ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

giovedì 30 dicembre 2010

curiosità

curioso: Belpietro parla di attentati a Fini strumentali e invece c'è l'attentato alla Lega a Gemonio

Buon 2011 a tutti noi
Fiorello

giovedì 23 dicembre 2010

Una buona e trasparente notizia

Reporter sans frontiéres ospita un sito mirror del sito WikiLeaks .
Disintermediazione e trasparenza vanno al di là di qualsivoglia ragione patologica che le generi Sì mi sembra un segno importante

martedì 21 dicembre 2010

ONU e governance della Rete

Da Punto Informatico:

"ONU: una governance per Internet

L'Organizzazione delle Nazioni Unite si prepara a formare un nuovo gruppo di lavoro dall'obiettivo alquanto problematico: creare standard intergovernativi per regolamentare Internet

Roma - Il nuovo corso di Internet sorgerà presto per volontà degli stati membri dell'ONU. Le Nazioni Unite si preparano a regolamentare la rete delle reti come mai era stato fatto fino a ora, mentre la lista dei paesi promotori del nuovo gruppo di lavoro - Brasile, Cina, India e Arabia Saudita - lascia intendere che il modello di "controllo" sia molto meno libertario e democratico di quello attuale."

Un Internet bill of Rights multilevel e multistakeholder se non ora quando?

mercoledì 15 dicembre 2010

Ma vaiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Today the European Parliament approved the regulation to implement the European Citizens’ Initiative (ECI): a new tool created by the Lisbon Treaty which gives 1 million citizens the right to ask for changes to European law.

Bene, abbiamo iniziato a muoverci per tempo :-)

venerdì 10 dicembre 2010

rete e libertà lunedì 13

rete e libertà



Lunedì 13 dicembre 2010, dalle 9.30 alle 13.30 presso il Teatro Franco Parenti a Milano, abbiamo organizzato un incontro per iniziare a definire il sistema minimo di assiomi atto a garantire la natura costitutiva della rete interattiva digitale. Urge disegnare insieme un indirizzo coerente ed efficace per la politica pubblica della rete e per la definizione delle libertà che la dimensione del digitale apre per i cittadini. Alla fine del 2010, anno che il Consiglio d’Europa fissò, con l’Agenda di Lisbona del 2000, come termine entro il quale divenire il continente più competitivo nella società della conoscenza, e dopo l’appuntamento italiano dell’IGF-Internet Governance Forum, il Manifesto di Ottobre promuove un confronto intorno ai nodi della rete e delle libertà. Accesso, condivisione, tracciabilità, privacy, partecipazione informata, beni comuni della conoscenza: l’interattività digitale può essere intesa come la formalizzazione di una società orwellianamente controllata, totalitaristicamente panoptica, o come una straordinaria opportunità di partecipazione del sapere, di valorizzazione sociale, cognitiva, culturale e anche di nuovi profili di interesse economico. Ma in Italia questi temi che non trovano nella rappresentazione politica giuste parole e adeguate figure: latita un progetto politico e culturale per l’innovazione, sia sotto il profilo delle policies, che delle norme legislative e delle infrastrutture. Oggi per via normativa, giudiziaria o tecnologica vengono spesso discusse la natura disintermediata dell’accesso alla conoscenza e all’informazione, la possibilità di condivisione così come la possibilità di una partecipazione informata ai processi deliberativi, la neutralità della infrastruttura digitale e l’accesso non discriminato. Invece di nuovi business model e di nuove forme della partecipazione sociale si cercano di mantenere controllo informativo, comunicazione broadcast e una scarsità che la rete non conosce. Invece di una partecipazione informata e consapevole si permettono tracciabilità e profilazioni identitarie assolute in violazione ai diritti fondamentali dell’uomo. Sembra che le potenzialità di questo ecosistema cognitivo si possano svolgere solo all’interno dei walled gardens delle piattaforme dei social network. Dopo la proposta di un Internet Bill of Rights, avviata nei processi WSIS e IGF delle Nazioni Unite, e insieme alla proposta di Rodotà/WIRED di un articolo costituzionale 21 bis integrativo, è necessario agire tempestivamente sul piano degli indirizzi di politica pubblica per un processo di regolazione che non precluda la natura evolutiva aperta della rete e con essa la qualità della società della conoscenza. Abbiamo coinvolto esperienze accademiche, delle imprese, della comunicazione e del Parlamento, che sappiamo sensibili ed in sintonia per definire uno schema aperto da sviluppare tempestivamente in rete. Parteciperanno fra gli altri: Luca Barbareschi, Umberto Croppi, Fiorella De Cindio, Giorgio de Michelis,Paolo Gentiloni, Fabio Granata, Riccardo Luna, Roberto Masiero, Marco Pancini, Roberto Polillo, Stefano Quintarelli, Sergio Scalpelli, Rosario Sica, Claudio Tancini, Vincenzo Vita. Il fine è quello di utilizzare la possibilità offerta dal Trattato Costituzionale Europeo ai cittadini europei di proporre alla Commissione Europea una proposta di Direttiva. Un milione di cittadini europei, in rapporto proporzionale alla popolazione degli stati membri, possono fare questo, anche attraverso firme online certificate. Partiamo lunedì attraverso un confronto aperto a tutti.

mercoledì 1 dicembre 2010

rete e libertà

Care/i tutti,

vorrei usare l'occasione dell'incontro del 13 Dicembre al Teatro Franco Parenti per mettere a punto una proposta di Direttiva Europea per garantire un sistema minimo di assiomi affinché le potenzialità di Internet non possano essere precluse, per via normativa o tecnologica. Partecipazione informata, disintermediazione, condivisione, costituiscono alcune delle pratiche che hanno indicato le potenzialità di sviluppo della rete nella produzione di valore, sia nella qualificazione democratica dell'agire politico che nella qualità del vivere sociale e negli aspetti economici.
Noi sappiamo che questa natura di Internet non è scontata e che sono in atto reazioni non solo di natura omeostatica da parte di chi sente in discussione delle rendite di posizione ma, peggio, di chi vuole usare la rete per forme di controllo e definizione dei profili identitari, nonché per costringere la relazione disintermediata dentro processi/piattaforme relazionali pre-definiti.
La neutralità della Rete è in discussione, sia per ciò che riguarda l'accesso sia per quel che riguarda la profilazione della nostra identità, giustificata magari dalla difesa del copyright, attraverso la Deep Packet Inspection. Sono altrettanto evidenti le derive presenti nel walled garden di molti social network, piuttosto che i tentativi di diversi governi di reintrodurre forme gerarchiche di distribuzione e controllo dell'informazione nel nome dell'editoria. Questo mentre Report ci informa che Finmeccanica ha affidato la security dei dati relativi al settore dell'industria militare a società russe, israeliane e cinesi, alla faccia della sovranità nazionale e della trasparenza democratica.
Nell'ultimo decennio siamo riusciti più volte a reagire, sia a livello europeo contro i reiterati tentativi della Commissione di brevettare il software, sia sul piano locale limitando le sanzioni a seguito dell'equiparazione del peer to peer alla contraffazione che contribuendo a fermare la legge sulle intercettazioni attraverso la campagna Nobavaglio.it. Abbiamo anche avviato la proposta/processo per l'Internet Bill of Rights, ma oggi è urgente un'azione sulle regole e la regolamentazione per non pregiudicare Internet come spazio pubblico e i suoi netizen come impresa cognitiva collettiva che lo anima.
E' tempo di mettere in campo un'azione propositiva utilizzando la possibilità di iniziativa dei cittadini europei contenuta nel Trattato Costituzionale Europeo se vogliamo avere un'efficacia anche locale.
Ai primi di Dicembre, in coincidenza con il primo anniversario del Trattato, dovrebbe essere ufficializzato il regolamento che consente a un milione di cittadini europei una iniziativa propositiva.
Il testo sul quale raccogliere le sottoscrizioni dovrà essere approvato prima.
Per questo chiedo a tutti voi di segnalare gli elementi costitutivi da garantire attraverso una direttiva europea: si tratta di definire e condividere una proposta di sistema minimo di assiomi da sviluppare rapidamente in modalità wiki in dimensione aperta ed europea (almeno). Ne ho parlato ad un convegno europeo a Grenoble trovando significativi riscontri. Chi può venga a sviluppare il tema che crede insieme a noi il 13 dicembre, altrimenti mi invii la sua nota e la metterò in comune.
Intanto vi segnalo la bella e puntuale iniziativa promossa da Stefano Rodotà e da WIRED e lanciata all’IGF Italia, chiedendovi di sottoscrivere la petizione online http://internetcostituzione.it/
Articolo 21-bis della Costituzione
Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.

a presto

Fiorello


manifesto di ottobre
passione del presente, per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale
rete e libertà
Milano, Teatro Franco Parenti - lunedì 13 dicembre 2010, ore 9.30-13.30
con fiorello cortiana e i firmatari del Manifesto di Ottobre
partecipano fra gli altri: luca barbareschi, umberto croppi, fiorella de cindio, giorgio de michelis, paolo gentiloni, fabio granata, roberto masiero, marco pancini, roberto polillo, stefano quintarelli, sergio scalpelli, rosario sica, claudio tancini, vincenzo vita
Accesso, condivisione, tracciabilità, privacy, partecipazione informata, beni comuni della conoscenza: l’interattività digitale può essere intesa come la formalizzazione di una società orwellianamente controllata, totalitaristicamente panoptica, o come una straordinaria opportunità di partecipazione del sapere, di valorizzazione sociale, cognitiva, culturale e anche di nuovi profili di interesse economico. Ma in Italia questi temi che non trovano nella rappresentazione politica giuste parole e adeguate figure: latita un progetto politico e culturale per l’innovazione, sia sotto il profilo delle policies, che delle norme legislative e delle infrastrutture.
Urge disegnare insieme un indirizzo coerente ed efficace per la politica pubblica della rete e per la definizione delle libertà che la dimensione del digitale apre per i cittadini. Alla fine del 2010, anno che il Consiglio d’Europa fissò, con l’Agenda di Lisbona del 2000, come termine entro il quale divenire il continente più competitivo nella società della conoscenza, e dopo l’appuntamento italiano dell’IGF-Internet Governance Forum, il Manifesto di Ottobre promuove un confronto intorno ai nodi della rete e delle libertà.

la cultura e il debito pubblico

per il FUS (il Fondo Unico per lo Spettacolo) nel 2011 spenderemo 262 milioni di euro. Ebbene, nel 2009 ogni 32 ore (un giorno più otto ore del giorno successivo) abbiamo speso in interessi passivi sul debito pubblico una cifra uguale a tutto quello che metteremo a disposizione del Fondo Unico per lo Spettacolo per tutto l’anno 2011.

Gli interessi passivi del 2009 sono stati 71 miliardi e 288 milioni. Diviso 365 fa più di 195 milioni al giorno. Al giorno! E molti dei signori che negli anni 80 hanno accumulato questo debito pubblico sono ancora lì, nel governo, nel parlamento, e nei tg di tutti i giorni.

venerdì 19 novembre 2010

si prendono anche il 5 x 1000?

Non toccate il 5 per 1.000.
Le organizzazioni no-profit lanciano un appello al Parlamento



Al Parlamento Italiano



Al presidente della Camera dei Deputati, Onorevole Gianfranco Fini
Al presidente del Senato della Repubblica Italiana, Onorevole Renato Schifani



Negli scorsi giorni, gli organi di stampa hanno riportato la notizia che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha esaminato il testo della nuova "legge per la stabilità" di prossima discussione e approvazione in Parlamento, legge che limiterebbe a 100 milioni di euro i fondi da destinare al "5 x 1.000" per l'anno 2011. Questo significherebbe non rispettare la volontà dei cittadini che liberamente decideranno di versare alle associazioni destinatarie la loro quota del 5 x 1.000 con la prossima dichiarazione dei redditi: solo 100 milioni, rispetto all'intero ammontare del 5 x 1.000, verranno infatti distribuiti alle associazioni, mentre il resto verrà trattenuto dallo Stato.



Si tratterebbe, se la notizia fosse confermata e tale tetto fosse effettivamente approvato, di una riduzione del 75% rispetto all'importo destinato nell'anno precedente (peraltro già oggetto di una limitazione rispetto al totale dei fondi raccolti). Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che si occupano di aiuti ai paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.



Questi tagli si ripercuotono significativamente sull'operatività delle organizzazioni del terzo settore, che hanno dimostrato, negli ultimi anni in modo ancora più evidente, una professionalità molto elevata, oggetto di apprezzamento in Italia e all'estero e dunque motivo di orgoglio per il nostro Paese. Tali organizzazioni, non diversamente da altre realtà sociali ed economiche, basano la loro attività sulla programmazione finanziaria degli impegni attuali e futuri per rendere sostenibile il proprio agire nei diversi settori di riferimento.



Non è la prima volta, purtroppo, che si interviene, con tetti massimi di impegno, per limitare l'operatività del "5 x 1.000”, uno strumento che, come poche altre misure di natura fiscale, ha dimostrato di riscuotere un gradimento molto alto dei cittadini italiani sin dalla sua prima applicazione.



Tagliare i fondi a disposizione del "5 x 1.000" significherebbe quindi limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell'imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore.



Per queste ragioni chiediamo al Parlamento Italiano di intervenire per eliminare, nel testo della "legge per la stabilità" di prossima discussione, il tetto di 100 milioni di euro da destinare al "5 x 1.000" per l'anno 2011, ripristinando quanto meno l'importo dei fondi previsti nell'anno 2010.



Primi firmatari: Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network Internazionali (ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, World Vision e WWF), Medici Senza Frontiere, Amnesty International - Sezione Italiana, Mani Tese, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione Provinciale di Milano, UNICEF Italia, Comunità Nuova, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, Centro Nazionale per il Volontariato, Albero della vita, Volontariato Oggi, Bambini Onlus, UILDM Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, Fondazione Serena Onlus, Intervita Onlus, Fratelli dell’Uomo, Fondazione Roberto Franceschi Onlus, Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, Associazione Italiana Parkinsoniani, FIAGOP Onlus, Associazione Dianova Onlus, Associazione Risveglio Onlus, Lav, Parada Italia, Fondazione Operation Smile Italia Onlus, Fondazione Ivo de Carneri Onlus, Global Humanitaria Italia Onlus, ACRA, Seacoop Società Cooperativa Sociale Onlus, FIAB Onlus Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Più Vita Onlus, CAF Onlus, Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi, CCS Italia, La Quercia Millenaria Onlus, Fund-raising.it, Scuole di Fund Raising di Roma, Insieme nelle Terre di Mezzo Onlus, Ai. Bi. Associazione Amici dei Bambini.

mercoledì 17 novembre 2010

Brescia

Se i servizi possono ancora impedire di conoscere la verità sulle stragi pensiamo a quanto sono deboli la politica pubblica e la sua classe dirigente tutta

lunedì 15 novembre 2010

Se anche alle primarie di milano aumentano gli astenuti...

Il sogno dell'Ulivo '96 proponeva l'incontro tra le culture democratiche storiche e recenti sul piano della responsabilità della proposta di governo. Se aumentano gli astenuti anche alle primarie di Milano si devono porre qualche domanda i gruppi dirigenti che hanno fagocitato il sogno dell'Ulivo '96 riducendo la metafora di un partito democratico, inclusivo e aperto, ad una contesa tra cordate figlie del bipolarismo consociativo. Nel loro vuoto di proposta politica si inserisce l'opa di Vendola, con la sua narrazione, che qui al Nord suona retorica. Le carte sono sparigliate e i recinti ideologici del '900 non tengono più. E' tempo di proposte che si legittimino perché capaci di affrontare i nodi dell'equità e del talento dentro una tenuta sociale democratica, a Milano ed in Italia.

venerdì 5 novembre 2010

l'occasione Referendum per Milano

Superate abbondantemente le 18.000 sottoscrizioni i “Cinque referendum per Milano” passano ora dai tavoli della raccolta delle firme a quelli della raccolta dei voti dei candidati sindaco. Rispetto al referendum del 1985 sulla limitazione di ingresso alle auto nel centro storico questa volta, ai tavoli e dai tavoli, ho potuto notare o tanta indifferenza o una consapevole determinazione. Nel 1985 c’era una diffusa disponibilità, ora si rilevano lo sconcerto e la sfiducia nella possibilità che l’amministrazione comunale voglia e possa fare qualcosa di utile per la città ed i suoi cittadini.

Per questo le firme raccolte sono così significative, ognuno doveva firmare cinque volte e voleva sapere perché. Il perché è costituito da cinque proposte che, laddove la maggioranza dei milanesi che voteranno, quorum al 30%, le confermerà, diventeranno questioni e soluzioni che il Consiglio Comunale dovrà trattare come se fossero espressi da un gruppo consiliare. Una prima considerazione riguarda la capacità dei milanesi di reagire ad ogni possibile fatalistico destino di degrado della città e dell’idea stessa di cittadinanza. Migliaia di milanesi hanno trovato i tavoli e il tempo per firmare ed esprimere un recupero ed una riqualificazione della città. Questa opportunità è stata offerta loro da un gruppo di promotori trasversale : Marco Cappato, radicale, Edoardo Croci, già assessore della giunta Moratti, Enrico Fedrighini, verde. I promotori hanno trovato il sostegno di associazioni, accademici, politici che hanno messo al centro le cinque proposte per Milano e non la propria appartenenza e la propria simpatia politica. Questa volontà di andare oltre ogni recinto ideologico e partitico costituisce una straordinaria risorsa per la res publica, non solo milanese. Le amministrazioni di comune, provincia e regione, insieme a quella centrale, pur essendo dello stesso schieramento politico, non trovavano l’accordo sulle aree per l’EXPO e nessuno capiva perché e quale fosse il motivo reale della contesa: fondiario, immobiliare, qui o altrove? Nelle strade e nelle piazze della città, invece, i milanesi capivano perfettamente il senso delle proposte da sottoscrivere ai tavoli. I milanesi, non solo i residenti all’interno della cinta daziaria, infatti avrebbero volentieri firmato molti milanesi della Grande Milano che un tempo avremmo chiamato “milanes arius” ma oggi sono parte della stessa realtà, come ci ricordano il Seveso con le sue esondazioni, il Parco Sud ed il Parco Nord, la rete comune dei trasporti (la rete, non le tariffe) e la qualità dell’aria comune come la congestione del traffico. 1- Ridurre il traffico, con il potenziamento dei mezzi pubblici, l’estensione dell’”Ecopass”, la pedonalizzazione del centro.2- Raddoppiare gli alberi ed il verde pubblico e ridurre il consumo del suolo. 3-Conservare il futuro parco dell’area Expo.4- Risparmio energetico e riduzione dell’emissione di gas serra. 5-Ripristino della Darsena e riapertura dei Navigli Milanesi. Sono cinque questioni, cinque propositi non solo comuni all’area metropolitana milanese ma che ne orienterebbero il senso e la qualità.

Non si tratta solo di una indicazione della bocciatura delle politiche ambientali, del territorio e del traffico della Giunta Moratti, il messaggio dei milanesi è chiaro “ Voglio partecipare, se mi date una quota, minima ma certa, di sovranità rispetto al processo deliberativo, io partecipo e impiego il tempo necessario”. E’ un segno importantissimo nella città che vede i federalisti padani al governo da 15 anni e un decentramenti farsa, privo di poteri, utile alla distribuzione di gettoni a chi è nella cordata del consigliere comunale, dell’assessore, del consigliere regionale, del parlamentare e così via verso il baratro. Proviamo a pensare che quantità di partecipazione ci potrebbe essere se sulla piattaforma della Rete Civica PartecipaMI fossero a disposizione i materiali istruttori delle diverse deliberazioni ( come previsto dalla vigente riforma degli enti locali, ma ignorato da tutti) e se i cittadini potessero fare osservazioni e condividere proposte. Altroché “Effetto NIMBY” Not In My Backyard-Non Nel Mio Giardino, altroché comitati per il no, avremmo piuttosto il ritorno di un’opinione pubblica avvertita che pretende giustificazioni credibili delle decisioni pubbliche,nell’interesse della città. L’indizione dei referendum renderà ineludibili i loro temi ed il loro senso.

giovedì 28 ottobre 2010

Parole, parole, parole...

e gli 800 milioni del Governo per la Banda Larga?

mercoledì 27 ottobre 2010

Manifesto di Ottobre, presentazione, testo e firme

Manifesto di Ottobre
passione del presente: per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale


“Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione perché qualcosa
avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per la rinascita della res publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile.” Inizia così, con questa impegnativa affermazione, il Manifesto di Ottobre, una proposta che ho condiviso con Monica Centanni e Peppe Nanni, con i quali da decenni percorro sentieri comuni legati alla ricerca di strumenti con i quali affrontare le questioni che il novecento ci ha consegnato, dalle derive autoritarie delle ideologie e degli integralismi a quelle recenti e inedite dell’ecologia e della relazione tra tecnologia e scienza. Li avevo conosciuti insieme ad Alex Langer, quando la metafora verde sembrava proporsi oltre le rigidità ed i confini delle narrazioni del “secolo breve”. Alex sottolineava l’importanza “di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera. Occorrono "traditori della compattezza etnica", ma non "transfughi"” Oggi tutto questo trova un senso profondo ed una necessità non solo per chi è uscito dalle derive degli antagonismi assoluti degli anni ’70, ma per tutti coloro che sentono la necessità di un confronto aperto su questioni nuove come quelle relative alla bioetica o alla privacy nel tempo della tracciabilità digitale e della profilazione assolute.
Appaiono evidenti tanto la inadeguatezza, quanto la incapacità di trattenersi dalla strumentalizzazione, con le quali vicende come quella di Eluana Englaro sono state trattate nell’emiciclo parlamentare. La deriva plebiscitaria e personalistica, fondata sul populismo dell’antipolitica costituisce un buco nero che inghiotte ogni questione o risponde con simulazioni. Così molte persone hanno condiviso con noi la convinzione che “ [...] politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. [...] Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.” Innanzitutto il coraggio di usare ogni contingenza di discontinuità nel sistema dell’appiattimento, della simulazione e della distrazione di massa, nel quale ci troviamo a vivere, fuori da ogni collateralismo ma con l’ambizione di svolgere una funzione inquieta, attraverso il confronto, senza la paura di essere utilizzati.
Il Manifesto si propone come una matrice aperta a successivi approfondimenti e articolazioni tematiche, fra cui saranno centrali i temi che ci stanno a cuore: paideia, bene comune e beni comuni, investimento sul patrimonio e sulla memoria culturale, cura della sfera delle libertà personali (e dei diritti civili) rispetto alla definizione dei diritti politici. Alcune questioni caratterizzanti saranno: Modello italiano di cura del bene comune e dei beni comuni (patrimonio artistico e naturalistico italiano e beni condivisi); Modello italiano di integrazione (cittadinanza)
Modello italiano: investimento sulle arti come campo della vita activa ; Patriottismo repubblicano
Rappresentare gli invisibili (crisi e opportunità della rappresentanza politica); Paideia: investimento sull’educazione, la ricerca, il sapere, per la società della conoscenza; Libertà civili e libertà politiche: tutela della sfera individuale come garanzia di libertà e disponibilità di sé.
L’ampiezza e la trasversalità dei firmatari, e dei parlamentari, non deve indurre alla facile definizione “bipartisan”, l’incontro sul Manifesto di Ottobre avviene tra persone provenienti da diverse identità colturali che sentono la necessità di un’azione costituente che intende riconfigurare l’attuale assetto politico su nuove, urgenti, linee di frattura. Un’azione che trova un fondamento comune nella volontà di salvaguardare i valori fondativi della Carta Costituzionale, così validi da aver trovato una corrispondenza nel Trattato Costituzionale Europeo.

Fiorello Cortiana

manifesto di ottobre

per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politicoculturale

Ottobre 2010: si apre un varco per un atto di politica generativa, una decisione avvenga. Politicamente, cioè nella vita di tutti, con l’azione di tutti: un patto per plae rrcinhaés qcuitaal cdoesllaa res

publica. Non una litania di valori ma un progetto per l’Italia contemporanea, una concreta costruzione di rigore e di impegno civile. La politica oggi non ha visione né passione, non sente né esprime i bisogni e i desideri dei cittadini, che, votanti o no, la rifiutano e ne sono rifiutati, confinati ai margini di una sfera pubblica occupata da interessi privati e oligarchici. Solo attraverso l’immaginazione e il progetto la politica può ritrovare il senso della realtà, rimediando alla rassegnazione esistenziale che spegne lo spirito individuale e contrastando lo scetticismo diffuso che azzera ogni sentimento della cosa pubblica. Ma politica e cultura crescono insieme o insieme declinano. Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. La corruzione politica più grave non è quella di cui si occupano i tribunali: l’illegalità è solo l’altra faccia della routine e del cinismo al potere. La crisi è profonda perché come una vera ruggine ha sfigurato l’immagine e intaccato la sostanza della politica. Non sono solo i partiti a essere in crisi ma la politica stessa è in pericolo perché non ha più né parole né ragioni per dirsi. Le parole della politica sono corrose, sono spuntate, non fanno presa sulla realtà. È urgente uscire da una fase di transizione infinita, aprendo la strada alla modernizzazione della politica, della cultura, dell’economia italiana. Occorre promuovere una fase costituente, sottoscrivere un nuovo patto fondativo: costituzionale in un senso non solo giuridico, politico in senso non solo istituzionale. Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare quel progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi. Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura né azione politica efficace senza passione del proprio tempo. Non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico.

Non c’è politica senza un pensiero che esprima la passione del presente come intelligenza del futuro, che non è solo dopo, ma è anche altro: è sparigliare le carte e le compagnie del gioco per disegnare nuove coordinate dell’impresa comune. Esatta passione, mobilitazione di energie intellettuali e politiche per l’edificazione di un nuovo paesaggio nazionale. Il patriottismo repubblicano è la forma non retorica di questo sentimento che è regola, prima che tradizione, impegno prima che eredità. E che è anche cura del bene comune e dei beni comuni, difesa del paesaggio italiano, consapevolezza collettiva del patrimonio materiale e immateriale. Patriottismo repubblicano è promuovere un’idea espansiva e non puramente negativa della libertà. La migliore garanzia contro l’ingerenza arbitraria del potere nella sfera della libertà personale l’attiva partecipazione dei cittadini alla vita pubblica: “La libertà politica significa infatti il di èri tintofa dtti i ecidsnpisetssiltenc alriagdneveid nponiiardb ogroiltl”leie a t cstr aitraprla luer ep amd oepeenppln sprgtieooeis svruetoetenri eltndia oaean zr ot“iiicopv eoenp n erutoae,r tpscercnp aneor orcecenirst a eptsatneiidgtcrani hndtieifae,i nleccia zbhp aeeno r eupaa lluprliaeelai”n”rs tta((eiAC cgcarhlieilpe anua.m dnz itiao )ne.n dPgerel iper aio )qll.tui rLteiiac se atp o,d on eèloig tenrisca nsadee avnl illzvaaie arv ilnigetei aadl spnasu e“ibscdsubiovrlii acsraieo, naei La politica laica protegge, custodisce, riveste la nuda persona di tutti i diritti civili che vanno precisamente declinati e garantiti: ma afferma anche il valore dei diritti politici che fanno di una persona un cittadino attivo. Patriottismo repubblicano è anche coltivare un’idea positiva della competizione tra le parti e dell’agonismo tra le forze politiche come presidio della libertà, secondo la lezione che Machiavelli desume dall’esperienza della repubblica romana. Politica, però, è non solo rappresentazione dell’esistente, ma presentazione dei ‘senza parte’. Rappresentare gli ‘invisibili’, la realtà molecolare e disaggregata degli outsider i cui interessi non contano e non pesano nei rilevamenti statistici o nelle simulazioni dei sondaggi: che non hanno espressione e finiscono schiacciati e confusi nell’area indifferenziata del non voto e della renitenza civile. Non sono tutti poveri. Non sono tutti disoccupati o sottooccupati. Non sono tutti marginali. Non sono tutti stranieri. Ma sono tutti ‘clandestini della politica’, esclusi dalle logiche della rappresentanza e della decisione pubblica. Si tratta di persone – e sono milioni – la cui precarietà, prima ancora che da condizioni economiche e sociali, dipende da ragioni di esclusione e di afasia politica: refrattari alla vita pubblica e, proprio in quanto politicamente e intellettualmente più esigenti, non corrisposti dalle logiche privatistiche, antipolitiche, anticulturali che in questi anni hanno monopolizzato la sfera istituzionale.

Non c’è politica senza un pensiero che anticipi e accompagni l’azione trasformatrice. Il principale compito intellettuale della politica consiste nel riaccendere l’immaginazione progettuale della società. La politica deve rispondere con parole e azioni adeguate alle opportunità e alle sfide della scienza e della tecnologia nell’era della globalizzazione, dotandosi delle forme procedurali e istituzionali che possano governare i processi e i progressi dell’innovazione: investire strategicamente nella ricerca, nelle arti e nelle nuove sfide dell’apprendimento per avere presa sul futuro. Azione politica e impegno intellettuale: l’obiettivo è accrescere il capitale sociale rappresentato dall’intelligenza e dalle virtù civili degli italiani. La qualità di una Città e del suo futuro si misura sulla virtù e sul merito dei suoi cittadini. È in atto un sommovimento geologico delle categorie della politica e, in questa accelerazione dei tempi, la forza dinamica sprigionata dalla crisi può essere convertita in energia produttiva. La principale sfida politica e intellettuale che attende l’Italia è trovare la misura per riconoscere, chiamandoli con nuovi nomi, quanti sanno governare il presente e progettare il futuro, rispetto a quanti difendono l'esistente come il miglior mondo possibile. Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.


L’email a cui indirizzare altre adesioni è .


e prime (più o meno) 100 firme
Lirio Abbate, scrittore
Gino Agnese, storico dell’arte, presidente Quadriennale Roma
Giampiera Arrigoni, storica delle religioni, docente Università di Milano
Salvo Ando’, giurista, docente e rettore Università Kore
Emanuela Andreoni, latinista, docente Università Roma Tre
Antonio Arena, funzionario parlamento europeo
Luca Barbareschi, deputato
Giuseppe Barbera, agronomo, docente Università di Palermo
Sergio Bertelli, storico, Università di Firenze
Piermario Biava, oncologo
Gianluca Bocchi, Filosofo della scienza, docente Università di Bergamo
Piercarlo Borgogelli Ottaviani, artista pubblicitario
Vito Bruno, scrittore
Maurizio Calvesi, storico dell’arte
Omar Camiletti, islamista
Alessandro Campi, politologo, docente Università di Perugia
Franco Cardini, storico, docente SUM-Italia
Alfio Caruso, scrittore
Giancarlo Cauteruccio, regista
Giuseppe Cecere, islamista, ricercatore IFAO Cairo
Monica Centanni, grecista, docente Università IUAV Venezia
Mauro Ceruti, senatore
Gioachino Chiarini, latinista, docente Università di Siena
Michele Ciacciofera, artista
Luca Ciancabilla, storico dell’arte, ricercatore precario Università di Bologna
Arnaldo Colasanti, scrittore, critico letterario
Giuliano Compagno, filosofo, scrittore
Paola Concia, deputato
Fiorello Cortiana, fondatore Verdi italiani
Luigi Crespi, direttore Crespi Ricerche
Giampaolo Cugno, regista
Paolo D’Angelo, filosofo, docente Università di Roma Tre
Roberto De Gaetano, storico del cinema, docente Università della Calabria
Benedetto Della Vedova, deputato
Fernanda De Maio, architetto, docente Università IUAV Venezia
Luigi Di Gregorio, politologo, docente Università della Tuscia
Bruno Di Marino, storico del cinema, docente UTIU
Massimo Donà, filosofo, docente Università San Raffaele
Maria Laura D’Onofrio, Institute of Studies for the Mediterranean and the East
Sergio Escobar, direttore Piccolo Teatro di Milano
Piercamillo Falasca, Fondazione Libertiamo
Michele Fasolo, archeologo, ricercatore
Mauro Federico, fisico, ricercatore, Università di Messina
Alberto Ferlenga, architetto, docente Università IUAV Venezia
Paolo Ferri, sociologo, Università degli Studi Milano Bicocca
Franco Fortunati, socio-economista,ricercatore precario Università di Bologna
Nadia Fusini, anglista, docente SUM- Italia
Manuel Giliberti, regista
Giulio Giorello, filosofo, docente Università Statale di Milano
Giuseppe Giulietti, deputato
Adriano Guarnieri, musicista
Fabio Granata, deputato
Piero Guccione, artista
Franco La Cecla, antropologo
Luciano Lanna, scrittore
Linda Lanzillotta, deputato
Giuseppe Leonelli, italianista, docente Università Roma 3
Arnaldo Lombardi, editore
Sebastiano Lo Monaco, attore
Gianfranco Macrì, storico delle istituzioni, docente Università di Salerno
Maurizio Makovec, scrittore
Giacomo Marramao, filosofo, docente Università di Roma Tre
Paolo Martino, linguista, docente LUMSA
Luca Meldolesi, economista
Angelo Mellone, politologo, dirigente RAI
Costanza Messina, Direttore artistico Festival del Paesaggio
Massimo Morigi, storico, ricercatore precario Università di Coimbra
Marco Mueller, Direttore settore Cinema, Biennale di Venezia
Peppe Nanni, coordinatore Forum delle Idee
Paolo Nifosì, storico dell’arte
Carmelo Palma, direttore Libertiamo
Antonio Paruzzolo, ingegnere Thetis- Arsenale Venezia
Flavia Perina, deputato
Ivelise Perniola, storico del cinema, docente Università Roma Tre
Sergio Claudio Perroni, scrittore
Vincenzo Pirrotta, attore e regista
Ermete Realacci, deputato
Bruno Roberti, storico del cinema, docente DAMS Università della Calabria
Sergio Roda, storico romano, docente e prorettore Università degli Studi di Torino
Luca Ronconi, regista
Filippo Rossi, scrittore, Festival Caffeina
Francesco Rovella, gallerista
Alberto Russo, giurista, docente Università di Messina
Gianluca Sadun Bordoni, filosofo del diritto, docente Università di Teramo
Daniela Santus, storica e geografa, docente Università di Torino
Andrea Sarubbi, deputato
Sergio Scalpelli, presidente Pierlombardo Culture
Spiro Scimone, regista
Sergio Sconocchia, latinista, docente Università di Trieste
Mirella Serri, storica, docente Università La Sapienza
Francesco Sframeli, attore
Umberto Silvestri, fondatore Maratona di Roma
Bruno Socillo, direttore RAI
Luciano Sovena, Cinecittà-LUCE
Nicoletta Stame, politologo, docente Università La Sapienza
Annalisa Terranova, scrittrice
Roberta Torre, regista
Fulvia Toscano, antichista, direttore artistico Festival Extramoenia
Daniele Tranchida, storico, docente Università di Messina
Ermanno Tritto, Teatro Franco Parenti Milano
Carlo Truppi, architetto, docente, preside Facoltà di Archiettura Siracusa, Università di Catania
Gabriele Vacis, regista
Giuseppe Valditara, senatore
Sofia Ventura, politologo, docente Università di Bologna
Massimo Venturi Ferriolo, filosofo, Politecnico di Milano
Alessandro Visca, Forum delle idee
Marco Vitale, economista
Elena Zaniboni, musicista

martedì 19 ottobre 2010

la partecipazione attraverso la rete: prima, durante e dopo le elezioni

Elezioni comunali Milano 2011:

la partecipazione attraverso la rete: prima, durante e dopo le elezioni =================================================



MERCOLEDI 20 ottobre, ore 17.30

Sala Lauree, Dipartimento di Informatica e Comunicazione via Comelico 39 - Milano



Le elezioni comunali sono un momento di risveglio dell'attenzione sui temi della città, e la prosepttiva delle prossime elezioni comunali di Milano della primavera 2011 sta già suscitando vivaci dibattiti intorno alle elezioni primarie che si terranno a metà novembre.

Questa volta, come era inevitabile succedesse, la campagna elettorale di ogni candidato sarà giocata anche online, attraverso siti web e social network. Ma Facebook, dove per discutere con un candidato devo preventivamente dichiararmi suo fan, e' lo spazio online adeguato per farlo? E come fare affinchè questo 'marketing politico' permetta di garantire ai cittadini, dopo le elezioni, una effettiva maggiore possibilità di partecipazione? come fare in modo che i candidati ascoltino e discutano con i cittadini anche quando eletti? come verificare che gli impegni presi durante la campagna elettorale siano poi mantenuti? e quali impegni i candidati si impegnano a portare avanti quando eletti, sindaco, consigliere comunale o di zona? sono disponibili a tenere presente i problemi che i cittadini segnalano e ad "adottare" proposte che vengono dai cittadini?

Alla base delle risposte a questi quesiti c'è anzitutto la volontà politica di andare verso un allargamento degli spazi di partecipazione civica. Ma la tecnologia può ostacolare o favorire: per questo la Fondazione RCM - Rete Civica di Milano e il Laboratorio di Informatica Civica hanno sviluppato un ambiente online a supporto di cittadini e candidati. Un ambiente (che sarà ospitato nel sito sito www.comunalimilano2011.it attivo già dallo scorso luglio) non alternativo, ma complementare a quelli predisposti da ciascun candidato.

Lo presenteremo il 20 ottobre: abbiamo invitato il sindaco Moratti e i candidati sindaci alle primarie. Qualcuno ci ha garantito che ci sarà.

Ma invitiamo soprattutto chi ci ha seguito in questi anni su partecipaMi, chi ha raccolto insieme a noi la voce dei cittadini (senza ottenere risposte), coloro che hanno intenzione di candidarsi come consigliere comunale e di zona e tutti coloro che pensano che la partecipazione online, se vuole portare dei risultati, non sia un passatempo effimero, ma richieda impegno, senso di responsabilità, rispetto reciproco.

http://www.comunalimilano2011.it/infodiscs/view/234

mercoledì 13 ottobre 2010

Milano città del terzo millennio

Da tempo i milanesi manifestano un distacco sconcertato dalla politica pubblica e dai partiti che ne esauriscono la rappresentanza,
pur esprimendo il più alto tasso italiano di partecipazione alle esperienze di volontariato e di sussidiarietà sociale.

Serve a poco l'attivismo del Sindaco Moratti, fotografata tra le bancarelle del mercato, sul bus o in bicicletta: il recupero di una empatia

reciproca tra l'amministrazione comunale ed i suoi cittadini non si risolve con una soddisfazione simbolica.

Sono anni che Milano non si percepisce in una relazione stretta con le sue istituzioni, orgogliosa di esprimere un'opinione pubblica avvertita

e di essere la città italiana agganciata ai processi di innovazione internazionali.

Nonostante il riscontro positivo del Manifesto per Milano lanciato dal Corriere,lo spettacolo cui i milanesi assistono da mesi ha visto in scena la riduzione di una opportunità di relazione globale, come l'EXPO sui temi dell'alimentazione e dell'energia, ad uno scontro di natura fondiaria ed immobiliare tutto ripiegato sugli ombelichi locali.

Del resto l'opposizione non è stata meno autoreferenziale.

Eppure la città e la sua area metropolitana esprimono eccellenze accademiche ed imprenditoriali, così nella sussidiarietà e nella ricerca.

Quando ci sono la fiera del design o la settimana della moda emerge in città la rete dell'imprenditoria cognitiva che valorizza a pieno le eccellenze artigiane e tecnologiche

e propone Milano come strordinario luogo di relazioni per la produzione di valore nell'economia della conoscenza.

Invece da mesi oltre alle divergenze fondiarie tra Formigoni e la Moratti il problema della città sembra Triboniano e i disgraziati che lì vivono: qualcuno tra amministratori e opposizioni si è chiesto che fine ha fatto l'Agenzia Nazionale per l'Innovazione che doveva fare incontrare creatività e credito, infrastrutture digitali e servizi?

Molti milanesi non si rassegnano ad essere spettatori sconcertati e da tempo stanno mettendo in rete esperienze e competenze capaci di rispondere alla vocazione storica di questa città, nodo delle relazioni economiche e culturali europee ed internazionali.

Un primo appuntamento pubblico si terrà sabato 16 dalle 14,30 al Teatro Franco Parenti,urbanisti, imprenditoria del design, economisti, esperti di mobilità e di partecipazione informata, proporranno il loro sguardo su quale Milano per quali milanesi a partire dal governo del territorio, quindi dal PGT e dall'EXPO. Il ventaglio ampio e trasversale dei promotori ha la consapevolezza e la necessità di superare le attuali e asfittiche gepgrafie partitiche affinché siano rimessi al centro del confronto pubblico il ruolo, l'identità e la funzione di Milano. Per questo durante l'incontro sarà possibile firmare i Referendum per la città, l'unico strumento a disposizione dei milanesi affinché il confronto elettorale non prescinda dalle questioni concrete che riguardano la qualità del vivere sociale nella città metropolitana. Un'offerta politica più coerente con la città, le sue preoccupazioni e le sue aspettative,può vedere l'aumento dell'interesse alla cosa pubblica e una percentuale di votanti superiore al 61,5% degli aventi diritto come nelle scorse regionali.



Fiorello Cortiana

Allarme Milano Speranza Milano







Sabato 16 ottobre h. 14,30 - 18,00



Teatro Franco Parenti, via Pierlombardo





MILANO CITTA' DEL TERZO MILLENNIO

i cittadini dopo le primarie



innovazione-territorio-partecipazione-welfare urbano



- Luca Beltrami Gadola ( Arcipelago Milano )

- Giovanni Lanzone ( The Reinaissence Link )

- Edoardo Croci ( Milano sì Muove )

- Fiorella De Cindio (Rete Civica di Milano )



lo sguardo di:

- Piero Bassetti ( Milania )

- Marco Vitale ( Allarme Milano, Speranza Milano)



Milano vista dalla Grande Milano

- Giorgio Oldrini (Sindaco di Sesto San Giovanni )

- Maria Ferrucci ( Sindaco di Corsico )

- Mario Sacchi ( Sindaco di Settimo Milanese )

- Eugenio Comincini ( Sindaco di Cernusco sul Naviglio )



interverranno nel dibattito



- Stefano Boeri

- Valerio Onida

- Giuliano Pisapia

- Michele Sacerdoti





conducono l'incontro



Fiorello Cortiana e Marco Cipriano



Immagini su Milano e i milanesi dal dopoguerra ad oggi a cura di Denis Curti (Contrasto)



promuovono l'incontro



Allarme Milano Speranza Milano

Arcipelago Milano

The Reinaissence Link

Club Porto Franco

Fondazione Rete Civica Milano

Fondazione Ambrosianeum

Circolo Culturale Prospettive Democratiche

Forum delle Idee

mercoledì 6 ottobre 2010

Arcipelago Milano-il Seveso non è il Nilo

IL SEVESO NON È COME IL NILO
5-10-2010 by Fiorello Cortiana

Settimane per pulire le strade della zona Niguarda e per liberare le gallerie della linea gialla dall’acqua, le Camere di Commercio di Milano e Monza hanno stimato700 mila euro di perdite per gli esercizi commerciali e pensiamo alla lievitazione dei costi per i lavori, le riparazioni, gli interventi, gli straordinari degli uomini impiegati, cosa è successo? Niente di particolare, è piovuto ed è esondato il Seveso. Sì, perché gli ultimi sette dei 52 Km che lo portano dai confini con la svizzera al Naviglio Martesana, il Seveso attraversa Milano in una tombinatura coperta che lo immette nel canale Redfossi, tombinato anch’esso. Il sistema coperto Seveso-Redefossi-Martesana ha capacità di convogliamento piuttosto rigide, da qui i problemi di carattere idraulico e i periodici allagamenti dell’abitato anche a seguito di precipitazioni non eccezionali.
E’ dal 1976 che si hanno dati precisi sulle sue esondazioni, dovute principalmente al convogliamento nel Seveso delle reti fognarie delle successive espansioni urbane dei comuni della cintura Nord di Milano. La quantità degli scarichi sommata alle precipitazioni meteoriche supera facilmente la soglia della portanza del fiume e la sua capacità di deflusso, un fiume ridotto nel tempo a canale scolmatore tombinato. L’attenzione dei cittadini si è probabilmente concentrata su queste problematiche idrauliche e sulle polemiche dovute alle inadempienze amministrative riportate dai media. C’è invece un problema, non immediatamente evidente, che presenta costi sociali molto più pesanti e riguarda l’inquinamento del territorio dovuto alla qualità delle acque esondate. I rilevamenti della Provincia di Milano mostrano come il bacino del Seveso vede peggiorare la qualità delle sue acque con il passaggio nella Brianza verso Milano. Il territorio industriale della provincia di Como ha la responsabilità per i preoccupanti valori dei metalli pesanti, rame, zinco, mercurio, cromo, nel milanese si aggiunge il cadmio, nonché un carico microbiologico di tre ordini di grandezza superiore ai limiti della balneazione.
Nel corso dei decenni il Seveso ha cambiato la sua natura, impermeabilizzazioni e tombinature l’hanno trasformato a tutti gli effetti in un collettore fognario che, esondazione dopo esondazione, distribuisce sul territorio un’incredibile quantità d’inquinanti tossici. Oltre alle conseguenze prodotte dalla combustione a cielo aperto da parte di smaltitori killer o dallo sversamento tal quale nelle acque (pensiamo al Lambro di pochi mesi fa), ci troviamo di fronte ad una regimazione delle acque da parte delle amministrazioni competenti che, a seguito delle ricorrenti esondazioni, che si aggiunge allo smaltimento illegale di rifiuti tossico-nocivi lungo i cicli dell’ecosistema.
Forse le diverse amministrazioni locali, oltre a preoccuparsi di allacciare le successive condotte fognarie al collettore chiamato Seveso, dovrebbero preoccuparsi, dei controlli sulla qualità delle acque reflue e sulla loro provenienza. Ma basta un’autocertificazione per uscire dalle “aziende a rischio”, quali controlli fanno eseguire all’ARPA? Con quanto personale? Insieme a questo, invece di pensare a ingrandire i canali scolmatori per evitare il superamento della soglia di portanza del Seveso, dovrebbero pensare a ridare le sue pertinenze territoriali al fiume e rinaturalizzare il territorio. Pensate: il Ticino godendo di un parco può permettersi di “invadere” ampie porzioni di territorio. Utopie degli ecologisti? No, l’hanno fatto in Germania nel distretto della Ruhr, una delle più importanti aree produttive d’Europa, con estrattiva e siderurgica, la quale, insieme alla crisi, ha lasciato dietro di sé un grave inquinamento della terra e delle falde acquifere.
L’Emscher e i corsi d’acqua, che in esso confluiscono si erano trasformati in un vero e proprio sistema fognario a cielo aperto. Ora in questa vasta area, l’Emscher Park, è in corso di radicale qualificazione, il programma prevede depurazione, decontaminazione, separazione di acque di scarico da acque piovane, un’attenzione particolare è stata rivolta alla sistemazione naturalistica delle sponde per innescare processi di fitodepurazione, nonché al riuso delle strutture industriali con imprese “sostenibili”. Il coordinamento progettuale è stato svolto dal 1991 al 1999 da IBA Emscher Park, società di consulenza creata con lo scopo di realizzare una progettazione partecipata con i numerosi gruppi sociali e imprenditoriali presenti nell’area. Buona parte delle opere previste sono già realizzate. Come amministrazione rosa-verde della regione Lombardia, nei primi anni ‘90 ci gemellammo con il Land Nord Reno-Westfalia, che comprende la Ruhr, proprio per avviare lo stesso percorso di recupero nel bacino Lambro-Seveso-Olona, ma qui non ha fatto seguito nulla.
Il Parco Paesaggistico dell’Emscher ricopre un’area di circa 320 Kmq, cuore dello sviluppo post-industriale del Nord Reno-Westfalia, che ha 18.000.000 di abitanti. Occorre notare che la Lombardia non arriva a 10 milioni e che le provincie di Milano e Monza-Brianza sommate non arrivano a quattro. Si può fare dunque se si vuole.


Fiorello Cortiana

venerdì 1 ottobre 2010

una buona occasione di partecipazione

INTERNET GOVERNACE FORUM ITALIA 2010
http://www.igf-italia.it/

Roma, 29-30 novembre 2010


Invito a organizzare incontri tematici


A causa della ridotta disponibilità di tempo, durante le sessioni plenarie dell'IGF Italia sarà possibile trattare solo un numero limitato di temi. Per allargare lo spettro degli argomenti trattati e dare potenzialmente a tutti - anche a chi non ha mai partecipato a un IGF - la possibilità di contribuire, gli organizzatori dell'IGF Italia 2010 invitano tutti gli interessati a organizzare incontri tematici da tenersi la mattina di martedì 30 novembre 2010 (o, in caso di impossibilità, nel fine settimana immediatamente precedente, vale a dire sabato e domenica, 27-28 novembre 2010). Gli incontri tematici potranno tenersi sia a Roma - sede dell'IGF Italia 2010 - sia altrove. Le sedi degli incontri, anche per contenere i costi, potranno anche essere del tutto informali, come locali pubblici, circoli, ecc. Gli incontri saranno gestiti in autonomia dagli organizzatori, ma si raccorderanno pienamente ai lavori dell'IGF Italia sia tramite il sito web dell'IGF (http://www.igf-italia.it), dove saranno elencati, pubblicizzati e documentati, prima e dopo l'IGF, sia per mezzo di brevi relazioni di persona (o via streaming) che gli organizzatori degli incontri tematici saranno invitati a tenere il 30 novembre nel pomeriggio, durante la sessione plenaria IGF Italia.


Internet riguarda tutti:
fai sentire la tua voce !



Cose da fare

Ai potenziali organizzatori chiediamo di:


1. presentare una proposta, secondo lo schema di proposta sotto riportato, via email all'indirizzo email: incontri-2010@igf-italia.it entro e non oltre le ore 24:00 di martedì 2 novembre 2010;


2. se la proposta sarà accettata (come accadrà se è in tema, nonché ragionevolmente credibile in quanto a organizzazione), di impegnarsi a organizzare al meglio l'incontro, garantendone la puntualità, l'apertura al pubblico e un'adeguata pubblicità;


3. produrre una breve relazione scritta in merito all'incontro secondo lo schema di relazione sotto riportato;


4. recarsi a riferire - di persona o, se l'incontro ha avuto luogo fuori Roma, via streaming - nel corso della sessione plenaria IGF Italia martedì 30 novembre a Roma presso la sede centrale del CNR, Piazza Aldo Moro 7, Sala Convegni, Roma, alle ore 14:30.


Tutte le relazioni saranno pubblicate sul sito dell'IGF Italia 2010 con licenza Creative Commons Attribuzione.



Come procederemo


Dopo aver ricevuto le proposte, il Comitato di Programma verificherà che i requisiti minimi siano soddisfatti, riservandosi il diritto di suggerire la fusione di incontri con obiettivi molto simili, di richiedere supplementi di informazione o di intraprendere altre azioni finalizzate ad assicurare la buona riuscita complessiva dell'IGF Italia 2010.

Le proposte approvate saranno presentate sul sito ufficiale dell'IGF Italia 2010, evidenziando anche il nome dell'organizzatore, relativa affiliazione e URL; gli organizzatori potranno usare il logo e la scritta "IGF Italia" nel presentare e promuovere il loro incontro. Tale autorizzazione sarà immediatamente ritirata nel caso in cui il Comitato di Programma di IGF Italia 2010 riscontrasse deviazioni considerevoli da quanto concordato in fase di accettazione della proposta.

Il Comitato di programma di IGF Italia 2010 non si assume alcuna responsabilità in merito agli incontri tematici, di cui saranno integralmente e unicamente responsabili i relativi organizzatori, anche in relazione ad eventuali spese.

Per eventuali dubbi, idee e proposte: http://www.igf-italia.it/contatti



Date importanti


1. Scadenza per la presentazione delle domande: martedì 2.11.2010.


2. Invio delle risposte: lunedì 8.11.2010.


3. Presenza (di persona o via streaming) alla sessione plenaria di IGF Italia martedì 30.11.2010 alle ore 14:30 a Roma presso la sede centrale del CNR, piazza Aldo Moro 7, Sala Convegni, Roma.




Allegato 1: Schema di proposta


1. Titolo dell'incontro (non più di 10 parole).


2. Breve descrizione dell'incontro (non più di 200 parole).


3. Perché questo tema è rilevante per l'Internet Governance Forum Italia?


4. Lo avete già trattato in altri contesti? Se sì, fornire descrizione e URL.


5. Avete esperienza di organizzazione di incontri pubblici? Se sì, fornire descrizione, data, luogo e URL.


6. Quali sono i problemi che volete provare a risolvere proponendo questo incontro?


7. Quali sono le opportunità che volete provare a cogliere proponendo questo incontro?


8. Siete a conoscenza di altre iniziative interessate agli stessi problemi/opportunità? Se si, quali?


9. Siete a conoscenza di persone o gruppi interessati allo stesso tema altrove in Italia?


10. Siete a conoscenza di persone o gruppi interessati allo stesso tema altrove fuori Italia?


11. Quando esattamente pensate di tenere l'incontro?


12. Dove pensate di tenerlo? Qual è la capienza del luogo che avete selezionato?


13. Come pensate di pubblicizzare l'incontro?


14. Quante persone vi aspettate che vengano al vostro incontro?


15. Nome, cognome, numero di cellulare e indirizzo email di una persona di riferimento che si assume la responsabilità di gestire l'incontro e, se approvato, di tenerlo in maniera conforme a quanto descritto in questa proposta.


16. Breve biografia del proponente; mettere in evidenza eventuali esperienze precedenti di organizzazione di incontri pubblici.


17. Pensate di allestire un sito per pubblicizzare e preparare l'incontro? Se sì, di che tipo? Pensate di utilizzare anche altri strumenti online, come Twitter, Facebook, ecc.? In ogni caso è richiesta una forma di pubblicazione on-line.


18. Pensate di trasmettere in streaming (audio o audiovideo) il vostro incontro? Se sì, usando quale tecnologia?


19. Pensate di produrre una registrazione dell'incontro? Se sì, pensate di renderla poi disponibile online?



Allegato 2: Schema di relazione finale


1. Titolo dell'incontro.


2. URL dell'incontro.


3. Organizzatore ufficiale: nome e cognome, numero di cellulare, indirizzo email, website.


4. Luogo dell'incontro.


5. Data, ora di inizio e di fine.


6. Numero di persone presenti.


7. Sintesi degli argomenti trattati.


8. Quali sono le principali criticità nell'ambito del tema che avete discusso?


9. Che cosa proponete di fare per risolverle o quantomeno attenuarle? Perché?


10. Se le azioni sono più di una, porle in ordine di priorità.


11. Quali sono le principali opportunità?


12. Cosa proponente di fare per coglierle? Perché?


13. Se le azioni sono più di una, porle in ordine di priorità.


14. Darete un seguito all'incontro di oggi?


15. Se sì, di che tipo? (Incontri periodici, mailing list, wiki, Facebook, ecc.)


16. Pensate che il tema che avete trattato sarà ancora rilevante tra un anno?


17. Pensate che sia probabile che qualcuno riproponga un incontro simile al prossimo IGF Italia?


18. L'iniziativa degli incontri tematici satelliti ha funzionato? La raccomandereste anche per il prossimo IGF? Se sì, con le modalità di quest'anno o con modifiche? Quali?


19. Avete richieste o suggerimenti in merito all'IGF Italia in generale?

giovedì 30 settembre 2010

500 volontari per l'ambiente a Milano

Ogg: 500 volontari per l'ambiente a Milano
Mittente: Milanosìmuove

Autunno: cadono le foglie e... si alza lo smog.
Ecco perché... Milano ha bisogno di te!

Oltre 5.000 cittadini milanesi hanno finora sottoscritto i cinque referendum per la qualità della vita e dell'ambiente promossi da Milanosìmuove, Comitato traversale di cittadini e associazioni.

Nel fine settimana del 15-16-17 ottobre si terranno i "Referendum days" , con l'obiettivo di raccogliere le 15.000 firme necessarie perché i referendum si tengano davvero.

C'è bisogno di 500 volontari disposti a offrire qualche ora del loro tempo per raccogliere firme ai punti di raccolta in tutta la città.

Segnalaci subito la tua disponibilità, rispondendo a questa email (referendum.milano@gmail.com) oppure chiamando questi numeri:
335-6256732
340-4607189

Ti chiediamo anche di far girare la voce il più possibile coinvolgendo amici e conoscenti (ad esempio girando questa email a tutti i tuoi contatti)

Milanosìmuove.it

mercoledì 29 settembre 2010

la società liquida al Festival del Diritto

Questo il pezzo per WIRED sul Festival di Piacenza



http://www.wired.it/news/archivio/2010-09/28/servono-nuovi-diritti-nella-societa-della-conoscenza.aspx
Servono nuovi diritti nella società della conoscenza
Di Fiorello Cortiana |28 settembre 2010 |Categorie: Cultura, Politica

Con il tema "L'uguaglianza e la sfida delle differenze" Giuliano Amato ha aperto il 23 settembre la quattro giorni della terza edizione del Festival del Diritto di Piacenza dedicata alle “Disuguaglianze”, che vede Stefano Rodotà come direttore scientifico.
Oltre 16 mila presenze registrate, 83 eventi in calendario, di cui ben 14 curati dalle scuole, presenti anche con dieci testate studentesche e settanta redattori che collaboravano anche al sito, sul quale sono disponibili tulle le registrazioni e che ha già registrato 3.000 ore di fruizione dei filmati. I 270 volontari, i tanti ristoranti convenzionati, i palazzi, i teatri, le piazze, tra i più significativi del centro storico della città, scelti come luoghi del festival, confermano il coinvolgimento di un’intera città.
Piacenza ha messo a disposizione la giusta misura per le relazioni sociali in coerenza con l’ambizione del Festival di trattare questioni che chiamano in causa il diritto ( 2008 “Questioni di vita”, 2009 “Pubblico/privato”) attraverso un processo di approfondimento e di condivisione di prospettive diverse, trattate da studiosi di diversa provenienza disciplinare, geografica e culturale con un comune filo conduttore.
I risultati di questo metodo di confronto sono confortanti, non solo per il numero dei partecipanti e per la soddisfazione manifestata, ma per la densità delle riflessioni prodotte. Confermando così gli auspici del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale nel suo messaggio ha ricordato che “tornare a proporre un orizzonte d'uguaglianza, riportare nel dibattito pubblico l'obiettivo di contrastare pesanti disuguaglianze costituisce di per sé un risultato degno di nota” e che “Il gusto dell'uguaglianza, il fastidio per disuguaglianze immeritate, prim'ancora che nell'agenda politica dovrebbe tornare negli animi dei cittadini".
Giuliano Amato ha espresso questo gusto già all’apertura "La vera diseguaglianza è il non essere liberi di essere ciò che si è" quindi "lo stato moderno è nato facendo dei propri cittadini delle persone dotate dello stesso status un’opera in cui si cimenta lo stato nazionale, più per affermare il proprio potere che per garantire a tutti uguali diritti". Avere il gusto dell’uguaglianza richiede la capacità di posizioni inedite e spregiudicate a fronte delle nuove sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche in un contesto economico globalizzato.
Per cui "chiudersi nel proprio particolare" non costituisce una soluzione efficacie per il Presidente della Camera Gianfranco Fini: “L'identità nazionale rende l'Europa più forte ma guai a pensare che di fronte alla crisi ci si possa chiudere nel proprio particolare. Se va in crisi la Grecia, la Germania trema. Ma si può pensare, come qualcuno forse pensa, che se va in crisi la Grecia, ci si può rinchiudere nel ridotto padano? Se va in crisi la Grecia, non è il ridotto padano, bisogna potenziare l'Italia in blocco, dobbiamo credere di più all'integrazione europea” perché "oggi la politica ha il respiro corto, guarda il contingente anziché delineare lo scenario di media lunga prospettiva" oggi la politica "sembra più attenta a incassare subito un consenso non strutturale".
Sul distacco tra cittadini e politica pubblica il Presidente della Camera è stato esplicito "La legge e' uguale per tutti, nessuno si deve chiamare fuori, questo vale chiaramente anche per il ceto politico. Non si deve avere l'impressione, non sempre sbagliata purtroppo, che si predichi e si razzoli male. Questo può piacere o non piacere, ma il tema non può essere eluso". Un'altra ospite è stata il premio Nobel Shirin Ebadi, che ha affermato: "Il burqua non è legale neppure per l'islam. Non è previsto dalla religione islamica, per la quale le donne, invece, durante le preghiere devono tenere il volto ben visibile. L'indossare il velo integrale fa parte della tradizione di alcune tribù dell'Afghanistan. Chi si copre il volto non consente la propria identificazione, perché è impossibile vederle il viso. Chi vive in Europa non dovrebbe portare il burqa. Diverso il discorso per l'hijab, che copre solo il capo e la nuca".
Non stupisce che Shirin Ebadi - che oggi sostiene la campagna per il nobel per la Pace a Internet - insieme a me e ad altri parlamentari europei, al WSIS del 2004 di Tunisi abbia garantito a diverse ONG e associazioni per i diritti la possibilità di tenere una conferenza stampa, nonostante la presenza intimidatoria della polizia del regime. Lungo le quattro giornate e attraverso la città si è discusso delle diseguaglianze dell’agricoltura nel mondo globale, di parità o disuguaglianza nella realtà virtuale, di disuguaglianze informative, economiche e censitarie o di quelle digitali, del passaggio da disuguaglianze a differenze e dalla contestuale negazione della neutralità del diritto, prodotti dall’irrompere della coscienza di genere grazie al protagonismo femminista.
Stefano Rodotà ha invitato ognuno a non vedere le persone che ci circondano come “altro da sé” e propone l’eguaglianza come “possibilità di essere diversi nella costruzione della propria personalità e con l’obbligo di reciprocità”. La globalizzazione dei mercati, dopo il secolo delle ideologie, è stata spesso presentata come l’avverarsi del sogno liberatorio della modernità, al momento, in verità, essa ha messo in luce i limiti della politica nell’azione di governance dei grandi problemi che essa ha svelato. Insicurezza, migrazioni disperate, integralismi, tribalismi e autoreferenzialità xenofoba, omologazione consumistica , cambiamenti climatici e limiti delle risorse naturali disponibili si presentano come un tragico risveglio.
Il quadro che ne esce presenta un’amara verità agli uomini: la riduzione a essere una rotella degli ingranaggi, dove, dalle innovazioni bioetiche a quelle digitali, l’accesso alle conoscenze se discriminato dalle disponibilità economiche e dal censo costituirebbe nel tempo una casta superiore, per questo Rodotà ha citato i film Metropolis di Fritz Lang o Tempi Moderni di Charlie Chaplin, mentre Zygmunt Bauman ha ricordato che il consumismo è "un sistema che rende l’uomo inevitabilmente un miserabile scarto, un escluso, a causa della mercificazione delle esistenze e dell’omologazione planetaria che non ammette eccezioni”. Quindi la declinazione proposta da Stefano Rodotà dell’eguaglianza come libertà e dignità delle persone di fronte alla vita, a fronte di un mondo frammentato, che vive tempi difficili necessita che coloro che hanno il “gusto” diventino, come in una vecchia canzone francese, “partigiani dell’eguaglianza”.
E’ toccato ad uno di questi, ad uno dei pensatori europei più autorevoli della crisi della modernità come Bauman, raccogliere questo insieme di problemi e di speranze nell’intervento conclusivo, nel quale l’analisi delle “disuguaglianze nel mondo liquido” e la regressione di civiltà non si propongono come esito pessimista, bensì come solo un appello a prendere coscienza della situazione. Bauman vede nella manipolazione dell’insicurezza, attraverso l’incertezza, lo strumento e la natura stessa della “istituzionalizzazione della disuguaglianza di potere, madre di tutte le disuguaglianze”. Per Bauman le strutture della burocrazia costituiscono organizzazioni in seno alle quali “una categoria di funzionari fa di tutto per imporre all’altra, quella che vuole assoggettare a sé stessa, un codice di comportamento il più possibile pervasivo e dettagliato, che idealmente dovrebbe rendere monotamente regolare, e quindi del tutto prevedibile, la condotta dei gruppi così fissati”. La stessa categoria, per contro, si sforza di tenersi libere le mani (e le gambe…), cosicché le sue mosse rimangono impossibili da prevedere e continuano a sfidare ogni calcolo e pronostico della categoria condannata alla subordinazione. Strutturare la condizione dell’avversario e destrutturare la propria: in ciò consiste ogni strategia di ogni lotta di potere. Ma, nota Bauman, con il passaggio nell’era moderna dalla fase “solida” all’attuale “liquida”, la situazione cambia. Nella società in rete un mondo “molteplice, complesso, in rapido movimento, ambiguo, vago, plastico, incerto, paradossale, persino caotico”, aggregazioni, collaborazioni, alleanze, si costituiscono ad hoc, come richiedono le circostanze. "Qui i manager hanno abbandonato la “scienza gestionale” che suggerisce regole di comportamento permanenti e stabili: non vedono l’ora di giocare al gioco dell’incertezza; preferiscono il caos all’ordine”.
Bauman sembra descrivere la sfida dei produttori di valore nell’economia della conoscenza e lo scontro tra i modelli reticolari e variabili che essi praticano e quelli gerarchici e verticali propri di quelli tradizionali, riferimento per il sistema normativo e di rappresentanza sociale. Qui sta tutta l’implicazione politica per una nuova cittadinanza e la definizione di nuovi diritti nella società della conoscenza, nella quale ogni netizen esige una rete neutrale, la disponibilità libera degli alfabeti digitali, la libera condivisione della conoscenza, la consapevole e controllata gestione della propria identità, nell’era della tracciabilità pervasiva, della profilazione e della previsionalità dei comportamenti. Nei contesti relazionalmente predefiniti dei social network, sono proprio gli utenti, i diversi stakeholder, ad avere interesse a partecipare alla definizione di regole di garanzia costitutive per la libertà della rete, del pensiero e delle identità che in essa si definiscono. Qui entriamo nel tema del prossimo appuntamento del Festival del Diritto, annunciato in chiusura da Rodotà, "L'umanità e la tecnica".

martedì 28 settembre 2010

Obiettivi del Millennio

Molti avranno ascoltato con perplessità e diffidenza le notizie provenienti da New York, dove è in corso il vertice delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: 40 miliardi di dollari per la salute di donne e bambini nel mondo. E’ un atteggiamento comprensibile visto quello che la BP ha combinato nel Golfo del Messico e i limiti dell’azione democratica internazionale in Afghanistan, ma non è giustificato. Nella difficoltà della politica di esercitare una governance mondiale dei processi della globalizzazione, dove i flussi finanziari sono accompagnati da quelli migratori e dai cambiamenti climatici prodotti dall’uso di combustibili fossili, questo stanziamento è significativo non solo per il suo ammontare. Il summit sugli obiettivi del Millennio si chiude con l'annuncio dello stanziamento record. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015. Il vertice dell'Onu sulla povertà si chiude con l'annuncio di uno stanziamento record: 40 miliardi di dollari per migliorare la salute delle donne e dei bambini nel mondo. Lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Il provvedimento permetterà di salvare, secondo Ban, 16 milioni di vite entro il 2015: "Conosciamo ciò che serve per salvare la vita delle donne e dei bambini - ha detto il segretario generale al termine del vertice Onu a New York- e sappiamo che le donne e i bambini sono un elemento determinante per raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo". Tra i paesi donatori ci sono tutti quelli protagonisti dei nuovi equilibri della geo-politica mondiale, tra gli altri l'Australia, la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, l'India, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti. Ci sono le più grandi ONG come Amnesty International, diverse corporation multinazionali e diversi tra gli uomini più ricchi del mondo, a partire da Bill Gates. In una situazione che vede l’ONU incapace di riformarsi per rappresentare a pieno tutti i nuovi paesi protagonisti della globalizzazione, questa cooperazione tra dimensione istituzionale, stati, imprese e società civile, è un segno importante per le sfide che l’umanità si trova ad affrontare. Già nella Conferenza sul Clima di Copenhagen, al di là dei limiti evidenti degli impegni presi, si era registrata una comune consapevolezza dei problemi generati dal surriscaldamento del pianeta.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto che lo stanziamento record permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015 e che adoperarsi per la salute di donne e bambini ridurrà la povertà, stimolerà la crescita economica è un diritto fondamentale dell'uomo. Il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini, ha coordinato un incontro con i vari ministri degli esteri sul dossier per la messa al bando delle mutilazioni genitalia femminili, al fine di riuscire a far approvare la prima risoluzione per l’abolizione di questa pratica criminale entro il 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. 1. Sradicare la povertà estrema e la fame, 2. Garantire l'educazione primaria universale,3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, 4. Ridurre la mortalità infantile,5. Migliorare la salute materna, 6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie, 7. Garantire la sostenibilità ambientale, 8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Due buone notizie hanno preceduto il summit di New York, la prima: meno donne muoiono di parto nel mondo, il numero di decessi dovuti a complicazioni legate alla gravidanza e al parto è diminuito del 34%, secondo il rapporto “Trends in maternal mortality“ realizzato da OMS, UNICEF, UNFPA e Banca Mondiale. La seconda è stata comunicata dalla Fao: il numero delle persone affamate nel mondo è di nuovo sceso sotto il miliardo. Sarebbe comunque superficiale pensare che le cose si siano messe per il meglio per la terra e i più disgraziati tra i suoi abitanti. Secondo il rapporto “Trends in maternal mortality”, in Africa sub-saharianala mortalità materna è diminuita del 26% e in Asia il numero di decessi materni si stima sia sceso da 315 000 a 139 000 tra il 1990 e il 2008, con un calo del 52%.

L’Unicef sottolinea il miglioramento, ma fa notare che il tasso di diminuzione è meno della metà di ciò che è necessario per conseguire l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di ridurre il tasso di mortalità materna del 75% tra il 1990 e il 2015, che richiede una diminuzione annua del 5,5%, mentre il calo del 34% rispetto al 1990 equivale ad una diminuzione media annua di solo il 2,3%. Teniamo presente che il 99% di tutti i decessi materni nel 2008 si è verificato nei paesi in via di sviluppo, 57% nell’Africa sub Sahariana e il 30% nell’Asia meridionale. In Asia occorre tener conto che una cosa è la situazione in Cina e un’altra in Pakistan. Così occorre guardare con attenzione i dati relativi alla fame. Secondo il rapporto Sofi 2010, la regione con più sottonutriti resta l’Asia con 578 milioni di individui. Ma è l’Africa sub sahariana la regione con la proporzione più alta di affamati: il 30%, con 239 milioni di individui. Se Mali, Ghana e Nigeria avevano già raggiunto il primo obiettivo del millennio (sradicare la povertà estrema e la fame), e l’Etiopia è vicina, nella Repubblica democratica del Congo la proporzione dei sottonutriti è aumentata del 69%. Conflitti locali, spesso combattuti con armi vendute dalle industrie occidentali, sui quali e dietro i quali ci sono interessi economici e politici dei diversi stati, pensiamo alla Cina in Africa, richiamano l’attenzione su come e da chi sarà speso il notevole contributo raccolto dall’ONU. Per questo è importante il richiamo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, che con il suo direttore Achim Steiner ha detto che «La green economy è la strategia migliore per ridurre la povertà e il mezzo per raggiungere tutti gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo». Con un miliardo di persone senza accesso all’acqua potabile e danni delle carestie e delle inondazioni dovuti al cambiamento climatico è chiaro il valore dell’economia verde come strategia per porre fine alla povertà e al sottosviluppo. Per l’Unep la Green economy non solo serve alla sostenibilità ambientale dello sviluppo, che è l’Obiettivo N. 7 dei Millenium goal, ma è fondamentale nella lotta alla povertà. Investire in energie rinnovabili, con pannelli per produrre energia localmente, mezzi di trasporto efficienti, riciclo dei materiali, in metodi di agricoltura a basso consumo d’acqua e attenta al consumo di suolo, in sistemi di trasporto sostenibile e in riforestazione. Con una agricoltura sostenibile che fa uso di concimi naturali e non spreca acqua, si salva denaro e si contribuisce ad uno sviluppo ecologico. Ad esempio: invece della climate finance, gli investimenti basati sul mercato delle emissioni, carbon market, dove chi taglia emissioni può vendere la quota tagliata a chi sfora i tetti di CO2, è più utile soprattutto il Redd plus (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) il meccanismo dell’Onu per ridurre le emissioni attraverso la riduzione della deforestazione e del degrado forestale. Quete sono politiche che meritano l’attribuzione dei finanziamenti stanziati a New York.

la rete dopo Vilnius

Il quinto Internet Governance Forum delle Nazioni Unite si è concluso a Vilnius: 2000 partecipanti, 105 paesi.

L'inclusione di tutti i portatori di interesse dei settori di Internet, e l'adozione di pratiche condivise, sono i due elementi costitutivi per la Internet Governance. Internet ha aperto nuovi spazi di comunicazione e condivisione della conoscenza, ha allargato la «public sphere» creando le condizioni per la partecipazione informata dei cittadini del mondo, dai primi newsgroup alle comunità online, fino ai social network.

Una evoluzione dovuta ad alcune caratteristiche - apertura, neutralità - che ne costituiscono ragione della forza. C'è chi vede nell'immediatezza della Rete digitale, che non conosce confini di spazio e di tempo, una delle principali ragioni dell'indebolimento della sovranità del regime democratico e della sua rappresentanza, messi in discussione dalla riduzione del rapporto spazio/tempo nell'istantaneità e nella disintermediazione delle informazioni.

Invece la rete digitale si presenta come una impresa cognitiva collettiva, il più grande spazio pubblico fino ad ora conosciuto per la creazione di un'opinione pubblica avvertita, che verifica la veridicità di affermazioni e fatti. Questo ecosistema cognitivo non ha una soggettività in sé, pensarlo diventa un alibi che impedisce di aggiornare le categorie culturali del secolo scorso.

Il vero pericolo è più sottile, i social media hanno contribuito a popolare la rete di miliardi di persone, ma l'hanno anche resa luogo di confronto di colossi multinazionali e di regimi autoritari che ne vogliono il controllo. Per questo occorre difendere la sua internazionalità, la neutralità, il diritto di accesso, la condivisione della conoscenza, la tutela congiunta della libertà di espressione e della privacy di fronte alle possibilità di tracciabilità dei percorsi, delle opinioni e delle informazioni di tutti i navigatori.

L'Italia negli scorsi anni, con governi opposti, propose un Internet Bill of Rights (la Carta dei Diritti di Internet). Un impegno oggi inspiegabilmente interrotto, ma che ha generato una dynamic coalition (gruppo di lavoro con partecipanti da tutto il mondo) su “Internet rights and principles” che ha presentato una prima proposta proprio a Vilnius.

venerdì 17 settembre 2010

MEDIA SOCIALI, CONDIVISIONE E PARTECIPAZIONE INFORMATA

Un appuntamento utile all'interno del quale con Fiorella De Cindio abbiamo ripreso il filo di Condividi la Conoscenza con un impegno diretto dell'Università.Dopo le circa 400.000 firme raccolte in poche settimane in rete con l'appello No Bavaglio e il conseguente binario morto per la legge sulle intercettazioni, dopo le uscite di Giorello e Galli Della Loggia sulle implicazioni della rete per la sovranità politica del regime democratico, dopo le dichiarazioni dell'assessore all'Urbanistica di Milano Masseroli sulla partecipazione dei cittadini alle osservazioni sul Piano Regolatore Generale, c'è una significativa occasione di confronto e chiarimento sulle possibilità di una partecipazione informata alla vita pubblica. Il fatto che docenti di diverse università italiane partecipini al confronto, insieme ad una delle animatrici di Wikipedia e al rappresentante italiano dei Creative Commons, ad un dirigente della Regione Puglia, che si è distinta sul versante dell'economia della conoscenza e del lavoro cognitivo/creativo, soprattutto l'intervento di Stefano Rodotà rendono l'appuntamento pomeridiano del 20 settembre degno di essere seguito e segnalato.

Monday, September 20, 2010 from 2:30 PM - 6:00 PM Università degli Studi di MilanoVia Festa del Perdono, 7 20122 Milano

Trovate tutte le informazioni, i link per le iscrizioni e il programma, sul sito di UniMI http://www.unimi.it/news/44920.htm

giovedì 16 settembre 2010

Brunetta e l'IGF

A conclusione dei lavori dell'IGF tenutosi a Rio nel 2007, Markus Kummer, Coordinatore esecutivo del Segretariato ONU per l'IGF, a seguito dell'intenso confronto dei diversi workshop, che aveva riportato nella sessione plenaria le difficoltà del processo di regolazione di un media globale come Internet, disse che la proposta di un Internet Bill of Rights poteva costituire una soluzione. Una proposta multistakeholder e multilevel nata in Italia, lanciata al WSIS di Tunisi con il Ministro Stanca discussa in un appuntamento internazionale ospitato a Roma dal Governo Prodi, sviluppata in un workshop specifico all'IGF di Atene e che proprio in Brasile dava corpo ad una coalizione dinamica, come previsto dall'IGF, oltre ad un impegno congiunto dei governi di Italia e Brasile. Cosa è accaduto in seguito? Il governo brasiliano attraverso il Comitato di Gestione di Internet ha approvato i "Principi per la Governance e l'Uso di Internet in Brasile", che hanno recepito quanto detto nella dichiarazione congiunta italo-brasiliana su diritti, libertà, privacy, accesso, consumatori ecc. La Coalizione Dinamica si è unita ad altre centrate sul tema dei diritti dando vita ad una ampia Coalizione Dinamica sui Principi e i Diritti di Internet che in occasione dell'IGF di Vilnius ha presentato la "Carta dei Diritti Umani e dei Principi di Internet" , frutto di una intensa e inclusiva discussione in rete e non. La Commissione per le Libertà Civili del Parlamento Europeo ha proposto al Parlamento Europeo una risoluzione, approvata, che invita il Consiglio a "esortare tutti gli attori di Internet a impegnarsi nel processo in corso della "Carta dei diritti di Internet", che si basa sui diritti fondamentali esistenti, promuove il loro rispetto e incoraggia il riconoscimento dei principi emergenti; al riguardo, un ruolo di primo piano incombe alla coalizione dinamica sulla Carta dei diritti di Internet".
L'attuale governo italiano ed il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta hanno completamente ignorato questo processo, così hanno lasciato cadere la consulta, presieduta da Stefano Rodotà, che lo animava, senza alcun passaggio di consegne o continuità. Oggi all'IGF di Vilnius, che vede la questione dei diritti umani nella dimensione digitale al centro di tutti gli interventi di apertura, l'Italia presenta il "metodo Azuni" come conseguenza coerente con quanto negli anni scorsi aveva contribuito a mettere in moto. Ora, occorre avere del fegato e una bella faccia tosta per sostenere che una iniziativa di palazzo, il cui obiettivo, parole del ministro Brunetta "non è fare nuove norme ma costruire una tassonomia dei problemi percepiti e delle opportunità che offre la rete e successivamente una mappatura delle relative best practices mondiali", abbia una coerenza con una pratica di partecipazione inclusiva propria dell'IGF, con un'azione su più livelli istituzionali, con la valorizzazione dell'attività sussidiaria dei imprese e associazioni attraverso i codici di autoregolamentazione, con la definizione evolutiva, diremmo "wiki", di una carta dei diritti capace di evolvere insieme alla rete e alle questioni inedite che essa propone e proporrà.
Forse non ci si poteva attendere di più da chi ha cercato di fermare l'irruzione dei cittadini nella comunicazione con la legge sulle intercettazioni, che anche le 400.000 firme raccolte in rete ed il dibattito su di essa e da essa sviluppatesi hanno al momento fermato. Sarà proprio da lì e da quella sensibilità che occorre ripartire per riconnettere, con metodi e temi coerenti, il Paese ai processi internazionali che riconoscono nella rete digitale interattiva non una minaccia ma il più ampio spazio pubblico mai conosciuto dall'umanità. Una prima occasione di confronto è promossa dall'Università Statale di Milano il 20 settembre: "Media sociali, condivisione e partecipazione informata" è il tema della sessione pomeridiana, curata da DICo e dal social network Condividi la Conoscenza. Trovate tutte le informazioni, i link per le iscrizioni e il programma, sul sito di UniMI http://www.unimi.it/news/44920.html Qualcuno dovrebbe spiegare al ministro che tanto le simulazioni, quanto le bufale in rete, dove agisce un'opinione pubblica avvertita, hanno le gambe corte.

Media sociali, condivisione e partecipazione informata

Vi segnalo un appuntamento utile all'interno del quale abbiamo ripreso il filo di Condividi la Conoscenza con un impegno diretto dell'Università.Dopo le circa 400.000 firme raccolte in poche settimane in rete con l'appello No Bavaglio e il conseguente binario morto per la legge sulle intercettazioni, dopo le uscite di Giorello e Galli Della Loggia sulle implicazioni della rete per la sovranità politica del regime democratico, dopo le dichiarazioni dell'assessore all'Urbanistica di Milano Masseroli sulla partecipazione dei cittadini alle osservazioni sul Piano Regolatore Generale, c'è una significativa occasione di confronto e chiarimento sulle possibilità di una partecipazione informata alla vita pubblica. Il fatto che docenti di diverse università italiane partecipini al confronto, insieme ad una delle animatrici di Wikipedia, ad un dirigente della Regione Puglia che si è distinta sul versante dell'economia della conoscenza e del lavoro cognitivo/creativo, soprattutto l'intervento di Stefano Rodotà rendono l'appuntamento pomeridiano del 20 settembre degno di essere seguito e segnalato.Trovate tutte le informazioni, i link per le iscrizioni e il programma, sul sito di UniMI.
http://www.unimi.it/news/44920.html

La Social Media Week arriva in Italia e apre in Statale
www.unimi.it
La Social Media Week arriva per la prima volta in Italia e si svolgerà contemporaneamente a Bogotà, Buenos Aires, Città del Messico e Los Angeles dal 20 al 24 settembre.

martedì 14 settembre 2010

La Rete non è un alibi

Internet non può essere un alibi che copre la mancanza di elaborazione intellettuale per la cultura politica. Giulio Giorello ed Ernesto Galli della Loggia, sulle pagine del Corriere hanno svolto alcune riflessioni a seguito delle tensioni internazionali generate dal proposito del reverendo statunitense Jones di bruciare il Corano nell’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle. Entrambi vedono nell’immediatezza della Rete digitale una delle principali ragioni dell’indebolimento della sovranità del regime democratico e della sua rappresentanza messi in discussione dalla riduzione del rapporto spazio/tempo nell’istantaneità di internet e dalla disintermediazione delle informazioni che in esso circolano. Ciò che Giorello definisce come lo “speaker’s corner.com” nel quale “l’annuncio della notizia è già notizia” indipendentemente dalla autorevolezza della fonte. Per la verità, a differenza di quanto sostenuto da Giorello, non è riscontrabile alcuna correlazione immediata tra la notizia del proposito stampalato ed irresponsabile e la natura della rete internet.

Il reverendo Jones aveva reso nota la sua intenzione a fine luglio e a darne la notizia fu la CNN e non un bloggere dello “speaker’s corner.com”. Infatti le rilevazioni relative alle ricerche su GOOGLE per “quran burning” negli ultimi trenta giorni sono state pressoché inesistenti fino a che non ne hanno parlato il generale Petreus il 6 settembre e poi Hillary Clinton e lo stesso Obama.

Galli Della Loggia va oltre e pone il “ problema del rapporto tra il regime democratico e l'estensione dello spazio. Quanto spazio si conviene alla democrazia perché essa possa funzionare?” Per Galli Della Loggia il caso del reverendo Jones evidenzia una difficoltà per l’ambito della relazione tra stato e spazio nella globalizzazione, una difficoltà più grave di quella legata all’esercizio di sovranità statale in rapporto all’estensione dello stato. Cioè “la difficoltà legata alla ridotta estensione dello spazio statale, al suo restringimento di fatto, dovuto principalmente alla velocità ormai fantastica di ogni genere di comunicazione, vicina ormai al traguardo dell’istantaneità.” E’ il tecno-spazio virtuale che segna l’ingresso in un’”di epoca della prossimità totale. Che peraltro ha la sua negazione/antitesi nella crescente lontananza che invece, all’interno degli Stati, si è creata in un gran numero di casi tra centro e periferie.” In luogo di “inesistenti e fantasmatiche sovranità sovra o internazionali”, Galli Della Loggia vede la possibile messa in mora del regime democratico a causa delle “leggi senza volto della tecnologia, che operano nell’interesse esclusivo di sé medesime e/o degli incontrollabili interessi economici (per esempio della finanza o della grande informazione commerciale globale) che se ne servono”. Anche qui: non è Internet, sono le reazioni neotribali all’integrazione della globalizzazione degli integralisti come il reverendo Jones e dei Talebani a costituire il problema. E’ l’incapacità di riformare l’ONU in chiave multilaterale ad impedire l’azione di una sovranità politica democratica. Piuttosto la rete digitale si presenta come una impresa cognitiva collettiva, come il più grande spazio pubblico fino ad ora conosciuto dall’umanità, uno spazio dove la creazione di un’opinione pubblica avvertita è resa possibile dall’accesso disintermediato alle informazioni e dalla condivisione della conoscenza, nonché dalla possibilità di verificare la veridicità di possibili bufale o luoghi comuni a carattere ideologico o religioso. Attribuire a questo ecosistema cognitivo una soggettività in sé, non solo non corrisponde al vero, ma diventa un alibi che impedisce di aggiornare le categorie della politica legate ad una geografia bipolare o imperiale del secolo scorso. La questione vera che sta dietro le preoccupazioni di Giorello e Galli Della Loggia rimanda piuttosto alla necessità che le democrazie hanno di rigenerarsi dopo i blocchi, dopo Yalta e dopo le ideologie. Se non vogliamo il neotribalismo locale delle piccole patrie padane o le derive plebiscitarie del personalismo mediatico, non è sufficiente alcuna soluzione simbolica attraverso recuperi aggiornati di identità passate. Occorre favorire processi di partecipazione informata tanto alla politica pubblica quanto alle forme organizzate della partecipazione politica per la definizione di identità inedite ed originali condivise: occorre adeguare la riflessione intellettuale. In questo senso la rete digitale, come estensione dello spazio e delle risorse di comunicazione, si propone come una straordinaria opportunità, un valore aggiunto per un regime democratico vissuto da una comunità consapevole che si confronta sui nodi della realtà locale e globale che la riguarda. E per questo non si astiene dalla partecipazione concreta.

venerdì 10 settembre 2010

l'ecologia parte costitutiva di una nuova politica

L’ignoranza e lo sfregio della Carta e delle sue istituzioni già oggi alimenta una deriva dissolutiva dell’idea di comunità nazionale, della sua identità e dei suoi compiti dentro il quadro europeo ed internazionale. L’equivalenza tra federalismo e “piccole patrie” rappresenta la prospettiva più plastica di questa condizione. Il fango delle diffamazioni copre la mancanza di una politica pubblica per i beni culturali e l’ambiente, relegati a lussi cui ci si può dedicare nei tempi di crescita economica. Eppure mai come oggi la crescita economica di un paese si fonda sulla unitarietà e la qualità di un ecosistema culturale ed ambientale. L’Italia custodisce la metà del patrimonio artistico mondiale. L'arte figurativa, la musica, l'architettura, la poesia,la letteratura, l’opera lirica, teatrale e cinematografica, hanno contribuito a dare forma e anima alle nostre città. La stesa identità nazionale degli italiani si fonda su questa consapevolezza di “bellezza”. Una consapevolezza che è parte della nostra Costituzione repubblicana, nell’articolo 9 essa afferma:” La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Nella Carta la funzione di tutela, lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica costituiscono un’unica matrice che impegna la politica pubblica. Il dimezzamento dei fondi ai parchi, i tagli alla cultura, il trasferimento indiscriminato di beni dello stato ai comuni non sembrano assolvere questo compito. Così come le azioni messe in atto da molti italiani, da Nord a Sud,. Le Forze dell’Ordine, anch’esse vittime di tagli, hanno segnalato nel 2009 un aumento annuale dei reati di abusivismo edilizio del 7,6% e di quelli legati a depuratori, scarichi e inquinamento da idrocarburi del 44,8%. Se a Milano vi è il più alto tasso di affezioni alle vie respiratorie tra i bambini e ad Ischia le richieste di sanatoria di edifici abusivi ha avuto 25.000 domande, appare chiaro che la questione ecologica deve essere una parte costitutiva di un rinnovato patriottismo costituzionale repubblicano. Non solo l’efficienza e l’efficacia energetica, dalle fonti rinnovabili alla innovazione tecnologica e nell’edilizia, la tipicità, la qualità e la sicurezza nella filiera agroalimentare, la manutenzione e l’accesso ai beni culturali, gli investimenti e i crediti d’imposta per la ricerca, sono parti centrali di un nuovo Patto Sociale. Lo sviluppo e la competitività di un paese nella globalizzazione o è economico, sociale e ambientale o non è. Un’azione politica innovativa richiede il coinvolgimento del mondo della produzione, della ricerca, delle amministrazioni pubbliche, della sussidiarietà e della comunicazione per definire e condividere un Patto per la Sostenibilità. Questo significa chiamare una comunità nazionale alla costruzione comune di un futuro di qualità e ad un protagonismo utile al futuro del pianeta. Questo è il Made in Italy che deve caratterizzare il Made in Europe dentro le difficili sfide della globalizzazione. "Lo sviluppo sostenibile è quello che soddisfa le necessità delle attuali generazioni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le proprie" (Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU, 1987). Oggi viviamo su un pianeta con un numero di esseri umani che ha già superato i 6 miliardi e ci dobbiamo chiedere se non rischiamo di oltrepassare la sua capacità di reggere le emissioni in atmosfera, le acque reflue inquinate, i rifiuti legati al nostro modo di produrre e di consumare. Sono questioni che non ci riguardano perché Minzolini e Feltri non ne parlano? Occorre essere millenaristi per preoccuparsi di come questa umanità proverà a vivere contendendosi le risorse disponibili senza distruggere i sistemi naturali? No, occorre essere persone consapevoli. Nel 2008 si è tenuta a Roma una conferenza internazionale nel centenario della nascita di Aurelio Peccei, il fondatore del Club di Roma che negli anni ’60 pose al mondo il problema dei limiti dello sviluppo e autorevoli scienziati internazionali si sono confrontati a partire da questa consapevolezza.Steven E. Koonin, Chief Scientist della BP, sì la BP, presentò dati chiari: i tre grandi mercati energetici, Nord America, Europa e Asia Pacifico( India,Cina, Oceania) consumano il 78% del petrolio e dispongono solo del 10% delle riserve, così per il gas consumano il 61% e hanno l’85% delle riserve, per il carbone le percentuali sono l’88% ed il 35%. Mentre le emissioni di Co2 crescono del 1,2% annuo nei paesi in via di sviluppo la crescita è del 2,8%. Se la Cina e l’india avessero le emissioni pro capite del Giappone la concentrazione di CO2 nell’atmosfera aumenterebbe del 40%. Gli scienziati BP prevedono che saranno ancora gli idrocarburi ed i combustibili fossili le fonti energetiche del futuro, con grandi problemi per le emissioni. Anche Martin Rees, Presidente Royal Society Britannica, conferma che al 2010 sarà intorno all’80% la percentuale delle fonti fossili tra tutte quelle energetiche. Rees ha illustrato le tendenze della crescita demografica che accompagnano la ridefinizione degli equilibri economici, politici mondiali. L’aumento della popolazione che ha visto una progressione di circa 200.000 anni per arrivare ad un miliardo nel1800, 130 anni per arrivare a 2 miliardi nel 1939, 30 per arrivare a 3 nel ’60, 15 per arrivare a 4 nel ’75, 12 per arrivare a 5 nel 1987 e altri 12, per fortuna non meno, per arrivare a 6 nel ’99. La parte urbanizzata della popolazione mondiale era meno del 10% nel 1700, è salita al 25% nel ‘900 arrivando oggi al 50% e si prevede al 67% nel 2050. La nuova geopolitica si evince anche da quelle che saranno le 12 megalopoli nel 2015, domani. Tokyo, che si sta contenendo, arriverà a 36,2 milioni di abitanti, Mumbai a 22,6, triplicata in 30 anni, Delhi quadruplicata a 20,9 , Città del Messico è raddoppiata in 30 anni e avrà 20,6 milioni di abitanti. L’unica città occidentale è New York a 19,7, l’Europa ha 400 milioni di abitanti e le top 12 sommano da sole 291 milioni di abitanti! Tanta pressione spiega perché nel 2000, 29 Paesi, con mezzo miliardo di abitanti, avevano carenza idriche, mentre si prevede per il 2025 che saranno 50 i paesi con deficit idrico con 3 miliardi di abitanti. I problemi per le emissioni e per l’acqua nel 21° secolo saranno molto più grandi nei pesi emergenti che in quelli che erano i paesi industrializzati. Sia gli scienziati della BP che quelli della Royal Society concordano sui passi da fare per una sfida globale complessa. Occorre una politica pubblica scientificamente e tecnicamente informata, coerente e stabile e capace di coordinare scienza, tecnologia ed economia. La Corte Costituzionale nella sentenza 151/186 sancisce ”la primarietà del valore estetico-culturale” il quale non può essere “subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici”, al contrario deve essere “capace di influire profondamente sull'ordine economico-sociale”. Un chiaro indirizzo per la capacità di un paese di produrre valore dentro l’economia della conoscenza, quella su cui basano le proprie possibilità di ripresa e di competitività le democrazie nel mondo.