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martedì 5 dicembre 2023

PARCHI, IL VERDE, IL CONSUMO DI SUOLO E CHI GOVERNA

Arcipelago Milano 21 novembre 2023I
Non si farà mai abbastanzadi Fiorello Cortiana Lo scorso 17 luglio, a Palazzo Isimbardi  è stato presentato il progetto “Indaco della Muzzetta, l’armonia dai campi alla comunità”, vincitore del Bando Ruralis di Fondazione Cariplo. Il progetto interessa il territorio tra Rodano e Settala  a ridosso delle Sorgenti della Muzzetta, uno tra i siti naturali più importanti del Parco Agricolo Sud Milano.L’indaco è un colore molto antico che rimanda all’uso delle piante tintorie. Queste coltivazioni contribuiscono alla tutela della biodiversità. Come evidenziato dalle fotografie di questo articolo, la condizione delle Sorgenti della Muzzetta contrasta fortemente con questo esempio di positivo sviluppo multifunzionale dell’agricoltura. Il sito delle sorgenti chiuso e la cartellonistica consunta sono la migliore rappresentazione del disinteresse e della insofferenza della politica pubblica milanese e lombarda verso le proprie aree protette. La situazione delle Sorgenti della Muzzetta è indicativa. Del resto è stata fatta una apposita modificazione della legge istitutiva del parco così da attribuire alla Giunta regionale la nomina del Direttore del Parco e di due membri (su dieci) del Consiglio di gestione. Nella discussione relativa in Commissione non sono stati ascoltati i 61 sindaci dei Comuni interni al parco, anche se 40 di loro avevano inoltrato una lettera di protesta alla Commissione per il mancato coinvolgimento.  Si è voluto così porre fine alla particolarità del Parco Agricolo Sud Milano, che con i suoi 46 300 ettari è il parco di cintura più grande d’Europa.Un corridoio ecologico compreso tra l’Adda e il Ticino, composto da 61 comuni, un territorio agricolo fecondo e irrigato in modo straordinario da rogge e fontanili, con regimazioni effettuate nei secoli a partire dai monaci cistercensi. La legge istitutiva riconosceva a questa area protetta regionale la natura costitutiva di  parco metropolitano, con la peculiarità reticolare dei municipi, delle loro comunità e dei loro territori.Ora la preoccupazione è quella di ricondurre sotto il pieno controllo regionale, dopo oltre tre decenni, gli indirizzi di pianificazione e gli interventi immobiliari e infrastrutturali. Infatti si ripropongono ulteriori tangenziali, ulteriori mega insediamenti commerciali e, ultimi arrivati, i due stati di Inter e Milan con annesse ampie volumetrie e infrastrutture viarie. Incidentalmente va osservata l’assenza del Sindaco della Città Metropolitana, nonché sindaco di Milano. Preoccupato dal fare lo stadio nuovo e le ampie volumetrie dentro la cinta daziaria di Milano.Fino a qui saremmo interni alle logiche di sviluppo quantitativo illimitato che hanno accompagnato nel secondo dopoguerra l’ignoranza della consociazione trasversale degli affari. Ma, ora che sempre più spesso e sempre più estesamente l’alterazione climatica presenta il conto, non possiamo evitare di fare i conti con dati non opinabili che non permettono alcuna relativizzazione.L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), con le Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome (ARPA/APPA), costituisce il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) e annualmente produce il lavoro congiunto di monitoraggio ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.’ Dal Rapporto si evince che il consumo di suolo nel 2021 riprende a correre, superando la soglia dei 2mq al secondo, quasi 70kmq di nuove coperture artificiali in un anno, senza interventi normativi efficaci in buona parte del Paese e senza la definizione di un quadro di indirizzo omogeneo nazionale. Questo consumo di suolo recente produce anche un danno economico potenziale che supera i 3,6 miliardi di euro ogni anno, a causa della perdita dei servizi ecosistemici del suolo.La stima arriva a superare gli 8 miliardi di euro l’anno se si considera il consumo di suolo degli ultimi 15 anni (2006-2021). Le nuove coperture artificiali rappresentano sicuramente una delle forme più acute di degrado del suolo. La valutazione del degrado del territorio, consente di avere un quadro completo dei fenomeni che impattano sulla funzioni del suolo e che limitano la capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality – LDN) e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.Le percentuali più elevate di consumo del suolo sono in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%). Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nella regione Lombardia, con 883 ettari in più.
A Milano nel 2021 sono stati 19 gli ettari tolti al verde, un incremento di otto volte da un anno all’altro. L’incidenza di aree verdi, pari al 40,33 per cento, la colloca agli ultimi posti nella classifica dei capoluoghi.Nel 2022 il suolo cementificato nella Città metropolitana è aumentato di 75 ettari. In un anno la superficie di territorio cementificata è cresciuta di otto volte, come certificano i dati Ispra. Una “scomoda verità” che gli amministratori della città non vogliono vedere. Perciò non solo per la sua depressione morfologica Milano è al primo posto nella classifica delle città lombarde con la peggior qualità dell’aria, l’area Padana è una delle zone in cui si registra il maggior tasso di morti premature per Pm2,5.Si stima che ogni anno a Milano ci siano circa 1500 le persone che perdono la vita per l’esposizione a concentrazioni di biossido di azoto oltre la soglia indicata dall’OMS. Anche a livello regionale i dati sono impressionanti: nel 2020 la Lombardia è stata la regione che ha registrato il più alto consumo di suolo con 750 ettari in più rispetto al 2019 e nel 2022 ne ha consumati irrimediabilmente 883.Nelle città a più alta densità si sono persi 27 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nell’ultimo anno. Tale incremento contribuisce a far diventare sempre più calde le nostre città, con il fenomeno delle isole di calore e la differenza di temperatura estiva tra aree a copertura artificiale densa o diffusa che, rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 3°C nelle città più grandi. Il consumo di suolo è meno evidente all’interno delle aree protette (dove si registrano comunque 75 ettari in più nell’ultimo anno) e nelle aree montane. È invece presente all’interno delle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1.270 ettari). Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità della portata e della tenuta idraulica dei nostri territori.Nello stesso periodo, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (oltre 3Mln di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2, a quanto emetterebbero più di un milione di autovetture con una percorrenza media di 11.200 km l’anno tra il 2012 e il 2020: un totale di oltre 90 miliardi di chilometri percorsi, più di 2 milioni di volte la circonferenza della Terra. La Legge 56 del 2014, che ha ridefinito l’ordinamento delle province ed istituito le città metropolitane, tra le funzioni fondamentali proprie della città metropolitana elenca: Piano Strategico del territorio metropolitano di carattere triennale, che costituisce atto di indirizzo per i comuni e le unioni di comuni del territorio, anche in relazione a funzioni delegate o attribuite dalle regioni. Il Piano Strategico della Città Metropolitana indica come obiettivo nel medio periodo, a seguito del recepimento da parte di Regione Lombardia della proposta di Città Metropolitana, Parco Sud e Parco Nord Milano, è la formazione di un parco unico rispondente alla tipologia di Parco metropolitano definendone il nuovo perimetro, la nuova governance ed i nuovi strumenti di pianificazione. Anche la Legge Regionale 28/2016 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio” ha introdotto 9 macro aree funzionali alla definizione degli ambiti territoriali ecosistemici e propedeutiche a una loro progressiva aggregazione (art. 2 comma d) tra queste la macro area ‘Agricolo Sud Milano e Nord Milano’: l’asse del ‘Parco di Cintura Metropolitano’. La rete delle associazioni, che negli anni ha trovato conferma della utilità della costituzione del Parco Agricolo Sud Milano a partire dalla promozione di una Legge di Iniziativa Popolare, ha provato a stimolare il livello legislativo regionale affinché fosse conseguente a sé stesso.Questo l’appello di ACLI ANNI VERDI – ASSOCIAZIONE PARCO SUD – FAI LOMBARDIA – ITALIA NOSTRA – LEGAMBIENTE LOMBARDIA – LIPU – WWF LOMBARDIA al Consiglio Regionale lombardo:   un nuovo Parco Metropolitano e Agricolo di Cintura deve essere istituito con una nuova e specifica legge istitutiva, una legge che recuperi tutti i contenuti dell’attuale legge istitutiva del Parco Sud: dalle finalità del parco alla sua governance “partecipata”; •    Il nuovo Parco Regionale deve raggruppare, oltre che Parco Sud e Parco Nord, anche tutti i parchi locali oggi esistenti, ma non solo: ci sono altre numerose piccole aree, parte della Rete Ecologica provinciale, che devono essere integrate nella grande cintura verde di Milano; •    i costi del nuovo parco non possono essere a carico dei soli comuni coinvolti, ma dovranno essere ripartiti sui bilanci di tutti i Comuni della Città Metropolitana oltre che sul bilancio della Città Metropolitana stessa e sul bilancio della Regione. Ciò al fine di coinvolgere anche i Comuni che, pur non essendo coinvolti fisicamente con il nuovo parco, ne godranno di benefici. Ma la saggezza del proverbio dice ‘Non c’è peggior sordo…’.
 

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