ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

domenica 29 dicembre 2019

O anno nuovo

O anno nuovo
O anno nuovo, che vieni a cambiare
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr’ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
(Gianni Rodari)

sabato 21 dicembre 2019

La conversione ambientale è una necessità non integralismo

Il compito di ogni ecologista, nei verdi o altrove, è quello di proporre una visione strategica sostenibile. Il modello Milano non lo è perché consegna agli interessi speculativi particolari il suo territorio e il suo futuro, vedi ad es. scali ex FS e stadio. Manca qualsiasi visione metropolitana delle infrastrutture di trasporto a partire da quelle su ferro, ogni iniziativa del Comune finisce ai confini della cinta daziaria (ricordo che Sala è anche il sindaco metropolitano) e non vede oltre, se non per mettere discariche, centri commerciali e vasche come a Seveso. Spacciano per partecipazione quelle che sono informative su decisioni spesso già assunte, e non in Consiglio comunale. I ragazzi di FFF giustamente hanno il sogno di un futuro possibile. Non vanno compatiti. Toccherebbe proprio ai Verdi essere rigorosi come è necessario per cambiare davvero, invece di ridurre le proprie ambizioni alla mitigazione del danno e alla legittimazione ambientalista delle porcate della consociazione trasversale da Maroni a Pisapia, da Fontana a Sala.

giovedì 12 dicembre 2019

12 dicembre, io so

‪12 dicembre 1969 la strage è di Stato, il 'malore attivo' di Pinelli  è una ipocrisia giudiziaria. La memoria si coltiva perché non accada ancora.‬

Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

lunedì 4 novembre 2019

Balotelli da icona a simbolo?

La questione non è trasformare Balotelli da icona a simbolo. La persona ha limiti evidenti, ma mi ha colpito con profonda preoccupazione la sinergia compice,  giustificativa e sminunuente, che ha visto insieme il capo degli ultras del Verona ( quelli che espongono le svastiche) il sindaco (!!!) e Salvini. È in corso una deriva razzista che, insieme al nostro scandalizzarci, vede un adeguamento diffuso alla regressione dei valori, dei costumi, dei diritti, nella/della convivenza civile. Come le rane, nell'acqua fredda della pentola sul fuoco.

domenica 27 ottobre 2019

Cosa ci dice l'Umbria

Cosa ci dice l'Umbria

- il voto ricevuto in passato dai 5Stelle traduceva i vaffa che riempivano le piazze con Grillo, una crisi di legittimità delle istituzioni
- la mozione degli affetti antifascista non risponde né a questo segnale forte e strutturale e alla deriva personalistica e plebiscitaria che lo ha generato, né alle insicurezze e alle paure diffuse
- i 5Stelle non hanno capito essi stessi il senso simbolico dei loro consensi, composto da alterità e individualismo, la loro spallata politica è esaurita e ora sopravvivono a sé stessi
- il PD costituisce il problema e non la soluzione, manca di compassione, empatia e comprensione sociale, perché il suo riferimento il Patto del Nazareno e  il suo blocco di nominati e funzionari la cui preoccupazione è capire per tempo per chi abbandonare i Bersani, i Renzi, i Zingaretti, di turno
- pensare che la fine della parabola politica dei 5Stelle sia l'unico esito/prezzo pagato dalla coalizione di governo costituisce un colpevole strabismo politico
- pensare che il tatticismo parlamentare e la giravolta di posizioni e alleanze sistematica, praticata da Renzi, così come la proposta di riduzione della rappresentanza politica e sociale, contenuta nella riforma della Costituzione poi bocciata, costituiscano una proposta politica è illusorio prima che pericoloso per la democrazia
- siamo di fronte a un profondo processo di semplificazione omologante e standardizzata della formazione dell'opinione pubblica che impedisce la condivisione di qualsivoglia pensiero critico e ogni proposta di riformismo radicale fondato sulla partecipazione informata al processo deliberativo e una cultura della cittadinanza condivisa
- la ricostruzione di un campo democratico non può avvenire attraverso scorciatoie, siano l'affido agli esponenti della tecnofinanza europea piuttosto che la creazione ad hoc di liste civiche collegate al PD per intercettare voti altrimenti persi
- occorrono, insieme, una tessitura tenace, rigorosa e inclusiva, di tutte le esperienze culturali, sociali, politiche, imprenditoriali, che praticano esperienze di sostenibilità sociale, ambientale, economica e politica, così come una attenzione alla forma e al metodo che definiscono una forza popolare nell'era digitale post ideologica
- il valore della democrazia e i valori costituzionali non vanno richiamati ma affermati o risultano retorici e afasici

martedì 15 ottobre 2019

S.Siro? Diamo una mano al Consiglio Comunale



Consigliere, consiglieri, sindaco Sala,

nell'ambito della discussione sullo stadio esistente e su quello possibile, che oltre al Consiglio Comunale sta interessando le tifoserie di Inter e Milan e la città, come associazione sensibile al bene comune e alla politica pubblica abbiamo preparato una mozione a riguardo che mettiamo a disposizione del Consiglio Comunale come contributo agli indirizzi che occorre definire sulla questione.

Augurandoci un confronto attivato attraverso la possibilità di una partecipazione informata da parte dei cittadini
Vi inviamo i nostri saluti

Fiorello Cortiana
Lombardia Sostenibile


IL CONSIGLIO COMUNALE

PRESO ATTO
- che Inter e Milan sono società che gestiscono un monopolio, legato al consolidamento secolare delle tifoserie in città, con una posizione dominante in relazione agli aspetti sportivi del nuovo impianto e qui di del progetto immobiliare complessivo
- che Inter e Milan sono comproprietarie di MI Stadio S.r.l. che si occupa della gestione dello stadio Meazza-S.Siro
- che l'Inter ha come azionista di maggioranza la società privata cinese Suning Holdings Group e l'altro azionista percentualmente importante è il fondo di Hong Kong Lion Rock capital
- che il Milan ha come azionista di maggioranza il fondo d’investimento statunitense Elliott Management Corporation, attraverso la Rossoneri Sport Investment Lux (Lussemburgo)
- che Inter e Milan siano delle Società con connotato essenzialmente economico
- che Inter e Milan non ritengono adeguato lo stadio Meazza-S.Siro agli standard di confort internazionali, all'adeguamento normativo, alla sicurezza delle aree e alla disponibilità delle aree di supporto generatrici di ricavi, quindi alla conseguente valorizzazione finanziaria delle società sportive nel mercato internazionale
- che Inter e Milan hanno scelto di dare vita ad un nuovo progetto, selezionando due possibili soluzioni architettoniche per lo stadio, un progetto che comprende edifici con volumetrie che interessano l'area circostante lo stadio Meazza-S.Siro con funzioni non pertinenti l'attività sportiva e il suo indotto
- che Milano ospiterà l'inaugurazione delle Olimpiadi Invernali

CONSIDERATO CHE
- sono beni comuni quelli di proprietà pubblica censiti catastalmente come tali, sono anche beni comuni l’edificabilità del territorio comunale per quantità, tipo e qualità in quanto bene scarso in relazione con l’aria, l’acqua e l’ambiente naturale
- lo Stadio Meazza S.Siro è un bene comune
- che l'ONU ritiene che a metà del secolo circa il 70% della popolazione mondiale vivrà in ambiti urbani
- che il territorio metropolitano presenta straordinarie opportunità che si devono accompagnare ad una sostenibilità sociale, ambientale e legale, con gli adeguati poteri amministrativi democratici in relazione con la rete dei suoi comuni

IL CONSIGLIO RITIENE
- significativo l'interesse degli attori finanziari e immobiliari internazionali per la città di Milano e il suo territorio, ma non spetta ai privati, direttamente come fondi o attraverso società sportive o immobiliari, pensare agli esiti di insieme, nello spazio e nel tempo, dei loro singoli interventi
- che la tutela dei beni comuni e la “gestione” degli interessi spettano al Sindaco e alla sua Giunta nell’ambito dei suoi legittimi poteri e comunque sotto la giurisdizione dei Tribunali Amministrativi e della Corte dei Conti
- che il progetto sia in diretta relazione e coerenza con il PGT e con il Piano Strategico della Città Metropolitana
- che le procedure e le azioni messe in atto dal Sindaco e dalla Giunta escludano la possibilità di essere considerati come aiuti di Stato a società private, cosa esplicitamente vietata dalla normativa europea
- che il Sindaco e la sua Giunta devono tutelare gli interessi dei residenti in relazione agli interventi previsti dal progetto per una sostenibilità sociale e ambientale del territorio interessato
- che il Sindaco e la Giunta devono considerare centrale per il progetto l'interesse dei tifosi per l'aspetto relativo alle attività sportive, nonché la multifunzionalità dell'impianto
- che il Consiglio Comunale deve valutare le caratteristiche e il valore delle opere di urbanizzazione, la loro necessità ed efficacia rispetto ai “bisogni” della città e alla comunità dei cittadini residenti nel territorio interessato dal progetto, tenendo anche conto dei relativi oneri di manutenzione
- che il cambiamento imposto dalla globalizzazione alla competizione tra nodi metropolitani, non giustifica l'aggiramento, se non l'accantonamento, degli organi di rappresentanza e degli strumenti per una partecipazione informata al processo deliberativo di tutti i 'portatori di interessi' coinvolti
- che tutta la procedura dovrebbe uniformarsi a quanto stabilito:
a) all’articolo 304 del DECRETO LEGGE 27 dicembre 2013, n. 147 che prevede che il Comune la completi portando alla determinazione di interesse pubblico entro 120 giorni dalla presentazione di progetti e decorrono anche altri termini, tutti troppo brevi per valutazioni tanto complesse, determinazioni che tra l’altro mettono in discussione il PGT adesso in approvazione. La lettera d dell'articolo 304 prevede che:“in caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, il progetto approvato è fatto oggetto di idonea procedura di evidenza pubblica, da concludersi comunque entro novanta giorni dalla sua approvazione. Alla gara è invitato anche il soggetto proponente, che assume la denominazione di promotore. Il bando specifica che il promotore, nell’ipotesi in cui non risulti aggiudicatario, può esercitare il diritto di prelazione entro quindici giorni dall’aggiudicazione definitiva e divenire aggiudicatario se dichiara di assumere la migliore offerta presentata.”
b) all'articolo 305 che recita:“Gli interventi di cui al comma 304, laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate.“
- che il Consiglio Comunale deve poter valutare la possibilità di recupero e di ristrutturazione dello stadio Meazza S.Siro, il quale dovrà comunque essere nelle condizioni di ospitare l'apertura delle Olimpiadi Invernali
- che, alla luce delle implicazioni sul territorio circostante, sia nel capoluogo che nella parte di Città Metropolitana interessata, che l'insieme delle funzioni del progetto avrà in relazione al traffico, alla mobilità, al l'ingombro statuto e dinamico dei mezzi di trasporto, all'inquinamento acustico, alla impermeabilizzazione e occupazione del suolo, alla salvaguardia degli altri impianti sportivi esistenti, è necessaria una visione di quella che si vuole che sia la Milano Città Metropolitana. Quindi il Consiglio Metropolitano deve essere istituzionalmente interessato
- che per le implicazioni di un progetto di questa fattispecie occorrono visione, partecipazione e strumenti adatti ad esercitare una quota certa di sovranità da parte dei cittadini, non solo quelli interni alla cinta daziaria
- che il Sindaco e la Giunta devono predisporre procedura e luoghi per una effettiva partecipazione informata dei cittadini
- che in relazione alla espressione delle preferenze dei cittadini sui progetti del l'alternativa precostituita presentata da Inter e Milan sia necessaria trasparenza per sapere con che criterio siano stati scelti gli intervistati, qual è il quesito loro sottoposto, qual è il livello di informazione sul problema di cui dispongano gli intervistati, se vi sono tesi contrapposte, quale spazio sia dato agli oppositori per informarne gli intervistati

IMPEGNA

IL SINDACO E LA GIUNTA A PREDISPORRE ATTI E INIZIATIVE PER LA REALIZZAZIONE DI QUESTE INDICAZIONI CONSILIARI 



lunedì 14 ottobre 2019

Udienza TAR LOMBARDIA per AdP ex scali FS

Oggi udienza del TAR della Lombardia sugli ex scali FS, ditelo ai 134 sindaci della Città Metropolitana di Milano.
Gentile Sindaco,


è inaccettabile che dell’Accordo di programma sugli ex scali FS, destinato a regolare complessi e rilevanti problemi interessanti la città di Milano e i numerosi Comuni con essa collegati, possa far parte, per di più in violazione della normativa applicabile, un Fondo di investimento estero (Olimpia Investment Fund controllato da Kennedy Wilson Europe Real Estate Plc, quotato alla Borsa di Londra) e non ne faccia parte la Città Metropolitana milanese, composta dai 134 Comuni della vastissima area che circonda la città di Milano, con la quale essi dovrebbero collaborare per risolvere i predetti problemi. La società civile e Italia Nostra Nazionale, dopo aver tentato invano di fare sentire la propria voce nelle sedi istituzionali, si sono viste costrette ad esprimere il proprio dissenso contro questa mancanza di rispetto per gli interessi generali della comunità nel modo consentito dalla  legge: introducendo due ricorsi davanti al Tribunale Amministrativo della Lombardia e con denuncie specifiche. La prima udienza del TAR è convocata martedì 15 ottobre alle ore 12,00 in via Filippo Corridoni 39, Milano. Sarebbe importante la presenza di un rappresentante del vostro comune con la fascia tricolore per l'affermazione della dignità istituzionale prevista dal Titolo Quinto della Costituzione.


Invio i nostri saluti e metto in calce i riferimenti dei legali responsabili dei ricorsi oggetto della udienza del TAR.


Fiorello Cortiana

presidente Lombardia Sostenibile

mercoledì 9 ottobre 2019

Prosegue la riduzione politica delle assemblee rappresentative

La riduzione politica delle assemblee rappresentative prosegue nonostante la partecipata vittoria del No al referendum.
L'istituto della democrazia conosce una crisi di legittimità in tutte le latitudini da essa interessate. Qui in Europa la crisi è ben evidenziata dal pressoché strutturale dimezzamento dei partecipanti al momento elettorale. Un processo che è segnato dalla distanza dalle macerie materiali e morali da cui nacque, sapendo andare oltre il doppio vincolo regimi autoritari/ripristino di quelli precedenti. Per chi lega democrazia e libertà alla cultura della cittadinanza condivisa, quindi a un'etica della responsabilità, c'è un lavoro da avviare che non conosce scorciatoie, né riforme a spizzichi. Occorre condividere un pensiero che leghi democrazia e libertà alla partecipazione, alla responsabilità diffusa, al rispetto, inclusione, dialogo, valorizzazione e incontro, tra le differenze. La costruzione di una visione glocale, sia come modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile, sia per istituzioni con una architettura coerente. Ragionare, sperimentare, condividere, la costruzione di una visione è un processo composto anche da azioni e pratiche di cittadinanza attiva e istituzionale. Un processo che veda prestare l'attenzione necessaria tanto ai contenuti quanto alle forme, alle modalità, alle regole, con cui una visione e una proposta si definiscono. Cosa significa costruire una forza politica popolare oggi? Come la politica democratica esercita una piena soggettività in relazione ai poteri della concentrazione finanziaria, nelle loro articolazioni? Come vivere pratiche politiche e esistenziali capaci di costituire un esempio, innanzitutto per i nostri figli? Renzi, Polverini, Lotti o Boldrini, spesso sono un riflesso dell'esercizio della politica come funzione di interessi particolari o ceto politico in ricollocazione. È comprensibile lo sconcerto e l'indignazione, ma non possono costituire una distrazione che definisce il nostro orizzonte politico.

lunedì 7 ottobre 2019

Milano-Barcellona il futuro delle città. Una questione inerente.

Report di Roberto Brambilla della Lista Civica Italiana:

Questa iniziativa è nata perchè leggendo il programma ho visto che il sindaco Sala e la sindaca di Barcellona erano intervistati da Gad Lerner alle 12 di sabato durante l'incontro dal titolo "La città futura" Barcellona - Milano l'impronta digitale che cambia le metropoli".

Per caso ho intercettato il sindaco mentre scendeva dal taxi e quindi gli ho dato  dato il volantino è gli ho detto due parole sul tema: é stato cordiale... Devo dire che molti cittadini mi sono sembrati consci del problema dell'utilizzo delle aree ferroviarie dismesse. Solo uno era ottimista circa il fatto che i privati avrebbero fatto cose buone.

Poi alle 12 sono andato all'incontro e devo dire che il tema dell'utilizzo partecipato degli ex scali sarebbe rientrato bene rispetto agli argomenti trattati quali partecipazione dei cittadini/e, sviluppo delle grandi città, contenimento delle spinte speculative  ecc..

Alle 12.50 sono sceso dal mio posto fino al palco, ho chiamato cortesemente Gad Lerner e gli ho dato 3  volantini chiedendogli di parlarne (vedi foto: I fogli bianchi che ha in mano Lerner sono i nostri volantini). Lui non ha fatto nulla. A fine incontro ho spiegato brevemente alla sindaca di Barcellona il problema e le ho detto, visto che vede spesso Sala, di parlargliene: mi é sembrata molto più attiva e reattiva di Sala. A fine incontro mentre molti giornalisti intervistavano Sala ho colto l'occasione per dire loro che il 15 ottobre ci sarà l'udienza pubblica al TAR.

venerdì 27 settembre 2019

Il Cardinal Martini e il caso Welby

“Io, Welby e la morte” di Carlo Maria Martini
(da “Il Sole 24 ore” – 21 gennaio 2007 – di Carlo Maria Martini)

Alla vigilia dei suoi 80 anni, il Cardinale Martini riflette sulla vita e la malattia e chiarisce che l’eutanasia non va confusa col rifiuto dell’accanimento terapeutico: c’è l’esigenza di elaborare norme che consentano di respingere le cure. «Per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci sono regole generali e non può essere trascurata la volontà del malato»
Con la festa dell’Epifania 2007 sono entrato nel ventisettesimo anno di episcopato e sto per entrare, a Dio piacendo, anche nell’ottantesimo anno di età. Pur essendo vissuto in un periodo storico tanto travagliato (si pensi alla Seconda guerra mondiale, al Concilio e postconcilio, al terrorismo eccetera), non posso non guardare con gratitudine a tutti questi anni e a quanti mi hanno aiutato a viverli con sufficiente serenità e fiducia. Tra di essi debbo annoverare anche i medici e gli infermieri di cui, soprattutto a partire da un certo tempo, ho avuto bisogno per reggere alla fatica quotidiana e per prevenire malanni debilitanti. Di questi medici e infermieri ho sempre apprezzato la dedizione, la competenza e lo spirito di sacrificio.
Mi rendo conto però, con qualche vergogna e imbarazzo, che non a tutti è stata concessa la stessa prontezza e completezza nelle cure. Mentre si parla giustamente di evitare ogni forma di “accanimento terapeutico”, mi pare che in Italia siamo ancora non di rado al contrario, cioè a una sorta di “negligenza terapeutica” e di “troppo lunga attesa terapeutica”. Si tratta in particolare di quei casi in cui le persone devono attendere troppo a lungo prima di avere un esame che pure sarebbe necessario o abbastanza urgente, oppure di altri casi in cui le persone non vengono accolte negli ospedali per mancanza di posto o vengono comunque trascurate. È un aspetto specifico di quella che viene talvolta definita come “malasanità” e che segnala una discriminazione nell’accesso ai servizi sanitari che per legge devono essere a disposizione di tutti allo stesso modo.
Poiché, come ho detto sopra, infermieri e medici fanno spesso il loro dovere con grande dedizione e cortesia, si tratta perciò probabilmente di problemi di struttura e di sistemi organizzativi. Sarebbe quindi importante trovare assetti anche istituzionali, svincolati dalle sole dinamiche del mercato, che spingono la sanità a privilegiare gli interventi medici più remunerativi e non quelli più necessa­ri per i pazienti, che consentano di accelerare le azioni terapeutiche come pure l’esecuzione degli esami necessari.

Tutto questo ci aiuta a orientarci rispetto a recenti casi di cronaca che hanno attirato la nostra attenzione sulla crescente difficoltà che accompagna le decisioni da prendere al termine di una malattia grave. Il recente caso di P.G. Welby, che con lucidità ha chiesto la sospensione delle terapie di sostegno respiratorio, costituite negli ultimi nove anni da una tracheotomia e da un ventilatore automatico, senza alcuna possibilità di miglioramento, ha avuto una particolare risonanza. Questo in particolare per l’evidente intenzione di alcune parti politiche di esercitare una pressione in vista di una legge a favore dell’eutanasia. Ma situazioni simili saranno sempre più frequenti e la Chiesa stessa dovrà darvi più attenta considerazione anche pastorale.

La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz’altro il progresso medico è assai positivo. Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona.
È di grandissima importanza in questo contesto distinguere tra eutanasia e astensione dall’accanimento terapeutico, due termini spesso confusi. La prima si riferisce a un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte; la seconda consiste nella «rinuncia… all’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo» (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 471). Evitando l’accanimento terapeutico «non si vuole… procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2.278) assumendo così i limiti propri della condizione umana mortale.
Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete – anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite – di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate.
Del resto questo non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni, secondo una concezione del principio di autonomia che tende erroneamente a considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina. Forse sarebbe più corretto parlare non di «sospensione dei trattamenti» (e ancor meno di «staccare la spina») ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l’assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando per esempio la sedazione del dolore e le cure infermieristiche. Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa, che riveste quindi una grande importanza.

Dal punto di vista giuridico, rimane aperta l’esigenza di elaborare una normativa che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure – in quanto ritenute sproporzionate dal paziente – dall’altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia. Un’impresa difficile, ma non impossibile: mi dicono che ad esempio la recente legge francese (la legge sui diritti del malato e la fine della vita cui fa cenno il Cardinale Carlo Maria Martini è stata approvata in Francia nel 2005) in questa materia sembri aver trovato un equilibrio se non perfetto, almeno capace di realizzare un sufficiente consenso in una società pluralista.
L’insistenza sull’accanimento da evitare e su temi affini (che hanno un alto impatto emotivo anche perché riguardano la grande questione di come vivere in modo umano la morte) non deve però lasciare nell’ombra il primo problema che ho voluto sottolineare, anche in riferimento alla mia personale esperienza. È soltanto guardando più in alto e più oltre che è possibile valutare l’insieme della nostra esistenza e di giudicarla alla luce non di criteri puramente terreni, bensì sotto il mistero della misericordia di Dio e della promessa della vita eterna.

Data l’affinità dell’argomento vi proponiamo di leggere il recente documento presentato della Fondazione Cortile dei Gentili, “Linee propositive per un diritto della relazione di cura e delle decisioni di fine vita“, frutto di un lavoro comune tra credenti e non credenti, che intende offrire la definizione di principi condivisi e adeguati alla realtà del delicatissimo rapporto fra medico e paziente.



martedì 3 settembre 2019

L'inquietudine esistenziale come via

Un gigante della laicità per credenti e non, l'inquietudine come cifra esistenziale che ci interroga con domande di senso.

venerdì 23 agosto 2019

Amazzonia nostro destino


Accuso Bolsonaro di crimini contro l'umanità, sia nei confronti  delle popolazioni indigene dell'Amazzonia, sia contro le popolazioni della Terra.

mercoledì 21 agosto 2019

Addio a Giovanni Buttarelli

Il mio saluto e il mio omaggio a Giovanni Buttarelli, alla sua discrezione, passione e competenza, in coerenza con il lavoro di Stefano Rodotà sulla privacy nell'era digitale, in Italia e in Europa.

martedì 20 agosto 2019

10 indicazioni da implementare, prima è meglio

1- una politica per la società della conoscenza ricerca-istruzione-spazio/modalità digitale: forte credito di imposta per gli investimenti legati alla ricerca, superamento della Buona Scuola rimettendo al centro la funzione docente con una selezione concorsuale vera, alfabetizzazione digitale e implementazione/sviluppo di free software e open source;
2- Welfare inclusivo con responsabilizzazione e rendicontazione per volontariato e privato sociale, rilancio della sanità pubblica;
3- Manutenzione del territorio diffusa;
4- Piano Energetico basato su innovazione/risparmio e rinnovabili; 5- Sviluppo dell'Agroecologia con certificazione di filiera, multifunzionalità e riconoscimento della funzione di custodia e manutenzione del territorio; 6- Piano edilizio fondato sul recupero e la bioarchitettura con attenzione sociale; 7- Territorio e spazi pubblici come beni comuni da preservare con politiche di valorizzazione e non di svendita; 8- Piano Industriale fondato sul paradigma della sostenibilità e della sicurezza sul lavoro, il contrario dell'ILVA; 9- Piano delle Infrastrutture attento alla strategicità dell'interesse pubblico, cui le società partecipate devono rispondere: banda larga, trasporti, regimazione delle acque; 10- Un processo partecipato di razionalizzazione istituzionale che non riduca la rappresentanza ma aumenti la responsabilità civica e la rendicontazione, dalla razionalizzazione delle Regioni, a quella delle Provincie, Comuni, Città Metropolitane, alla riforma della legge elettorale, con un investimento serio per l'esercizio della Cittadinanza Attiva e una partecipazione informata al processo deliberativo. Una azione da condividere sul piano dell'Europa Unita.

sabato 10 agosto 2019

Il cerbiatto sotto casa wow!


Il Fronte Democratico Antifascista è retorica una politica alternativa è possibile

Per favore, risparmiateci la chiamata alle armi nel fronte democratico antifascista. La retorica non costituisce una proposta politica.
I sovranpopulisti sono il prodotto del Patto del Nazareno. Solo una discontinuità effettiva da quelle logiche consociative, che abbiamo visto esprimersi ancora la scorsa settimana in Parlamento con il voto sulla TAV, costituirà la condizione per un Campo Democratico. Occorre rimotivare quel 50% di cittadini che hanno smesso di votare. Non c'era nulla di riformista, innovativo, sostenibile e inclusivo nella proposta, che i cittadini hanno giustamente bocciato, di riforma costituzionale fondata sulla riduzione degli istituti di rappresentanza democratica. Così come non c'è nulla di riformista, innovativo, sostenibile e inclusivo nel considerare una zavorra e un ostacolo allo sviluppo le rappresentanze dei lavoratori e dei loro diritti, la TAV, la TAP, l'Ilva, lo Sblocca Italia, la Buona Scuola, il Jobs Act. Non c'è un Piano Industriale da oltre trent'anni, così come non ci sono un Piano Energetico e un Piano dei Trasporti. Non ci sono politiche ambientali credibili, in un momento in cui tutto il mondo deve fronteggiare i limiti dello sviluppo illimitato con i cambiamenti climatici conseguenti. Solo una proposta sistematica fondata su innovazione, sostenibilità, inclusione sociale, educazione e formazione può costituire una proposta politica credibile e alternativa alle paure e alle insicurezze sociali che oggi si affidano ai sovranpopulisti. Il resto sono chiacchiere di chi contende a Salvini il compito di realizzare le stesse politiche.

lunedì 5 agosto 2019

Gozi, non è solo carrierismo personale.

La vicenda di Gozi, sottosegretario di Renzi e Gentiloni, che va a svolgere la funzione di consigliere alla Corte di Macron, è sconcertante. L' Europa non è uno stato federale. La Francia ha interessi nazionali che esercita in chiave unilaterale. Di quali dossier si è occupato Gozi quand'era sottosegretario del governo italiano? Per me è un comportamento costituzionalmente,  politicamente, moralmente gravissimo. Nessun nazionalismo, non siamo negli Stati Uniti d'Europa, questo è il punto.

domenica 28 luglio 2019

Milano-Italia, scali ex FS: a che punto siamo?

L'Accordo di programma relativo all’impiego e alla destinazione delle aree degli ex-Scali ferroviari milanesi di oltre 1.250.000 mq sui 4 mln in Italia, è fonte di sconcerto per tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia dei beni comuni la tutela degli interessi della collettività.
Un Accordo di programma, che interessa Milano e i 133 Comuni della Città Metropolitana, in violazione della normativa vigente, vede la presenza di un Fondo di investimento estero, scelto altresì senza alcuna evidenza pubblica, mentre non ne fa parte la Città Metropolitana milanese, in relazione radiale con la città di Milano, con la quale dovrebbe collaborare per i problemi complessi che la caratterizzano.
Dopo esserci costituiti come associazione e aver tentato, invano, di esporre le nostre ragioni nell'Udienza Pubblica attivata in Consiglio Comunale e con una lettera aperta, senza risposta, firmata da decine di professionisti e accademici, a Sindaco e Presidente Regionale, siamo stati costretti ad esprimere il nostro dissenso nell’unico modo consentito dalla legge: due ricorsi davanti al Tribunale amministrativo della Lombardia e una serie di denunce e di esposti presentati alle diverse Autorità competenti.
Azioni difensive per prevenire e contrastare il verificarsi di danni certi e molto gravi, ma il nostro intendimento, come esponenti della cittadinanza attiva, è quello di offrire la nostra collaborazione per risolvere in modo razionale ed equilibrato gli importanti problemi che riguardano la città di Milano. Per questo abbiamo dato appuntamento ai cittadini, alla giunta e ai consiglieri, in un incontro affollato tenutosi a Palazzo Marino il 3 luglio, ospiti della Presidente della Commissione Partecipazione.
Come sperimentato in altri Paesi europei, la riqualificazione degli ex Scali ferroviari milanesi non deve costituire solo un progetto urbanistico o di valorizzazione immobiliare, si calcolano 2,5 miliardi per soli 50 milioni per il Comune, ma deve rappresentare soprattutto un’occasione per contribuire a disegnare una strategia di sviluppo economico e sociale offrendo una risposta innovativa ai nuovi bisogni quantitativi e qualitativi dei cittadini di Milano, della città metropolitana e dell’intera Regione Lombardia.
Per questo il progetto non può che essere di iniziativa pubblica e sottoposto a metodi di evidenza pubblica. Se, infatti, il perseguimento esclusivo di un interesse particolare (quello della proprietà) può portare alla contaminazione e financo alla distruzione del territorio nel suo insieme, l’assunzione di un punto di vista di interesse pubblico mira a individuare una sintesi, capace di supportare sia la funzione di regolazione diretta (command and control) che quella di impulso e direzione dello sviluppo.
Il che esige una forte regia pubblica, spinta da un’idea condivisa di sviluppo del territorio e delle sue potenzialità (economiche, culturali, ambientali, turistiche, etc.) e la messa in campo di tutto lo strumentario sperimentato e collaudato anche all’estero negli ultimi 50 anni per i grandi interventi di riqualificazione e rilancio delle città e dei territori.
Le aree ferroviarie, parte del demanio ferroviario e statale, sono state espropriate e acquisite dallo Stato per motivi di pubblica utilità. Se ora non sono più funzionali allo scopo per il quale sono state espropriate, vanno restituite allo Stato che provvederà ad una loro nuova destinazione e ad una nuova funzione, come è avvenuto per il demanio militare e penitenziario, con il trasferimento dei beni ai Comuni, alle Province e alle Regioni. 
Di fatto, le aree ex ferroviarie sono un “bene comune”, che ha un elevato valore economico in una prospettiva di medio periodo per il sistema economico-sociale-territoriale della città e della regione, diverso dal valore di bilancio, che un “bene privato” potrebbe avere nell’immediato per il rispettivo proprietario.
La riqualificazione delle aree ferroviarie abbandonate deve quindi mirare a creare “valore aggiunto” per i cittadini e non “valore finanziario” per gli azionisti che formalmente le posseggono.
Diversamente da quanto auspicato, l’Accordo di programma persegue un obiettivo che rappresenta una privatizzazione surrettizia di un bene pubblico da parte di un’impresa privata. 
L'associazione Lombardia Sostenibile, parte della società civile, ha proposto il modello della partecipazione informata analogo al débat publique francese e una consultazione popolare dei cittadini nei Municipi delle singole aree interessate “seria”, cioè correttamente informata e capace di riflettersi sulle scelte dell’amministrazione. La fretta è stata però cattiva consigliera con un metodo di intervento a “mano libera sulla città” estraneo alle tradizioni civiche milanesi, in contrasto con il principio della concorrenza e della partecipazione democratica, dato che impedisce l’attività di molti altri operatori privati e non assicura la partecipazione dei cittadini nella definizione della strategia generale di sviluppo e delle scelte operative, urbanistiche e industriali, nelle singole aree che di fatto verrebbero lasciate alle decisioni di un’impresa privata. Che infatti le ha accennate nella presentazione del Masterplan a Palazzo Marino, con il Consiglio Comunale esautorato dopo l'approvazione dell'ADP. 
Non c’è un solo caso di città europea che abbia adottato il modello milanese dell’Accordo di programma, secondo il quale chi conduce l’operazione è, in effetti, una società controllata da FS. In nome di chi? In sostituzione di chi? Nell’interesse di chi?
A metà del secolo il 70% della popolazione mondiale vivrà in centri urbani.
Le informazioni unilaterali possono essere proposte come un processo partecipato di confronto adeguato alla straordinaria sfida e opportunità di rigenerazione degli ex scali?

Per dare la possibilità di partecipazione pubblica e trasparenza Lombardia Sostenibile ha presentato, quindi, una serie di ricorsi ed esposti, uno dei quali avrà la prima udienza al TAR della Lombardia il 15 ottobre. Per sostenere le spese legali e di comunicazione c’è bisogno di tutti i cittadini che non rinunciano e contribuiscono al crowdfunding  sulla piattaforma 'produzioni dal basso  http://sostieni.link/21939  così da rendicontare il bilancio  pubblicamente. 

mercoledì 10 luglio 2019

Pensieri per le vacanze


C'è una gran parte dei cittadini di cultura democratica che vive una situazione di straniamento, degli afasici e disadattati del contesto politico della globalizzazione digitalizzata. Con Bolsonaro, Trump, Orban, Salvini, i suoi alleati stellati con le semplificazioni eterodirette dall'algoritmo semantico e ora vedremo in Grecia con Mitsotakis, l'istituto della democrazia vive una crisi evidente. A partire dalla dimensione italiana, è illusorio pensare che a fronte del consenso a sovranisti e populisti, con il 50% degli elettori che diserta le urne, sia sufficiente ridefinire l'offerta in luogo di riflettere sulla natura del mercato elettorale/istituzionale che si è venuto a determinare. Si tratta di una illusione che riflette una autoreferenzialità e una mancanza di empatia sociale. Il fatto che il segretario del principale partito democratico pensi che sia sufficiente rilanciare la modalità coalizionale con la disponibilità dei cespugli da' la misura dei limiti della direzione politica. La rigenerazione di un campo democratico è quanto mai necessaria ma non conosce scorciatoie da operazioni di marketing. Quella cui allude il sindaco di Milano è la più raffinata, ma non per questo la più adeguata a rovesciare una inerzia culturale che riversa paure, preoccupazioni e insicurezza nel rancore elettorale. Beppe Sala nell'intervista all'espresso la presenta così: "O il PD riesce a cambiare rapidamente pelle e a presentarsi come un partito più moderno che affronta seriamente i temi più sensibili, dall'ambiente alla giustizia sociale, oppure ci penserà qualcun altro" e ancora: "Dobbiamo riportare gli astensionisti alle urne e parlare ai delusi del M5S". Lucido ed ineccepibile,  ma con quale progetto politico?Sono due le chiavi da utilizzare per uscire dalle strettoie della deriva finanziaria dell'economia e dalla tribalità populista e sovranista: un cambio di paradigma nel modello di sviluppo, per indirizzarlo ad essere sostenibile e socialmente inclusivo; il pieno inveramento della Costituzione democratica, con la partecipazione informata dei cittadini al processo deliberativo e l'estensione dell'esercizio della Cittadinanza Attiva.

L'operazione politica ipotizzata da Sala risponde a questi requisiti?
La politica amministrativa della città di Milano, proposta come brand di un'oasi democratica, quasi una meravigliosa anomalia, non segna alcuna discontinuità, se non in efficientismo decisionale, da quella nazionale relativa all'ILVA o alla TAP o alla TAV. È emblematico il caso degli ex scali FS e del relativo Accordo di Programma, per la natura degli spazi interessati, per la sua dimensione, per la collocazione ed infrastrutturazione e per le implicazioni nello spazio e nel tempo delle funzioni lì allocate. Qui, in luogo dell'esercizio pieno di una soggettività politica, capace di visione dentro il contesto metropolitano, la funzione dell'amministrazione è stata quella di facilitazione e semplificazione per le operazioni dei fondi di investimento internazionali, con potenziali bolle incluse. Per consentire una partecipazione informata, anche dei comuni metropolitani, il progetto non può che essere di iniziativa pubblica e sottoposto a metodi di evidenza pubblica. Il perseguimento esclusivo di un interesse particolare (quello della proprietà) può portare alla contaminazione e financo alla distruzione del territorio nel suo insieme, l’assunzione di un punto di vista di interesse pubblico deve individuare una sintesi, capace di supportare sia la funzione di regolazione diretta (command and control) che quella di impulso e direzione dello sviluppo. Una regia pubblica, con un’idea condivisa di sviluppo del territorio e delle sue potenzialità (economiche, culturali, ambientali, turistiche, etc.). Con l'attivazione dello strumentario sperimentato e collaudato anche all’estero negli ultimi 50 anni per i grandi interventi di riqualificazione e rilancio delle città e dei territori. Se Greta e i suoi coetanei ci chiedono conto del deterioramento delle condizioni della Terra, che ci hanno dato in prestito, ed esigono tempestività e concretezza per gli impegni assunti o proclamati, qui a Milano non ci siamo. L'estensione Milano-Italia non può essere l'ennesima operazione di marketing ma richiede un progetto politico che non consideri l'esercizio partecipato della democrazia, a partire dalla legge elettorale per arrivare ai corpi intermedi come le organizzazioni dei lavoratori, delle zavorre. Il progetto politico per la ricostituzione del campo democratico non può avere come blocco sociale di riferimento i manager e gli interessi dei fondi finanziari internazionali e i nominati nelle società partecipate, occorre riconoscere una cittadinanza politica più ampia, da non coinvolgere solo con la socialità delle primarie ma con modalità, anche digitali, di partecipazione alla definizione delle proposte e alla indicazione dei dirigenti e dei candidati vari. Un campo federativo popolare. È indicativo che la rete di competenze che a Milano ha dato vita al caparbio esercizio della cittadinanza attiva, dai referendum, all'Udienza Pubblica sugli ex scali, ai ricorsi e alla Lista Civica in Consiglio Metropolitano, sia vissuta come un fastidio come un elemento di disturbo. Questo sia dagli antagonisti che aspirano all'opposizione, sia in coloro che chiedono di fare argine alla deriva populista. Nel commentare la sentenza, che lo ha riguardato nell'incarico Expo, Sala ha detto che essa "allontanerà tanta gente per bene dall'occuparsi della cosa pubblica" cioè da incarichi e nomine, per cui il 'lasciateci lavorare' di Berlusconiana memoria. Occorre osare di più, occorre ciò che Alex Langer proponeva con il 'Solve et coagula', qualcosa che si era affacciato con successo nel '96 e che ci si è affrettati a ricondurre al blocco sociale dei funzionari e dei nominati. A metà secolo il 70% della popolazione mondiale sarà inurbata, Greta e i suoi fratelli chiedono il conto, speriamo che non si rassegnino e ci permettano così di non essere apolidi in casa democratica.

lunedì 1 luglio 2019

Diamoci una mossa il futuro è adesso

Per salvare gli ex scali FS ci vogliono testa, cuore e mano al portafoglio. Diamoci una mossa ;) Il 3 alle 17,30 a Palazzo Marino le ragioni della campagna per salvare un bene pubblico: http://sostieni.link/21939

giovedì 27 giugno 2019

Eppure gli ecologisti a Milano ci sono

Tutti possono contribuire al crowdfunding per sostenerequesta pratica dicittadinanza attiva
http://www.lombardiasostenibile.eu/ex-scali-fs-le-mani-sulla-citta-i-milanesi-prendono-la-parola/



mercoledì 12 giugno 2019

Modello Milano?

Modello Milano? Quintali di falsità e la minaccia paventata deĺ degrado urbano vengono riversati su Piazza d'Armi e il possibile vincolo di indirizzo, piuttosto che sui ricorsi contro l'Accordodi Programmasugli Ex Scali FS.
La cosa che non mi stupisce  ma mi indigna profondamente é che gli amministratori, ai vari livelli, considerano la politica pubblica come una funzione di facilitazione degli interessi  particolari. Di più: dismettono  i beni e le società pubbliche privatizzandole e queste, così, entrano in una logica di interessi economico- finanziari che non risponde agli interessi generali diqueste e delle future generazioni. I loro amministratori e il management diventa un blocco corporativo capace di una azione di lobbing e di sostegno elettorale. Un circuito vizioso che sottrae ogni esercizio di sovranità non solo ai cittadini ma riduce a un ruolo meramente notarile le stesse assemblee elettive. Così non va, così la democrazia rappresentativa si svuota, così in luogo della condivisione delle responsabilità, con la partecipazione informata al processo deliberativo, si alimentano una disaffezione e una superficialità politiche, pronte alla semplificazione e allo zapping elettorale. Poi ci stupiamo dei populisti e dei sovranisti? Poi dovremmo correre alle urne a fare argine a sostegno di quei partiti e quei politici che alimentano questa spirale regressiva e insostenibile? No e poi no occorre una via ecologica e sociale partecipata, sostenibile e capace di compassione.

martedì 11 giugno 2019

Pensare L'Europa, costituire un Campo Democratico

Non ci sono scorciatoie, mozioni degli affetti, leader on demand, che possano sostituire un lavoro di messa in rete fi culture ef esperienze. Un campo democratico richiede una condivisione di valori costituzionali, con la definizione condivisa di indirizzi verificati alla luce della loro efficacia, oltre ogni giustificazione ideologica o interesse particolare.
L'incontro all'Ambrosianeum ha questa chiave costitutiva.

domenica 9 giugno 2019

Naviglio Grande riqualificazione partecipata

Vogliamo una riqualificazione partecipata dell'area del Naviglio Grande e lo facciamo. Venite a vedere :)

domenica 26 maggio 2019

Dopo il voto ognuno guarda il suo ombelico nazionale


Dopo il voto ognuno fa i conti con i risultati nazionali ma è a cor più necessario pensare a una Europa Federale con soggettività politica piena. Da noi il PD pensa di aver fatto il risultato perché ha superato i 5Stelle con l'appello a fare muro contro Salvini, ma non ha una politica diversa da quella consociativa del Patto del Nazareno che proprio Salvini incarna, vedi TAP TAV ILVA. Maturo il risultato dei verdi in Germania e significativa la doppia cifra in Francia, Irlanda, Finlandia, Austria, Olanda. In Italia ambiente e diritti non sono stati capaci di proporsi insieme e in discontinuità con le compromissioni del PD. Anzi si apprestano a fare pesare le loro percentuali per qualche possibile seggio in più alle prossime elezioni politiche. Sic! A differenzia degli altri paesi europei qui resta molto alta la non partecipazione al voto: è un problema di qualità della politica in democrazia ma anche una domanda e una opportunità per i cittadini di buona volontà.

domenica 7 aprile 2019

L'integralismo di Netanyahu

Irresponsabile Netanyahu che fa campagna elettorale additando la costituzione dello stato Palestinese come minaccia per Israele e dichiara che, se rieletto, occuperà il territorio in Cisgiordania. Lui e gli integralisti di ogni fede ed ideologia sono la minaccia per il dialogo multilaterale.

domenica 31 marzo 2019

Europa

L'Europa vive per l'ambiente, la democrazia, i diritti, la legalità. Questo l'esempio in Slovacchia, Zuzana Caputova è la nuova presidente. L'europeista liberal che rompe il fronte Visegrad.

martedì 26 marzo 2019

Tutto come sempre, senza il Quinto Stato

http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=7038

sabato 23 marzo 2019

Grazie al popolo Curdo

‪Cade l'ultima roccaforte dell'Isis in Siria, eliminato il Califfato. Tutto il mondo libero deve dire grazie ai Curdi per i sacrifici e il risultato. Ora occorre riconoscere anche a loro una libera cittadinanza in un libero Stato Curdo.‬

giovedì 21 marzo 2019

Mentre Greta indica la Luna gli adulti fanno la dietrologia sul dito

Mi hanno colpito molte delle reazioni alla mobilitazione di Greta e dei suoi coetanei, con spreco di dietrologia complottista. Il mondo adulto spesso non guarda oltre: è stato così nel '68 e altrettanto per i giovani del'77.
Anch'io ho raccolto l'appello di Greta, la sedicenne studentessa svedese per manifestare il 15 marzo nelle città del mondo affinché le istituzioni, la politica, le imprese, i cittadini tutti, facciano la loro parte per cambiare la direzione dello sviluppo, per avere un futuro. Migliaia e migliaia di giovani hanno festosamente occupato il centro di Milano è riempito piazza Duomo, una serena determinazione non strumentalizzata da nessuno, con bandiere dell'Europa è un grido 'ci siamo'. Come dire 'dove siete voi mondo adulto?'. Milano c'è, ci sono i suoi giovani, ora occorrono una visione e delle politiche adeguate. Un felice slogan dei Gruenen quasi quarant'anni fa diceva 'la Terra ci è data in prestito dai nostri figli', ebbene oggi Greta, le sue sorelle e i suoi fratelli, ci hanno chiesto conto delle condizioni in cui l'abbiamo tenuta. La preoccupazione che avevamo allora come ecologisti era di essere delle novelle Cassandre, ma oggi i disastri di un modello di sviluppo basato sulla crescita quantitativa illimitata senza alcuna etica della responsabilità, sono sono sotto gli occhi di tutti. Non solo gli schermi delle TV e dei tablet ci aggiornano sugli effetti del cambiamento climatico ma siamo toccati sempre più spesso direttamente da una prossimità delle alterazioni ambientali. Ho camminato con loro, me li sono guardati e sentiti, venivano dalle scuole di Milano, centro,periferia e cintura metropolitana, credo che non si accontenteranno di qualche slogan e qualche promessa politica contraddetta dalle scelte e dalle azioni concretamente messe in atto. La distanza di questi giovani dalle logiche e dai luoghi che pretenderebbero di rappresentarli non va scambiata per acquiescenza. Non sono solo i consumatori seriali di slogan e insulti racchiusi nelle fake news, hanno capito che tocca a loro essere capaci di un futuro felice. Questa empatia che ha attraversato i confini nazionali ha certamente la semplificazione della disintermediazione digitale ma è altresì resiliente. Non si tratta di passare il testimone bensì di raccogliere il richiamo alla responsabilità. Ho visto diverse suore, con la concretezza di un impegno a tradurre l'esortazione della enciclica di Papa Francesco 'Laudato sì', così molti genitori e insegnanti, e anche gli imprenditori di B Benefit, 500 aziende italiane che condividono un impegno ad una pratica sostenibile. Sarà interessante vedere come questo comun sentire si svilupperà, una cosa è certa, Greta e agli altri non ci hanno chiesto di essere spettatori di una loro andata in scena ma di stare con loro. Un proverbio inglese dice 'nel sogno ha inizio la responsabilità', questo vale per tutti, giovani e non.

mercoledì 20 marzo 2019

Così Zingaretti avrebbe capito perché l'italia non funziona

L'affermazione di Zingaretti per cui se l'Italia non funziona la colpa sarebbe dei No al referendum sarebbe ridicola se non affermasse  una tragica continuità con il Patto del Nazareno e il personalissimo di Renzi e, soprattutto, non mettesse in luce insieme al disprezzo per la democrazia rappresentativa quello per l'espressione popolare, mai così partecipata come con il NO del 4 dicembre.

venerdì 15 marzo 2019

È l'unica che abbiamo

Greta e i nostri figli ci chiedono conto di come abbiamo trattato la Terra che ci hanno prestato. Evviva!

mercoledì 13 marzo 2019

Italia, il Paese dei fuochi


Italia, il Paese dei fuochi.
http://www.arcipelagomilano.org/archives/52130

domenica 10 marzo 2019

Siamo nello stallo per la TAV?

Indipendentemente dal merito del progetto, la vicenda TAV mette in luce uno stra-ordinario sforzo degli interessi consociativi legati alle grandi opere, quelle incompiute comprese. Ognuno sta facendo la sua parte, dalle mandamine ai governatori, dagli imprenditori ai direttori di rete e di testata, ai giornalisti 'un tanto al chilo', tutti hanno risposto alla chiamata al fronte. Questo spiega molto di questo Paese, della sua crisi politica, della natura delle sue classi dirigenti e dei limiti della sua opinione pubblica. Vergogna! Siamo nello stallo per la TAV? Con che coraggio?!

venerdì 8 marzo 2019

Ipazia l'8 marzo tutto l'anno

Ipazia, le sue opere sono andate perdute ma le sue idee e il suo insegnamento sono stati fecondi: contro ogni integralismo e ogni fanatismo. Buon 8 marzo tutto l'anno  :)

domenica 24 febbraio 2019

Io sto con loro

'Siamo studenti, pastori sardi e gente dei quartieri...' io abito nel quartiere di San Cristoforo sul Naviglio Grande a Milano e sto con i pastori sardi, con la loro dignità e la loro richiesta di un giusto compenso per il frutto del loro lavoro.
Credo che vada altresì riconosciuto il lavoro di custodia e di presidio di territori altrimenti non mantenuti e abbandonati alle derive del cambiamento climatico.
Questo vale per loro e per tutti gli allevatori di alta montagna dell' arco alpino e della dorsale appenninica. La multifunzionalità dell' agricoltura e la qualità di filiera vanno riconosciuti nei fatti .

Prima gli italiani! Quali?



Il ministro della Famiglia e delle Disabilità, Lorenzo Fontana, spiega la politica migratoria della Lega "Prima gli italiani": ‘ama il prossimo tuo’, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità”. Da non crederci, eppure è con questa divulgazione che occorre fare i conti. In luogo di chi ti è prossimo, indipendentemente da sesso, etnia, religione, la prossimità è quella della comunità/branco presunta 'pura,  cioè mai soggetta ad alcuna contaminazione. Una idiozia storica prima che una infamia del dettato cristiano.

domenica 17 febbraio 2019

Uomini che decidono delle donne

Massimo rispetto per la tragedia vissuta dai due uxoricidi graziati dal Presidente della Repubblica, soprattutto in assenza di una vera legge sul fine vita.
So bene, purtroppo per esperienza diretta, che di fronte alle malattie irreversibili che colpiscono le persone sempre più anziane, di fatto le famiglie sono lasciate sole, anche nell'avanzata Lombardia e a Milano, posso immaginarmi i servizi sociali nel resto d'Italia.
Non riesco però a rimuovere una domanda: possibile che siano sempre gli uomini a decidere che cosa è meglio per le loro compagne? Ad ucciderle?

lunedì 11 febbraio 2019

Riscoprire il classico per costruire il futuro

Nota di sintesi dell’incontro
 3H-Humanitas Reloaded, 26.1.2019

  1. L’incontro di sabato, 26 gennaio 2019, ha visto la partecipazione di una quarantina di persone, di cui una quindicina di studenti del Liceo Manzoni, accompagnati dai Proff. M. Mammani (Preside dell’Istituto), A. Mazzini, F. Iaria. 
  2. L’intervento di apertura del Prof. Weissengruber (Relatore) ha introdotto l’argomento del seminario, ponendo l’accento sulla necessità di riscoprire il passato per valorizzare il futuro. Il “petrolio culturale” dell’Italia necessita di una nuova valorizzazione: ruolo fondamentale in tal senso è ricoperto gli insegnamenti classici, seppur talvolta relegati a puro status symbol idealistico, in un mondo in cui la strada utilitaristica dell’istruzione è sempre più orientata al profitto economico. Questo atteggiamento è conseguenza di una mancata transdisciplinarietà, scaturita dalla separazione ottocentesca tra lettere e scienza, che ha portato a una perdita del senso olistico delle discipline.
  3. discussants
a) hanno fornito il loro punto di vista con interventi, di natura interattiva e transdisciplinare, 
b) hanno proposto prospettive differenti sul tema del ruolo e della riscoperta dell’Humanitas sia attraverso la rilettura del passato sia mediante un rinnovato approccio educativo,
c) in particolare:
                                      i.        Il Prof. Valente, attraverso la proiezione di un video (all’uopo predisposto), riportante riflessioni profonde sul ruolo dell’Humanitas nella modernità, ha identificato l’Humanitascon l’anello di congiunzione tra l’attuale presente e il passato. È necessario riscoprire un nuovo nomos per qualificare l’egoindividuale e analizzare il logos in una dimensione collettiva.
                                     ii.        Il Sen. Cortiana ha approfondito la relazione tra Humanitas e aspetto cognitivo nella moderna società digitale. Che rapporto intercorre tra il processo cognitivo umano e la dimensione dell’algoritmo? Come può un algoritmo cogliere un’emozione? Humanitas è risignificazione, ovvero creazione di linguaggi modificati, propri soltanto dell’uomo, anche in senso transdisciplinare, con lo scopo di decifrare il reale.
                                    iii.        Il Prof. Mazzini, riprendendo il concetto di “mancata dimensione olistica delle discipline”, già introdotto dal Prof. Weissengruber, ha fornito una prospettiva educativa sul tema: l’assimilazione culturale praticata dal mondo latino dovrebbe costituire un modello di recupero del passato, riuscendo così a superare il polimorfismo dell’Io della psicologia moderna a favore di un dionisismo antico. 
·   All’intervento del Prof. Mazzini ha ribattuto il Prof. Weissengruber, sottolineando come proporre ai giovani “sostanza umana” possa aiutarli a scoprire nuovi aspetti dell’uomo. Anche ciò che sembra statico può infatti nascondere un aspetto dinamico. 
·   Il Prof. Valente, ha ripreso le riflessioni del Sen. Cortiana, sottolineando l’ambiguità dell’apparente gratuità di molti aspetti del mondo attuale. L’uomo non sceglie gli algoritmi da cui è governato, ma può influenzarli mediante il software in lui “installato”, ovvero il proprio passato (background classico).
·   Il Dott. Simeoni ha proposto una riflessione sull’intreccio tra recupero del passato e potere. La vera autorità è oggi posseduta dalla finanza (non più dallo Stato), entità pervasiva e senza patria: la cultura classica è indispensabile per riscoprire i valori perduti in un mondo interamente votato al profitto e all’economia. Il digitale può costituire, in tal senso, uno strumento vantaggioso, poiché in grado di creare una forma di linguaggio permeante comune.
                                   iv.        Sebbene impossibilitato a partecipare all’evento, il Prof. Marandino ha fornito ugualmente il suo contributo alla discussione mediante un collegamento telefonico, affermando la necessità di “ricaricare” alcuni valori e principi indiscutibili dell’uomo. Non è sufficiente, tuttavia, affermare tali concetti, ma è necessario praticarli: solidarietà, tolleranza e paideiapermetterebbero così la dissoluzione delle disuguaglianze tra etnie e popolazioni.
                                    v.        Il Prof. Ghiselli, stimolato dalle relazioni precedenti, ha modificato in itinere il suo contributo, proponendo osservazioni su quanto affermato dai colleghi. Humanitas è amore per l’umanità, a discapito dell’odio oggi dilagante. Riscoprire il passato mediante la cultura classica e le lingue antiche significa ristabilire un legame sanguigno con il Mediterraneo, nel segno della risignificazione in cui greco e latino si configurano come elementi imprescindibili per la costruzione di un linguaggio persuasivo, indispensabile per qualunque attività si decida di intraprendere.
                                   vi.        Il Dott. Zambelli ha fornito numerosi spunti sul tema del seminario a partire dalla sua esperienza professionale. Da designer, egli ha sottolineato come il presente non sia altro che un insieme di storie racchiuse nel passato, mentre il futuro, per sua natura vuoto, è oggi “progettato” da altri. L’importanza della cultura sta nella dimensione eroica che essa conferisce al mondo: non bisogna aver paura di superare i propri limiti per controllare il “palcoscenico” su cui si vive.
                                  vii.        Il Prof. Zanenga, approfondendo il contrasto tra utile e inutile, concetti di difficile definizione, si è concentrato sulla necessità di ricercare l’inaspettato e di ampliare il contesto in cui si vive. L’uomo, termine la cui radice etimologica è la stessa di humus, deve imparare a reagire alle crisi mediante un recupero della cultura classica che crei ridondanza, ovvero una tale capacità di essere riempito dal mondo esterno da generare l’inaspettato. Humanitas reloaded è, in ultima analisi, uno sforzo di allargamento del contesto per liberarci dal pensiero unico, troppo spesso confuso col politically correct.
  1. È seguito un vivace dibattito: 
                                 viii.        Il Sen. Cortiana, sulla difficoltà di discernere tra “limite” e “vincolo” e sull’impossibilità di trovare una chiave di lettura efficace per il contesto attuale (in primis per i big data del potere);
                                   ix.        Il Prof. Zanenga sui paradigmi come chiavi di lettura eterna non sempre immediatamente individuabili;
                                    x.        Il Prof. Valente sulla necessità umana di dominare il territorio, oggi totalmente codificato, e sui grandi nodi della storia, in particolare sul 529 d.C., anno della chiusura della Scuola di Atene e dell’inizio dell’ordine benedettino.
  1. il Prof. A. Del Ponte, non presente, è intervenuto mediante un collegamento telefonico, sottolineando la necessità di una riscoperta “positiva” dell’antico, priva della nostalgia pessimistica spesso presente nella concezione moderna dello scorrere del tempo.
  2. A conclusione dell’incontro sono intervenuti i Proff. M. Mammani e F. Iaria, rimarcando l’importanza di uno studio consapevole dei classici come strumento di riflessione per un approccio consapevole alla modernità.
  3. Prima e dopo l’evento si è tenuto un momento conviviale con calciobalilla cui hanno partecipato studenti.
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sabato 2 febbraio 2019

Aumento del biglietto=diminuzione del traffico?

Se l'obiettivo è disincentivare l'uso delle auto per ridurre inquinamento e congestione occorre combinare la regolamentazione degli accessi con gli incentivi all'uso dei mezzi pubblici. Se passerà l'aumento significherà aver raddoppiato il costo del biglietto in meno di due consigliature, senza tuttavia aver migliorato la cadenza del  servizio nelle periferie e nell'hinterland.  Non mi sembra il miglior modo per incentivare l'uso dei mezzi pubblici. Per farlo, occorrono scelte politiche strategiche: non aumentare il costo dei biglietti in città e ridurlo fuori, anche perché l'aumento a 1,50 € è recente, coinvolgere tutti i 134 comuni della città metropolitana, presieduta tra l'altro dal sindaco Sala, nelle scelte di programmazione del servizio pubblico nelle sue diverse articolazioni e nella conseguente assunzione di responsabilità, migliorare il servizio in termini di cadenzamento, di sicurezza, di accessibilità, di rete nella radialità metropolitana, smetterla con le opere che interessano solo il centro fino alla circonvallazione della 90/91, smetterla di affidare la programmazione della città solo agli immobiliaristi e a un fondo finanziario come sugli scali ex ferroviari (a proposito di nodi di interscambio), smetterla di pensare ai cittadini come vacche da mungere, cittadini che con il referendum hanno chiesto meno trasporto privato e l'aumento dei trasporti pubblici nelle periferie, ottenendo solo l'Area C perché fa cassa. Occorre ricordare che la nuova metropolitana continua a servire inutilmente un centro già ampiamente servito invece di arrivare a Paullo e a Trezzano togliendo traffico. Occorre ricordare che ATM ha fatto un utile di 39 milioni di euro lo scorso anno e che l’aumento del biglietto prevede un maggior gettito di 50 milioni. È evidente che hanno buon gioco coloro che accusano la giunta Sala di aumentare il biglietto per sistemare il bilancio del Comune, cosa peraltro verosimile. Manca una strategia di interventi combinati per la qualità dell'aria: oltre alla mancanza di una visione effettivamente metropolitana per ridurre il traffico e di attenzione alle periferie anche da questo punto di vista (le periferie dal lunedì al venerdì sono congestionate dal traffico e dalle auto parcheggiate dai city user), non mi sembra di registrare interventi strutturali sulla riduzione delle altre fonti di inquinamento atmosferico: incentivi per la sostituzione delle caldaie (ci sono stati solo per quelle a gasolio e comunque insufficienti) e pannelli fotovoltaici a partire dagli edifici pubblici.

giovedì 24 gennaio 2019