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mercoledì 1 ottobre 2014

Città Metropolitana. ELEZIONI DEL 28 SETTEMBRE: LA FATTORIA DEGLI ANIMALI?

ELEZIONI DEL 28 SETTEMBRE: LA FATTORIA DEGLI ANIMALI

 Arcipelago Milano 30 SETTEMBRE 2014 

Per l’elezione dei 24 membri del Consiglio Metropolitano di Milano avevano già predisposto tutto: attori, sceneggiatura, conclusione. Un corpo elettorale, attivo e passivo, composto dai soli consiglieri e sindaci dei 134 comuni (133, perché uno è sospeso per mafia), accettazione delle candidature e raccolta delle presentazioni a partire dall’ultima settimana di agosto e da completare entro la prima di settembre. Una circolare del ministero dell’Interno che impediva la propaganda personale (?!) e l’uso delle sedi istituzionali che faceva il paio con quella AGCOM che non prevedeva alcun confronto informativo sulla radiotelevisione pubblica.
04cortiana33FBInfine il parere negativo dell’Assessore Benelli all’Ordine del giorno che chiedeva che tutti i Consiglieri comunali dei Comuni della provincia ricevessero immediatamente una formale convocazione delle elezioni del 28 settembre con indicazione di luogo e orario dei seggi, modalità di votazione e di propaganda elettorale. Che venissero predisposti seggi elettorali anche decentrati al fine di favorire la partecipazione al voto dai comuni più lontani. Che tutte le liste e i candidati fossero messe nelle condizioni di comunicare il proprio programma e le proprie proposte direttamente a tutti i Consiglieri comunali dei Comuni della Provincia di Milano nel rispetto del diritto fondamentale di informazione dell’elettorato attivo.
Se mettiamo in relazione tutto ciò con le riforme istituzionali ed elettorali definite nel Patto del Nazareno, c’è di che spiegarsi un astensionismo e un’espressione elettorale di alterità assoluta (il Movimento 5 stelle) che rappresentano oltre il 50 per cento degli elettori. Ma in questa sceneggiatura, come in quelle avvincenti, si è inserita una variabile inaspettata. Questa volta persone legate a culture libertarie invece di contendersi come galli un pollaio hanno promosso una rete aperta, mettendo a nudo la fattoria dove, come scrisse Orwell, «All animals are equal but some animals are more equal than others».
Così ha preso corpo la Lista civica Costituente per la Partecipazione – La città dei comuni, quasi un manifesto nella denominazione. Le candidature e le firme sono state raccolte e si è operato in modo reticolare, inclusivo e aperto. Perché il momento costituente di una città metropolitana che produce più del 10% del PIL nazionale e consuma oltre 100 milioni di pasti l’anno nella ristorazione collettiva necessita di essere definito con velo d’ignoranza e in modo paritario da tutti i partecipanti. Molti hanno messo a disposizione competenze ed esperienza, tanto da sembrare una forza politica organizzata, capace d’iniziativa diffusa dai media ai consigli comunali. Le pressioni dirette del Pd e dei suoi indipendenti, tanto arroganti quanto preoccupate, si sono aggiunte nell’ultima settimana alle derisioni e alle diffamazioni iniziali. I due consiglieri eletti, non previsti dalla sceneggiatura iniziale, dovrebbero indurre a una riflessione rigorosa invece di coprire una sordida conta tra cordate nei due poli con i ricorsi al TAR annunciati dal Pd.
Abbiamo aperto un varco nel recinto del Nazareno, per la dignità costituzionale e per la politica ma, invece dei ringraziamenti per concorrere in modo costruttivo a un momento costituente, avvertiamo una miope insofferenza. Troppi dirigenti politici, funzionari e nominati, vivono alla giornata e fanno di conto in modo utilitaristico senza visione e ambizione di indirizzo politico.
Se il Sindaco di Milano è automaticamente il Sindaco della Città Metropolitana perché i cittadini di Paullo o di Buccinasco non dovrebbero pretendere di partecipare alla sua elezione? Se il Seveso esonda perché i cittadini di Senago non dovrebbero partecipare alle decisioni sull’assetto idrogeologico e sull’allocazione delle vasche di laminazione? Se la Terna vuole fare un attestamento elettrico sui campi agricoli di Settimo Milanese perché il sindaco e i suoi cittadini non dovrebbero dire la loro, così per quelli di Vignate e dintorni sull’inutile doppione del centro di interscambio esistente a Segrate? Se l’inquinamento atmosferico richiede la limitazione del traffico privato perché i cittadini di Abbiategrasso o di Legnano non dovrebbero pretendere una tariffa metropolitana uniforme per il trasporto pubblico? Perché i cittadini dei comuni interessati dal tracciato della tangenziale esterna TEEM non dovrebbero pretendere di dire la loro sul tracciato e sulla tipologia delle opere connesse, così come su quella ventilata a sud?
Sta tutta qui la spiegazione della possibilità/necessità che lo Statuto Metropolitano preveda l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, partecipazione informata alla politica pubblica, quindi open data e open government, rendicontazione pubblica, referendum deliberativi, tariffe e servizi metropolitani uniformi, strumenti per la cittadinanza attiva. La precostituzione dall’alto della Città Metropolitana spiega la sostanziale diffidenza dei sindaci e dei consiglieri dei 134 comuni e solo l’80% dei votanti il 28 settembre.
I tentativi di relativizzare una proposta costituente aperta sono anche un riflesso consapevole della portata politico-elettorale di una proposta reticolare e federata. Una proposta che, non rispondendo a interessi particolari o/e di cordata, quando analizza, ad esempio, la necessità di opere e la natura del progetto arriva a esprimere valutazioni e soluzioni condivise, fuori da logiche precostituite. I voti arrivati alla nostra lista civica, di là dalla ponderazione, sono stati significativi perché espressione di una consapevolezza e di una determinazione che andavano oltre ogni pressione.
La cosa è spiazzante per chi pensava di vincere facile rappresentando un’ampia consociazione che ha trovato la sua definizione/rappresentazione nel Patto del Nazareno. Già nelle ultime settimane di campagna elettorale la nostra presenza ha consentito/costretto a liberare un confronto politico sulla natura della città metropolitana. Così, a tratti, la Legge Delrio sembrava arrivare da Marte e gli esponenti dei partiti che l’avevano approvata affermavano che da più di un anno sostenevano le cose che noi proponevamo. Ora il confronto sarà possibile e vero. Chiederemo che sia innanzitutto visibile e partecipato, con il forte coinvolgimento della Conferenza Metropolitana e dei 134 sindaci fuori dalla ponderazione e l’uso di una piattaforma digitale interattiva.
Noi sappiamo che le energie sociali e imprenditoriali della Grande Milano vengono in gran parte mortificate e dissipate dentro una costrizione consociativa, ben rappresentata dall’asse Lega delle Cooperative – Compagnia delle Opere. Una proposta politica che si proponga di liberare queste energie è una proposta di governo, non di testimonianza. Qui il conflitto politico, qui la competizione per il riformismo radicale dell’odierno illuminismo lombardo. Bellezza, innovazione condivisa, cittadinanza attiva, sostenibilità ambientale, partecipazione informata al processo deliberativo, Green Economy, costituiscono le condizioni per la produzione di valore del nostro territorio. La Grande Milano chiede di tornare a esprimere consapevolmente un’identità, un ruolo e una funzione che le sono proprie, oltre lo stato depressivo drogato da tangenti, corruzione e malavita organizzata.
Abbiamo dimostrato che, razzolando come si predica, fuori da ogni soggezione cortigiana, quest’ambizione non si risolve in velleità. La sfida è su due piani. Un serio lavoro di condivisione partecipata sulle proposte statutarie e un confronto chiaro sui nodi territoriali, quelli delle partecipate e dei servizi, il dopo Expo e quelli più spinosi con lo sguardo di chi pensa che la politica pubblica debba riferirsi agli interessi generali di queste è delle future generazioni, valutando gli effetti delle nostre scelte dilazionati nello spazio e nel tempo dell’ecosistema naturale e sociale in cui viviamo. La bicicletta adesso l’abbiamo.
Fiorello Cortiana

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