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domenica 7 luglio 2013

Il mio contributo per la Città Metropolitana partecipata sul Corriere Milano

Corriere della Sera Milano 7/07/2013

Il fantasma della Città Metropolitana si aggira per Milano e dintorni  dopo che la Corte Costituzionale ne ha comprensibilmente sospeso il processo istitutivo attivato con un Decreto Legge.  Un fantasma che ha le fattezze dei milioni di commuters e city users che ogni giorno vivono, producono e consumano in città, raddoppiandone la popolazione, o ha quelle di chi va ad Assago a vedere un concerto, piuttosto che a Rho-Pero per il salone del mobile, o va a Cologno per occuparsi di comunicazione, alla Bicocca di Monza o alla facoltà di filosofia del S. Raffaele a Cesano Maderno. Oltre alla rete vasta di relazioni propria di una città cosmopolita come Milano, vi è un intensa e quotidiana relazione con la conurbazione della prima e della seconda cintura che già costituisce una rete di città nella città metropolitana. La città metropolitana c’è, quel che manca è una governance in grado di rendere qualitativo questo sistema territoriale. Qualità dei servizi, qualità ambientale, qualità sociale, qualità delle infrastrutture, qualità della cultura e della ricerca, per chi ci vive e per chi dovrebbe investire qui. La rete delle municipalità della conurbazione milanese non è stata coinvolte né nella definizione dell’area C , nelle domeniche senza auto, né si sono potute coinvolgere con i referendum milanesi che di essa, dei Navigli, dell’Expo, e del verde si sono occupati. L’integrazione del trasporto pubblico, l’organizzazione dei percorsi e  dei tempi non è ne armonica né coordinata. Alla metro di Sesto Marelli si paga la tariffa urbana e a Sesto FS e Sesto Rondò extraurbana, così ad Assago, dove si va per i concerti o per l ‘Armani basket, o Pero è Rho dove si va al polo esterno della Fiera. Se si vuole limitare il trasporto privato su gomma in un’area morfologicamente disposta a mantenere la cappa di inquinamento forse sono utili una organizzazione e  tariffa metropolitana. Così per le reti dell’energia, del verde agricolo, dell’acqua. La miopia centripeta milanese non vede oltre la cinta daziaria, per cui intorno ai nodi pregiati della metropolitana e della ferrovia, a Gorgonzola come a San Donato, vi sono spazi vuoti od utilizzati per funzioni marginali che aumentano la marginalità. Così la fascia periurbana è spesso una discarica per rifiuti ingombranti abusivi o per rifiuti sociali, nomadi o prostituzione che siano. Eppure Gianni Brera nel 1951 osservava che “Oggi Milano figura tra le maggiori città del mondo perché semplicemente è la city di quella vasta e popolosa metropoli che è in effetti la Lombardia. Durante il giorno Milano ha più di due milioni di abitanti. Poi tutti sciamano con treni, pullman e tram verso i centri periferici. Così dalla city di Londra, immagino. E Busto e Legnano sono certamente più vicini al Duomo che sia Wembley a Piccadilly.” Prima di lui il Verri e Bonvesin de la Riva vedevano la rete di Milano nel contado. Ha ragione Marco Vitale “per capire e promuovere l’innovazione, per andare “oltre” bisogna scoprire e portare alla luce i fattori e valori durevoli, bisogna continuamente riscoprire le radici del futuro”. Non basta risiedere o ed essere dei city users, occorre abitare ed essere cittadini perché la Città Metropolitana non sia una Provincia con un altro nome, ci sia il sindaco Pisapia al posto di Podestà e i comuni della cintura diventino la periferia di Milano. Non occorre una mega struttura amministrativa che si aggiunge ma una istituzione agile e professionalizzata con la sovranità adeguata per la governance metropolitana. Credo che a molti dei partiti e degli eletti dia fastidio rinunciare a nomine nei consorzi o  nelle aziende speciali che ogni comune promuove per gestire le farmacie, 3 o 4 in media, più la banda e gli orti, ma ognuno capisce che coordinare e unificare i servizi consentirebbe di realizzare risparmi sensibili con la liberazione di risorse da investire in modo più utile per creare o consentire di creare valore e lavoro. Questo é solo un esempio ma rende l’idea. L’istituzione  delle Città metropolitane diventa un fatto pienamente politico nella crisi di legittimità dell’attuale assetto istituzionale e dei suoi protagonisti perché richiede la definizione e la sottoscrizione di un rinnovato Patto Costituzionale. Parliamo di Città Metropolitana mentre si fantastica la Macroregione del Nord o si sostiene che la Democrazia è una scatola vuota, danziamo sul baratro. L’ANCI e i 14 sindaci delle future città metropolitane chiedono un ente di secondo grado, noi vogliamo una istituzione democratica partecipata. Per questo con un comitato di scopo chiediamo: l’elezione diretta del Sindaco metropolitano e del Consiglio metropolitano già nello Statuto   provvisorio, le competenze assegnate dalla legge istitutiva: Sviluppo, Territorio, Infrastrutture, Trasporti, Ambiente, all’insegna di innovazione, sostenibilità, qualità., l’armonizzazione delle politiche tariffarie e fiscali, l’istituzione all’insegna della partecipazione informata ai processi deliberativi e alla effettiva parità di genere.L’attuazione del dettato costituzionale relativo alle Città Metropolitane non costituisce oggi un mero atto formale per addetti ai lavori. Il Consiglio Provinciale di Milano ha istituito una commissione permanente sulla questione, ci auguriamo che Monza-Brianza faccia altrettanto. Il Comune di Milano si è attivato anche coinvolgendo e comparando le esperienze metropolitane europee.  Finalmente, il prossimo 18 luglio,è stata convocata la Conferenza Metropolitana, con tutti i Sindaci e i Presidenti dei Comuni e delle Provincie coinvolti.  Ora tocca al Parlamento: o fa una legge di istituzione o si è fatto tanto rumore per nulla e questo sarebbe preoccupante.  Questa sollecitazione ai parlamentari è contenuta  in un Ordine Del Giorno che proporremo a tutti i consigli comunali e provinciali coinvolti e al Consiglio Regionale.  

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