martedì 26 ottobre 2021
Per una rigenerazione democratica
di Fiorello Cortiana
C’è un filo che collega la non partecipazione al voto di prossimità delle amministrative a Piazza del Popolo e alle tante altre che settimanalmente costruiscono l’esercizio di una attitudine alla piazza da parte di tanta gente comune. Sfiducia e insicurezze diventano disaffezione e alterità esplicita per tutto ciò che è istituzionale e ufficiale. Lo squadrismo reazionario organizzato si incarica di geolocalizzare e di attaccare il nemico spostando il piano politico su quello dell’ordine pubblico e giudiziario.
Già il sostegno al ricambio Renziano e alla riduzione degli istituti della rappresentanza, da lui proposti, erano un indicatore. I vaffaday sono stati una semplificazione più esplicita ed efficace, così come la riduzione pentastellata della rappresentanza parlamentare, in luogo della sua qualificazione con leggi elettorali costituzionali. È evidente e preoccupante la costante deriva verso semplificazioni estreme “chi non è con noi è contro di noi, perciò un nemico”. Siamo a un bivio: o la cultura e le esperienze efficacemente riformiste rispondono qualificando la democrazia in termini di partecipazione consapevole, qualità sociale e diritti, o assisteremo a una guerra civile strisciante e perpetua: qualcosa di simile a quello che sta accadendo negli States. Tutto ciò è immediatamente inerente e costitutivo della necessaria conversione ecologica. Da non confondersi con transazioni nominali: sarebbe come pensare che dall’Icmesa di Seveso o dall’Ilva di Taranto potesse uscire aria pulita solo perché la definiamo così.
Nella ridefinizione degli equilibri geopolitici della globalizzazione e della azione degli Stati senza territorio che sono le corporation, l’Europa non può esimersi dal diventare un soggetto politico democratico senza rinunciare alla sua natura costitutiva di universalità dei diritti e del welfare. A partire da qui si devono riferire le modifiche e le innovazioni istituzionali necessarie ai livelli statali e locali. Partiamo da noi, da Milano con i suoi quartieri e dalla rete dei comuni metropolitani. Partiamo da chi qui abita e definisce la sua cittadinanza. Il distacco e la distanza tra il drammatico processo di delegittimazione dell’istituto della democrazia e i commenti sull’esito del voto da parte del sindaco Sala rivelano una mancanza assoluta di empatia sociale che accompagna una mancanza di visione alla esternalizzazione della soggettività politica nella pianificazione territoriale. La massima ambizione è quella di essere funzionali a decisioni affidate a interessi particolari degli attori internazionali, più o meno trasparenti, del mercato fondiario e immobiliare.
Nuovo stadio, quindi, nuovo quartiere a S. Siro e gli Scali ex FS, sono un esplicito manifesto. Una ambizione che il sindaco vuole esercitare come interlocutore esclusivo, viste le attribuzioni delle deleghe in Giunta. Non ci sono scorciatoie politiche ed elettorali, come confermato dalle urne: la promozione di una partecipazione informata al processo deliberativo e l’esercizio della Cittadinanza Attiva sono le condizioni per una rigenerazione del Campo Democratico e una risignificazione delle sue istituzioni. A partire dalla piena attuazione costituzionale della Città Metropolitana con l’elezione diretta del sindaco e del Consiglio da parte dei cittadini. Con Municipi che invece di essere palestre senza poteri per aspiranti consiglieri comunali potrebbero essere agenzie di facilitazione delle esperienze di comunità: ad es. con produzione condominiale e di isolato di energia rinnovabile.
Occorre riconoscersi tra le competenze e le esperienze che in questi ultimi anni hanno avuto una funzione critica e propositiva in città e nella metropoli. Su queste pagine, come con i ricorsi e con l’udienza pubblica in Consiglio Comunale sulla alternativa alla pianificazione degli ex Scali FS o sulla possibile riqualificazione di S. Siro. Con i ricorsi sulla legge elettorale o con le proposte in Parlamento per la Città Metropolitana. Con i referendum cittadini o sull’uso dell’ex Piazza d’Armi o della Goccia alla Bovisa e poi Farini o Bassini ecc. Occorre attivare una condivisione con metodo, luoghi fisici e una adeguata piattaforma digitale per dare vita a quello che Marco Vitale felicemente definisce il Consiglio Civico. Contraltare, interlocutore e capace di azioni istituzionali per impegnare il Consiglio Comunale e la Giunta. Investire testa e cuore come cittadinanza consapevole: ciò può essere più avvincente dello sfogo dell’atomizzazione populista contro, con manovratori che si danno il cambio. È l’efficacia del cambiamento democratico la misura da condividere.
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