Perché perseguire e custodire l'ignoranza sulla natura costitutiva della rete digitale, che non conosce, per i contenuti che in essa circolano, la condizione di scarsità, anzi, più circolano e sono condivisi più acquistano e generano valore?
L'economia della Conoscenza riconosce la condivisione come condizione per le contaminazioni e quindi per le nuove combinazioni nella produzione di valore cognitivo, un approccio confortato tanto in sede Unesco che nelle risoluzioni del WSIS delle Nazioni Unite, nonché dall'Agenda di Lisbona dell'UE sulla società e sull'economia della conoscenza.
Perché nel rispetto della tutela autoriale non declinare diversamente il concetto di proprietà nel Diritto d'autore?
Perché ignorare che la produzione di valore nell'economia della conoscenza si basa sulla possibilità di disporre liberamente dei linguaggi fondamentali per la conoscenza, di condividere i prodotti cognitivi, di godere di un pluralismo culturale e colturale (coltivato e/o custodito), di essere consapevoli, informati e discrezionali, relativamente alla tracciabilità identitaria, di poter esercitare una partecipazione informata ai processi della politica pubblica, di aderire ad un approccio ecologico, non solo al disastrato andamento del nostro pianeta ma ad un’idea più estesa di ecologia della mente?
Perché non mettere mano ai nodi normativi e alle policies perché siano capaci di permettere lo svolgersi e lo sviluppo evolutivo dei nuovi modelli di produzione cognitiva fondati su pratiche concorsuali e colloborative, cui si legano nuovi modelli delle relazioni sociali e nuovi modelli commerciali per la remunerazione degli autori/lavoratori della conoscenza?
Nella società e nell'economia della conoscenza è la natura della relazione sociale a costituire il valore cruciale, e i modelli produttivi e commerciali di successo sono quelli che producono le condizioni abilitanti affinché questo possa accadere: dall'interoperabilità, alla convergenza dei supporti, alla rete come memoria contenente gli strumenti per produrre e le proprie produzioni, permettendo una ubiquità produttiva asincrona, indipendente dal supporto digitale utilizzato. Perché non considerarli eccentrici?
Perché il Parlamento, in due diverse legislature, ha promosso le commissioni "Corasaniti" e "Gambino" sulla riforma del diritto d'autore e poi non si tengono in alcuna considerazione le loro risoluzioni?
mercoledì 27 luglio 2011
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