mercoledì 3 marzo 2021
A Roma un Ministero per la Transizione Ecologica, a Milano?
PROGRAMMI E CONSUNTIVI DEL SINDACO
Basta paillettes e cotillons
di Fiorello Cortiana
Per la tempistica della risoluzione degli indugi da parte del sindaco Sala e per il precipitare delle condizioni per l’accettazione dell’incarico a Presidente del Consiglio di Draghi, nonché per il rilievo di Milano per gli esiti di Next Generation Europe, la comparazione del commissariamento della politica rappresentativa, localmente e nazionalmente, è inevitabile.
Con la composizione del Governo, Draghi ha risolto indirizzi e leadership dei partiti che lo sostengono senza la necessità che lo facessero i loro autonomi congressi. Di più, con l’apprezzamento degli indici finanziari, Draghi ha definito ministeri e incarichi coerenti con la traduzione degli indirizzi che l’Europa si aspetta alla luce di un importante contributo finanziario concesso all’Italia.
L’allineamento con gli indirizzi del Recovery Fund è reso ancor più evidente con l’istituzione del Ministero della Transizione Ecologica per la trasformazione del sistema produttivo verso un modello più sostenibile, che renda meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia, la produzione industriale e lo stile di vita. Sala, da parte sua, ha annunciato che a fine mese valuterà le forze che compongono la sua coalizione e le candidature, preannunciando cambiamenti sostanziali sia negli incarichi di giunta che nella composizione del Consiglio Comunale. A ben guardare le similitudini nel commissariamento della politica, che esprime una rappresentatività inane, sembrano piuttosto presentare una caricatura del rispetto delle prerogative parlamentari espresso da Draghi.
A Roma si crea un Ministero per la Transizione Ecologica e si mette una persona che sa cosa è la sostenibilità alle Infrastrutture, quale è Giovannini.
A Milano viene istituita la figura collegiale del Garante del Verde, tre esperti, a titolo gratuito, nominati dal Sindaco, dopo avviso pubblico per la selezione, per vigilare sul consumo di suolo, anche privato, in relazione agli interventi che comportano modifiche nella quota di verde cittadino, nonché dell’ampliamento del Parco Agricolo Sud e della spinta verso la transizione ambientale.
Se a Roma non sarà semplice raccordare e coordinare direzioni che erano in diversi ministeri, come quella dell’energia e quella dell’ambiente, c’è da chiedersi come faranno a farlo tre incaricati dal sindaco rispetto a settori che resteranno afferenti a diversi assessorati con gli assessori in carica.
Che la istituzione del Garante del Verde derivi dalla approvazione consiliare di una proposta di Basilio Rizzo suona, per altro, come una crudele nemesi per colui che lungo i decenni di consigliatura ha vigilato, criticato e denunciato le distorsioni degli amministratori, ora che il controllato nomina i controllori a titolo gratuito.
Tra i compiti del Garante del Verde: la promozione di azioni di ascolto e informazione nei confronti dei cittadini, il dialogo con gli uffici comunali sulle iniziative di compensazione legate al consumo di suolo, la verificare e il monitoraggio in collaborazione con l’Area sportello unico per l’edilizia e i Municipi degli interventi da realizzare su suolo privato che comportano modifica dell’uso del suolo e della dotazione arborea, la verifica dell’applicazione e del rispetto del Regolamento d’uso e tutela del verde pubblico e privato, la redazione di una relazione periodica, resa disponibile per la consultazione opportuna della cittadinanza su sezione apposita del portale cittadino del Comune di Milano. Ciò alla luce delle ambizioni del sindaco di aumentare i residenti nel comune metropolitano capoluogo di 400.000 unità.
Non si capisce come questa figura possa avere più poteri e più efficacia dell’attuale Assessorato a Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data che, a dispetto del nome, non ha dato vita a nessuna effettiva partecipazione informata al processo deliberativo su questioni strategiche per la identità, il ruolo, la qualità del vivere sociale, della città di Milano in divenire: quali sono l’Accordo di Programma sugli ex Scali FS, affidato a un fondo immobiliare con sede nei paradisi fiscali, o/e il pretesto di un nuovo stadio per una grande speculazione immobiliare con indirizzo sconosciuto.
Qui dove sono le possibilità e le prerogative per l’esercizio della cittadinanza attiva? Eppure dalla Bovisa a San Siro, dal Politecnico a Piazza d’Armi, da Porta Romana ai Navigli esistenti e possibili, le presenze e le proposte qualificate dei comitati dei cittadini non sono mancate. Quello che è mancato è stato l’ascolto. Nessun debàt public solo incontri informativi promozionali garantiti dall’amministrazione comunale.
Se sul piano politologico più che di similitudine, con ciò che sta prendendo corpo a Roma, qui si evidenzia un riflesso caricaturale, qui a Milano si manifesta una deriva più preoccupante che sa di presa per i fondelli per una città che per decenni ha vantato l’opinione pubblica più avvertita d’Italia.
Più che dalla corrispondenza effettiva tra enunciati e atti amministrativi, Sala propone la politica pubblica come marketing di comunicazione, dove i cittadini delle periferie invece dei servizi e di pratiche per la partecipazione, invece della fine dell’abusivismo nelle case popolari, spesso in mano alla malavita organizzata, si devono accontentare di alberelli ai lati del sedime tranviario.
Una politica pubblica dove il Consiglio Comunale dopo aver approvato l’Accordo di Programma sugli ex Scali FS non ha più voce in capitolo neanche per la definizione delle aliquote per gli oneri del verde. Capito Garante? Per Sala i milanesi tutti, dovrebbero continuare sulla strada di Expo, una città brand per city users, dove risiedere non dove abitare, perché: “Milano non si ferma”. I milanesi dovrebbero sentirsi così appagati dall’essere spettatori del risiko fondiario e azionario internazionale, eventuali bolle speculative comprese, gli attori sono COIMA, Sistemi Urbani FS, ecc. Nessuna effettiva possibilità di partecipare come comunità a un cambiamento di modello di sviluppo e ad un nuovo urbanesimo socialmente e ambientalmente sostenibile, come chiede l’ONU e come indirizza l’UE.
Invece di paillettes et cotillons il sindaco, dopo 5 anni di amministrazione, ci dica cosa ha fatto della Città Metropolitana, come ha coinvolto i comuni che saranno immediatamente interessati dalle funzioni degli sviluppi urbanistici del capoluogo, come ha sviluppato le verifiche sulle autorizzazioni ai capannoni degli impianti di stoccaggio rifiuti che hanno preso fuoco per un anno fino all’intervento puntuale della magistratura e delle forze dell’ordine, cosa ha fatto per la creazione della Cintura Verde, mentre in Regione c’è chi vuole smantellare il Parco Sud, cosa ha fatto per lo sviluppo della rete pubblica metropolitana a banda larga, per la verifica di trasparenza e qualità delle Pubbliche Assistenze e la loro efficace presenza sul territorio per la relazione socio-sanitaria, per trasformare i Municipi da palestre per aspiranti consiglieri comunali ad agenzie per la partecipazione informata della cittadinanza attiva, perché invece di un Piano dell’Aria che è un buon programma, dopo cinque anni di amministrazione, non ha presentato un piano con costi, responsabilità pubbliche e delle partecipate, tempi, partecipazione dei cittadini e dei condomìni in relazione, cosa (non) ha fatto dei referendum di Milano Sì Muove? Garante del Verde per cosa, per chi?
Tutta questa deriva antipatica sarà anche un riflesso del tempo del lock down e dello smart working atomizzanti, ma la rigenerazione ecologica necessaria, ambientale e sociale, esigono politiche e proposte adeguate ora. Anche nei momenti più difficili della sua Storia Milano ha saputo declinare la crisi non come catastrofe ma come condizione per il cambiamento, c’è da augurarsi che lo faccia ancora. Speremm …
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