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mercoledì 1 novembre 2023

Tina, un esempio

Li radunarono tutti in piazza. Ragazze e ragazzi, tanti bambini. Volevano educarli e così li fecero assistere all’impiccagione di 43 giovani rastrellati nei dintorni. Poi, nonostante tanti tra i bambini si fossero sentiti male, fecero sfilare tutta la scolaresca sotto sotto i cadaveri appesi. I nazifascisti così educavano. Tra di loro, nella scolaresca, c’era Tina Anselmi. Una ragazzina, all’epoca. Che vide morire impiccato un amico, il fratello di una sua compagna di classe. Quell’orrore fu il suo punto di svolta. Perché da quel giorno Tina decise che “per cambiare il mondo bisognava esserci”, e divenne così partigiana. Fu staffetta, affrontò rischi enormi. Una volta dovette rimanere in un fiume gelido per non farsi scoprire, con un amico che le teneva la bocca chiusa con le mani perché dal freddo le battevano i denti. Ma la vera “vendetta” contro i nazifascisti l’ebbe nel dopoguerra, quando divenne la prima donna italiana a guidare un Ministero. L’ebbe con la legge sulla parità di trattamento uomo-donna sul lavoro. E a lei dobbiamo anche la nascita del servizio sanitario nazionale, la cui legge ebbe come prima firma la sua. Si spegneva oggi, il 1 novembre, una grande donna e una grande politica italiana. Fatta di una pasta diversa da molti e molte di quelle che vediamo oggi. A lei, a cui dobbiamo molto, il nostro ricordo.

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