venerdì 9 dicembre 2016
Occhi e cuore per vedere e capire la sofferenza sociale
Nel dibattito post referendum gli analisti hanno rilevato che a difendere l'azione di governo sono i garantiti e i privilegiati. Quelli che comunque se la cavano, perché abitano nelle zone più ricche del Paese, sono proprietari della loro casa, hanno un lavoro, magari qualche soldo da parte. A me sembra soprattutto che parlino e si frequentino tra di loro pensando che il mondo finisca lì. Non riesco a spiegarmi altrimenti questa distanza dal paese reale. Vale anche per il cosiddetto "modello Milano". Io che abito oltre la circonvallazione, prendo i mezzi pubblici per andare a lavorare, frequento il bar di quartiere e le assemblee condominiali, vado al mercato e al super, vedo e ascolto altro: pensionati invalidi che non possono pagare la badante full time e servizi che non ci sono, sempre più condomini che chiedono di rateizzare il debito perché non riescono a pagare le spese, sempre più anziani che fanno la cernita della frutta e della verdura scartata al mercato di quartiere, artigiani che fanno fatica ad anticipare l'IVA, giovani che vedono i voucher non come una gavetta ma come una costante, cittadini che ti raccontano che non possono pagare i ticket degli esami specialistici, altri che si lamentano delle condizioni di manutenzione, pulizia e sicurezza delle strade e dei quartieri. È vero che Milano è comunque uno dei motori d'Europa e una città attrattiva, io stesso vedo queste cose magari tornando da convegni a carattere internazionale o da incontri alle università, ma bisogna avere occhi e cuore per vedere e capire quanta sofferenza sociale ci sia in giro. La riformista Milano è tale solo se consente pari opportunità e pari dignità a tutti i suoi abitanti, dentro e fuori la circonvallazione della 90/91, dentro e fuori la ricchezza sociale
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