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mercoledì 17 maggio 2023

LA REALTÀ URBANA E IL DIBATTITO VANTAGGI/SVANTAGGI

ArcipelagoMilano 2 maggio 2023 LA REALTÀ URBANA E IL DIBATTITO VANTAGGI/SVANTAGGI Le scelte non si fanno solo badando ai numeri dell'economia di Fiorello Cortiana I recenti accadimenti milanesi hanno una caratteristica comune: il prezzo dello sviluppo che interessa la città. La 36enne marocchina violentata nell’ascensore della Stazione Centrale da un connazionale irregolare, identificato dalla telecamera di sicurezza che, chissà perché viene visualizzata dopo. La 56enne italiana senza dimora violentata da un somalo in un rifugio di fortuna in un giardino pubblico. Il pensionato 71enne, regolarmente assunto, morto precipitando da un tetto dove stava facendo lavori di manutenzione. La palazzina del 1926 in stile eclettico-neorinascimentale, non vincolata, abbattuta con l’approvazione della Commissione Paesaggio Comunale. Il superamento della soglia di pm10 all’equinozio di primavera il 21 marzo 2023. Milano in classifica ha preceduto Pechino e Teheran da sempre le città più inquinate. Fanno tutti parte dei costi da pagare per una città nodo internazionale, sede di Fiera dentro e fuori salone, Borsa, Università, delle Corporation, delle aziende nazionali delle grandi strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, delle aziende della comunicazione e telecomunicazione, del design e della moda. Con studenti fuori sede, turismo, turismo sanitario, turismo d’affari, turismo sessuale o per stupefacenti. Alto costo dell’abitare e del risiedere, alto costo della vita. Un nodo del mercato internazionale fondiario e immobiliare con una conseguente gentrificazione e i costi sanitari per l’inquinamento atmosferico e la crisi idrica, quelli sociali della fretta prestazionale a scapito della sicurezza e dell’età, più quelli della marginalità che fa scivolare il disagio in devianza. C’è chi ritiene che i vantaggi di questa centralità nella globalizzazione siano superiori agli svantaggi. Io penso che in una economia della conoscenza, dell’estensione digitale dello spazio pubblico, un urbanesimo con qualità ambientale, culturale, sociale, dei servizi, sia una condizione costituiva nel processo di produzione del valore. Penso altresì che il concetto di valore e della sua produzione non possano essere ridotti alla pura dimensione finanziaria e alla sua deriva quantitativa nominale, bolle comprese. Ma questa sfida dialettica non deve necessariamente corrispondere al doppio vincolo con la conseguente schizofrenia’ vantaggi/svantaggi’. C’è un altro contesto relazionale che già vive nella quotidianità e produce il 13,5% del PIL nazionale che consente una prospettiva diversa: si tratta dell’area metropolitana e la rete dei 133 comuni compresi nella Città Metropolitana. Una dimensione territoriale e una relazione che è già presente nel Titolo Quinto della Carta Costituzionale a fianco di Regioni, Province e Comuni. Ciò che manca è un governo elettivo da parte dei cittadini dei 133 comuni e una amministrazione con i poteri adeguati per consentire una relazione coordinata adeguata tra le funzioni, i ruoli, le identità, la qualità del vivere sociale (ambiente, servizi, trasporti, cultura partecipazione) dei 133 comuni e per i 133 comuni metropolitani. Ci sono le condizioni previste dalla legge 56/2014 Delrio per l’istituzione e la disciplina delle Città Metropolitane perché il legislatore ottemperi alla sollecitazione della Corte Costituzionale e permetta alla Città Metropolitana: l’adozione di un Piano Strategico Triennale del Territorio, la definizione di Zone Omogenee tra i 133 comuni, l’articolazione in Municipi della città capoluogo. Nella sentenza 7 dicembre 2021, n. 240, la Corte Costituzionale riconosce che “Rientra evidentemente nella discrezionalità del legislatore il compito di predisporre le soluzioni normative in grado di porre rimedio al vulnus evidenziato, che rischia di compromettere, per la mancata rappresentatività dell’organo di vertice della Città metropolitana, tanto l’uguale godimento del diritto di voto dei cittadini destinatari dell’esercizio del potere di indirizzo politico-amministrativo dell’ente, quanto la necessaria responsabilità politica dei suoi organi.” ha sollecitato “un intervento legislativo in grado di scongiurare che il funzionamento dell’ente metropolitano si svolga ancora a lungo in una condizione di non conformità ai richiamati canoni costituzionali di esercizio dell’attività politico-amministrativa.”. In un Parlamento che tra poco sarà interessato dalla attualizzazione delle Piccole Patrie Padane con l’Autonomia Differenziata sono pur stati depositate proposte che consentono di rispondere alla sollecitazione della Corte, ma né il Governo e la sua maggioranza, né l’Opposizione sembrano interessate a discuterle. La cosa indigna ma non sorprende, così come non sorprende il disinteresse della gelosa Regione Lombardia e quello del sindaco metropolitano, che di default, per la Delrio, è il sindaco di Milano. Del resto Sala è dedito alla gentrificazione del comune capoluogo. Sconcerta e indispettisce vedere l’assenza di un’azione congiunta dei 133 sindaci e dei loro Consigli che pur vivono gli svantaggi quotidiani del tipo di sviluppo che ha Milano. Ai comuni esterni alla città capoluogo oggi è riservata una relazione radiale da contado: vasche di laminazione, discariche, tangenziale intasata, ritardi cronici per i pendolari e una rete metropolitana e tranviaria restie a uscire da Milano. Da tempo il Sindacato e Assolombarda hanno colto le potenzialità di uno sviluppo fondato sull’innovazione qualitativa della Città di Milano e della sua area vasta. Ora dopo che il ruolo del Terzo Settore nella sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale è stato riconosciuto per la co-programmazione e la co-progettazione delle politiche pubbliche, c’è da augurarsi che l’insieme dei Corpi Intermedi ponga con forza e con continuità la questione dell’adeguamento istituzionale democratico della Città Metropolitana. Ciò permetterà di uscire dalla alternativa precostituita, dal doppio vincolo ‘vantaggi/svantaggi’ per un concorso qualitativo alla necessaria conversione ecologica. Le Nazioni Unite hanno richiamato più volte il combinato tra il processo che vedrà a metà del secolo oltre il 70% della popolazione mondiale inurbata e le conseguenze di dissipazione delle risorse naturali e del riscaldamento climatico. La rete delle città metropolitane e le loro aree vaste possono passare dalla degenerazione metastatica a una funzione di rigenerazione glocale. Per questo la politica è chiamata direttamente in causa fuori da ogni fatalismo e autoreferenzialità.

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