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mercoledì 28 aprile 2021

Pietrostefani

C'è una verità giudiziaria che resta nella storia. Una verità che, laddove confermata dai gradi di giudizio francesi, Pietrostefani rispetterà. C'è una assoluta certezza, derivata dalle testimonianze in tutti i dibattimenti, del fatto che l'omicidio del commissario Calabresi non fu ordinato dal gruppo dirigente di Lotta Continua, men che meno a latere di una manifestazione in una città Toscana. Non è su questo che voglio fare riflettere, bensì sul fatto di accomunare l'esperienza di Lotta Continua, e con essa di tutti i gruppi della sinistra extraparlamentare, al terrorismo. Il fatto che militanti di Lotta Continua promossero e aderirono a organizzazioni della lotta armata non permette ad alcuno di schiacciare una esperienza collettiva su quel piano. Nessun artificio dialettico,non ho mai fatto mistero che molti dei miei compagni del servizio d'ordine scelsero di promuovere Prima Linea, io e tantissimi altri contrastammo esplicitamente questa deriva. La posizione di Lotta Continua su Moro e trattativa, insieme a quella del PSI, così come nella manifestazione del settembre '77 a Bologna per l'isolamento degli autonomi, è stata chiarissima. C'è una ulteriore riflessione che propongo alla luce della notizia odierna su quanto accaduto in Francia: un paese che non riesce a fare i conti con la propria memoria, anche a distanza di diversi decenni, è un paese incapace di esprimere una autonoma soggettività politica. Questo vale per la strage di Piazza Fontana, per la morte di Pinelli, così come per il 'Caso Moro'. Per non parlare di P2, Cernis e Sigonella.

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