ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

domenica 24 dicembre 2023

Buone Feste per tutti

L'ultimo carrello sospeso per gli indigenti e i senza fissa dimora si aggiunge ai 15 quintali di materiale sanitario, cibo, cancelleria, mandati alla popolazione dell'Ucraina con i voli diretti dell'Ordine di Malta. Per la PASMIL-Pubblica Assistenza Milanese, fatta di soli volontari, è il miglior modo di augurare Buone Feste

giovedì 21 dicembre 2023

I DATI DEL CENSIS E LA SICUREZZA

ArcipelagoMilano 5 dicembre 2023 I DATI DEL CENSIS E LA SICUREZZA La paura e la politica della paura. A chi giova? di Fiorello Cortiana “Una città come Milano raccoglie persone e problematiche contemporanee da tutto il mondo, ed è il mondo ad essere diventato più difficile. Io ci sto a prendermi critiche e responsabilità come deve fare chiunque faccia politica. Ma una cosa non la accetto: che si dica che non ho a cuore il tema della sicurezza, che ne sono inconsapevole o che sostenga che vada tutto bene”. (Beppe Sala). Il sindaco di Milano Giuseppe Sala dopo il primo mandato sull’onda di Expo, ha dovuto fare i conti con la pandemia Covid 19, ‘Milano non si ferma’, vi ricordate la sua sparata mentre prendeva un aperitivo sul Naviglio con Zingaretti, allora segretario PD? Sala in questo secondo mandato non ha potuto eludere la questione della sicurezza, sulla quale tanti speculano Ha cercato di relativizzare la questione legandola a una condizione che caratterizza tutte le grandi città, ma la concretezza delle cifre non lo permette: Milano, per il secondo anno, è in testa alla classifica del Sole 24 ore sull’Indice della criminalità nelle province italiane: 6.991 i reati denunciati ogni 100mila abitanti nel 2022, in aumento rispetto al 2021, le denunce crescono del 3,5% anche nel primo semestre 2023 rispetto all’anno scorso. Le violenze sessuali nel 2023 sono state 587, l’anno precedente 477; le rapine sono state 4.123 (2.713 in pubblica via), nel 2022 erano 3.346 (di cui 2.160 in strada). I danneggiamenti sono passati dai 27.710 del 2022 a 29.720 del 2023 e le percosse sono passate da 1.165 a 1229 in un anno. Non bastasse, dalla Ferragni, al pilota della Ferrari Sainz, a Briatore, anche i personaggi da ZTL hanno lamentato di aver subito furti o che la cosa sia accaduta a loro conoscenti. Da ultimo Carlo Verdone alla stazione di Milano prima di prendere l’ultimo treno per Roma. ”C’erano due che si stavano massacrando a bottigliate con le ferite. Uno improvvisamente si è presentato con il collo di una bottiglia e mi urlava cose in una lingua che non capivo: ho dovuto correre su per le scale e andare velocemente a prendere il treno, perché questo era ubriaco e mi correva dietro”. “Alla stazione di Milano mi sono messo paura, più che a Roma, che è tutto dire!”, conclusione laconica ma non campanilistica. Per il sindaco: “Non è vero che Milano sia la città più pericolosa che c’è in Italia ma non è nemmeno vero che non ci sia il problema. Tant’è che con i pochi soldi che abbiamo stiamo assumendo soprattutto vigili. Poi ho chiesto una mano a un esperto come il prefetto Franco Gabrielli, già capo della polizia e sottosegretario con delega ai servizi di sicurezza. Quindi il problema esiste. E deriva, secondo me, da una serie di questioni. Primo, questa è una città ricca, quindi attira i malintenzionati. Poi c’è un palese distacco tra la giustizia e la pena e la gestione della sicurezza: oggi chi delinque rischia troppo poco.”. “In passato la polizia locale è stata caratterizzata per un’estrema specializzazione. Non so se è stata una scelta così giusta. Quello che serve è una maggiore e più visibile presenza sul territorio.”. Così nel Municipio 1 ci sono condomìni che prendono i vigilanti. Per il sindaco “Non è la soluzione ideale. Ma faccio una domanda a mia volta, ovvero perché nella sanità e nell’assistenza il privato può intervenire? È chiaro che a volte il privato interviene per coprire le debolezze del pubblico, che ci piaccia o meno.”. Alla presentazione del piano Sicurezza a Milano, Sala e Gabrielli hanno annunciato: “Vigili di prossimità nei quartieri e un aumento delle pattuglie della Polizia locale durante le ore serali e notturne, oltre a una collaborazione con i City Angels per zone delicate come quelle attorno alla Stazione Centrale”. Il sindaco la butta in retorica: “Che ci sia una campagna mediatica contro il sindaco ci sta. Ma chi per calcolo politico attacca Milano fa un danno ai tanti che grazie all’attrattività della città lavorano o comunque costruiscono le basi per la propria vita”, e cita il numero degli omicidi volontari avvenuti in città dal 1987 al 15 novembre 2023: nel 1987 erano stati 15 gli omicidi, poi ha toccato punte fino a 43 nel 1990 e nel 1992. Quest’anno sono appena 8. Fin qui si tratta di marketing di comunicazione, eventualmente contraddetto dai numeri reali, ma la questione della qualità e della tenuta del Patto Civile richiede un approccio sistemico per definire una strategia all’altezza di un nodo metropolitano europeo quale è Milano. Anche se occorre notare che la nomina dell’ex capo della polizia Franco Gabrielli a nuovo delegato del sindaco per la sicurezza e la coesione sociale sembra una messa in mora di assessori quali Granelli e Bertolè. Per avere un quadro sociale di riferimento articolato su come gli italiani stanno vivendo le condizioni glocali in questi primi vent’anni del secolo è di grande utilità e concretezza il 57° rapporto del CENSIS sulla Situazione Sociale del. In sintesi, rispetto all’altro tema di speculazione oltre a quello della sicurezza deve fare i conti con un mercato del lavoro che non può fare a meno degli stranieri. Nei prossimi tre anni saranno ammessi in Italia attraverso il “Decreto flussi” 452.000 cittadini stranieri, un numero molto più alto rispetto al passato. I lavoratori stranieri salgono a 2.374.000, il 10,3% del totale degli occupati. 2.068.000,l’87,1% sono lavoratori dipendenti. Il 29,9% svolge lavori per cui non è necessaria alcuna qualifica professionale, contro il 9,5% degli occupati italiani, l’8,2% è impiegato in professioni tecniche e qualificate, contro il 37,3% degli italiani. Il 48,2% degli stranieri che lavorano è in possesso al massimo della licenza media (tra gli italiani la quota è del 27,4%), mentre l’11,5% è in possesso di un titolo terziario (tra gli italiani la quota sale al 25,8%). E il 61,4% degli stranieri laureati svolge lavori di livello più basso rispetto al titolo conseguito. Sono gli stessi cittadini italiani che dichiarano per il 72,8% del totale che i migranti svolgono lavori necessari che gli italiani non vogliono fare, con percentuali che arrivano al 76,0% nelle regioni del Sud. Cittadini stranieri indispensabili per il mercato del lavoro, ma necessari per ridare vitalità demografica. Sono 5.050.000, l’8,6% della popolazione, cioè 400.000, il 9,5% in più rispetto a dieci anni fa. Il 45,6% degli stranieri residenti (circa 2,3 milioni) ha meno di 35 anni (tra questi, il 20,8% è un minore e il 24,8% è un giovane di 18-34 anni). Solo il 5,4% è ultrasessantacinquenne. Tra gli italiani, invece, gli under 35 sono circa 17 milioni, pari al 31,7% del totale. Tra questi, il 14,9% ha meno di 18 anni e il 16,8% è un maggiorenne con meno di 35 anni. Tra le donne straniere. il 55,6%, è in età feconda, tra 15 e 49 anni, tra le italiane la percentuale scende al 37,0%. L’età media delle madri al parto è di 29,7 anni per le straniere e di 32,8 anni per le italiane. Il numero medio di figli per donna per le italiane è di 1,2, per le straniere è di 1,9. Gli stranieri danno un significativo contributo al nostro bilancio demografico. Nel 2022 sono nati più di 53.000 figli da entrambi i genitori stranieri, il 13,5% dei nati, 30.000 da almeno un genitore straniero. Senza di loro le nascite sarebbero solo 311.000. La questione dei residenti stranieri si combina con l’altro argomento del marketing elettorale della criminalità nelle grandi aree urbane. Il 20,8% degli italiani si sente insicuro, percentuale che sale al 35,2% nelle città con più di 500.000 abitanti. Il 33,6% di chi abita nelle città più grandi ritiene che negli ultimi cinque anni la propria zona sia diventata più pericolosa, il 17,2% di chi vive in città con al massimo 30.000 abitanti. Nel 2022 nelle 14 aree metropolitane italiane, dove vive il 36,2% della popolazione, sono stati denunciati 1.066.975 reati, il 47,3% del totale: sale al 61,7% per le rapine e al 53,7% per i furti, un aumento del 9,8% nell’ultimo anno mentre la media nazionale è +7,2%. Il 26,3% dei reati commessi in Italia, un quarto, avviene nelle tre aree metropolitane di Roma, Milano e Napoli, dove vive complessivamente il 17,7% della popolazione. In aumento i reati che da allarme sociale: una rapina su quattro (il 38,9% del totale) avviene in una delle tre maggiori città italiane. A Roma sono diminuite, aumentate del 23,2% a Milano. A Milano, Roma e Napoli, si compie il 32,7% del totale dei furti registrati in Italia, il 49,6% di scippi e borseggi. Prendiamo altri due dati sociali che si combinano con la questione sicurezza e immigrazione: anziani e giovani. Gli anziani costituiscono il 24,1% della popolazione, saliranno di 4,6 milioni nel 2050, il 34,5% della popolazione. Anziani sempre più senza figli e sempre più soli. Le coppie con figli diminuiranno e nel 2040 costituiranno solo il 25,8% e le famiglie unipersonali saranno 9,7 milioni, il 37,0%. quelle costituite da anziani diventeranno 5,6 milioni, il 60%. E’ ineludibile la questione del bisogno assistenziale legato agli effetti epidemiologici dell’invecchiamento demografico. I giovani tra i 18 e i 34 anni sono 10 milioni, il 17,5%, nel 2003 erano 13 milioni, il 23,0%: in vent’anni meno 3 milioni. Nel 2050 i 18-34enni saranno 8 milioni, il 15,2%. I giovani contano poco: solo 860, l’11,1% dei 7.786 sindaci in carica arriva a 40 anni. Il CENSIS registra un dissenso generazionale senza conflitto, un riflesso evidente nelle grandi città è quello dei branchi/bande trapper delle periferie, dove quello musicale diventa un codice autoreferenziale. Gli italiani vivono un profondo senso di impotenza: il 60,8%, il 65,3% tra i giovani, prova una grande insicurezza per i tanti rischi inattesi. Delusi dalla globalizzazione: per il 69,3% ha portato all’Italia più danni che benefici. Rassegnati: l’80,1%, l’84,1% tra i giovani, è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino. Il 56,0%, il 61,4% tra i giovani, convinto di contare poco nella società, con un disarmo identitario e politico. Il quadro del sentimento sociale diffuso si completa con le aspettative esistenziali e con quelle di geopolitica globale. L’84,0% degli italiani è impaurito dal clima ‘impazzito’, il 73,4% teme che i problemi irrisolti provocheranno una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza, per il 73,0% gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga dalle guerre o per effetto del cambiamento climatico, il 53,1% ha paura che il colossale debito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato. Il ritorno della guerra ha suscitato nuovi allarmi: il 59,9% degli italiani ha paura che scoppierà un conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, per il 59,2% il nostro Paese non è in grado di proteggersi da attacchi terroristici di stampo jihadista, il 49,9% è convinto che l’Italia non sarebbe capace di difendersi militarmente se aggredita da un Paese nemico, per il 38,2% nella società sta crescendo l’avversione verso gli ebrei. Anche il welfare del futuro instilla nell’immaginario collettivo grandi preoccupazioni: il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate. Si tratta di un quadro apocalittico che richiede una statura politica della classe dirigente milanese all’altezza dei Borromeo durante la peste o dei sindaci socialisti del secondo dopoguerra: alla competizione sovranista e securitaria interna alla maggioranza politica espressa dagli italiani non si può rispondere con la mera funzione supina alle scelte e agli interessi dei fondi immobiliari internazionali. Questi ultimi sembrano gli unici con una visione metropolitana, dagli scali Ex FS, agli stadi e immobili annessi, ai mega centri commerciali: chiaramente con l’attenzione alla speculazione finanziaria, nominale o meno, e indifferenti alla pianificazione di un sistema territoriale qualitativo per il vivere sociale nella sostenibilità. Quindi, invece di rassicurazioni simboliche suggerite da qualche spin doctor, dopo ‘Milano non si ferma’ siamo a ‘Milano esempio per la sicurezza’, sarebbe necessaria la convocazione degli Stati Generali Metropolitani, con i 133 comuni, la filiera istruzione-università-ricerca, il mondo dell’impresa, dell’agricoltura, del Terzi Settore. Ciò per definire un’azione comune affinché la Città Metropolitana abbia le prerogative democratiche e le competenze previste dal Titolo Quinto della Costituzione. Insieme a questa azione comune gli Stati Generali possono condividere una strategia urbanistica e dei servizi per il breve e medio periodo, improntata alla sostenibilità sociale e ambientale, insieme alla inclusione di giovani e immigrati grazie a politiche di partecipazione responsabilizzante. Cittadini protagonisti in luogo dei sonnambuli preconizzato dal CENSIS.

mercoledì 20 dicembre 2023

BILANCI E PROPOSITI PER L’ANNO CHE VIENE

ArcipelagoMilano 19 dicembre 2023 BILANCI E PROPOSITI PER L’ANNO CHE VIENE L'intelligenza artificiale ha "sparigliato" la società futura di Fiorello Cortiana Fare il punto su questo anno politico, visto da Milano, presenta questioni e problemi aperti con un esito sconcertante. Questo perché non vi è strategia alcuna per avviarli ad una soluzione in grado di rispondere agli interessi generali delle attuali e delle future generazioni. È la cronaca che si incarica di comporre un quadro che suscita sconcerto perché non si vede una ipotesi, un possibile modello, per una azione collettiva capace di futuro, un’azione che abbia l’ambizione di suscitare emozione, ragione, partecipazione. Ma partiamo alla cronaca delle ultime settimane per fare il punto sull’anno che sta finendo e sulla continuità del quadro che compone nella relazione locale/globale. A Dubai per la prima volta è stata presa la decisione per la transizione dai combustibili fossili. Quasi 200 paesi hanno concordato un nuovo accordo sul clima durante i colloqui COP 28 di Dubai, dopo negoziati con aspre divisioni sul futuro delle fonti fossili . Negli stessi giorni gli studi dei pediatri di famiglia milanesi erano affollati e ci sono stati 900 accessi al pronto soccorso dell’ospedale dei Bambini Buzzi in una settimana, con pazienti smistati in altre strutture lombarde per carenza di posti. Questo per i virus respiratori in circolazione. Roberto Marinello, pediatra del quartiere Chiesa Rossa di Milano ha segnalato che si registrano ‘anche infezioni delle basse vie respiratorie, bronchiti e broncopolmoniti’. Niente di nuovo, purtroppo, la conferma del record italiano di affezioni alle vie respiratorie detenuto dai bambini milanesi. Si dirà ‘è dovuto al ristagno dell’aria in un territorio strutturalmente depresso’, peccato che questa condizione strutturale sia accompagnata dal più alto tasso di consumo del suolo in una regione che detiene, essa stessa, il record italiano della cementificazione. Qui lo strabismo degli amministratori si esprime al massimo. Dopo aver consegnato ai fondi immobiliari la pianificazione di funzioni nelle aree degli ex Scali FS ( 2.500.000 mq sui 4 milioni in tutta Italia). Dopo aver pensato all’abbattimento di uno stadio pubblico funzionante, per il calcio, per i concerti, per l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali, così da consentire a fondi di costruire sia un nuovo impianto, questa volta privato, sia immobili sui 29 ettari adiacenti, anch’essi di proprietà pubblica e per 99 anni lasciati ai privati. Dopo aver fatto ricorso cautelare contro i pareri della Sovrintendenza e della Commissione Regionale per il Patrimonio favorevoli alla tutela del secondo anello dello stadio. Sala dopo aver così commentato ‘Penso che nessuno dei protagonisti abbia trovato la soluzione giusta e quindi nessuno si deve responsabilizzare, tanto meno io. Per questo motivo non la considero una partita chiusa’ ‘Abbiamo un procedimento aperto e stiamo aspettando risposte dalle squadre’. Non si sente responsabilizzato e aspetta la risposta delle squadre: ma, cosa è un sindaco? Dopo tutto ciò l’Amministrazione Sala ha pensato di riprendere, usando un Accordo di Programma, il progetto per la copertura dei binari delle Ferrovie Nord il cui fascio va da Piazza Cadorna a via Mario Pagano. Un’idea che era in campo già nel 1956, pensata come un’estensione del Parco Sempione, un continuo verde che sarebbe arrivato fino a via XX Settembre. Oggi l’Amministrazione Comunale prevede la realizzazione di una piattaforma della superficie complessiva di circa 60.000 mq a copertura del fascio dei binari: nuove funzioni, per un totale di circa 60.000 mq, tra residenziali, ricettive, servizi e piccolo commercio, con 30.000 mq di nuovo parco urbano. Alè! Il parere dovuto del Consiglio Comunale? Ah saperlo… Il Portale della Diocesi Ambrosiana non ha potuto che constatare: “Milano, una città che respinge il ceto medio. Questa una delle conseguenze del mutamento sociale ed economico in atto nel capoluogo lombardo, sempre più “polarizzato” tra ricchi e poveri.“. Infatti. Lo scorso venerdì un’operazione di polizia ha interessato 14 province, tra cui Milano, teatro di recenti episodi riconducibili a gruppi criminali giovanili in contesti contigui al mondo dei trapper . Quaranta persone sono state arrestate, 16 a Milano, denunciate 70, di cui un terzo minorenni. La gentrificazione affidata a fondi immobiliari può essere la via per una Città Metropolitana capace di esprimere una qualità del vivere sociale con sostenibilità ambientale di chi la abita? A proposito di qualità dell’aria, Tesla è stata al top della classifica delle 10 auto elettriche più vendute in Italia a febbraio 2023, in particolare la Model Y, più del doppio rispetto alla Fiat 500. Qui entra in gioco un’altra affidabilità, oltre a quella dell’ambiente naturale, quella dell’ambiente dell’Intelligenza Artificiale. La casa automobilistica americana sta richiamando i veicoli Model S 2012-2023, Model X 2016-2023, Model 3 2017-2023 e Model Y 2020-2023. Si tratta di un potenziale di 2.031.220 vetture. La decisione è stata presa perché i controlli del pilota automatico sono insufficienti per prevenire un uso improprio e aumentano i rischi di incidente. Questo richiamo alla realtà del mercato e del fatturato non cambia nulla in Elon Musk e negli altri leader di Big Tech/Big Data, impegnati nella crociata che vede nel progresso tecnologico l’unica cosa che conta e le questioni sociali o ambientali solo un impedimento fastidioso. Altroché l’invito a ‘Pensare globalmente e agire localmente’, i lungotermisti dell’altruismo efficace, la nuova élite delle accademie, lo rovesciano in ‘Pensare il futuro e agire globalmente’. Per cui tra la mitigazione di un rischio in grado di annientare il 99% degli esseri umani e uno che può annientarne il 100%, sarà sempre il secondo a dover avere la precedenza. Una scala di priorità dove il cambiamento climatico è molto più in basso dell’impatto di un asteroide. per loro il primo non sembra in grado di portare la nostra specie all’estinzione, il secondo sì, anche se il primo è molto più probabile del secondo. In ogni caso, per Elon Musk “La cosa importante sul lungo termine è stabilire una base autosostenibile su Marte”. Un pianeta di riserva, insomma, per coloro, pochi, che se lo potranno permettere. Soldi, tecnologia e il controllo dei social network. La politica democratica ha tempi più lunghi e partecipati. Le istituzioni dell’UE hanno concordato la prima legislazione al mondo per regolamentare specificamente l’intelligenza artificiale. L’AI Act è il risultato, politicamente significativo e contraddittorio, del lungo confronto tra Consiglio Europeo, i Governi, e il Parlamento Europeo. La legge sull’intelligenza artificiale garantisce ai consumatori diritti quali la possibilità di presentare un reclamo presso un’autorità pubblica contro un sistema di intelligenza artificiale o di chiedere un risarcimento collettivo se un sistema di intelligenza artificiale causa danni di massa. Ci sono altresì diverse lacune: saranno ancora consentiti i sistemi di intelligenza artificiale in grado di identificare e analizzare i sentimenti dei consumatori per il riconoscimento delle emozioni, la cosa preoccupante sia per la loro invasività che per la presunzione riduttiva della codificazione. L’AI Act lascia non regolamentati troppi sistemi di intelligenza artificiale, i modelli alla base di sistemi come Chat-GPT possono essere integrati in un’ampia gamma di servizi, e non verranno sufficientemente regolamentati. Ad esempio non vi è alcun obbligo di verificare tali modelli da parte di un terzo indipendente, né saranno soggetti a requisiti di trasparenza sufficienti per garantire il controllo pubblico. A fronte di questo protagonismo europeo, chissà se la visita di Elon Musk a Giorgia Meloni non prelude a una ‘discesa in campo’ anche nella politica attiva. Perché lo sviluppo e il controllo della tecnologia possono definire il futuro, la politica democratica come partecipazione attiva, non riducibile a sviluppo di algoritmi e codificazione, per la definizione del Patto Civile e degli indirizzi dello sviluppo, costituisce un ostacolo passatista. Alla faccia degli sforzi per la transizione ecologica dei governi del mondo i guru delle corporation eludono la territorialità degli stati e dei governi e la loro tassazione. Loro i soldi, tanti, li investono per i loro scopi autoreferenziali dichiarati. Il futuro è cosa loro. Al resto dell’umanità resta il presente, da consumare per intero. Autoreferenzialità, appunto. Sarò un boomer senile, ma vedere, nel tardo pomeriggio di un sabato di dicembre, la street parade di 10.000 giovani, da Piazza Napoli a Piazza Axum, al ritmo della musica techno sparata da quattordici camion, mi ha lasciato più che sconcertato. “Smash repression” era lo slogan portante, non gridato. Rompi la repressione, cioè la protesta contro i decreti sicurezza che inaspriscono le norme contro chi organizza e partecipa a un rave party illegale. Una mobilitazione autoreferenziale, una amplificazione tanto tonante quanto afasica. È chiaro che la cosa chiama in causa la qualità della proposta politica, cosa abbiamo proposto, cosa abbiamo seminato negli ultimi 50 anni se Greta e i suoi coetanei sono visti come un episodio di costume e se la musica tekno e trap e i codici antropologici della illegalità, diventano il registro espressivo della alterità postata sui social? Tra i propositi per l’anno che viene occorre l’impegno a condividere un metodo di confronto e di iniziativa per una soggettività condivisa, da non confondere con la navigazione eterodefinita sui social.

martedì 5 dicembre 2023

PARCHI, IL VERDE, IL CONSUMO DI SUOLO E CHI GOVERNA

Arcipelago Milano 21 novembre 2023I
Non si farà mai abbastanzadi Fiorello Cortiana Lo scorso 17 luglio, a Palazzo Isimbardi  è stato presentato il progetto “Indaco della Muzzetta, l’armonia dai campi alla comunità”, vincitore del Bando Ruralis di Fondazione Cariplo. Il progetto interessa il territorio tra Rodano e Settala  a ridosso delle Sorgenti della Muzzetta, uno tra i siti naturali più importanti del Parco Agricolo Sud Milano.L’indaco è un colore molto antico che rimanda all’uso delle piante tintorie. Queste coltivazioni contribuiscono alla tutela della biodiversità. Come evidenziato dalle fotografie di questo articolo, la condizione delle Sorgenti della Muzzetta contrasta fortemente con questo esempio di positivo sviluppo multifunzionale dell’agricoltura. Il sito delle sorgenti chiuso e la cartellonistica consunta sono la migliore rappresentazione del disinteresse e della insofferenza della politica pubblica milanese e lombarda verso le proprie aree protette. La situazione delle Sorgenti della Muzzetta è indicativa. Del resto è stata fatta una apposita modificazione della legge istitutiva del parco così da attribuire alla Giunta regionale la nomina del Direttore del Parco e di due membri (su dieci) del Consiglio di gestione. Nella discussione relativa in Commissione non sono stati ascoltati i 61 sindaci dei Comuni interni al parco, anche se 40 di loro avevano inoltrato una lettera di protesta alla Commissione per il mancato coinvolgimento.  Si è voluto così porre fine alla particolarità del Parco Agricolo Sud Milano, che con i suoi 46 300 ettari è il parco di cintura più grande d’Europa.Un corridoio ecologico compreso tra l’Adda e il Ticino, composto da 61 comuni, un territorio agricolo fecondo e irrigato in modo straordinario da rogge e fontanili, con regimazioni effettuate nei secoli a partire dai monaci cistercensi. La legge istitutiva riconosceva a questa area protetta regionale la natura costitutiva di  parco metropolitano, con la peculiarità reticolare dei municipi, delle loro comunità e dei loro territori.Ora la preoccupazione è quella di ricondurre sotto il pieno controllo regionale, dopo oltre tre decenni, gli indirizzi di pianificazione e gli interventi immobiliari e infrastrutturali. Infatti si ripropongono ulteriori tangenziali, ulteriori mega insediamenti commerciali e, ultimi arrivati, i due stati di Inter e Milan con annesse ampie volumetrie e infrastrutture viarie. Incidentalmente va osservata l’assenza del Sindaco della Città Metropolitana, nonché sindaco di Milano. Preoccupato dal fare lo stadio nuovo e le ampie volumetrie dentro la cinta daziaria di Milano.Fino a qui saremmo interni alle logiche di sviluppo quantitativo illimitato che hanno accompagnato nel secondo dopoguerra l’ignoranza della consociazione trasversale degli affari. Ma, ora che sempre più spesso e sempre più estesamente l’alterazione climatica presenta il conto, non possiamo evitare di fare i conti con dati non opinabili che non permettono alcuna relativizzazione.L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), con le Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome (ARPA/APPA), costituisce il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e annualmente produce il lavoro congiunto di monitoraggio ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.’ Dal Rapporto si evince che il consumo di suolo nel 2021 riprende a correre, superando la soglia dei 2mq al secondo, quasi 70kmq di nuove coperture artificiali in un anno, senza interventi normativi efficaci in buona parte del Paese e senza la definizione di un quadro di indirizzo omogeneo nazionale. Questo consumo di suolo recente produce anche un danno economico potenziale che supera i 3,6 miliardi di euro ogni anno, a causa della perdita dei servizi ecosistemici del suolo.La stima arriva a superare gli 8 miliardi di euro l’anno se si considera il consumo di suolo degli ultimi 15 anni (2006-2021). Le nuove coperture artificiali rappresentano sicuramente una delle forme più acute di degrado del suolo. La valutazione del degrado del territorio, consente di avere un quadro completo dei fenomeni che impattano sulla funzioni del suolo e che limitano la capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality – LDN) e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.Le percentuali più elevate di consumo del suolo sono in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%). Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nella regione Lombardia, con 883 ettari in più.
A Milano nel 2021 sono stati 19 gli ettari tolti al verde, un incremento di otto volte da un anno all’altro. L’incidenza di aree verdi, pari al 40,33 per cento, la colloca agli ultimi posti nella classifica dei capoluoghi.Nel 2022 il suolo cementificato nella Città metropolitana è aumentato di 75 ettari. In un anno la superficie di territorio cementificata è cresciuta di otto volte, come certificano i dati Ispra. Una “scomoda verità” che gli amministratori della città non vogliono vedere. Perciò non solo per la sua depressione morfologica Milano è al primo posto nella classifica delle città lombarde con la peggior qualità dell’aria, l’area Padana è una delle zone in cui si registra il maggior tasso di morti premature per Pm2,5.Si stima che ogni anno a Milano ci siano circa 1500 le persone che perdono la vita per l’esposizione a concentrazioni di biossido di azoto oltre la soglia indicata dall’OMS. Anche a livello regionale i dati sono impressionanti: nel 2020 la Lombardia è stata la regione che ha registrato il più alto consumo di suolo con 750 ettari in più rispetto al 2019 e nel 2022 ne ha consumati irrimediabilmente 883.Nelle città a più alta densità si sono persi 27 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nell’ultimo anno. Tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con il fenomeno delle isole di calore e la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa che, rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 3°C nelle città più grandi. Il consumo di suolo è meno evidente all’interno delle aree protette (dove si registrano comunque 75 ettari in più nell’ultimo anno) e nelle aree montane. È invece presente all’interno delle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1.270 ettari). Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità della portata e della tenuta idraulica dei nostri territori.Nello stesso periodo, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (oltre 3Mln di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2, a quanto emetterebbero più di un milione di autovetture con una percorrenza media di 11.200 km l’anno tra il 2012 e il 2020: un totale di oltre 90 miliardi di chilometri percorsi, più di 2 milioni di volte la circonferenza della Terra. La Legge 56 del 2014, che ha ridefinito l’ordinamento delle province ed istituito le città metropolitane, tra le funzioni fondamentali proprie della città metropolitana elenca: Piano Strategico del territorio metropolitano di carattere triennale, che costituisce atto di indirizzo per i comuni e le unioni di comuni del territorio, anche in relazione a funzioni delegate o attribuite dalle regioni. Il Piano Strategico della Città Metropolitana indica come obiettivo nel medio periodo, a seguito del recepimento da parte di Regione Lombardia della proposta di Città Metropolitana, Parco Sud e Parco Nord Milano, è la formazione di un parco unico rispondente alla tipologia di Parco metropolitano definendone il nuovo perimetro, la nuova governance ed i nuovi strumenti di pianificazione. Anche la Legge Regionale 28/2016 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio” ha introdotto 9 macro aree funzionali alla definizione degli ambiti territoriali ecosistemici e propedeutiche a una loro progressiva aggregazione (art. 2 comma d) tra queste la macro area ‘Agricolo Sud Milano e Nord Milano’: l’asse del ‘Parco di Cintura Metropolitano’. La rete delle associazioni, che negli anni ha trovato conferma della utilità della costituzione del Parco Agricolo Sud Milano a partire dalla promozione di una Legge di Iniziativa Popolare, ha provato a stimolare il livello legislativo regionale affinché fosse conseguente a sé stesso.Questo l’appello di ACLI ANNI VERDI – ASSOCIAZIONE PARCO SUD – FAI LOMBARDIA – ITALIA NOSTRA – LEGAMBIENTE LOMBARDIA – LIPU – WWF LOMBARDIA al Consiglio Regionale lombardo:   un nuovo Parco Metropolitano e Agricolo di Cintura deve essere istituito con una nuova e specifica legge istitutiva, una legge che recuperi tutti i contenuti dell’attuale legge istitutiva del Parco Sud: dalle finalità del parco alla sua governance “partecipata”; •    Il nuovo Parco Regionale deve raggruppare, oltre che Parco Sud e Parco Nord, anche tutti i parchi locali oggi esistenti, ma non solo: ci sono altre numerose piccole aree, parte della Rete Ecologica provinciale, che devono essere integrate nella grande cintura verde di Milano; •    i costi del nuovo parco non possono essere a carico dei soli comuni coinvolti, ma dovranno essere ripartiti sui bilanci di tutti i Comuni della Città Metropolitana oltre che sul bilancio della Città Metropolitana stessa e sul bilancio della Regione. Ciò al fine di coinvolgere anche i Comuni che, pur non essendo coinvolti fisicamente con il nuovo parco, ne godranno di benefici. Ma la saggezza del proverbio dice ‘Non c’è peggior sordo…’.
 

domenica 12 novembre 2023

LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE NON È UN DIVERSIVO

LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE NON È UN DIVERSIVO Guardando alla politica nazionale di Fiorello Cortiana Costituirebbe un grave sintomo di strabismo politico considerare un diversivo il progetto di riforma della Costituzione approvato dal Governo Meloni. Al contrario, la proposta costituisce il compimento di un processo alimentato nei decenni, tanto dai governi di centrodestra che di centrosinistra, con la riduzione a un ruolo notarile delle assemblee elettive e la personalizzazione plebiscitaria delle responsabilità apicali di governo. Una architettura costituzionale sempre respinta dai referendum popolari, con una percentuale di partecipazione al voto significativamente superiore a quella delle scadenze elettorali nazionali e locali. Non si tratta di un processo interno all’evoluzione della cultura politica delle classi dirigenti del nostro Paese: esso si inscrive dentro la crisi dell’Istituto della Democrazia che interessa tutti i paesi che lo hanno praticato. Una crisi di cultura politica, una mancanza di ambizione a esprimere una visione e una soggettività proprie, una crisi che accompagna la deriva finanziaria dell’economia e il ruolo preponderante dei signori dei Big Data e le loro corporation. Così, laddove le coordinate economiche dei singoli paesi sono definite dal Fondo Monetario Internazionale e dalle banche centrali, Giorgia Meloni, quella che ‘non ci saranno più governi tecnici’ e ‘giochi di palazzo’, si è preoccupata di assicurare gli istituti centrali con l’attribuzione di ministeri a Giorgetti e Tajani, in continuità con il governo Draghi. Dentro questi limiti costrittivi lo spazio di azione autonoma, accompagnato da una retorica appassionata, è quello relativo alla riorganizzazione dell’architettura costituzionale nazionale e alla sostituzione della nomenclatura partitocratica precedente per l’occupazione della articolazione istituzionale, amministrativa e nelle Partecipate. Il tutto dentro una autoreferenzialità partitica indifferente al distacco dei cittadini dalle istituzioni e dalla cosa pubblica, sia a livello locale che nazionale. Non è quindi paradossale che questa spirale veda i gruppi dirigenti della classe politica usare come leva di competizione elettorale il marketing populista, personalistico e plebiscitario. Con leggi elettorali incostituzionali che riducono i cittadini a spettatori e tifosi, senza il diritto e la responsabilità di selezione dei rappresentanti parlamentari, alla faccia della Legge Truffa del 1953 e del suo premio di maggioranza. Così, in luogo di mettere mano alle ragioni della degenerazione partitocratica, si è usato e proposto l’antipolitica come registro strategico per il consenso. Dalla Roma Ladrona di Bossi al predellino dell’auto, in piazza San Babila, dal quale Berlusconi si propose come alternativa al Palazzo. Dal contrasto all’invasione degli immigrati al sovranismo nazionale nella competizione tra Salvini e Meloni, fino ai Vaffa Day e al Parlamento da aprire come una ‘scatola di sardine’ di Grillo e 5S. Non si tratta, perciò, di un diversivo rispetto a una politica che ha rovesciato ogni promessa e impegno elettorale: dalla sanità al territorio, dalla scuola alla innovazione. Il riduzionismo autoritario della riforma costituzionale costituisce il progetto politico portante della ridotta soggettività possibile per il centrodestra. E’ vero: si tratta dell’autonomia di azione nel cortile nazionale, ma la cosa ci riguarda tutti perché questo cortile è anche il nostro. La questione è importante, con esiti preoccupanti per la possibile compromissione della effettività della nostra democrazia parlamentare repubblicana. Guardando l’articolato della riforma proposta si evidenzia lo scambio tra centralismo nazionale e l’autonomia differenziata per le Piccole Patrie Padane. La cosa porta con sé l’ulteriore neutralizzazione del Parlamento e quella di ogni parlamentare eletto/nominato, eppure l’articolo 67 della Costituzione dice: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, nonché la riduzione a una funzione notarile della Presidenza della Repubblica, altroché ‘garante’. Dove la politica e la sua classe dirigente non sono in grado di esprimere continuità di maggioranze e rappresentanza riconosciuta ci si affida all’ingegneria elettorale e all’architettura costituzionale. Una scorciatoia patologica e un sotterfugio deteriore. Così l’articolo 3 modifica l’art. 92 della Costituzione: “Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio assegnato su base nazionale garantisca ai candidati e alle liste collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri il 55 per cento dei seggi nelle Camere. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri.”. L’articolo 4 modifica l’art. 94 della Costituzione: A) Il terzo comma è sostituito dal seguente: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. Qualora anche quest’ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.”; B) dopo l’ultimo comma è aggiunto il seguente: “In caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio, il Presidente delle Repubblica può conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all’indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere.” Diceva M: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto.” Ci hanno pensato i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Il mantra mistificante della Meloni, per il referendum confermativo, è chiaro “garantire che governi chi è stato scelto dal popolo” con “stabilità” e non vengono toccati “i poteri del Capo dello Stato”. O prepariamo il NO al referendum confermativo come volontà di attuazione costituzionale della cultura della cittadinanza condivisa e dei territori o saremo asfaltati dalla omologazione insofferente. Non basterà il contrasto nel merito per bocciare questa riforma, la democrazia si nutre della effettività e della responsabilità della partecipazione e della rappresentanza lungo tutta la sua articolazione istituzionale. Il Titolo Quinto della Costituzione non è concretizzato: Città Metropolitane e Province non hanno poteri né organi eletti dai cittadini. La specifica sollecitazione congiunta della Camera del Lavoro e di Assolombarda è scivolata via, così come il Discorso alla Città del suo Arcivescovo Delpini. Così non è rispettata la sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale che dà effettività alla sussidiarietà con la concretezza procedurale per la co-programmazione, co-progettazione ed accreditamento degli ETS-Enti del Terzo Settore. Così a Milano il Consiglio e i Municipi sono ambienti abilitanti per aspirazioni personali non organi con prerogative effettive ed efficaci. La libertà è la responsabilità della partecipazione non fare gli spettatori votanti all’X Factor delle tornate elettorali.

martedì 7 novembre 2023

Scusi... il pronto soccorso uro-andrologico?

Panorama della Sanità INFORMAZIONE & ANALISI DEI SISTEMI DI WELFARE ANNO XXXVI • N. 11 NOV 2023 “Scusi... il pronto soccorso uro-andrologico?” 66 di ALESSIO CORTIANA Public Health PhD Student, School of Medicine and Surgery-University of Milano Bicocca Learning Scusi... il pronto soccorso uro-andrologico?
La salute sessuale maschile è un argomento rimosso dalla cultura occidentale. Una questione di salute pubblica non ulteriormente rinviabile na questione di salute pubblica non ulteriormente rinviabile di ALESSIO CORTIANA Nel nostro Paese assistiamo ad una preoccupante carenza di salute e benessere maschile che riguarda i giovani uomini, ingiustificatamente esposti all’anonimato sanitario e privati della possibilità, data da politiche di informazione e formazione sulla salute sessuale, di mettere le basi per un’età adulta e una vecchiaia di qualità in termini di benessere psico-fisico, con ricadute positive sui costi sociosanitari e sulla qualità sociale. Si tratta di una questione di salute pubblica non ulteriormente rinviabile. Diverse ricerche hanno individuato nel fattore culturale un elemento cruciale che ha visto dominare la concezione di mascolinità propria della cultura mediterranea, con l’esito di una concezione stereotipata che affonda le sue radici nelle espressioni culturali e relazionali dell’uomo primitivo, che doveva essere prestante per sopravvivere alle battute di caccia ed alle intemperie profonde dell’era glaciale. Secondo Bly, questo modello primitivo è intrinseco all’uomo perché alla base del suo sviluppo filogenetico, Valdagni, afferma che “uno degli stereotipi della mascolinità, l’atteggiamento di sfida nei confronti del rischio, influenza in modo negativo il comportamento degli uomini nei confronti sia della prevenzione, sia della cura tempestiva delle malattie”. “OCCORRONO POLITICHE PUBBLICHE DI COMUNICAZIONE SOCIALE VOLTE ALL’IMPLEMENTAZIONE DI UN NUOVO PARADIGMA CULTURALE E CLINICO” È un fatto che gli uomini, contrariamente alle donne, si recano in numero inferiore dal medico, ricorrono meno all’uso di farmaci, alle vaccinazioni ed agli screening preventivi, preoccupandosi poco o per niente della propria salute, se non nella misura del minimo indispensabile, considerando la malattia un vero e proprio tabù, che emerge maggiormente nell’affrontare tutte le patologie connesse alla salute uro-genitale perché rimandano ai significanti stessi dell’identità maschile (gli organi dell’apparato genitale) e allo stesso tempo sono il perno stereotipato e stereotipante dell’identità di genere. Questo stereotipo non porta soltanto ad un’evidente riduzione nell’accesso alle visite, ma anche ad una insufficienza della conoscenza comune diffusa tra la popolazione relativamente alle patologie specifiche dell’apparato maschile, ad una carenza della loro considerazione come eventualità e alla conseguente assenza di preparazione nel saperle riconoscere, nel ritardo nella richiesta di intervento quando si presentano. Ne costituisce un caso esemplare, sconosciuto ai più, la torsione del funicolo spermatico, altrettanto frequente del varicocele, che necessita dell’intervento chirurgico di derotazione per la preservazione della gonade da effettuare entro un massimo di 4 ore dall’insorgenza, essendo la latenza temporale correlata a una progressiva necrosi dei tessuti con la potenziale perdita dell’organo. Se non è culturalmente concepito che l’uomo possa contrarre patologie a carico dell’apparato uro-genitale, conseguentemente non può esistere la malattia e, quindi, non si rende necessario un luogo dedicato alla cura di qualcosa che non può verificarsi. Per affrontare consapevolmente i problemi di salute è necessario saperli riconoscere, per questo sono fondamentali la formazione e l’informazione diffusa, che insieme concorrono a determinare il background socio-culturale della popolazione. Occorrono perciò politiche pubbliche di comunicazione sociale volte all’implementazione di un nuovo paradigma culturale e clinico finalizzato alla prevenzione e alla cura, con l’offerta di servizi specifici, di strutture sanitarie dedicate, di programmi sanitari a breve, medio e lungo termine di prevenzione e promozione della salute maschile, che la migliorino in termini qualitativi e quantitativi. Sarebbe altrettanto necessario creare programmi a lungo termine per la realizzazione di strutture cliniche dedicate alla salute maschile, ospedali uro-andrologici dotati di pronto soccorso, in analogia con l’ospedale e il soccorso ostetrico-ginecologico. “L’andrologo, questo sconosciuto: la maggioranza dei ragazzi italiani non si è mai fatta visitare da un esperto della salute maschile, eppure fra i 14 e i 20 anni uno su tre ha già patologie andrologiche con ricadute sulla fertilità in un caso su dieci.” I maschi, dotati di un apparato genitale eteroflesso, sembrano quasi non aver maturato alcuna curiosità di sé dal punto di vista della relazione tra la propria dimensione interna e quella esterna. Di più, in forza dello stereotipo dell’uomo possente e potente, che è uomo in quanto può dominare tramite l’atto sessuale ed il suo complesso di organi genitali esterni, quindi invasori di dimensioni interne e intime, vige un implicito riguardante l’identità di genere, la sessualità e la salute: non se ne parla se non nei termini di potenza maschile, declinata come virilità invulnerabile. È anche così che si sono formate le cortine di ignoranza o anonimato delle patologie maschili, nonostante la loro incidenza, come nell’esempio citato della torsione testicolare. In controtendenza si pongono le strutture e gli interventi di cura delle patologie con incidenza maggiore tra i meno giovani, dai tumori prostatici all’impotenza, alla disfunzione erettile, visto che pur nella permanenza dei tabù la popolazione più anziana può essere pensata meno potente secondo il paradigma stereotipato della virilità. Così come una maggiore attenzione è stata dedicata alle patologie maschili della riproduzione poiché la capacità procreativa, oltre a conferire identità e quindi valore individuale e sociale, ha conseguenze economiche e giuridiche. Tuttavia, questi esempi di impegno per la promozione della salute maschile, così come i reparti di urologia e di andrologia, non realizzano spazi esclusivi con un approccio olistico e globale. Se vogliamo costruire una dimensione culturale che porti gli uomini ad attuare una prevenzione consapevole, dobbiamo offrire loro un habitat culturale, sociale, relazionale ed ambientale, che li faccia sentire accolti con i loro bisogni, con le loro paure, con le loro sensibilità, in strutture e con servizi finalizzati.

lunedì 6 novembre 2023

‘TECNOLOGIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE A SCUOLA: I PRO E I CONTRO’

‘TECNOLOGIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE A SCUOLA: I PRO E I CONTRO’ La giornata mondiale dell'insegnante di Fiorello Cortiana
Il confronto promosso dalla Associazione Docenti Articolo 33 e dalla Gilda degli Insegnanti su ‘Tecnologia e Intelligenza Artificiale a scuola: i pro e i contro, nella Giornata Mondiale dell’Insegnante, è stata quanto mai tempestiva. Sia dentro il passaggio strutturale che vede una estensione digitale dello Spazio Pubblico, sia alla luce delle tecnologie usate nei conflitti in atto con l’Invasione dell’Ucraina da parte della Russia e con l’aggressione a Israele da parte di Hamas. Una estensione digitale dello spazio pubblico che ha implicazioni profonde sulla sua natura costitutiva per la natura disintermediata e pervasiva della comunicazione sociale. Dentro questo ecosistema cognitivo collettivo costituito da Internet e da tutte le reti di rilevazione digitale ( basti pensare alle carte di credito o al Telepass) l’Intelligenza Artificiale (IA) apporta una ulteriore dimensione. La sua capacità di codificazione, la sua capacità analitica, la sua comparazione statistica, con una potenza di calcolo enorme e in crescita, possono coadiuvare molto positivamente l’efficacia delle nostre decisioni in specifiche situazioni e specifici settori. Nello stesso tempo non va sottovalutato il rischio di affidare il nostro processo cognitivo, nonché scelte con implicazioni etiche e politiche delicate, ad algoritmi semantici. Già viviamo nel tempo dei social network con la criticità dell’’effetto Google’, l’off loading/lo scarico cognitivo. Avere la consapevolezza dei cambiamenti in atto e delle loro implicazioni diventa così una precondizione per moltiplicare i ‘pro’ e ridurre i ‘contro’ nello sviluppo dell’IA. La giornata di confronto ha utilizzato un format che ha permesso sia il dialogo tra gli esperti, sia la loro relazione con gli oltre 200 insegnanti partecipanti e anche una intera classe della quale sarebbe interessante sapere le considerazioni. Ciò per la professionalità e la passione informata di Stefano Polli, Vice Direttore ANSA, che ha condotto il momento di esposizione e di Roberto Inciocchi, conduttore di Agorà su RAI Tre, che ha coordinato quello di confronto tra i relatori e con gli insegnanti. Ha aperto gli interventi Nello Cristianini, dell’Università inglese di Bath, uno degli scienziati che sta sviluppando l’IA. Cristianini ha posto l’accento sulla necessità delle culture necessarie a comprendere l’IA. Tenendo insieme cultura scientifica e cultura umanistica come due mani che applaudono per l’interazione tra algoritmi e linguaggi sociali. A iniziare dalla comprensione scientifica e di contesto dei termini utilizzati, ciò per fornire gli strumenti per la cultura e la comunicazione per un benessere emotivo e fisico. Le macchine informatiche oggi guardano Internet, analizzano migliaia di esempi e capiscono l’equivalenza: ad es. ‘Banana= Giallo Spinaci= Verde Carota=’. Ci sono cose che le macchine possono comprendere e noi no, e viceversa. Nessuno del resto separa i fatti dalle opinioni: ognuno guarda le cose dal proprio punto di vista anche le macchine con i loro algoritmi. Un pensiero scientifico e un pensiero critico garantiscono uno spirito critico e non omologato: capacità analitiche, capacità di fare ipotesi, capacità di mettere in discussione le ipotesi. Questo ci consente di rispondere a quesiti quali ‘l’IA può aiutare a potenziare lo spirito critico?’ constatando che Chat GPT e simili usano il linguaggio statistico ma non la capacità di pensare, ragionare e usare il pensiero critico. Sono solo un modello linguistico: occorre verificare la veridicità delle informazioni che usano. Cristianini di fronte alle preoccupazioni per l’IA ha esortato a curare l’ansia con la conoscenza e lo studio per esercitare una capacità e responsabilità di scegliere. Il quadro proposto da Cristianini è stato condiviso e sviluppato dagli altri relatori. Gilberto Corbellini, Storia della Medicina e Bioetica alla Sapienza, ha rilevato come l’ignoranza e l’omologazione accompagnano il declino della democrazia liberale. È evidente la dannosità della polarizzazione in chiave ideologica di contrapposizione alimentata da chatbot, come accaduto negli States con il RussiaGate. In Europa è maggioritario il gradimento per le democrazie, ma in Italia si ha il gradimento più basso. Corbellini ha interloquito con Chat GPT testando contraddizioni e attendibilità. E’ divertente la laconica risposta di Chat GPT ‘Fidati ma controlla sempre’. A una domanda di Cristianini aveva risposto ‘Se le persone si affidano solo a me potrebbero iniziare a credere che pensare è troppo faticoso’. Del resto, per natura siamo geneticamente pigri e ci affidiamo a chi può fare le cose per noi. Ma Giuseppe Corasaniti, Filosofia del Diritto Digitale alla Università Mercatorum, ha richiamato l’attenzione sul modo di comprendere intuitivo: le macchine non lo fanno, noi possiamo. Per questo è necessario che chi crea soluzioni tecnologiche venga responsabilizzato, già stiamo scontando lo scostamento tra i tempi storici del modello di sviluppo illimitato rispetto ai tempi biologici del vivente, ora dobbiamo essere consapevoli dell’ulteriore accelerazione dettata dai tempi tecnologici. Ana Millan Gasca, Matematiche Complementari all’Università Roma Tre, ha proposto la relazione tra alfabetizzazione scientifica e la formazione dell’essere umano. Dal 1500 abbiamo conosciuto una matematizzazione estesa e il giudizio culturale è dentro a questi tempi lunghi della rivoluzione scientifica/tecnica e con la scomparsa dello studio della storia del pensiero economico si studia la matematica senza comprenderne il senso. Siamo in una bolla educativo/scientifica e la scuola deve essere una camera di decompressione e di approfondimento. Una funzione complicata per la formazione di ambienti di iperspecializzazione dove le scienze hanno disertato la cultura umanistica. Oggi la comunità scientifica avverte la responsabilità di accettare di scegliere e di raccontare. La scuola deve puntare sul significato per trovare il proprio posto nel mondo e dare il senso del destino umano. Per questo occorre una valutazione dei problemi epistemologici delle discipline: la lingua non serve a vendere o a produrre ma a esprimersi. Millan Gasca ha esortato ad avere fiducia nei ragazzi, la scuola deve insegnare a scoprire il mondo. Corasaniti gli ha fatto eco: la scuola, anche dentro l’estensione digitale dello spazio pubblico, deve dare regole di comportamento, convivenza, dialogo. Quindi anche regole per l’IA, differenziate tra settori e con un’etica della responsabilità. Il programma sono gli studenti, cittadini liberi/ consapevoli/responsabili/critici. Oggi ci sono problemi di lettura e di scrittura negli studenti universitari, insieme a problemi di relazione sociale con le differenze e le regole. Per avventurarsi, sperimentare, verificare i limiti e mettere in crisi le logiche, occorre una cultura multidisciplinare lungo tutto il percorso di istruzione. Le idee contano se espresse concretamente, del resto, il significato etimologico di ‘sapere’ viene dal latino “aver sapore”, “odorare”. Non c’è solo Chat GPT, occorre addestrare i modelli linguistici, in modo dialogico, per avere risposte appropriate. Risposte coadiuvanti della decisione e non sostitutive, per un rapporto sereno e consapevole con la tecnologia. La scienza, la scuola: e la politica? Andrea Cangini, oggi Segretario della Fondazione Einaudi è stato il relatore del documento approvato all’unanimità a conclusione dell’Indagine Conoscitiva proposta dalla Commissione Istruzione pubblica, beni culturali del Senato sull’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO. ‘Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica… Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani.’ Chiaramente legati alle modalità di comunicazione dei diversi social. Cangini, con riferimento ai signori delle corporation del digitale, ha denunciato il condizionamento dei processi cognitivi, delle coscienze e delle decisioni da parte di un pugno di uomini con una polarizzazione della società. Ha riproposto il motto di Luigi Einaudi ‘Conoscere, dibattere, deliberare’. Per ‘ Uomini formati da uomini, per non parlare a vanvera’ ha chiosato Roberto Inciochi. Confermando quanto detto in apertura dal Coordinatore Nazionale della GILDA-FGU Rino Di Meglio ‘Cultura scientifica e cultura umanistica: non una contrapposizione tra assoluti ma una condivisione su educazione e consapevolezza. La medicina non è la censura ma lo sviluppo del senso critico nella scuola. Se l’insegnante conosce il suo alunno può distinguere la sua risposta da quella di Chat GPT. Gli insegnanti non formano sudditi ma coscienze critiche di cittadini.’ Un buon incontro per una condivisione di consapevolezza nella società della conoscenza, da sviluppare con occasioni di confronto tra buone pratiche di una piena relazione tra mente-corpo-natura per una cittadinanza piena e attiva.

mercoledì 1 novembre 2023

Tina, un esempio

Li radunarono tutti in piazza. Ragazze e ragazzi, tanti bambini. Volevano educarli e così li fecero assistere all’impiccagione di 43 giovani rastrellati nei dintorni. Poi, nonostante tanti tra i bambini si fossero sentiti male, fecero sfilare tutta la scolaresca sotto sotto i cadaveri appesi. I nazifascisti così educavano. Tra di loro, nella scolaresca, c’era Tina Anselmi. Una ragazzina, all’epoca. Che vide morire impiccato un amico, il fratello di una sua compagna di classe. Quell’orrore fu il suo punto di svolta. Perché da quel giorno Tina decise che “per cambiare il mondo bisognava esserci”, e divenne così partigiana. Fu staffetta, affrontò rischi enormi. Una volta dovette rimanere in un fiume gelido per non farsi scoprire, con un amico che le teneva la bocca chiusa con le mani perché dal freddo le battevano i denti. Ma la vera “vendetta” contro i nazifascisti l’ebbe nel dopoguerra, quando divenne la prima donna italiana a guidare un Ministero. L’ebbe con la legge sulla parità di trattamento uomo-donna sul lavoro. E a lei dobbiamo anche la nascita del servizio sanitario nazionale, la cui legge ebbe come prima firma la sua. Si spegneva oggi, il 1 novembre, una grande donna e una grande politica italiana. Fatta di una pasta diversa da molti e molte di quelle che vediamo oggi. A lei, a cui dobbiamo molto, il nostro ricordo.

mercoledì 18 ottobre 2023

L'Europa è adesso!

La violenza in città e l'urbanistica

LA VIOLENZA IN CITTÀ E L’URBANISTICA Una deriva che sembra inarrestabile Tre i raid a colpi d’arma da fuoco nella zona del Parco Verde di Caivano, nella cintura metropolitana di Napoli, da quando la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è andata personalmente sul posto lo scorso 31 agosto. Nel corso dell’ultima hanno sparato 19 volte con armi di due diversi calibri. A Tor Bella Monaca, periferia di Roma, la sera di martedì ventinove agosto un ventottenne ha tentato di investire con lo scooter il prete antimafia don Antonio Coluccia impegnato nella marcia della legalità. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Sempre lì, uno spacciatore denunciato per l’aggressione alla portavoce del comitato collaboratori di giustizia dell’associazione “Laboratorio una donna”, in stato di libertà, è stato arrestato per lesioni aggravate: lo scorso 9 settembre aggredì Maricetta Tirrito, volontaria di Ostia che stava partecipando all’iniziativa promossa dopo il tentato omicidio di don Coluccia. I parlamentari della Commissione parlamentare di inchiesta hanno ascoltato decine di persone, da Scampia a Napoli ai carruggi di Genova, dal quartiere Zen alla Vucciria a Palermo, dalle periferie torinesi a quelle romane, e ovunque vi sia un’area degradata in Italia. Ne esce un quadro preoccupante: almeno 15 milioni di persone in Italia vivono in situazioni di degrado nelle periferie e nei centri urbani. La commissione ha rilevato il profondo degrado delle costruzioni realizzate negli ultimi cinquant’anni. “In tutte le grandi città italiane le scelte architettoniche di pianificazione delle periferie compiute per affrontare l’emergenza abitativa, invece di risolvere il problema lo hanno aggravato. Accade in quartieri come Scampia a Napoli, Zen a Palermo, Corviale a Roma, le Dighe a Genova, San Paolo a Bari.”. Milano non è immune da questa condizione, basti pensare al quartiere San Siro, periferia ovest di Milano. A pochi isolati dallo stadio Meazza, sotto Piazza Segesta, si passa dal giorno residenziale e benestante, dove ci sono le case dei calciatori di Milan e Inter, dj e cantanti, alla notte delle case popolari dove oltre il 50 per cento della popolazione è di origine extracomunitaria e composta da 85 etnie vive con i muri che cadono a pezzi, le frecce nere sull’asfalto che indicano dove comprare una dose, e ragazzi con videocamera: le vedette che, in auto, controllano il territorio. Come hanno potuto verificare gli assessori Granelli e Maran in visita sul posto. Come ha evidenziato il resoconto della Commissione parlamentare di inchiesta. Da Milano a Palermo cresce il racket delle case popolari. Quartieri illegali e ghettizzati dove lo Stato sembra assente. Da Nord a Sud nelle periferie delle grandi città c’è un tessuto sociale organizzato di bande e malavita organizzata che alle istituzioni risponde che lì comandano loro. Così nel quadrilatero delle case popolari del quartiere di San Siro, secondo i dati della Prefettura, su seimila alloggi popolari si contano oltre 800 occupazioni abusive su seimila alloggi popolari, nella scuola di via Paravia non ci sono studenti italiani e nell’oratorio di don Fabio su 56 ragazzi solo 5 sono italiani. Di quale inclusione parliamo in un contesto così? Il racket, portato avanti dalla malavita locale, chiede tremila euro in cambio di un appartamento. A Nord il livello di soddisfazione rilevato per la qualità della vita è superiore all’80 per cento, nella zona Selinunte scende quasi di 30 punti, tra i più bassi dell’intera città. Non che sia diverso nel quadrilatero di via Odazio e Piazza Tirana, tra via Giambellino e via Lorenteggio. Ormai non sorprende l’esortazione e la considerazione dell’ineffabile sindaco Sala per “Andare oltre il tema delle periferie” cioè “Nelle grandi città dobbiamo andare veramente un po’ oltre il tema. Non è che non ci sia più. A Milano ci sono ancora zone periferiche difficili, ma non mi sentirei più di dire che c’è un centro e delle periferie e inoltre anche i cittadini del centro sentono i problemi”. Infatti, lui della zona San Siro vede solo l’area oltre Piazza Segesta dove è stata approvata dalla sua giunta la delibera di pubblico interesse per la costruzione di un nuovo impianto affiancato da un distretto multifunzionale, finanziato da Inter e Milan e dal valore di 1,2 miliardi di euro. Così sull’area dell’ex Trotto ha deciso di investire il gigante immobiliare Hines con un nuovo centro residenziale, dove vorrebbero costruire l’impianto da padel più grande d’Italia. al posto delle ex scuderie arriverà un centro termale di lusso e 400 appartamenti. La gentrificazione di Milano, combinata con il risiko fondiario immobiliare dei fondi di investimento, non basterebbe a spiegare questa separazione sociale e urbanistica. Ci vuole una assoluta mancanza di compassione per la città e la comunità che ci vive, insieme a una assenza totale di consapevolezza del ruolo di indirizzo che tocca alla politica pubblica. Questa frattura sociale prende corpo nella mancanza di soggettività della politica che lascia il compito ai soggetti della deriva finanziaria dell’economia, generatori indifferenti di marginalità e disuguaglianza sociale. Il fatto che da noi questa situazione non abbia prodotto rivolte diffuse, come nelle banlieue delle città francesi non significa che non abbia la stessa gravità di separazione culturale, sociale, scolastica, politica, istituzionale. Eppure altre pratiche, altre modalità di ripristino della legalità accompagnata da attenzione sociale sarebbero possibili, proprio a partire dalle case popolari, un tempo laboratorio dell’emancipazione sociale con biblioteche, centri sociali, sedi dei partiti popolari, lavatoi comuni. Basterebbe aggiornare le funzioni e mandare operatori volenterosi e motivati a progetti di partecipazione. Ad esempio il progetto di azione concreta partecipata di orticoltura sociale urbana ‘La Terra che non c’è’ in zona via Padova, coinvolge studenti del liceo e generazioni anziane attraverso la co-progettazione. Si creano comunità con condivisione di pratiche e senso del proprio territorio. Eppure non risulta un coinvolgimento dei due animatori Antonio Ferrante e Elisabetta Bianchessi per usare questa esperienza come modulo e matrice per riproporla nelle altre periferie milanesi e negli spazi residuali e abusivi della cintura urbana. Paolo Natale, docente di sociologia alla Statale di Milano, alla luce di una sua ricerca ha constatato che «Sembra ci siano residenti di serie B, non considerati e non coinvolti». A metà del secolo, come ricorda l’ONU, oltre il 70% della popolazione mondiale sarà inurbata: quale qualità del vivere sociale urbano pensiamo di proporre? La questione riguarda tutti ed ha direttamente a che vedere con la crisi dell’istituto della democrazia e della partecipazione che la vivifica. Non sorprende l’unicità del commento del Ministro Crosetto “C’è paura in Francia, c’è paura in tutta la Francia, da fuori non possiamo che osservare ed augurarci che finisca. E questo deve insegnarci che le disuguaglianze che si sono create negli ultimi 20 anni vanno affrontate in modo serio. Penso che l’Europa debba porsi il tema. C’è un’Europa dei mercati, delle regole, un’Europa che abbiamo sempre avuto in mente tutti, una Europa delle persone e dei popoli. L’Europa delle persone e dei popoli esiste quando a quando gli ultimi, delle banlieue francesi, o delle nostre periferie non sono lasciati indietro. Perché se le persone sono lasciate indietro, si crea l’humus per cose di questo tipo, questo non può essere un problema francese ma di tutti quelli che pensano che la società debba essere inclusiva, debba creare condizioni di vita buone per tutti perché se non è così, poi alla fine la violenza esce fuori. Quindi non lasciamo la Francia sola ma soprattutto prendiamo lezione da quello che sta accadendo”. Fiorello Cortiana

sabato 26 agosto 2023

sabato 19 agosto 2023

Surrealismo naturale

Né Dalì, né Magritte. È surrealismo naturale al ristorante/albergo Miniere di Traversella.

sabato 15 luglio 2023

La nostra impronta pesante

ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale. I dati sono disponibili anche online, gratuitamente, per chi volesse informarsi. “ISPRA stima che il costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici si aggiri attorno ai 100mila euro per ettaro (ovvero 10 euro per ogni metro quadro perduto). Più nel dettaglio, il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare oscilla tra 66mila e 81mila euro a ettaro all’anno. A ciò si aggiungono tra 23mila e 28mila euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta. Il totale è quindi compreso tra 89mila e 109mila euro l’anno.” Danno economico quantificato in termini di servizi ecosistemici persi, aumento delle emissioni di gas serra e di crescita dei rischi per la salute.

Il vicino, l'ospite, il padrone, il custode forse...

martedì 20 giugno 2023

Democrazia e Intelligenza Artificiale

L'Intelligenza Artificiale riguarda ognuno di noi, ovunque e sempre. Dai processi che attiviamo per pensare e scegliere, alle azioni che facciamo in casa, al nostro quartiere, alla città, agli spazi e ai tempi glocali. Occorre una consapevolezza condivisa perché le corporation dei Big Data non decidano gli sviluppi possibili. Questo è il mio contributo al Simposio che si terrà il 28 giugno a Roma in collaborazione con la University for Peace delle Nazioni Unite.
DEMOCRAZIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE Fiorello Cortiana Demos Sotto il profilo etimologico e alla luce delle forme di convivenza lungo la storia, la democrazia è il "governo del popolo". Una sovranità, una soggettività politica, esercitata attraverso strumenti di consultazione popolare per la delega della rappresentanza e per l’esercizio sussidiario della Cittadinanza Attiva. Con l’estensione digitale dello spazio pubblico, la sua pervasività asincrona, la potenza di calcolo delle sue infrastrutture ci dobbiamo chiedere “governo del popolo” da parte di chi? Altrimenti: come garantire una partecipazione consapevole da parte dei cittadini al governo della cosa pubblica e della propria dimensione personale. Lo sviluppo della Società dell’Informazione con la Società della Conoscenza non ha interessato solo il sistema delle relazioni economiche, finanziarie e industriali. Esso ha costituito una rivoluzione nel sistema delle relazioni sociali e quindi nella politica, la quale ha registrato un significativo indebolimento all’inizio di questo millennio. Un indebolimento che non ha preso corpo con lo sviluppo delle tecnologie computazionali digitali. Non è stato un processo ineluttabile ma un modello di sviluppo quantitativo illimitato frutto delle scelte dettate dagli interessi e dalle pratiche messe in atto da attori sociali, da corpi sociali e da strutture statuali. Sono gli effetti, gli esiti, dell’indirizzo di questo processo in atto a poter essere irreversibili per la natura costitutiva della nostra specie e del vivente tutto. Natura costitutiva che ha un carattere informazionale dalla cellula nella sfera biologica, al bit in quella antropologica e nella relazione tra loro, come nei paesaggi delle colline toscane o nei rendering plausibili prodotti da applicazioni digitali. Polis, Mercato, Tribù Un effetto di scelte ben descritte da Simon Reid-Henry in Empire of democracy: “Convinti che la democrazia andasse dove portava il capitalismo, i leader occidentali, nell'immediato dopoguerra, si sono concentrati sulla massimizzazione dei ritorni da questo franchising capitalista piuttosto che su l'incorporamento di valori sociali liberali nell'architettura istituzionale globale: per alcuni anni, è stato proprio il loro dominio dell'ordine. Il flusso di ritorno su quel particolare investimento storico è oggi fin troppo evidente.“ "Dagli anni '70 la caccia alla crescita della produttività persa ha alimentato una serie di politiche che hanno consentito di aumentare ancora una volta la disuguaglianza nel tentativo di ripristinare il tasso di profitto precedente". “La concorrenza è stata più dura; le comodità per tutti sono state sostituite da lussi per pochi e i loro oneri, solitamente gratuiti, per gli altri.” «Nella forma che alla fine assunse questa lotta, il nazionalismo territoriale divenne l'antitesi del globalismo economico. Nel processo, non solo il consenso politico, ma anche il pluralismo dei valori è diventato più difficile da raggiungere'. (...) 'Ma il pluralismo nella sua essenza è sia più che meno dell'accettazione degli 'altri'. È la disposizione a cedere volontariamente alcuni dei propri privilegi». “La società è lacerata e strappata.” L’integralismo islamico è stato il riflesso di una reazione tribale al tipo di globalizzazione in atto, in altre latitudini sono stati il populismo e il sovranismo piuttosto che il rilancio armato di una presunzione imperiale. Il Mare Digitale e il Vuoto Il vuoto lasciato dalle narrazioni ideologiche del ‘900, nella definizione del senso comune dell’agire in società, nel contesto attuale di atomizzazione sociale nei processi di produzione di valore è colmato dalle risposte della rete, comunque generate, comunque manipolate. Risposte alla domanda di senso individuale dell’agire sociale che, sommato, diventa moltitudine ed indirizzo. La rete digitale interconnessa e le sue reti sociali costituiscono un ecosistema cognitivo collettivo che ha esteso lo spazio pubblico, ha disintermediato la relazione tra fonti istituzionali e accesso/produzione/condivisione di informazione. La sua pervasività permette la tracciabilità dei comportamenti e la profilazione dei consumi, con possibilità previsionali delle scelte economiche, politiche, religiose, sessuali, sindacali. E’ questo intreccio che fa emergere l'elemento cruciale dell'attuale crisi dell’istituto della democrazia: il dominio internazionale. Stati Senza Territorio Le grandi corporation del digitale hanno un bilancio superiore a quello di grandi stati, inquinano come uno stato medio, con i loro centri di calcolo e con i materiali necessari alle infrastrutture, eludono ed evadono le imposizioni fiscali con la loro disseminazione planetaria e nei paradisi fiscali. Hanno una potenza di intervento sul mercato che, nella deriva finanziaria dell’economia, li rende capaci di una azione di indirizzo dell’agire collettivo, con la sostituzione di forza lavoro anche cognitiva, che non risponde al alcun mandato, ancorché perfino autocratico. A parte il Governo Cinese che impone alle corporation condizioni per verificare e perpetuare le restrizioni alla libertà di associazione, limitare la libertà di coscienza e ridurre al minimo la probabilità che la libertà di informazione ed espressione formino una solidarietà politica in grado di sfidare la sua autorità. Un’azienda sconosciuta al grande pubblico potrebbe richiedere l’integrazione di GAFAM, l’acronimo che rappresenta il cartello delle corporation dell'ICT e dell’IA in occidente: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft. La performance in Borsa di Nvidia ha quasi raggiunto il «trilione», mille miliardi di dollari, +160%al Nasdaq dall’inizio dell’anno. Quanto basta a un’azienda nata tra amici in un fast-food nella Silicon Valley californiana trent’anni fa per entrare nel club esclusivo . Non produce soluzioni di IA come ChatGPT, i chatbot, le criptovalute, ma i microchip per i generatori di intelligenza artificiale. Per i cercatori auriferi dell’IA servono pale ed escavatori, appunto. Enclosures dei Commons C’è qualcosa che è oltre la natura di un modello commerciale: le corporation hanno tentato di scambiare come prodotti da tutelare tramite brevetto gli alfabeti usati per produrli. Siano alfabeti relativi alla sfera biologica, come le sequenze geniche per le combinazioni transgeniche magari sterili per creare dipendenza della domanda, o che appartengano alla sfera antropologica come le stringhe di algoritmi. Con la riduzione degli alfabeti a una disponibilità proprietaria dentro il modello liberista, che presenta il conto planetario ambientale, sanitario, sociale e politico, si pregiudica entro standard predefiniti la libertà di narrazione. Di più si costringe dentro un paradigma riduzionista la produzione di valore dentro la società della conoscenza che vive in un paradigma complesso dove la condivisione e la contaminazione degli alfabeti e delle grammatiche costituiscono la condizione necessaria per generare nuove combinazioni capaci di rispondere all’inaspettato. Dove il pluralismo interoperabile dei sistemi operativi è essenziale per la robustezza e la sopravvivenza dell’ecosistema cognitivo collettivo. Se condizioni di monopolio o di scelta normativa riducessero questo pluralismo a un solo sistema operativo con le sue specifiche applicative, non solo ci precluderebbe possibili sviluppi creativi ma, a fronte di un problema sistemico inaspettato che questo sistema operativo non può affrontare, lo stesso ecosistema cognitivo sarebbe a rischio. Stringhe Sequenze Alfabeti Grammatiche Ciò ha posto interrogativi ineludibili sulle forme e sull’esercizio del potere economico, politico e sociale. La disponibilità, la trasparenza, l’accesso, la conoscenza delle funzioni svolte dalle stringhe di algoritmi alle sequenze geniche, equivale a quello degli alfabeti e delle grammatiche, delle note e degli accordi, dei colori e dei segni. Essenziali per la definizione dei piani di vita di ogni essere umano in condizioni di libertà. La politica è debole in relazione alla finanza e alle corporation digitali e l’istituto della democrazia conosce una profonda crisi di legittimità nei paesi che lo hanno scelto. Per questo la politica come espressione di soggettività e di indirizzo nel Patto Civile è chiamata in causa in modo non rinviabile. Il fattore di cambiamento che ha accelerato esponenzialmente questo processo è stato il World Wide Web. Internet, la rete delle reti planetarie interattive, un ecosistema cognitivo collettivo che, con il salto al Deep Learning e alla Intelligenza Artificiale si dispiega come una rete neurocerebrale, che si relazione con quelle delle nostre menti. Nella rete di Internet è possibile una moltiplicazione di funzioni e di relazioni tra i vari linguaggi espressivi produttori di conoscenza, con esperienze di nomadismo relazionale e culturale nelle quali ai battaglioni irregimentati si sostituiscono gli sciami nella loro composizione/scomposizione e mobilità. Virtualità vs Viralità In una rete governata da algoritmi predefiniti, ancorché evolutivi, con quale discrezionalità e autonomia ciò avviene? Qui nascono i problemi, proprio per la non virtualità della ‘rete delle reti’, perché essa è una estensione delle possibilità cognitive e di produzione di risposte di senso. Nell’era digitale, ancor più con gli sviluppi di IA, la privacy non riguarda il diritto a essere lasciati soli nella sfera della propria intimità. Significa il diritto a definire consapevolmente e liberamente la propria identità e non a subirne l’eterodefinizione. Nella estensione digitale dello spazio pubblico, la disintermediazione si accompagna alla piena convergenza dei supporti digitali, con una tracciabilità e profilazione assolute della identità di ognuno secondo criteri e codificazioni arbitrarie e con conseguenze discriminatorie in relazione alle garanzie della Costituzione Italiana e del Trattato Costituzionale Europeo. Di più, come è stato ben evidenziato nel caso conclamato del ‘Russia Gate’ nella campagna elettorale di Trump, queste pratiche possono portare anche ad una eterodefinizione manipolatoria delle identità oltre che alla costituzione di identità fittizie e alla messa in opera di azioni atte a manipolare la libera formazione di convincimenti nella opinione pubblica. Le Tecnologie sono Politiche, la Politica è Decisione La rete non è disintermediata e libera, ‘uno non vale uno’ a differenza del voto elettorale di ogni cittadino, in rete conta certamente l’autorevolezza ma sicuramente la potenza di viralizzazione. Le tecnologie sono politiche e il potere risiede nel controllo delle loro possibilità di profilazione codificata e di selezione previsionale. L’Intelligenza Artificiale non è una nuova forma di intelligenza ma una componente, certamente cruciale dell’intelligenza: la funzione previsionale. I Robot non c’entrano. L’Intelligenza Artificiale è una tecnologia predittiva, le previsioni servono da input per la riduzione dell’incertezza nel processo decisionale. I sistemi di IA possono essere utili coadiuvanti della decisione, possono essere pericolosi laddove sono sostitutivi della responsabilità di decidere. L’ intelligenza Artificiale semantica, è una combinazione di metodi e strumenti per risolvere casi in modo preciso, con una gestione della qualità dei dati più automatizzata, superando le criticità dei sistemi di Machine Learning che producono risultati parziali. Il processo di ragionamento dei sistemi di Intelligenza Artificiale semantica combina in modo dinamico le informazioni per rispondere a domande e per indicazioni anche in modalità non anticipate o specificate algoritmicamente. La consapevolezza, il Senso, l’Identità La questione non è relativizzabile né differibile: quanto affidiamo a sistemi di algoritmi semantici il nostro processo cognitivo? Di più quanto affidiamo a questi sistemi le nostre domande di senso? I rischi legati all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale sono dovuti ai “bias”, cioè ai pregiudizi interni alle logiche di codificazione nella progettazione del software, così i sistemi di analisi dei dati basati presentano risultati discriminatori o di sottovalutazione nei confronti di specifici gruppi di persone. Preconcetti razziali, di genere, di sesso biologico, di generazione, di orientamento politico e culturale. Si tratta della definizione della possibile etero-definizione della nostra identità. Sorveglianza, orientamento, senso comune dell’agire collettivo, diversivi della partecipazione ai processi deliberativi, controllo dei dati digitali. Gli algoritmi permettono l’elaborazione orientata dei dati. Sono procedure logiche che, attraverso istruzioni con una sequenza di passi finiti elementari e non ambigui, risolvono dei problemi relativi a strutture di organizzazione e rappresentazione di dati. Già oggi la potenza di calcolo computerizzato permette l’analisi e la comparazione di una quantità di dati prima impossibile. Se la questione riguarda la definizione di orientamento di genere, la predisposizione genetica a certe patologie e la possibile probabilità invalidante, possono prendere corpo indicazioni, valutazioni e scelte socio sanitarie, assicurative, di opportunità di lavoro, a carattere discriminatorio nei confronti delle singole persone. Così per opportunità legate al merito e alle prospettive di successo, vale per il settore dell’istruzione, con criteri selettivi basati sui precedenti che possono scartare i nuovi candidati con percorsi diversi e non contemplati dall’algoritmo. Altrettanto vale per il settore della giustizia e le probabilità di recupero o di recidiva. La Natura Informazionale del Vivente e la Selezione La natura costitutiva del vivente è informazionale, a partire dalle cellule, e alla loro differenziazione nel moltiplicarsi. Le stringhe di algoritmi saranno sempre più il registro di codificazione con il quale ci relazioniamo alla sfera biologica e alle sequenze geniche esistenti e possibili. Consideriamo i potenti esponenti delle corporation che hanno dato vita alla rete dei Lungotermisti e dell’Altruismo Efficace, una loggia di potenti e di cortigiani agit-prop delle imprese ICT e delle accademie. Hanno investito e raccolto risorse notevoli per definire modalità di codificazione previsionale dei criteri di selezione e indirizzo delle risorse e degli investimenti al fine di garantire, con razionalità utilitarista, prospettive di vita, sviluppo ed esistenza agli individui digitali da qui a un futuro millenario. Tutto è giustificato da questo fine: discriminazione sociale ed eugenetica sono quasi un effetto automatico e logico. Nicoletta Prandi in ‘EFFETTO ATLANTIDE come salvarci dal naufragio digitale’ ha chiesto a Emile P. Torres, filosofo dell’Università di Hannover: “La realtà dimostra che le connessioni tra il Lungotermismo e l’impresa, la politica e la ricerca accademica esistono già. E’ proprio così?” “Assolutamente. il Lungotermine è penetrato nell’industria tech (Elon Musk ne è un esponente e la rappresentazione plastica dei suoi principi è l’idea di sprigionare tutto il potenziale della mente umana perpetuandolo il più possibile nel futuro), ci sono esponenti anche all’interno delle Nazioni Unite e molti altri stanno cercando di conquistare posti dirigenziali nelle istituzioni pubbliche. Ci sono più di 46 miliardi di dollari investiti nella comunità lungotermista, miliardari ingaggiati: una superpotenza.” Nessuna paranoia complottista ma una informazione pubblica per l’esercizio di una coscienza critica. Non dobbiamo chiederci se l’Intelligenza Artificiale può cambiare la società e il senso comune dell’agire collettivo, perché questo sta avvenendo. Ci dobbiamo chiedere come la politica, come esercizio discrezionale di soggettività collettiva, può indirizzare questo cambiamento. I computer quantistici si profilano come la nuova frontiera dello sviluppo digitale. Prospettano una rivoluzione pervasiva, come è avvenuto con l'avvento dell'informatica, grazie alla capacità di processare informazioni in modi ora impossibili. Ad esempio nella Crittografia e nella sicurezza informatica. Potenziando o minacciando la sicurezza degli attuali sistemi crittografici. Potrebbero aiutare a sviluppare nuovi farmaci e nuovi materiali, simulando il comportamento delle molecole. Potrebbero migliorare la velocità e l’efficacia nell'analisi dei dati e nello sviluppo dei modelli di apprendimento automatico dell’Intelligenza Artificiale. Velocità e precisione per le previsioni meteorologiche, con modelli climatici più accurati, anche grazie ai nuovi satelliti meteo, costruendo modelli predittivi di catastrofi naturali e dei cambiamenti climatici. Libertà è Partecipazione Informata Nelle potenzialità, quindi nelle opportunità e nei rischi dell’uso dell’Intelligenza Artificiale risiede la seconda ambivalenza della pervasività digitale e delle procedure analitiche degli algoritmi. Qui c’è un ulteriore salto logico perché si passa dal controllo della rete e dei suoi prodotti alla generazione sostitutiva di valori politici ed etici. Possiamo esternalizzare i processi cognitivi e tutte le scelte conseguenti? Possiamo affidare scelte relative a diritti fondamentali della persona ad algoritmi? Possiamo ridurre le intuizioni, l’empatia e la percezione come esito combinato di sensi/saperi/sapienza, alla calcolabilità predefinita? Dobbiamo chiederci se la natura dei processi relazionali e cognitivi propri di questo contesto consentono di coglierne le inedite opportunità. Questo perché le tecnologie digitali, gli strumenti che utilizziamo, le reti sociali e i loro processi di relazione precostituiti con informazione, comunicazione, conoscenza, stanno ri-configurando drammaticamente i processi neurali, le nostre possibilità cerebrali e i processi cognitivi. Il nostro sistema nervoso centrale si modifica lungo tutta la vita. Nel cervello si formano continuamente nuove sinapsi, mentre quelle che non sono più utilizzate degenerano. Questo sofisticato processo, noto come neuroplasticità, riveste un ruolo cruciale nei processi di apprendimento, con cambiamenti funzionali e anatomici. Libertà è Responsabilità Le logiche di controllo computazionale, le potenzialità comparative e predittive, le potenzialità generative della condivisione per l’intelligenza collettiva interconnessa, costituiscono una estensione della mente, individuale e sociale. Laddove, invece, c’è l’esternalizzazione della memoria, dell’intelligenza, dell’organizzazione del pensiero, della classificazione dei dati, del trattamento dell’informazione, diventiamo dei simbionti cognitivi e, insieme alla responsabilità delle scelte, rinunciamo all’esercizio di una libera soggettività, individuale e sociale, rinunciamo quindi alla cittadinanza. Questo dentro a sistemi digitali capaci di apprendere e che, in ogni caso, si devono relazionare con il principio di sostenibilità dei loro effetti sulla natura. Dopo i disastri ambientali della velleità e della presunzione di una Hybris antropocentrica oggi rischiamo la relativizzazione della nostra pienezza esistenziale attraverso la cessione di sovranità all’Intelligenza Artificiale e ai controllori di algoritmi che non rispondono ad alcun interesse generale e ad alcun mandato e rendicontazione democratici. Bios Perciò è vitale la persistenza della piena relazione mente-corpo-natura, la relazione equilibrata tra sfera antropologica e sfera biologica, tra sapere e sapienza. L’intelligenza collettiva attraverso la connessione di esperienze, competenze, consente una condivisione della conoscenza mai esperita prima e con essa una opinione pubblica quanto mai avvertita, ad un tempo consumatrice e produttrice di sapere. Questo scenario appare come il possibile cambiamento sociale più importante di questo inizio di millennio. Ancora una volta siamo chiamati da una sfida inedita a porci in modo non rinviabile la questione del significato e del senso dell’essere umani, animali umani. Lo spazio pubblico definito dalle reti di reti digitali dei nuovi media si propone quindi come uno spazio di nuove opportunità democratiche e di nuove minorità e diseguaglianze. Ad un tempo aumentano la socialità e il divario sociale e culturale, la disintermediazione dell’informazione e la sua opacità, che accompagna quella del potere. Ciò che mette in luce lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale combinata con Big Data e concentrazione finanziaria è la crisi dell’istituto della democrazia. Simon Reid-Henry in Empire of democracy scrive: “Il problema non riguarda i populisti e gli antiliberali, non più di quanto non riguardi l'immigrazione, o la globalizzazione, o qualsiasi altra delle piaghe del momento. Sta nel diverso modo in cui liberalismo, democrazia e capitalismo si sono forgiati insieme nell'era post-70, in un momento di transnazionalizzazione e alla luce di una serie di comuni sfide sociali e politico-economiche. Ma dove ci lascia il riconoscimento di questo oggi e in futuro?” “La democrazia è un riflesso della volontà delle persone che accettano di legarsi con il vincolo delle norme comuni e civiche. Se le persone sono arrabbiate, risentite e confuse, lo sarà anche il sistema democratico che costituiscono. Dimenticare questo è uno dei motivi per cui alcune delle spiegazioni più compiacenti, ma diffuse, degli attuali travagli della democrazia vedono che la vera minaccia per la democrazia risiede altrove, nella sua tendenza all'eccesso sconsiderato.” Jason Brennan, filosofo politico, sostiene che ‘Le persone hanno così poca voce in capitolo con il loro unico voto che, in primo luogo non ha senso partecipare.’ Consapevolezza e Netizenship Abbiamo bisogno di consapevolezza affinché la nostra relazione con l’estensione digitale sia funzionale alla nostra dimensione umana per lo sviluppo di una cultura della cittadinanza condivisa nello spazio pubblico digitale, per una consapevole netizenship. Occorrono una coscienza di specie, una connessione responsabile per dare vita e capacità di indirizzo pubblico a un blocco sociale dell’innovazione qualitativa, quindi socialmente e ambientalmente abilitante e sostenibile. Qui occorre capire come relazionarsi con l’Intelligenza Artificiale e i suoi algoritmi per elaborare il nostro rapporto con il vivente. Si tratta dell’espressione delle libertà individuali e della sostenibilità, per la nostra specie, delle azioni e degli effetti del modello di sviluppo su questa piccola Terra nel pieno dispiegarsi dell’era digitale che presenta una natura costitutiva con una doppia ambivalenza. Il problema dei “bias” è cruciale per un modello di intelligenza artificiale affidabile. Si tratta di un processo revisionale che ha successo se è aperto e partecipato. Siamo tutti prosumer di conoscenza nella interattività pervasiva della rete. Prosumer Acutamente Nicoletta Prandi in ‘EFFETTO ATLANTIDE Come salvarci dal naufragio digitale’, a proposito dell’entrata in scena di Chat GPT, fa notare “Perché OPEN AI ha rilasciato gratuitamente l’app, costata miliardi di dollari? Per farcela provare e per ottenere da noi, a costo zero miliardi di informazioni utili: come la usiamo, cosa le chiediamo di fare, in quali falle di sistema incappiamo.” Il Deep Learning è in piena coerenza con la pervasività digitale quindi con decisioni basate su previsioni generate da algoritmi. Decisioni che utilizzano e riguardano piattaforme social, di ricerca d’impiego, di notizie, il casellario giudiziario, la distribuzione della pubblicità, l’accesso a prestiti, le iscrizioni ai percorsi formativi,i servizi sociali e via elencando i settori. Per questo la partecipazione condivisa di tutti gli stakeholder, esperti, programmatori, consumatori, può individuare i segni dei pregiudizi, costruire dei processi di codificazione capaci di considerare casi particolari e concorrere allo stesso tempo mantenersi agli sviluppi dell’apprendimento automatico. Per questo la disponibilità condivisa delle informazioni e dei processi in atto deve restare pubblica. Il principio di precauzione per l’analisi dei possibili effetti nello spazio e nel tempo non è una interdizione oscurantista dell’innovazione, bensì l’esercizio informato di una soggettività responsabile. E’ perciò importante chiedere e sapere chi sono gli attori dello scenario dell'evoluzione digitale, con che ruoli nella commedia della vita e del vivente, con che poteri in particolare. Soprattutto con quali controlli e rendicontazioni e chi potrebbe imporre loro di rispettarli. Le corporation e i centri di ricerca devono rispondere ad un dovere di rendicontazione sociale anche nella discrezionalità degli interventi e delle applicazioni di bioingegneria o di ingegneria sociale. È essenziale il pieno coinvolgimento e la responsabilizzazione dei protagonisti sociali: le imprese, le organizzazioni dei consumatori, i sindacati e i rappresentanti degli organismi della società civile. La partecipazione informata al processo deliberativo risponde alla necessità costitutiva della democrazia: l’uguaglianza politica e la parità di trattamento. Apprendere ad Apprendere Le soluzioni di IA devono verificare e revisionare modelli, processi e codificazioni di aspetti sociali, economici e delle istituzioni pubbliche per garantire, attraverso approssimazioni successive, questa condizione. Josh Simons and Eli Frankel in ‘Why democracy belongs in artificial intelligence?” sostengono che “Poiché le sfide politiche presentate dagli strumenti predittivi dipendono enormemente da ciò per cui tali strumenti vengono utilizzati, abbiamo bisogno di un'idea di fondo che possa animare le soluzioni normative che sviluppiamo in tutti i domini. Quell'idea dovrebbe essere il fiorire della democrazia. Da questa idea possiamo trarre principi come la necessità di stabilire e proteggere l'uguaglianza politica tra i cittadini, di avere una sfera pubblica sana e di garantire che l'infrastruttura pubblica sia plasmata e guidata da strutture democratiche che possono aiutarci a costruire una visione per la governance di intelligenza artificiale, apprendimento automatico e algoritmi.” Esercizio della Cittadinanza Attiva: abitare e non risiedere da spettatori in una città e in un territorio, anche nel territorio esteso digitale. Ciò richiede l’esercizio di un pensiero critico. L’architrave della rigenerazione democratica nella Società della Conoscenza è costituita dall’articolazione del sistema di istruzione e formazione. Per ricomporre la relazione naturale/artificiale dentro quella biologica/antropologica si rende necessario lo sviluppo di modalità di apprendimento e sviluppo dei processi cognitivi basato sull’esercizio di tutti i sensi. Possiamo pensare a processi di educazione all’orientamento con una disposizione discreta, cioè capace di contestualizzare la relazione con l’esperienza sia con empatia che con distacco: con consapevolezza. Dove il successo scolastico risiede nella relazione equilibrata tra sapere e sapienza. Un successo che non si misura nel ‘saper fare’ ma piuttosto nell’’apprendere ad apprendere". Guardare, Modificare, Condividere L'uso diffuso di sistemi open quindi trasparenti, condivisi, modificabili, per l'analisi predittiva rafforza la democrazia, la qualità del vivere sociale e l’ambiente se inserito nella governance del processo decisionale e della tecnologia applicata. Pensiamo alle esperienze in atto nella Città Metropolitana di Milano: - l’Accordo con l’Agenzia Spaziale Mondiale per usare il software messo a punto avvalendosi del satellite per monitorare in modo cadenzato lo stato strutturale di tutti i ponti e i cavalcavia; - l’Accordo e la formazione di molte amministrazioni locali per un catasto degli spazi pubblici al fine di allocare in modo funzionale i servizi, il personale, le fasce orarie di accesso; -lo sviluppo di un software e di un prototipo di rilevatore visivo collocato sulle auto della Polizia Provinciale per rilevare tutta la cartellonistica abusiva, che altera il paesaggio e alimenta un mercato illegale controllato dalla malavita organizzata, del più grande Parco Agricolo di cintura in Europa, il Parco Agricolo Sud Milano. Solo processi aperti e partecipati, sociali e digitali, possono rigenerare il campo democratico attraverso una grande opinione pubblica avvertita, prodotta dall’esercizio diffuso di pratiche di Cittadinanza Attiva. Una opinione pubblica in grado di esigere forme di partecipazione ed espressione di volontà democratica effettive, cogenti, per cui valga la pena partecipare in luogo della rinuncia attuale del 60% degli aventi diritto. Abitare la Città, Abitare la Terra Siamo dentro la crisi agonica dell’istituto della democrazia, che si combina con una pandemia endemica nelle sue variabili, con una crisi climatica ed energetica connaturata ad un modello basato sui combustibili fossili e le loro emissioni, con autocrazie nazionaliste che pensano di agire impunemente data l’inanità delle Nazioni Unite. La possibilità di esprimere una soggettività collettiva democratica vive in una dimensione glocale nell’abitare la propria città e nell’abitare la Terra attraverso il retroterra umanistico del nostro Continente Europeo. L’Unione Europea è il riflesso contraddittorio di questa consapevolezza e necessità: ha un Mercato Comune, una Moneta Comune, una Banca Centrale, ma non esprime una piena e univoca soggettività politica democraticamente definita, tanto verso i mercati finanziari, quanto in politica internazionale.Il Regolamento Generale per la Protezione dei Dati Personali 2016/679 (General Data Protection Regulation o GDPR) è la principale normativa europea in materia di protezione dei dati personali. l’UE ha approvato le norme sulla tracciabilità dei trasferimenti di cripto-attività, cioè il MiCA Markets-in-Crypto-Assets Regulation che sarà applicato in 27 Stati membri dell’Unione Europea, che comprendono una popolazione di circa 500 milioni di persone: il Mercato Unico Digitale Europeo. L’UE ha avviato la procedura di approvazione dell'AI Act, il Regolamento Europeo sull'Intelligenza Artificiale per regolamentare l'uso dell'intelligenza artificiale, che crea conflitti e problemi legali con le Big Tech e che potenzialmente mina i diritti dei cittadini dell'UE. La Dichiarazione Europea sui diritti e i principi digitali definisce l'impegno dell'UE a favore di una trasformazione digitale sostenibile e sicura che ponga le persone al centro, in linea con i valori e i diritti fondamentali dell'UE. Terra Matria Proprio a questa ambivalenza, che responsabilizza ognuno di noi cittadini d’Europa, ha fatto riferimento il filosofo della complessità Edgar Morin “Ecco dunque i problemi. Noi siamo nella globalizzazione, ma questa dovrà essere superata dalla ‘società del mondo’. Siamo nello sviluppo, ma questo dovrà essere superato dall’idea di una politica della civilizzazione e da una politica dell’umanità. Siamo in uno stato di chaos, uno stato di agonia; ma voi sapete che la parola agonia significa lotta suprema tra le forze della morte e quelle della vita, e che , paradossalmente, ciò che può portare la morte, può anche donare una vita nuova”.