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Allarme Parco Sud
ArcipelagoMilano
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26 ottobre 2020
IL TRISTE FUTURO DEL PARCO SUD
Chi manovra e nell’interesse di chi?
di Fiorello Cortiana
Il destino dei beni comuni e in particolare dei beni ambientali è terribile. Dopo un primo percorso di tutela si succedono provvedimenti che vanno nella direzione opposta. Ma chi c’è dietro e perché non è semplice da capire. Comunque c’è.
cortiana
Ci siamo, giovedì 29 ottobre 2020 alle 14.00 si avvia la definitiva compromissione del Parco Agricolo Sud Milano, con i suoi 46 300 ettari è il parco di cintura più grande d’Europa. Compreso tra l’Adda e il Ticino, composto da 61 comuni, con un territorio agricolo fecondo e irrigato in modo straordinario da rogge e fontanili, con le regimazioni effettuate nei secoli, a partire dai monaci cistercensi.
La VIII Commissione Agricoltura, montagna, foreste e parchi del Consiglio Regionale della Lombardia avvia le audizioni in merito al PDL 106 “Modifica alla legge regionale 16 luglio 2007, n. 16 ‘Testo Unico delle leggi regionali in materia di istituzione di parchi’”. Saranno sentiti: la Città metropolitana di Milano, l’Assessore a Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano, il Parco Agricolo Sud Milano, l’Assemblea dei Sindaci dei Comuni del Parco Agricolo Sud Milano, il Parco Nord Milano e la Federparchi Lombardia.
Il testo, presentato dal consigliere di Fratelli d’Italia Lucente, modifica gli Articoli riferiti al Parco Agricolo Sud di Milano della L.R. 16/2007 perché con la gestione del Parco affidata alla Città Metropolitana ‘risulta sensibile l’essere venuta meno l’efficienza gestionale del Parco, sicché si rende necessario un intervento in punto, considerando favorevolmente l’adozione di una forma di gestione consortile’. Per cui in pochi articoli si vuole liquidare un modello gestionale che ha impedito, frenato, ridotto, il continuum urbanizzato che caratterizza il nord di Milano fino ai confini svizzeri, cementificazioni ed esondazioni comprese.
Con l’articolo 174 bis ’5. La Città metropolitana di Milano cessa di esercitare la funzione alla data di effettivo avvio dell’esercizio della stessa da parte dell’Ente Parco.’ Quindi, con l’art. 174 – ter (Disposizioni transitorie sul Piano Territoriale di Coordinamento) si esplicita in cosa consisterebbe l’’efficienza’ così ritrovata:
‘1. Ultimato il procedimento di ricostituzione degli organi di cui all’articolo precedente, comma 6, l’Ente Parco, delibera l’avvio del procedimento di revisione generale del Piano territoriale di Coordinamento del Parco, assegnando al Consiglio Direttivo un adeguato termine temporale per l’attuazione degli adempimenti a ciò relativi.’
2.Il Parco Agricolo Sud Milano provvede alla revisione di cui al comma 1 entro e non oltre un anno dalla ricevuta comunicazione della delibera dell’Ente Parco di avvio del procedimento.
Chi è incaricato di produrre questa efficacia? L’art. 161 è sostituito con il seguente:
‘1. Il Consiglio Direttivo è composto dal Presidente e da quattro membri, eletti dall’Assemblea dei Sindaci, uno dei quali eletto su designazione della Giunta Regionale.’
E gli altri ‘portatori di interessi’ che hanno promosso la legge istitutiva del Parco nel 1990 e gli danno un’anima? Semplice, fanno da spettatori, infatti l’art. 165 è sostituito con il seguente: ‘Ai lavori dell’Assemblea dei Sindaci partecipano, senza diritto di voto, un rappresentante delle associazioni ambientalistiche, un rappresentante delle associazioni agricole o produttive, un rappresentante delle associazioni venatorie e piscatorie, un rappresentante delle associazioni di promozione del territorio e un rappresentante dei fornitori di servizi turistici presenti all’interno del Parco.’
Che partita si sta giocando in una parte nevralgica di una metropoli che fa il 13,5% del PIL nazionale?
Andiamo con ordine e partiamo dall’entrata a gamba tesa di questa proposta di legge sul quadro normativo e di pianificazione locale, regionale e nazionale che riguarda il Parco Sud.
Dopo che un insieme di comitati, associazioni e organizzazioni degli agricoltori, attraverso l’Associazione per il Parco Sud, depositarono una Proposta di Legge di iniziativa popolare, il Consiglio Regionale della Lombardia approvò la Legge Regionale 24 del 23 aprile 1990 ‘Istituzione del parco regionale di cintura metropolitana Parco Agricolo Sud Milano’.
All’art.4 Ente Gestore, la gestione del parco viene affidata alla Provincia di Milano, oggi Città Metropolitana di Milano. All’art.6 Composizione e durata del Consiglio Direttivo, comma 3d si prevede che due membri siano indicati dalle associazioni degli agricoltori e dalle associazioni ambientaliste.
Con la Legge Regionale 28/2016 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio” sono state introdotte 9 macro aree funzionali alla definizione degli ambiti territoriali ecosistemici e propedeutiche a una loro progressiva aggregazione (art. 2 comma d) tra queste la macro area ‘Agricolo Sud Milano e Nord Milano’: l’asse del ‘Parco di Cintura Metropolitano’.
Con la Legge 56 del 2014 ‘Delrio’, che ha ridefinito l’ordinamento delle province ed istituito le città metropolitane, tra le funzioni fondamentali proprie della città metropolitana troviamo: a) piano strategico del territorio metropolitano di carattere triennale, che costituisce atto di indirizzo per i comuni e le unioni di comuni del territorio, anche in relazione a funzioni delegate o attribuite dalle regioni;
Il Piano Strategico della Città Metropolitana indica come obiettivo nel medio periodo, a seguito del recepimento da parte di Regione Lombardia della proposta di Città Metropolitana, Parco Sud e Parco Nord Milano, è la formazione di un parco unico rispondente alla tipologia di Parco metropolitano definendone il nuovo perimetro, la nuova governance ed i nuovi strumenti di pianificazione.
Altra azione fondamentale è rappresentata dall’istituzione delle aree a Parco Naturale, individuate all’interno del territorio del Parco Agricolo Sud Milano. L’istituzione del Parco naturale permetterà una migliore tutela ambientale, la ricostruzione e riqualificazione del paesaggio e l’incremento della biodiversità.
L’aggiornamento del Piano per il triennio 2019-2021 si propone di rendere più stringente la concatenazione tra strategie e progetti/azioni concrete, “appoggiandola” sul nuovo modello organizzativo e sulle prassi amministrative dell’Ente e, più in generale, dei Comuni, al fine di migliorarne l’efficacia.
In questo senso il progetto ForestaMI nasce nell’ambito di un Protocollo d’intesa in cui gli enti sottoscrittori, in una visione strategica del ruolo del verde nell’area metropolitana e della valorizzazione di tutti i principali sistemi verdi all’interno del suo perimetro, intendono realizzare le seguenti azioni: • ricognizione e mappatura della situazione del verde; • individuazione e interazione con gli attori specializzati nella promozione e gestione del verde metropolitano; • elaborazione di proposte rilevanti per natura, estensione e modalità di co-progettazione della forestazione urbana e del sistema verde del territorio metropolitano; • individuazione degli interventi di forestazione urbana con progettazione di esempi pilota in ambito pubblico e privato.
Con una relazione sintonica tra i diversi livelli istituzionali il Ministero per l’Ambiente ha comunicato che è stato approvato in Conferenza unificata il decreto attuativo della legge Clima che regola le modalità per la progettazione degli interventi e il riparto delle risorse per i finanziamenti del programma sperimentale per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane. La legge di conversione 12/12/19 n. 141 ha confermato lo stanziamento di 30 milioni di Euro.
A quale efficacia si riferisce il consigliere Lucente rispetto a un quadro normativo e di programmazione di collaborazione tra istituzioni?
Qui veniamo ad un elenco di interventi, approvati e non, che, nel corso degli anni, hanno suscitato le reazioni negative e le preoccupazioni del mondo degli agricoltori e degli ambientalisti, e che compongono un quadro preoccupante, non solo per la natura costitutiva del parco ma anche per i giocatori che giocano la partita.
Una maggioranza, ampia e assolutamente trasversale, dei 61 sindaci del Parco Agricolo Sud, ha approvato lo stralcio di 100.000mq di terreno a verde agricolo nel comune di Vignate, per ampliare un centro intermodale situato a pochi chilometri dall’interporto, esistente, finanziato e sottoutilizzato, di Segrate.
Stessa trasversalità che ha approvato l’Outlet di Locate Triulzi, 60.000 mq, che prevedeva “misure mitigative e compensative” tra cui “la cessione dell’intera area ricadente all’interno del territorio del Parco, 33 ettari, con esclusione delle aree necessarie per la realizzazione della viabilità “. Chi le ha viste?
Trasversale anche il sostegno alla proposta del Prof. Veronesi: il progetto del CERBA-Centro Europeo di Ricerca Biomedica Avanzata, estensione dell’esistente IEO (Istituto Europeo Oncologico). Il CERBA definisce una grande città della medicina capace di ospitare cliniche, centri di ricerca di medicina molecolare, strutture ricettive e istituti universitari. Il complesso non è previsto all’interno di una delle aree industriali dismesse ma all’interno di 62 ettari nel Parco Agricolo Sud di Milano.
La TOEM- Tangenziale Ovest Esterna di 60km con 100 aziende agricole minacciate nel Parco Sud e nel Parco del Ticino, della quale la superstrada Vigevano-Malpensa costituisce un primo tratto per cui Regione Lombardia dice “Avanti tutta”. L’opera è bocciata da un vasto fronte che comprende tra le istituzioni la Città Metropolitana (ex Provincia) di Milano e diversi Comuni dell’Abbiatense, oltre a sigle ambientaliste e degli agricoltori, che propongono di potenziare le infrastrutture esistenti. È utile rilevare che subito dopo che l’allora Presidente della Provincia Podestà annunciò la TOEM iniziarono ad arrivare ai proprietari delle aziende agricole comprese nel tracciato ipotizzato offerte di acquisto anomale per l’importo molto sopra le quotazioni di mercato.
Questo indicatore è un campanello d’allarme che propone uno sguardo più ampio.
Le decine e decine i capannoni che hanno preso fuoco e ancor più le discariche abusive e l’interramento di rifiuti tossico nocivi hanno definito in modo puntuale una mappa sovrapponibile alla Città Metropolitana con estensione al Pavese, parchi Sud e Ticino. Una attività illecita cresciuta grazie al movimento terra appaltato alle aziende controllate dalla ‘ndrangheta.
Le sentenze ‘Cerberus’ è Parco Sud’ dimostrano che la responsabilità sta nei corruttori ma anche nei corrotti, nei concussori ma anche nei concussi, interessa amministratori e funzionari, imprese intimidite come quelle di copertura. Ambiti che devono essere regolamentati e resi trasparenti affinché nessuno si trovi nelle condizioni di essere intimidito o colluso, i cantieri privati devono poter essere verificati come quelli pubblici.
Il generale Maurizio Ferla, Comandante dei carabinieri per la Tutela Ambientale “Riscontriamo regolarmente situazioni di corruzione e di reati contro la pubblica amministrazione. In alcuni casi si può ipotizzare che la corruzione coinvolga gli amministratori.”
Ecco perché il tentativo di fare saltare il sapere e la sapienza dell’attuale modello di gestione, che funzionari e dirigenti del Parco Sud hanno accumulato ed esercitato fin qui nonostante le pressioni, si configura non solo come irridente ogni Green New Deal del Next Generation Europe ma come un problema democratico prima che ambientale. Sindaco metropolitano se ci sei batti un colpo in audizione.
Coerenze
Pare che il parlamentare europeo ungherese omofobo e reazionario, catturato nudo sulla grondaia mentre scappava dal tetto, sorpreso dalla polizia di Bruxelles in un appartamento insieme a decine di uomini nudi come lui, si sia giustificato dicendo che non si trattava di un assembramento bensì di una ammucchiata. I gendarmi non avrebbero colto la differenza.
martedì 1 dicembre 2020
CHI DECIDERA' LO STATO DI ECCEZIONE?
milanoambiente.net
Cultura green e lotte metropolitane
CHI DECIDERA' LO STATO D'ECCEZIONE?
di Fiorello Cortiana (Lombardia Sostenibile)
Tutto non deve tornare come prima, perché è da “come era prima” che si generano disastri. Disastri virali, virali nella sfera biologica del vivente, come per Ebola, la SARS, oggi il Covid19, nonché per i radionuclidi di Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima, piuttosto che digitali, nei crash dei sistemi operativi e nella sottrazione e manipolazione di dati identitari. Qui da noi i disastri hanno l’etereità dell’inquinamento da fossili per il riscaldamento e la mobilità, con 80.000 morti all’anno, piuttosto che le produzioni di amianto a Casale Monferrato o le emissioni e i reflui dell'ILVA a Taranto, emissioni che nel solo quartiere Tamburi interessano 18.000 persone. Stiamo vivendo una crisi pandemica, che interessa tutti gli abitanti di questa Piccola Terra. La terra che forse possiamo e, per necessità evidente, dovremmo riconoscere, nella felice suggestione di Edgar Morin, come Terra Matria, come corpo generativo. Anch’io penso che crisi non sia sinonimo di catastrofe, ma ci salveremo in virtù di una scelta di valore e non a seguito della disperazione per un disastro irreparabile, più grande degli altri. È necessario un cambio di paradigma e la determinazione a proporlo, ora che alcuni nodi vengono al pettine: l’idea di una crescita quantitativa illimitata, a spese di una supposta disponibilità illimitata di risorse, non solo si è rivelata fallace ma altresì una minaccia per la possibilità della nostra specie di vivere nell’ambiente terra che si sta venendo a definire. Qui il concetto di hybris evidenzia un antropocentrismo presuntuoso e incapace di una funzione di custodia fondata sull’etica della responsabilità. Le disuguaglianze di opportunità sociali, da tempo tornate, si sono drammaticamente accentuate in questa crisi. Chiamiamo “distanza sociale” il distanziamento individuale: se si tratta di un refuso questo risulta molto indicativo di una condizione collettiva dove non è scontata la possibilità dell’emancipazione sociale, si è più impegnati ad evitare il declassamento. Per questo i giovani non occupano le piazze per decidere del loro futuro. Se come società vogliamo essere capaci di futuro non possiamo esimerci dal fare i conti con alcune evidenze, non più trascurabili, proposte da questa crisi pandemica. Le morti degli anziani nelle RSA al tempo del Covid 19 hanno avuto un carattere sistemico così intenso da caratterizzarle come una strage. Hanno altresì avuto una chiara funzione di indicatore sociale: la nave fa acqua e ci si libera dalla zavorra, invece di capire perché c’è la falla e come ripararla. In una società votata al consumismo e a legare la dignità delle persone alla loro capacità di spesa, dove lifting e viagra concorrono alla esibizione di un eterno giovanilismo, che si esime dalle responsabilità adulte verso l’altro da sé, aumenta l’età media ma gli anziani diventano un peso. Il treno della crescita quantitativa illimitata si sta infilando dritto nel burrone, questo è il fatto, occorre fermarsi e cambiare direzione. È chiaro che la qualità della salute è il prodotto di ciò che mangiamo e ciò che respiriamo, della qualità del rapporto mente-corpo-natura di cui è fatta la nostra vita quotidiana. Per questo è sbagliato pensare che i problemi dell’agire sociale di ognuno di noi diventino, in modo ineluttabile, una questione di ordine terapeutico finendo nell’imbuto ospedaliero dei pronto soccorso. Prevenzione, precauzione, condivisione della ricerca finanziata con soldi pubblici, presenza sul territorio, a partire dagli assistenti sanitari nelle scuole, dai medici di famiglia, da quelli sportivi e dal volontariato organizzato nel terzo settore, devono perciò diventare elementi costitutivi di una politica pubblica sociosanitaria che attui il diritto costituzionale alla salute. Immuni si propone come una applicazione efficace per mappare il contagio ma solleva questioni delicate per una democrazia nella società della conoscenza, quale è la nostra. È evidente l’utilità della tracciabilità dei comportamenti per ciò che riguarda la domotica e il ciclo dei consumi energetici e della generazione di rifiuti, così per la infomobilità con la relazione tra traffico-congestione-incidentalità-emissioni-produttività, diversa è la cifra che riguarda il corpo e il profilo identitario di ognuno di noi. Il mercato dei Big Data, il data mining è questo, ma ci sono dati che non possono diventare merce, per questo, senza pudori, occorre affermare che ci sono diritti che non possono sottostare alle ragioni del mercato e dei quali occorre tutelare la indisponibilità.
È possibile uscire dai due corni del vincolo. Occorrono volontà, talento e sapienza per usare le contingenze dell’inaspettato, a partire dalle regole del gioco, occorre un altro approccio per permettere l’illuminazione. Occorre una ricongiunzione fra mente corpo e natura, fra sfera antropologica e biologica, una ri essione su come esercitiamo la nostra soggettività. Open data, accountability, trasparenza, partecipazione informata, valorizzazione delle istituzioni e della rappresentanza, sono elementi costituivi di una politica pubblica capace di liberarsi in chiave innovativa dai corni del doppio vincolo “o insicurezza virale o controllo sociale diffuso”. Nel contesto di affido e di adattamento dei processi cognitivi ai programmi di Intelligenza Artificiale, si pone il bisogno della consapevolezza e della composizione della relazione tra saperi e sapienze. Nella società della conoscenza a scuola non si deve insegnare a “saper fare”, si va a scuola per apprendere ad apprendere. Nelle conclusioni della relazione del 2002 Rodotà profeticamente avvertiva che “Se non si arriverà a questa “costituzione di Internet”, le regole rischieranno d’essere dettate soprattutto dalle logiche tecnologiche e dalle logiche (e dalle censure) di mercato.”
C'è un elemento cruciale che determina l’immiserimento che conosce questa stagione del vivere civile, un elemento omologante come una metastasi, che si espande a spese del patto sociale, cambiandone la qualità. È il mondo parallelo delle mafie.
Nella quotidianità non emergenziale, in Italia si producono, giornalmente, circa 1.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi, gestiti e smaltiti non sempre in modo adeguato. Nelle strutture di 24 paesi verificate nel 2015 dall’Oms e dall’Unicef, ciò si è verificato nel 58% dei casi. Parliamo di circa 200 mila tonnellate prodotte ogni anno. Per buona parte di queste Asl e Aziende Ospedaliere, tramite gare pubbliche, affidano la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti presso impianti di proprietà degli affidatari o convenzionati con essi. Dentro l’emergenza coronavirus, i rifiuti ospedalieri sono aumentati del 20% e gli operatori del settore sono sotto pressione. Percentuale in aumento se solo pensiamo ai presidi sanitari dei quali tutti devono disporre e alle opere di sanificazione legati alla Fase 2 alla nuova normalità che seguirà. Le strutture sanitarie, i luoghi di lavoro, i mezzi pubblici, devono essere costantemente sanificate e igienizzate e i dispositivi di protezione, i prodotti e gli stracci utilizzati devono poi essere smaltiti. Il problema ambientale, industriale, e di salute pubblica, deriva dalla presenza di un sistema parallelo, con operatori legati alla malavita organizzata, che agisce e smaltisce fuori dalla legalità e dalla sostenibilità ambientale del processo di gestione, con intrecci tra Nord e Sud del Paese. Le sentenze hanno dimostrato l’influenza delle cosche con la classe dirigente della Pubblica Amministrazione, locale e regionale, amministratori e funzionari. Coloro che decidono su indirizzi politici, procedure e capitoli di bilancio della spesa pubblica. Uno scambio di favori: incarichi professionali con aiuti elettorali, tangenti con assunzioni e promozioni. Così facendo non si ha solo una alterazione della legalità, quindi della concorrenza, della qualità delle infrastrutture, dello smaltimento dei rifiuti, della qualità delle acque di falda, dei terreni, dell’aria, della sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Nel tempo si alterano la qualità e i profili della stessa classe dirigente della PA, delle politiche adottate e degli interlocutori cui questa deve rispondere e rendicontare: non più gli elettori ma i padrini.
La corruzione si conferma lo strumento più efficace, per aggirare ed eludere le regole per la tutela dell’ambiente e generare profitti illeciti. Tra il 1 giugno 2018 e il 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente svolte da 36 procure: 597 persone denunciate, 395 arrestate, 143 sequestri. La classifica della corruzione 2019 vede in testa le quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso con 43 inchieste, il 43%, ma è il Lazio la regione con il numero più alto di inchieste, 23, segue la Sicilia con 21, terza la Lombardia con 12 , che precede la Campania con 9, chiude la Calabria con 8. Il problema delle mafie non è quello di generare valore ma di parassitare chi lo produce, adattandosi ad ogni cambiamento che viene generato da altri., come una metastasi appunto. Certamente è necessaria una cultura condivisa della legalità come fondamento del patto sociale, con la consapevolezza diffusa del danno arrecato alla società, alla democrazia, all’economia, dalla presenza delle mafie con la loro attività di contagio mortale. È l'istituto della democrazia ad essere chiamato ad una rigenerazione. Trasparenza e rendicontazione della Pubblica Amministrazione, effettiva partecipazione informata dei cittadini, esercizio diffuso ed effettivamente abilitato dagli strumenti di partecipazione della cittadinanza attiva, per cui l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito ed effettivamente accessibile, qualità della rappresentanza istituzionale. Sono le condizioni per produrre una cultura condivisa della legalità. Il paradigma della complessità richiede un equilibrio evolutivo sostenibile per lo svolgersi di un modello di sviluppo possibile. Ciò determina la relazione coerente tra i fini e i mezzi: questo non significa la fusione delle identità culturali, religiose, etniche, in una omologazione indifferenziata, al contrario richiede il riconoscimento delle differenze, quindi della complessità, luoghi procedure e regole per il confronto e il dialogo. Perché sono le differenze a generare la comunicazione, è evidente in un bosco così come in un giardino, piuttosto che nelle colture o nei diversi linguaggi espressivi, come musica, pittura, cinema, fotografia... Questo approccio entra direttamente in tensione con chi pensa di ripristinare il modello energivoro che produce scarti ambientali e sociali nella sua affermazione di valori nominali e nella costruzione di bolle speculative, che richiede spettatori e surfisti dell’informazione , mantiene i paradisi fiscali per gli speculatori finanziari e le mafie, ma non tollera chi sfora i bilanci per rispondere alle emergenze. Secondo Carl Schmidt, il politico, il sovrano, è colui che decide lo stato di eccezione. Oggi è corretto dire non solo chi decide lo stato di eccezione ma anche chi lo definisce. In questa distanza tra visioni si genera il conflitto, quindi politica partecipata, per gli ecologisti qui risiede la capacità di non farlo diventare una questione di ordine pubblico o terapeutico ma una possibilità di innovazione qualitativa del vivere sociale.
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