lunedì 5 aprile 2021
PartecipaMi/Fondazione RCM, una riflessione necessaria
Herman Zampariolo insegnò a me e a Chicco Testa i rudimenti digitali usando un tutor della Olivetti negli anni ‘80, ma è stato negli anni ‘90 che, grazie alla RCM- Rete Civica di Milano, ho appreso e praticato lo spazio pubblico digitale come estensione di quello fino ad allora conosciuto. Soprattutto, la pratica della partecipazione si è estesa in modo disintermediato: spazi di espressione senza bisogno di occuparli o di chiederli a qualcuno. Sento una profonda riconoscenza per Fiorella De Cindio, per il Prof. Degli Antoni, per Beppe Caravita, e per tutti quelli che a Scienze della Comunicazione hanno alimentato questo network civico, Oliviero Gentile per tutti.
Ho quindi risposto positivamente, negli anni, alle richieste di contribuire alla possibilità di un sostentamento economico essenziale, ma avevo iniziato a sollevare delle perplessità.
La nascita della Fondazione RCM ha visto, nel tempo, la partecipazione del Comune di Milano e della Provincia, poi Città Metropolitana, mi sembrava perciò naturale e coerente con la traduzione degli indirizzi costituzionali che le amministrazioni pubbliche considerassero la partecipazione informata al processo deliberativo, da parte dei cittadini, come dovere democratico di abilitazione universale. RCM poi PartecipaMi, cui partecipavano, mi sembravano lo strumento ideale, logico, e nello statuto precisava la sua funzione “Nasce con lo scopo di progettare, gestire e sostenere ambienti di partecipazione attiva dei cittadini, avvalendosi di strumenti digitali, nei processi di formazione, adozione e valutazione delle decisioni e dei servizi di pubblico rilievo.”. Quando Lorenzo Lipparini ha assunto il ruolo di assessore alla partecipazione, ancor più viste la sua cultura e la sua pratica radicale, mi aspettavo una concretizzazione di questo coinvolgimento e di affido di una traduzione concreta delle aspettative suscitate fin dai tempi della presenza arancione in Piazza Duomo. Tutto ciò non è avvenuto. L’azione pubblica di informazione su scelte già avvenute e prese anche fuori dagli ambiti di rappresentanza consiliare, vedi Ex Scali FS, è stata spacciata per l’esercizio del Débat Public francese, pur introdotto nel 2018 nell’ordinamento italiano. La Fondazione RCM non ha sollevato pubblicamente questa contraddizione, né ha preteso che le amministrazioni pubbliche onorassero la loro responsabilità di promotori, limitandosi a sollecitare un contributo dai cittadini che lo avevano già dato. Quando, alcuni anni fa a Chiama Milano, ho partecipato ad un incontro/anniversario di celebrazione e riflessione, ho sostenuto l’insufficienza e l’inutilità di animare la riduzione milanese di un social network, lì ho potuto constatare che chi prendeva la parola era invece soddisfatto e non chiedeva niente di più. Al massimo ambiva ad utilizzare PartecipaMi per sollevare alcune richieste locali. Io ribadisco che uno spazio civico locale di partecipazione digitale ha senso se abilita, facilita, l’esercizio della Cittadinanza Attiva in una funzione di tensione, non di scambio, con il Consiglio e la Giunta. Credo che siano necessari medici scalzi digitali che condividono, divulgano, conoscenze e competenze per l’estensione digitale dello spazio pubblico al fine di qualificare una comunità perché si esprima come opinione pubblica informata, quindi esigente. Ciò non solo qualifica la qualità dell’offerta politico elettorale e la sua traduzione amministrativa, ma connette una intelligenza collettiva presente nella realtà urbana.
Del resto, proprio grazie a Fiorella, Oliviero & co. Che hanno adattato Liquid Feedback, tutto ciò ha visto una verifica ed una conferma nella definizione partecipata del programma regionale del Patto Civico di Umberto Abrosoli.
Non trovo alcuna riflessione e indicazione in questo senso da parte di PartecipaMi e la richiesta periodica di contributi risulta funzionale ad un ruolo accessorio ad una pratica consociativa e di esternalizzazione della elaborazione e decisione politica che interessa le amministrazioni pubbliche che riguardano Milano. Il Consiglio metropolitano, con provvedimento n. 56/2015 del 17/12/2015, ha deliberato il recesso della Città metropolitana di Milano dalla Fondazione RCM, il sindaco metropolitano era Pisapia, quello odierno, Sala, non ha modificato la scelta.
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Molto interessante
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