A conclusione dei lavori dell'IGF tenutosi a Rio nel 2007, Markus Kummer, Coordinatore esecutivo del Segretariato ONU per l'IGF, a seguito dell'intenso confronto dei diversi workshop, che aveva riportato nella sessione plenaria le difficoltà del processo di regolazione di un media globale come Internet, disse che la proposta di un Internet Bill of Rights poteva costituire una soluzione. Una proposta multistakeholder e multilevel nata in Italia, lanciata al WSIS di Tunisi con il Ministro Stanca discussa in un appuntamento internazionale ospitato a Roma dal Governo Prodi, sviluppata in un workshop specifico all'IGF di Atene e che proprio in Brasile dava corpo ad una coalizione dinamica, come previsto dall'IGF, oltre ad un impegno congiunto dei governi di Italia e Brasile. Cosa è accaduto in seguito? Il governo brasiliano attraverso il Comitato di Gestione di Internet ha approvato i "Principi per la Governance e l'Uso di Internet in Brasile", che hanno recepito quanto detto nella dichiarazione congiunta italo-brasiliana su diritti, libertà, privacy, accesso, consumatori ecc. La Coalizione Dinamica si è unita ad altre centrate sul tema dei diritti dando vita ad una ampia Coalizione Dinamica sui Principi e i Diritti di Internet che in occasione dell'IGF di Vilnius ha presentato la "Carta dei Diritti Umani e dei Principi di Internet" , frutto di una intensa e inclusiva discussione in rete e non. La Commissione per le Libertà Civili del Parlamento Europeo ha proposto al Parlamento Europeo una risoluzione, approvata, che invita il Consiglio a "esortare tutti gli attori di Internet a impegnarsi nel processo in corso della "Carta dei diritti di Internet", che si basa sui diritti fondamentali esistenti, promuove il loro rispetto e incoraggia il riconoscimento dei principi emergenti; al riguardo, un ruolo di primo piano incombe alla coalizione dinamica sulla Carta dei diritti di Internet".
L'attuale governo italiano ed il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta hanno completamente ignorato questo processo, così hanno lasciato cadere la consulta, presieduta da Stefano Rodotà, che lo animava, senza alcun passaggio di consegne o continuità. Oggi all'IGF di Vilnius, che vede la questione dei diritti umani nella dimensione digitale al centro di tutti gli interventi di apertura, l'Italia presenta il "metodo Azuni" come conseguenza coerente con quanto negli anni scorsi aveva contribuito a mettere in moto. Ora, occorre avere del fegato e una bella faccia tosta per sostenere che una iniziativa di palazzo, il cui obiettivo, parole del ministro Brunetta "non è fare nuove norme ma costruire una tassonomia dei problemi percepiti e delle opportunità che offre la rete e successivamente una mappatura delle relative best practices mondiali", abbia una coerenza con una pratica di partecipazione inclusiva propria dell'IGF, con un'azione su più livelli istituzionali, con la valorizzazione dell'attività sussidiaria dei imprese e associazioni attraverso i codici di autoregolamentazione, con la definizione evolutiva, diremmo "wiki", di una carta dei diritti capace di evolvere insieme alla rete e alle questioni inedite che essa propone e proporrà.
Forse non ci si poteva attendere di più da chi ha cercato di fermare l'irruzione dei cittadini nella comunicazione con la legge sulle intercettazioni, che anche le 400.000 firme raccolte in rete ed il dibattito su di essa e da essa sviluppatesi hanno al momento fermato. Sarà proprio da lì e da quella sensibilità che occorre ripartire per riconnettere, con metodi e temi coerenti, il Paese ai processi internazionali che riconoscono nella rete digitale interattiva non una minaccia ma il più ampio spazio pubblico mai conosciuto dall'umanità. Una prima occasione di confronto è promossa dall'Università Statale di Milano il 20 settembre: "Media sociali, condivisione e partecipazione informata" è il tema della sessione pomeridiana, curata da DICo e dal social network Condividi la Conoscenza. Trovate tutte le informazioni, i link per le iscrizioni e il programma, sul sito di UniMI http://www.unimi.it/news/44920.html Qualcuno dovrebbe spiegare al ministro che tanto le simulazioni, quanto le bufale in rete, dove agisce un'opinione pubblica avvertita, hanno le gambe corte.
giovedì 16 settembre 2010
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