LA LOBBY DI DIO
Dobbiamo essere grati a Ferruccio Pinotti che con : “La lobby di Dio” ci ha dato la prima inchiesta approfondita sul sistema Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere (ed. Chiarelettere, 2010, Milano).
E’ una indagine seria, professionale, ben documentata, certo non facile da realizzare, che getta finalmente un fascio di luce su una setta poco conosciuta che, per il peso assunto e per i suoi metodi di lavoro, è diventata uno snodo importante del funzionamento della nostra democrazia e della nostra economia.
Il termine “setta” non viene utilizzato in senso denigratorio ma in senso tecnico. Al tema è dedicato un intero paragrafo dal titolo: Un movimento che si fa setta”, nel quale il Prof. Luigi Cortesi, psicologo, psicoterapeuta, presidente del Movimento della Vita di Bergamo, quindi “supercattolico a pieno titolo” analizza le ragioni per cui il termine “setta” è il più appropriato. Certamente il sistema CL + CdO non è più un movimento religioso, perché il peso degli obiettivi economico-finanziari e di potere son diventati di gran lunga prevalenti su quelli religiosi. E, come dice, con sottile ironia, Martinazzoli: “Gli aderenti di CL fanno ogni minuto la volontà di Dio, che Dio lo voglia o no”. Non è un partito perché un partito serve per agire apertamente nel mondo, perseguendo dichiarati obiettivi politici. CL si muove, invece, con una conclamata opacità come è tipico delle sette; e, come le sette, agisce in senso esclusivo non inclusivo. Solo chi è dentro la setta, solo chi ha completato i passaggi di affiliazione, è dalla stessa protetto: “L’offerta è avvolgente e applicabile a qualsiasi momento e attività umana, dalla relazione di coppia alla carriera professionale: se sei del movimento trovi un lavoro, un partner, ovviamente ciellino, con cui ti sposi e ti moltiplichi possibilmente senza porre barriere alla Provvidenza, educhi i figli dentro CL, li “sistemi” e diventi nonno. Cortesi descrive una realtà claustrofobica, con inquietanti risvolti totalitari… E’ spaventoso (afferma Cortesi) che dei cristiani agiscano in questo modo”.
Ma, all’inizio, la motivazione religiosa, animata dal carisma di don Giussani, è determinante per attrarre e coinvolgere, grazie alla grandezza e bellezza del Cristianesimo, le anime generose dei giovanissimi. Poi i migliori verranno formati, accompagnati, aiutati nella loro crescita, sino a diventare, i più fedeli, monaci, laici, i “Memores Domini” (denominati anche “monaci guerrieri”, 1600 uomini e donne, che vivono in piccole comunità (dal 1988 sono riconosciuti dalla Santa Sede come “associazione ecclesiale privata universale”), hanno l’obbligo di castità, povertà e obbedienza, svolgono un lavoro (Formigoni è un Memores Domini), ed il loro reddito confluisce in una cassa comune che poi viene redistribuita secondo i bisogni. Il tema dell’obbedienza è il più delicato da un punto di vista generale, soprattutto in relazione a persone che svolgono attività di rilievo pubblico. I fondamenti teorici sono rigorosi e totalitari: Cristo è Dio incarnato in terra, Cl è uno strumento di tale incarnazione, CL è rappresentata dai suoi superiori, il superiore che guida la tua comunità va obbedito totalmente perché obbedendo a lui fai la volontà di Cristo, il Dio incarnato in terra. E’ in questo passaggio teologico la radice vera del totalitarismo di CL. In fondo è la stessa teoria su cui si reggevano le monarchie assolutiste, nelle quali il monarca era un rappresentante di Dio in terra. Il libro contiene una lunga analisi di questi aspetti cruciali, condotta con l’aiuto di esperti psicologi e sociologi ma soprattutto con una lunga interessante intervista con Bruno Vergani, che ha vissuto l’intera trafila dei ragazzi affascinati da Don Giussani, fino a diventare Memores Domini. E’ poi uscito da CL, diventando scrittore e regista, un intellettuale capace di riflettere onestamente e criticamente su questa sua importante esperienza. La riflessione di Vergani pone bene in luce il conflitto interiore e pratico che si genera tra il principio assoluto e totalitario dell’obbedienza e lo spirito critico personale:
“ Di fatto l’appartenenza a CL mi portava a una situazione paradossale: stavo con persone che mai avrei frequentato e professavo de facto un credo politico che non condividevo. Eppure facevo tutto questo perché ero affascinato dalle parole di Giussani, che ti ordinava: “Fai così”. Un puro approccio precettistico. In nome di quelle parole mi sono trovato a dare i volantini contro l’aborto, contro il divorzio e ad appoggiare la Democrazia cristiana di Andreotti. Volantinavo, andavo alle assemblee, ero diventato presidente del circolo culturale del paese, eppure mantenevo una posizione di apertura verso chi non condivideva le opinioni del movimento. Ricordo per esempio che ero in contatto con molte persone di sinistra, anche della parte estrema, con le quali ero molto amico. A differenza di altri all’interno del movimento, non mi arroccavo in una posizione ideologica. Ricordo una discrepanza notevole tra il livello intellettuale, da cui ero affascinato e che condividevo, e la vita, soprattutto quella dei Memores, che era triste. Più il cerchio si restringeva, più diventavo consapevole della differenza tra ciò che mi veniva detto e la vita quotidiana. Fino a che la situazione è implosa e sono uscito da CL”. Già allora il collateralismo di CL con la politica era forte. “Con il tempo ho capito che la politica e la Democrazia cristiana di allora non c’entravano niente con il sacro, con la mia dimensione. E oggi, pensando alla contiguità del movimento con l’attuale classe dirigente italiana del centrodestra, assai disgraziata, provo molta tristezza. Nel luglio 2009 ho visto in TV Berlusconi che inaugurava i lavori per l’autostrada Bergamo – Brescia – Milano, poco dopo l’esplosione del caso escort su tutti i giornali. Il premier ha detto pubblicamente: “Io non sono un santo”. Roberto Formigoni, in prima fila, rideva. Avrebbe dovuto alzarsi e andarsene, o quanto meno evitare di ridere. Per me è stato triste, sconvolgente””.
Nel periodo in cui fui assessore all’economia nel Comune di Milano ,avevo difficoltà a capire i comportamenti di certi dirigenti comunali. Solo lentamente compresi che la spiegazione di tali comportamenti era che essi non agivano come titolari di un mandato derivante dal Comune e dai principi della loro professione, ma che avevano un altro mandante, che era il loro vero “dominus” e cioè CL. Erano gli obiettivi e la volontà di CL che stavano per loro sopra ogni altro obiettivo. E qui il tema da privato diventa di rilievo ed interesse pubblico. E’ proprio lo spirito e la cultura liberale che ci fa rispettare anche la libertà di pensiero, formazione, organizzazione, indottrinamento di una setta come CL: in fondo la sua capacità di animare i giovani, di impegnarli in una dimensione che va oltre il puro individualismo, di sollecitare la loro generosità, di inserire nelle loro vite la categoria religiosa, è una cosa positiva. Così come è apprezzabile che, in genere, CL, per ora, faccia avanzare prevalentemente giovani di valore.
Ma vi sono tre nodi centrali sui quali una organizzazione così importante, complessa e articolata (insieme al suo braccio operativo CdO, Compagnia delle Opere) non può eludere un dibattito pubblico. Essi sono: cultura totalitaria; opacità; abuso di posizioni di potere e sfruttamento della finanza pubblica.
Ma prima di affrontare questi nodi, è necessario conoscere qualcosa di più di CdO, componente essenziale del sistema, e per questo il libro di Pinotti è una preziosa miniera. Le cifre di CdO sono impressionanti: 41 sedi in Italia ed in altri 17 paesi, 34.000 imprese associate e 1000 associazioni non profit; fatturato complessivo stimato in 70 miliardi di euro; la sola sezione milanese di CdO conta più di 6000 imprese avendo, dal 2008, superato gli associati di Assolombarda; ben tre componenti del consiglio direttivo della Camera di Commercio di Milano sono rappresentanti di CdO. Ma CdO si sta espandendo anche a livello internazionale: Spagna, Portogallo, Israele, Svizzera, Kenya, territori palestinesi, Est dell’Europa. Uno dei principali sponsor di CdO e CL all’estero è Umberto Vattani, una figura di spicco della diplomazia italiana che, nonostante la sua lunga esperienza diplomatica, sembra non rendersi conto dell’enormità della sua affermazione: “A Gerusalemme abbiamo creato praticamente uno sportello unico tra CdO, ICE e consigliere economico dell’ambasciata”. CdO rappresenta lo sforzo di CL per insediarsi nel mondo dell’impresa. Il progetto CdO non nasce a Milano ma ad Alcamo (provincia di Trapani). E’ da un incontro del 1979 con l’allora giovane viticultore, Sebastiano Benenati, che don Giussani si rende conto della necessità di una penetrazione del movimento nel mondo imprenditoriale ed economico. Nel febbraio 1986 nasce a Milano il primo nucleo di CdO, per esercitare “l’amicizia operativa” tra gli associati, ma l’imprinting siciliano rimane ben presente in molte caratteristiche operative ed anche terminologie dell’organizzazione. Ad esempio i “monaci guerrieri” di CL, che abbiamo già incontrato, evocano i capi segreti dell’organizzazione mafiosa che, alle origini, si chiamavano, appunto, i “fratuzzi” (i fraticelli). Oggi in Sicilia la rete di CdO è composta da un giro di 1100 soggetti tra imprese, professionisti e operatori del terzo settore. Lo scarso spessore imprenditoriale della società siciliana aiuta a percepire prima che in Lombardia il vero segreto ed, insieme, il vero pericolo del sistema CdO + CL, che non può essere esaminato che unitariamente, come unità organica. Così sin dal 17 luglio 2002 l’economista Mario Centorrino auspicava che vengano:
“approfondite le caratteristiche della presenza in Sicilia della CdO, gli intrecci tra politica ed economia che ha innestato, i processi di accumulazione nei quali si è andata a inserire. Quel che vorremmo sapere è se allo stato un piccolo imprenditore in Sicilia ritenga che sia preferibile associarsi alla CdO, poiché se collocato dentro questo sistema di relazioni gli verranno aperti più spazi rispetto a quelli normalmente praticabili. E, per questo inserimento, oltre alla intuibile professione di fede cattolica quali ulteriori impegni di solidarietà debba adempiere. Qualora le risposte fossero positive, in una regione come la Sicilia, debole in termini di capitale sociale, assisteremo al sorgere di un soggetto di potere. Né illecito, né necessariamente pericoloso. Nuovo, però, e al momento unico, con possibili conflitti di interesse non plateali ma decisivi tra politica ed economia. Sui quali, questa è una nostra ipotesi di lavoro, si reggono oggi in Sicilia il cuffarismo e la sacra economia. Altre associazioni di rappresentanza, sindacati, ordini professionali non hanno proprio alcunché da dire al riguardo?”
E in un intervento all’Università di Palermo, dello stesso anno, ammoniva che ci troviamo di fronte alla “sacra economia” ossia allo “sfruttamento del volontariato come affare economico e l’affiancamento alla Compagnia delle Opere, una delle organizzazioni più pericolose che possano esistere”. Anche Giovanni Catalano, direttore di Sicinindustria, intervistato nel 2022 con riferimento a CdO afferma: “Bisogna stare attenti a non ingenerare confusione. A non tradurre un’azione nel sociale, in attività di tutela di interessi non propri alle sfere sociali”. Ed intervistato nel 2010, nell’ambito del libro in esame, afferma: “Naturalmente anche qui la CdO è in crescita perché fa affidamento anche sulle risorse pubbliche”. L’approfondimento delle origini e dell’esperienza siciliana ci facilita la comprensione più generale di CdO. Questa non è un’associazione imprenditoriale né un partito politico ( anche se, come diremo ne ha, in unione con CL, alcune caratteristiche). CdO è esattamente quello che, con sufficiente chiarezza, dichiara l’art. 4 del suo Statuto, un’associazione che ha la finalità di:
“promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza per una migliore utilizzazione di risorse ed energie, per assistere l’inserimento di giovani e disoccupati nel mondo del lavoro, in continuità con la presenza sociale dei cattolici e alla luce degli insegnamenti del magistero della Chiesa”.
Dunque una associazione di mutua assistenza, di dichiarata impronta confessionale, rivolta soprattutto ai piccoli operatori dell’economia, imprese, professionisti, terzo settore. La mutua assistenza è cosa buona: da essa nascono oltre un secolo fa le banche popolari, le attuali banche di credito cooperativo e tanti altri organismi benefici. Niente da ridire. Come niente vi è da ridire anche sulle loro concezioni dell’impresa, che non è quella di puro e semplice produttore di profitto, ma di soggetto creatore di sviluppo. E’ una concezione avanzata che insegnano i migliori studiosi di economia aziendale. Personalmente l’ho insegnata per venti anni in Bocconi. Le parole di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà (organica al sistema CL + CdO): “Lo scopo di un’impresa eccede dagli scopi dell’impresa stessa” suonano identiche a quelle di Peter Drucker, uno dei maggiori studiosi di economia d’impresa, degli ultimi 60 anni:
“Le imprese sono organi della società, non sono fine a se stesse, ma esistono pere svolgere una determinata funzione sociale, esse sono strumenti per assolvere fini che le trascendono”.
Le cose incominciamo ad andare meno bene quando si entra (come fa Pinotti) nei meccanismi concreti di questa mutua assistenza. Allora si scopre che la mutua assistenza non si basa sui contributi propri degli associati, ma, in gran parte, si appoggia sul denaro pubblico:
“La Compagnia delle Opere è un caso unico nel suo genere, riceve finanziamenti dalle istituzioni e, attraverso i suoi membri dislocati in posti chiave, pone le condizioni per convogliare denaro pubblico verso le “proprie” aziende. Si vengono a creare così conflitti di interesse tra CdO, banche e istituzioni, un intreccio pericoloso che inquina il mercato e stronca la libera concorrenza. La Compagnia inoltre ha un riferimento partitico preciso e dunque partecipa agli appuntamenti elettorali convogliando consensi…. Quando CL assume il potere, come per esempio in Lombardia, i “corpi intermedi” spesso si formano o crescono non per libera iniziativa di individui che si mettono insieme con obiettivi comuni, ma a seguito di provvedimenti di spesa e legislativi della Regione. Parte da lì la costruzione o ristrutturazione di oratori e di scuole private cielline, di consultori privati accreditati, di aziende pubbliche o a partecipazione pubblica, di strutture sanitarie accreditate e così via. Sono queste le “formazioni sociali” pensate dai leader di Comunione e Liberazione. Senza i soldi dei cittadini e le decisioni della politica di marca ciellina, quanto di tutto questo sarebbe nato e cresciuto spontaneamente? L’ex parlamentare e consigliere regionale leghista Alessandro Cè, già assessore regionale alla sanità lombarda, che abbiamo intervistato nel corso di questa inchiesta, ha dichiarato: “Non è parità pubblico-privato, mi spiace, questa è un’altra cosa. Io sono un liberista, un liberale, ma questo è interesse privato in atti pubblici, in programmazione pubblica, in scelte politiche pubbliche”.
CL non è un partito, né si è mai legata a uno schieramento particolare. La forza del sistema CL + CdO è sempre stata quella di essere trasversale. E’ anzi straordinariamente capace di “decifrare gli equilibri politici in formazione, così da collocarsi sullo scacchiere istituzionale nel modo più proficuo, Né destra né sinistra, insomma. Ma un grande opportunismo politico. L’obiettivo per il movimento è stato quello di trovare, di volta in volta, una sponda istituzionale che fosse in grado di garantire la promozione di certi interessi e di certe posizioni strategiche (in cambio, ovviamente, di un solido bacino di voti: una dote che CL sa ancora guidare con sicurezza). E ciò indipendente dai valori di riconoscimento della forza politica prescelta” (Pinotti).
Dunque il sistema CL + CdO non è un partito politico ma controlla pacchetti di voti con i quali fa eleggere i suoi capi in posizioni di grande potere (come Formigoni), dalle quali essi riversano sul sistema benefici di ogni tipo; o fa eleggere alleati organici che poi dovranno pagare un prezzo. Quindi è anche un partito, occulto, senza peraltro soggiacere ad alcuno dei pur tenui obblighi di trasparenza ai quali persino i nostri irresponsabili partiti sono tenuti.
Bene fa Pinotti a dedicare ben 38 pagine del libro all’esempio più eclatante: il business della sanità. E’ questo il più grande business esistente oggi in Italia: oltre 100 miliardi di euro l’anno; dei quali 16 solo in Lombardia. Nessuna meraviglia che se la disputino, con metodi violenti, in Calabria la ‘ndragheta, in Sicilia la mafia, in Campania la camorra, nel Lazio il generone romano, in Lombardia, con metodi perfettamente legittimi, il sistema CL + CdO. In Lombardia, praticamente, la Sanità è diventata un fatto privato di CL +CdO, essendosi realizzata la perfetta identità tra chi comanda, chi nomina i dirigenti, chi controlla e chi opera. Non tento neanche di riassumere i dati ed i fatti che documentano questo impressionante fenomeno. Finirei necessariamente per ridurre il valore dell’indagine ed anche dell’importante testimonianza di Alessandro Cè, ex deputato leghista, già assessore alla Sanità della Regione Lombardia. Medico, esperto amministratore, persona per bene, dotato di senso dello Stato, Cè cerca di mettere un po’ di ordine nel saccheggio della sanità lombarda. Ma viene duramente contestato da Formigoni e rimosso dal duo Formigoni – Berlusconi, consenziente Bossi.
Il sistema CL + CdO lombardo è dunque essenzialmente un’idrovora che dirotta finanza pubblica verso finanza privata e porterà, inevitabilmente, ad una declassamento della sanità lombarda che, per ora, resiste perché ha alle spalle 500 anni di buona sanità. Basti osservare il moltiplicarsi delle lucrose cardiochirurgie accreditate salite, in pochi anni, a 25 in Lombardia contro 23 in tutta la Francia.
Naturalmente vi sono altri business su cui il Sistema CL + CdO è concentrato, come il business dell’istruzione. Ci sono ormai anche tanti, gravi e preoccupanti scandali. Ma ciò è del tutto inevitabile. Bene fa Pinotti ad illustrarli, ma non è questo per me l’aspetto grave. Il caso della sanità lombarda rappresenta una degenerazione di potere così abnorme, da giustificare, anche in eventuale assenza di scandali e di reati, in uno Stato normale, una seria indagine parlamentare che risponda a due domande: come assicurare l’imparzialità e la meritocrazia nella scelta dei dirigenti della Sanità lombarda? A quanto ammontano le risorse pubbliche che vengono ogni anno, direttamente o indirettamente, dirottate al sistema allargato CL + CdO?
Ma questa indagine non ci sarà, neanche se dovesse esserci un cambio di governo, perché il segretario del maggior partito dell’opposizione On. Perluigi Bersani è uno che, come i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, stravede per CL, senza, per ora, esserne organico come il prossimo candidato papa, l’arcivescovo di Milano, Scola. Pierluigi Bersani dal 1998 al 2009 (tranne il 2001) non ha mai saltato neanche uno dei Meeting di Rimini di CL. Nel 2003 tenne una relazione importante nella quale disse:
“Se vuol rifondarsi la sinistra deve ripartire dal vostro retroterra. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’Ottocento. Il primo Partito Socialista è venuto dopo le cooperative, il Partito Comunista dopo ancora e i gruppi nati con il Sessantotto sono tutti spariti. Solo l’ideale lanciato da CL negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare. E’ lo stesso ideale che era anche delle cooperative: un dare che è anche educare”.
Nel 2006 fu affidato a Bersani niente meno che la presentazione del libro del fondatore Don Giussani, “Dall’Utopia alla Presenza”.
Dunque moriremo tutti, volenti o nolenti, di CL, per poter campare, mentre l’idrovora continuerà a svuotare le casse pubbliche a favore delle private, e mentre i ministri dell’economia si divertiranno ad appiccicare qualche imposta di bollo sui piccoli risparmi?
Tutto sembra indicare di sì.
Ma la storia è sempre imprevedibile ed ama spesso sparigliare le carte, anche in modo imprevedibile.
Nessuna previsione dunque. Ma solo lettura dei fatti attuali. I fatti più evidenti indicano che esiste una alta probabilità che il prossimo presidente del consiglio ed il prossimo pontefice saranno organici di CL.
I fattori che possono sparigliare le carte sono di varia natura:
- la fragilità religiosa e morale di CL, la sua disinvoltura morale, l’affarismo, l’uso cinico della politica, il disinteresse verso l’integrità morale dei suoi associati e alleati, può gradualmente indebolire la forza e la presa dell’organizzazione. Non è la prima volta che un movimento di origine religiosa, grazie ad un lavoro duro e serio, diventa potente e ricco e poi decade travolto da eccesso di potere e di ricchezza. Si veda la vicenda degli Umiliati a Milano. Ma anche il recente commissariamento dei Legionari di Cristo dovrebbe contenere qualche insegnamento. Sulla base di quello che vediamo sino ad oggi, è da escludere l’ipotesi di autocorrezione e di autocritica.
- Non è escluso che dalla Chiesa, intesa non come struttura gerarchica, ma come popolo di Dio, si possano mettere in moto degli anticorpi contro questa religiosità strumentale, fondamentalista, totalitarista, preconciliare, da parte del grande filone del cattolicesimo liberale, democratico, conciliare.
- La finanza pubblica, continuamente stressato da queste poderose idrovore (il sistema CL+ CdO è solo una di queste) dovrà, prima o poi, porre dei limiti al dirottamento di risorse pubbliche verso le casse private.
- Prima o poi potrà andare al governo una sinistra moderna capace di resistere alle astuzie del sistema CL + CdO e di ripristinare un decente funzionamento delle istituzioni. Ma qui siamo nel libro dei soci.
Peraltro su tutti i fronti i possibili indizi di resistenza, sono molto deboli, Per ora il quadro più realistico è quello tracciato da Pilotti:
“ Un movimento senza un pensiero religioso forte, ma governato con mano ferma da un capo molto determinato e operativo: Roberto Formigoni, il Memor Domini ciellino che è anche presidente di una Regione con il bilancio di un piccolo Stato del Nordeuropa, il leader di una lobby che sta estendendo i suoi metodi di potere al resto d’Italia e anche all’estero”.
Marco Vitale
www.marcovitale.it
Scritto per Allarme Milano Speranza Milano www.allarmemilano-speranzamilano.it
Marettimo, 15 luglio 2011
giovedì 21 luglio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento