Verdi e M5S nel gioco delle alleanze europee
Gli ecologisti europei vogliono attivare politiche pubbliche per la conversione ecologica, la cittadinanza attiva, la neutralità della rete. Qui ed ora, con chi è disposto a farlo
Nella questione Movimento cinque stelle-Verdi europei è necessario andare oltre le asserzioni sbrigative di Beppe Grillo e le imbarazzate motivazioni proposte dai suoi ideologi una tantum.
È necessario farlo perché il 43 per cento di non votanti costituisce un monito non trascurabile per la legittimità politica che in democrazia ha una diretta relazione con la partecipazione popolare al processo elettorale e deliberativo.
La dissociazione di milioni di italiani dalle tradizionali rappresentanze legate all’antinomia destra-sinistra e la diretta espressione di migliaia di cittadini nelle assemblee istituzionali costituisce qualcosa di inedito per le proporzioni confermate anche dai risultati delle europee e delle amministrative. Per questo è importante il dibattito relativo alla scelta delle alleanze nel Parlamento europeo che attraversa i Cinque stelle. La critica e l’alterità assolute nei confronti delle culture e delle pratiche politiche in campo si trova nella necessità di misurarsi con il contesto politico dei raggruppamenti presenti nel Parlamento europeo e con il senso della loro azione.
Per il Movimento 5Stelle fare i conti con un contesto politico istituzionale e non limitarsi ad usarlo/contestarlo è già capitato con la candidatura di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica e con l’esperienza di governo in un capoluogo come Parma, ma si è accuratamente evitato di trarne le indicazioni sul senso della propria partecipazione alla vita pubblica. Alterità assoluta e autoreferenzialità come cifra politica o relazione non episodica con le altre forze in campo, con la verifica dell’efficacia con la quale queste forze misurano le proprie ragioni?
L’Ukip di Nigel Farage, il Partito per l’indipendenza del Regno Unito, si definisce euroscettico e ha la sua ragione costitutiva nel ritiro del Regno Unito dall’Ue. Il Partito verde europeo, che abbiamo fondato nel 2004 a Roma in mille delegati provenienti da 32 paesi, vuole invece una completa integrazione europea per una Europa politica federata. Per realizzare politiche di sostenibilità ecologica, giustizia sociale, democrazia partecipativa, pace e convivenza, ha imparato a mettersi in relazione con altre esperienze con le quali costituisce il gruppo al Parlamento europeo, come quelle regionaliste dell’Ale-Alleanza libera europea o quelle dei Partito dei pirati per le libertà digitali.
Per gli ecologisti europei lo Stato-Nazione sta rivelando tutta la sua obsolescenza e in luogo della irrilevanza politica ed economica dei suoi cittadini, nel contesto globale, è l’Europa il soggetto politico che può avviare la conversione ecologica del pianeta, risolvendo con la green economy i problemi economici ed ambientali che lo attraversano. Per questo Ska Keller è la candidata verde per la presidenza della Commissione Ue. Per questo piazze come Taksim, Tahrir o la Puerta del Sol a Madrid, la loro indignazione, sono vissute come una domanda di una piena soggettività politica europea.
Per gli ecologisti l’efficacia dell’azione sta nell’attivazione, qui ed ora, di politiche pubbliche per la conversione ecologica, per la cittadinanza attiva, per la condivisione della conoscenza, per la neutralità della rete. Qui ed ora, con chi è disposto a farlo, senza aspettare di avere un mandato assoluto ed esclusivo. Senza logiche autocratiche.
Non so cosa decideranno e come gli aderenti 5 Stelle, quello che mi sembra chiaro è che stanno facendo i conti con questioni come l’efficacia dell’azione politica, le alleanze, l’ascolto e la reciprocità tra differenze, il senso della propria proposta politica. Questo è in gioco, Verdi e Ukip non sono i nomi di due alberghi a ore di Bruxelles.
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