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mercoledì 6 ottobre 2010

Arcipelago Milano-il Seveso non è il Nilo

IL SEVESO NON È COME IL NILO
5-10-2010 by Fiorello Cortiana

Settimane per pulire le strade della zona Niguarda e per liberare le gallerie della linea gialla dall’acqua, le Camere di Commercio di Milano e Monza hanno stimato700 mila euro di perdite per gli esercizi commerciali e pensiamo alla lievitazione dei costi per i lavori, le riparazioni, gli interventi, gli straordinari degli uomini impiegati, cosa è successo? Niente di particolare, è piovuto ed è esondato il Seveso. Sì, perché gli ultimi sette dei 52 Km che lo portano dai confini con la svizzera al Naviglio Martesana, il Seveso attraversa Milano in una tombinatura coperta che lo immette nel canale Redfossi, tombinato anch’esso. Il sistema coperto Seveso-Redefossi-Martesana ha capacità di convogliamento piuttosto rigide, da qui i problemi di carattere idraulico e i periodici allagamenti dell’abitato anche a seguito di precipitazioni non eccezionali.
E’ dal 1976 che si hanno dati precisi sulle sue esondazioni, dovute principalmente al convogliamento nel Seveso delle reti fognarie delle successive espansioni urbane dei comuni della cintura Nord di Milano. La quantità degli scarichi sommata alle precipitazioni meteoriche supera facilmente la soglia della portanza del fiume e la sua capacità di deflusso, un fiume ridotto nel tempo a canale scolmatore tombinato. L’attenzione dei cittadini si è probabilmente concentrata su queste problematiche idrauliche e sulle polemiche dovute alle inadempienze amministrative riportate dai media. C’è invece un problema, non immediatamente evidente, che presenta costi sociali molto più pesanti e riguarda l’inquinamento del territorio dovuto alla qualità delle acque esondate. I rilevamenti della Provincia di Milano mostrano come il bacino del Seveso vede peggiorare la qualità delle sue acque con il passaggio nella Brianza verso Milano. Il territorio industriale della provincia di Como ha la responsabilità per i preoccupanti valori dei metalli pesanti, rame, zinco, mercurio, cromo, nel milanese si aggiunge il cadmio, nonché un carico microbiologico di tre ordini di grandezza superiore ai limiti della balneazione.
Nel corso dei decenni il Seveso ha cambiato la sua natura, impermeabilizzazioni e tombinature l’hanno trasformato a tutti gli effetti in un collettore fognario che, esondazione dopo esondazione, distribuisce sul territorio un’incredibile quantità d’inquinanti tossici. Oltre alle conseguenze prodotte dalla combustione a cielo aperto da parte di smaltitori killer o dallo sversamento tal quale nelle acque (pensiamo al Lambro di pochi mesi fa), ci troviamo di fronte ad una regimazione delle acque da parte delle amministrazioni competenti che, a seguito delle ricorrenti esondazioni, che si aggiunge allo smaltimento illegale di rifiuti tossico-nocivi lungo i cicli dell’ecosistema.
Forse le diverse amministrazioni locali, oltre a preoccuparsi di allacciare le successive condotte fognarie al collettore chiamato Seveso, dovrebbero preoccuparsi, dei controlli sulla qualità delle acque reflue e sulla loro provenienza. Ma basta un’autocertificazione per uscire dalle “aziende a rischio”, quali controlli fanno eseguire all’ARPA? Con quanto personale? Insieme a questo, invece di pensare a ingrandire i canali scolmatori per evitare il superamento della soglia di portanza del Seveso, dovrebbero pensare a ridare le sue pertinenze territoriali al fiume e rinaturalizzare il territorio. Pensate: il Ticino godendo di un parco può permettersi di “invadere” ampie porzioni di territorio. Utopie degli ecologisti? No, l’hanno fatto in Germania nel distretto della Ruhr, una delle più importanti aree produttive d’Europa, con estrattiva e siderurgica, la quale, insieme alla crisi, ha lasciato dietro di sé un grave inquinamento della terra e delle falde acquifere.
L’Emscher e i corsi d’acqua, che in esso confluiscono si erano trasformati in un vero e proprio sistema fognario a cielo aperto. Ora in questa vasta area, l’Emscher Park, è in corso di radicale qualificazione, il programma prevede depurazione, decontaminazione, separazione di acque di scarico da acque piovane, un’attenzione particolare è stata rivolta alla sistemazione naturalistica delle sponde per innescare processi di fitodepurazione, nonché al riuso delle strutture industriali con imprese “sostenibili”. Il coordinamento progettuale è stato svolto dal 1991 al 1999 da IBA Emscher Park, società di consulenza creata con lo scopo di realizzare una progettazione partecipata con i numerosi gruppi sociali e imprenditoriali presenti nell’area. Buona parte delle opere previste sono già realizzate. Come amministrazione rosa-verde della regione Lombardia, nei primi anni ‘90 ci gemellammo con il Land Nord Reno-Westfalia, che comprende la Ruhr, proprio per avviare lo stesso percorso di recupero nel bacino Lambro-Seveso-Olona, ma qui non ha fatto seguito nulla.
Il Parco Paesaggistico dell’Emscher ricopre un’area di circa 320 Kmq, cuore dello sviluppo post-industriale del Nord Reno-Westfalia, che ha 18.000.000 di abitanti. Occorre notare che la Lombardia non arriva a 10 milioni e che le provincie di Milano e Monza-Brianza sommate non arrivano a quattro. Si può fare dunque se si vuole.


Fiorello Cortiana

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