L'istituto della democrazia conosce una crisi di legittimità in tutte le latitudini da essa interessate. Qui in Europa la crisi è ben evidenziata dal pressoché strutturale dimezzamento dei partecipanti al momento elettorale. Un processo che è segnato dalla distanza dalle macerie materiali e morali da cui nacque, sapendo andare oltre il doppio vincolo regimi autoritari/ripristino di quelli precedenti. Per chi lega democrazia e libertà alla cultura della cittadinanza condivisa, quindi a un'etica della responsabilità, c'è un lavoro da avviare che non conosce scorciatoie, né riforme a spizzichi. Occorre condividere un pensiero che leghi democrazia e libertà alla partecipazione, alla responsabilità diffusa, al rispetto, inclusione, dialogo, valorizzazione e incontro, tra le differenze. La costruzione di una visione glocale, sia come modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile, sia per istituzioni con una architettura coerente. Ragionare, sperimentare, condividere, la costruzione di una visione è un processo composto anche da azioni e pratiche di cittadinanza attiva e istituzionale. Un processo che veda prestare l'attenzione necessaria tanto ai contenuti quanto alle forme, alle modalità, alle regole, con cui una visione e una proposta si definiscono. Cosa significa costruire una forza politica popolare oggi? Come la politica democratica esercita una piena soggettività in relazione ai poteri della concentrazione finanziaria, nelle loro articolazioni? Come vivere pratiche politiche e esistenziali capaci di costituire un esempio, innanzitutto per i nostri figli? Renzi, Polverini, Lotti o Boldrini, spesso sono un riflesso dell'esercizio della politica come funzione di interessi particolari o ceto politico in ricollocazione. È comprensibile lo sconcerto e l'indignazione, ma non possono costituire una distrazione che definisce il nostro orizzonte politico.
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