martedì 7 novembre 2023
Scusi... il pronto soccorso uro-andrologico?
Panorama della Sanità
INFORMAZIONE & ANALISI DEI SISTEMI DI WELFARE
ANNO XXXVI • N. 11 NOV 2023
“Scusi... il pronto soccorso
uro-andrologico?” 66
di ALESSIO CORTIANA
Public Health PhD Student,
School of Medicine and
Surgery-University of
Milano Bicocca
Learning
“Scusi...
il pronto soccorso
uro-andrologico?”
La salute sessuale maschile è un argomento rimosso
dalla cultura occidentale. Una questione di salute
pubblica non ulteriormente rinviabile
na questione di salute
pubblica non ulteriormente rinviabile
di ALESSIO CORTIANA
Nel nostro Paese assistiamo ad una preoccupante
carenza di salute e benessere
maschile che riguarda i giovani uomini,
ingiustificatamente esposti all’anonimato
sanitario e privati della possibilità, data da
politiche di informazione e formazione sulla salute
sessuale, di mettere le basi per un’età adulta e una
vecchiaia di qualità in termini di benessere psico-fisico,
con ricadute positive sui costi sociosanitari e sulla
qualità sociale. Si tratta di una questione di salute
pubblica non ulteriormente rinviabile.
Diverse ricerche hanno individuato nel fattore
culturale un elemento cruciale che ha visto dominare la
concezione di mascolinità propria della cultura
mediterranea, con l’esito di una concezione
stereotipata che affonda le sue radici
nelle espressioni culturali e relazionali dell’uomo primitivo,
che doveva essere prestante per sopravvivere
alle battute di caccia ed alle intemperie profonde
dell’era glaciale. Secondo Bly, questo modello primitivo
è intrinseco all’uomo perché alla base del suo
sviluppo filogenetico, Valdagni, afferma che “uno
degli stereotipi della mascolinità, l’atteggiamento
di sfida nei confronti del rischio, influenza in modo
negativo il comportamento degli uomini nei confronti
sia della prevenzione, sia della cura tempestiva delle
malattie”.
“OCCORRONO POLITICHE PUBBLICHE DI COMUNICAZIONE
SOCIALE VOLTE ALL’IMPLEMENTAZIONE
DI UN NUOVO PARADIGMA CULTURALE E CLINICO”
È un fatto che gli uomini, contrariamente alle donne,
si recano in numero inferiore dal medico, ricorrono
meno all’uso di farmaci, alle vaccinazioni ed agli screening
preventivi, preoccupandosi poco o per niente della propria
salute, se non nella misura del minimo indispensabile,
considerando la malattia un vero e proprio tabù,
che emerge maggiormente nell’affrontare tutte le patologie
connesse alla salute uro-genitale perché rimandano ai
significanti stessi dell’identità maschile (gli organi
dell’apparato genitale) e allo stesso tempo sono il perno
stereotipato e stereotipante dell’identità di genere.
Questo stereotipo non porta soltanto ad un’evidente riduzione
nell’accesso alle visite, ma anche ad una insufficienza
della conoscenza comune diffusa tra la popolazione
relativamente alle patologie specifiche dell’apparato
maschile, ad una carenza della loro considerazione
come eventualità e alla conseguente assenza di
preparazione nel saperle riconoscere, nel ritardo
nella richiesta di intervento quando si presentano.
Ne costituisce un caso esemplare, sconosciuto ai
più, la torsione del funicolo spermatico, altrettanto
frequente del varicocele, che necessita dell’intervento
chirurgico di derotazione per la preservazione della
gonade da effettuare entro un massimo di 4 ore dall’insorgenza,
essendo la latenza temporale correlata a una progressiva
necrosi dei tessuti con la potenziale perdita dell’organo. Se non
è culturalmente concepito che l’uomo possa contrarre
patologie a carico dell’apparato uro-genitale, conseguentemente
non può esistere la malattia e, quindi, non si rende necessario un
luogo dedicato alla cura di qualcosa che non può verificarsi.
Per affrontare consapevolmente i problemi di salute è necessario
saperli riconoscere, per questo sono fondamentali la formazione
e l’informazione diffusa, che insieme concorrono a determinare il
background socio-culturale della popolazione.
Occorrono perciò politiche pubbliche di comunicazione sociale
volte all’implementazione di un nuovo paradigma culturale
e clinico finalizzato alla prevenzione e alla cura, con l’offerta
di servizi specifici, di strutture sanitarie dedicate, di programmi
sanitari a breve, medio e lungo termine di prevenzione e
promozione della salute maschile, che la migliorino in termini
qualitativi e quantitativi. Sarebbe altrettanto necessario creare
programmi a lungo termine per la realizzazione di strutture
cliniche dedicate alla salute maschile, ospedali uro-andrologici
dotati di pronto soccorso, in analogia con l’ospedale
e il soccorso ostetrico-ginecologico.
“L’andrologo, questo
sconosciuto: la
maggioranza dei ragazzi
italiani non si è mai fatta
visitare da un esperto
della salute maschile,
eppure fra i 14 e i 20
anni uno su tre ha già
patologie andrologiche
con ricadute sulla
fertilità in un caso su
dieci.”
I maschi, dotati di un apparato genitale eteroflesso,
sembrano quasi non aver maturato alcuna curiosità
di sé dal punto di vista della relazione tra la propria dimensione
interna e quella esterna.
Di più, in forza dello stereotipo dell’uomo possente e
potente, che è uomo in quanto può dominare tramite l’atto
sessuale ed il suo complesso di organi genitali esterni,
quindi invasori di dimensioni interne e intime, vige un implicito
riguardante l’identità di genere, la sessualità e la salute:
non se ne parla se non nei termini di potenza maschile, declinata
come virilità invulnerabile.
È anche così che si sono formate le cortine di ignoranza o
anonimato delle patologie maschili, nonostante la loro incidenza,
come nell’esempio citato della torsione testicolare.
In controtendenza si pongono le strutture e gli interventi di cura delle
patologie con incidenza maggiore tra i meno giovani, dai tumori
prostatici all’impotenza, alla disfunzione erettile, visto che pur nella
permanenza dei tabù la popolazione più anziana può essere pensata
meno potente secondo il paradigma stereotipato della virilità.
Così come una maggiore attenzione è stata dedicata alle patologie
maschili della riproduzione poiché la capacità procreativa, oltre a
conferire identità e quindi valore individuale e sociale, ha
conseguenze economiche e giuridiche.
Tuttavia, questi esempi di impegno per la promozione della salute
maschile, così come i reparti di urologia e di andrologia, non realizzano
spazi esclusivi con un approccio olistico e globale.
Se vogliamo costruire una dimensione culturale che porti gli uomini
ad attuare una prevenzione consapevole, dobbiamo offrire loro
un habitat culturale, sociale, relazionale ed ambientale, che li faccia
sentire accolti con i loro bisogni, con le loro paure, con le
loro sensibilità, in strutture e con servizi finalizzati.
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