martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
La lezione di Martina
La dignità della figlia del brigadiere Giangrande, Martina, richiama ognuno ad un senso responsabilità fuori da strumentalizzazioni facili con l'attribuzione di responsabilità a chi non plaude al governo consociativo del nuovo presidenzialismo. Una lezione per tutti, nessuno escluso.
Forza Zanetti!
Zanetti "Tornerò, è solo un cambio di gomme" da rossonero dico Grande! un esempio che mi fa piacere aver conosciuto.
Il Paese spaccato
La mia solidarietà ai carabinieri feriti e alle loro famiglie. Dietro il gesto sconsiderato cui i carabinieri hanno fatto scudo c'è la spaccatura del Paese che rischia una distanza senza ritorno dalle istituzioni occupate con il Porcellum e con un presidenzialismo de facto a Costituzione invariata. Occorre costruire una ipotesi credibile di governo per la discontinuità dalla consociazione del disastro.
sabato 27 aprile 2013
Bonino?
Sono contento di aver proposto insieme a tanti altri e sostenuto, insieme a tantissimi, Stefano Rodotà Presidente della Repubblica. Emma Bonino, accettando di fare la ministra nel governo della consociazione, rivela tutti i suoi limiti.
venerdì 26 aprile 2013
e la Spinelli, plagiata anche lei?
E adesso cosa diranno a Barbara Spinelli, che è una populista antipolitica? Solo chi vuole un'Europa politica e una discontinuità felice dal consociativismo italiano costituisce l'alternativa all'autoritarismo finanziario e al populismo antidemocratico.
GLI ULTIMI movimenti di Grillo, dopo la rielezione di Napolitano, sono non solo prudenti ma inquieti: quasi contratti. Non ha afferrato l'occasione offerta dalla collera di migliaia di cittadini, che avevano sperato in Stefano Rodotà: dunque in una democrazia rifondata, che chiudesse il ventennio berlusconiano. Ha evitato euforiche piazze. Non è un comportarsi populista.
Perché il populista classico mente al popolo, per usarlo e manipolarlo. Viene in mente, osservandolo, quel che il filosofo Slavoj Zizek disse delle sinistre di Syriza, nel voto greco del giugno 2012: "Sono sognatori che svegliandosi si son trovati in un incubo". Col che intendeva: non sognano affatto, ma razionalmente guardano la realtà e la riconoscono tragica.
La realtà vista da Grillo è difficilmente confutabile: è la sconfitta, enorme, vissuta sabato dall'Italia del rinnovamento. E il trionfo, non meno vistoso, dei piani del demiurgo di Forza Italia: il Pd ridotto molto democraticamente in ginocchio; poi un governo di larghe intese; poi la vittoria elettorale del Pdl. E all'orizzonte, non lontano: Berlusconi capo dello Stato. Parlando alle Camere, lunedì, Napolitano ha definito perfettamente consona alla democrazia europea la coalizione "tra forze diverse". L'orrore che essa suscita, l'ha analizzato in termini psicologici: è una "regressione" faziosa. Un'immaturità smisuratamente tenace. Mai Berlusconi è stato così banalizzato. Mai è apparso lo statista che solo nevrotici bambinizzati avversano.
Ma Grillo sa qualcosa di più. La morte della sinistra italiana, prima innescata dal rifiuto di 5 Stelle di accettare un comune governo, poi accelerata dal no del Pd a candidati di svolta, suggella l'apoteosi, più vasta, di chi da tempo vede l'Europa assediata da dissensi cittadini subito bollati come populisti, quindi euro-distruttori. La speranza che l'Unione cambi, anche su spinta italiana, certo non scompare: presto, nel giugno 2014, voteremo per un Parlamento europeo che finalmente designerà chi sta al timone, alla Commissione di Bruxelles. Ma in Italia è stasi. Il folle volo degli innovatori, come quello di Ulisse verso virtute e canoscenza, da noi s'infrange, e il mare dello status quo sopra di lui si chiude.
Le due cose vanno insieme: la rifondazione delle democrazie, ferite dalle terapie anti-crisi, e un bene pubblico comunitario che i cittadini europei possano far proprio, e influenzare. Chi si batte su ambedue i fronti è chiamato populista perché semplicemente s'è messo in ascolto dei popoli indignati, grandi assenti nelle oligarchie che fanno e disfano l'Unione.
È un'autentica offensiva antipopolare (non antipopulista) quella cui assistiamo da quando Papandreou, premier socialista greco, provò nell'ottobre 2011 a proporre un referendum sull'austerità che già minava Atene, e ora l'ha portata alla miseria. Fu ostracizzato, divenne un infrequentabile paria per le sinistre europee al completo. Solo ai Verdi, Papandreou destituito spiegherà il senso del referendum: non il rifiuto di pagare i debiti (i "compiti a casa") ma la domanda di un'Europa che compensi lo scacco degli Stati nazione con un proprio bilancio accresciuto e un comune solidale rilancio stile Roosevelt.
Dopo di allora l'offensiva si accentua, senza più pudore. A Cernobbio, l'8 settembre 2012, il Premier Monti chiede un vertice europeo straordinario, di "lotta ai populismi". Citiamo quel che disse, perché è emblematico e perché le autorità dell'Unione l'applaudirono entusiaste: "È paradossale e triste che in una fase in cui si sperava di completare l'integrazione anche dal punto di vista psicologico, dell'opinione pubblica e in ultima analisi (dal punto di vista) politico, si stia determinando un pericoloso fenomeno opposto, con molti populismi che mirano alla dis-integrazione in quasi tutti gli Stati membri".
Sembrava il comunicato di un prefetto anti-sommosse più che di un capo politico, e si sa che poliziotti e prefetti usano mettere nello stesso sacco ogni sorta di estremismo, per poi srotolare deserti che chiamano pace civile. Nel sacco ci sono Le Pen, i nazisti greci di Alba Dorata, i liberticidi ungheresi, e a Roma o Atene i veleni letali che sono M5S e Syriza. L'ideologia è quella con cui Pangloss indottrina l'inerme Candide, in Voltaire: stiamo andando verso il migliore dei mondi possibili, l'Europa meravigliosamente si integra, ed ecco - horribile visu! - una coorte di paradossali e tristi sovvertitori mirano proprio al contrario: alla dis-integrazione.
Due bugie s'infilano in un'unica collana. La prima marchia i populismi senz'alcuna distinzione, e poco serve che Grillo ricordi l'evidenza: avremmo anche noi Alba Dorata, se lui non facesse da argine. La seconda bugia concerne i movimenti detti euroscettici: come se i disintegratori fossero loro, non chi per primo ha disintegrato fingendo d'integrare. Le bugie non hanno affatto gambe corte, lo sappiamo. Le hanno lunghissime e vanno lontano.
Vero è che Napolitano - una storia lunga l'attesta - ha sull'Europa idee ardite, non condivise da Berlusconi né forse da Monti. Quel che non vede, è il nesso causale fra crisi dell'Unione e torsione delle istituzioni democratiche, della legalità, della giustizia, delle costituzioni. Altrimenti non prediligerebbe, con tanto impeto, quelle che alcuni chiamano ipocritamente larghe intese e altri, più crudamente, inciucio.
Inciucio è parola brutta, ma ci distingue da altri Paesi. L'accordo con Berlusconi è altro dalle grandi coalizioni tedesche, inglesi. È compromettersi con una destra del tutto anomala in Europa. Se non fosse così ci si accorderebbe alla luce del sole, davanti ai cittadini. Non succede, perché il Pd ne ha avuto vergogna sino a polverizzarsi. E forse è un bene, affinché chiarezza sia fatta: gran parte dei militanti, e l'alleato Sel, e Fabrizio Barca o Pippo Civati, già provano a ricostruire.
Non è antieuropeista Grillo, anche se abitato da scetticismo. Ogni europeista che si rispetti è oggi scettico. In una recente conferenza a Torino, Casaleggio ha ammonito contro l'uscita dall'euro ("Solo un Paese forte e competitivo potrebbe"). Lo stesso ha detto Mauro Gallegati, economista vicino a M5S.
Ma è utile, per i Pangloss dell'Unione, dipingere Grillo come distruttore dell'Europa. È tentante bendarsi gli occhi, e nascondere l'estensione di un disastro che non sfascia solo la democrazia deliberativa di Grillo, ma la stessa democrazia rappresentativa che contro lui si pretende presidiare. Ecco dove sta, caro Presidente, la regressione.
Il Parlamento non ha saputo farsi portavoce dell'Italia che invocava Rodotà o Prodi. Ha ucciso l'idea stessa di rappresentanza, più che la democrazia dal basso. Proprio perché non è Le Pen, Grillo ha bisogno che la democrazia classica funzioni, e la sinistra esista. Se oggi pare sì contratto è perché - un segno già viene dal Friuli Venezia Giulia - anche la sua barca rischia d'infrangersi.
Vince il credo oligarchico di Monti. L'Europa federata non è necessaria (Die Welt, 11-1-12). E i governi non devono lasciarsi "vincolare da decisioni dei propri Parlamenti", ma "educarli" (Spiegel, 5-8-12). Blue sunday, titola Grillo un suo post. Blue sunday t'assale certe domeniche, dopo weekend insensati. Ti sdrai nel mal-essere, in attesa che una fantasia, o un pensiero, spezzi il malinconico blu.
Cos'è populismo, antipolitica? È la massa che si fa gregge, lupo fiutante sangue e prede. È energia dispotica, sfrenata, irriflessiva, suggestionabile: scrive Gustave Le Bon nella Psicologia delle Folle (1895). Come non riconoscere in essa i mercati e i loro plebisciti? Nessuno li taccia di antipolitica, e come potrebbe. I veri padroni sono loro. Se ne infischiano. Come le folle, non vedono oltre il proprio naso. Democrazia e legalità rovinano? Poco importa. Non è affar loro. Non sanno quello che fanno.
Grillo e il mito del volo di Ulisse
di BARBARA SPINELLI
Beppe Grillo (ansa)
Perché il populista classico mente al popolo, per usarlo e manipolarlo. Viene in mente, osservandolo, quel che il filosofo Slavoj Zizek disse delle sinistre di Syriza, nel voto greco del giugno 2012: "Sono sognatori che svegliandosi si son trovati in un incubo". Col che intendeva: non sognano affatto, ma razionalmente guardano la realtà e la riconoscono tragica.
La realtà vista da Grillo è difficilmente confutabile: è la sconfitta, enorme, vissuta sabato dall'Italia del rinnovamento. E il trionfo, non meno vistoso, dei piani del demiurgo di Forza Italia: il Pd ridotto molto democraticamente in ginocchio; poi un governo di larghe intese; poi la vittoria elettorale del Pdl. E all'orizzonte, non lontano: Berlusconi capo dello Stato. Parlando alle Camere, lunedì, Napolitano ha definito perfettamente consona alla democrazia europea la coalizione "tra forze diverse". L'orrore che essa suscita, l'ha analizzato in termini psicologici: è una "regressione" faziosa. Un'immaturità smisuratamente tenace. Mai Berlusconi è stato così banalizzato. Mai è apparso lo statista che solo nevrotici bambinizzati avversano.
Ma Grillo sa qualcosa di più. La morte della sinistra italiana, prima innescata dal rifiuto di 5 Stelle di accettare un comune governo, poi accelerata dal no del Pd a candidati di svolta, suggella l'apoteosi, più vasta, di chi da tempo vede l'Europa assediata da dissensi cittadini subito bollati come populisti, quindi euro-distruttori. La speranza che l'Unione cambi, anche su spinta italiana, certo non scompare: presto, nel giugno 2014, voteremo per un Parlamento europeo che finalmente designerà chi sta al timone, alla Commissione di Bruxelles. Ma in Italia è stasi. Il folle volo degli innovatori, come quello di Ulisse verso virtute e canoscenza, da noi s'infrange, e il mare dello status quo sopra di lui si chiude.
Le due cose vanno insieme: la rifondazione delle democrazie, ferite dalle terapie anti-crisi, e un bene pubblico comunitario che i cittadini europei possano far proprio, e influenzare. Chi si batte su ambedue i fronti è chiamato populista perché semplicemente s'è messo in ascolto dei popoli indignati, grandi assenti nelle oligarchie che fanno e disfano l'Unione.
È un'autentica offensiva antipopolare (non antipopulista) quella cui assistiamo da quando Papandreou, premier socialista greco, provò nell'ottobre 2011 a proporre un referendum sull'austerità che già minava Atene, e ora l'ha portata alla miseria. Fu ostracizzato, divenne un infrequentabile paria per le sinistre europee al completo. Solo ai Verdi, Papandreou destituito spiegherà il senso del referendum: non il rifiuto di pagare i debiti (i "compiti a casa") ma la domanda di un'Europa che compensi lo scacco degli Stati nazione con un proprio bilancio accresciuto e un comune solidale rilancio stile Roosevelt.
Dopo di allora l'offensiva si accentua, senza più pudore. A Cernobbio, l'8 settembre 2012, il Premier Monti chiede un vertice europeo straordinario, di "lotta ai populismi". Citiamo quel che disse, perché è emblematico e perché le autorità dell'Unione l'applaudirono entusiaste: "È paradossale e triste che in una fase in cui si sperava di completare l'integrazione anche dal punto di vista psicologico, dell'opinione pubblica e in ultima analisi (dal punto di vista) politico, si stia determinando un pericoloso fenomeno opposto, con molti populismi che mirano alla dis-integrazione in quasi tutti gli Stati membri".
Sembrava il comunicato di un prefetto anti-sommosse più che di un capo politico, e si sa che poliziotti e prefetti usano mettere nello stesso sacco ogni sorta di estremismo, per poi srotolare deserti che chiamano pace civile. Nel sacco ci sono Le Pen, i nazisti greci di Alba Dorata, i liberticidi ungheresi, e a Roma o Atene i veleni letali che sono M5S e Syriza. L'ideologia è quella con cui Pangloss indottrina l'inerme Candide, in Voltaire: stiamo andando verso il migliore dei mondi possibili, l'Europa meravigliosamente si integra, ed ecco - horribile visu! - una coorte di paradossali e tristi sovvertitori mirano proprio al contrario: alla dis-integrazione.
Due bugie s'infilano in un'unica collana. La prima marchia i populismi senz'alcuna distinzione, e poco serve che Grillo ricordi l'evidenza: avremmo anche noi Alba Dorata, se lui non facesse da argine. La seconda bugia concerne i movimenti detti euroscettici: come se i disintegratori fossero loro, non chi per primo ha disintegrato fingendo d'integrare. Le bugie non hanno affatto gambe corte, lo sappiamo. Le hanno lunghissime e vanno lontano.
Vero è che Napolitano - una storia lunga l'attesta - ha sull'Europa idee ardite, non condivise da Berlusconi né forse da Monti. Quel che non vede, è il nesso causale fra crisi dell'Unione e torsione delle istituzioni democratiche, della legalità, della giustizia, delle costituzioni. Altrimenti non prediligerebbe, con tanto impeto, quelle che alcuni chiamano ipocritamente larghe intese e altri, più crudamente, inciucio.
Inciucio è parola brutta, ma ci distingue da altri Paesi. L'accordo con Berlusconi è altro dalle grandi coalizioni tedesche, inglesi. È compromettersi con una destra del tutto anomala in Europa. Se non fosse così ci si accorderebbe alla luce del sole, davanti ai cittadini. Non succede, perché il Pd ne ha avuto vergogna sino a polverizzarsi. E forse è un bene, affinché chiarezza sia fatta: gran parte dei militanti, e l'alleato Sel, e Fabrizio Barca o Pippo Civati, già provano a ricostruire.
Non è antieuropeista Grillo, anche se abitato da scetticismo. Ogni europeista che si rispetti è oggi scettico. In una recente conferenza a Torino, Casaleggio ha ammonito contro l'uscita dall'euro ("Solo un Paese forte e competitivo potrebbe"). Lo stesso ha detto Mauro Gallegati, economista vicino a M5S.
Ma è utile, per i Pangloss dell'Unione, dipingere Grillo come distruttore dell'Europa. È tentante bendarsi gli occhi, e nascondere l'estensione di un disastro che non sfascia solo la democrazia deliberativa di Grillo, ma la stessa democrazia rappresentativa che contro lui si pretende presidiare. Ecco dove sta, caro Presidente, la regressione.
Il Parlamento non ha saputo farsi portavoce dell'Italia che invocava Rodotà o Prodi. Ha ucciso l'idea stessa di rappresentanza, più che la democrazia dal basso. Proprio perché non è Le Pen, Grillo ha bisogno che la democrazia classica funzioni, e la sinistra esista. Se oggi pare sì contratto è perché - un segno già viene dal Friuli Venezia Giulia - anche la sua barca rischia d'infrangersi.
Vince il credo oligarchico di Monti. L'Europa federata non è necessaria (Die Welt, 11-1-12). E i governi non devono lasciarsi "vincolare da decisioni dei propri Parlamenti", ma "educarli" (Spiegel, 5-8-12). Blue sunday, titola Grillo un suo post. Blue sunday t'assale certe domeniche, dopo weekend insensati. Ti sdrai nel mal-essere, in attesa che una fantasia, o un pensiero, spezzi il malinconico blu.
Cos'è populismo, antipolitica? È la massa che si fa gregge, lupo fiutante sangue e prede. È energia dispotica, sfrenata, irriflessiva, suggestionabile: scrive Gustave Le Bon nella Psicologia delle Folle (1895). Come non riconoscere in essa i mercati e i loro plebisciti? Nessuno li taccia di antipolitica, e come potrebbe. I veri padroni sono loro. Se ne infischiano. Come le folle, non vedono oltre il proprio naso. Democrazia e legalità rovinano? Poco importa. Non è affar loro. Non sanno quello che fanno.
(24 aprile 2013)
mercoledì 24 aprile 2013
I PARTITI. COSA DOPO BARCA, RENZI E M5S?
da Arcipelago Milano
I PARTITI. COSA DOPO BARCA, RENZI E M5S?
La questione della forma e della natura dei partiti odierni sta emergendo come un prepotente fattore di conservazione. Un insieme di destini personali abituati a trarre reddito e potere dalla funzione decisionale sulla vita delle istituzioni e sulle loro scelte spesso occupano direttamente articolazioni pubbliche, quali società / enti / consorzi ecc., esterne alle assemblee elettive. Questo blocco sociale autoreferenziale e sostanzialmente parassitario produce l’omeostasi del nostro sistema pubblico, rispondendo attraverso simulazioni alle domande/necessità di cambiamento espresse per via referendaria o elettorale. Una necessità posta anche da coloro che hanno votato M5S cui non deve fare velo la modalità Broadcasting Grillo/Casaleggio e le contraddizioni parlamentari conseguenti.
Barca pone la questione del partito come insieme cognitivo, capace di riflessione e visione. Cìò implica una proposta e una pratica, non rinviabili, sulla forma partito, cioè sulle modalità della partecipazione collettiva alla politica pubblica. Una forma di partecipazione allo Spazio Pubblico che vive una straordinaria estensione e intensità interattiva con/nella rete digitale, un ecositema cognitivo. Credo che occorra sottrarsi al dualismo proposto: Barca/apparato PD – Renzi/innovatore, con il M5S e coloro che li hanno votati come segno transitorio che succede ai Radicali – Verdi – Alleanza Democratica- Rete. Barca, Renzi e tutti e due segnano la necessità di un profondo cambiamento di metodo e di merito.
I tempi storici conoscono processi lunghi, i nodi emersi negli anni ’60 ed esplosi nel ’68 sono oggi pienamente dispiegati dentro il mercato globale e nei problemi ambientali del pianeta che lo ospita. Liberi dalle narrazioni ideologiche dello scorso secolo e dalle cattedrali delle grandi concentrazioni operaie e impiegatizie nelle quali prendevano corpo in tempi e spazi comuni, compresi quelli televisivi, oggi possiamo vedere l’articolazione e la fluidità sociale dell’economa della conoscenza.
Una classe dirigente agisce nel contesto relazionale che forma il senso comune dell’agire collettivo nella nostra società rifuggendo dalla presunzione autoreferenziale che riconduce tutto dentro alle pratiche, alle procedure e ai luoghi omeostaticamente presidiati ed esclusivi. Ci sono una infinità di comitati a tema, associazioni, centri culturali, gruppi di discussione che sono mossi non da logiche compensative ma da una volontà di partecipazione attiva. C’è Internet che ha esteso lo Spazio Pubblico in modalità interattive collettive.
Una funzione dirigente, una classe dirigente è quella che connette, mette in rete e condivide esperienze, bisogni, desideri, all’insegna dell’interesse generale di queste e delle future generazioni con un’etica della responsabilità. Una classe dirigente è quella che propone modalità inclusive, aperte, di partecipazione informata alla politica pubblica, alle riflessioni e alla definizione delle proposte. Sono la qualità del metodo che pratica e la qualità dello sguardo strategico che propone a definirne l’autorevolezza. Nuove forme e nuovi contenuti per la partecipazione politica. Non fermiamoci.
Il senso del Patto Civico proposto da Ambrosoli è questo e credo sia anche il senso dei meet up del M5S, delle aspettative che ha alimentato la candidatura di Renzi e delle suggestioni che inducono le riflessioni di Barca. Non fermiamoci.
Il gioco dell'oca
IL
GIOCO DELL’OCA
Tornate
alla casella di partenza. La tentazione di leggere le recenti tormentate
vicende politiche come quel passaggio del gioco dell’oca che ci riporta al
punto di partenza, vanificando tutto il percorso fatto in precedenza è alto. Ma
certamente sbagliato. Una vicenda di questo tipo lascia segni profondi, alcuni
percepibili immediatamente, altri che verranno svelati e capiti con il tempo.
Ad esempio lo svelamento della profonda stupidità politica del gruppo dirigente del PD, (che è
riuscito a far apparire come una congrega di gentiluomini e di statisti il caimano e la sua squadra)
della sua lacerazione interna, della sua inaffidabilità, è un fatto che lascia
segni profondi sia nell’ambito del PD che dei cittadini preoccupati del funzionamento
della democrazia. Né può lasciare indifferenti il fatto che il Movimento Cinque
Stelle sia quello che si è mosso con maggiore chiarezza e coerenza, sostenendo
un candidato ottimale e con un notevole livello di responsabilità. Ma è stato
sconfitto e, quindi ,anche lui dovrà apportare cambiamenti al suo modo di
essere. Dovremo capire qual è il significato per il Paese dell’incapacità di
identificare e nominare un presidente della Repubblica nuovo; qual è il
significato di questa repubblica ormai quasi presidenziale; qual è la ragione
della paura congenita e diffusa di
fronte ad ogni innovazione vera; perché dopo la caduta di Marini, il PD non ha
votato Rodotà con il vantaggio di portare al vertice una persona certamente
adatta ma anche di coinvolgere nel sistema e responsabilizzare il nuovo
rappresentato dal Movimento Cinque Stelle; perché i sindacati sono così irrilevanti
nei passaggi decisivi del Paese.
Al
punto in cui eravamo giunti, cioè alla vigilia di un nuovo 8 settembre, la
nomina di Napolitano era obbligata. Ma, pur tirando un sospiro di sollievo, non
possiamo nasconderci che si tratta di un esito negativo, che prelude ad altri
sviluppi negativi. C’è un antico detto, se ricordo bene tedesco, che dice:
quando soffia il vento c’è chi tira su dei muri e chi costruisce dei mulini a
vento. Il vento soffia e continuerà a soffiare. Anzi soffierà con sempre
maggiore forza. Il fatto che l’unica cosa che siamo riusciti a fare, sia di
tirare su dei muri, non è buona cosa. E se il più solerte a tirare su dei muri
difensivi ed a bloccare chi tentava di costruire dei mulini a vento, è stato il
PD, il principale partito che si autodefinisce, forse ironicamente, di
sinistra, chi costruirà i mulini a vento? Ormai è chiaro che l’iniziativa per
questo non potrà venire dalle forze politiche che hanno vinto questo mano, ma
da forze politiche nuove e profondamente rinnovate, insieme a quelle componenti
della società, forse, anzi certamente, minoritarie, ma non irrilevanti che si
rendono conto della necessità di costruire i mulini a vento, per tentare di
utilizzare il soffio, sempre più minaccioso, del vento. Nel 2003, quando la Germania
veniva definita il malato d’Europa, il cancelliere Schroeder disse: “o ci
modernizziamo o verremo modernizzati”. E, seguito da buona parte ma certamente
non da tutto il Paese ed in primo luogo da molti leader imprenditoriali e
sindacali, realizzò quelle riforme modernizzatrici che gli costarono il posto
ma lanciarono la Germania ai vertici europei.
La relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europeo, istituito il 30 marzo 2013 dal Presidente della Repubblica è un discreto e non del tutto inutile lavoro compilatorio di buona parte dei problemi che il Paese deve affrontare. Se fosse una tesi di laurea meriterebbe 110 ma non la lode, per mancanza di sprazzi creativi e innovativi e per mancanza di chiare relazioni tra gli obiettivi ed i mezzi per realizzarli. Ma vi sono, soprattutto nell’Introduzione, dei passaggi importanti. Quello più significativo mi pare il seguente:
La relazione del Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europeo, istituito il 30 marzo 2013 dal Presidente della Repubblica è un discreto e non del tutto inutile lavoro compilatorio di buona parte dei problemi che il Paese deve affrontare. Se fosse una tesi di laurea meriterebbe 110 ma non la lode, per mancanza di sprazzi creativi e innovativi e per mancanza di chiare relazioni tra gli obiettivi ed i mezzi per realizzarli. Ma vi sono, soprattutto nell’Introduzione, dei passaggi importanti. Quello più significativo mi pare il seguente:
“
Se si rompe la coesione della società è
in pericolo la democrazia, ogni azione pubblica è paralizzata. Il rapporto tra
classe politica, pubblica amministrazione e cittadino è cruciale.
Rappresentanti dei cittadini percepiti come chiusi alle istanze di cambiamento,
un fisco che finisce per esse vessatorio nei confronti del contribuente onesto,
uffici pubblici inefficienti e sordi alle legittime richieste della popolazione
alimentato sfiducia e conflittualità tra le parti sociali, ostacolano le scelte
necessarie per riformare l’economia e migliorare il funzionamento della
società. Per questo tutte le componenti dell’economia e della società italiana
sono chiamate a trovare soluzioni innovative e a condividerle, così da
mobilitare, comunicando fiducia nel futuro, le tante risorse umane di alta
qualità disponibili nel Paese e di attrarre persone di valore che operano
all’estero”.
E’
importante qui la sottolineatura che il ricupero del paese e la sopravvivenza
della democrazia richiede una mobilitazione di tutte le componenti
dell’economia o della società italiana. Non possiamo attribuire solo alle forze
politiche tutte le colpe e tutta la responsabilità., Farò telegraficamente due
esempi, con l’augurio che questo approccio venga approfondito.
E’
chiaro che dobbiamo fare un salto di qualità fondamentale nei rapporti di
lavoro, un vero e proprio salto di civiltà. Dopo la tragica esperienza Monti –
Fornero, dovrebbe essere altrettanto chiaro che non possiamo attenderci
alcunché di buono dal governo e dal parlamento. Devono essere gli imprenditori
ed i sindacati a dar vita ad un’organizzazione del lavoro ed a regole di
lavoro, più produttivi, più competitivi, più equi, più civili. Per quanto è
necessario il legislatore seguirà. Ma per fare questo devono entrambi cambiare
molte idee arcaiche delle quali sono portatori e cercare di diventare
contemporanei.
Il secondo tema è quello
della burocrazia, che è, nel suo insieme e nella mentalità che le domina, “la
più evidente anomalia dell’Italia anche rispetto a Paesi dalla cultura
giuridica simile, come la Francia e la Germania” (Intervista di Salvatore
Rossi, economista vicedirettore generale della Banca d’Italia e uno dei saggi
del Gruppo di lavoro del Presidente della Repubblica). La Relazione del Gruppo
di lavoro riconosce il problema e suggerisce dei rimedi tecnici. Ma nessun
rimedio tecnico potrà mai funzionare se nel Paese non si mette in moto un
movimento politico-culturale, che forzi la burocrazia ad evolvere, anche nel
suo interesse, come quello che, nelle città statunitensi si mise in moto negli
anni ’70 con il titolo: “Reinventing Government”. Il fallimento sistematico
delle tante riforme delle PA tentate da tanti governi è dovuto al fatto che non
sono mai diventate movimenti culturali e politici, sostenuti da tutti i
cittadini che sotto la burocrazia soffocano e vengono umiliati. Anzi con il
governo Monti abbiamo visto i vertici della burocrazia al governo, e ne abbiamo
sofferto i relativi disastri. Anche qui se non si mettono in moto i cittadini,
organizzati da nuove forze e persone
politiche, continueremo ad affondare, ed a sperare non in una lunga ma in una
lunghissima se non eterna vita del
Presidente Napolitano.
Marco Vitale
Brescia, 21
aprile 2013
Scritto per il Fatto
Quotidiano
martedì 23 aprile 2013
Tutta colpa della Rete?
I
partiti sono paralizzati dalla loro autoreferenzialità, generano un
presidenzialismo de facto a Costituzione invariata, il Re è nudo e sarebbe
tutta colpa della Rete? Ma mi faccia il piacere…direbbe Totò.
Sono
impressionato dalla reazione smodata degli ignoranti digitali che scambiano la
modalità broadcasting di Grillo-Casaleggio con i 5 Stelle con quelle di
interazione accreditata consentite da diverse piattaforme.
Sono
spinti da due motivazioni: - la prima risponde alla necessità di relativizzare
l'espressione elettorale del 25% di italiani; - la seconda risponde
all'insofferenza dei mondi editoriali cartacei e radiotelevisivi per la rete
digitale.
Come
sappiamo in Italia non abbiamo la presenza di editori puri, con poche e piccole
eccezioni, per cui il blocco sociale che ha fatto della cosa pubblica un
terreno di saccheggio, incuranti di perdere le grandi aziende nazionali (ultime
cadranno quelle dell'energia), e ha nominato/spartito redazioni e direttori, fa
quadrato e reagisce in modo omeostatico contro ogni possibile
disintermediazione nella definizione del senso comune.
Avete
notato che, a parte il fatto Quotidiano, è in atto la santificazione di
Napolitano e della consociazione proposta, con la messa al bando del termine
"inciucio"?
Avete
notato come la forzatura costituzionale con il secondo settennato, non escluso
nè menzionato dai padri costituenti che non auspicavano di passare dal
Ventennio ai 14 anni, sia stata equiparata alla parola "Golpe" ? Così
con l'equivalenza semantica si evita di dire che Napolitano non è stato
proposto come accordo di unità nazionale a partire dalla prima votazione,
spiegandone le ragioni e le conseguenze per il governo del paese, ma crea una
modifica di fatto con l'esercizio di un presidenzialismo mai introdotto.
Avete
notato che i commenti sulle elezioni in Friuli-V.G. sono tutti concentrati sul
dimezzamento grillino e non sul fatto che solo il 50% degli aventi diritto è
andato a votare? Si pone una questione di legittimità politica che volutamente
viene rimossa.
Avete
notato come è stato trattato, relativizzato e persino diffamato Rodotà?
Gli
è stato imputato di essere sostenuto da Grillo, omettendo che è stato proposto
da centinaia di professionisti e accademici non 5Stelle, ultimo Scalfari che lo
conosce bene, avendolo come editorialista e avendolo avuto nel Partito radicale
con/di Pannunzio.
La
rete ha ampliato enormemente lo Spazio Pubblico e consente modalità interattive
e disintermediazione, ciò non significa che risolva le idiozie regressive
proprie delle antropologie che la usano ma offre affermazioni di fonti e
modalità informative fondate sull'autorevolezza e non sul controllo gerarchico,
vedi Wikipedia. e-democracy, partecipazione informata con identità accreditate
sono questioni non derubricabili a "democrazia dei tweet" come dice
il Corriere.
Questo
rende più difficile una politica fondata sulla simulazione e sulla
dissimulazione e rende i cittadini/elettori più esigenti.
Siamo
all'inizio e nessuno può limitarsi ad essere uno spettatore, magari
"tecnologico", non è una rete di tubi per la quale occorrono
idraulici ma è l'acqua, un Bene Comune per il quale occorre avere la
consapevolezza di essere un blocco sociale per l'innovazione qualitativa, con
le conseguenti responsabilità di pratiche, di azioni e di proposte.
lunedì 22 aprile 2013
Scalfari-Rodotà-Scalfari, conservazione e innovazione.
Scalfari-Rodotà-Scalfari, un confronto che spiega bene lo scontro tra conservazione e innovazione.
Domenica
21
Aprile 2013
Solo lui può riparare il motore imballato
di
EUGENIO SCALFARI IERI, alle ore 15, Giorgio Napolitano ha accettato d’essere rieletto alla carica di Presidente della Repubblica dopo aver ricevuto pressanti inviti da parte di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, Lega inclusa sia pure con qualche riserva e Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia (La Russa) esclusi. I grillini hanno continuato a votare Rodotà rafforzato dal partito di Vendola. Alle ore 18 Napolitano è stato rieletto con 738 voti. Questa è la cronaca telegrafica dei fatti già universalmente noti.
Tra quanti hanno tirato un respiro di sollievo alla rielezione di Napolitano ci sono anch’io. Conosco infatti bene le ragioni che fino a ieri avevano motivato il suo fermo rifiuto alla proposta di accettare il reincarico per tutto il tempo necessario per sbloccare una situazione pericolosa di stallo della democrazia. Il Presidente quelle ragioni me le aveva spiegate in un colloquio avvenuto due settimane fa, del quale detti allora conto su questo giornale.
Al di là del gravoso fardello degli animi e della fatica fisica che quel ruolo richiede, altre ce n’erano a spiegare la sua posizione. La principale che tutte le riassume era la necessità che dopo un lungo settennato ci sia un passaggio del testimone ad un’altra personalità con altro carattere e altra biografia politica, che tenga conto della precedente esperienza ma ne aggiorni i contenuti.
Discontinuità nella continuità, questo è l’insegnamento che la storia della Repubblica consegna a chi ricopre il ruolo di rappresentare la nazione, coordinarne le istituzioni e i poteri costituzionali, tutelare i deboli, garantire le minoranze, rafforzare i valori della libertà e dell’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Napolitano voleva che questo ricambio avvenisse come del resto è sempre avvenuto dalla nascita della Repubblica fino a ieri. Certo non prevedeva quanto nel nuovo Parlamento sarebbe accaduto. Soprattutto non prevedeva che il Partito democratico crollasse su se stesso affiancando la propria ingovernabilità a quella addirittura strutturale del nuovo Parlamento, diviso in tre tronconi (tre e mezzo per l’esattezza) di pari consistenza per quanto riguarda i consensi espressi dagli elettori e ferocemente opposti ciascuno agli altri. E quindi: un Parlamento ingovernabile e partiti autoreferenziali, due dei quali caratterizzati da populismo e demagogia e l’altro dominato da correnti contrapposte che ne segano non solo i rami ma il tronco stesso che tutti li sorregge.
Risultato: blocco dell’intero sistema, Paese allo sbando, credibilità internazionale in calo vertiginoso. I mercati finora non ci hanno penalizzato e questo dipende da alcune cause tecniche che sono state già largamente esaminate. Ma se il blocco fosse ancora durato le acque calme della Borsa e dello spread sarebbero tornate tempestose, la speculazione fa cambiare in pochi minuti la direzione e l’intensità del vento. Tutto questo non era prevedibile due settimane fa, ma non da me che lo sentivo arrivare e ne ero profondamente preoccupato.
Mentre scrivo (è la sera di sabato) è in corso una manifestazione silenziosa e composta di grillini in piazza Montecitorio. Grillo non vuole eccitare i suoi e quindi non andrà in piazza.
Rodotà da Bari, dove ha partecipato ad un dibattito culturale organizzato dal nostro giornale, ha deplorato le marce su Roma ed ha dichiarato che l’elezione di Napolitano si è svolta nell’ambito previsto dalla Costituzione. Poco prima Grillo aveva invece parlato di golpe, ma Grillo, si sa, è un comico.
Conosco Stefano Rodotà da quasi sessant’anni. Entrò nel Partito radicale fondato nel 1956 dagli “amici del Mondo” e da allora ci furono tra noi sentimenti di amicizia e collaborazione. È stato più volte parlamentare militando nei partiti post-comunisti e, prima, tra gli indipendenti di sinistra associati al Pci. Fu poi presidente del Pds e vicepresidente della Camera, ebbe incarichi nelle istituzioni culturali europee e infine presiedette l’autorità che tutela la privatezza delle persone. Ha scritto molti libri di diritto, è docente universitario, ha lanciato il referendum sull’acqua pubblica e collabora al nostro giornale fin dal primo numero scrivendo sui temi che più lo interessano.
I grillini, nelle loro “quirinarie” su Internet, l’hanno scoperto e piazzato al terzo posto d’una loro lista di candidabili al Quirinale, dopo la Gabanelli e Gino Strada. I due che lo precedevano hanno ringraziato ma rifiutato, lui ha ringraziato e accettato. Il resto è noto.
Rodotà si è pubblicamente rammaricato perché il Partito democratico e i vecchi amici non l’hanno contattato. Essendo tra questi ultimi debbo dire che neanche lui ha contattato me. Che cosa avrei potuto dirgli? Gli avrei detto che non capisco perché una persona delle sue idee e della sua formazione politica, giuridica e culturale, potesse diventare candidato grillino per la massima autorità della Repubblica.
Il Movimento 5 Stelle, come è noto, vuole abbattere l’intera architettura costituzionale esistente, considera l’Europa una parola vuota e pericolosa, ritiene che i partiti e tutti quelli che vi aderiscono siano ladri da mandare in galera o a casa “a calci nel culo”. Come puoi, caro Stefano, esser diventato il simbolo d’un movimento che impedisce ai suoi parlamentari di parlare con i giornalisti e rispondere alle domande? Anzi: che considera tutti i giornalisti come servi di loschi padroni? In politica, come in tutte le cose della vita, ci vuole il cuore, la fantasia, il coraggio, ma anche il cervello e la ragione.
Adesso Napolitano farà un governo, è la cosa più urgente della quale ha bisogno il Paese. Naturalmente un governo politico come tutti i governi che hanno bisogno della fiducia del Parlamento. Un governo di scopo, adempiuto il quale passerà la mano o proseguirà se il Parlamento lo vorrà.
Il governo seguirà le indicazioni di scopo che il Capo dello Stato gli affiderà in parte già contenute nel documento dei “saggi” a lui consegnato una decina di giorni fa e già reso pubblico. Ai primi posti ci sono la riforma della legge elettorale, la riforma del Senato, la riforma del finanziamento dei partiti, una politica economica che, nel rispetto degli impegni già presi con l’Europa, adotti provvedimenti mirati alla crescita e all’equità per alleviare al più presto e il più possibile la morsa della recessione, iniettando liquidità nelle imprese, alleggerendo il cuneo fiscale, modificando l’Imu per quanto riguarda le piccole imprese e le famiglie meno abbienti, infine sostenendo socialmente gli esodati e i lavoratori precari.
Quanto ai partiti, anch’essi hanno bisogno d’una profonda riforma, tutti, nessuno escluso. Il Partito democratico ha bisogno addirittura d’una rifondazione. Ne avrebbe bisogno più di tutti il Pdl, ma lì c’è un proprietario ed è impossibile riformarlo se non licenziandolo; ma è possibile licenziare il proprietario?
Il Pd non ha proprietari, non c’è un Re nel Pd. Però ci sono i vassalli l’un contro l’altro armati. È una fortuna non avere un Re ma è un terribile guaio esser dominati da vassalli e valvassori. Questo è il problema che dev’essere risolto.
Bersani, credo in buona fede, pensava d’averlo modificato rinnovando il grosso della rappresentanza parlamentare, ma non è stato così. Riempire i seggi parlamentari con persone alla prima loro esperienza, mantenendo però in piedi un ristrettissimo apparato, aumenta la partecipazione della base soltanto nella forma ma non nella sostanza. I nuovi eletti seguono più l’emotività che la ragione e l’esperienza debbono ancora farsela. Qual è la società che vogliono? Qual è l’interesse generale che dovrebbero perseguire? Non mi sembra che questa visione del bene comune sia chiara nelle loro teste e in quelle dell’apparato meno ancora. Si scambia l’interesse generale con quello del partito e l’interesse del partito con quello della corrente cui si appartiene. Questo è accaduto negli ultimi mesi ed ha raggiunto il culmine negli ultimi giorni. Oggi si lavora sulle rovine prodotte da mancanza di senno e da miserabili interessi di fazioni contrapposte.
Bisogna guardare alla nazione e bisogna guardare alla costruzione d’una Europa che sia uno Stato federale che ci contiene. Se questi dati di realtà non entrano nelle teste della classe dirigente, non ci sarà mai né una destra decente né una sinistra efficiente. Gli impuri diventeranno legione, i puri saranno velleitari e inconsapevoli. Carne da cannone.
I grillini? Anche lì c’è un proprietario e anche lì i puri sono carne da cannone. La discontinuità va bene se aggiorna ma non distrugge il patrimonio di esperienze della nostra storia repubblicana nel bene e nel male.
L’Italia l’hanno fatta Mazzini, Cavour e Garibaldi, diversissimi tra loro ma oggettivamente complementari. E se vogliamo giocare alla torre e si deve scegliere tra Gramsci e Togliatti, scelgo Gramsci. E se debbo scegliere tra Andreotti e Moro scelgo Moro. Tra Togliatti e Berlinguer scelgo Berlinguer. Infine scelgo Napolitano perché, purtroppo per noi, non trovo altro nome da contrapporgli. Ti chiedo scusa, caro Stefano, con tutto l’affetto e la stima che ho verso di te, ma il nome Rodotà in questo caso non mi è venuto in mente.
* * *
La Repubblica 22/04/2013
La lettera.
Rodotà: sono e resto un uomo di sinistra
(Stefano Rodotà).
CARO direttore, non è mia
abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma
l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per
ristabilire la verità dei fatti.
E, soprattutto, per
cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla
mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione
della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici
che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E
allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui,
con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio
qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o
politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non
dice «non c’è problema », non gira la testa dall’altra parte. Affronta il
problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità.
E sappiamo com’è andata concretamente a finire.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
La Repubblica 22 Aprile 2013 -04-22
I 5Stelle fuori dall'Europa
di EUGENIO SCALFARI
RINGRAZIO Rodotà delle
precisazioni che ci ha mandato. Rispondo quanto segue.
1. Gli errori da lui rilevati e compiuti da parte del Pd
nei suoi confronti, io stesso li ho rilevati in due modi. Consigliando a
Bersani per il tramite dell'amico Luigi Zanda di prendere contatto con Rodotà
affinché ricordasse pubblicamente la sua biografia politica strettamente legata
alla sinistra democratica; questo a mio avviso sarebbe stato sufficiente a far
convergere i voti del partito su di lui. Evidentemente questo mio suggerimento
non fu accolto. Per quanto riguarda la situazione attuale di quel partito, l'ho
descritta come Rodotà e i nostri lettori hanno potuto leggerla: divisa in
correnti che antepongono il loro interesse a quello del partito e soprattutto
del Paese segando non solo i rami ma il tronco stesso che tutti li sostiene. Il
Pd - ho ancora aggiunto - non deve essere soltanto riformato ma rifondato. Come
è chiaro questo va molto ad di là del fatto di non aver votato per Rodotà.
2. Grillo negli ultimi giorni più convulsi ha detto che se
il Pd avesse votato per Rodotà, lui avrebbe appoggiato un governo fatto da quel
partito ma a distanza di qualche ora ha aggiunto mai per un partito guidato da
Bersani. Voleva cioè scegliere lui anche il presidente del Consiglio?
3. Un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle avrebbe
dovuto applicare la politica delle Cinque stelle che ho riassunto brevemente
nel mio articolo di domenica anche per chiedere a Rodotà se condivide quei
punti; ma lui a quella mia domanda non ha dato alcuna risposta nella sua
lettera. Che tipo di governo sarebbe dunque nato con l'appoggio di Grillo? Un
governo col quale la speculazione avrebbe giocato a palla e l'Europa avrebbe
severamente sanzionato.
4. Resta il fatto che il governo che sta per nascere non
deriva da una concertazione tra i partiti che lo appoggiano. Sarà un governo
del Presidente e i voti per fiduciarlo verranno dati a quel governo. Un tempo
si chiamavano "convergenze parallele" e questa credo sarà la natura
politica del governo stesso, né più né meno come il governo Monti quando nacque
nel novembre 2011.
5. Se il risultato sarà positivo ai fini dell'uscita dalla
recessione ed anche dalla costruzione di un'Europa federale che è a mio avviso
indispensabile in un mondo globalizzato, allora questo governo che a Rodotà
sembra scellerato riconsegnerà il proprio mandato con un Paese finalmente
rafforzato e solido. Chi verrà dopo - sempre che i risultati corrispondano alle
aspettative - dovrà lodarlo insieme al Capo dello Stato che l'ha reso possibile
ma, per l'esperienza che ho, posso fondatamente supporre che sarà invece
ricoperto dai vituperi di chi senza essersi sporcate le mani riceverà un bel
dono che non gli sarà costato sicuramente nulla.
Ho già detto che mantengo stima e affetto per Rodotà ma
penso che, prima che avvenisse l'ultima votazione a Montecitorio, avrebbe
dovuto annunciare il suo ritiro come pure penso che i suoi elettori di Cinque
stelle avrebbero dovuto almeno alzarsi in piedi invece di restare seduti sui
loro scranni. Anche l'educazione fa parte della cultura che evidentemente non
c'è.
domenica 21 aprile 2013
Symbiont?
Al Gore signals an inescapable question to facing with. Symbiont, individual and social new condition into the pervasive digital era. We need to understand in what way learning, time, space, are changing to define a method a kind of useful discipline thus we could use the opportunities of the tecnological innovation remaining in a full consciousness.
http://www.businessinsider.com/the-human-body-as-you-know-it-is-over-2013-4
http://www.businessinsider.com/the-human-body-as-you-know-it-is-over-2013-4
sabato 20 aprile 2013
Rodotà irritato?
In una breve lettera aperta, Stefano Rodotà scrive ai dirigenti del Partito Democratico: “Ho
letto che ci sono vertici del Pd irritati nei miei confronti perché non avrei mai detto che la mia
candidatura non era di parte. Ma se c'è stato qualcosa cui hanno tenuto molto i parlamentari
del M5S in questi giorni, è proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non
apparteneva alla loro parte politica. E' aperta a tutti, lo hanno spiegato più volte e molto
bene. Per questo non l'ho sottolineato. Leggendo queste cose che trasudano un po' ipocrisia la
mia reazione è questa: ma come? Io sono un signore che loro conoscono molto bene da alcuni
anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un
chiarimento, perché non li hanno usati? In questi giorni non mi ha telefonato nessuno dal Pd.
Perciò mi sono irritato. Perché vedo in questa vicenda una grande ipocrisia. Io ho lavorato tanti
anni con quelle persone. Quando ha fatto loro comodo, il telefono è stato molto utilizzato”.
letto che ci sono vertici del Pd irritati nei miei confronti perché non avrei mai detto che la mia
candidatura non era di parte. Ma se c'è stato qualcosa cui hanno tenuto molto i parlamentari
del M5S in questi giorni, è proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non
apparteneva alla loro parte politica. E' aperta a tutti, lo hanno spiegato più volte e molto
bene. Per questo non l'ho sottolineato. Leggendo queste cose che trasudano un po' ipocrisia la
mia reazione è questa: ma come? Io sono un signore che loro conoscono molto bene da alcuni
anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un
chiarimento, perché non li hanno usati? In questi giorni non mi ha telefonato nessuno dal Pd.
Perciò mi sono irritato. Perché vedo in questa vicenda una grande ipocrisia. Io ho lavorato tanti
anni con quelle persone. Quando ha fatto loro comodo, il telefono è stato molto utilizzato”.
Il corpo del Presidente
Che la la Costituzione democratica si incarni nella persona fisica di un Presidente, che per questo deve rimanere in carica 14 anni, e non nel rispetto delle sue regole formali e negli equilibri tra i poteri sa più di monarchia che di repubblica. Non si scherza in democrazia con le regole.
La Costituzione forzata
Siamo di fronte ad una forzatura della Costituzione che accompagna l'esautoramento della potestà decisionale del Parlamento, che viene ridotto ad una funzione di mera ratifica. Da qui in poi l'esercizio della funzione di governo avverrà sotto la direzione del Presidente della Repubblica. E' la democrazia parlamentare che viene modificata di fatto. Bisogna mantenere i nervi saldi e la denuncia di quanto sta accadendo non deve diventare una questione di ordine pubblico, ma consapevolezza per il cambiamento
Stato e Chiesa
Oggi la CEI è scesa in campo per incoronare Napolitano e scongiurare l'elezione di Rodotà. Quando si dice la separazione tra Stato e Chiesa...
Adesso Rodotà
Da ieri sera rispondo a messaggi sul tormentone su nomi nuovi da Bonino a Segni o "Rodotà grimaldello per l'OPA sul PD". Rodotà è una risorsa del Paese perché il suo profilo corrisponde a quello previsto dalla Costituzione per questo ruolo. In più, tra tutti i nomi usciti, è l'unico capace di interpretare questo momento storico per ricomporre la frattura tra cittadini e istituzioni. E' stato proposto da una rete di persone libere ed è significativo che i 5 stelle e tanti altri parlamentari abbiano raccolto l'appello è tempo che lo faccia la maggioranza dei Grandi Elettori.
venerdì 19 aprile 2013
Implosione del PD
Dopo la quarta votazione è chiaro che il mondo non gira intorno ai tempi del PD, della sua ricomposizione con Sel e delle sue schizofrenie con Monti o B. mentre si propone di fare scouting (Bersani dixit) con il M5S. Rodotà prende 50 voti in più dei voti grillini dimostrando tutta la sua autorevolezza. Lo capiranno?
Perché?
Stefano Rodotà, da uomo rispettoso delle Istituzioni e delle procedure costituzionali e uomo fuori dai giochi partitocratici mantiene la candidatura. Un esempio per tutti. Chi propone e vota Prodi deve spiegarci perché non va bene Rodotà.
giovedì 18 aprile 2013
a carte scoperte
Non so se il gruppo dirigente del PD fa balenare il nome di Prodi per costringere B. e i suoi a convergere su D'Alema. In ogni caso è' da alcuni mesi che insieme a tantissimi propongo Rodotà nelle reti dei diritti e nei gruppi di discussione in rete ma è significativo che il M5S lo abbia scelto, dimostrando così che competenza, autorevolezza, affidabilità e onestà sono caratteristiche necessarie e utili che uno sia stato nelle istituzioni o meno. C'è da uscire dal baratro tutte le energie adeguate servono.
Good news from the States
Good news from the States
US House Bill to Affirm the Policy of the United States Regarding Internet Governance
"It is the policy of the United States to preserve and advance the successful multistakeholder
model that governs the Internet."
http://energycommerce.house.gov/markup/markup-bill-affirm-policy-united-states-regarding-internet-governance
due to a bipartisan support will have a quick adoption, thus it will be difficult for the USG to back away from a coherent "multistakeholder model" at any point in the future.
LqFb del Patto Civico sceglie Rodotà
Rodotà approvato dai partecipanti alla piattaforma promossa dal Patto Civico con Ambrosoli in Lombardia
Buoni Seminatori
Ai Seminatori di urbanità- ex Ospedale psichiatrico Paolo Pini: Riunire/inoltrare richieste di non edificazione e variante al PGT-Milano
http://www.change.org/it/petizioni/ai-seminatori-di-urbanit%C3%A0-ex-ospedale-psichiatrico-paolo-pini-riunire-inoltrare-richieste-di-non-edificazione-e-variante-al-pgt-milano#
ILVA, ambiente e salute in cambio di lavoro
Lavoro in cambio di salute e ambiente è la realtà non archeologia industriale
http://www.eurosalus.com/blog/angolo-fiorello-cortiana/ilva-lavoro-cambio-di-salute-e-ambiente/
NO Bavaglio, per una buona memoria
Appello per Stefano Rodotà presidente della Repubblica ai sottoscrittori di NoBavaglio.it |
Amici,
amiche-- ci permettiamo di scrivere a voi che avete partecipato alla battaglia contro la brutta riforma delle intercettazioni per chiedervi attenzione rispetto a un tema cruciale per il futuro del nostro paese: l'elezione del Presidente della Repubblica. Noi, cittadine e cittadini italiani, protagonisti di quella battaglia di libertà vi chiediamo di aderire all'appello per Rodotà presidente della Repubblica. Un appello che potete sottoscrivere qui: http://www.nobavaglio.it/rodotapresidente Ci auguriamo che anche voi, in tutti i contesti sociali cui partecipate possiate promuovere le istanze di garanzia e di rinnovamento che una figura come quella del professore Stefano Rodotà incarna. Il team di www.nobavaglio.it |
mercoledì 17 aprile 2013
Arroganti alla frutta
La disperata e arrogante Rosi Bindi in difesa del candidato dell'inciucio Marini contro Rodotà, che per lei sarebbe "vecchia politica" (? SIC!) è la cifra del gruppo dirigente del PD che ha fagocitato e neutralizzato le aspettative plurali suscitate nel '96 dall'Ulivo.
Raccogliere la proposta del M5S e della rete per Rodotà significherebbe aprire un percorso di responsabilizzazione per il cambiamento, tanto per il M5S che per il PD stesso. Questo è il problema.
Raccogliere la proposta del M5S e della rete per Rodotà significherebbe aprire un percorso di responsabilizzazione per il cambiamento, tanto per il M5S che per il PD stesso. Questo è il problema.
Nessuna scorciatoia per il cambiamento
E' la tessitura di una rete fatta da esperienze concrete e la capacità di definire proposte dentro i processi reali che ripropone una cultura politica ecologista.
Il resto viene dopo, oggi siamo nella piena implosione di un modello di sviluppo a carattere speculativo/finanziario che come una bolla speculativa copre una crescita quantitativa che non c'è più.
Oggi la fine delle ideologie e della loro antinomia destra/sinistra, che la presenza dei verdi evidenziava 30 anni fa, è la condizione diffusa.
Oggi non ha senso e non ha alcuna efficacia pensare di presentare un simbolo elettorale per generare dinamiche convergenti culturali, sociali e financo economiche, presenti in un arcipelago diffuso.
Oggi l'azione politica significa costruire reti e azioni funzionali e partecipate da quegli interessi e quelle pratiche
martedì 16 aprile 2013
Quando le donne si muovono...
Quando le donne si muovono...
Mi dai una mano a sostenere il progetto? non mi serve molto per partire, ma se mi aiuti a far girare la mail e far contribuire anche con poco ce la faccio....soci fondatori dell' iniziativa saranno altri disoccupati d.o.c.
un abbraccio
p
cari amici, passato l' impegno della campagna elettorale, ho ripreso in mano la costruzione del mio futuro anche lavorativo.
La vicenda personale e i fatti di cronaca che riguardano le persone senza lavoro mi hanno indotta a concentrare i miei pensieri su come fosse possibile reagire offrendo risposte costruttive e propositive.
Ho così deciso di porre le mie competenze a disposizione del nuovo segmento sociale : i senza lavoro, senza distinzione di età, sesso e formazione per il progetto : Insieme per il lavoro.
Si perdono in Italia 100.000 posti di lavoro al mese. Si perde con il lavoro identità, dignità, speranza perché la cultura soggettiva e collettiva ci costringe a non riconoscerci più al di fuori del lavoro.
Ci vergogniamo e ci chiudiamo nel silenzio quando a volte non ci avviciniamo a pensieri autodistruttivi riduncendoci così a vittime di un sistema che sta collassando sui propri spuntati riferimenti.
Da questa condizione possiamo evolvere se riusciamo ad affrontarla cambiando punto di vista e se ripartiamo da noi stessi uniti a condividere il principio che dallo sforzo condiviso si possono generare energie e idee costruttive e diverse.
Cosa vogliamo fare :
· costituire un soggetto no profit per fare attività costruttive rivolte a chi non ha un lavoro;
· un punto di ascolto per informare e individuare le competenze trasversali che ciascuno ha;
· attivare fattivamente istituzioni, soggetti privati e media sul problema;
· una piattaforma web e social molto accessibile e di facile fruizione
Per chi vogliamo impegnarci:
giovani, licenziati, esodati, over ’50, ovvero chi cerca lavoro di ogni età e genere e non sa a chi rivolgersi e cosa deve sapere.
Obiettivi :
- dare voce e visibilità a chi è senza lavoro;
· predisporre schede personalizzate su competenze e attitudini attraverso colloqui con psicologi qualificati;
· fornire informazioni precise su: diritti, supporti sociali e nuovi profili ricercati dal mercato del lavoro anche se molto diversi e/o lontani dalla propria storia professionale;
· contribuire a non fare vergognare nessuno del proprio stato e ridare fiducia in un futuro migliore ma diverso;
· attivare una raccolta fondi strategica per tutti anche attraverso l’ accesso ai finanziamenti ;
· realizzare la banca del tempo per scambiare competenze e servizi.
Ma ho bisogno del sostegno degli amici per pagare il notaio,per far fare il logo e la corporate, per costruire il sito . Il notaio ci serve per agire in trasparenza e legalità. gli strumenti di base per dare rilevanza all' iniziativa e farla vivere con la raccolta fondi , così da fornire un servizio gratuito a chi ne ha bisogno,
Basta seguire il link http://www.kapipal.com/5fd7d2f51ffc4a8f9afdcecde3da3948
e dare e/far dare un piccolo sostegno. per chi preferisse fare un bonifico questo è l' IBAN:
IT45T0200801621000004394289 intestato a me. Appena possibile disporremo dell' IBAN dell' associazione.
Grazie per qualsiasi contributo vogliate dare......
Mi dai una mano a sostenere il progetto? non mi serve molto per partire, ma se mi aiuti a far girare la mail e far contribuire anche con poco ce la faccio....soci fondatori dell' iniziativa saranno altri disoccupati d.o.c.
un abbraccio
p
cari amici, passato l' impegno della campagna elettorale, ho ripreso in mano la costruzione del mio futuro anche lavorativo.
La vicenda personale e i fatti di cronaca che riguardano le persone senza lavoro mi hanno indotta a concentrare i miei pensieri su come fosse possibile reagire offrendo risposte costruttive e propositive.
Ho così deciso di porre le mie competenze a disposizione del nuovo segmento sociale : i senza lavoro, senza distinzione di età, sesso e formazione per il progetto : Insieme per il lavoro.
Si perdono in Italia 100.000 posti di lavoro al mese. Si perde con il lavoro identità, dignità, speranza perché la cultura soggettiva e collettiva ci costringe a non riconoscerci più al di fuori del lavoro.
Ci vergogniamo e ci chiudiamo nel silenzio quando a volte non ci avviciniamo a pensieri autodistruttivi riduncendoci così a vittime di un sistema che sta collassando sui propri spuntati riferimenti.
Da questa condizione possiamo evolvere se riusciamo ad affrontarla cambiando punto di vista e se ripartiamo da noi stessi uniti a condividere il principio che dallo sforzo condiviso si possono generare energie e idee costruttive e diverse.
Cosa vogliamo fare :
· costituire un soggetto no profit per fare attività costruttive rivolte a chi non ha un lavoro;
· un punto di ascolto per informare e individuare le competenze trasversali che ciascuno ha;
· attivare fattivamente istituzioni, soggetti privati e media sul problema;
· una piattaforma web e social molto accessibile e di facile fruizione
Per chi vogliamo impegnarci:
giovani, licenziati, esodati, over ’50, ovvero chi cerca lavoro di ogni età e genere e non sa a chi rivolgersi e cosa deve sapere.
Obiettivi :
- dare voce e visibilità a chi è senza lavoro;
· predisporre schede personalizzate su competenze e attitudini attraverso colloqui con psicologi qualificati;
· fornire informazioni precise su: diritti, supporti sociali e nuovi profili ricercati dal mercato del lavoro anche se molto diversi e/o lontani dalla propria storia professionale;
· contribuire a non fare vergognare nessuno del proprio stato e ridare fiducia in un futuro migliore ma diverso;
· attivare una raccolta fondi strategica per tutti anche attraverso l’ accesso ai finanziamenti ;
· realizzare la banca del tempo per scambiare competenze e servizi.
Ma ho bisogno del sostegno degli amici per pagare il notaio,per far fare il logo e la corporate, per costruire il sito . Il notaio ci serve per agire in trasparenza e legalità. gli strumenti di base per dare rilevanza all' iniziativa e farla vivere con la raccolta fondi , così da fornire un servizio gratuito a chi ne ha bisogno,
Basta seguire il link http://www.kapipal.com/5fd7d2f51ffc4a8f9afdcecde3da3948
e dare e/far dare un piccolo sostegno. per chi preferisse fare un bonifico questo è l' IBAN:
IT45T0200801621000004394289 intestato a me. Appena possibile disporremo dell' IBAN dell' associazione.
Grazie per qualsiasi contributo vogliate dare......
Buccinasco X Buccinasco
a Buccinasco lunedì prossimo si terrà una serata benefica di raccolta fondi per dotare le palestre di un defibrillatore.
http://www.comune.buccinasco.mi.it/articolo_5467/15/04/2013/%E2%80%9Cbuccinasco_per_buccinasco%E2%80%9D_sport_e_solidarieta_con_l%E2%80%99agis.html
La conoscenza come Bene comune
il 18 Aprile alle 18,30 al SIAM- Milano via Santa Marta
http://www.istruzione.lombardia.gov.it/presentazione-del-libro-la-conoscenza-come-bene-comune-aprile/
http://www.istruzione.lombardia.gov.it/presentazione-del-libro-la-conoscenza-come-bene-comune-aprile/
Rodotà e i diritti
Stefano Rodotà "Diritti fondamentali di cittadinanza nella network Society"
http://portalevideo.unimi.it/media?mid=224
http://portalevideo.unimi.it/media?mid=224
lunedì 15 aprile 2013
Boston
No more bombs, no more integralism,no more integralist, religion/ideology/racism doesn't matter. No more fear of/in the daily life.
ILVA, la salute in tempo di recessione
Ilva, a Taranto referendum sulla chiusura Quorum non raggiunto, ha votato solo il 19%. La fabbrica sprigiona una nube rossa, in cambio del lavoro stipendio e veleni per tutti ma è così che va in piena recessione e senza la proposta di alternative occupazionali pulite.
Appello per Rodotà Presidente
Chi ritiene utile l'appello mi dia l'adesione
Appello per Stefano Rodotà presidente della Repubblica
Il ruolo del Presidente della Repubblica è una fondamentale garanzia costituzionale e, proprio in quanto tale, è sempre più importante in un contesto politico incerto.
Questa fase storica è, per la nostra Repubblica, particolarmente complessa, perché il paese attraversa una trasformazione importantissima, densa di difficoltà e di opportunità. E' possibile infatti che il risultato sia l'avvento di una nuova forma di organizzazione del potere, più orizzontale e partecipata, oppure più autoritaria: lo decideranno le scelte che verranno operate nei prossimi mesi e il prossimo Presidente della Repubblica avrà un'importanza determinante.
Gli italiani si chiedono chi potrà svolgere con adeguata sensibilità questa importante funzione. Tra i molti candidati citati in questi giorni, sosteniamo Stefano Rodotà.
Da sempre attento al tema dei diritti della persona e della responsabilità, conosce a fondo il senso politico e sociale delle nuove tecnologie, riflette da tempo sulle loro conseguenze nel campo dei diritti e interpreta le opportunità che offrono per un rinnovamento e uno sviluppo della democrazia. Ma non solo.
In perfetta coerenza con tutto questo, negli ultimi anni si è preoccupato di sottolineare un tema che sta tornando ad essere essenziale: quello della giustizia sociale e della gestione pubblica dei beni comuni. Rodotà dimostra una straordinaria consapevolezza intorno al fatto che in un momento di gravissima crisi diventano prioritari i diritti alla sopravvivenza. Per questo ha insistito sulla istituzione di un reddito di cittadinanza per tutti senza il quale neppure si può immaginare una vera democrazia.
Se come supremo garante del nostro assetto costituzionale avremo una figura adeguata ai tempi, gli italiani potranno avere maggior fiducia nel sistema, sapranno che le pulsioni autoritarie potranno saranno fermate, la logica dell'"uomo solo al comando" potrà sar à vinta.
Non possiamo fare a meno di un sicuro democratico, di una persona indipendente, di un uomo di esperienza con una visione moderna dei problemi, garante della Costituzione italiana ed europea. Per questo noi che siamo e ci sentiamo cittadini della Repubblica italiana, sottoscriviamo un appello per Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.
Seguono le firme dei 101...
Laura Abba
Raffaele Barberio
Sofia Basso
Gabriel Benigni
Sara Bentivegna
Vittorio Bertola
Stefano Maria Bianchi
Stefano Bocconetti
Giuseppe Bronzini
Massimo Brutti
Stefano Corradino
Robert Castrucci
Vanni Codeluppi
Fiorello Cortiana
Umberto Croppi
Nicola D'Angelo
Giulio De Petra
Fiorella De Cindio
Juan Carlos De Martin
Ettore Di Cesare
Arturo Di Corinto
Massimo Esposti
Francesca Fornario
Carlo Formenti
Filippo Giannuzzi
Alessandro Gilioli
Giuliano Girlando
Alex Giordano
Beppe Giulietti
Sandro Gobetti
Leda Guidi
Antonello Impagliazzo
Betto Liberati
Fiorella Mannoia
Gianfranco Mascia
Flavia Marzano
Enrico Menduni
Angelo Raffaele Meo
Claudio Messora
Fulvio Molina
Fausto Napolitano
Luca Nicotra
Maso Notarianni
Federico Orlando
Marco Quaranta
Flavia Perina
Mauro Paissan
Marco Ricolfi
Carla Ronga
Ernesto Maria Ruffini
Laura Sartori
Marcella Secli
Giovanna Sissa
Guido Scorza
Luca Telese
Tommaso Tozzi
Carlo Testini
Nicola Tranfaglia
Luca Tremolada
Stefano Trumpy
Carlo Von Lynx
Tana De Zulueta
**********************
“The Net interprets censorship as damage and routes around it.”
– John Gilmore
Appello per Stefano Rodotà presidente della Repubblica
Il ruolo del Presidente della Repubblica è una fondamentale garanzia costituzionale e, proprio in quanto tale, è sempre più importante in un contesto politico incerto.
Questa fase storica è, per la nostra Repubblica, particolarmente complessa, perché il paese attraversa una trasformazione importantissima, densa di difficoltà e di opportunità. E' possibile infatti che il risultato sia l'avvento di una nuova forma di organizzazione del potere, più orizzontale e partecipata, oppure più autoritaria: lo decideranno le scelte che verranno operate nei prossimi mesi e il prossimo Presidente della Repubblica avrà un'importanza determinante.
Gli italiani si chiedono chi potrà svolgere con adeguata sensibilità questa importante funzione. Tra i molti candidati citati in questi giorni, sosteniamo Stefano Rodotà.
Da sempre attento al tema dei diritti della persona e della responsabilità, conosce a fondo il senso politico e sociale delle nuove tecnologie, riflette da tempo sulle loro conseguenze nel campo dei diritti e interpreta le opportunità che offrono per un rinnovamento e uno sviluppo della democrazia. Ma non solo.
In perfetta coerenza con tutto questo, negli ultimi anni si è preoccupato di sottolineare un tema che sta tornando ad essere essenziale: quello della giustizia sociale e della gestione pubblica dei beni comuni. Rodotà dimostra una straordinaria consapevolezza intorno al fatto che in un momento di gravissima crisi diventano prioritari i diritti alla sopravvivenza. Per questo ha insistito sulla istituzione di un reddito di cittadinanza per tutti senza il quale neppure si può immaginare una vera democrazia.
Se come supremo garante del nostro assetto costituzionale avremo una figura adeguata ai tempi, gli italiani potranno avere maggior fiducia nel sistema, sapranno che le pulsioni autoritarie potranno saranno fermate, la logica dell'"uomo solo al comando" potrà sar à vinta.
Non possiamo fare a meno di un sicuro democratico, di una persona indipendente, di un uomo di esperienza con una visione moderna dei problemi, garante della Costituzione italiana ed europea. Per questo noi che siamo e ci sentiamo cittadini della Repubblica italiana, sottoscriviamo un appello per Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.
Seguono le firme dei 101...
Laura Abba
Raffaele Barberio
Sofia Basso
Gabriel Benigni
Sara Bentivegna
Vittorio Bertola
Stefano Maria Bianchi
Stefano Bocconetti
Giuseppe Bronzini
Massimo Brutti
Stefano Corradino
Robert Castrucci
Vanni Codeluppi
Fiorello Cortiana
Umberto Croppi
Nicola D'Angelo
Giulio De Petra
Fiorella De Cindio
Juan Carlos De Martin
Ettore Di Cesare
Arturo Di Corinto
Massimo Esposti
Francesca Fornario
Carlo Formenti
Filippo Giannuzzi
Alessandro Gilioli
Giuliano Girlando
Alex Giordano
Beppe Giulietti
Sandro Gobetti
Leda Guidi
Antonello Impagliazzo
Betto Liberati
Fiorella Mannoia
Gianfranco Mascia
Flavia Marzano
Enrico Menduni
Angelo Raffaele Meo
Claudio Messora
Fulvio Molina
Fausto Napolitano
Luca Nicotra
Maso Notarianni
Federico Orlando
Marco Quaranta
Flavia Perina
Mauro Paissan
Marco Ricolfi
Carla Ronga
Ernesto Maria Ruffini
Laura Sartori
Marcella Secli
Giovanna Sissa
Guido Scorza
Luca Telese
Tommaso Tozzi
Carlo Testini
Nicola Tranfaglia
Luca Tremolada
Stefano Trumpy
Carlo Von Lynx
Tana De Zulueta
**********************
“The Net interprets censorship as damage and routes around it.”
– John Gilmore
sabato 13 aprile 2013
LiquidFeedback anche per proporre il candidato al Quirinale
Coerente Umberto Abrosoli, LiquidFeedback come piattaforma partecipativa continua, non solo un'azione elettorale :-)
Cari cittadini,
l’elezione del Presidente della Repubblica è il momento più importante -dopo il voto politico- della nostra democrazia.
Per rendere concreta la previsione costituzionale (articolo 87 comma 1) secondo la quale il Presidente rappresenta l’unità nazionale, è previsto:
A) che l’elezione avvenga per opera del Parlamento in seduta comune dei suoi membri e che vi partecipino altresì tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze;
B) che l’elezione avvenga attraverso un meccanismo rivolto alla convergenza del più ampio consenso su di un candidato, ciò che ha reso in alcuni casi necessario un gran numero di scrutini (nel 1971, 23 furono le votazioni per l’elezione del Presidente Leone).
Martedì sono stato eletto dall’intera opposizione nel Consiglio regionale di Lombardia per partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica che si terrà, presumibilmente, dal 18 di questo mese.
Nel corso della campagna elettorale per le regionali di questo febbraio, LiquidFeedback ed il suo utilizzo da parte di tanti cittadini ci hanno aiutato a perfezionare la nostra proposta di programma.
Convinto della validità di questo sistema, ho la curiosità di sapere chi vorreste assumesse oggi la responsabilità di presiedere la Repubblica, di rappresentare l’unità nazionale.
Con questo strumento (http://lf.proposte.ambrosolilombardia2013.it/lqfb.php?p=unit%2Fshow%2F14.html) secondo le modalità qui (http://www.proposte.ambrosolilombardia2013.it/infodiscs/view/287) indicate, potrete esprimere la vostra candidatura ideale e sostenere le candidature avanzate da altri da sabato 13 alle ore 14:00 alle ore 18.00 di lunedì 15.
Le 10 candidature con più sostenitori tra quelle pervenute saranno pubblicate sulla piattaforma.
Nessun commento, nessuna occasione di confronto diversa dall’opinione (o dall’auspicio) che con il voto esprimerete.
Grazie, Umberto Ambrosoli
Cari cittadini,
l’elezione del Presidente della Repubblica è il momento più importante -dopo il voto politico- della nostra democrazia.
Per rendere concreta la previsione costituzionale (articolo 87 comma 1) secondo la quale il Presidente rappresenta l’unità nazionale, è previsto:
A) che l’elezione avvenga per opera del Parlamento in seduta comune dei suoi membri e che vi partecipino altresì tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze;
B) che l’elezione avvenga attraverso un meccanismo rivolto alla convergenza del più ampio consenso su di un candidato, ciò che ha reso in alcuni casi necessario un gran numero di scrutini (nel 1971, 23 furono le votazioni per l’elezione del Presidente Leone).
Martedì sono stato eletto dall’intera opposizione nel Consiglio regionale di Lombardia per partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica che si terrà, presumibilmente, dal 18 di questo mese.
Nel corso della campagna elettorale per le regionali di questo febbraio, LiquidFeedback ed il suo utilizzo da parte di tanti cittadini ci hanno aiutato a perfezionare la nostra proposta di programma.
Convinto della validità di questo sistema, ho la curiosità di sapere chi vorreste assumesse oggi la responsabilità di presiedere la Repubblica, di rappresentare l’unità nazionale.
Con questo strumento (http://lf.proposte.ambrosolilombardia2013.it/lqfb.php?p=unit%2Fshow%2F14.html) secondo le modalità qui (http://www.proposte.ambrosolilombardia2013.it/infodiscs/view/287) indicate, potrete esprimere la vostra candidatura ideale e sostenere le candidature avanzate da altri da sabato 13 alle ore 14:00 alle ore 18.00 di lunedì 15.
Le 10 candidature con più sostenitori tra quelle pervenute saranno pubblicate sulla piattaforma.
Nessun commento, nessuna occasione di confronto diversa dall’opinione (o dall’auspicio) che con il voto esprimerete.
Grazie, Umberto Ambrosoli
venerdì 12 aprile 2013
Rifiuti Zero
Domattina dalle 8,30 alle 13,00 sarò al mercato vicino alla Chiesetta di Buccinasco a certificare le firme per la proposta di legge "Rifiuti zero". Una iniziativa che condivido come ecologista e che apprezzo come volontà e fiducia nella partecipazione democratica alla vita pubblica.
Nuove forme e nuovi contenuti per la partecipazione politica. Non fermiamoci.
La questione della forma e della natura dei partiti odierni sta emergendo come un prepotente fattore di conservazione. Un insieme di destini personali abituati a trarre reddito e potere dalla funzione decisionale sulla vita delle istituzioni e sulle loro scelte spesso occupano direttamente articolazioni pubbliche, quali società/enti/consorzi ecc., esterne alle assemblee elettive. Questo blocco sociale autoreferenziale e sostanzialmente parassitario produce l'omeostasi del nostro sistema pubblico, rispondendo attraverso simulazioni alle domande/necessità di cambiamento espresse per via referendaria o elettorale. Una necessità posta anche da coloro che hanno votato M5S cui non deve fare velo la modalità Broadcasting Grillo/Casaleggio e le contraddizioni parlamentari conseguenti. Barca pone la questione del partito come insieme cognitivo, capace di riflessione e visione. Cìò implica una proposta e una pratica, non rinviabili, sulla forma partito, cioè sulle modalità della partecipazione collettiva alla politica pubblica. Una forma di partecipazione allo Spazio Pubblico che vive una straordinaria estensione e intensità interattiva con/nella rete digitale, un ecositema cognitivo. Credo che occorra sottrarsi al dualismo proposto: Barca/apparato PD-Renzi/innovatore, con il M5S e coloro che li hanno votati come segno transitorio che succede ai Radicali-Verdi-Alleanza Democratica-Rete. Barca, Renzi e tutti e due segnano la necessità di un profondo cambiamento di metodo e di merito.
I tempi storici conoscono processi lunghi, i nodi emersi negli anni ’60 ed esplosi nel ’68 sono oggi pienamente dispiegati dentro il mercato globale e nei problemi ambientali del pianeta che lo ospita. Liberi dalle narrazioni ideologiche dello scorso secolo e dalle cattedrali delle grandi concentrazioni operaie e impiegatizie nelle quali prendevano corpo in tempi e spazi comuni, compresi quelli televisivi, oggi possiamo vedere l’articolazione e la fluidità sociale dell’economa della conoscenza.
Una classe dirigente agisce nel contesto relazionale che forma il senso comune dell’agire collettivo nella nostra società rifuggendo dalla presunzione autoreferenziale che riconduce tutto dentro alle pratiche, alle procedure e ai luoghi omeostaticamente presidiati ed esclusivi. Ci sono una infinità di comitati a tema, associazioni, centri culturali, gruppi di discussione che sono mossi non da logiche compensative ma da una volontà di partecipazione attiva. C’è Internet che ha esteso lo Spazio Pubblico in modalità interattive collettive. Una funzione dirigente, una classe dirigente è quella che connette, mette in rete e condivide esperienze, bisogni, desideri, all’insegna dell’interesse generale di queste e delle future generazioni con un’etica della responsabilità. Una classe dirigente è quella che propone modalità inclusive, aperte, di partecipazione informata alla politica pubblica, alle riflessioni e alla definizione delle proposte. Sono la qualità del metodo che pratica e la qualità dello sguardo strategico che propone a definirne l’autorevolezza. Nuove forme e nuovi contenuti per la partecipazione politica. Non fermiamoci.
Il senso del Patto Civico proposto da Ambrosoli è questo e credo sia anche il senso dei meet up del M5S, delle aspettative che ha alimentato la candidatura di Renzi e delle suggestioni che inducono le riflessioni di Barca. Non fermiamoci.
I tempi storici conoscono processi lunghi, i nodi emersi negli anni ’60 ed esplosi nel ’68 sono oggi pienamente dispiegati dentro il mercato globale e nei problemi ambientali del pianeta che lo ospita. Liberi dalle narrazioni ideologiche dello scorso secolo e dalle cattedrali delle grandi concentrazioni operaie e impiegatizie nelle quali prendevano corpo in tempi e spazi comuni, compresi quelli televisivi, oggi possiamo vedere l’articolazione e la fluidità sociale dell’economa della conoscenza.
Una classe dirigente agisce nel contesto relazionale che forma il senso comune dell’agire collettivo nella nostra società rifuggendo dalla presunzione autoreferenziale che riconduce tutto dentro alle pratiche, alle procedure e ai luoghi omeostaticamente presidiati ed esclusivi. Ci sono una infinità di comitati a tema, associazioni, centri culturali, gruppi di discussione che sono mossi non da logiche compensative ma da una volontà di partecipazione attiva. C’è Internet che ha esteso lo Spazio Pubblico in modalità interattive collettive. Una funzione dirigente, una classe dirigente è quella che connette, mette in rete e condivide esperienze, bisogni, desideri, all’insegna dell’interesse generale di queste e delle future generazioni con un’etica della responsabilità. Una classe dirigente è quella che propone modalità inclusive, aperte, di partecipazione informata alla politica pubblica, alle riflessioni e alla definizione delle proposte. Sono la qualità del metodo che pratica e la qualità dello sguardo strategico che propone a definirne l’autorevolezza. Nuove forme e nuovi contenuti per la partecipazione politica. Non fermiamoci.
Il senso del Patto Civico proposto da Ambrosoli è questo e credo sia anche il senso dei meet up del M5S, delle aspettative che ha alimentato la candidatura di Renzi e delle suggestioni che inducono le riflessioni di Barca. Non fermiamoci.
mercoledì 10 aprile 2013
Cannavaro, De Laurentiis e la Città della Scienza
Fabio Cannavaro voleva giocare la partita di addio nella sua Napoli, al San Paolo, devolvendo l'incasso alla ricostruzione della Città della Scienza. C'è il no di Aurelio De Laurentiis. Che la città gli chieda di ripensarci!
Pisapia e gli animali
Sindaco Pisapia concedi ai mezzi di soccorso agli animali dell'ENPA l'autorizzazione per le corsie riservate e per l'Area C che hanno quelli per gli animali umani.C'è una nostra responsabilità biologica e il giusto riconoscimento per gli "animali d'affezione" che egregiamente sostituiscono i servizi sociali nella compagnia e nell'ascolto delle persone sole e degli anziani, nonché educano bambini e giovani ad avere buone relazioni. Intanto togli le multe affibbiate ai mezzi ENPA che intervenivano in soccorso degli animali.
Stragi
Grasso e le stragi italiane irrisolte "Serve commissione d'inchiesta".
ricordo che le commissioni di inchiesta del Parlamento hanno poteri inquirenti di tipo giudiziario. Spero che tutti, a partire dal M5S colgano questa opportunità di trasparenza per una memoria condivisa, perché altre porcate non si ripetano.
Estetica?
Per Gino Strada Brunetta è "esteticamente incompatibile con Venezia". Non ci siamo proprio :-(
martedì 9 aprile 2013
Addio Marianna
Addio Marianna Bartoccelli. Il mio ricordo e il mio abbraccio a Marianna amica esistenziale da Lotta Continua ai Verdi, dall'identità di genere alla libertà di informazione. La bella Sicilia.
Tacher
La Tacher ha inaugurato la macelleria sociale rifiutando ogni declinazione della giustizia sociale e riaffermando l'orgoglio coloniale a partire dall'Irlanda. Ricordo la manifestazione che organizzammo sotto il consolato britannico a sostegno di Bobby Sands e gli altri militanti dell'IRA che volevano il riconoscimento politico, Sands fu il primo di 10 a lasciarsi morire con lo sciopero della fame. Anni dopo il dialogo e il riconoscimento hanno fatto uscire l'Irlanda del Nord dalla contrapposizione armata ricordata dagli U2 in Sunday Bloody Sunday. L'ho apprezzata per due motivi: - il suo liberismo imperiale non era ipocrita
- ha costretto il Labour e le Unions a fare i conti con i loro limiti autoreferenziali.
B. non è stato la Tacher italiana.
lunedì 8 aprile 2013
Allargare lo sguardo, cambiare i tempi
La domenica senza auto non serve tanto a pulire l'aria ma ad allargare lo sguardo. Altri spazi, altri tempi nella città per pedoni e biciclette, con musei per tutti e il biglietto ATM che dura un giorno. Una iniziativa che deve uscire dalle polemiche per diventare una buona abitudine.
Le balle e la sostanza
Altro che Macro regione del Nord e stop al consumo di suolo. Intanto Maroni approva l'inutile e impattante terza pista a Malpensa e promette nuove autostrade in Lombardia. Ma dove?
venerdì 5 aprile 2013
Pecore
Nemo profeta in Patria. Tanti anni dopo Paolo Hutter vede realizzata a Parigi la sua proposta che da assessore all'ambiente a Torino venne bocciata: il 19° arrondissement ha affidato a 4 pecore la manutenzione di 2000 mq di verde pubblico. C'è vita nella Ville Lumière :-)
giovedì 4 aprile 2013
Qualcuno a Torino è fuori
A Torino viene negata l'iscrizione a scuola a una bambina non vedente. Sono fuori, non si fa spending review sulla dignità e sui diritti.
Nord Corea?
I Nord Coreani sembrano una burla ma non ci scherzerei troppo, occorre capire perché e per che cosa i Cinesi gli lasciano il guinzaglio lungo.
mercoledì 3 aprile 2013
Insieme si può
Camera, taglio da 8,5 milioni all'anno a indennità, segreteria e contributi ai gruppi. Misure votate all'unanimità dall'Ufficio di presidenza Di Maio (M5s) soddisfatto. E allora visto che si possono cambiare le cose insieme?
Energia pulita
Questa è Energia Pulita. La Dia confisca un tesoro da 1,3 miliardi di euro al re dell'eolico che è il prestanome di Matteo Messina Denaro 43 tra società e partecipazioni legate al settore della produzione alternativa dell’energia elettrica (le aziende sono fra la Sicilia, il Lazio e la Calabria), 98 beni immobili fra ville e palazzine, terreni e magazzini, 7 fra autovetture, motocicli e imbarcazioni.Confiscate anche 66 "disponibilità finanziarie" in conti correnti, depositi titoli, fondi di investimento.
Crediti alle imprese
Crediti imprese, oggi il decreto anche con l'approvazione del M5S. Un buon esempio da proseguire,
Spunta l'aumento dell'Irpef: ecco, questo no altrimenti siamo da capo.
martedì 2 aprile 2013
L'indifferenza genera razzismo
Sottoscrivo e faccio girare perché è dall'indifferenza che nasce il razzismo.
Gentile/i ...
come associazioni e cittadini che costituiscono la Rete di amici della comunità rom di via
Idro ci ritroviamo costretti a rivolgere un nuovo appello, più preoccupato di quelli lanciati
in precedenza, affinché l’Amministrazione comunale prenda urgentemente tutte le misure
necessarie per affrontare la grave situazione che si è determinata nel campo.
Come abbiamo più volte denunciato, la situazione del campo, che da oltre un anno è
abbandonato a se stesso, si è ulteriormente deteriorata e presenta gravi problemi di
legalità e di sicurezza. Alcuni membri della comunità rom di via Idro, ben conosciuti dalle
Autorità per i loro comportamenti delinquenziali, stanno commettendo atti di
intimidazione e di violenza che non solo pregiudicano le residue possibilità di convivenza
tra gli abitanti del campo, ma ne mettono a repentaglio la stessa sicurezza. In poco tempo
si è passati dalla minacce, ai pestaggi, alle devastazioni.
Alcune famiglie sono state costrette ad abbandonare precipitosamente il campo e le loro
abitazioni sono state saccheggiate, devastate e date alle fiamme senza che nessuno
(Comune, Prefetto, Questore e Polizia) sia intervenuto per impedirlo. Queste persone hanno
trovato un riparo provvisorio presso conoscenti e non possono rientrare nel campo, perché
questo metterebbe a repentaglio la loro sicurezza e soprattutto quella dei loro figli e nipoti,
tra cui diversi bambini piccoli.
Altre famiglie sono sottoposte a quotidiane intimidazioni e minacce e sono costrette a
tenere chiusi in casa i bambini, nel timore che anche loro possano essere fatti oggetto di atti
di violenza.
Per effetto di questa situazione è fortemente diminuita la frequenza scolastica e si sono
del tutto interrotte le attività volontarie – educative, ricreative e sociali - condotte nel
campo e in particolar modo nel Centro polifunzionale, che è stato fatto a sua volta oggetto
di ripetuti atti di vandalismo e risulta ormai inutilizzabile.
Noi non ci rassegniamo all’esito che in questo quadro pare ineluttabile e cioè la fine di
questa esperienza che pur tra i tanti problemi ha conseguito anche importanti risultati,
tra i quali l’elevatissimo tasso di frequenza scolastica dei bambini e dei ragazzi del campo.
Con questo appello vogliamo ricordare all’Amministrazione le sue responsabilità e gli
impegni presi nei confronti del campo rom di via Idro – un campo comunale e regolare,
abitato da più di vent’anni da persone che sono peraltro cittadini italiani - e più in generale
della Zona 2. Chiediamo che ritorni ad occuparsi del campo, tempestivamente e con
adeguate risorse economiche e umane, riqualificando gli spazi comuni, come è stato più
volte promesso, ripristinando la legalità e le basilari condizioni di sicurezza e vivibilità e
individuando un “gestore” capace e affidabile (e auspichiamo che ciò avvenga attraverso il
coinvolgimento dei cittadini della zona 2 e con il contributo determinante del
Consiglio di Zona). Chiediamo, infine, che al più presto si provveda a convocare le
famiglie del campo, il cui futuro è oggi più che mai incerto, come previsto dal Progetto
Rom Sinti e Camminanti recentemente approvato; e in questo quadro ci permettiamo di
riproporre con forza il Progetto di villaggio sociale e solidale da noi elaborato, che ha
ottenuto il consenso del Consiglio di Zona 2.
La Rete delle associazioni e degli amici della Comunità rom di via Idro
Iscriviti a:
Post (Atom)