Il Piano Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile, Dpcm del 19 marzo 2010: approvazione del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche prevede delle misure d'urgenza in caso di rischio nucleare.
Dalla home page del sito del Ministero della Salute, nella parte in evidenza dedicata alla rassicurazione ai cittadini relativamente alla crisi nucleare giapponese fino a ieri era possibile raggiungere alcune pagine tratte dal Supplemento ordinario n. 96 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 119.
Esse contenevano le indicazioni per la “Distribuzione territoriale della dose equivalente alla tiroide (mSv) da inalazione di 131I per il gruppo di popolazione dei bambini”. Nei “Presupposti tecnici del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche.” Si evidenziava che “Perché la contromisura abbia la massima efficacia è necessario che lo iodio stabile venga somministrato prima dell’esposizione al rilascio radioattivo (in previsione dell’arrivo della nube radioattiva) o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione (Fig.A4.1). Somministrazioni più tardive presentano profili di efficacia molto modesti ed è addirittura possibile che una somministrazione ritardata di iodio stabile (48-72 ore dopo l’inizio dell’esposizione) possa prolungare la ritenzione intratiroidea del radioiodio provocando pertanto teoricamente un potenziamento del danno radioindotto alla tiroide”. Veniva inoltre indicata la “Dose evitata alla tiroide in funzione del tempo in cui viene somministrato lo iodio stabile (tratta da:Guidelines for iodine prophylaxis following nuclear accidents – 1999 update WHO)Facendo riferimento al documento “Basi tecniche per l’aggiornamento dei presupposti del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche. Eventi diorigine transfrontaliera” (Novembre 2006), nelle figure A4.2 e A4.3 è riportato l’andamento temporale della dose equivalente alla tiroide per i due impianti presi in considerazione.” Il riferimento riguarda eventuali incidenti alla centrale di St. Alban in Francia e alla centrale di Krško in Slovenia, centrale appena riavviata dopo che il 23 marzo era stata fermata per problemi tecnici e di sicurezza. Il Decreto precisava che ”Le Regioni interessate sotto questo aspetto, nell’ipotesi più sfavorevole formulata, sono:- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di St. Alban:
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, parte della Lombardia, parte dell’Emilia-Romagna;
- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di Krško: Friuli
Venezia Giulia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna per il possibile interessamento
dell’area del delta padano (province di Rovigo e Ferrara).”
Quindi “Considerato che in Italia non sono presenti centrali in esercizio, e
che lo scenario di riferimento riguarda incidenti transfrontalieri severi, si ritiene che nel nostro
Paese si debba progettare un sistema di stoccaggio finalizzato alla distribuzione rapida in
emergenza. Il tempo intercorrente tra la notifica dell’incidente e l’inizio dell’esposizione della
popolazione sul territorio nazionale non può essere conosciuto a priori con precisione. Si può
stimare un intervallo temporale che va da 12 a 24 ore. La profilassi, per essere efficace, deve essere
effettuata al più tardi entro 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione.
Sulla base di queste premesse, si possono ipotizzare due modelli:
a) costituzione di scorte di compresse di KI nelle farmacie dei territori potenzialmente esposti e
distribuzione gratuita in caso di allarme, su disposizione del Dipartimento della Protezione
Civile, d’intesa con la Regione interessata;
b) stoccaggio decentrato presso strutture idonee, e distribuzione a cura del sistema sanitario
territoriale (118), attraverso centri di distribuzione definiti sulla base di una pianificazione
specifica.”
Ci troviamo di fronte a que problemi:
1-A distanza di 19 giorni dal sisma giapponese la maggior parte delle farmacie non sa neanche cosa sia lo Ioduro di potassio, in aperta antitesi alle indicazioni di necessaria immediatezza previste dal decreto.
2- Da ieri alcune pagine del decreto sono state modificate sul sito del Ministero della Salute. L'allegato 4 (raggiungibile comunque solo cliccando sull'Allegato 5 !!) fino a ieri presentava 11 link da evidenziare. Oggi ne presenta 22 di fatto non raggiungibili. Qualsiasi tentativo di accesso a queste pagine porta al rilascio della indicazione "Forbidden: You don't have permission to access".
Risulta contraddittorio che alla modifica della visibilità delle pagine dal sito del Ministero della Salute si contrapponga il mantenimento di un pdf complessivo del documento, rintracciabile sul sito della Protezione Civile http://www.protezionecivile.it/resources/cms/documents/Piano_nazionale_revisione_1marzo_2010.pdf .
Cosa è accaduto? Perché le farmacie non vengono sollecitate, in chiave di prevenzione, a predisporre quanto previsto dalle indicazioni del Decreto? Perché vi è una comunicazione difforme del Ministero della Salute e del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quale crea confusione e contribuisce a generare insicurezza e incertezza tra i cittadini. Questa situazione di comunicazione alterata è grave, in un momento come quello attuale in cui i cittadini hanno bisogno di certezze e di rassicurazioni. La verità e l’accesso alle informazioni costituiscono non solo il rispetto dei diritti costituzionali ma anche l’unica modalità di riduzione dell’ansia e di gestione consapevole e diffusa di un problema generato da una catastrofe nucleare non confinabile e non circoscrivibile.
Ecco il contenuto delle pagine rese inaccessibili, mancano le cartine
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24-5-2010 Supplemento ordinario n. 96 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 119
Tabella A4.2 Distribuzione territoriale della dose equivalente alla tiroide (mSv) da inalazione di 131I per il gruppo di
popolazione dei bambini
Intervallo di dose Krško1 St. Alban2
10
Aree delle regioni in prossimità del
confine di Nord-Est
(10-70)
Piemonte, Valle d’Aosta, aree della
Liguria, della Lombardia e dell’Emilia
Romagna
Tratta da: Presupposti tecnici del piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche.
Aggiornamento per gli eventi di origine transfrontaliera” Novembre 2006.
Perché la contromisura abbia la massima efficacia è necessario che lo iodio stabile venga
somministrato prima dell’esposizione al rilascio radioattivo (in previsione dell’arrivo della nube
radioattiva) o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione (Fig.A4.1).
Somministrazioni più tardive presentano profili di efficacia molto modesti ed è addirittura possibile
che una somministrazione ritardata di iodio stabile (48-72 ore dopo l’inizio dell’esposizione) possa
prolungare la ritenzione intratiroidea del radioiodio provocando pertanto teoricamente un
potenziamento del danno radioindotto alla tiroide
Figura A4.1. Dose evitata alla tiroide in funzione del tempo in cui viene somministrato lo iodio stabile (tratta da:
Guidelines for iodine prophylaxis following nuclear accidents – 1999 update WHO)
Facendo riferimento al documento “Basi tecniche per l’aggiornamento dei presupposti del
piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche. Eventi di
origine transfrontaliera” (Novembre 2006), nelle figure A4.2 e A4.3 è riportato l’andamento
temporale della dose equivalente alla tiroide per i due impianti presi in considerazione.
1 L’intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo indicato impegna una estensione dell’ordine dei 20.000 Km2
2 L’intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo indicato impegna una estensione dell’ordine dei 40.000 Km2
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Le Regioni interessate sotto questo aspetto, nell’ipotesi più sfavorevole formulata, sono:
- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di St. Alban (Fig. A4.4):
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, parte della Lombardia, parte dell’Emilia-Romagna;
- In caso di rilascio a seguito di incidente severo presso la centrale di Krško (Fig. A4.5): Friuli
Venezia Giulia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna per il possibile interessamento
dell’area del delta padano (province di Rovigo e Ferrara).
In alcuni Paesi dove esistono impianti nucleari (es. Francia, Svizzera) viene effettuata la predistribuzione
di compresse di KI alla popolazione che risiede nelle vicinanze dell’impianto (in
Svizzera, nel raggio di 20 km). Considerato che in Italia non sono presenti centrali in esercizio, e
che lo scenario di riferimento riguarda incidenti transfrontalieri severi, si ritiene che nel nostro
Paese si debba progettare un sistema di stoccaggio finalizzato alla distribuzione rapida in
emergenza.
Il tempo intercorrente tra la notifica dell’incidente e l’inizio dell’esposizione della
popolazione sul territorio nazionale non può essere conosciuto a priori con precisione. Si può
stimare un intervallo temporale che va da 12 a 24 ore. La profilassi, per essere efficace, deve essere
effettuata al più tardi entro 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione.
Sulla base di queste premesse, si possono ipotizzare due modelli:
a) costituzione di scorte di compresse di KI nelle farmacie dei territori potenzialmente esposti e
distribuzione gratuita in caso di allarme, su disposizione del Dipartimento della Protezione
Civile, d’intesa con la Regione interessata;
b) stoccaggio decentrato presso strutture idonee, e distribuzione a cura del sistema sanitario
territoriale (118), attraverso centri di distribuzione definiti sulla base di una pianificazione
specifica.
Il modello a) è di attuazione relativamente semplice, ma deve essere organizzato in modo da
assicurare l’effettiva disponibilità dei presidi in qualsiasi giorno dell’anno ed a qualunque ora del
giorno, ed evitare fenomeni di “accaparramento” da parte della popolazione.
Il modello b) garantisce una gestione corretta e controllata delle scorte, ma deve prevedere un
sistema di distribuzione capillare in tempi molto stretti. In questo caso lo stoccaggio, per assicurare
una rapida disponibilità delle risorse, dovrà essere distribuito almeno su base provinciale (non meno
di un sito di stoccaggio ogni 500.000 abitanti).
Fatte salve diverse necessità o decisioni di ogni Regione, la scelta dei depositi dovrebbe tener
conto anche dei seguenti aspetti:
- identificazione del luogo/struttura/servizio: è preferibile avvalersi di servizi di farmacia
ospedaliera, per una adeguata conservazione del prodotto, per la disponibilità h24 e per la
gestione delle procedure di carico/scarico, lotto, scadenza e rinnovo;
- la scorta deve essere sistemata in luoghi chiusi, accessibili, non isolati, controllabili;
- il servizio che gestisce il deposito dovrebbe essere in grado di preparare il KI in "contenitori"
pronti e trasportabili;
- nelle grandi città assicurano miglior accesso e possibilità di trasporto strutture periferiche
piuttosto che centrali;
- il sito di stoccaggio dovrebbe essere dotato di /vicino a elisuperficie: occorre prevedere la
possibilità di volo notturno.
Per quanto riguarda la distribuzione rapida, questa potrebbe essere attivata dal sistema 118
(che dispone di una sala operativa in h24) avvalendosi di risorse di volontariato e/o di altre strutture
operative del sistema di protezione civile (Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, Forze Armate).
L’impiego di tali risorse dovrebbe essere pianificato e definito attraverso procedure concordate con
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le strutture interessate. I centri di distribuzione dovrebbero essere individuati sulla base delle
seguenti caratteristiche:
- facilità di accesso, disponibilità di spazi di parcheggio;
- facilità di identificazione per la popolazione (es. scuole);
- possibilità di essere dedicati a questa attività senza creare disturbo all’erogazione di altri
servizi essenziali; per questa ragione è sconsigliabile effettuare la distribuzione nelle strutture
ospedaliere, a meno che non si riesca ad organizzare un’area con accesso separato rispetto al
sistema di emergenza/accettazione.
Durante l’anno scolastico, la distribuzione diretta negli istituti può assicurare la copertura di
buona parte della popolazione in età scolare.
La pianificazione della iodoprofilassi deve prevedere un’adeguata campagna di informazione
preventiva, e un sistema di comunicazione capillare in emergenza (es. SMS).
Fig. A4.4 Curva di isodose (10 mSv alla tiroide nei bambini - 48 h) Incidente Centrale di St. Alban
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Fig. A4.5 Curva di isodose (10 mSv alla tiroide nei bambini - 48 h) Incidente Centrale di Krško
Fonti consultate
BEIR, 1990. Health Effects of Exposure to Low Levels of Ionizing Radiation. Committee on the
Biological Effects of Ionizing Radiation. BEIR V. National Academy Press, Washington D.C.
BRER, 2004. “Distribution and administration of potassium iodide in the event of a nuclear
incident”. National Research Council’s Board on Radiation Effects Research
http.//www.nap.cdu/openbook/0309090989/htlm/11.htlm
D. Lgs. 230/95. Attuazione delle direttive Euratom 80/386, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e
92/3 in materia di radiazioni ionizzanti. Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 136
del 13 giugno 1995.
D. Lgs. 241/00. Attuazione della Direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria
della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti.
Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 203 del 31 agosto 2000.
E.C., 1997. European Commission. Radiological protection principles for urgent
countermeasures to protect the public in the event of accidental release of radioactive material.
Radiation Protection 87
FDA, 2001. Guidance. Potassium Iodide as a Thyroid Blocking Agent in Radiation
Emergencies, Food and Drug Administration, Center for Drug Evaluation Research; Rockville,
MD.
Ciao, ho trovato un articolo davvero interessante che ti consiglio! Radioiodio post intervento: info ed esperienze http://goo.gl/cmzTjw
RispondiEliminaSpero sia utile!