giovedì 26 giugno 2025
Alberi a Milano, una vita difficile
ArcipelagoMilano
24 giugno 2025
IL VERDE A MILANO, UN TORMENTONE
Tra ignoranza e schizofrenia
di Fiorello Cortiana
All’EXPO 2015 l’Albero della Vita è stato il simbolo del Padiglione Italia. 37 metri di acciaio e legno al centro della Lake Arena con spettacoli di luci, zampilli e musica visti da 14 milioni di visitatori. Ora verrà restaurato per l’autunno 2027 con un finanziamento da 140 milioni di euro dal Ministero dell’Economia al Comune di Milano.
Diversa è la condizione per gli alberi che vivono a Milano. L’ultimo esempio fornito dalla cronaca mette in scena un paradossale rovesciamento delle parti. Il Municipio 4 ha chiesto all’Amministrazione Comunale, quindi all’Assessora verde Elena Grandi il rinnovo dei filari alberati di viale Corsica e di corso XXII Marzo. Sul taglio degli alberi si è generato un significativo allarmismo e il Comitato di Quartiere 22 marzo sulla sua pagina FB riporta le dichiarazioni preoccupate del consigliere di FdI Rocca rilasciate al TG4.
Quantomeno non c’è una chiara comunicazione sulla gestione del patrimonio arboreo se la commedia prevede i verdi come tagliatori di alberi e quelli di FdI mobilitati a difenderli. Non si tratta di una speculazione estiva, la relazione tra alberi, verde e urbanizzazione è cruciale per la qualità del vivere sociale in città. Mentre il sindaco Sala ha ribadito che “Milano è migliorata ed è più attrattiva.”. Non ha specificato per chi il sindaco che ha scelto le società proprietarie di Inter e Milan come unici interlocutori per lo stadio e i 29 ettari pubblici circostanti, entrambi di proprietà pubblica, che ha promosso LOC-Loreto Open Community, cioè il passaggio da un piazzale, spazio pubblico a un centro commerciale, cioè uno spazio privato. Così come è accaduto per i 1.250.000 metri quadrati pubblici degli scali Ex FS.
La questione è semplice: il verde e gli alberi non possono essere un elemento di mitigazione dell’impatto ambientale del costruito e un elemento dell’arredo urbano, al contrario devono divenire un elemento costitutivo della pianificazione territoriale urbana. I cittadini non possono essere ridotti a residenti ma devono essere abitanti consapevoli e partecipi della loro città. Non è ideologia ma una necessità vitale. Gli scienziati dei programmi delle Nazioni Unite ripetutamente avvertono che superare il limite di 1,5 °C’è sempre più inevitabile, per l’aumento delle emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili. Le emissioni globali di CO2 dovrebbero precipitare verso lo zero in pochi anni per avere una concreta possibilità di rispettare l’obiettivo 2030. Cosa improbabile visto che nel 2024 le emissioni sono ulteriormente aumentate.
Il Comune di Milano ha costituito il Comitato Tecnico Scientifico del Piano Aria Clima per “fornire valutazioni e raccomandazioni per aiutare il comune a raggiungere gli obiettivi del PAC, che includono il miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione delle emissioni di CO2 e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. senza verde e alberi”. Il Comitato ha detto al Comune che senza verde e alberi “Da San Babila a Cadusio si creano isole bollenti”. L’Husqvarna Urban Green Space Index-HUGSI è una soluzione satellitare alimentata dall’intelligenza artificiale che analizza le aree urbane e il loro ampliamento nel corso del tempo.
Dal 2019 HUGSI ha condotto indagini annuali su diverse città in più di 60 nazioni nel mondo, fornendo dati analitici e certificati sulla quantità attuale di spazi verdi nelle aree urbane. Husqvarna ha rilasciato un report che fotografa la situazione italiana secondo l’indice HUGSI, disponibile sul sito hugsi.green.
A Milano, la percentuale di suolo per parchi e giardini e copertura arborea è il 13,8%, inferiore a Roma e Napoli, con il 35,8% e il 31,5%, inferiore alla media del 37% del territorio nazionale, la media europea è del 47%. A Milano solo il 37% dei residenti ha accesso a un’area verde o un parco a una distanza media di 5 minuti a piedi. Di più, di peggio, tra il 2006 e il 2020 nell’Area Metropolitana di Milano sono stati consumati 2153,2 ettari di territorio, mentre nell’area del Comune di Roma, il consumo di suolo ha riguardato 2023,66 ettari.
Klaus Jensen, dell’Università di Copenaghen, è co-responsabile della revisione Ipie-International Panel on the Information Environment, ha verificato 300 ricerche scientifiche. “Abbiamo circa cinque anni per dimezzare le emissioni e fino al 2050 per raggiungere la neutralità carbonica. Senza le informazioni giuste, non ci arriveremo. Quindi è possibile che la crisi climatica si trasformi in una catastrofe climatica, a meno che non affrontiamo il problema dell’integrità delle informazioni sul clima”.
Si riferisce alla disinformazione e alla rappresentazione distorta alimentata dall’industria dei combustibili fossili. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto nel giugno 2024 di vietare la pubblicità da parte delle aziende del settore dei combustibili fossili, definendole i “padrini del caos climatico”. Sala “Milano è migliorata ed è più attrattiva.” il greenwashing, di cos’altro stiamo parlando? Gentrificazione e densificazione della Milano interna alla cinta daziaria (Salva Milano incluso), ignorata la Città Metropolitana, ignorato un approccio e una pratica sistemica, intersettoriale e interdisciplinare, con la partecipazione informata dei soggetti interessati: associazioni di cittadini, imprenditori, agricoltori. I servizi, a partire dai trasporti, sono legati alla tipologia delle funzioni e alla loro allocazione, la tipologia di verde e di alberatura appropriata per ogni spazio.
Non parliamo degli spazi verdi esistenti o di quelli di risulta da qualificare, ma anche degli spazi su cui si interviene, ad es. con le nuove linee metropolitane, o di quelli esistenti, come le strade cittadine. Senza un approccio ecosistemico non c’è alcuna Pianificazione Territoriale efficace perché qualificante. Milano ha perso 12 milioni di fondi vincolati al contrasto dell’inquinamento secondo il PNRR per il 2022 e il 2023. Risorse per piantare circa 300 mila alberi e per creare nuovi boschi: nessuna azienda ha risposto all’avviso pubblico del Comune di Milano.
Eppure Milano ha il parco di cintura più grande d’Europa, il Parco Agricolo Sud Milano, che entra in città dove molti suoi cittadini sono agricoltori. Dove molte imprese agricole sono multifunzionali, dalla ristorazione-vendita al benessere, all’energia, alla manutenzione del territorio. Dove operano gli impianti di biogas più avanzati d’Italia facendo convivere sostenibilità e filiera agroalimentare. Il letame bovino, il mais e altri materiali organici vengono inseriti in un digestore, un contenitore chiuso dove, in assenza di ossigeno, batteri specializzati degradano la materia organica producendo biogas, un gas ricco di metano.
Il digestato, il materiale residuo della digestione anaerobica, viene utilizzato come biofertilizzante per migliorare la fertilità del suolo, riducendo la necessità di fertilizzanti chimici.
Produzione di energia rinnovabile che contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra. Trattamento efficace dei reflui zootecnici e riduzione l’impatto ambientale.
Un’economia circolare e uno sviluppo rurale: nuove opportunità economiche per le aziende agricole e le comunità energetiche. Sala lo sa? Gli agricoltori sono stati coinvolti per la gestione del verde e la piantumazione? Ah! saperlo….
giovedì 12 giugno 2025
Milano-Italia i Referendum
10 giugno 2025 ARCIPELAGO MILANO REFERENDUM: RISULTATI PREVISTI
Ognuno cerca leragioni della vittoria e della sconfitta di Fiorello Cortiana
La percentuale in Italia dei votanti per i 5 referendum è stata del 30,6%,
in Lombardia è stata del 31% mentre i votanti milanesi sono stati 356.932 per una
percentuale del 37,11%. Nello specifico, nel Municipio 1 il 34,10%, nel Municipio 2
il 38,19%, nel Municipio 3 il 42,91% record, nel Municipio 4 il 36,79%, nel
Municipio 5 il 36,44%, nel Municipio 6 il 36,90%, nel Municipio 7 il 35,07%, nel
Municipio 8 il 35, 33%, nel Municipio 9 il 37,69%. Per il Segretario Generale
CGIL Landini: “Obiettivo non raggiunto, c’è crisi democratica evidente”.
Benvenuto! Qui a Milano il sindaco Sala è stato eletto con il 42% degli aventi
diritto, schede bianche e nulle comprese. Ma non dovremmo spostare la
riflessione su questo piano, quello per cui nella maggioranza di governo si
propone di portare a un milione il numero di firme per proporre un referendum.
Credo che il Segretario Generale della maggiore confederazione sindacale non
possa esimersi dal fare i conti con la scelta di rompere l’unità sindacale con
una iniziativa referendaria, quindi immediatamente politica. Schlein, Segretaria
del partito più grande dell’opposizione, come una ingenua disadattata
autoreferenziale ha così commentato “14 milioni al voto, ne riparliamo alle
politiche”. ‘Ne riparliamo chi?’ quelli che tutti insieme non portano il 50% dei
cittadini alle urne e giocano una partita esclusiva? La comparazione del
risultato dei referendum nazionale, regionale, milanese, con le indicazioni
socio-territoriali dei votanti relative, evidenziano che hanno votato i
garantiti. Tempestivi o a-contestuali che fossero è chiaro che i referendum sul
lavoro non sono stati l’espressione di un conflitto sociale che interessa il
Paese e certamente non possono indurlo. Eludere le conseguenze della
atomizzazione sociale precaria e la conseguente definizione di identità e
collocazione politica è irresponsabile, esserne indifferenti è connivenza. È
come se i dirigenti Cgil avessero smarrito la loro ragione costitutiva in una
azione di supplenza e sostegno al partito di riferimento. Partito, il PD, che
non riesce ad avere una propria visione strategica e si affida a chi prende
l’iniziativa al momento. E ancora pretendono di essere i bolscevichi del
soviet/campo largo, coloro che danno le carte? Se considerassimo il
commento/sfida della Schlein in relazione alla percentuale dei votanti a Milano
e in previsione delle prossime elezioni amministrative ci sarebbe da chiedersi:
dove vive? Consideriamo il referendum sulla cittadinanza (quinto quesito, scheda
gialla) per ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare per poter chiedere
la cittadinanza italiana. Il referendum confermava gli altri requisiti
attualmente indispensabili per ottenerla: conoscere l’italiano, avere un reddito
stabile, non avere commesso reati. I risultati di questo quesito differiscono
significativamente dagli altri 4. Il 65 per cento ha votato “Sì” e il 35 per
cento ha votato “No”. Negli altri 4 quesiti sul lavoro, la percentuale dei SI’ è
compresa tra l’87 % e l’88% mentre i NO sono compresi tra l’11% e il 12%. A
Milano, dove la questione degli immigrati in luogo di confronto sui processi di
integrazione resta una questione di sicurezza e spauracchio, la vittoria del SI’
al quesito 5, sulla Cittadinanza italiana, è stata del 65,34% dei votanti contro
il 34,66% per il NO. Qui, non solo il quesito su un diritto civile non ha
contribuito ad ampliare l’elettorato interessato ad andare alle urne, il
risultato evidenzia che una proposta politica non si può ridurre ed esaurire in
un quesito referendario in assenza di domanda/conflitto sociale. In particolare
quando la crisi di trasformazione di un modello produttivo produce effetti di
precarizzazione del lavoro gli immigrati, con le loro difficoltà di integrazione
e le relative conseguenze di disagio e devianza in alcune situazioni, sono
vissuti come un competitivo ‘esercito industriale di riserva’. Una guerra tra
poveri, come si dice, e un razzismo consolidato. La Milano inclusiva, che
consente a tutti di partecipare ai processi di sviluppo emancipandosi e dando
nuove possibilità ai figli, ha bisogno di una visione politica partecipata,
altrimenti si consegnerà al candidato o alla candidata del Presidente del
Senato.
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