comuni per la implementazione del diritto costituzionale alla salute. Così non possiamo scambiare per una modalità piena di produzione e condivisione della conoscenza le esperienze di didattica a distanza che, con pochi mezzi e tanta buona volontà, il corpo docente e tante famiglie hanno messo in atto insieme agli studenti. È evidente che, per essere capaci di futuro, occorre mettere mano alla architettura istituzionale e alla sua relazione tra lo Stato centrale e la rappresentanza locale, da dimensionare in modo logico e attinente alla funzione da svolgere. È altresì evidente che occorre ampliare e rendere cogenti le possibilità di effettiva partecipazione informata ai processi deliberativi. Ciò insieme alla creazione di possibilità di azione delle esperienze di Cittadinanza Attiva. Sono quindi la partecipazione, la responsabilità e la consapevolezza le chiavi alternative ad una presunta ineluttabilità dell'appiattimento, da surfing del giudizio e dell'insulto sbrigativi, nei social digitali. O si propone questo passaggio o la deriva regressiva apparirà uno sbocco necessario per la nostra democrazia.


1- Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha dichiarato che occorre prepararsi a convivere con il Coronavirus almeno sino ai primi mesi del 2021.
 2-' Foursquare è una rete sociale basata sulla geolocalizzazione disponibile tramite web e applicazioni per dispositivi mobili.'.

3- da Wikipedia: 'Con sniffing 
(dall'inglese, odorare), in informatica e nelle telecomunicazioni, si definisce l'attività di intercettazione passiva dei dati che transitano in una rete telematica. 
















 


 



martedì 9 giugno 2020

GUERRE IBRIDE E PANDEMIE LA NUOVA ERA POLITICA DOPO IL COVID-19

CIVICA n° 1 - 2020
L’APP - COVID e l’invadenza informatica
Fiorello Cortiana

In un mondo segnato da una deriva finanziaria, che considera i paradisi fiscali una normale articolazione degli strumenti del mercato speculativo, siano essi in piccole isole dell'Atlantico o in Stati membri
dell'Unione Europea, risulta una fastidiosa pretesa il diritto ad avere una dimensione ultima, propria, esclusiva e insondabile.
Un 'paradiso identitario' da condividere consapevolmente nella misura scelta autonomamente. Chi gestirà le molteplici connotazioni informative dei nostri dati georeferenziati?Il Patto Civile si fonda sull'equilibro tra interessi generali e diritti individuali, da garantire ed esercitare in
libertà, questa è la cifra della democrazia.
Sicurezza vs Libertà - Sorveglianza vs Insicurezza. Sono i doppi vincoli, alternative precostituite, da cui liberarci al più presto.
Non si tratta di idiosincrasia tecnologica o complottismo, bensì del diritto alla partecipazione informata ai processi che ci riguardano.Avere dubbi e sollevare domande sulle modalità di raccolta dei dati personali e sulla loro gestione attraverso strumenti pervasivi, in tempi di insicurezze e semplificazione, comporta lo stigma di
Bastian Contrario ma è la funzione inquieta che ogni cittadino libero dovrebbe esercitare.
 https://drive.google.com/file/d/10mHy0kYaf-ZIfUuDDoWSfhBmsMSsfad8/view?usp=drivesdk