La rete di professionisti e di esponenti del volontariato e della sussidiarietà riunita attorno al comitato promosso da Bassetti indica la forza di quel protagonismo civico che supplisce alla crisi di forma e di contenuto dei partiti di oggi. Una partecipazione nuova che dopo il ballottaggio i partiti non possono trascurare.
L’iniziativa svoltasi al Circolo De Amicis di Milano, proposta dall’appello promosso da Piero Bassetti con il comitato Oltre il 51%, costituisce il segno più compiuto del protagonismo civico milanese, sussidiario e supplente alla crisi di forma e di contenuto dei partiti odierni. Il luogo dell’incontro è significativo perché ha accompagnato per decenni l’esperienza del riformismo milanese e dei suoi sindaci socialisti. Sarebbe sbagliato e superficiale cogliere una riproposizione nostalgica dove invece si manifesta una memoria viva che, con un approccio plurale, partecipa alla definizione di una identità, un ruolo ed una funzione coerenti con la natura aperta ed inclusiva che Milano ha assunto lungo i secoli.
Nella città capitale del volontariato, da alcuni anni circoli e associazioni, fondazioni e comitati,
sono divenuti i luoghi della riflessione e dell’incontro per tantissimi milanesi che sentono la necessità di occuparsi della cosa pubblica. L’appuntamento al De Amicis ha visto convergere tutte queste esperienze che, nelle loro differenti sensibilità culturali e tematiche, trovano una sintonia profonda nella democrazia repubblicana, negli impegni e nelle garanzie della sua Costituzione e nella volontà, tutta milanese, di cogliere la sfida dell’innovazione che interessa il mondo come una opportunità che deve essere aperta a tutti. Il titolo della serata è indicativo: “Milano civica, Milano riparte. Contenuti innovativi per governare la città a larga maggioranza”, cioè con la capacità di coinvolgere i milanesi e i diversi interessi sociali, culturali e religiosi che esprimono in un blocco sociale per una innovazione qualitativa.
“A larga maggioranza” un proposito che esprime la consapevolezza che non si esce dalla deriva personalistica e plebiscitaria incarnata dal berlusconismo solo attraverso la maggioranza dei votanti al ballottaggio. È necessario risignificare le forme della partecipazione civica, la relazione tra amministrazione e cittadini, la qualità urbana affinché risponda agli interessi generali, l’ambizione di esercitare come città una funzione nella rete metropolitana regionale (e oltre: Novara, Piacenza…) e nella dimensione internazionale. Così Piero Bassetti ha proposto la sua introduzione con un impegno/constatazione “Milano riparte nel mondo”. Questa rete di professionisti, di esponenti dell’associazionismo e della sussidiarietà si propone di fare dei milanesi una comunità consapevole, che si assume la responsabilità di partecipare alla vita pubblica non solo alle scadenze elettorali e per questo capace di futuro. Le tre relazioni introduttive hanno così definito le caratteristiche necessarie per tre ambiti di progetto e di governo.
Daniele Checchi, preside di Scienze politiche alla Statale, ha trattato il tema “L’istituzione - Il buon andamento coincide con i diritti del cittadino”. Emanuele Ranci Ortigosa, presidente e direttore scientifico dell’Istituto per la ricerca sociale (Irs), il tema “La società - La coesione è cultura più welfare” e Marco Vitale, economista di impresa e animatore accademico, economico e sociale, il tema “L’economia - Impresa-lavoro-sviluppo. Generare benessere e qualità”. Istituzione, società ed economia come ambiti capaci di produrre un progetto comune per la città, fuori dalle consociazioni e dalle commistioni improprie.
I milanesi non vogliono la mafia in città, non la vogliono nell'area metropolitana, in Borsa e all'Expo, e li chiamano estremisti. Il segno nuovo di queste elezioni sta nella ripresa di una partecipazione civica e i partiti (con le cordate di interessi che li compongono) sarebbero degli illusi se dopo il ballottaggio dicessero "grazie, ora tornate a casa e lasciate fare a noi, ci vediamo alle prossime elezioni". Per questo è importante che la riserva di intelligenza e di generosità partecipativa che si è messa in moto non sia vissuta dai partiti come una scomoda concorrenza: questa rete non costituisce né si propone come un soggetto politico. Piuttosto, per una qualificazione della vita pubblica è necessario che questa rete sappia esprimere una soggettività politica, capace di concorrere agli indirizzi che il consiglio e l’amministrazione comunali devono esprimere sui nodi più importanti: Expo, PGT, Grande Milano, Città Digitale,traffico energia ambiente, ecc.
È questa rete che deve continuare a partecipare e, per essere utile, deve farlo con puntualità ed efficacia. Se una volta al mese si istruisse un appuntamento su uno dei temi in questione, condividendo e discutendo online i documenti relativi, il cui accesso è garantito per legge ben oltre la 241 e la trasparenza sugli atti amministrativi, se con una conduzione capace a questi appuntamenti partecipassero i rappresentanti di tutti gli interessi coinvolti, si contribuirebbe così a costruire una opinione pubblica avvertita. I temi e gli interessi in gioco, particolari e generali, sarebbero così chiari e pubblici, le soluzioni e le scelte proposte consentirebbero una comparazione costi/ benefici, economici-sociali-ambientali. Altroché “comitati del NO”, altroché “effetto NIMBY”, Not In My Backyard-Non Nel Mio Giardino: la partecipazione informata, con la possibilità di un decentramento aperto alla sussidiarietà sociale, con effettive prerogative amministrative, generano una cultura della responsabilità, insieme ad una domanda di qualità del vivere sociale. Se la mobilitazione civile, con le sue proposte e la sua partecipazione nuova, non “torna a casa” dopo il ballottaggio, la politica pubblica può tornare ad essere un Bene Comune e Milano può tornare a dare un contributo di qualità alla politica nazionale. Zingaropoli? Sic!
giovedì 26 maggio 2011
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