ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

martedì 29 marzo 2022

Il dito di Cassandra

'Hitech magazine' è un quindicinale cartaceo di informazioni sul mercato dell'elettronica di consumo, entertainment, ecc. Nel numero di gennaio/febbraio l'editoriale del direttore Angelo Frigerio ha riguardato 'La tempesta perfetta: tutta colpa della sostenibilità'. Evidentemente provato dai costi della carta, li ha attribuiti prima alla domanda di Amazon al mercato carta/cartone per l'impacchettamento dei prodotti venduti. Ci sta. Poi ha virato decisamente contro la richiesta di 'riduzione drastica della plastica nelle confezioni'. Evidentemente questa è la ragione scatenante della divaricazione sociale in atto 'Cosa mai potranno fare quei cinque milioni di italiani , che vivono sotto la soglia della povertà, di fronte agli aumenti stratosferici di tutto: energia, gas, prodotti alimentari (pane, pasta)? Nulla, se non ringraziare Greta e i gretini: "Bene, bravi,bis".'. Colpisce che la reazione stizzita e insultante sia carica di tanta ignoranza dei fatti e che invece di fare i conti con le ragioni delle emergenze in atto si individui il colpevole in coloro che le indicano. La reazione del direttore Frigerio è indicativa di un senso comune diffuso e merita una considerazione ragionata piuttosto che una replica speculare. Innanzitutto occorre informarlo che non sono le richieste di Fridays For Future ad aver ridotto l'uso della plastica nelle confezioni, dallo scorso 14 gennaio, in Italia, è entrato in vigore il Decreto legislativo n.196 del 8 novembre 2021 per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/904, ovvero la direttiva SUP sulle plastiche monouso. Una vasta gamma di prodotti che inquinano l’ambiente in cui viviamo. Oltre l’80% dei rifiuti marini sulle spiagge sono di plastica, il 50% sono oggetti di plastica monouso e il 27% sono attrezzature per la pesca. Siamo cresciuti con l'usa e getta del consumismo, a scapito delle risorse naturali non rinnovabili e dei paesi più poveri, senza alcuna preoccupazione e precauzione per l'impatto del nostro modello di sviluppo sul vivente, a partire dall'assorbimento dei nostri prodotti inquinanti da parte della terra, dell'aria, dell'acqua. Gli allarmi del Club di Roma, contenuti nel ' Rapporto sui limiti dello sviluppo ', sono del 1972, il movimento ecologista, negli anni, dai centri di ricerca ha preso corpo nella società, ma il tutto è stato derubricato a profezie da Cassandre che le innovazioni tecnologiche si sarebbero incaricate di smentire o piuttosto espressioni dei radical chic. Del resto la crisi petrolifera del 1973 era passata e tutto poteva ricominciare. Se non bastavano gli accordi politico-economici per i pozzi si usava la forza, come in Iraq. Ricordate la provetta mostrata all'ONU da Colin Powell come esempio di 'armi di distruzione di massa' rivelatesi inesistenti? Piuttosto che in Libia, nel nome delle primavere arabe, un premio di guerra con la spartizione di un bottino da 130 miliardi di dollari, quattro volte tanto laddove un unico Stato libico tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Il terzo millennio è iniziato e siamo qui, nel pieno di un'emergenza combinata: clima, pandemia, guerra. Bene, ora certamente la conversione ecologica non va' sospesa, anzi è più che mai necessaria, deve essere tradotta in politiche organiche capaci di una articolazione che accompagni la trasformazione produttiva e sociale. Si parla di circolarità della green economy, ma non significa automaticamente tradurle in processi di cambiamento, ci vuole volontà politica per definire indirizzi operativi. Ci vuole una responsabilità sociale e ambientale d'impresa. Pensate: lo scorso dicembre il Garante per la concorrenza e il Mercato ha multato Amazon e Apple per 68,7 e 134,5 milioni di euro. Una inezia, una briciola, Amazon, in Italia, ha fatturato nel 2020 7,25 miliardi di euro, 6.60 miliardi di dollari su un fatturato globale nel 2021 di 386,1 Mld di dollari. Le capitalizzazioni delle prime sette corporation del digitale, Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet, Facebook, Tesla, Netflix, arrivano nel 2020 a 7.7 mila miliardi di dollari. Dobbiamo sommare Germania, Italia e Spagna per arrivare a 7.56. Altro che corporation, queste imprese sono Stati globali, senza alcuna responsabilità sociale redistributiva in un cambio epocale di sistema nella produzione di valore, con una globalizzazione senza governo a disposizione dei nuovi imperi, con i nodi di un modello di sviluppo quantitativo illimitato giunti al pettine. Forse una testata che si chiama Hitech e il suo direttore dovrebbero partire da qui, dalla Luna, non dal dito di chi la indica... Ci salveremo in virtù di una scelta di valore, non perché una nuova emergenza farà traboccare il vaso, sarà tardi.

domenica 20 marzo 2022

Con Maignan e Tomori contro ogni razzismo

Era la giornata contro il razzismo, c'è ancora tanta strada da fare. A fianco di Maignan e Tomori, che la scimmia irrida ogni razzismo.👍

mercoledì 16 marzo 2022

Have a good hacking

The Guardian "‘It’s the right thing to do’: the 300,000 volunteer hackers coming together to fight Russia." Yes, it is!

domenica 13 marzo 2022

al Franco Parenti con le voci delle donne Ucraine

Maternità surrogata e bambini prodotto. Una riflessione cruciale che non riguarda solo l'Ucraina.

Avvenire L'intervista. Bebè «surrogati», persone o cose? Antonella Mariani giovedì 27 maggio 2021 Il filosofo Alessio Musio: con l’utero in affitto salta il limite tra generare e produrre. Ma la gravidanza non è un lavoro I bambini nati da utero in affitto bloccati in Ucraina per il lockdown nella primavera 2020 I bambini nati da utero in affitto bloccati in Ucraina per il lockdown nella primavera 2020 - Reuters COMMENTA E CONDIVIDI La copertina colpisce: tre robot con sembianze di donne. Robot umanoidi che, allegoricamente, rappresentano già lo “sfruttamento” del corpo femminile… di coloro che nella maternità surrogata concorrono alla nascita di un bambino: la donna che ha fornito i suoi ovociti, quella che lo porta in grembo e infine quella che ha voluto quel bebé e lo alleverà. Ma di chi è veramente figlio quel neonato? Alessio Musio, formatosi in bioetica alla scuola del filosofo Adriano Pessina, è oggi ordinario di Filosofia morale all’Università Cattolica di Milano. Il suo ultimo lavoro è un pamphlet appassionato che fin dal titolo "Baby boom, critica della maternità surrogata" (Vita e Pensiero, pagg. 280, euro 22) esprime un punto di vista netto. Professor Musio, nel suo libro scrive che la maternità surrogata realizza un mutamento di civiltà. In che senso? Nel senso che la maternità surrogata delega alla tecnologia non soltanto la generazione, ma la stessa gestazione e il parto, secondo una logica di sostituzione. Chi viene sostituito? La madre che per nove mesi porta in grembo il bambino e lo mette al mondo. La nostra cultura però ci suggerisce che le persone sono uniche e irripetibili. Ecco dove emerge il mutamento di civiltà: con le sue sostituzioni la maternità surrogata espone lo statuto dei figli al deflagrare della differenza tra le persone e le cose. A rischio è ciò che nell’etica è il linguaggio della dignità e nelle relazioni quello dell’amore: il senso dell’unicità dell’essere umano. Ma l’unicità non è soltanto quella “personale”: è anche quella dei momenti, dell’esperienza. Nella maternità surrogata commerciale la gestazione e il parto diventano un lavoro e perdono così il loro significato peculiare. Il professor Alessio Musio Il professor Alessio Musio - a.m. La gestazione e il parto potranno mai diventare un lavoro? No, perché aspettare un figlio significa mettere al mondo il miracolo dell’unicità. Nella maternità surrogata commerciale, però, di fatto gestazione e parto sono oramai pensate come una professione, e quindi rientrano tra gli atti che possono diventare preda della serialità lavorativa, cioè delle tante cose che ripetiamo quotidianamente lavorando. E pensare che per decenni si è lottato per proteggere la maternità dalle dinamiche del lavoro, mentre oggi è la maternità stessa a diventare un lavoro… C’è chi dice che nella maternità surrogata a essere in vendita non è il figlio, ma i servizi gestazionali. È d’accordo? Non posso esserlo per il fatto che quei servizi non ci sarebbero senza la presenza del bambino. La maternità surrogata commerciale, quindi, è per forza di cose un mercato dei figli, tant’è che ci sono i cataloghi delle madri genetiche e delle madri gestazionali. «A chi arriva ad assimilare la maternità di Maria a un caso di surrogazione rispondo che lei è stata vera mamma secondo la carne, mentre la madre reclutata per conto terzi è solo gestazionale: non ne deve restare alcuna traccia» ​ Un altro tema che lei affronta nel libro è la pretesa legittimazione ante litteram della maternità surrogata nella Bibbia, grazie a figure di ancelle che mettono al mondo bambini per altri. Ma è vero che ci sono analogie con le pratiche contemporanee? No, per nulla. Negli episodi dell’Antico Testamento la madre che mette al mondo – solitamente una schiava – è e rimane l’unica madre carnale del figlio. Non c’è ovviamente l’appalto della generazione alla tecnologia e non c’è il fenomeno delle tre madri, cioè la scissione tra la madre genetica, la madre gestazionale e quella sociale. Nella vicenda biblica la madre resta presente nella vita del figlio, non scompare come accade nella quasi totalità dei casi di maternità surrogata, tanto che la sua presenza in qualche caso perturba l’equilibrio famigliare. C’è anche chi paragona la maternità surrogata alla generazione di Gesù da parte di Maria; ma Maria ne è l’unica vera madre. Nella maternità surrogata, invece, la maternità gestazionale non coincide con quella genetica e di sé non lascia traccia. Insomma, sono analogie fuori luogo. E che dice di narrazioni più contemporanee come "Il racconto dell’ancella"? C’è una linea di continuità dalla Bibbia a Margaret Atwood nel considerare il bambino un semplice prodotto? il successo di quel romanzo e della serie che ne è stata tratta è significativo. C’è la critica - fortissima - delle riduzione delle persone a biologia. Ma c’è anche la critica - altrettanto radicale - all’idea che la carne non conti nulla: solo così si spiega lo strazio dell’ancelle quando si vedono portato via il bambino dopo il parto, come negli scenari della maternità surrogata liberale. In ogni caso è una conferma del fatto che quando è in gioco la generazione umana si realizza un’impressionante convergenza di piani: etico-antropologico, certamente, ma anche teologico e politico. Nel suo libro cita spesso il pensiero femminista sulla maternità surrogata. Perché? Perché il solo sguardo maschile sul fenomeno non basta. Nessuna donna anche favorevole alla maternità surrogata paragonerebbe mai la gravidanza a “scavare una buca” o all’“affitto di una casa per le vacanze”, come fanno alcuni studiosi uomini. Più in generale direi che il pensiero femminista critico sulla maternità surrogata - e qui mi faccia fare un elogio ad Avvenire, per il modo con cui ha diffuso nel più vasto pubblico gli interessanti testi di una pensatrice come Agacinski – offra l’occasione per colmare una lacuna di molta ricerca bioetica. Si pensa a partire dai corpi e non dalla smaterializzazione dei corpi che le tecnologie riproduttive rendono possibile… Alcune autrici, ad esempio, osservano in modo acuto che la madre genetica ha un’esperienza del figlio che è diventata come quella del maschio, perché non ha un rapporto carnale con lui, dato che non si sviluppa nel suo grembo. Altre sottolineano come cambi anche il rapporto con i medici che si occupano di maternità surrogata: più simili ai veterinari, che si occupano degli interessi dell’allevatore che non di quelli della mucca e del vitellino. Molti pensano che criticare le modalità in cui un bambino viene concepito e fatto nascere significa mancare di rispetto al bambino stesso, considerarlo in qualche modo "sbagliato". Cosa risponde? È una strategia argomentativa usata per confondere le acque. Criticare la maternità surrogata vuol dire criticare chi si arroga il diritto di far venire al mondo un figlio sottraendolo alla sua madre di carne. Non vuole certo dire negare lo statuto ontologico del figlio. Il figlio resta figlio. La dignità è un dato ontologico, strutturale, di ogni esistenza umana proprio per fatto di essere umana, ma ci sono situazioni che non sono all’altezza della dignità dell’uomo. E dunque devono essere modificate. È sbagliato trattare il figlio come una cosa e come una merce proprio perché il figlio non lo è. Nel suo libro si parla spesso di "eccesso generativo e generazionale della maternità surrogata": ci vuole spiegare cosa intende? L’eccesso generativo e generazionale è quel mettere in crisi lo statuto dei figli di cui abbiamo parlato, il venire meno della distinzione tra le persone e le cose. In questo senso dire no alla maternità surrogata significa salvaguardare la distinzione fondamentale tra generazione e produzione. La scelta del termine eccesso è anche una critica ai figli di una generazione, quella venuta dopo il baby boom, che ha simultaneamente cominciato a non fare più figli e a generarli in modo tecnologico e commerciale. In ogni caso nel riscoprire il significato autentico della generazione in gioco è ciascuno di noi. Perché il figlio non è il bambino, ma la persona umana. Nel libro riprendo un’immagine dello scrittore Antonio Scurati che parla di "braccino corto nei confronti della vita", che non si spiega con ragioni economiche e materiali. Abbiamo imparato a vivere per il "metro breve del presente assoluto" in cui tutto si gioca nell’istante, in cui non trovano spazio le grandi narrazioni: la politica, quella vera, l’amore, la generazione dei figli.

giovedì 10 marzo 2022

FUTURO È ADESSO La conversione ecologica e la guerra

ARCIPELAGO MILANO 8 marzo 2022 di Fiorello Cortiana “Climate Change 2022: Impacts, Adaptation andVulnerability”, hanno così denominato il rapporto del Working Group II gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change-IPCC delle Nazioni Unite e i 195 governi membri dell’IPCC hanno approvato il Summary for Policymakers. Si tratta della seconda parte del Sixth Assessment Report – IPCC (AR6). Le conferme che contiene sono preoccupanti “I cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno causando pericolosi e diffusi sconvolgimenti nella natura e colpiscono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo, nonostante gli sforzi per ridurre i rischi. Le persone e gli ecosistemi con minori possibilità di farvi fronte sono maggiormente colpiti”. Laddove si riuscisse a fermare il riscaldamento globale di 1,5° C, nei prossimi due decenni il mondo affronterà comunque molteplici rischi climatici, di più e di peggio. “Anche il superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento provocherà ulteriori gravi impatti, alcuni dei quali saranno irreversibili. Aumenteranno i rischi per la società, inclusi quelli relativi a infrastrutture e insediamenti costieri”. Gli sconvolgimenti sono già in atto “L’aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli. Questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire. Gli eventi estremi hanno esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e nell’Artico. Per evitare una crescente perdita di vite umane, biodiversità e infrastrutture, è necessaria un’azione ambiziosa e accelerata per adattarsi al cambiamento climatico e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente e profondamente le emissioni di gas serra. Ad oggi, si legge nel rapporto, “i progressi sull’adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”. “I cambiamenti climatici interagiscono con dinamiche globali quali l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, le perdite e i danni da eventi estremi e la pandemia, mettendo in pericolo lo sviluppo futuro.” Questo oggi dove i cambiamenti climatici, i rischi e l’adattamento non risparmiano le città, dove vive più della metà della popolazione mondiale, ed è previsto che ci vivrà il 70% a metà secolo. Il rapporto dell’IPCC non invita ad alcun fatalismo rassegnato. “Ci sono soluzioni per adattarsi a un clima che cambia. Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua. Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”. Alla luce del degrado in atto, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez ha dichiarato: “Ho visto molti rapporti scientifici ai miei tempi, ma niente di simile. Il rapporto dell’Ipcc di oggi è un atlante della sofferenza umana e un atto d’accusa schiacciante contro la fallita leadership climatica. I fatti sono innegabili. Questa abdicazione alla leadership è criminale. I più grandi inquinatori del mondo sono colpevoli di incendio doloso sulla nostra unica casa“. Una mancanza di visione e decisione politica criminale. Che dire allora dei missili russi sull’impianto nucleare di Zaporizhzhia, il più grande d’Europa, che fornisce il 25% dell’energia all’Ucraina e se fosse esploso sarebbe stato 10 volte peggio di Chernobyl? Che dire di Ras/Putin che commina 15 anni a chi dice che c’è la guerra in Ucraina? Papa Francesco all’Angelus ha subito detto che in Ucraina c’è la guerra. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Pontefice hanno tolto il velo ad ogni ipocrisia linguistica e a ogni simulazione, è vero i fatti sono innegabili: non sono in atto alcuna conversione ecologica né alcuna ‘operazione militare’ per de-nazificare l’Ucraina, ci sono il greenwashing della crescita quantitativa illimitata e una guerra di invasione. Pier Paolo Pasolini, 100 anni e non sentirli… disse cose lucide e riassuntive sulla corruzione del senso comune dell’agire collettivo e sul richiamo al cambiamento di consumi e costumi come azione responsabile consapevole. Sul Potere: “Il potere è divenuto un potere consumistico, infinitamente più efficace nell’imporre la propria volontà che qualsiasi altro potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione”. E in Scritti Corsari: “Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore”. E ancora un richiamo a ciascuno “In un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza”. La società tutta vive lo spaesamento e lo sconcerto come condizione inaspettata: non c’è zapping per cambiare canale, non c’è un’altra realtà ‘on demand’. Prima i contagi, le morti, i lockdown della Pandemia, ora la guerra è alle porte d’Europa e l’emergenza climatica già colpisce le nostre vite quotidiane. Se non ora quando un’azione politica coordinata per una conversione ecologica che certamente chiama in causa la modificazione dei nostri costumi e dei nostri consumi, ma che necessita di scelte del governo e delle amministrazioni capaci di rispondere agli interessi generali, fuori da ciniche e cialtrone speculazioni sulla crisi in atto? Gli occhi del mondo guardano l’invasione russa dell’Ucraina, la guerra non arriva solo dagli schermi dei televisori e dei supporti digitali, l’arma del taglio delle forniture di gas incombe come l’attivazione dei missili nucleari da parte dell’imperatore sovietico e i profughi di guerra ucraini iniziano a mettersi in salvo nel nostro Paese. I blocchi dei TIR e l’emergenza della logistica hanno già l’effetto dell’interruzione della produzione di pasta e pane in diverse aziende della penisola. Ordini bloccati, forniture sospese, crediti internazionali difficili da esigere. Un richiamo alla realtà dell’economia di guerra che rende gli auspicati ristori del Governo un palliativo di corto respiro. Non si tratta di evocare una condizione pauperistica, né di diventare integralisti o proporre la costituzione di ordini mendicanti, ma certamente di coltivare, insieme alla bellezza, una cultura della sobrietà. Agire con efficacia può garantirci il futuro, ma il tempo scarseggia e occorre darsi una mossa. La necessità dell’indipendenza energetica non risponde solo all’emergenza climatica e all’incombente catastrofe ma è la condizione di libertà per tutti i cittadini europei. Risparmio energetico, innovazioni tecnologiche, delle materie e dei servizi, diffusione sistematica e partecipata della produzione/distribuzione da fonti rinnovabili, taglia i costi, aumenta i posti di lavoro e la consapevolezza civica: quella che sembrava una ambizione ecologista è oggi più che mai una necessità per vivere liberi e un’arma contro l’azione imperiale di Putin. Occorrono indicazioni chiare, capaci di una risposta qui ed ora e coerenti con la conversione ecologica necessaria. Le compagnie della filiera dei combustibili fossili e i sostenitori della fissione nucleare (scorie, radionuclidi e plutonio inclusi) stanno cercando di sfruttare questa guerra a loro vantaggio. Per noi non funzionano neanche gli slogan e la mancanza di visione sistemica per una effettiva differenziazione delle fonti. Riuso urbano delle architetture, fotovoltaico sui tetti, pale eoliche, possono avere dimensioni e collocazioni armonizzate con i piani paesaggistici. Vanno messe in atto senza esitazioni, insieme alle pompe di calore e all’uso razionale delle fonti idroelettriche dentro ad una manutenzione e sviluppo della regimazione delle acque. Le società partecipate dagli azionisti pubblici, locali e nazionali, devono essere uno strumento operativo funzionale ad accompagnare i territori alla costituzione di comunità energetiche. Questo vale per le abitazioni nelle campagne e nei piccoli centri, come per i condomini degli isolati delle città: qui ed ora il PNRR deve articolare i bandi in questa direzione se la transizione energetica vuole essere efficace per l’emergenza climatica e per quella bellica. Non è più il tempo degli opportunismi elettorali e delle piccole rendite istituzionali personali o di cordata, non è più il tempo di vivere all’ombra degli effetti deleteri degli affari consociativi con l’impegno a mitigarli. Gli ecologisti oltre ogni collocazione e definizione devono dare l’esempio per confrontarsi e condividere buone pratiche, esperienze e competenze a partire dalla loro inopinabile efficacia di innovazione sostenibile e socialmente partecipata. Il futuro è adesso, occorre costruire una classe dirigente adeguata alle sfide.

giovedì 3 marzo 2022

Carpe diem!

Grazie per gli Auguri, Carpe diem! 67 anni festeggiati con la guerra, festeggiati comunque. da 101 storie zen "Un uomo che camminava per un campo s’imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto ad un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l’orlo. La tigre lo fiutava dall’alto. Tremando l’uomo guardò giù, dove, in fondo all’abisso, un’altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L’uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l’altro spiccò la fragola. Com’era dolce"

mercoledì 2 marzo 2022

LO STADIO SAN SIRO E “IL CONTADO”

Arcipelago Milano LO STADIO SAN SIRO E “IL CONTADO” I fondi proprietari di Milan e Inter stanno considerando nuovi siti nella Città Metropolitana di Milano per costruire in nuovo stadio. Il commento del sindaco Sala «la mia unica paura è di rimanere con il cerino in mano che si chiama San Siro. Se le società dovessero andare da un’altra parte sarebbe un grande problema». E’ questa la preoccupazione del sindaco di Milano e della Città Metropolitana? Nessun problema di pianificazione e di impatto urbanistico nei comuni interessati, infrastrutture dei trasporti incluse? Nessuna domanda sul progetto che non c’è? Nessun sentore di fregatura da parte di due fondi che metterebbero sul mercato il valore nominale non tanto del nuovo stadio, bensì quello delle cubature degli edifici che lo accompagnano? San Siro e i 29 ettari pubblici circostanti non sono un problema per un sindaco, piuttosto sono un impegno di pianificazione urbana che richiede una visione legata alla qualificazione sostenibile e partecipata della città. Il sindaco Sala deve sapere che non è il delegato di una società statunitense e di una cinese ma degli abitanti di Milano e, di default, di quelli metropolitani. Vogliamo aiutarlo, per questo abbiamo proposto alla Presidente del Consiglio Comunale di Milano Elena Buscemi di attivare le procedure per l’Udienza Pubblica sulla qualificazione dello stadio esistente e dell’area circostante. Per quella metropolitana ha dato una risposta a Milan e Inter, nonché una indicazione adeguata, il sindaco di Segrate Micheli “ No all’invasione bisettimanale di 80mila tifosi, meglio un polo universitario”. Ah, la saggezza del Contado. Fiorello Cortiana

martedì 1 marzo 2022

Aderisco al digiuno di Papa Francesco

C'è una distanza assoluta tra l'emergenza ambientale insieme alla condizione endemica della pandemia e l'affermazione imperiale di Putin per la spartizione del mondo globalizzato. Ma questa è la realtà con le sue vittime, i suoi profughi e la minaccia nucleare alla nostra vita e alla libertà. Per questo io, non credente, aderisco al digiuno di Papa Francesco, per riaffermare il diritto alla libertà e alla vita.