giovedì 10 marzo 2022
FUTURO È ADESSO La conversione ecologica e la guerra
ARCIPELAGO MILANO
8 marzo 2022 di Fiorello Cortiana
“Climate Change 2022: Impacts, Adaptation andVulnerability”,
hanno così denominato il rapporto del Working Group II gli
scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change-IPCC delle Nazioni
Unite e i 195 governi membri dell’IPCC hanno approvato il Summary for
Policymakers. Si tratta della seconda parte del Sixth Assessment Report – IPCC
(AR6). Le conferme che contiene sono preoccupanti “I cambiamenti climatici
indotti dall’uomo stanno causando pericolosi e diffusi sconvolgimenti nella
natura e colpiscono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo, nonostante
gli sforzi per ridurre i rischi. Le persone e gli ecosistemi con minori
possibilità di farvi fronte sono maggiormente colpiti”. Laddove si riuscisse a
fermare il riscaldamento globale di 1,5° C, nei prossimi due decenni il mondo
affronterà comunque molteplici rischi climatici, di più e di peggio. “Anche il
superamento temporaneo di questo livello di riscaldamento provocherà ulteriori
gravi impatti, alcuni dei quali saranno irreversibili. Aumenteranno i rischi per
la società, inclusi quelli relativi a infrastrutture e insediamenti costieri”.
Gli sconvolgimenti sono già in atto “L’aumento di ondate di calore, siccità e
inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali,
causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli. Questi eventi
meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente, causando impatti a
cascata che sono sempre più difficili da gestire. Gli eventi estremi hanno
esposto milioni di persone a grave insicurezza alimentare e idrica, soprattutto
in Africa, Asia, America centrale e meridionale, nelle piccole isole e
nell’Artico. Per evitare una crescente perdita di vite umane, biodiversità e
infrastrutture, è necessaria un’azione ambiziosa e accelerata per adattarsi al
cambiamento climatico e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente e profondamente
le emissioni di gas serra. Ad oggi, si legge nel rapporto, “i progressi
sull’adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le
azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi
connessi ai cambiamenti climatici”. “I cambiamenti climatici interagiscono con
dinamiche globali quali l’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente
urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, le perdite e i danni da eventi
estremi e la pandemia, mettendo in pericolo lo sviluppo futuro.” Questo oggi
dove i cambiamenti climatici, i rischi e l’adattamento non risparmiano le città,
dove vive più della metà della popolazione mondiale, ed è previsto che ci vivrà
il 70% a metà secolo. Il rapporto dell’IPCC non invita ad alcun fatalismo
rassegnato. “Ci sono soluzioni per adattarsi a un clima che cambia. Ecosistemi
in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono
servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua. Ripristinando gli ecosistemi
degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat
terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio
dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo
modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono
essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”. Alla luce del degrado in
atto, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez ha
dichiarato: “Ho visto molti rapporti scientifici ai miei tempi, ma niente di
simile. Il rapporto dell’Ipcc di oggi è un atlante della sofferenza umana e un
atto d’accusa schiacciante contro la fallita leadership climatica. I fatti sono
innegabili. Questa abdicazione alla leadership è criminale. I più grandi
inquinatori del mondo sono colpevoli di incendio doloso sulla nostra unica
casa“. Una mancanza di visione e decisione politica criminale. Che dire allora
dei missili russi sull’impianto nucleare di Zaporizhzhia, il più grande
d’Europa, che fornisce il 25% dell’energia all’Ucraina e se fosse esploso
sarebbe stato 10 volte peggio di Chernobyl? Che dire di Ras/Putin che commina 15
anni a chi dice che c’è la guerra in Ucraina? Papa Francesco all’Angelus ha
subito detto che in Ucraina c’è la guerra. Il Segretario Generale delle Nazioni
Unite e il Pontefice hanno tolto il velo ad ogni ipocrisia linguistica e a ogni
simulazione, è vero i fatti sono innegabili: non sono in atto alcuna conversione
ecologica né alcuna ‘operazione militare’ per de-nazificare l’Ucraina, ci sono
il greenwashing della crescita quantitativa illimitata e una guerra di
invasione. Pier Paolo Pasolini, 100 anni e non sentirli… disse cose lucide e
riassuntive sulla corruzione del senso comune dell’agire collettivo e sul
richiamo al cambiamento di consumi e costumi come azione responsabile
consapevole. Sul Potere: “Il potere è divenuto un potere consumistico,
infinitamente più efficace nell’imporre la propria volontà che qualsiasi altro
potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita
ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione”. E in Scritti
Corsari: “Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse
prima di tutto un consumatore”. E ancora un richiamo a ciascuno “In un momento
storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato
(tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una
decisiva importanza”. La società tutta vive lo spaesamento e lo sconcerto come
condizione inaspettata: non c’è zapping per cambiare canale, non c’è un’altra
realtà ‘on demand’. Prima i contagi, le morti, i lockdown della Pandemia, ora la
guerra è alle porte d’Europa e l’emergenza climatica già colpisce le nostre vite
quotidiane. Se non ora quando un’azione politica coordinata per una conversione
ecologica che certamente chiama in causa la modificazione dei nostri costumi e
dei nostri consumi, ma che necessita di scelte del governo e delle
amministrazioni capaci di rispondere agli interessi generali, fuori da ciniche e
cialtrone speculazioni sulla crisi in atto? Gli occhi del mondo guardano
l’invasione russa dell’Ucraina, la guerra non arriva solo dagli schermi dei
televisori e dei supporti digitali, l’arma del taglio delle forniture di gas
incombe come l’attivazione dei missili nucleari da parte dell’imperatore
sovietico e i profughi di guerra ucraini iniziano a mettersi in salvo nel nostro
Paese. I blocchi dei TIR e l’emergenza della logistica hanno già l’effetto
dell’interruzione della produzione di pasta e pane in diverse aziende della
penisola. Ordini bloccati, forniture sospese, crediti internazionali difficili
da esigere. Un richiamo alla realtà dell’economia di guerra che rende gli
auspicati ristori del Governo un palliativo di corto respiro. Non si tratta di
evocare una condizione pauperistica, né di diventare integralisti o proporre la
costituzione di ordini mendicanti, ma certamente di coltivare, insieme alla
bellezza, una cultura della sobrietà. Agire con efficacia può garantirci il
futuro, ma il tempo scarseggia e occorre darsi una mossa. La necessità
dell’indipendenza energetica non risponde solo all’emergenza climatica e
all’incombente catastrofe ma è la condizione di libertà per tutti i cittadini
europei. Risparmio energetico, innovazioni tecnologiche, delle materie e dei
servizi, diffusione sistematica e partecipata della produzione/distribuzione da
fonti rinnovabili, taglia i costi, aumenta i posti di lavoro e la consapevolezza
civica: quella che sembrava una ambizione ecologista è oggi più che mai una
necessità per vivere liberi e un’arma contro l’azione imperiale di Putin.
Occorrono indicazioni chiare, capaci di una risposta qui ed ora e coerenti con
la conversione ecologica necessaria. Le compagnie della filiera dei combustibili
fossili e i sostenitori della fissione nucleare (scorie, radionuclidi e plutonio
inclusi) stanno cercando di sfruttare questa guerra a loro vantaggio. Per noi
non funzionano neanche gli slogan e la mancanza di visione sistemica per una
effettiva differenziazione delle fonti. Riuso urbano delle architetture,
fotovoltaico sui tetti, pale eoliche, possono avere dimensioni e collocazioni
armonizzate con i piani paesaggistici. Vanno messe in atto senza esitazioni,
insieme alle pompe di calore e all’uso razionale delle fonti idroelettriche
dentro ad una manutenzione e sviluppo della regimazione delle acque. Le società
partecipate dagli azionisti pubblici, locali e nazionali, devono essere uno
strumento operativo funzionale ad accompagnare i territori alla costituzione di
comunità energetiche. Questo vale per le abitazioni nelle campagne e nei piccoli
centri, come per i condomini degli isolati delle città: qui ed ora il PNRR deve
articolare i bandi in questa direzione se la transizione energetica vuole essere
efficace per l’emergenza climatica e per quella bellica. Non è più il tempo
degli opportunismi elettorali e delle piccole rendite istituzionali personali o
di cordata, non è più il tempo di vivere all’ombra degli effetti deleteri degli
affari consociativi con l’impegno a mitigarli. Gli ecologisti oltre ogni
collocazione e definizione devono dare l’esempio per confrontarsi e condividere
buone pratiche, esperienze e competenze a partire dalla loro inopinabile
efficacia di innovazione sostenibile e socialmente partecipata. Il futuro è
adesso, occorre costruire una classe dirigente adeguata alle sfide.
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