Cari tutti,
>
> vi segnalo un appuntamento interessante anche per chi tra voi non è della
> zona.
> "Darsena e Navigli. Il futuro di Milano in rete, tra Acque, Terre e
> Cittadinanza Attiva". Giovedì 1 Marzo al teatro della chiesa di San
> Cristoforo, dalle 18,30 alle 22,30, ci sarà un primo incontro particolare.
> Professionisti, comitati locali, GAS-Gruppi di Acquisto Solidale,
> esperienze del fotovoltaico, preti di frontiera, web radio, tv web,
> piattoforme digitali promosse dalle univesità o da fondazioni,
> volontari, commercianti, galleristi, musicisti e tante diversificate
> esperienze che animano quella parte di Milano definita dai Navigli, dal
> loro tessuto di roggie, dai cortili e camminamenti delle case, dal riuso
> degli edifici industriali, si trovano per dar vita ad un processo di
> progettazione partecipata. Sono esperienze che esprimono o richiedono una
> città con qualità sociale e ambientale da abitare e nella quale avere un
> protagonismo diretto. I progetti cui danno vita, nella maggioranza dei
> casi, non hanno alcun rapporto con l'amministrazione comunale quando, con
> piccoli interventi di supporto, quest'ultima potrebbe consentirne
> un'ulteriore qualificazione. C'è una riserva di intrapresa sociale preziosa
> per una città come Milano che vive un processo di definizione della propria
> identità, del proprio ruolo e della propria funzione, sia dentro i
> cambiamenti globali della produzione di valore e dei mercati, sia dentro i
> cambiamenti amministrativo-istituzionali che riguardano l'area
> metropolitana urbanisticamente più omogenea. La particolarità dell'area
> compresa e circostante la Darsena, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese
> è chiaramente visibile durante eventi quali il Fuori Salone del Design,
> dove è chiara la potenzialità della prossemica consentita da edifici e
> spazi. Strade, percorsi e pavimentazioni non particolarmente comodi per la
> mobilità automobilistica ma, grazie alla loro prossimità di relazione,
> evidentemente funzionali all'economia della conoscenza, dal design alla
> moda, dalle imprese creative alla formazione e alla ricerca. Un altro
> esempio è costituito dalle migliaia di milanesi che a piedi, di corsa o in
> bicicletta, affollano l'alzaia del Naviglio Grande fino a Corsico,
> Trezzano, Gaggiano e Abbiategrasso, facendo buona compagnia ai
> canottieri. Questa cittadinanza attiva non vuole avere un rapporto con la
> città da "city user", men che meno vuole costituire l'insieme di figuranti
> da cartolina per i frequentatori dei locali e delle alzaie. C'è un aspetto
> identitario che non vive di una riduzione simbolica e che esprime una
> consapevolezza profonda della relazione tra qualità del vivere sociale e la
> forma urbana con i suoi manufatti. Questa consapevolezza ha nutrito
> l'impegno in difesa della Darsena dallo scempio legato alla speculazione
> immobiliare costituita da un parcheggio che si voleva edificare sotto di
> essa e ha trovato piena espressione nel referendum approvato dai milanesi
> per il ripristino della Darsena, la qualificazione e la riapertura dei
> Navigli, dove possibile. Oggi questa risorsa sociale avvia un percorso di
> progettazione partecipata e condivisa che utilizzerà la rete digitale come
> spazio di confronto propedeutico ad incontri che attraverseranno tutta
> l'area dei Navigli. E' un progetto aperto, promosso da singoli cittadini,
> che fa tesoro delle diffidenze e delle delusioni verso le forme della
> partecipazione collettiva alla vita pubblica, per cui le diverse
> piattaforme digitali già in campo avranno una diretta corrispondenza senza
> una scelta a priori, ci si annusa per trovare e ritrovare le modalità
> efficaci di azione tra esperienze differenti. Ci saranno così incontri
> dedicati a singole questioni come quelle relative alla
> filiera agroalimentare che porta i prodotti dai campi del Parco Sud agli
> spazi dei GAS o come quelli legati ai problemi del traffico e dell'ingombro
> statico e dinamico dei veicoli, piuttosto che del recupero a verde degli
> spazi di risulta e possibili piantumazioni. Così ci saranno incontri per
> proporre il riuso di edifici dismessi e l'attivazione di servizi di
> supporto ad attività culturali e sociali. E' facile trovare un riscontro è
> una articolazione degli indirizzi che i milanesi hanno chiaramente espresso
> con i referendum per la città. Questa espressione di cittadinanza attiva e
> di sussidiarietà legata ad un territorio coerente e definito, che si
> connette in una rete progettuale, vuole interessare con le propie proposte
> l'agenda pubblica. Qui si evidenziano tutti i limiti della non definizione
> tanto del decentramento amministrativo quanto dell'area metropolitana.
> Logica vorrebbe che l'azione della Giunta Comunale per la riforma del
> decentramento definisse le funzioni ed il perimetro delle nuove
> municipalità proprio attraverso una relazione aperta ed una partecipazione
> informata con i cittadini: perchè l'area dei Navigli dovrebbe essere divisa
> tra diverse zone del decentramento come ora? Invece di costituire una
> caricatura del consiglio comunale, senza poteri, perchè le zone del
> decentramento non diventano strutture di supporto per la cittadinanza
> attiva? Svolgendo una funzione di connessione per la collaborazione tra
> esperienze e di facilitazione della relazione con le risorse di
> regolamentazione, di spazi, di personale ed economiche, proprie
> dell'amministrazione comunale. Senza precipitazione alcuna intanto partiamo
> da un confronto/presentazione tra esperienze, partendo dalla condivisione
> della memoria sociale e urbanistica dell'area della Darsena e dei Navigli
> fino al Parco Sud e da alcuni esempi di possibili piattaforme per la
> progettazione partecipata e di attività economiche e sociali condivise.
> L'incontro è di natura conviviale e autofinanziato, infatti continuerà
> anche durante il buffet curato dalla cooperativa BuonMercato di Corsico.
> Insieme si definiranno i temi e i luogi dei prossimi incontri e la cura del
> confronto via web. La progettazione partecipata dei cittadini dei Navigli
> può costituire un buon esempio per una città che vuole ritrovarsi
> protagonista dei cambiamenti in corso, come è sempre stata.
Milano BENE COMUNE
Verso una Costituente Civica per i beni comuni
Organizza:
DARSENA E NAVIGLI
IL FUTURO DI MILANO IN RETE. TRA ACQUE, TERRE E CITTADINANZA ATTIVA
Teatro Alfredo Chiesa via San Cristoforo n.1 Milano
giovedì 1 Marzo 2012 ore 18,30 - 22,30
h 18.30/20.30:
Le trasformazioni del Ticinese. Iniziative e imprenditorialità sensibile;
h 21.00/22,30:
Il Ticinese futuro. Proposte e progetti per l'innovazione delle politiche pubbliche.
Interverranno:
Mario Zerbini - operatore culturale
"I Navigli: territorio, esperienze, serivzi"
Guido Viale - economista e scrittore
"Cittadinanza attiva e impresa sociale"
Emanuele Spinelli - gestore Ostello Bello:
"Imprenditorialita' sensibile. Le potenzialita' del Ticinese"
Viola Nicodano - Associazione 11 metri
"Cambiare il modo in cui vengono amministrate le nostre comunità. Esperienze e proposte''
Gabriella Valassina, Marina Varriano - Comitati dei Navigli
"Vivere i Navigli. L'azione dei Comitati per la tutela di un bene comune"
Vincenzo Vasciaveo - DERS Parco Sud, BuonMercato
"Il rapporto citta' campagna attraverso il parco agricolo"
Laura Pogliani - Politecnico di Milano
"Le previsioni del PGT sull'area"
Luigi Caprarella - architetto, urbanista
"Tra terre, acque e cittadinanza attiva: percorsi per una Costituente civica "
Giovanni Cislaghi, Marco Prusicki - Politecnico di Milano
"Ticinese città d''acque"
Radio dei Navigli
"Il futuro di una comunità plurale "
Michele Mezza - SOS Rinnovabili
"I condomini, nuovi protagonisti della sostenibilita' ambientale. La rete del fotovoltaico"
Fiorella De Cindio - Presidente Fondazione RCM
"Piattaforme digitali come esperimento per la progettazione partecipata. La storia di PartecipaMI"
Mauro Preda – Università Cattolica
"Per un marketing territoriale partecipativo: il ruolo attivo delle reti"
continua
mercoledì 29 febbraio 2012
giovedì 23 febbraio 2012
Appello per la Darsena
Un appello lucido, derivato dall'esperienza diretta contro le speculazioni immobiliari, la mala gestione del territorio e della Cosa Pubblica. Lo condivido pienamente.
APPELLO PER LA DARSENA
by Marina Rizzi on Friday, 24 December 2010 at 02:40 ·
A fronte della Sentenza del Consiglio di Stato n. 201008554 del 06/12/2010 in cui si afferma che il Comune di Milano non ha diritto di revoca ai fini di autotutela sulla Concessione in essere con la Società Darsena S.p.A affidataria per la realizzazione del parcheggio interrato sotto l’invaso della Darsena di Milano;
A fronte della manifestata volontà della Sindaco Moratti così come riportato dai principali quotidiani ”Il parcheggio non lo vogliamo, gli uffici sono al lavoro per studiare e risolvere la questione” e condividendo il Comunicato Stampa del 16.12.2010 a firma dei Comitato dei Navigli, Comitato per la Tutela dei Navigli e Comitato Abitanti Naviglio Pavese riteniamo indispensabili e urgenti:
1) la modifica del Piano dei Servizi del PGT del Comune di Milano, attualmente approvato, con l’eliminazione della dicitura ‘Parcheggio sotterraneo esistente’ da ogni elaborato connesso alla Darsena e negli studi di settore conseguenti;
2) il ripristino della Darsena allo stato precedente l’intervento della Società Darsena S.p.A. come precondizione per qualsiasi ragionamento futuro sul suo assetto che non ne riduca il ruolo di testimonianza monumentale e di elemento funzionale al sistema d’acque di un ampio territorio;
3) che ci si adoperi immediatamente affinché il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici apponga, sulla Darsena e Navigli, nuovo e più opportuno vincolo a maggior grado di protezione, in modo da evitare che nuovi ed eventuali strumenti urbanistici o proposte private possano riproporre il problema per il futuro di un bene inalienabile della collettività.
Questo è un appello di singoli cittadini; le adesioni a sostenerlo sono aperte.
Grazie a tutti i privati, alle associazioni, ai movimenti e ai partiti che vorranno sostenerlo e grazie a chi di voi vorrà condividere.
Per aderire e` sufficiente apporre la propria firma o scrivere "sottoscrivo" nei commenti sotto alla nota.
Primi firmatari:
Luigi Caprarella
Marina Rizzi
Gabriella Valassina
Marina Varriano
Giulia Gresti
Leda Fava
Antonia Prigione
Roberto Rivolta
Gabriele Scafati
Alessandra Mauri
Flora Cappelluti
Rita Barbieri
Alberto Capece Minutolo
Ivan Berni
Paola Domenichini
Maria Gabriella Berti
Jeanine Carteau
Giorgio Franchina
Costanza Firrao
Valeria Corbella
Mirko Bareggi
Comitato dei Navigli
Comitato Abitanti di San Siro
Associazione I BEI NAVIGLI
Comitato Abitanti di Via Gola
Tutela del Territorio
Darsena Pioniera
APPELLO PER LA DARSENA
by Marina Rizzi on Friday, 24 December 2010 at 02:40 ·
A fronte della Sentenza del Consiglio di Stato n. 201008554 del 06/12/2010 in cui si afferma che il Comune di Milano non ha diritto di revoca ai fini di autotutela sulla Concessione in essere con la Società Darsena S.p.A affidataria per la realizzazione del parcheggio interrato sotto l’invaso della Darsena di Milano;
A fronte della manifestata volontà della Sindaco Moratti così come riportato dai principali quotidiani ”Il parcheggio non lo vogliamo, gli uffici sono al lavoro per studiare e risolvere la questione” e condividendo il Comunicato Stampa del 16.12.2010 a firma dei Comitato dei Navigli, Comitato per la Tutela dei Navigli e Comitato Abitanti Naviglio Pavese riteniamo indispensabili e urgenti:
1) la modifica del Piano dei Servizi del PGT del Comune di Milano, attualmente approvato, con l’eliminazione della dicitura ‘Parcheggio sotterraneo esistente’ da ogni elaborato connesso alla Darsena e negli studi di settore conseguenti;
2) il ripristino della Darsena allo stato precedente l’intervento della Società Darsena S.p.A. come precondizione per qualsiasi ragionamento futuro sul suo assetto che non ne riduca il ruolo di testimonianza monumentale e di elemento funzionale al sistema d’acque di un ampio territorio;
3) che ci si adoperi immediatamente affinché il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici apponga, sulla Darsena e Navigli, nuovo e più opportuno vincolo a maggior grado di protezione, in modo da evitare che nuovi ed eventuali strumenti urbanistici o proposte private possano riproporre il problema per il futuro di un bene inalienabile della collettività.
Questo è un appello di singoli cittadini; le adesioni a sostenerlo sono aperte.
Grazie a tutti i privati, alle associazioni, ai movimenti e ai partiti che vorranno sostenerlo e grazie a chi di voi vorrà condividere.
Per aderire e` sufficiente apporre la propria firma o scrivere "sottoscrivo" nei commenti sotto alla nota.
Primi firmatari:
Luigi Caprarella
Marina Rizzi
Gabriella Valassina
Marina Varriano
Giulia Gresti
Leda Fava
Antonia Prigione
Roberto Rivolta
Gabriele Scafati
Alessandra Mauri
Flora Cappelluti
Rita Barbieri
Alberto Capece Minutolo
Ivan Berni
Paola Domenichini
Maria Gabriella Berti
Jeanine Carteau
Giorgio Franchina
Costanza Firrao
Valeria Corbella
Mirko Bareggi
Comitato dei Navigli
Comitato Abitanti di San Siro
Associazione I BEI NAVIGLI
Comitato Abitanti di Via Gola
Tutela del Territorio
Darsena Pioniera
mercoledì 22 febbraio 2012
il prezzo dell'iPad
Operai schiavi e dormitori prigioni:nella fabbrica cinese di iPad e iPhone, i lavoratori guadagnano 1,78 dollari l'ora, troppo pochi anche per il governo di Pechino che non li tassa. Non mi fa per nulla piacere sapere che il mio iPad è stato prodotto a scapito della dignità dei lavoratori. Questa l'altra faccia di Steve Jobs e della Apple.
Anti Digital Divide chiude
Anti Digital Divide chiude. Grazie per il lavoro svolto sino a qui.
http://www.antidigitaldivide.org/
http://www.antidigitaldivide.org/
martedì 21 febbraio 2012
Disastro Labro: l'inchiesta si sviluppa
Sei indagati per il petrolio nel Lambro. "Liquidi inquinanti per 2.400 tonnellate"
La Procura di Monza ha chiuso le indagini per il disastro ecologico del febbraio 2010. Ma quali controlli ha effettuato l'ARPA della Lombardia per verificare le autocertificazioni relative alle tonnellate di materiale stocca
La Procura di Monza ha chiuso le indagini per il disastro ecologico del febbraio 2010. Ma quali controlli ha effettuato l'ARPA della Lombardia per verificare le autocertificazioni relative alle tonnellate di materiale stocca
lunedì 20 febbraio 2012
cittadinanza attiva in rete per una rete libera
ll progetto: una rete "ombra" per difendersi dalla censura
Secondo Scientific American, il crescente controllo governativo e aziendale sulla Rete ne ha ormai compromesso la decentralizzazione. Un antidoto potrebbe venire dal mesh networking, sistema in cui tutti gli utenti diventano "staffettisti" dei dati. A patto di rinunciare alla pigrizia.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/02/18/news/web_ombra-29873354/?ref=HRERO-2
Secondo Scientific American, il crescente controllo governativo e aziendale sulla Rete ne ha ormai compromesso la decentralizzazione. Un antidoto potrebbe venire dal mesh networking, sistema in cui tutti gli utenti diventano "staffettisti" dei dati. A patto di rinunciare alla pigrizia.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/02/18/news/web_ombra-29873354/?ref=HRERO-2
L'esito dei Referendum milanesichiede il rispetto delle regole!
Il Comitato promotore dei referendum Milanosimuove ha presentato un ricorso al Collegio dei Garanti, sottoscritto dal Presidente Edoardo Croci e dal segretario Marco Cappato, per chiedere che si esprima al fine di sollecitare la Giunta e il Consiglio comunale a deliberare gli atti necessari a dare attuazione ai cinque referendum approvati dai milanesi lo scorso giugno.
I temi dei referendum. 1) ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione di “ecopass” e la pedonalizzazione del centro, 2) raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo, 3) conservare il futuro parco dell’area EXPO, 4) risparmiare energia e ridurre le emissioni di gas serra, 5) ripristinare la Darsena e studiare la riapertura del sistema dei Navigli milanesi.
Hanno dichiarato Edoardo Croci, Marco Cappato ed Enrico Fedrighini: “Sono da tempo scaduti i termini previsti dalla legge perché l’amministrazione comunale dia attuazione in termini di piani, programmi, tempi, responsabilità e risorse ai cinque referendum. Apprezziamo l’introduzione della congestion charge con l’avvio di area C quale importante punto di partenza. Chiediamo a questo punto di non ritardare ulteriormente lo sviluppo completo del grande progetto di trasformazione urbana che i milanesi hanno chiesto coi referendum. Siamo fiduciosi che questo ricorso rappresenti un forte stimolo per accelerare il processo decisionale e attuativo, a cui confermiamo la disponibilità a dare il contributo del comitato promotore”.
“I dati sull’aumento dei viaggiatori sui mezzi pubblici confermano che la disponibilità dei milanesi a partecipare attivamente al processo di trasformazione sostenibile e che non vi è riduzione del numero di persone che accedono al centro storico, ma solo delle auto con una rilevante riduzione della congestione. È importante che i benefici economici in termini di proventi della tariffa, aumento degli incassi della vendita dei biglietti per Atm, riduzione dei costi di gestione per la maggiore velocità dei mezzi pubblici e sanzioni, siano pienamente reinvestiti sin da ora a favore del potenziamento e di nuovi servizi per il trasporto e la mobilità sostenibile come chiesto dai referendum”.
Il termine di legge previsto per le deliberazioni comunali attuative dei referendum è scaduto il 1° ottobre 2011 mentre su alcune materie come il parco agroalimentare e le vie d’acqua Expo 2015 non sembra esservi un adeguato raccordo con le indicazioni dei referendum.
I temi dei referendum. 1) ridurre traffico e smog attraverso il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione di “ecopass” e la pedonalizzazione del centro, 2) raddoppiare gli alberi e il verde pubblico e ridurre il consumo di suolo, 3) conservare il futuro parco dell’area EXPO, 4) risparmiare energia e ridurre le emissioni di gas serra, 5) ripristinare la Darsena e studiare la riapertura del sistema dei Navigli milanesi.
Hanno dichiarato Edoardo Croci, Marco Cappato ed Enrico Fedrighini: “Sono da tempo scaduti i termini previsti dalla legge perché l’amministrazione comunale dia attuazione in termini di piani, programmi, tempi, responsabilità e risorse ai cinque referendum. Apprezziamo l’introduzione della congestion charge con l’avvio di area C quale importante punto di partenza. Chiediamo a questo punto di non ritardare ulteriormente lo sviluppo completo del grande progetto di trasformazione urbana che i milanesi hanno chiesto coi referendum. Siamo fiduciosi che questo ricorso rappresenti un forte stimolo per accelerare il processo decisionale e attuativo, a cui confermiamo la disponibilità a dare il contributo del comitato promotore”.
“I dati sull’aumento dei viaggiatori sui mezzi pubblici confermano che la disponibilità dei milanesi a partecipare attivamente al processo di trasformazione sostenibile e che non vi è riduzione del numero di persone che accedono al centro storico, ma solo delle auto con una rilevante riduzione della congestione. È importante che i benefici economici in termini di proventi della tariffa, aumento degli incassi della vendita dei biglietti per Atm, riduzione dei costi di gestione per la maggiore velocità dei mezzi pubblici e sanzioni, siano pienamente reinvestiti sin da ora a favore del potenziamento e di nuovi servizi per il trasporto e la mobilità sostenibile come chiesto dai referendum”.
Il termine di legge previsto per le deliberazioni comunali attuative dei referendum è scaduto il 1° ottobre 2011 mentre su alcune materie come il parco agroalimentare e le vie d’acqua Expo 2015 non sembra esservi un adeguato raccordo con le indicazioni dei referendum.
venerdì 17 febbraio 2012
Gli intoccabili e la memoria
Ci sono questioni, che hanno a che fare con la sicurezza e la salute dei cittadini,delle quali ci accorgiamo a seguito di disastri spesso annunciati e non riconosciuti. Questioni per le quali l’accesso alle informazioni e il dibattito sono importanti per non ripetere gli errori. Questo è valso per l’amianto dell’Eternit a Casale grazie alla tenacia dei sopravvissuti e di un magistrato come Guariniello. Questo è valso per la diga del Vajont. Per questo fa riflettere quello che sta accadendo. Il Giudice delle indagini preliminari di Belluno ordina la chiusura preventiva del’intero portale dedicato alla strage del Vajont, costata la vita nel 1963 a 1910 persone, per una frase ritenuta offensiva della reputazione degli On. Domenico Scilipoti e Maurizio Paniz, e ordina a 226 Provider italiani di impedire ai cittadini italiani di aver accesso al portale. Una metafora alpina di poche parole è costata cara ad un bellunese titolare del portale informatico dedicato all’approfondimento sulla strage del Vajont, Vajont.info. Il Giudice delle indagini preliminari di Belluno, su richiesta della locale Procura, ha infatti disposto il sequestro preventivo del’intero portale www.Vajont.info, il sito web che raccontava, con immagini ed articoli, la storia della strage conseguente al crollo della diga del Vajont del 1963, costata a tutt’oggi 1910 vittime. La misura richiesta dalla Procura e disposta dal GIP, in virtù di una frase sarcastica adottata nei confronti dei due parlamentari, però è stata adottata non solo nei confronti del portale ma anche a carico di 226 internet service providers italiani, ai quali è stato ordinato di “inibire ai rispettivi utenti l’accesso all’indirizzo web www.vajont.info, ai relativi alias e ai nomi di dominio presenti e futuri, rinvianti al sito medesimo, all’indirizzo IP statico che al momento dell’esecuzione del sequestro risulta associato al predetto nome di dominio e ad ogni ulteriore indirizzo IP statico che sarà associato in futuro ( interdizione alla risoluzione dell’indirizzo mediante DNS)”. Non mi sembra la via migliore per ricomporre una relazione tra il Palazzo e i cittadini, mai così distanti.
martedì 14 febbraio 2012
Il Gigante Guariniello
Anche sul caso Eternit, oltre che sul doping ecc., Guariniello è stato un gigante tenace. Ora giustamente chiede di estendere il modello di organizzazione specifico messo a punto a Torino alle altre procure italiane, perché l'amianto non conosce confini. Maledetto questo paese dove le persone eccezionali sono una eccezione e non un esempio.
lunedì 13 febbraio 2012
1 Marzo i Navigli
sta prendendo corpo l'iniziativa sociale per l'area dei Navigli di cui vi parlavo
ecco la scheda relativa.
L'incontro è previsto in una modalità conviviale, infatti si mangerà assieme.
a presto
Milano BENE COMUNE
Verso una Costituente Civica per i beni comuni
Milano BENE COMUNE, gruppo di cittadini e associazioni impegnato per favorire la presenza della società civile nei processi di definizione delle politiche pubbliche che riguardano i ‘beni comuni’, organizza l'incontro:
DARSENA E NAVIGLI
IL FUTURO DI MILANO IN RETE. TRA ACQUE, TERRE E CITTADINANZA ATTIVA
Teatro Alfredo Chiesa via San Cristoforo n.1 Milano
giovedì 1 Marzo 2012 ore 18,30 - 22,30
Il Ticinese è quella parte di Milano la cui identità coincide con l’essere storicamente punto di incontro tra la città, alcune vie di comunicazione d’acqua e di terra e i vasti territori agricoli a sud. Denominata ‘Cittadella, in essa si accoglievano merci e materie prime portate dal Naviglio per essere trasformate e distribuite sul mercato cittadino ed europeo.
Quartiere di popolo, artigiani e commercianti, giunto socialmente e culturalmente attivo fin quasi ai nostri giorni, il Ticinese vive oggi una crisi di identità causata dalla rottura del rapporto con il territorio e da politiche urbane poco lungimiranti e insensibili al contesto.
Un cinquantennio di scelte pianificatorie ed economiche hanno estromesso le attività produttive ed artigianali, semplificato il ricco tessuto urbano e sociale, utilizzato la qualità urbana rappresentata dalla presenza dell’acqua per il più grande ‘parco tematico’ della città dedicato al consumo e alla ristorazione ed, infine, abbandonato o snaturato quei manufatti come la Darsena, la Conca o l’antica arena romana, da sempre caratterizzanti l’area e non direttamente utilizzabili a fini di promozione economica o commerciale.
Nonostante i processi di omologazione economica e sociale il Ticinese continua a conservare peculiarità qualitative specifiche rispetto al resto della città, qualità considerabili risorsa ambientale idonea all’accoglimento, all’incubazione e all’avvio di iniziative imprenditoriali, culturali e civiche.
Obiettivo dell’incontro del 1 marzo è l’avvio di un percorso di ricognizione dell’area interessata dalla presenza dei due Navigli ed estesa oltre i confini comunali.
Un’analisi in grado di rendere il quadro delle trasformazioni in atto, gli aspetti caratterizzanti la risignificazione del contesto urbano, le sperimentazioni e i progetti che interessano il futuro dell’area e, attraverso ciò, la messa in rete di tutte le esperienze attive presenti.
Siamo infatti convinti che attraverso lo scambio di esperienze e la coscienza di ciò che le connette si possa fare strada una soggettività culturale e politica in grado di esprimere nuovi scenari per il Ticinese e nuove modalità amministrative e di partecipazione per realizzare gli stessi.
Congiuntamente al percorso avviato con l’iniziativa proponiamo la sperimentazione di una piattaforma digitale come strumento ed estensione del processo partecipato di progettazione sociale, un contributo alla definizione del ruolo, dell'identità e della funzione dell'area dei Navigli e della città metropolitana.
La serata è organizzata in due sessioni, dalle 18,30 alle 20,30 Le trasformazioni del Ticinese. Iniziative e imprenditorialità sensibile; dalle 21,00 alle 22,30 Il Ticinese futuro. Proposte e progetti per l’innovazione delle politiche pubbliche.
Gli interventi sono previsti della durata di 15 minuti, con possibilità di proiettare slide da computer.
E’ richiesto a tutti un contributo di 5 € per la copertura selle spese di affitto della sala, inoltre dalle 20,30 alle 21,00 funzionerà un punto ristoro gestito dal BuonMercato di Corsico.
ecco la scheda relativa.
L'incontro è previsto in una modalità conviviale, infatti si mangerà assieme.
a presto
Milano BENE COMUNE
Verso una Costituente Civica per i beni comuni
Milano BENE COMUNE, gruppo di cittadini e associazioni impegnato per favorire la presenza della società civile nei processi di definizione delle politiche pubbliche che riguardano i ‘beni comuni’, organizza l'incontro:
DARSENA E NAVIGLI
IL FUTURO DI MILANO IN RETE. TRA ACQUE, TERRE E CITTADINANZA ATTIVA
Teatro Alfredo Chiesa via San Cristoforo n.1 Milano
giovedì 1 Marzo 2012 ore 18,30 - 22,30
Il Ticinese è quella parte di Milano la cui identità coincide con l’essere storicamente punto di incontro tra la città, alcune vie di comunicazione d’acqua e di terra e i vasti territori agricoli a sud. Denominata ‘Cittadella, in essa si accoglievano merci e materie prime portate dal Naviglio per essere trasformate e distribuite sul mercato cittadino ed europeo.
Quartiere di popolo, artigiani e commercianti, giunto socialmente e culturalmente attivo fin quasi ai nostri giorni, il Ticinese vive oggi una crisi di identità causata dalla rottura del rapporto con il territorio e da politiche urbane poco lungimiranti e insensibili al contesto.
Un cinquantennio di scelte pianificatorie ed economiche hanno estromesso le attività produttive ed artigianali, semplificato il ricco tessuto urbano e sociale, utilizzato la qualità urbana rappresentata dalla presenza dell’acqua per il più grande ‘parco tematico’ della città dedicato al consumo e alla ristorazione ed, infine, abbandonato o snaturato quei manufatti come la Darsena, la Conca o l’antica arena romana, da sempre caratterizzanti l’area e non direttamente utilizzabili a fini di promozione economica o commerciale.
Nonostante i processi di omologazione economica e sociale il Ticinese continua a conservare peculiarità qualitative specifiche rispetto al resto della città, qualità considerabili risorsa ambientale idonea all’accoglimento, all’incubazione e all’avvio di iniziative imprenditoriali, culturali e civiche.
Obiettivo dell’incontro del 1 marzo è l’avvio di un percorso di ricognizione dell’area interessata dalla presenza dei due Navigli ed estesa oltre i confini comunali.
Un’analisi in grado di rendere il quadro delle trasformazioni in atto, gli aspetti caratterizzanti la risignificazione del contesto urbano, le sperimentazioni e i progetti che interessano il futuro dell’area e, attraverso ciò, la messa in rete di tutte le esperienze attive presenti.
Siamo infatti convinti che attraverso lo scambio di esperienze e la coscienza di ciò che le connette si possa fare strada una soggettività culturale e politica in grado di esprimere nuovi scenari per il Ticinese e nuove modalità amministrative e di partecipazione per realizzare gli stessi.
Congiuntamente al percorso avviato con l’iniziativa proponiamo la sperimentazione di una piattaforma digitale come strumento ed estensione del processo partecipato di progettazione sociale, un contributo alla definizione del ruolo, dell'identità e della funzione dell'area dei Navigli e della città metropolitana.
La serata è organizzata in due sessioni, dalle 18,30 alle 20,30 Le trasformazioni del Ticinese. Iniziative e imprenditorialità sensibile; dalle 21,00 alle 22,30 Il Ticinese futuro. Proposte e progetti per l’innovazione delle politiche pubbliche.
Gli interventi sono previsti della durata di 15 minuti, con possibilità di proiettare slide da computer.
E’ richiesto a tutti un contributo di 5 € per la copertura selle spese di affitto della sala, inoltre dalle 20,30 alle 21,00 funzionerà un punto ristoro gestito dal BuonMercato di Corsico.
giovedì 9 febbraio 2012
Quoto Obama su SOPA e PIPA
“Ogni sforzo per combattere la pirateria
informatica deve essere profuso con attenzione, il rischio di andare a
porre leggi che funzionino come una vera e propria censura e
inibiscano l'innovazione è dietro l'angolo. In tutto il mondo,
l'apertura di Internet occupa un ruolo sempre più centrale per l'innovazione nelle imprese, nel governo e nella società, e deve essere protetta”.
informatica deve essere profuso con attenzione, il rischio di andare a
porre leggi che funzionino come una vera e propria censura e
inibiscano l'innovazione è dietro l'angolo. In tutto il mondo,
l'apertura di Internet occupa un ruolo sempre più centrale per l'innovazione nelle imprese, nel governo e nella società, e deve essere protetta”.
mercoledì 8 febbraio 2012
Tre incontri su Lombardia, Politica Pubblica e Federalismo
Tre incontri a Milano intorno alle questioni aperte dalla crisi del “Modello Formigoni” e della Lega Nord, appuntamenti, temi e confronti che propongono Milano come crocevia consapevole delle necessarie innovazioni nell’architettura istituzionale e nell’esercizio della Politica Pubblica. Tre incontri che evidenziano non solo sensibilità e tempestività politica ma la vivacità milanese ancora esterna alle forme organizzate della partecipazione politica.
Fiorello Cortiana
1) AMBROSIANEUM Fondazione Culturale e ALLARME MILANO SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Introduce
Marco Vitale
Partecipano
Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci
a partire dai volumi
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi
2) IL CIRCOLO TOMBON organizza un incontro con
On. BRUNO TABACCI e PIPPO CIVATI
Su “IL LATO OSCURO DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE”
dibattito liberamente ispirato al libro “Luigini contro Contadini” di Gabrio Casati
Lunedì 20 febbraio, ore 18,00 BIBLIOTECA SICILIA Via Sacco, 14 (angolo via Frua)
3) LIBERTA'eguale-Milano/Lombardia
20 febbraio ore 15/18 Salone Clerici Acli via della Signora 2 Milano
Regione Lombardia: la crisi del modello Formigoni
La nostra associazione ha ritenuto opportuno invitare a un confronto sulle questioni politiche e le scelte programmatiche esponenti politici e di diverse associazioni sociali e culturali
Hanno già assicurato la partecipazione :
Maurizio Martina (PD) Savino Pezzotta ( UDC)Tito Magni (SEL) Sergio Piffari (IDV) Giuseppe Valditara (FLI)
Introduce Erminio Quartiani deputato.
Fiorello Cortiana
1) AMBROSIANEUM Fondazione Culturale e ALLARME MILANO SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Introduce
Marco Vitale
Partecipano
Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci
a partire dai volumi
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi
2) IL CIRCOLO TOMBON organizza un incontro con
On. BRUNO TABACCI e PIPPO CIVATI
Su “IL LATO OSCURO DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE”
dibattito liberamente ispirato al libro “Luigini contro Contadini” di Gabrio Casati
Lunedì 20 febbraio, ore 18,00 BIBLIOTECA SICILIA Via Sacco, 14 (angolo via Frua)
3) LIBERTA'eguale-Milano/Lombardia
20 febbraio ore 15/18 Salone Clerici Acli via della Signora 2 Milano
Regione Lombardia: la crisi del modello Formigoni
La nostra associazione ha ritenuto opportuno invitare a un confronto sulle questioni politiche e le scelte programmatiche esponenti politici e di diverse associazioni sociali e culturali
Hanno già assicurato la partecipazione :
Maurizio Martina (PD) Savino Pezzotta ( UDC)Tito Magni (SEL) Sergio Piffari (IDV) Giuseppe Valditara (FLI)
Introduce Erminio Quartiani deputato.
La Margherita e la natura dei partiti, Marco Vitale per il Fatto
INTERVISTA PER
IL FATTO QUOTIDIANO
Milano, 6 febbraio 2012
A: CATERINA PERNICONI
DA. MARCO VITRALE
Il rendiconto API 1.1.2010/31.12.2010 non è leggibile. Pertanto le mie osservazioni si possono basare solo sul rendiconto Margherita 1-1-2008 /31.12.2008. Come mi attendevo il rendiconto è formalmente ineccepibile, come attestano anche i tre sicuramente bravi revisori commercialisti.
La prima osservazione è di sostanza. Il rendiconto evidenzia:
disponibilità liquide e postali per 21,4 milioni di euro, un patrimonio netto di 20,5 milioni di euro ed un totale di attività di 28.1 milioni di euro; e tra i ricavi contributi pubblici di 24.2 milioni di euro.
Le osservazioni che ne conseguono sono:
- I contributi che lo Stato versa a questo partito (ed immagino agli altri) è una cosa semplicemente folle. E’ inevitabile che, prima o poi, ci sia qualcuno tentato di mettere le mani su tanto ben di Dio per farsi una casetta o per fare proficui investimenti in Tanzania od altro paese esotico;
- Questo soggetto non è un partito, cioè un’associazione di persone ai sensi dell’art. 49 della Costituzione (“tutti i sottoscritti hanno diritto di associarsi liberamente in partito per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”). Ciò è dimostrato dal fatto che i contributi da persone fisiche associate sono la risibile somma di 149.880 euro a fronte di 24.277.368,72 dai contributi dallo Stato ed emerge da tutta l’impostazione del bilancio. Questa è un’impresa, anzi, con i parametri italiani, è una grande impresa, anzi una grande impresa a partecipazione statale.
Come tale va assoggettata, come tutte le imprese grandi, almeno:
All’obbligo del bilancio consolidato che non è disponibile, anche se esistono 3.8 milioni di crediti verso società partecipate, oltre a 343 mila investiti nelle stesse a titolo di capitale (si tratta di due società editoriali);
All’obbligo della certificazione dei bilanci. Inoltre, trattandosi di una impresa a partecipazione statale dovrebbe essere sottoposta anche al controllo della Corte dei Conti.
Per sapere se e cosa di utile è stato fatto con questa cornucopia bisogna andare a vedere le spese e, dunque, nel linguaggio barocco del rendiconto, bisogna andare a vedere “gli oneri della gestione caratteristica”. Il grosso dei ricavi è stato speso per servizi. Nell’arco di soli 12 mesi sono stati spesi ben 15 milioni di euro per acquisti di servizi. Di questi si dice che ben 10.5 milioni sono stati spesi per spese elettorali e di propaganda. Ed è tutto. Chi vuole sapere qualcosa di più passi la prossima volta!
Certo che la lettura di questo rendiconto relativo all’anno 2008, cioè proprio all’anno in cui scoppia l’inizio della crisi che ha fatto scomparire tante imprese e tanti posti di lavoro, fa venire i brividi. E fa ricordare quello che Enrico Berlinguer disse nel 1981:
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientele: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee. Ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti,oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa, sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. I partiti hanno occupato lo Stato e le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela, un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, sei beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi” . (Repubblica 28 luglio 1981, citato in Elio Veltri e Francesco Paola, I Soldi dei Partiti, Marsilio, 2012).
Sia ben chiaro nessun miglioramento formale, nessuna migliore supervisione, nessuna migliore gestione può migliorare sostanzialmente la situazione. I partiti assorbono una quantità di denaro pubblico assurda. Devono ritornare ad essere associazioni politiche. Ma non saranno gli attuali partiti e neanche quelli più recenti (vedi i comportamenti in materia dell’IdV) a produrre il cambiamento. Ci vuole una ribellione di popolo molto forte. Io mi iscrivo.
Cordialità.
Marco Vitale
IL FATTO QUOTIDIANO
Milano, 6 febbraio 2012
A: CATERINA PERNICONI
DA. MARCO VITRALE
Il rendiconto API 1.1.2010/31.12.2010 non è leggibile. Pertanto le mie osservazioni si possono basare solo sul rendiconto Margherita 1-1-2008 /31.12.2008. Come mi attendevo il rendiconto è formalmente ineccepibile, come attestano anche i tre sicuramente bravi revisori commercialisti.
La prima osservazione è di sostanza. Il rendiconto evidenzia:
disponibilità liquide e postali per 21,4 milioni di euro, un patrimonio netto di 20,5 milioni di euro ed un totale di attività di 28.1 milioni di euro; e tra i ricavi contributi pubblici di 24.2 milioni di euro.
Le osservazioni che ne conseguono sono:
- I contributi che lo Stato versa a questo partito (ed immagino agli altri) è una cosa semplicemente folle. E’ inevitabile che, prima o poi, ci sia qualcuno tentato di mettere le mani su tanto ben di Dio per farsi una casetta o per fare proficui investimenti in Tanzania od altro paese esotico;
- Questo soggetto non è un partito, cioè un’associazione di persone ai sensi dell’art. 49 della Costituzione (“tutti i sottoscritti hanno diritto di associarsi liberamente in partito per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”). Ciò è dimostrato dal fatto che i contributi da persone fisiche associate sono la risibile somma di 149.880 euro a fronte di 24.277.368,72 dai contributi dallo Stato ed emerge da tutta l’impostazione del bilancio. Questa è un’impresa, anzi, con i parametri italiani, è una grande impresa, anzi una grande impresa a partecipazione statale.
Come tale va assoggettata, come tutte le imprese grandi, almeno:
All’obbligo del bilancio consolidato che non è disponibile, anche se esistono 3.8 milioni di crediti verso società partecipate, oltre a 343 mila investiti nelle stesse a titolo di capitale (si tratta di due società editoriali);
All’obbligo della certificazione dei bilanci. Inoltre, trattandosi di una impresa a partecipazione statale dovrebbe essere sottoposta anche al controllo della Corte dei Conti.
Per sapere se e cosa di utile è stato fatto con questa cornucopia bisogna andare a vedere le spese e, dunque, nel linguaggio barocco del rendiconto, bisogna andare a vedere “gli oneri della gestione caratteristica”. Il grosso dei ricavi è stato speso per servizi. Nell’arco di soli 12 mesi sono stati spesi ben 15 milioni di euro per acquisti di servizi. Di questi si dice che ben 10.5 milioni sono stati spesi per spese elettorali e di propaganda. Ed è tutto. Chi vuole sapere qualcosa di più passi la prossima volta!
Certo che la lettura di questo rendiconto relativo all’anno 2008, cioè proprio all’anno in cui scoppia l’inizio della crisi che ha fatto scomparire tante imprese e tanti posti di lavoro, fa venire i brividi. E fa ricordare quello che Enrico Berlinguer disse nel 1981:
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientele: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee. Ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti,oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa, sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. I partiti hanno occupato lo Stato e le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela, un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, sei beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi” . (Repubblica 28 luglio 1981, citato in Elio Veltri e Francesco Paola, I Soldi dei Partiti, Marsilio, 2012).
Sia ben chiaro nessun miglioramento formale, nessuna migliore supervisione, nessuna migliore gestione può migliorare sostanzialmente la situazione. I partiti assorbono una quantità di denaro pubblico assurda. Devono ritornare ad essere associazioni politiche. Ma non saranno gli attuali partiti e neanche quelli più recenti (vedi i comportamenti in materia dell’IdV) a produrre il cambiamento. Ci vuole una ribellione di popolo molto forte. Io mi iscrivo.
Cordialità.
Marco Vitale
martedì 7 febbraio 2012
STOP ACTA!
La libertà in rete non è scontata, diamoci da fare e facciamo girare
http://www.facebook.com/events/171544026282055/
http://www.facebook.com/events/171544026282055/
Volunia
Ho inviato la mia mai e così sono stato inserito nella lista dei partecipanti che potranno diventare Power User di VOLUNIA. Questo motore di ricerca nato nell'Università di Padova propone una definizione di mappe multimediali inerenti alla ricerca e una possibile relazione di riconoscimento/informazione tra coloro che hanno gli stessi percorsi/oggetti di ricerca. Il tutto con una possibilità di intervento di modificazione/riorganizzazione da parte dei siti che vengono mappati. Mi sembra un avvio interessante per lo sviluppo di interazioni e collaborazioni tra netizen. La questione che prende ulteriormente corpo riguarda la definizione della nostra identità permessa da una tracciabilità e da una profilazione che, in questo caso, permettiamo esplicitamente quando ci avvaliamo delle funzioni di relazione sociale di Volunia. E' una questione già emersa con Facebook e Google e che chiama in causa con una piena declinazione la Privacy, che nella pervasività digitale significa garanzie e controllo per l'autodeterminazione del proprio profilo, della propria identità. Un'ulteriore elemento di riflessione è sollecitato dall'intento esplicito dei fondatori di Volunia di "fare uscire le galline dal le gabbie e di farle volare" per avere uno sguardo più ampio sul mondo della rete. Mi sembra un intento importante che comunque propone una voliera in luogo delle gabbie: per quanto ampio e articolatosi tratta di un "walled garden". Un passo avanti comunque in una partecipazione cognitiva sempre meno preclusa e meno predefinita, che aiuta a portare i nodi al pettine: software non brevettato e con codice sorgente aperto e modificabile, neutralità della rete, libertà di espressione, conoscenza come Bene Comune, partecipazione informata ai processi deliberativi della politica pubblica, consapevole controllo della definizione della propria identità. O questo spazio di condivisione partecipata per la cittadinanza digitale o il lato oscuro della rete, comunque venga colorato.
lunedì 6 febbraio 2012
Ripensare la TAV, appello a Monti
Ripensi all’Alta velocità Torino-Lione: appello al premier Monti
Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati inviano una lettera aperta al presidente del Consiglio, invitandolo "sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali" a riconsiderare il progetto della nuova linea ferroviaria che unirebbe il Piemonte alla Francia attraverso la Val di Susa
di Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati, da altreconomia.it
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto 1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori attraversati.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convezione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
(26 gennaio 2012)
Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati inviano una lettera aperta al presidente del Consiglio, invitandolo "sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali" a riconsiderare il progetto della nuova linea ferroviaria che unirebbe il Piemonte alla Francia attraverso la Val di Susa
di Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati, da altreconomia.it
Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto 1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori attraversati.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convezione di Århus2.
Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
(26 gennaio 2012)
EMERGENZA UNIVERSITA' PUBBLICA
Emergenza Università pubblica
Appello al Parlamento e al Governo
Tasse studentesche più alte e abolizione del valore legale del titolo di studio non miglioreranno l’università pubblica italiana.
Approfittando dell’attenzione dell’opinione pubblica verso le “liberalizzazioni” di alcuni settori di attività del nostro Paese come strumento per una loro modernizzazione, in questi giorni è stata rilanciata - con l’adesione di un gruppo di docenti universitari - la proposta di abolire il valore legale del titolo di studio (valevole quindi come condizione di accesso ai concorsi per l’impiego pubblico) e di “liberalizzare” le tasse studentesche (già tra le più alte dell’Europa continentale, specie se in rapporto agli scarsi servizi disponibili ed ai livelli di reddito), affiancandovi un sistema di prestiti agli studenti, da restituire dopo l’ingresso nel mercato del lavoro.
Andando all’essenziale, alla base di queste proposte ci sono alcune idee che non ci sentiamo di condividere. La prima è che l’equità sociale delle opportunità di accesso alla formazione universitaria sarebbe ristabilita dal sistema dei prestiti. E’ evidente che si tratta di una finzione (se non di un inganno): un individuo ‘povero’ indebitato, oggi studente domani (forse) lavoratore, non è uguale a (ne’ libero quanto) un individuo ‘ricco’ senza debiti. Anche quando si sostiene che comunque tasse più alte e prestiti sarebbero un sistema più equo dell’attuale, distorto principalmente dall’evasione fiscale, si finisce per far scontare ai giovani, gravandoli precocemente di debiti, l’incapacità dello Stato nel riscuotere i tributi.
La creazione di un mercato dei titoli di studio, conseguente all’abolizione del loro valore legale, metterebbe poi, secondo i proponenti, le università in una sana concorrenza per la qualità. Anche in questo caso siamo di fronte ad una finzione (se non ad un inganno). Date le posizioni di partenza degli atenei, diseguali e caratterizzate da sottofinanziamento, l’unica concorrenza che scatterebbe fra Università sarebbe appunto per le risorse, con conseguente vantaggio dei gruppi di potere accademico, politico ed economico consolidati che invece, si suppone, dovrebbero essere il bersaglio delle politiche di liberalizzazione nel loro spirito più nobile. Il ‘valore legale’ tenderebbe semplicemente ad essere sostituito dal valore monetario necessario per conseguire il titolo di studio. Le due misure associate produrrebbero un effetto micidiale di stratificazione per censo delle Università, acuendo i già presenti dislivelli territoriali che caratterizzano il nostro sistema universitario nazionale. Abolire il valore legale del titolo di studio significa anche abbandonare l’obiettivo di uno standard nazionale di riferimento per la formazione universitaria: al contrario bisogna intervenire perché tutte le università finanziate dallo Stato rispettino tale standard. Anche l’accento (giustamente) posto sulla centralità del merito nella vita universitaria assumerebbe, alla luce di queste misure, un deciso sapore classista.
Queste proposte implicano quindi una decisa spinta alla privatizzazione di fatto dell’università pubblica e alla restrizione sociale dell’accesso. Accettarle significherebbe anche una resa istituzionale all’inefficienza pubblica in vari ambiti, come il controllo dell’evasione fiscale e della qualità dei servizi pubblici, e del reclutamento nell’impiego pubblico.
Per questo chiediamo alla classe politica che si riconosce nella nostra Costituzione Repubblicana e al Governo di rifiutarle, di non accettare scorciatoie fuorvianti ai problemi del finanziamento e del rilancio del sistema educativo e universitario pubblico, così come di altri ambiti preziosi della produzione culturale del Paese. L’università deve restare una istituzione pubblica centrale e deve riprendere a svolgere tutte le sue funzioni, in primis quella di fornire una formazione critica e qualificata, basata su didattica e ricerca libere, plurali e rigorose, con il più ampio accesso sociale agli studi e alle professioni della ricerca e della docenza. Per poter svolgere questo suo ruolo pubblico all’università non serve mettersi in vendita, ma servono politiche e risorse adeguate.
PER ADERIRE https://laureati.economia.unige.it/SelectSurveyASPAdvanced/TakeSurvey.asp?SurveyID=342765KK3mlKG
Appello al Parlamento e al Governo
Tasse studentesche più alte e abolizione del valore legale del titolo di studio non miglioreranno l’università pubblica italiana.
Approfittando dell’attenzione dell’opinione pubblica verso le “liberalizzazioni” di alcuni settori di attività del nostro Paese come strumento per una loro modernizzazione, in questi giorni è stata rilanciata - con l’adesione di un gruppo di docenti universitari - la proposta di abolire il valore legale del titolo di studio (valevole quindi come condizione di accesso ai concorsi per l’impiego pubblico) e di “liberalizzare” le tasse studentesche (già tra le più alte dell’Europa continentale, specie se in rapporto agli scarsi servizi disponibili ed ai livelli di reddito), affiancandovi un sistema di prestiti agli studenti, da restituire dopo l’ingresso nel mercato del lavoro.
Andando all’essenziale, alla base di queste proposte ci sono alcune idee che non ci sentiamo di condividere. La prima è che l’equità sociale delle opportunità di accesso alla formazione universitaria sarebbe ristabilita dal sistema dei prestiti. E’ evidente che si tratta di una finzione (se non di un inganno): un individuo ‘povero’ indebitato, oggi studente domani (forse) lavoratore, non è uguale a (ne’ libero quanto) un individuo ‘ricco’ senza debiti. Anche quando si sostiene che comunque tasse più alte e prestiti sarebbero un sistema più equo dell’attuale, distorto principalmente dall’evasione fiscale, si finisce per far scontare ai giovani, gravandoli precocemente di debiti, l’incapacità dello Stato nel riscuotere i tributi.
La creazione di un mercato dei titoli di studio, conseguente all’abolizione del loro valore legale, metterebbe poi, secondo i proponenti, le università in una sana concorrenza per la qualità. Anche in questo caso siamo di fronte ad una finzione (se non ad un inganno). Date le posizioni di partenza degli atenei, diseguali e caratterizzate da sottofinanziamento, l’unica concorrenza che scatterebbe fra Università sarebbe appunto per le risorse, con conseguente vantaggio dei gruppi di potere accademico, politico ed economico consolidati che invece, si suppone, dovrebbero essere il bersaglio delle politiche di liberalizzazione nel loro spirito più nobile. Il ‘valore legale’ tenderebbe semplicemente ad essere sostituito dal valore monetario necessario per conseguire il titolo di studio. Le due misure associate produrrebbero un effetto micidiale di stratificazione per censo delle Università, acuendo i già presenti dislivelli territoriali che caratterizzano il nostro sistema universitario nazionale. Abolire il valore legale del titolo di studio significa anche abbandonare l’obiettivo di uno standard nazionale di riferimento per la formazione universitaria: al contrario bisogna intervenire perché tutte le università finanziate dallo Stato rispettino tale standard. Anche l’accento (giustamente) posto sulla centralità del merito nella vita universitaria assumerebbe, alla luce di queste misure, un deciso sapore classista.
Queste proposte implicano quindi una decisa spinta alla privatizzazione di fatto dell’università pubblica e alla restrizione sociale dell’accesso. Accettarle significherebbe anche una resa istituzionale all’inefficienza pubblica in vari ambiti, come il controllo dell’evasione fiscale e della qualità dei servizi pubblici, e del reclutamento nell’impiego pubblico.
Per questo chiediamo alla classe politica che si riconosce nella nostra Costituzione Repubblicana e al Governo di rifiutarle, di non accettare scorciatoie fuorvianti ai problemi del finanziamento e del rilancio del sistema educativo e universitario pubblico, così come di altri ambiti preziosi della produzione culturale del Paese. L’università deve restare una istituzione pubblica centrale e deve riprendere a svolgere tutte le sue funzioni, in primis quella di fornire una formazione critica e qualificata, basata su didattica e ricerca libere, plurali e rigorose, con il più ampio accesso sociale agli studi e alle professioni della ricerca e della docenza. Per poter svolgere questo suo ruolo pubblico all’università non serve mettersi in vendita, ma servono politiche e risorse adeguate.
PER ADERIRE https://laureati.economia.unige.it/SelectSurveyASPAdvanced/TakeSurvey.asp?SurveyID=342765KK3mlKG
Dopo B. oltre la deriva della Lega e la crisi del Celeste Formigoni
AMBROSIANEUM
Fondazione Culturale
e
ALLARME MILANO
SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Introduce
Marco Vitale
Partecipano
Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci
a partire dai volumi
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi
Fondazione Culturale
e
ALLARME MILANO
SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Introduce
Marco Vitale
Partecipano
Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci
a partire dai volumi
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi
Agenda Digitale, finalmente.
Dopo due anni dal lancio della UE anche in Italia parte l'Agenda Digitale, finalmente. Primo obiettivo: portare la banda larga di base (ovvero due megabit al secondo) a tutti i cittadini europei entro il 2013. L'Italia da una totale adesione all'Open access dei dati pubblici (Open Data). Il portale nazionale dei dati pubblici (dat. gov. it) sarà potenziato per 1-consentire al cittadino decisioni informate; 2-favorire lo sviluppo di applicazioni e modelli imprenditoriali di successo; 3-garantire la trasparenza e quindi la responsabilità dei politici per i loro atti. Perche' la pubblica amministrazione sia efficace ed efficiente due azioni:1-tutte le soluzioni adottate dovranno essere "aperte e interoperabili" (oggi spesso i documenti di una amministrazione non sono leggibili da un'altra semplicemente perché sono scritti in un formato diverso), con una scelta in favore del software open source, rispetto a soluzioni "chiuse, proprietarie e idiosincratiche a determinati ambienti tecnici o a dispositivi specifici"; 2-creare una infrastruttura di cloud computing con i dati, i server e le applicazioni sulla "nuvola", con risparmi e la standardizzazione necessaria per valorizzare i dati e le possibili applicazioni civiche. Le regioni che ospiteranno i data center saranno "le regioni del Sud percorse da dorsali potenti della connettività internazionale, in particolare Sicilia e Sardegna".
Le azioni di ricerca e della innovazione, saranno coordinate nel progetto "città intelligenti" (Smart Cities) "parte integrante della Agenda Digitale", per città in cui "una grande infrastruttura tecnologica e immateriale faccia dialogare persone ed oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando il nostro vivere quotidiano". Città con una agenda della innovazione problematiche usa i dati condivisi per affrontare problemi come "la riduzione delle emissioni inquinanti, la mobilità, abitazioni sostenibili, una sanità più efficiente, un welfare equo e tecnologico per una società che invecchia". Smart City come un progetto-Paese: "il modello di sviluppo attorno al quale disegnare il vestito tecnologico della Agenda Digitale". Cosi' da utilizzare i fondi strutturali ancora disponibili e quelli previsti dal 2013 al 2020. La Rete dovrà coprire tutti, anche il 6% di italiani ancora impossibilitati ed essere veloce, con fibre da 100 megabit. L'Agenda Digitale oltre che sulle capacità tecnologiche delle imprese esistenti e degli enti di ricerca punta sulla nascita di nuove imprese dei giovani innovatori. Occorrono perciò startup, quindi l'istituzione delle società semplificate con un euro di capitale riservata agli under 35 e l'aumento della disponibilità di capitale di rischio, cosi' il fondo per la innovazione destinera' 50 milioni di euro al venture capital. Si vuole favorire un nuovo tipo di distretto tecnologico, "nel quale prevalgono i criteri di specializzazione e concentrazione territoriale delle competenze, con una bassa incidenza di infrastruttura fisica rispetto a quella immateriale e con un forte coinvolgimento della pubblica amministrazione quale sperimentatore attivo di nuove tecnologie ed applicazioni nel perimetro della Smart City". Finalmente l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie della innovazione "sarà restituita alla sua missione originaria".
Le azioni di ricerca e della innovazione, saranno coordinate nel progetto "città intelligenti" (Smart Cities) "parte integrante della Agenda Digitale", per città in cui "una grande infrastruttura tecnologica e immateriale faccia dialogare persone ed oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando il nostro vivere quotidiano". Città con una agenda della innovazione problematiche usa i dati condivisi per affrontare problemi come "la riduzione delle emissioni inquinanti, la mobilità, abitazioni sostenibili, una sanità più efficiente, un welfare equo e tecnologico per una società che invecchia". Smart City come un progetto-Paese: "il modello di sviluppo attorno al quale disegnare il vestito tecnologico della Agenda Digitale". Cosi' da utilizzare i fondi strutturali ancora disponibili e quelli previsti dal 2013 al 2020. La Rete dovrà coprire tutti, anche il 6% di italiani ancora impossibilitati ed essere veloce, con fibre da 100 megabit. L'Agenda Digitale oltre che sulle capacità tecnologiche delle imprese esistenti e degli enti di ricerca punta sulla nascita di nuove imprese dei giovani innovatori. Occorrono perciò startup, quindi l'istituzione delle società semplificate con un euro di capitale riservata agli under 35 e l'aumento della disponibilità di capitale di rischio, cosi' il fondo per la innovazione destinera' 50 milioni di euro al venture capital. Si vuole favorire un nuovo tipo di distretto tecnologico, "nel quale prevalgono i criteri di specializzazione e concentrazione territoriale delle competenze, con una bassa incidenza di infrastruttura fisica rispetto a quella immateriale e con un forte coinvolgimento della pubblica amministrazione quale sperimentatore attivo di nuove tecnologie ed applicazioni nel perimetro della Smart City". Finalmente l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie della innovazione "sarà restituita alla sua missione originaria".
giovedì 2 febbraio 2012
Il campanile di Sant'Ambrogio è al sicuro?
Possiamo essere tutti tranquilli per il nuovo e inutile parcheggio di Piazza Sant’ Ambrogio? Il danno architettonico ambientale alla piazza è cosa certa. Ci saranno strutture per la ventilazione del sotterraneo, rampe di accesso. Forse non aumento di traffico, dato che la creazione della zona C ha reso del tutto superflua questa “grande opera”. Ma i monumenti sono davvero sicuri?
Il campanile dei canonici è oggetto ora di attenzione,come si ricava dai ponteggi che lo stringono. Evidentemente c’è di che preoccuparsi.
Con i restauri dell’architetto Reggiori, nel dopoguerra, l’ interno della canna del campanile fu completamente alterato con la costruzione di una struttura in cemento armato. Il pericolo del cemento armato inserito in una struttura laterizia antica è che i due sistemi sono tra loro incompatibili e le sollecitazioni che in caso di scosse (un terremoto, ma anche un imponente cantiere vicino, come quello per lo scavo del parcheggio) producono comportamenti pericolosamente diversi, come si è visto nella basilica superiore di Assisi dove il recente terremoto fece crollare le volte abbattute dalla caduta delle travi in cemento armato. Abbiamo dunque tutte le ragioni di temere per la resistenza del campanile del IX secolo agli assalti di una malintesa modernità. Alcuni giorni fa Milano è stata visitata da due scosse di terremoto della scala 4. Non abbastanza per causare dei crolli, per fortuna, ma interessanti come ammonimento.
Carlo Bertelli
Il campanile dei canonici è oggetto ora di attenzione,come si ricava dai ponteggi che lo stringono. Evidentemente c’è di che preoccuparsi.
Con i restauri dell’architetto Reggiori, nel dopoguerra, l’ interno della canna del campanile fu completamente alterato con la costruzione di una struttura in cemento armato. Il pericolo del cemento armato inserito in una struttura laterizia antica è che i due sistemi sono tra loro incompatibili e le sollecitazioni che in caso di scosse (un terremoto, ma anche un imponente cantiere vicino, come quello per lo scavo del parcheggio) producono comportamenti pericolosamente diversi, come si è visto nella basilica superiore di Assisi dove il recente terremoto fece crollare le volte abbattute dalla caduta delle travi in cemento armato. Abbiamo dunque tutte le ragioni di temere per la resistenza del campanile del IX secolo agli assalti di una malintesa modernità. Alcuni giorni fa Milano è stata visitata da due scosse di terremoto della scala 4. Non abbastanza per causare dei crolli, per fortuna, ma interessanti come ammonimento.
Carlo Bertelli
mercoledì 1 febbraio 2012
La parabola della Lega è al termine ma la Questione Settentrionale ed il federalismo per l'Italia sono più che mai presenti.
AMBROSIANEUM
Fondazione Culturale
e
ALLARME MILANO
SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA
PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Stiamo attraversando un passaggio difficile nel quale l’avvio di
processi di liberalizzazione e di legalità fiscale viene
contrastato dalle reazioni dei molteplici interessi particolari e
dai loro referenti politici. Lo scontro in atto vede la politica
pubblica rispondente ad interessi generali attaccata
dall’antipolitica dei particolarismi che fino ad oggi hanno
approfittato della Cosa Pubblica. Il Governo delle competenze
mette in luce i limiti di direzione, di forma e di contenuto, delle
rappresentanze partitiche che si sono succedute al governo del
Paese. Il rilancio dell’Italia non passerà solo dalle scelte
rigorose effettuate in uno stato di necessità, ma da una
cittadinanza ritrovata, con persone che scelgono una
partecipazione informata in luogo di un ruolo di spettatori. Il
Nord non è solo interessato dalle reazioni corporative all’azione
governativa, qui, da tempo, ha preso corpo una
rappresentazione politica tribale come reazione alla
globalizzazione dei mercati e della forza lavoro migrante. Nel
nome di un’identità posticcia e della reazione a “Roma
Ladrona” si sono sostituiti i partiti precedenti nell’occupazione
dell’articolazione delle istituzioni. Sfruttamento della paura per
costruire una rendita di posizione, alimentazione del
secessionismo e mantenimento dello status quo. La
risignificazione della politica pubblica passa da un’azione di
demistificazione attraverso la partecipazione diffusa al processo
politico. Questo è il federalismo, non la moltiplicazione di
livelli istituzionali elettivi, ma di sussidiarietà istituzionale e
sociale, attraverso la cittadinanza attiva. Abbiamo bisogno di
verità e di responsabilità condivise per superare la deriva
personalistica e plebiscitaria che ci vuole acquiescenti o non
partecipanti. Milano e Napoli hanno avviato dei passaggi di
discontinuità, ma per un cambio di mentalità occorrono una
cultura e scelte adeguate.
Introduce
Marco VITALE
Partecipano
Alessandro ALFIERI
Fiorello CORTIANA
Marco GARZONIO
Luca MELDOLESI
Carmine NARDONE
Salvatore RAMPONE
Bruno TABACCI
Dibattito a partire dal volume
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV.
“Italia Federanda“di Luca MELDOLESI
Sede degdell’incontro
AMBROSIANEUM
Fondazione Culturale
Via delle Ore, 3 – 20122 Milano – MM 1 – MM 3 – Fermata Duomo
Tel. 02 86464053 – Fax 02 86464060 – orario segreteria 9.00 -13.00
info@ambrosianeum.org – www.ambrosianeum.org
Fondazione Culturale
e
ALLARME MILANO
SPERANZA MILANO
invitano al dibattito
LOMBARDIA.
QUALITÀ DELLA
PARTECIPAZIONE,
QUALITÀ DELLA POLITICA
Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00
Stiamo attraversando un passaggio difficile nel quale l’avvio di
processi di liberalizzazione e di legalità fiscale viene
contrastato dalle reazioni dei molteplici interessi particolari e
dai loro referenti politici. Lo scontro in atto vede la politica
pubblica rispondente ad interessi generali attaccata
dall’antipolitica dei particolarismi che fino ad oggi hanno
approfittato della Cosa Pubblica. Il Governo delle competenze
mette in luce i limiti di direzione, di forma e di contenuto, delle
rappresentanze partitiche che si sono succedute al governo del
Paese. Il rilancio dell’Italia non passerà solo dalle scelte
rigorose effettuate in uno stato di necessità, ma da una
cittadinanza ritrovata, con persone che scelgono una
partecipazione informata in luogo di un ruolo di spettatori. Il
Nord non è solo interessato dalle reazioni corporative all’azione
governativa, qui, da tempo, ha preso corpo una
rappresentazione politica tribale come reazione alla
globalizzazione dei mercati e della forza lavoro migrante. Nel
nome di un’identità posticcia e della reazione a “Roma
Ladrona” si sono sostituiti i partiti precedenti nell’occupazione
dell’articolazione delle istituzioni. Sfruttamento della paura per
costruire una rendita di posizione, alimentazione del
secessionismo e mantenimento dello status quo. La
risignificazione della politica pubblica passa da un’azione di
demistificazione attraverso la partecipazione diffusa al processo
politico. Questo è il federalismo, non la moltiplicazione di
livelli istituzionali elettivi, ma di sussidiarietà istituzionale e
sociale, attraverso la cittadinanza attiva. Abbiamo bisogno di
verità e di responsabilità condivise per superare la deriva
personalistica e plebiscitaria che ci vuole acquiescenti o non
partecipanti. Milano e Napoli hanno avviato dei passaggi di
discontinuità, ma per un cambio di mentalità occorrono una
cultura e scelte adeguate.
Introduce
Marco VITALE
Partecipano
Alessandro ALFIERI
Fiorello CORTIANA
Marco GARZONIO
Luca MELDOLESI
Carmine NARDONE
Salvatore RAMPONE
Bruno TABACCI
Dibattito a partire dal volume
“Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV.
“Italia Federanda“di Luca MELDOLESI
Sede degdell’incontro
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Via delle Ore, 3 – 20122 Milano – MM 1 – MM 3 – Fermata Duomo
Tel. 02 86464053 – Fax 02 86464060 – orario segreteria 9.00 -13.00
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