giovedì 27 giugno 2013
Oligarchie
Oligarchie, questo é il tratto comune della consociazione con cui occorre fare i conti se si vuole,che la Costituzione non sia una copertura di facciata delle porcate indicibili. C'è una questione di forma e di contenuti della partecipazione politica democratica che richiede l'impegno di tutti coloro che non vogliono essere spettatori, tifosi e share televisivo. Non ci sono scorciatoie con demiurgi e capipopolo basate sulla comunicazione broadcasting "uno a molti", c'è l'impegno concreto ad assumere questioni grandi e piccole, attivare iniziative e campagne, verificarne l'efficacia non solo testimoniale e c'è da studiare con curiosità laica.
mercoledì 26 giugno 2013
Well done Mr President
President Obama a year ago "Same-sex couples should be able to get married." it's real now, well done Mr President!
F35
all'unanimità
Buccinasco : 25/06/2013
IL CONSIGLIO COMUNALE DI BUCCINASCO
PREMESSO CHE:
- il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi finanziaria ed economica che provoca un forte aumento: della povertà, della disoccupazione, del disagio e dell’insicurezza sociale i cui segni sono già ben visibili sul nostro territorio;
- negli ultimi anni è stata realizzata una drastica riduzione della spesa pubblica e in particolare dei fondi a disposizione in settori di vitale importanza per i cittadini come la sanità e l´istruzione;
CONSIDERATO CHE negli ultimi decenni i problemi della sicurezza economica, sociale e ambientale hanno assunto una posizione prioritaria rispetto a quelli della difesa militare e che gli Stati hanno sempre più difficoltà ad assicurare la necessaria coesione sociale ed economica e quindi a mantenere la pace interna;
RICORDANDO CHE l´ONU e l´Unione Europea sono da tempo impegnati ad ampliare la dimensione umana del concetto di pace e sicurezza includendovi il benessere economico, stabilità politica, democrazia, sviluppo, pace sociale, diritti umani e bisogni primari quali educazione, salute, alimentazione, alloggio;
CONSIDERATO CHE l´Italia aveva previsto nel 2002 di acquistare 131
cacciabombardieri F35 denominati Joint Strike Fighter (JSF) per un costo di circa 15 miliardi di euro a cui si deve Sommare un costo d´uso e di manutenzione valutato in oltre 40 miliardi di euro;
CONSIDERATO CHE si tratta di un’arma da guerra con capacità di trasporto di ordigni nucleari palesemente in contrasto sia con l´articolo 11 della Costituzione italiana che con la Carta dell´Onu e che le missioni di pace previste dalle Nazioni Unite escludono
l’impiego di simili ordigni Distruttivi;
CONSIDERATO CHE, anche secondo il Pentagono, l´aereo deve ancora risolvere numerosi problemi tecnici mentre continuano a lievitare i suoi costi e che le ricadute occupazionali in Italia sono alquanto basse e incerte;
PRESO ATTO delle proposte avanzate da numerose organizzazioni della società civile e in Particolare dalla Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace che
invitano a ridurre le spese militari come sta succedendo in tutti i paesi occidentali;
VISTO lo statuto ed il regolamento per il funzionamento del Consiglio;
TENUTO CONTO che il presente atto non necessita dei pareri di regolarità tecnica e contabile, stante la sua natura politica programmatica che non comporta impegni di spesa;
con voti unanimi e palesi resi per votazione elettronica il Consiglio Comunale di Buccinasco
DELIBERA
1. di richiedere al Parlamento e al Governo
a. di sospendere la partecipazione italiana al programma di sviluppo degli F35 e di non procedere all’acquisto degli stessi;
b. di prevedere contestualmente alla indagine conoscitiva parlamentare un ampio dibattito pubblico riguardo al quadro geopolitico e geoeconomico mondiale e alle conseguenti esigenze della Difesa italiana nel quadro del sistema difensivo europeo;
c. di destinare le somme risparmiate ad investimenti pubblici riguardanti la tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico, la tutela dei posti di lavoro, la sicurezza dei lavoratori.
2. di disporre l'invio del presente provvedimento al Presidente del Consiglio, ai Presidenti e capigruppo di Camera e Senato nonché al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e alla Campagna "Taglia le ali alle armi".
la Corte e i cortigiani
La corte e i cortigiani caldeggiano la discesa in campo della figlia di B. affinché cognome, soldi, media e interessi personali, facciano da arca per il loro zoo.
L'estetica di Ferrara
Ferrara o dell'apologia del "così fan tutti", l'elogio del lato volgare, predone, puttaniere e antiabortista, elusivo delle regole, nel nome del realismo. L'estetica del cinismo. Il resto lo considera packaging ipocrita per ingenui romantici e creduloni. Per me e tutti coloro che hanno impegnato la loro testa e il loro cuore, tanti la loro vita, i valori propri della Costituzione Italiana ed Europea sono cultura della cittadinanza condivisa, il fondamento del Patto Civile.
giovedì 20 giugno 2013
OGM in Friuli e dal Friuli? Così si è espresso il Parlamento...allora
SENATO DELLA REPUBBLICA
X I I I LEGISLATURA
Doc. XVI
n. 13
RELAZIONE DELLA 9a COMMISSIONE
PERMANENTE
(Agricoltura e produzione
agroalimentare)
Relatore CORTIANA
sugli
ORGANISMI GENETICAMENTE
MODIFICATI
Comunicata alla Presidenza il 14 marzo 2000
a conclusione di una procedura di esame della materia, svolta,
ai sensi dell’articolo 50, comma 1, del Regolamento, nelle sedute del 15 dicembre 1999 e 19 gennaio 2000 e conclusa
il 2 marzo 2000
con l’approvazione del testo della relazione
Onorevoli Senatori. La
9ã Commissione permanente del Senato, Agricoltura e produzione
agroalimentare, ha svolto una serie di audizioni, ai sensi
dell’articolo 46 del Regolamento,
che hanno interessato i Ministeri della sanita’, dell’ambiente,
dell’universita’ e
della ricerca scientifica e tecnologica, dell’industria, commercio
e artigianato, delle
politiche agricole.
Le audizioni sono state tenute allo scopo di acquisire un
quadro d’insieme, sia
sotto il profilo delle competenze che delle
iniziative e delle valutazioni, relativamente
agli Organismi geneticamente modificati
(OGM) e alla loro immissione nell’attivitaÁ
agricola, nella catena agroalimentare e complessivamente
nei sistemi naturali.
La definizione di un quadro d’insieme sugli OGM e la proposta
di Relazione all’Assemblea
da parte della 9ã Commissione permanente si rendono necessarie
in relazione
a una serie di scadenze istituzionali relative agli OGM e al
loro impiego in agricoltura
e nella produzione agroalimentare, quali: la definizione e la
promulgazione
della direttiva europea da parte del Parlamento e del
Consiglio sulla “Protezione giuridica
delle invenzioni biotecnologiche”, direttiva 98/44/CE del 6 luglio 1998 , e
conseguente
avvio delle procedure per il suo recepimento da parte del
Governo e del Parlamento
italiano (con l’Atto Senato 4280, di iniziativa governativa,
si conferisce delega
al Governo per il recepimento di tale direttiva);
la trattativa iniziata a novembre 1999
a Seattle (USA), del Millennium Round, il
negoziato sui mercati e sul commercio mondiale
che vede coinvolti i 135 Paesi membri
dell’Organizzazione mondiale del commercio
(OMC), negoziati la cui durata complessiva eÁ
prevista in tre-quattro anni;
la firma da parte dei rappresentanti
dell’Italia del Protocollo sulla Biosicurezza,
che si e’ tenuto a Montreal (Canada) dal 20
al 28 febbraio del 2000, sotto l’egida dell’Organizzazione
delle nazioni unite (ONU).
Il Parlamento ed il Governo hanno affrontato
le problematiche relative agli OGM attraverso:
la risoluzione 7-00422 della XII Commissione permanente,
Affari sociali, della Camera dei deputati del 10 marzo 1998 ;
gli ordini del giorno, approvati dall’Assemblea del Senato il 10 marzo 1998 e 1 marzo 2000 ;
l’adesione del Governo al ricorso contro la direttiva europea
promosso dall’Olanda
e dalla Norvegia;
l’approvazione, da parte del Consiglio
dei ministri, del disegno di legge Atto Senato
n. 4280 “Delega al Governo per il recepimento
della direttiva 98/44/CE sulla protezione
giuridica delle invenzioni biotecnologiche”
(dianzi citato), comunicato alla Presidenza
del Senato il 19 ottobre 1999 e assegnato
alla Commissione industria in sede referente,
e alla 9ã Commissione in sede consultiva
(che si e’ espressa in data 2 marzo
2000). A tale proposito occorre tenere presente
che il 9
novembre 1999 , presso la
Corte dell’Unione europea in Lussemburgo,
si e’ tenuta la prima udienza su un quesito
posto dal Consiglio di Stato francese. La
Corte suprema di Parigi ha chiesto alla Corte
di giustizia dell’Unione europea se uno Stato
dell’Unione europea puo’ opporsi, in base al
principio di precauzione, alla disseminazione
di un organismo geneticamente modificato.
dopo che la Commissione europea l’ha autorizzata;
l’approvazione, da parte della XII
Commissione permanente della Camera dei
deputati, di una risoluzione che affronta anche
le questioni della sicurezza alimentare,
anche con riferimento ai negoziati del Millennium
Round.
Per cio’ che concerne il settore agricolo, il Governo ha
partecipato attivamente alla
definizione della posizione europea del Consiglio dei ministri
dell’agricoltura del 27 settembre
1999 per i negoziati del Millennium Round.
Nella storia dell’uomo la nascita della civilta’, con tutte le
strutture e le funzioni dedicate
alla comunitaÁ sociale, e’ dovuta all’invenzione
dell’agricoltura e alla conseguente
eccedenza di cibo relativamente ai bisogni.
Questo settore primario ha consentito i successivi
sviluppi industriali, poi terziari, fino
a giungere al quaternario avanzato e alla
dematerializzazione
nella societa’ della comunicazione.
L’innovazione scientifica e tecnologica ha consentito all’agricoltura
sviluppi quantitativi impensabili e la creazione di
una industria agroalimentare, ma ogni volta
che l’uomo ha ecceduto nell’intensitaÁ dello
sfruttamento della terra, nella riduzione della
sua complessita’ a variabile dipendente, nelle
forzature dei tempi biologici, si sono prodotti
squilibri ambientali, riduzione delle specie e
delle varieta’, pericoli per la sicurezza alimentare.
L’Unione europea ha da tempo avvertito
i rischi di questo approccio; infatti, la riforma
della Politica agricola comune
(PAC), nel quadro di Agenda 2000, punta
decisamente sulla qualita’ e sulla multifunzionalita’
dell’agricoltura.
In natura gli incroci tra organismi viventi avvengono entro i
limiti della specie, laddove l’ingegneria genetica e’ una tecnica innovativa
che prevede l’inserimento anche di geni appartenenti ad una specie nel corredo genetico
di un’altra, al fine di trasferire le caratteristiche desiderate. Fino ad ora
le ricerche e le applicazioni in questo campo sono relative all’aumento della
resistenza
agli erbicidi, in modo da utilizzare questi composti (aumentandone
la produzione e la
diffusione, con minori preoccupazioni e precauzioni per le
piante coltivate), per combattere
le erbe infestanti, oppure all’aumento della resistenza agli
insetti (al fine di combattere
quelli nocivi). Ulteriori ricerche sono finalizzate a produrre
sementi che svilupperanno
sementi sterili. Questo ultimo aspetto, in particolare,
consente di inquadrare
le ricerche e le applicazioni degli OGM all’interno di un
quadro agro-industriale che
prevede (a partire dalla brevettazione delle sementi),
contratti con gli agricoltori che includono
l’obbligo di acquistare, insieme alle sementi i cui semi
derivati e’ vietato riseminare
l’anno successivo, i composti erbicidi ed insetticidi della
stessa azienda.
Un altro aspetto dell’attivita’ delle aziende dell’industria
delle biotecnologie riguarda
la definizione di invenzione di geni
e principi attivi, presenti negli organismi viventi
animali e vegetali, riprodotti industrialmente
o comunque modificati, con conseguente
brevettazione e sottrazione alla libera
disponibilita’. Si configura così un monopolio
e una privatizzazione delle conoscenze ed un
rapporto di dipendenza univoca da parte degli
agricoltori; ne deriva inoltre che le popolazioni
che, con la loro presenza ed attivita’,
hanno preservato patrimoni naturali contenenti
geni e principi attivi brevettati, non
ne dispongono piu’ liberamente.
Il fine delle multinazionali monopolistiche
della biotecnologia e’ quindi strettamente
imprenditoriale, mentre compete a strutture
pubbliche verificare la sostenibilità ambientale,
sociale, e le implicazioni sulla salute
dei consumatori. Infatti, non e’ detto che un
fine imprenditorialmente legittimo, a parte
l’aspetto monopolistico, corrisponda agli interessi
generali, al bene comune.
Le audizioni della 9ã Commissione permanente
hanno messo in luce altri problemi,
oltre a quelli relativi allo «snaturamento» di
un mercato democratico, partecipato da liberi
imprenditori agricoli, a partire da quelli piu’
poveri dei Paesi in via di sviluppo.
Per quanto riguarda la salute, se e’ facilmente
misurabile la tossicita’ acuta, dovuta a
piccole dosi di composti presenti negli alimenti,
meno facilmente misurabili sono la
tossicita’ sub-acuta e cronica, dovute ad accumulo
di dosi, ancora piu’ difficilmente valutabili
sono i rischi biologici, di cancerogenesi,
teratogenesi e mutagenesi, per la difficolta’ di
individuare il rapporto causa-effetto, per la
dilazione di quest’ultimo nel tempo e per l’elevata
specificita’ biologica di questi fattori di
rischio.
Vi e’, poi, il rischio di allergie, perche’
nel processo di estrazione di lecitine, emulsionanti,
acidi grassi (di per se’ non allergeniche),
queste potrebbero portare con se’ residui
di proteine allergeniche. Per quanto riguarda
il passaggio di resistenza agli antibiotici tra
pianta transgenica e microrganismi, gli
esperti incaricati dall’Unione europea hanno
constatato un incremento di 1/10000 rispetto
al passaggio che avviene naturalmente.
Per quanto riguarda il rischio di inquinamento
biologico, la trasmissione di geni
da specie a specie conferma il rischio di inquinamento
di altre piante coltivate; infatti
sono gia’ sorti problemi legali tra la ditta
che possiede i brevetti dei geni modificati
che ha reclamato i propri diritti nei confronti
dell’agricoltore confinante ed inconsapevole
(ma occorre domandarsi chi viene realmente
danneggiato). Si conferma quindi che l’uso
frequente di un certo erbicida induce fenomeni
di adattamento e comparsa di meccanismi
di resistenza nelle erbe infestanti e questo
vale anche per gli insetti.
E’ stata poi segnalata l’insufficiente
chiarezza circa gli obiettivi della valutazione
del rischio. Si e’ riscontrata l’assenza di studi
preventivi dell’impatto sugli ecosistemi dei
fenomeni di ibridazione tra piante transgeniche
e non. EÁ stata confermata la debolezza
italiana nella ricerca, messa ancora piu’ a rischio
dalla natura monopolistica delle imprese
del settore che detengono i brevetti.
Si e’ configurata la sostanziale assenza di una azione
concertata tra politiche economiche,
sanitarie, agro-alimentari, ambientali, della ricerca
scientifica e tecnologica.
Se poi si passa a considerare alcune problematiche specifiche
del settore primario,
si arriva alla necessaria conclusione che
per prodotti che si preoccupano di «curare
la terra e l’uomo», e’ indispensabile utilizzare
le metodologie condivise dalla medicina moderna
relativamente all’efficacia dei farmaci. E’ noto, infatti
che da tempo si e’ passati dall’osservazione
empirica ai metodi della ricerca sperimentale, che prevedono
quattro fasi di valutazione per accertare la qualita’,
l’affidabilita’, la sicurezza e l’etica del trattamento:
quindi, conoscenza del composto prescelto,
controlli su eventuali effetti dannosi,
quali tossicita’, mutagenesi (modificazioni
del patrimonio genetico), conoscenza della
dose massima tollerata, degli effetti indesiderabili,
del metabolismo, della eliminazione,
verifica dei risultati clinici, cioe’ dell’efficacia
clinica, consenso informato delle persone
sottoposte allo studio. Se si parla della natura
costitutiva della vita, la cautela metodologica
ed una decisione consapevole non possono
che essere le conseguenze logiche di una
etica della responsabilita’ verso il vivente attuale
e futuro: la politica pubblica e’ tale solo
se risponde ad interessi generali, ai quali gli
interessi particolari ancorche’ legittimi si devono
adeguare. La ricerca sugli OGM apre
prospettive di notevoli potenzialita’ nel
campo medico ed alimentare, dai farmaci ai
trapianti. Essa presuppone che al suo governo
concorrano sia i momenti della produzione,
sia le istituzioni pubbliche a garanzia
degli interessi generali.
Il quadro uscito dalle audizioni dei ministeri interessati
e’ risultato problematico, con forti sconnessioni e vuoti informativi su una
realta’ italiana che, se presenta ritardi evidenti e una inerzia che asseconda
processi esterni, conosce anche esperienze di qualita’ nella ricerca.
Dalle audizioni svolte discendono alcune
riflessioni e proposte che possono consentire
alla politica pubblica di svolgere un
ruolo attivo e responsabile.
La questione degli OGM, per quanto riguarda
il settore agricolo ed agroalimentare,
e’ fortemente intrecciata agli esiti del Millennium
Round: le istituzioni rappresentative e
di governo nazionali devono prendere decisioni
affrontando una situazione in rapida
evoluzione, tanto sotto l’aspetto scientificotecnologico,
che finanziario-industriale; si
rende quindi necessario lo svolgimento di
un ruolo prevalente della politica pubblica
al fine di non subordinare ad un ambito mondiale
di negoziazione commerciale le molteplici
implicazioni e funzioni dell’agricoltura
e della produzione agroalimentare.
Ad esempio: se le normative ambientali
e di sicurezza alimentare di singoli stati o
dell’Unione europea, in sede di negoziato
per la liberalizzazione del commercio, vengono
considerate come barriere, possono essere
rimosse o relativizzate.
Proprio gli indirizzi del mandato negoziale del Consiglio dell’Unione
Europea per
l’agricoltura confermano «la ferma volonta’ di continuare a
sviluppare il modello di agricoltura
europeo esistente basato sulla multifunzionalita’, che il
Consiglio europeo ha approvato,
e di agire per affermarne l’identita’ sia all’interno che all’esterno
dell’Unione europea.
L’agricoltura europea, in quanto settore
economico, deve essere multifunzionale, sostenibile,
competitiva e presente su tutto il
territorio europeo, comprese le regioni con
problemi specifici. Essa deve essere capace
di salvaguardare il paesaggio, mantenere lo
spazio naturale e apportare un contributo essenziale
alla vitalita’ del mondo rurale. Deve
altresì rispondere alle preoccupazioni e esigenze
dei consumatori in fatto di qualita’ e sicurezza
dei prodotti alimentari, di protezione
dell’ambiente e di difesa del benessere degli
animali» (Aspetti generali, punto 2). «Il Consiglio
ritiene che sia necessario adottare ai
prossimi negoziati in seno all’OMC una linea
offensiva allo scopo, tra l’altro, di approfittare
pienamente dell’espansione degli
scambi a livello mondiale, preservando e sviluppando
il modello d’agricoltura europeo
con le sue caratteristiche multifunzionali e
norme molto elevate di qualita’ e sicurezza,
fare in modo che la liberalizzazione dei mercati
si inserisca in un contesto che comporti
il riconoscimento, a livello internazionale,
dei vincoli imposti agli agricoltori ed ai prodotti
agricoli europei e non rimetta in discussione
il principio della preferenza comunitaria
» (Aspetti generali, punto 5).
«Per quanto concerne la sicurezza e la qualita’ dei prodotti
alimentari, l’Unione europea
dovrebbe cercare soluzioni che garantiscano ai consumatori che
l’Organizzazione
Mondiale del Commercio non verra’ utilizzata per imporre sul
mercato prodotti che,
dal punto di vista della sicurezza, destano legittime preoccupazioni,
e che consentano all’Unione
europea di stabilire il livello di protezione appropriato.
Fatte salve le disposizioni
relative alla procedura di risoluzione delle controversie,
sarebbe utile ottenere un
riconoscimento generale piu’ chiaro del principio
precauzionale. Si puo’ inoltre venire incontro
ad ulteriori preoccupazioni dei consumatori
fornendo maggiori informazioni attraverso,
tra l’altro, lo sviluppo dei sistemi di
etichettatura» (Obiettivi dell’Unione europea
nel quadro dei negoziati, punto 13).
Sono importanti, in questo senso, gli impegni del Protocollo
di Montreal citato,
che, stabilendo in premessa la non subordinazione dello stesso
ad altri Accordi internazionali,
stabilisce (articolo 2, punto 4) che il contenuto del
Protocollo stesso «non deve
essere interpretato come una restrizione al diritto di una
Parte di adottare misure piu’ restrittive
», individuando con questo uno specifico diritto degli Stati
ad adottare misure
atte alla salvaguardia della biodiversita’ condizionate solo
ad «altri obblighi secondo la
legge internazionale» e non evidentemente ad Accordi
internazionali come ad esempio
il World
Trade Organization (WTO). Lo spirito evidentemente basato «sul principio
di
precauzione» viene richiamato in tutto il Protocollo, soprattutto
nello specifico dell’applicazione
ai movimenti transfrontalieri, dove in tutte le riserve sull’applicabilita’
(articoli
5 e 6) viene comunque riaffermato che le stesse si applicano
«senza pregiudizio per
qualsiasi diritto di una Parte di sottoporre tutti gli
organismi geneticamente modificati
ad una valutazione dei rischi prima di prendere decisioni sull’importazione»;
viene sancito
inoltre (articolo 8), l’obbligo per lo Stato esportatore di
notifica prima dello spostamento
intenzionale oltre confine di un OGM, nonche’ l’obbligo di
assicurare l’esistenza
dei requisiti legali e l’esattezza delle informazioni fornite
dall’esportatore.
E’ altresì importante sottolineare che il Parlamento europeo,
nel corso della seduta
del 18
novembre 1999 ha approvato una risoluzione sulla comunicazione
della Commissione
al Consiglio e al Parlamento europeo concernente l’approccio
dell’Unione europea
al ciclo dei negoziati dell’OMC Millennium Round. Tale
risoluzione riconferma
e ribadisce ulteriormente alcuni importanti principi gia’
inclusi nel mandato negoziale:
in particolare nei «considerando» in premessa ribadisce l’esigenza
di sviluppare ulteriormente
e consolidare un commercio mondiale libero, equo e socialmente
equilibrato
nel quadro del sistema multilaterale degli scambi mondiali
(punto D), e approva l’orientamento
globale per i negoziati del Millennium Round sviluppato nella
comunicazione
della Commissione, con cui quest’ultima ha ripreso molte delle
richieste formulate
dal Parlamento in precedenti risoluzioni (punto L,3). La
risoluzione, relativamente
poi al punto dedicato al commercio di prodotti agricoli e
della pesca, da un lato osserva
che «le decisioni del Consiglio europeo di Berlino in merito
alla riforma della politica
agricola comune costituiscono la base di negoziato con l’obiettivo
di permettere all’Unione
europea di garantire il modello agricolo europeo, fondato
sulle piccole
aziende a conduzione familiare e caratterizzato
dalla polifunzionalita’ della produzione
sostenibile di prodotti agricoli, dalla cura
dell’ambiente e dalla conservazione del
mondo rurale...»; dall’altro «chiede che siano
introdotte nell’accordo OMC sull’agricoltura
disposizioni che permettano di mantenere
un sostegno permanente ai programmi incentrati
sull’ambiente... e, dall’altra di sostenere
la transizione verso un’agricoltura sostenibile
ed ecologicamente compatibile, dotata di
norme efficaci per quanto concerne il benessere
degli animali (punti 6 e 10 della risoluzione).
Infine, «chiede che nella revisione
dell’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie
si ponga a fondamento della politica
della sicurezza alimentare il principio di precauzione,
in modo che l’Unione europea
possa continuare a basare la propria politica
alimentare e di protezione dei consumatori
e di tutela dell’ambiente su un livello di protezione
elevato (punto 13 della risoluzione);
nei successivi punti da 14 a 18 della risoluzione
si ribadisce ulteriormente l’esigenza
di dare piena attuazione al principio di precauzione,
quale criterio giuridicamente vincolante,
da integrare nelle regole dell’OMC,
rilevando che l’etichettatura non costituisce
la soluzione delle controversie sulla sicurezza
alimentare ma migliora la qualita’ di
scelta dei consumatori.
Appare evidente come i problemi evidenziati durante le
audizioni della 9ã Commissione
permanente sugli OGM costituiscano una contraddizione con gli
intenti fissati
per l’agricoltura dal Consiglio dell’Unione europea;
contraddizione dovuta alla
settorializzazione degli interventi e all’assenza di un
riferimento unitario orientante,
che potrebbe essere superata dall’azione del Comitato
Nazionale per la Biosicurezza e
dalla costituenda Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
Emerge altresì evidente
una consapevolezza che sta portando a riconsiderare i
presupposti della direttiva sugli
OGM gia’ approvata. Alla luce delle considerazioni sin qui svolte
la 9ã Commissione permanente ritiene
necessario ed opportuno rappresentare all’Assemblea
l’esigenza che il Governo si impegni
per i seguenti obiettivi:
1) attivarsi sul piano
internazionale
affinche’ il Millenium Round, finalizzato alla
liberalizzazione commerciale, si relazioni in
modo non sovra ordinante a tutte le altre
conferenze internazionali, a partire da quella
sulla Biosicurezza;
2) impegnarsi sul piano
internazionale
affinche’ ogni accordo sulla liberalizzazione
del commercio sia verificato per cio’
che riguarda la sostenibilita’ ambientale, sociale
e la liberta’ di ricerca e conoscenza;
3) promuovere, con il
concorso di
tutti i Ministeri interessati, un Osservatorio
unico sugli OGM al fine di avere un quadro
sinottico sulle ricerche, sulle sperimentazioni,
sulla circolazione di sementi, animali
e prodotti, e al fine di definire procedure
certe di verifica e di controllo;
4) impegnarsi affinche’,
a partire dalla
ricerca italiana, la ricerca sulle biotecnologie
muti indirizzo in coerenza con la Convenzione
ONU di Rio, che sulle biotecnologie
afferma che la ricerca deve essere indirizzata
prioritariamente allo sviluppo dell’agricoltura
sostenibile, specialmente nei Paesi in via di
sviluppo, per migliorare la disponibilita’ e la
distribuzione del cibo, la protezione dell’ambiente
e lo sviluppo dei meccanismi di cooperazione
internazionale (capitolo 16); occorre
passare da un indirizzo legato alla diminuzione
dei costi di produzione e all’aumento
della produttivita’ ad una fase successiva
che punti a sviluppare la qualita’ e la sostenibilita’;
5) impegnarsi affinche’
vengano finanziati
studi per la ricerca di geni della resistenza
agli agenti patogeni e alle avversita’
abiotiche (freddo e siccita’), nelle varieta’ tradizionali
o spontanee delle piante coltivate,
proprie della biodiversita’ esistente;
6) impegnarsi affinche’
si definiscano
modalita’, tecniche e norme legali a tutela
del germoplasma autoctono, frutto della selezione
millenaria operata dalle agricolture di
tutto il mondo; in questo caso, l’impiego
delle biotecnologie di «mappatura genica»
consente di individuare precocemente semi
e plantule e classificare le diverse varieta’
con la semplice indagine sul patrimonio genetico,
senza operare modificazioni dello
stesso; e’ possibile, pertanto, arrivare ad una
classificazione e ad un registro delle colture
autoctone e ad una conseguente legislazione
di protezione nazionale e regionale;
7) adottare,
relativamente agli OGM, il principio di precauzione ed introdurre
una moratoria relativa alla coltivazione e alla
commercializzazione dei prodotti geneticamente
modificati e di alimenti derivati, realizzati con le attuali
conoscenze ed indirizzi
tecnico-scientifici e non sottoposti ad una adeguata
sperimentazione, proponendo
con forza analoga moratoria in sede europea; e cio’ alla luce
della stessa direttiva europea,
che prevede che uno Stato membro possa adottare misure di
emergenza, se evidenze
successive alla commercializzazione consentono di ipotizzare
che esso costituisca un pericolo,
in attesa di una revisione e definizione degli orientamenti
europei, alla luce
delle cause in corso presso la Corte Europea
e delle conferenze internazionali in corso;
una moratoria, cioe’, che consenta una definizione
chiara e condivisa di regole internazionali;
8) definire un sistema
di etichettatura che consenta al consumatore una pluralita’
nelle scelte e permetta di qualificare il percorso
del prodotto «dal campo al piatto» e
quindi di impegnarsi affinche’ sia possibile
la tracciabilitaÁ dell’ingrediente geneticamente
modificato;
9) impegnarsi affincheÂ
siano adottate,
anche per tali prodotti, le metodologie gia’
condivise ed utilizzate dalla medicina moderna relativamente
all’efficacia dei farmaci,
secondo canoni improntati a cautela terminologica
e a decisioni consapevoli;
10) impegnarsi
affinche’ gli incontri che le aziende biotecnologiche propongono
alle scuole includano la possibilita’ di un
contraddittorio
che consenta ad insegnanti e studenti
di disporre di piuÁ elementi informativi
e di giudizio;
11) impegnarsi per
l’incentivazione di prodotti di qualita’, laddove, nell’ambito di
un moderno, efficace e rigoroso controllo degli
standard minimi qualitativi dei processi
di produzione, la diversita’/diversificazione
legata a tradizioni territoriali e’ un elemento
qualitativo;
12) adottare azioni
positive volte alla salvaguardia e alla valorizzazione, anche
nelle scuole, della diversita’ alimentare, alla
scoperta/riscoperta dei gusti e delle tradizioni
culinarie;
13) adottare azioni
positive volte alla salvaguardia e alla valorizzazione della biodiversita’
delle piante coltivate e degli animali
allevati, che vanno considerati come patrimonio
collettivo;
14) adoperarsi
affinche’ in sede europea
venga stabilito senza possibilita’ di dubbio
il divieto di brevettare invenzioni biotecnologiche
che prevedano direttamente o indirettamente
la manipolazione di cellule e geni
umani.
Atti parlamentari ± 6 ± Doc. XVI, n. 13
XIII LEGISLATURA ± DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI -
DOCUMENTI
OGM dal Friuli? Dannati un Paese e un Parlamento senza memoria
Ordine
del giorno contro la possibilità di brevettare organismi viventi
Il Senato frena sulle
manipolazioni genetiche
Con l’ordine
del giorno dell’undici marzo 1998, il Senato ha dato il via alla revisione
della posizione dell’Italia, in seno alla Comunità Europea, riguardo la
direttiva che dovrebbe concedere la possibilità di riconoscimento dei diritti
di proprietà intellettuale su organismi viventi manipolati geneticamente a fini
di sfruttamento commerciale. Il nodo da sciogliere è il seguente: può essere
concesso un brevetto, con tutto ciò che ne consegue (creazione di monopoli per
lo sfruttamento di scoperte o invenzioni), su organismi viventi manipolati
geneticamente, (non solo piante o animali, ma anche "parti" isolate
di esseri umani) per sfruttare commercialmente tali innovazioni scientifiche?Il Senato si è pronunciato negativamente. I senatori hanno ricordato tutti i pareri negativi espressi ai più alti livelli istituzionali sia da Stati membri, come l’Olanda, sia da organismi internazionali, come l’Unesco e la Fao, preoccupati di salvaguardare l’integrità genetica naturale delle specie animali e vegetali, e soprattutto dell’uomo.
E’ stato ricordato anche che la commissione europea incaricata di esprimere un parere sulle implicazioni etiche della biotecnologia, pur ammettendo la possibilità di sperimentazione, ha precisato che comunque, allo stato dei fatti, cioè in mancanza di precise informazioni scientifiche sugli effetti a medio e a lungo termine delle manipolazioni genetiche, bisogna assolutamente rispettare i fondamentali principi etici che impediscono sia la brevettabilità di geni e parti di geni di cui non si conosce la funzione, sia la possibilità di produrre animali transgenici (cioè manipolati), nel caso in cui questi debbano essere sottoposti a sofferenze e recare danno all’uomo. Per ultimo la commissione ha disposto che venga salvaguardata la biodiversità, cioè il diritto all’esistenza per tutte le razze animali e vegetali, minacciate invece dalla selezione operata dal mercato che tende a privilegiare solo quelle che garantiscono maggiore redditività.
Inoltre è stata invocata la Convenzione internazionale di Monaco del 1973 che esclude categoricamente la possibilità di brevettare qualsiasi forma di vita.
Un’altra preoccupazione fatta presente dal Senato è la possibilità che la concessione dei brevetti in tale settore della ricerca scientifica, aumenti il gap tecnologico fra Nord e Sud del mondo, consentendo ai paesi tecnologicamente avanzati di precludere la possibilità di sviluppo dei paesi arretrati. Tale preoccupazione viene ribadita anche a livello di industria privata e pubblica, visto che quest’ultima già soffre enormemente il divario di investimenti a disposizione, pregiudicando la possibilità di controlli esercitati da organismi indipendenti dalle multinazionali interessate ai progetti di mutazione genetica.
Il documento approvato dal Senato in sostanza richiede al Governo un impegno affinché sia sospesa l’emissione della direttiva fino alla sua radicale rielaborazione, proprio per i grossi rischi derivanti dall’incertezza scientifica che regna sui processi di mutazione genetica, considerando imprescindibile la tutela anche delle generazioni future.
(
Il Senato
premesso:che il
che attraverso il suo rappresentante l'Italia ha espresso un voto di astensione, dopo aver sostenuto l'opportunità di procedere ad un rinvio delle decisioni, data la complessità e la delicatezza della materia; in tal senso si era pronunciata la Commissione agricoltura della Camera dei deputati con l'approvazione di una risoluzione;
che nella seduta del
che il testo della direttiva - uno analogo è stato bocciato dal Parlamento europeo nel 1995 - propone la brevettabilità non solo di piante ed animali manipolati geneticamente ma anche di geni e parti umane "isolate dal corpo" stesso;
che il testo della direttiva, in particolare, non tiene conto di rischi gravi, quali:
a) la possibilità che siano brevettate tecniche di ingegneria genetica comportanti modificazioni del patrimonio genetico delle generazioni future;
b) la creazione di brevetti di sbarramento, che possono bloccare la ricerca applicata;
c) l'introduzione di squilibri a favore del settore industriale e a danno della agricoltura e dei selezionatori di varietà vegetali;
d) l'aggravamento dello scambio ineguale tra Nord e Sud del mondo;
che tale misura è in netto contrasto con il documento approvato dall'UNESCO il
che il gruppo dei consiglieri della Commissione europea, deputato a dare parere sulle implicazioni etiche della biotecnologia, aveva espresso l'opinione che:
non vi erano obiezioni etiche "per sè" alle brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche; dovevano comunque essere rispettati fondamentali principi etici, per i quali:
a) geni e parti di geni, la cui funzione è ignota, devono essere espressamente non brevettabili;
b) animali transgenici possono essere prodotti, ma vi deve essere estrema cura che vengano usati per propositi adeguati, non devono subire sofferenze inadeguate, né causare danno per le società;
c) è necessario considerare e salvaguardare la biodiversità;
che nel corso degli ultimi anni le tecniche della manipolazione genetica su microrganismi, piante ed animali hanno avuto un tumultuoso sviluppo e non si può escludere la loro estensione all'uomo;
che le attuali conoscenze tecnico-scientifiche non garantiscono un'adeguata precisione nel trasferimento di un gene da una specie ad un'altra e le possibili conseguenze di questo trasferimento sono difficilmente prevedibili;
che i nuovi organismi modificati geneticamente (OMG) non hanno subito il vaglio della selezione naturale ed è difficile stabilire le conseguenze ambientali per gli ecosistemi derivanti dalla loro diffusione in natura; tale diffusione è già avvenuta, soprattutto negli Stati Uniti, per diverse specie vegetali destinate all'alimentazione degli umani nonché alla somministrazione agli animali destinati al consumo alimentare;
che l'utilizzo su vasta scala di tali organismi può determinare un consistente rischio di perdita della biodiversità, rischio che sinora non è stato praticamente valutato in alcuna sede; in particolare, la perdita di biodiversità può essere di rilevante impatto in campo agricolo, aggravando il grave fenomeno di erosione genetica che si è verificato negli ultimi anni e che è legato sia alla iperspecializzazione dei prodotti agricoli che all'assenza di politiche incisive di raccolta, conservazione e riproduzione del germoplasma di piante in via di estinzione;
che è da valutare con attenzione il rischio dell'aumento di resistenza ai parassiti nonché la vulnerabilità dei raccolti, come si è già verificato in fase sperimentale, con esiti imprevedibili rispetto alle valutazioni degli studiosi;
che le sementi modificate geneticamente non possono essere oggetto di commercio nel nostro Paese, né di coltivazione in condizioni non protette, in quanto non sono iscritte al registro delle varietà nazionali;
che l'immissione sui mercati europei di soia, mais ed altri vegetali manipolati geneticamente avvenuta a seguito di ricerche specifiche gestite dalle aziende produttrici e finalizzate esclusivamente a determinare la reazione delle nuove varietà a prodotti fitosanitari non è stata accompagnata dalla attenta considerazione di conseguenze di tipo sanitario sulla salute dei consumatori, particolarmente per quanto riguarda i fenomeni allergici, con riferimento soprattutto al medio e lungo periodo;
che è parimenti mancata l'informazione ai consumatori a causa dell'assenza dalle etichette sui prodotti contenenti OMG dei riferimenti alla natura dei prodotti stessi e solo assai di recente l'Unione europea ha iniziato ad affrontare, anche se in modo non risolutivo, quello che si è rivelato come un autentico deficit di democrazia per i cittadini europei;
che il brevetto di forme di vita è stato sinora escluso dalla normativa internazionale come la Convenzione di Monaco sul brevetto europeo del 1973, mentre, come si è detto, il testo attualmente in discussione prevede persino la possibilità di brevettare parti e organi del corpo umano, oltre a microrganismi, ad organismi animali e vegetali;
che la concessione di brevetti su OMG ridurrà la libertà di ricerca in quanto limiterà l'uso di geni ed organismi brevettati anche per fini sperimentali aggravando il divario già tanto grande tra la capacità di ricerca privata e quella pubblica: una sproporzione che limita fortemente le capacità indipendenti di controllo;
che la concessione dei diritti di proprietà intellettuale anche in Europa comporta gravi conseguenze sotto ogni aspetto, a cominciare da quello etico, di fronte alla privatizzazione di forme di vita ed alla riduzione a materia inanimata di esseri viventi;
che la Convenzione di Rio de Janeiro ha già affermato l'esigenza di tutelare il patrimonio di biodiversità non riproducibile, non solo per le generazioni attuali, e altrettanto ha fatto la FAO in una sua recente risoluzione;
che, più specificatamente, per le produzioni agricole si profila la dipendenza degli agricoltori, che utilizzeranno semi brevettati, dalle condizioni imposte dal possessore del brevetto, mentre i brevetti stessi si riveleranno, in condizioni di monopolio, su scala globale per varietà e specie, di enorme rilievo per l'alimentazione umana, con una crescente dipendenza dei Paesi economicamente poveri (ma geneticamente ricchi) da quelli economicamente ricchi (ma geneticamente poveri) che possiedono i brevetti su OMG;
che il brevetto di geni umani espropria gli individui e le popolazioni che li posseggono dal diritto di qualunque uso, compreso quello di cederli gratuitamente a scopo benefico;
che si pongono in evidenza conflitti di interessi tra imprese multinazionali, che rivendicano attraverso i brevetti la remunerazione dei capitali investiti e il diritto delle popolazioni di poter accedere a prodotti che possono essere strategici per la salute e per la sufficienza alimentare;
che è necessario riconoscere i vincoli che regolano i rapporti, nell'ambito degli equilibri naturali, tra l'uomo e le altre specie; quando tali vincoli vengono superati si producono conseguenze negative per l'ambiente e la salute, come ha rivelato la Bse, ed alcune di tali conseguenze possono rivelarsi irreversibili;
che la Commissione agricoltura della Camera dei deputati nell'ottobre 1997 ha concluso l'indagine conoscitiva sulle nuove biotecnologie ed ha approvato il documento finale che evidenzia i rischi per l'ambiente e per la salute sopra citati, come pure le forti preoccupazioni legate alla brevettabilità degli organismi viventi,
premesso inoltre:
che le biotecnologie possono contribuire al benessere solo se opportunamente regolamentate e controllate oggi e, soprattutto, in futuro;
che in questi giorni la polemica sul tema della clonazione degli embrioni umani ha destato scalpore, generando uno stato di allarme e di tensione generale;
che è necessario per una questione di così estrema delicatezza, coinvolgere e responsabilizzare tutti quanti (al di sopra di sterili conflitti tra diverse ispirazioni ideologiche e politiche, cristiane o laiche, nel comune perseguimento del valore etico della dignità della persona) nella difesa da una potenziale società di "duplicati" (programmati a richiesta, a seconda delle esigenze e degli interessi del mercato politico-economico);
che infatti la soluzione di uno scientismo sempre più esasperato non soddisfa le esigenze umane più profonde e al contrario svuota l'essere umano delle sue risorse, rendendolo mero contenitore di "potenziali" cloni elevabili all'infinito, senza contare i rischi che comporterebbe lo sfruttamento economico di queste biotecnologie;
impegna il Governo:
ad attivarsi perché sia sospesa l'emissione della direttiva fino alla sua radicale rielaborazione;
ad adoperarsi per l'adozione di una moratoria in sede europea per stabilire nuove regole sugli scenari aperti dalle nuove biotecnologie, in modo da non configurare conseguenze penalizzanti per l'ambiente, per l'umanità e per le generazioni future;
ad attivarsi affinché la Commissione elabori una nuova proposta di direttiva che tenga conto dei seguenti rischi:
a) la possibilità che siano brevettate tecniche di ingegneria genetica comportanti modificazioni del patrimonio genetico delle generazioni future;
b) la creazione di brevetti di sbarramento, che possono bloccare la ricerca applicata;
c) l'introduzione di squilibri a favore del settore industriale e a danno della agricoltura e dei selezionatori di varietà vegetali;
d) l'aggravamento dello scambio ineguale tra Nord e Sud del mondo;
ad adottare efficaci e trasparenti sistemi di verifica e controllo per autorizzare la produzione e l'utilizzazione di OMG, loro parti o geni nonché la coltivazione di semi e piante geneticamente manipolate, solo quando sia stata accertata senza ombra di ogni ragionevole dubbio l'innocuità per la salute e per l'ambiente, sia nel breve che nel medio e lungo periodo;
a rafforzare adeguatamente la capacita di ricerca pubblica nel campo delle manipolazioni genetiche per esercitare funzioni di controllo e di giudizio indipendenti da interessi privati;
a informare adeguatamente l'opinione pubblica sui rischi e sui benefici derivanti dalle tecniche che comportano le modifiche genetiche attraverso una campagna di informazione capillare e pubblica, anche attraverso spot televisivi e la pubblicazione di appositi libretti informativi, in merito alle modifiche genetiche, i rischi per la salute e l'ambiente e gli eventuali benefici;
a affermare che:
a) vi è la non brevettabilità delle strutture dei geni o di loro parti anche se riprodotte;
b) il corpo umano, ad ogni differente stadio della sua costituzione e sviluppo, ed ogni suo elemento non costituiscono invenzioni brevettabili;
b-bis) in particolare non siano brevettabili i metodi che utilizzano embrioni umani;
c) deve sempre essere rispettato il consenso libero e uniformato;
d) deve essere salvaguardata la biodiversità;
e) va attuato un sistema di sorveglianza sull'impatto ambientale dei prodotti biotecnologici;
a imporre una chiara etichettatura di ogni alimento che sia prodotto a partire da OMG o da derivati o parti di OMG;
a tutelare il patrimonio di biodiversità presente nel nostro Paese;
a introdurre il diritto degli agricoltori di riseminare anche le sementi bioingegnerizzate;
a riconoscere un regime di licenza legale dei brevetti biotecnologici a favore dei costitutori di varietà vegetali e dei Paesi del Terzo Mondo fornitori di germoplasma;
ad impedire che il trattato internazionale MAI (Multilateral Agreement on Investment), che verrà sottoscritto nel prossimo mese di maggio dai Paesi aderenti all'OCSE ed avente per oggetto la promozione della crescita economica attraverso la liberalizzazione degli investimenti internazionali, possa mettere in pericolo il diritto dei Paesi in via di sviluppo a proteggere le proprie risorse genetiche dagli interessi delle multinazionali;
a tutelare l'agricoltura italiana, minacciata di dipendenza dalle multinazionali a causa dell'introduzione nel nostro territorio di sementi manipolate geneticamente e a tutelare in modo particolare l'agricoltura di qualità che rappresenta una nostra grande ricchezza economica ma anche culturale;
ad adottare, rendendo nota la propria posizione in materia, ogni opportuna iniziativa che individui soluzioni alle problematiche della clonazione, attraverso un confronto parlamentare sereno e costruttivo sul tema in questione, soprattutto per consentire un'equa conciliazione tra culture diverse, ma tutte volte alla conservazione di quei valori e di quei sentimenti tendenti alla tutela della persona umana;
a coordinare l'attività governativa di controllo e ricerca anche con l'ausilio, come sottolineato nelle conclusioni dell'indagine conoscitiva della Camera dei deputati, di una specifica Authority.
giovedì 13 giugno 2013
Per una Città Metropolitana partecipata
chi condivide faccia girare
chi condivide faccia girare
Un Comitato, una campagna e una petizione
Per l’elezione diretta del Sindaco metropolitano
e del Consiglio metropolitano
Un’iniziativa destinata a confliggere con l’ANCI
e con i 14 sindaci delle future città metropolitane che chiedono un ente di secondo grado
Il 3 Luglio assemblea Parenti al Teatro Parenti con la partecipazione tra gli altri di: Daniela Benelli, delegato del Comune di Milano, Franco De Angelis, delegato della Provincia di Milano
e numerosi Sindaci della costituenda Città Metropolitana
Milano, 13 Giugno 2013 – Emilio Battisti, Fiorello Cortiana, Marco Fumagalli, Pierfrancesco Gargano, Ilaria Li Vigni, Claudio Pirola, nel corso di un incontro con la stampa, hanno lanciato, a nome di un Comitato promotore, a cui hanno già aderito personalità della cultura, delle rappresentanze di interessi e delle istituzioni interessate, una raccolta di firme a sostegno dell’elezione diretta del Sindaco metropolitano e del Consiglio metropolitano, da prevedere già nello Statuto provvisorio di costituzione della Città metropolitana.
Un’iniziativa destinata a entrare immediatamente in polemica con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e i 14 sindaci delle future città metropolitane che chiedono un ente di secondo grado non eletto direttamente dai cittadini residenti.
Per fare il punto e mettere a confronto le diverse responsabilità e intenzioni, il prossimo 3 Luglio, al Teatro Franco Parenti, si terrà un incontro pubblico con un confronto tra l’Assessora Daniela Benelli, delegata del Comune di Milano, e l’Assessore Franco De Angelis, delegato della Provincia di Milano, a cui sono stati invitati tutti i Sindaci dell’area interessata dalla Città Metropolitana, molti dei quali hanno già risposto affermativamente.
Tra i punti qualificanti del Comitato Promotore ci sono:
- l’elezione diretta del Sindaco metropolitano e del Consiglio metropolitano già nello Statuto provvisorio.
- le competenze assegnate dalla legge istitutiva: Sviluppo, Territorio, Infrastrutture, Trasporti,
- l’armonizzazione delle politiche tariffarie e fiscali e la definizione di una autonoma capacità impositiva;
- l’istituzione all’insegna della partecipazione informata ai processi deliberativi e alla
effettiva parità di genere.
L’iniziativa si è dotata anche di un comitato scientifico che coinvolge esperienze e competenze significative, accademiche, professionali e associative, per trattare tra Settembre e Ottobre a partire da Monza, Rho-Pero, Abbiategrasso questi primi temi: - Le reti e gli incubatori di impresa, -La cintura verde e le reti/filiere agro-alimentari, - Le Reti digitali e la partecipazione informata dei cittadini –I Trasporti metropolitani, - L’Expo, durante e dopo, - Le Politiche metropolitane per la parità di genere, - Abitare, le reti dell'energia e della cittadinanza attiva.
In attesa di raccogliere le firme in momenti di incontro pubblico e negli appositi banchetti, già ora è stato attivato un sito dove poter firmare la petizione:
hastag x twitter #
Per contatti: comitatocittametropolitana@ |
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