venerdì 25 maggio 2012
Quanto suolo consumiamo?
Basta un esempio dettato dall’attualità per capire la mancanza di una cultura, di una consapevolezza contabile e di una normativa per gestire e custodire il suolo, risorsa limitata e non rinnovabile: un Bene Comune. Nell’epicentro del terremoto in Emilia, a Rivara di San Felice sul Panaro, la Ers -Erg Rivara Storage vuole stoccare 3,2 miliardi di metri cubi di gas naturale a 2800 metri di profondità nel sottosuolo. Il Governo è diviso e la Regione, gli enti locali e i comitati cittadini sono contrari. L’uso sconsiderato del suolo e la speculazione sono responsabili dei disastri a seguito delle alluvioni o dei terremoti e hanno un enorme impatto sul clima, sul paesaggio e sulla vivibilità territoriale. Il Rapporto 2012 sul consumo di suolo, uno studio durato ben due anni condotto dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (Crcs) del Politecnico di Milano, si concentra in particolare sulle province di Milano, Lodi e Monza e Brianza. Nella provincia di Milano in dieci anni, si è costruito su un’area di 7323 ettari pari a mezza Milano. Nelle province di Lodi, Monza e Brianza, il territorio scompare al ritmo di 4-5mila metri quadri al giorno. Qualche tentativo però si sta facendo. All'inizio del 2012 gli assessorati al territorio di Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano hanno sottoscritto un accordo “per condividere l'impegno alla riduzione del consumo di suolo e realizzare banche dati armonizzate e coerenti che forniscano esaurienti fotografie del fenomeno. Inoltre la Regione Lombardia lo scorso 28 febbraio ha sottoscritto una agenda che impegna le diverse Direzioni Generali ad attivare programmi per la lotta al consumo di suolo”. Ma le espansioni urbane, le piastre commerciali, le cave abusive e le grandi e piccole infrastrutture minano questi intenti. Cemento e asfalto compromettono, insieme al territorio, il futuro dei nostri figli. In Italia 75 ettari al giorno vengono fagocitati da lingue di asfalto, sommersi da colate di cemento. 600mila ettari sono scomparsi così negli ultimi cinquant'anni, altrettanti rischiano di fare la stessa fine nei prossimi venti. E’ necessaria un'azione congiunta su vari livelli: legislativo, pianificazione istituzionale, sociale, culturale. C’è una possibilità win-win per le economie locali, la qualità urbana e la salvaguardia del territorio: l’incentivo per interventi di riuso,ripristino e trasformazione ecologica dei fabbricati dismessi, con l'impiego di materiali per il risparmio energetico, la produzione distribuita di energia rinnovabile e la salubrità degli edifici. Tecnologia ed economia “verde” che genera impresa e lavoro,contrastando il consumo e la cementificazione del suolo.
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