Gentile direttore Ezio Mauro,
Piero Colaprico, a partire dalla prima
pagina nazionale e poi per l'intera pagina 7 di Repubblica di martedì
4 febbraio, ha dato un quadro trentennale della fenomenologia della
mazzetta in Italia. Una buona rinfrescata della memoria, si spera
condivisa, in occasione della relazione sulla corruzione della
Commissione Europea, che ci vede detenere il primato del 50%
dell'ammontare della corruzione di tutto il continente. Colaprico
riporta la battuta a commento del procuratore aggiunto Francesco
Greco, uno dei protagonisti di Mani Pulite “Questa volta non si
potrà dire che sono i pubblici ministeri di Milano a esagerare”.
Colaprico parte proprio dall'inchiesta del 1992 e dal sistema
organizzato dei pagamenti di tangenti ai due terminali, quello
democristiano e quello socialista.
Egli spiega come tutto filava liscio
“Chi ritirava la valigetta dei soldi, divideva tra tutti i
partiti, compresi i verdi e i repubblicani.”. Deve essermi
sfuggito qualcosa o forse come Truman vivevo in una realtà parallela
e fantastica. Nel '92 ero tra i fondatori dei verdi, capogruppo e
poi, dopo Mani Pulite, assessore in regione Lombardia nella giunta
rosa-verde di Fiorella Ghilardotti, con il telefono riservato per
minacce alla famiglia visto l'abbattimento dell'abusivismo
immobiliare, da dirigente avevo scelto di fare cadere la giunta
rosso-verde di Paolo Pillitteri, per dignità non più sostenibile.
Non sono nei verdi dal 2006, ma tuttora vengo identificato con
l'esperienza politica che ho contribuito a creare. Perché per
Colaprico così facevano tutti e noi come gli altri? A quali
riferimenti informativi ha attinto nel suo lavoro giornalistico visto
che ci vantavamo di essere una forza politica che non aveva avuto né
un inquisito né un arrestato per Tangentopoli? Greco e i suoi
colleghi erano distratti? Non ho mai svenduto la mia dignità ed
anche oggi questa è la ragione del mio impegno ecologista. Non
eravamo tutti uguali, non siamo tutti uguali, ciò, in periodo
anti-casta, vale anche per Colaprico. Se il suo giornalista nel corso
delle sue inchieste è venuto a conoscenza di fatti e di nomi li
faccia alla magistratura e ne dia conto sul giornale, altrimenti non
mischi i corrotti con coloro che contro la corruzione si sono battuti
e rettifichi.
Fiorello Cortiana
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