mercoledì 29 ottobre 2025
OLIMPIADE: NON SI VIVE DI SOLI EVENTI
ArcipelagoMilano
28 Ottobre 2025
OLIMPIADE: NON SI VIVE DI SOLI EVENTI
di Fiorello Cortiana
Il 6 febbraio 2026, allo stadio San Siro Meazza, prima della possibile demolizione, nella sua piena efficienza, si terrà la cerimonia inaugurale dei XXV Giochi Olimpici Invernali. A 420 Km da Cortina, l’altra co-ospitante Milano ospiterà impianti e gare. La cosa non deve stupire, è stato così anche per i giochi invernali di Pechino: un’occasione troppo ghiotta per i nodi metropolitani e i loro attori nella globalizzazione.
La Fondazione Milano-Cortina 2026 ha la responsabilità dell’organizzazione dell’evento, raccolta di contributi da privati e sponsorizzazioni compresi. La fondazione costituisce il Comitato Promotore, ci sono i Comuni Milano e Cortina, le Regioni Lombardia e Veneto, le Province Autonome di Trento e Bolzano, il Governo con il CONI. Il budget della Fondazione Milano Cortina 2026, approvato definitivamente ad aprile, si attesta a 1,7 miliardi di euro per l’organizzazione, mentre le opere infrastrutturali gestite da SIMICO hanno richiesto investimenti per 3,4 miliardi. Sono stati venduti oltre 800.000 biglietti dei 1,2 milioni disponibili. La Fondazione Milano Cortina ha raggiunto i 450 milioni di euro da sponsorizzazioni. Il volontariato “Team26” ha chiuso le iscrizioni con quasi 50mila candidature.
Il Governo, con il Decreto Sport dello scorso luglio, ha dato i fondi necessari per coprire gli extracosti: 21 milioni per il PalaItalia e l’autorizzazione per Comune e Regione a rinegoziare le convenzioni.
La parte relativa alle infrastrutture fa capo alla Società Infrastrutture MilanoCortina2026 SPA. La Società Infrastrutture Milano Cortina- SIMICO ha terminato oltre il 70% delle 98 opere previste, 67 delle quali sono interventi destinati a rimanere. Lo scorso 30 settembre COIMA ha consegnato il Villaggio Olimpico di Milano Cortina 2026 alla Fondazione Milano Cortina 2026.
Dopo i Giochi, dall’anno accademico 2026/27, gli edifici diventeranno il più grande studentato in edilizia convenzionata d’Italia con 1.700 posti letto. Il Villaggio Olimpico poi Studentato è parte della riqualificazione dell’ex scalo FS, che fa capo al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da Coima Sgr, insieme a Covivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund (Cecif). Il Fondo Porta Romana è il principale fondo di investimento in rigenerazione urbana in Italia: è partecipato da Cassa Forense, Cassa dei Commercialisti, Inarcassa, ENPAM, Compagnia di San Paolo, Fondazione Padova e Rovigo, Intesa Sanpaolo e Fideuram Vita.
L’ex scalo FS di Porta Romana è uno dei sette ex scali interessati da un Accordo di Programma per progetti di rigenerazione urbana, 2.500.000 mq di proprietà pubblica. Il TAR bocciò i ricorsi presentati Italia Nostra e dai Cittadini di Farini, riferendosi al PGT allora vigente mentre era in corso di approvazione il nuovo PGT, quello che ha a che fare con gli interventi per le Olimpiadi/Ex Scali FS.
L’altra area milanese interessata dalla costruzione di edifici per le Olimpiadi Invernali 2026 è quella di Santa Giulia-Rogoredo. Una società concorrente nel settore degli impianti sportivi ha presentato un ricorso al TAR. Ricorso bocciato, cui è seguito l’appello al Consiglio di Stato.
Appello che contestava: il riconoscimento dell’Arena multifunzionale come opera di interesse pubblico; la titolarità privata dell’impianto con le agevolazioni pubbliche concesse; l’attribuzione degli oneri per le infrastrutture viarie a enti pubblici anziché ai soggetti beneficiari privati.
Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello evidenziando: il Rispetto delle garanzie partecipative e di trasparenza; la scelta di non acquisire la proprietà pubblica dell’Arena è stata ritenuta ragionevole e commisurata alla complessità dell’intervento, con una valutazione attenta dei costi di gestione e delle strategie di rigenerazione urbana; la legittimazione dell’Arena, il PalaItalia, quale opera di interesse pubblico: strategico per le Olimpiadi 2026 e per la valorizzazione complessiva del nuovo quartiere urbano; gli interventi viari connessi qualificati come opere di interesse pubblico di ampio respiro, il cui costo è stato posto a carico delle amministrazioni competenti e non del soggetto privato promotore dell’Arena.
Del resto la legge regionale 26/2003 al primo comma dell’Art.21 è chiara sulla bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati: “1. Al fine di promuovere la bonifica o la messa in sicurezza permanente, il ripristino e la riqualificazione ambientale dei siti a qualsiasi titolo dichiarati contaminati, di proprietà sia pubblica sia privata, nonché il recupero socioeconomico e territoriale delle relative aree, la Regione (…) incentiva ed agevola l’iniziativa dei soggetti interessati non responsabili dell’inquinamento e determina le modalità di esercizio delle sue competenze in materia.” La bonifica come onere di urbanizzazione, molto logico, ma paga sempre Pantalone e non chi ha inquinato.
Questa volta nessun anatema contro la Procura che blocca lo sviluppo della città, qui il ‘Modello Milano’ si è espresso al meglio delle sue intenzioni.
Ai cittadini, associazioni e imprese, in assenza di una proposta politica di Milano, città metropolitana, come sistema integrato socialmente inclusivo, partecipato e abilitante, rimane solo l’azione giudiziaria per garantire il funzionamento democratico della gestione pubblica.
Per la consociazione delle amministrazioni comunale e regionale Milano e la sua area metropolitana sembrano un supporto inerte nel risiko dei fondi immobiliari internazionali, in cui le amministrazioni si pongono spesso come facilitatori di operazioni che antepongono l’Interesse privato al bene comune. Un supporto inerte e sordo, dove le vie istituzionali di informazione e partecipazione sono difficili da percorrere, vedi la simulazione del Dibattito Pubblico a Milano piuttosto che il referendum negato sulla riqualificazione dello stadio.
Un supporto inerte dove, in assenza di una visione e di una programmazione, gli eventi internazionale da ospitare fanno da volano per l’aumento della spesa pubblica. Negli ultimi 50 anni il costo dell’organizzazione delle Olimpiadi è cresciuto del 170%, dal 1994 ogni olimpiade invernale è costata più di 2 miliardi di euro, oltre a ulteriori spese per infrastrutture.
Oltre alla spesa pubblica aumenta altresì il valore del patrimonio immobiliare e della rendita nelle zone circostanti gli impianti olimpici con la conseguente gentrificazione sociale accompagnata da espulsione di molte famiglie verso i comuni di cintura alla ricerca di canoni d’affitto abbordabili, mentre in città si confermano sacche di quartieri degradati, dove il disagio diventa devianza e questione di ordine pubblico. Interessante, a proposito, lo studio dell’Università Bocconi ‘L’indotto di Expo 2015 Un’analisi di impatto economico al termine dell’evento’
Nelle conclusioni constata che: “Milano ha perso competitività rispetto a molte altre città europee e soprattutto rispetto a quelle che sembrano essere le sue più dirette concorrenti: Lione, Monaco di Baviera, la stessa Barcellona. Mentre queste città si rinnovavano e apparivano in veste nuova, Milano non ha ancora realizzato i cambiamenti necessari per competere: investimenti in innovazione tecnologica, grandi progetti, valorizzazione della cultura e dell’arte.”.
È indicativo quanto sta avvenendo a Santa Giulia, interessata dall’arena olimpica privata multifunzionale, il PalaItalia. A 20 anni dall’inizio di una riqualificazione del quartiere, dall’importo di 3,5 mld di euro, sono ancora in corso le bonifiche e ci sono cantieri e negozi sfitti. Ora dovrebbero partire i lavori e il cantiere per la nuova sede del Conservatorio mentre altri progetti sono ancora rinviati. Durante le settimane delle gare olimpiche l’accesso all’Arena passerà attraverso un tessuto urbano non definito e le relative transenne.
L’assenza di soggettività nella politica pubblica genera la mancanza di pianificazione territoriale e urbanistica con la relativa programmazione e rendicontazione. È un approccio riduzionista con uno sguardo miope, nello spazio e nel tempo. Uno sguardo circoscritto al singolo intervento di rigenerazione urbana o alla creazione di un nuovo ‘brano di città’ come a Santa Giulia. Il singolo intervento, ancorché di grande dimensione, non è visto in relazione ad un sistema più ampio e complesso, ma come una realtà urbana autonoma e autosufficiente. Una semplificazione della complessità delle relazioni e dei processi complessi. Manca così ogni valutazione delle possibili conseguenze nello spazio e nel tempo nei contesti sociali, culturali, di genere, di generazione e ambientali. Basti pensare alle bande giovanili o alle sistematiche esondazioni mal tamponate dalle vasche di laminazione.
Se gli amministratori iniziassero ad alzare lo sguardo vedrebbero che le foto satellitari, usate dall’ISPRA per il Rapporto 2025 con l’uso di programmi GIS open source, hanno evidenziato che, tra il 2015 e il 2023, oltre il 33% del territorio di Milano è stato consumato dai progetti di ‘Rigenerazione Urbana’. Sì, Milano ha edificato, consumato, circa il 60% del proprio territorio comunale. Il Piano del Governo Territoriale (PGT) 2030 quantifica in 12.580 ettari la superficie edificata, consumata, il suolo non edificato comprende 5.424 ettari di aree agricole e verdi costituiscono il suolo non edificato del territorio e quasi 182 ettari di suolo al momento libero in aree edificabili. Lo scorso 23 ottobre il Parlamento Europeo ha adottato la Direttiva per il monitoraggio dei suoli. Da quando sarà pubblicata gli Stati membri avranno tre anni per recepirla nei propri ordinamenti giuridici. Ma molto buoi nel frattempo saranno scappati…
Se alzassero lo sguardo a 36.000 Km potrebbero vedere le immagini del satellite europeo Sentinel-4 del programma Copernicus dell’ESA. Immagini preoccupanti: la Pianura Padana è l’area più inquinata d’Italia, un autentico hotspot di smog visibile a 36.000 chilometri di distanza. Il nuovo sistema di osservazione satellitare permette di comprendere come si distribuiscono nell’atmosfera sostanze nocive quali biossido di azoto, ozono e anidride solforosa, segnando un passo decisivo nel monitoraggio della qualità dell’aria europea. Ma l’approccio riduzionista arriva anche a smentire ciò che era stato appena approvato per l’abbattimento dello stadio Meazza-San Siro. La delibera per la vendita dello stadio e per le nuove costruzioni nei 29 ettari circostanti, presentata in Consiglio lo scorso 29 settembre, prevede “interventi compensativi da effettuarsi esclusivamente nel territorio di Milano, senza ricorso a crediti internazionali in coerenza con il Piano Aria e Clima”.
Come non detto, lo Schema di convenzione e gli indirizzi per la vendita del Meazza e dell’area GFU San Siro, approvato il 24 ottobre 2025, dalla Giunta dice che è possibile “conguagliare economicamente le differenze non recuperabili con realizzazioni dirette, anche attraverso l’acquisto di crediti carbon offset.”. Il Sindaco Sala ripristina così i “crediti di carbonio” per compensare l’impatto ambientale del progetto. Alberi piantati all’equatore, alberi tagliati sulle alpi per le piste e veleni nella pianura più inquinata d’Europa: il Modello Milano al meglio della sua performance. Presi dalle speculazioni e dai veleni che interessano Milano si finisce per dimenticare che sono olimpiadi invernali e che occorrono piste innevate in montagna, anche con le alterazioni climatiche. Il CIPRA, fondazione che si occupa di tutela ambientale, ha calcolato che per ricoprire di neve artificiale i 23.800 ettari di piste alpine si sono consumati 600 Gwh, quanto consumano annualmente 130.000 famiglie di quattro persone.
Il Wwf ha calcolato che ogni anno vengono impiegati per innevare le piste circa 95 milioni di metri cubi d’acqua oltre ai 600 gigawattora di energia: un costo di 136000 euro ogni ettaro. Insieme al WWF, CAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, hanno denunciato che «Non abbiamo ad oggi elementi, a poco più di tre anni dai Giochi olimpici 2026 e dopo un confronto avviato e voluto da Fondazione Milano Cortina 2026 sin dal 2021, per potere attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei giochi olimpici invernali, dichiarata nel dossier di candidatura».
La procedura di Valutazione Ambientale Strategica preliminare, voluta dalla Fondazione Milano-Cortina, è focalizzata solo ed esclusivamente sul programma delle tre settimane dei Giochi. S.I.Mi.Co. la partecipata costituita per le infrastrutture olimpiche, sinora non ha fornito il quadro dettagliato degli stadi di progettazione/valutazione/autorizzazione – degli interventi (infrastrutture lineari), connessi e di contesto, inseriti nel piano, che pure è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente sin dall’aprile 2022.
La mancanza di confronto con le associazioni ha impedito la possibilità di valutare la riqualificazione e il riuso di impianti esistenti. Ad esempio, per la pista da bob di Cortina, a fronte dell’aumento incontrollato dei costi: da 50 milioni di euro ai possibili 120, l’alternativa esistente era la pista Innsbruck a 164 Km rispetto ai 420 da Milano, costo 12 milioni di euro. Ma la Fondazione e S.I.Mi.Co non sono disponibili a considerare questa alternativa, seppur ambientalmente ed economicamente più sostenibile. Al contrario il Forum di Assago si prepara al suo adattamento olimpico, da novembre via il basket per poter ospitare le gare di short track e pattinaggio di figura. Impianto esistente e riuso, meno costi e nessun consumo di suolo ulteriore. Anche i padiglioni 13 e 15 della Fiera Milano a Rho sono stati trasformati in un palazzetto temporaneo per l’hockey femminile, con un investimento di 15 milioni completamente sostenuto da Fondazione Fiera.
Le proposte della Fondazione Milano Cortina di collaborazione con le associazioni del gennaio 2021, per la raccolta di suggerimenti, la condivisione della progettualità, il recupero/compensazione, con incontri di aggiornamento periodici, sono state improduttive. Perciò le associazioni hanno interrotto gli incontri continuando monitoraggio/ proposta/denuncia. La stessa cosa è avvenuta con il Dibattito Pubblico sul Meazza-San Siro chiesto, ai sensi di legge, dal Comitato Referendario, qui neanche la forma di confronto è stata rispettata: marketing informativo delle società Inter e Milan con il rendering green del momento. E adesso apprestiamoci a seguire il grande circo su neve e ghiaccio, gioiosi mi raccomando altrimenti saremo tacciati di passatismo.
Fiorello Cortiana
martedì 28 ottobre 2025
domenica 19 ottobre 2025
Vogliamo informazioni sull'azione pubblica. No fake news grazie!
Occorre esigere i diritti, altrimenti non sono garantiti. Il diritto ad essere informati sulle decisioni pubbliche che ci riguardano ad esempio. Alla faccia della L 241/90 sull'accesso agli atti amministrativi o del DL 200/2021 sugli Open Data, spesso ai cittadini le informazioni su procedimenti scottanti vengono omesse o, peggio, vengono date false informazioni. Il caso metropolitano milanese sugli stadi ne è un esempio. Come dicevamo...Oaktree Capital Management, società controllante dell'Inter che oggi ha nel portafoglio il nuovo stadio a Milano e l'edificabilità nei 29 ettari pubblici, viene interamente assorbita da Brookfield Capital Management, società di finanza immobiliare con sedi in Canada e alle Isole Cayman. Il valore nominale già frutta nel risiko finanziario. Tutto ciò grazie al voto del Consiglio Comunale cui era stato detto che l'UEFA aveva giudicato San Siro tecnicamente inidoneo. Questa la risposta ufficiale ad un Accesso agli Atti: “Si precisa che il Comune di Milano non dispone ad oggi di alcun parere da parte dell’associazione calcistica Uefa relativamente all’idoneità tecnica dello stadio G. Meazza. Cordiali saluti. Il Responsabile del Procedimento, Simona Collarini”. Così come , nel 2022, era stato detto che il referendum per la ristrutturazione di San Siro non si poteva svolgere perché per il Settore Urbanistica di Palazzo Marino vi era poca differenza di spesa tra ristrutturazione e costruzione di un nuovo impianto: 510 ristrutturazione 650 nuovo stadio. Quindi “la verifica complessiva di fattibilità tecnico-economica di quanto proposto non consegue esito positivo”. La stima dei costi era stata fatta dalle Società Inter e Milan. Invece il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DocFAP) presentato dalle due società a marzo 2025 riporta i costi effettivi: la ristrutturazione completa del Meazza prevede un costo di 371 milioni, mentre per la costruzione del nuovo stadio il costo è di 810 milioni. Intanto il referendum non si è fatto... Veniamo all'ipotesi stadio a San Donato Milanese: dall'Amministrazione Comunale assoluto silenzio sulla sentenza del TAR con la bocciatura del progetto stadio nell’Area San Francesco. Vi chiederete perché? Forse distrazione. Qui la procedura amministrativa è ancora aperta e per questo la piattaforma di informazione e partecipazione della Cittadinanza Attiva RecSando propone a tutti i cittadini che vogliono essere informati di inviare questa richiesta al Sindaco di San Donato Milanese:
Alla cortese attenzione del Sig. Sindaco Francesco Squeri e dei Membri della Giunta Comunale di San Donato Milanese ,
mi rivolgo a Voi in qualità di cittadino/a profondamente interessato/a alle vicende urbanistiche e amministrative che riguardano il territorio del Comune di San Donato Milanese, per sollecitare risposte chiare, puntuali e documentate in merito a un episodio di rilevanza giuridico-amministrativa e politica che solleva gravi perplessità in merito alla trasparenza dell’azione pubblica locale.
Con la presente, intendo formalmente richiedere spiegazioni circa l’assenza di una comunicazione ufficiale da parte dell’Amministrazione Comunale in relazione alla sentenza del TAR Lombardia pubblicata in data 24 settembre 2025, che ha annullato la delibera urbanistica del 2021 dell’allora Amministrazione Checchi, avente ad oggetto le previsioni volumetriche e di indirizzo urbanistico relative al comparto denominato “Area San Francesco”.
Tale sentenza ha di fatto azzerato le possibilità di realizzazione del progetto proposto dalla società “Sport Life City” , ivi compreso il contestato impianto sportivo che avrebbe dovuto accogliere il nuovo stadio dell’AC Milan.
Nonostante la portata pubblica e strategica di questa pronuncia giurisdizionale, si rileva con forte preoccupazione come nessun comunicato sia stato emesso dal Comune di San Donato Milanese nel periodo compreso tra il 24 e il 29 settembre 2025 , data in cui si sono tenuti in contemporanea i Consigli Comunali di San Donato Milanese e Milano.
La mancata divulgazione di una decisione tanto rilevante ha avuto , con ogni probabilità , effetti distorsivi sull’orientamento del voto del Consiglio Comunale di Milano , che , sulla base di presupposti fattualmente superati , ha approvato la delibera di dismissione del comparto di San Siro , sostenendo l’urgenza di evitare la “fuga” delle squadre milanesi dal territorio cittadino.
Già da cinque giorni , al momento del voto del 29 settembre, era Ben noto che il progetto a San Donato Milanese non potesse più proseguire , in quanto radicalmente compromesso dal vincolo del mantenimento delle aree verdi sancito nella convenzione urbanistica del 1993 sottoscritta dal Comitato Quartiere Affari.
Alla luce di quanto sopra , si chiede all’Amministrazione Comunale di San Donato Milanese di chiarire pubblicamente e ufficialmente :
1. Per quale motivo Non sia stato predisposto alcun comunicato stampa o altra forma di informazione alla cittadinanza circa l’avvenuta pronuncia del TAR Lombardia ;
2. Perché Non si sia ritenuto doveroso notificare formalmente e tempestivamente tale sentenza anche al Comune di Milano , stante la diretta rilevanza sulle scelte urbanistiche E sportive in corso di deliberazione ;
3. Se l’ Amministrazione non ritenga che tale omissione costituisca una grave violazione del principio di trasparenza amministrativa , con potenziali conseguenze politiche e giuridiche rilevanti ;
4. Se siano stati presi provvedimenti interni per valutare le responsabilità di tale mancata comunicazione.
La presente richiesta è formulata ai sensi del principio di trasparenza E del diritto di accesso civico generalizzato ex D. Lgs. 33/2013 e s.m.i., e si chiede che venga fornito riscontro scritto entro i termini di legge.
In attesa di un Vostro cortese riscontro, si ringrazia per l’attenzione e si rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.
Cordiali Saluti
Cognome e Nome
questi gli indirizzi
E-mail: comune@comune.sandonatomilanese.mi.it
PEC: protocollo@cert.comune.sandonatomilanese.mi.it
giovedì 16 ottobre 2025
La sociologica di Palazzo Marino. Voi metteteci i nomi.
Arcipelago Milano 14 Ottobre 2025
UNA NUOVA POLITICA SOCIOLOGICA URBANA
“Ognuno pensa per sé”
Abbiamo assistito all’esercizio della caparbia volontà di vendere San Siro, con i 29 ettari circostanti, ad opera del sindaco e della sua amministrazione. Abbiamo assistito perché non ci è stato permesso di esprimerci sulle alternative attraverso il referendum. Ora le società Inter e Milan, i cui proprietari effettivi non è consentito conoscere, tanto al Consiglio Comunale quanto a noi cittadini, hanno espresso come unica preoccupazione il possibile intervento della Procura.
Dato che non stiamo parlando di un infausto intervento atmosferico che interrompe la partita, si tratta forse di ‘coda di paglia’? Qui in gioco non c’è la nebbia ma la salute di decine di migliaia di cittadini, il rispetto del vincolo sul secondo anello così come quello delle norme e delle procedure vigenti. Stiamo assistendo allo sfaldamento del centrosinistra, a partire dal Campo Largo.
Così come alla facile politica dei ‘due forni’ del centrodestra che permette il passaggio della delibera per la vendita ma, vedi il Presidente del Senato La Russa, sostiene sia il nuovo stadio sia il mantenimento di San Siro, uno accanto all’altro. Il suicidio assistito del centrosinistra a pochi mesi all’avvio della campagna elettorale. Qui mi interessa proporre una considerazione che spiega, salvo apprezzabili eccezioni in entrambi gli schieramenti, cosa e chi ha dato corpo alla plastica configurazione della consociazione degli affari che ha permesso l’approvazione della delibera.
Da diversi decenni abbiamo leggi elettorali che consegnavano alle segreterie di partito l’elezione dei parlamentari. L’elezione diretta dei presidenti di regione, dei sindaci e la sospensione della Costituzione per le Città Metropolitane e le Provincie, ha indebolito l’effetto della partecipazione popolare. Questo perché sono state accompagnate dalla spoliazione di prerogative politiche delle assemblee elettive. L’esempio ultimo, legato alla delibera per la vendita dello stadio, è stato l’impedimento della votazione degli emendamenti presentati dai consiglieri.
Veniamo a questi ultimi, sostanzialmente esautorati da ogni possibilità di partecipazione e intervento nei processi deliberativi, tanto nelle commissioni che in aula consiliare. La gran parte di loro accetta la condizione di sostanziale esclusione perché essa è parte della gavetta. Sanno che devono curare e alimentare le preferenze che hanno raccolto utilizzando le prerogative di orientamento delle pur minime risorse pubbliche che possono indirizzare. Sanno che devono meritarsi la permanenza nella cordata/corrente di partito. Sanno che non possono sbagliare il tempo per capire se devono passare ad un’altra cordata: quella ritenuta vincente.
La loro ambizione/aspettativa è duplice: o ascendere ad altri livelli di responsabilità amministrativa o istituzionale o essere premiati/rimossi con una nomina nel CdA di una partecipata. Nel secondo caso si apre uno scenario nuovo: essere affidabili, capire il contesto della filiera del settore, diventare un professionista della nomina indipendentemente dalla provenienza iniziale della stessa.
Una ulteriore possibilità è di trovare un ruolo professionale in un organismo del Terzo Settore per provenienza e per riconoscenza ricevuta. Chi si è mosso con efficacia nelle relazioni e con una rendita di visibilità pubblica ha ancora un ruolo nel processo deliberativo: l’intellettuale o il competente che prende posizione nel dibattito intorno a una questione di sostanza economico/finanziaria. A loro interessa poco e niente che una amministrazione comunale vieti il fumo in strada ma si appresti a distribuire nell’aria le polveri velenose dell’abbattimento dello stadio. Stanno in città il minimo di tempo per le relazioni dirette e il resto del tempo è in un buoen ritiro in un territorio ritenuto sufficientemente qualificante per il loro status. Questo è il profilo sociologico della nomenclatura che mette in scena la competizione e che garantisce la consociazione.
Ciò spiega perché sempre meno cittadini esercitano il diritto al voto, anche a livello comunale dove hanno libertà di scelta. La crisi dell’istituto della democrazia richiede un processo costituente per definire le possibilità/prerogative di partecipazione popolare al processo deliberativo in relazione a istituzioni adeguate. Ciò a partire dalla prossemità territoriale locale, fino alla dimensione continentale europea. Altrimenti non ci dobbiamo stupire di essere sballottati nella polarizzazione populismo vs sovranismo. Sarà hopeful thinking, ma spero che la marea intergenerazionale e pacifica di queste settimane, che ha riempito le piazze delle grandi città come di quelle piccole, non sia un canto del cigno ma un nuovo inizio.
lunedì 13 ottobre 2025
Vergogna Roccella!
Vergogna Roccella!
"Stento a credere che una ministra della Repubblica, dopo avere definito "gite" i viaggi di istruzione ad Auschwitz, possa avere detto che sono stati incoraggiati per incentivare l'antifascismo. Quale sarebbe la colpa?" Liliana Segre
martedì 7 ottobre 2025
venerdì 3 ottobre 2025
Libertà e Democrazia vivono di partecipazione
Meloni e Salvini auspicano piazze violente, ma le piazze esprimono la forza della democrazia. Quella che Netanyahu non rispetta.
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