Le affermazioni di Confalonieri su Internet sono di una onestà disarmante, che rivela tanto la difesa omeostatica di una rendita di posizione broadcast, quanto l'ignoranza sulla natura della rete interattiva digitale.
In internet ''regna la totale assenza di regole e di controlli'', per questo per via tecnologica e normativa, dai DRM al decreto Romani, provano a metterli. Sulla produzione di valore in rete "vogliamo invece fare in modo che questi contenuti continuino a essere pensati, finanziati, distribuiti dentro a una logica economica, l'unica che garantisce la loro generazione'', Confalonieri pensa di produrre per via normativa una scarsità che la rete e la sua immaterialità non conoscono, di più: è proprio la pratica di remix e di contaminazione che garantisce la generazione di contenuti e di nuove combinazioni. Non sta nel "dono" la capacità creativa della rete ma nella "condivisione" tanto dei suoi spazi quanto dei suoi contenuti, tant'è che da subito si è cercato di ricondurre ogni pratica e ogni suggestione innovativa all'interno delle logiche di scambio proprietario, con i brevetti piuttosto che con il copyright, fino ad arrivare a forme più sofisticate di relazione/profilazione dell'utente/frequentatore di piattaforme e social networks di fatto walled garden con costrizioni espressive. Con buona pace dei Confalonieri del mondo la rete non è uno strumento di comunicazione che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, alla televisione e al computer, Internet è un ecosistema che agisce come impresa cognitiva collettiva. Non è neutra e consente tracciabilità, intercettazioni e profilazioni, così come permette di costruire pratiche di partecipazione informata legate alla disintermediazione e alla trasparenza, come hanno dimostrato i Twippers egiziani. Grazie all'anonimato garantito da Twitter ed ai numeri telefonici messi a disposizione da GOOGLE, questa "élite numerosa" si è sottratta alle intercettazioni e alle trappole su Facebook del regime e ha alimentato con astuzia e saggezza, su Facebook e con i flasmob, la mobilitazione che ha portato a riempire Piazza Tahrir sempre pìù dopo ogni violenza e provocazione. Qui sta il punto: deve essere il diritto internazionale e non solo GOOGLE a garantire un accesso ed una espressione libera e sicura su Internet. Queste regole saranno definite, pretese ed affermate quando tutte le esperienze che alimentano con le loro pratiche la produzione di valore cognitivo, culturale, sociale, politico ed economico in rete, si riconosceranno come blocco sociale dell'innovazione qualitativa, il "quinto stato" per il cambiamento. E' un processo già iniziato, che vive nelle pratiche libere e nella sussidiarietà in rete e che genera modelli di business che con la natura della rete devono adattarsi e farci i conti. Si affermano i Creative Commons, così come la GPL per Gnu-Linux e le produzioni accessibili in Pubblico Dominio. Non c'è ancora una capacità di espressione politica, mentre, al contrario, i latifondisti del copyright e i controllori/guardoni del "Grande Fratello" hanno piena consapevolezza della partita in gioco, chiamano "pirati" tutte le persone libere e producono norme e politiche pubbliche per costringere le loro menti ed i loro portafogli, quando non i loro corpi . Il conflitto è esplicito e siamo solo all'inizio: Fedle Confalonieri se ne faccia una ragione.
venerdì 22 aprile 2011
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