sabato 17 settembre 2022
La pedagogia di un murale
Sono due i temi della zona del Municipio 7 sui quali si sono diffusi i media cittadini e non: l’abbattimento del San Siro-Meazza per la costruzione di un nuovo stadio ed operazione immobiliare adiacente; gli scontri di piazza Selinunte del 10 aprile 2021, quando 300 giovani, chiamati dai rapper della zona per girare un video, affrontarono a sassate la polizia, intervenuta in assetto antisommossa per disperdere l’assembramento.
Sul primo tema, per ora, poco e niente oltre il rendering del nuovo stadio immerso in una natura amazzonica. Il secondo, invece, in pieno lockdown ha portato sotto i riflettori il disagio giovanile che attraversa le metropoli italiane, con baby gang che assediano pezzi di città. Sono ventimila i minori denunciati in un anno.
A Milano i carabinieri ne hanno individuate 13 nei 9 Municipi: non solo durante la settimana controllano le zone periferiche in cui abitano, nel weekend, dopo essersi dati appuntamento sui social, da Whatsapp a Instagram a Tik Tok, con i video postati in tempo reale vanno a prendersi il centro per il controllo del territorio e per affermare la propria supremazia, con scorribande nei luoghi della movida e aggressioni ai coetanei. Un disagio che diventa devianza, questione di ordine pubblico e terapeutico.
Dopo i fatti di Piazza Selinunte, il Prefetto Renato Saccone richiamò Comune, Regione e Aler, l’ente regionale che gestisce le case popolari, ad assumersi le proprie responsabilità, impegnandoli nella firma di un protocollo per la «rigenerazione di San Siro». Saccone disse che “in piazzale Selinunte circa 300 giovani si erano radunati per il video di un rapper e ne erano seguiti scontri con le forze dell’ordine, abbiamo ritenuto di dare una risposta, di accettare e interpretare la domanda posta da quei 300 adolescenti. Il quartiere è tra i più popolosi ed è una delle periferie che avverte di essere esclusa dal resto della città”.
Così il Prefetto ha convocato il Comitato per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza aprendo a tutti i 9 Municipi. Alla luce dei 20.000 minori arrestati in un anno, il direttore dell’Anticrimine si è espresso in sintonia con il Prefetto di Milano: “Se puntiamo solo sulla repressione abbiamo già perso”. Per la verità, a più di un anno di distanza dalla firma di quel protocollo, per la rigenerazione non molto è stato fatto. Per questo assume un significato particolare l’iniziativa della GILDA degli Insegnanti di Milano e Varese, che ha pensato di coinvolgere gli studenti e gli insegnanti dell’Istituto Tecnico e Professionale Galilei-Luxemburg, situato nel quartiere S. Siro: comunicazione, grafica, meccanica, meccatronica, ottica, servizi sanitari e di assistenza sociale sono i percorsi professionali seguiti dai ragazzi.
La coordinatrice Valeria Serraino e la vice Valeria Ammenti, anche loro docenti, hanno pensato di far realizzare agli studenti un murale sulla parete che fa da sfondo alla sala riunioni di questa associazione professionale, che è tra quelle rappresentative dei docenti a livello nazionale.
Ho accettato volentieri il ruolo di tutor aziendale per questo progetto che ho proposto come partecipazione consapevole dei ragazzi alla definizione e realizzazione del progetto. La Gilda ha dato il tema: l’evoluzione della conoscenza che ha accompagnato l’evoluzione della specie. I ragazzi, coadiuvati dai loro insegnanti, hanno preparato al computer tre ipotesi per trattare il tema, il mio intervento con Valeria & Valeria ha combinato le loro ipotesi mettendole in relazione tra loro e trasformando uno schermo presente sulla parete da vincolo a opportunità generativa.
L’animale umano è stato in grado di produrre strumenti tecnologici e codici che continuano a retroagire su di lui, modificandolo a mano a mano che adotta le tecnologie da lui stesso inventate e si ibrida con esse, trasformandolo da homo sapiens a homo technologicus.
Così, mentre scorre la relazione spazio/tempo dell’evoluzione, dagli ominidi a Homer Simpson, gli strumenti della conoscenza di ieri e di oggi, dai graffiti alla scrittura, dalla Galassia Guttenberg ai supporti digitali, si espandono dentro a sfere generate dalla nebulizzazione dello schermo. La conoscenza come via per la liberazione dello spirito dell’uomo dall’omologazione culturale dell’homo technologicus, che possiede gli strumenti per la propria liberazione ma ne è nel contempo eterodefinito.
La ricomposizione della relazione tra la sfera biologica del vivente con quella antropologica, la consapevolezza del necessario legame tra loro, è affidata alla banana che è nella mano di Homer come in quella del primo ominide. Sia la scelta della collocazione dei personaggi pensati dai ragazzi e degli strumenti della conoscenza, sia l’utilizzo delle tecniche pittoriche a pennello e spray, sono avvenute in un confronto tra gli studenti e gli insegnanti. Un confronto sottratto alle necessità delle lezioni frontali e delle prove per la valutazione.
Solo uno dei ragazzi aveva esperienza come writer ma nessuno aveva mai fatto un murale, per cui qui la relazione si è fondata sulla comunicazione di conoscenze e sulla richiesta di indicazioni legate alle competenze riconosciute agli insegnanti in un clima di reciproca empatia. La scuola ha dato un segno, un’indicazione della trasformazione del disagio giovanile nelle periferie milanesi in un possibile protagonismo comunicativo, con l’apprendimento e l’uso di un linguaggio espressivo per tradurre una consapevolezza condivisa.
Così il murale nell’arco di una settimana ha preso quotidianamente forma, con il sottofondo dell’hip hop e delle rappate del Seven 7oo (Seven Zoo), il collettivo musicale che davanti allo stadio Meazza canta, con il ritmo nervoso e ossessivo proprio del rap, ‘San Siro Medellin siamo ancora qui’, la torre di Piazzale Selinunte, il quartiere, via Zamagna, via Tracia. https://www.youtube.com/watch?v=kTKsXM8CYOY Ho proposto ai ragazzi di documentare con i cellulari lo svolgimento e il senso del murale e della loro esperienza, insieme agli insegnanti hanno definito le domande e le risposte, organizzato lo svolgimento e le riprese e hanno prodotto un video. Il tutto in una chiave esplicativa che li ha visti alla prova con emozione e qualche titubanza, in un registro di comunicazione molto diverso dallo slang e dalle ritualità rappate, celebrative di una marginalità e di un disadattamento sociale che diventano antagonismo distopico.
Dopo i fatti di piazzale Selinunte è stato importante l’invito del sindaco Sala ai due rapper di Seven Zoo, ma ciò non costituisce un’azione coordinata tra le varie agenzie educative e gli operatori sociali della periferia, con la costruzione, insieme ai giovani che la abitano, di luoghi attrezzati per apprendere linguaggi espressivi e prendere parola pubblicamente per riflettere e comunicare con gli altri diversi da loro. Non basta evocare le periferie per farle diventare luoghi con spazi e servizi per l’esercizio sociale e politico della cittadinanza attiva, occorrono scelte politiche che si traducano in visione, progetti e finanziamenti per aiutare i giovani di questi quartieri ad uscire dalla loro marginalità culturale e sociale.
Fiorello Cortiana Arcipelago Milano
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