Fiorello Cortiana-GREEN ITALIA
mercoledì 7 agosto 2013
La distrazione/distorsione del Corriere
Gian Arturo Ferrari sul Corriere del 6 agosto definisce la "Rivoluzione digitale come il buon totalitarismo" una affermazione del bene che, in quanto appartenente a tutti i consumatori, buona e democratica per assunto condiviso, dai consumatori appunto. Con l'obbligo della sua realtà prettamente capitalistica che non impensierisce i più ferventi esecratori del SIM, lo stato imperialista delle multinazionali( ma dove?!). Egli vede una ideologia della rete come espressione ormai affermata della moltitudine digitale dei consumatori. Un totalitarismo buono come identità collettiva. Il suo ragionamento mi sembra l'espressione di una reazione stizzita a un cambiamento che, a differenza di quelli che dal telegrafo al computer hanno introdotto strumenti tecnologici, vede nella rete interattivo digitale interattiva la formazione di un ecosistema cognitivo. La definizione di uno spazio pubblico, che non è virtuale semmai virale, che estende quello sono ad ora esistente, con in più una potenza di calcolo e una capacità di produzione collettiva mai viste e in quanto tale necessita di un aggiornamento costituzionale coerente nella definizione e nei contenuti, un Internet Bill of Rights. Né "uguaglianza" né "fraternità" illusoriamente presunte dai cultori della nuova ideologia del totalitarismo buono, con giornalisti "intenti a segare il ramo su cui stanno seduti", la caratteristica della comunicazione è data dalla disintermediazione e dal l'autorevolezza delle fonti. Nell'ecosistema digitale il messaggio non è il medium bensì la natura della relazione informazionale e di comunicazione. Qui Grillo agisce con una modalità broadcasting simile a quella utilizzata televisivamente da Berlusconi. Già il Summit ONU sulla società dell'informazione WSIS nel 2005 nella risoluzione finale aveva posto il problema dell'accesso, della condivisione, della sicurezza come diritti. Ciò significa neutralità della rete per le imprese come per i cittadini,gestione consapevole della propria identità dove tutte le comunicazioni sono tracciabili e le identità profilabili, partecipazione informata alle procedure deliberative per questo l'Europa approva gli Open Data e l'Open Goverment e prevede nel Trattato Costituzionale la Citizen Iniziative online, condivisione della conoscenza in una realtà che non conosce la scarsità mentre il diritto d'autore classico e la brevettabilitá del software provano inutilmente a resisterle. Diritti tutt'ora oggetto di conflitto tra tutti gli stakeholders della rete. Non solo una "massiccia e concentrata creazione di capitale" ma un mercato più ampio con la coda lunga, the long tail, che consente anche ai produttori di nicchia di trovare a distanza i propri acquirenti. Infomobilitá, domotica, telemedicina, georeferenzialitá, apprendimento a distanza, crowdsourcing, crowfunding, sono alcune delle azioni prodotte dall'economia della conoscenza in rete. Eppure non dispone di welfare, di rappresentanza, di accesso al credito e neanche di consapevolezza di sé come blocco sociale dell'innovazione , altroché "il caro vecchio das Kapital" qui è attualissimo Gramsci. Non solo non abbiamo di fronte alcuna ideologia del "buon totalitarismo" qui è ancora assente l'uso di un paradigma nuovo e utile per capire come usare una opportunità pienamente contendibile.
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