lunedì 30 gennaio 2023
Programma Lista Letizia Moratti Presidente
Un programma aperto ed evolutivo che nasce dal confronto tra culture, esperienze e competenze differenti. Un programma fondato sulla verifica di efficacia delle proposte. Un programma all'altezza delle ambizioni 2030 delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea.
Un progetto di governo più che un programma elettorale.
Per una crescita inclusiva della Regione,
garantendo maggiore serenità per tutti i lombardi
Obiettivi
Da sempre la Lombardia è la prima Regione italiana. Scrivere un programma per questa Regione significa collocare analisi e proposte in un quadro di primati e potenzialità che vanno coltivati e continuamente alimentati.
La stesura dei contenuti qui prodotti tiene conto che le posizioni acquisite in passato, i risultati e i numeri record non siano più gli stessi di un tempo per via di una perdita di velocità e competitività della nostra “locomotiva”.
E’ un programma che acquista pertanto valore e senso per tutti i Lombardi, che non accettano di vedere la regione più popolosa e produttiva del Paese scivolare verso il basso nelle classifiche europee, che sono e devono restare il nostro benchmark di riferimento.
E’ un programma che si inserisce in un contesto di accettazione della sfida globale e che vede nell’Europa un traguardo e un interlocutore, non un nemico.
E’ un programma regionale che sa che solo ragionando in termini nuovi, per esempio creando alleanze e fruttifere connessioni e interazioni con altre Regioni a noi vicine, si creano le condizioni per uno sviluppo coerente, duraturo, strutturale ed equilibrato.
Il progetto di governo che presentiamo troverà infine valore e piena riuscita, se la promessa di sviluppo collettivo e personale qui contenuta saprà sanare le attuali fratture tra realtà e territori lombardi, determinando una realtà sociale, economica e culturale che veda tutti i cittadini e le imprese lombarde su uno stesso piano di pari opportunità e diritti.
Metodo
1) La dichiarazione di un obiettivo di crescita inclusiva si riflette, come è giusto e come è stato nella stesura di questo programma, con il metodo della concertazione e del coinvolgimento di tutti gli attori protagonisti e soprattutto dei cittadini che ci hanno espresso le loro istanze, bisogni, speranze e preoccupazioni. Sono stati svolti diversi tavoli di lavoro tematici e fa piacere sottolinearlo, con il contributo di diversi giovani e di persone espressione della società civile lombarda.
2) Crediamo in una sana collaborazione tra politica e tecnici. L’ottimizzazione delle capacità passa attraverso un corretto rapporto tra gli aspetti ideali, visionari e di indirizzo propri della politica e dei partiti, unitamente al coinvolgimento di esperti che, sulla base delle loro conoscenze, possono contribuire - con dati, analisi di trend, e confronto con best case histories regionali, italiane, europee e mondiali - alla definizione delle migliori soluzioni di governo.
3) Solo dalla piena concertazione e collaborazione politica tra i diversi assessorati – attualmente organizzati come “silos” isolati e impermeabili – potrà derivare una forte valorizzazione delle persone, dei dipendenti regionali, delle proposte dei diversi partiti anche di opposizione. E’ questa infatti una delle maggiori carenze all’attuale Amministrazione regionale.
4) Per questa ragione, il programma qui esposto, pur presentando per comodità di lettura ogni materia separata per capitoli, è ricco di rimandi che collegano fra loro le diverse parti del programma e della nostra futura azione di Governo. La nostra attività sarà basata su puntuali e periodici incontri di raccordo operativo tra gli Assessorati, in modo da sviluppare politiche di ampio respiro che la nostra Regione esige e che i cittadini lombardi meritano di avere.
5) Tutte le tematiche affrontate nel nostro progetto di Governo si basano, come detto, su un’analisi settoriale in connessione trasversale tra diversi ambiti e sul metodo previsionale. Pensiamo infatti che la conoscenza del futuro sia la chiave giusta per meglio agire nel presente.
6) Un’altra condizione preliminare per l’attuazione del programma sarà il forte efficientamento della struttura amministrativa, tecnica e professionale dell’istituzione regionale.
7) Ogni Assessorato, ogni linea di lavoro dovrà trovare in corso d’opera una piena accountability (responsabilità, tracciabilità di operato e risultati).
Agricoltura
Obiettivo di legislatura
Potenziare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dell’agricoltura lombarda, per aumentare la produttività e ridurre le emissioni, con una migliore gestione della risorsa acqua, l’utilizzo dei residui di allevamento per la produzione di biogas e incentivi per gli allevamenti estensivi. E’ necessario rafforzare le filiere agricole, difendere il cibo naturale e di qualità, investire nelle infrastrutture di collegamento fra i capoluoghi e i territori. La Lombardia è la prima regione agricola d’Italia. E’ di fondamentale importanza intervenire tutelando il settore agricolo lombardo, sia negli ambiti comunitari e nazionali che in sede regionale, con politiche ben mirate, volte a promuovere pratiche agricole sostenibili, innovative e legate ad altri settori produttivi del sistema regione. Intendiamo rendere il settore agricolo lombardo più forte da un punto di vista ambientale ed economico, attraverso i seguenti tre pilastri complementari.
Premessa: la Lombardia è la prima regione agricola italiana
Non esiste una Nazione forte senza un’agricoltura forte. La sovranità alimentare, che può essere raggiunta solo su scala europea, fa parte della nostra agenda politica.
Il settore agricolo è disciplinato principalmente in sede sia comunitaria che nazionale lasciando alla competenza regionale l’intervento in dettaglio (v. anche Cap. 3 Europa e PNRR). Pertanto, è fondamentale intervenire tutelando il settore agricolo lombardo sia nei livelli comunitari e nazionali che in sede regionale con politiche mirati volte a promuovere pratiche agricole sostenibili, innovative e legate ad altri settori produttivi del sistema region
La produzione agricola, le attività connesse e quelle di trasformazione alimentare si svolgono in circa 56.000 strutture produttive, coinvolgendo oltre 200.000 lavoratori, di cui 143.000 stabilmente occupati, pari al 3% del totale lombardo. Il peso economico della Lombardia nell’ambito dell’Unione Europea a 28 stati è molto rilevante: pur occupando una superficie pari allo 0,53% ed avendo una popolazione corrispondente all’1,96% dell’UE-28, il PIL lombardo è pari al 2,41% di quello dell’intera Unione, è vicino in valore assoluto a quello di stati come Austria e Norvegia e notevolmente superiore a quello di molti altri paesi membri. Il PIL pro-capite è superiore del 25% a quello medio dell’UE. Al raggiungimento di questi risultati contribuiscono essenzialmente l’industria e i servizi, ma anche la produzione agricola e il comparto della trasformazione agro-alimentare hanno una parte non indifferente. Il peso relativo delle aziende agricole lombarde e della superficie coltivata sul totale comunitario è modesto (rispettivamente 0,39% e 0,55%), mentre più significative risultano le percentuali delle aziende di maggiore dimensione fisica ed economica, dei seminativi (0,70%), dei bovini (1,61%) e dei suini allevati (3,06%). Elevato è anche il contributo della Lombardia alla produzione lorda standard comunitaria, pari al 2,37%, a testimonianza di un sistema agricolo particolarmente intensivo e professionale.
Quello agroalimentare è un comparto strategico, chiamato a confrontarsi con importanti sfide globali e locali: da un lato la pressione competitiva delle nuove economie sovente incardinata su logiche di concorrenza ‘sleale’ frutto di standard ambientali, sociali e qualitativi inferiori rispetto al modello produttivo made in Italy e dalla crescente domanda mondiale di alimenti di qualità, dall’altra la diminuzione delle aziende e la perdita di terreno agricolo.
L’agricoltura lombarda, con un valore aggiunto pari all’11,1% nel 2019 (Fonte: Istat) mostra una profonda valenza economica per il sistema produttivo nazionale ed internazionale. La transizione verso un paradigma sostenibile deve contemplare diverse esigenze: le esigenze di produzione eco-compatibile; la necessità di un buon approvvigionamento alimentare (in un contesto di pressione demografica e domanda alimentare crescenti a livello mondiale); l’esigenza della sostenibilità economica delle imprese agricole, che non può dipendere esclusivamente da strumenti di sostegno al reddito. Tra le strategie volte a incrementare la sostenibilità economica dell’azienda agricola, un ruolo chiave è svolto dalla diversificazione delle attività aziendali. Una importante possibilità di diversificazione è quella della produzione di energia collegata alla gestione dei reflui zootecnici, che rappresenta un rilevante problema ambientale in Lombardia. Nelle aziende zootecniche questi prodotti di scarto possono essere valorizzati attraverso il loro impiego in impianti di biogas che, oltre ad incrementare la produzione di energia, contribuiscono a ridurre le sostanze inquinanti contenute nei reflui, a ridurre l’ancora massiccio utilizzo di colture energetiche e a integrare il reddito degli agricoltori.
La Lombardia produce circa il 14% del valore della produzione e circa il 15% del valore aggiunto agricolo nazionale, confermandosi la prima regione italiana relativamente alla branca agricoltura. Dal punto di vista distributivo, la Lombardia si conferma come una delle realtà leader a livello nazionale, come si evince dai dati relativi alla densità dei punti vendita. Emerge il peso consistente della zootecnia lombarda, che produce oltre il 27% del valore dell’intero comparto nazionale, mentre i prodotti vegetali rappresentano solo una quota modesta (7%) del dato complessivo, anche se in Lombardia si concentrano alcune importanti produzioni vegetali: tra queste il riso (41,5% del dato nazionale), le foraggere (32,5%), il mais (25,3%) e i meloni (16,9%). Le coltivazioni intensive lombarde concorrono per il 3,1% alla produzione nazionale; una percentuale in calo seppur in linea con gli anni precedenti. A discapito dei piccoli numeri, la Lombardia vanta una serie ampia di produzioni di elevato pregio e qualità ed è leader nella trasformazione e commercializzazione di prodotti ad alto valore aggiunto. In questi ultimi anni l’accrescimento di queste colture a livello regionale, anche in risposta ad una forte domanda anche locale di materia prima da trasformare, ha consentito alla Lombardia di crescere arrivando a rappresentare il 4,4% del totale della produzione nazionale, peraltro in calo del 2,5% nel 2019. In ambito nazionale la Lombardia rappresenta, sempre nel 2019, il 5,7% della superficie nazionale a orticole in coltivazioni protette, evidenziando una leggera crescita.
La Lombardia si conferma la prima regione nazionale per valore della produzione agricola, con 7.7 miliardi di euro su 57 miliardi totali a livello nazionale, e per valore della trasformazione con 3.6 miliardi di euro sui 31 italiani. Siamo la seconda regione italiana per valore economico generato dalle filiere produttive di qualità, con un giro d’affari di oltre 1,2 miliardi di euro per il Food.
L’agricoltura italiana sarà chiamata, all’interno della prossima Politica Agricola Comune 2023-2027 e nel quadro della strategia Farm to Fork, a fare la propria parte per raggiungere gli obiettivi del "Green Deal" europeo in tema di sostenibilità e di lotta ai cambiamenti climatici (v. anche Cap. 2 Ambiente, Cap. 3 Europa, Cap. 7 Innovazione). Considerata la responsabilità per una maggior sostenibilità ambientale dell’attività in campo e nella gestione aziendale che gli agricoltori si sono assunti già da tempo - e che intendiamo valorizzare - è necessario che gli impegni siano ambiziosi e percorribili, offrendo la certezza di avere nuovi strumenti a disposizione, tenendo sempre presente che la transizione ecologica non può essere un processo di selezione e che si parte dalla legittima aspirazione di tutti gli imprenditori agricoli a stare sul mercato con profitto.
L’Europa è il nostro mercato di riferimento e grande player agricolo a livello globale, ma la possibile flessione della capacità produttiva come conseguenza delle politiche del "Grean Deal", stimata fino al 20-30% da alcuni studi internazionali, non premia alcun “primato”. Al contrario, espone l’Europa e i suoi agricoltori alla concorrenza sleale non solo dei Paesi che già prima la mettevano in pratica, ma anche di tutti quelli che semplicemente hanno scelto di non darsi la medesima strategia e il medesimo cronoprogramma in tema di sostenibilità ambientale. Dobbiamo impegnarci nella richiesta alla Commissione europea di una valutazione di impatto cumulativa sui possibili effetti del "Green Deal" sul settore agricolo. Le deroghe, previste ad oggi fino al 2023 da parte della Commissione europea per alcuni obblighi della Pac al fine di aumentare la capacità produttiva su alcune colture specifiche, vanno monitorate chiedendone eventualmente l’estensione in base all’evoluzione della situazione internazionale di mercato.
Produzione agricola suddivisa per provincia (in percentuale sul totale Lombardia)
Totale Lombardia 7,8 miliardi di euro (100%)
Numero aziende agricole per provincia
Bergamo 8,8%
Bergamo 4.880
Brescia 27,4%
Brescia 9.712
Como 2%
Como 2.064
Cremona 15,4%
Cremona 3.804
Lecco 1,5%
Lecco 1.103
Lodi 5,8%
Lodi 1.288
Mantova 19,7%
Mantova 7.461
Milano 5,5%
Milano 3.520
Monza e Brianza 1%
Monza 891
Pavia 9%
Pavia 6.075
Sondrio 2%
Sondrio 2.280
Varese 1,8%
Varese 1.610
Obiettivi strategici
Il carico zootecnico, che caratterizza il territorio lombardo, determina diverse forme di pressione sull’ambiente. In primo luogo, la produzione di reflui d’allevamento e le modalità del loro successivo spandimento sui terreni sono causa della liberazione in atmosfera di ammoniaca, che contribuisce alla formazione di particolato secondario. In secondo luogo, lo spandimento dei reflui sui terreni, per effetto dei processi di percolamento e ruscellamento, è causa di inquinamento delle acque da parte dei nitrati, e quindi di eutrofizzazione.
È fondamentale rendere il settore agricolo lombardo più sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico attraverso tre pilastri complementari:
Intensificazione sostenibile e innovazione.
Adattamento al cambio climatico, agli choc sanitari e alla coabitazione con specie selvatiche.
Sviluppo rurale e territoriale in ambito PAC, sensibilizzazione a corretti stili di vita e difesa del cibo naturale di qualità.
Intensificazione sostenibile e innovazione
Per intensificazione sostenibile intendiamo la capacità di produrre di più, con più sostenibilità ambientale e cioè non con più consumo di suolo, di capitali, di fitofarmaci bensì con più conoscenza, cioè con più dati e numeri sui quali basare le scelte dell’agricolture. Per esempio, l’azoto, il fosforo e il potassio sono essenziali per la produzione agricola in quanto forniscono nutrimento alle colture e favoriscono la produttività del suolo. Tuttavia, se queste sostanze nutritive non vengono assorbite dalle piante, producono emissioni. L’individuazione della giusta quantità richiesta dalle piante, l’ottimizzazione delle tempistiche e dell’applicazione dei nutrienti per soddisfare i fabbisogni possono portare a un vantaggio economico per l’azienda e a un effetto positivo sulla salute umana e ambientale, proteggendo il suolo e la sua fertilità. Cosi per i fitosanitari, l’agricoltura di precisione permette una riduzione importante e quindi dei vantaggi economici e ambientali. (v. anche Cap. 2 Ambiente, Cap. 7 Innovazione).
Questa strategia basata sull’intensificazione sostenibile dovrà prevedere:
Un piano per il rafforzamento delle filiere agricole
Obiettivi a breve termine
Creare dei tavoli di lavoro per ogni filiera. La regione deve accompagnare le filiere per una migliore strutturazione e una più efficiente connessione con il territorio.
Obiettivi a medio/lungo termine
Incidere sulla crescita della professionalità, delle produttività sostenibile e di forme di organizzazione del settore agricolo e dei suoi contratti di filiera;
Valorizzazione la specificità la elevata qualità delle produzioni, del legame con il territorio favorendone la riconoscibilità anche il livello internazionale.
Creare un fondo per la riconversione delle aziende non economicamente viabili.
Specifico filiera latte: costruzione di un polverizzatore previa concertazione e implicazione della filiera e in particolare le cooperative e le latterie per garantire un funzionamento costante dell’impianto.
Tutelare la sicurezza delle produzioni agricole e agroalimentari di qualità e biologiche.
Studiare un piano per una migliore gestione delle emissioni riconducibili all’agricoltura.
Promuovere i prodotti agricoli e agroalimentari di qualità e biologici;
Contrastare i fenomeni di contraffazione e di imitazione e presidiare la concorrenza leale;
Un piano per la digitalizzazione e l’agricoltura di precisione
Obiettivi a breve termine
Continuare gli investimenti per la digitalizzazione delle aziende
Incentivare le aziende, attraverso bandi, per l’acquisto di tecnologia per un’agricoltura di precisione: mappatura degli appezzamenti, immagini satellitari, modelli previsionali, sistemi di supporto alle decisioni, sensori (v. anche Cap. 7).
Obiettivi a medio/lungo termine
Accompagnare gli agricoltori nell’analisi dei dati fornendo una piattaforma unica e compatibile con tutti i macchinari e sensori. La questione della proprietà dei dati è anch’essa molto importante, chiediamo al CREA di formulare una proposta al più presto.
Un piano energia e economia circolare
Obiettivi a breve termine
Investimenti sull’Agrisolare: modificare il bando PNRR per permettere agli agricoltori di essere connessi alla rete se non per rivendere il surplus, per almeno poter far parte delle comunità energetiche che si stanno sviluppando in regione.
Metanizzatori / bio metano
La Lombardia ha 450 impianti di biogas agricolo sui 2.000 presenti in Italia, grazie al decreto del Governo Draghi e i fondi del PNRR sarà possibile accelerare. Il digestato da digestione anaerobica deve poter essere usato come concime, in particolare oggi che i prezzi dei fertilizzanti sono alle stelle.
In tema di innovazione è fondamentale potenziale l’applicazione di tecniche di agricoltura di precisione (Adp) in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica. Diverse sono le misure che possono essere adottate: la copertura delle vasche dei reflui zootecnici; la distribuzione al terreno con sistemi a bassa pressione, di messa a terra, di interramento, di iniezione degli effluenti sul suolo, in alternativa allo spandimento in superficie sui suoli; l’uso di complessi batterici azotofissatori.
d) Un piano per una migliore gestione delle emissioni riconducibili all’agricoltura.
La cattiva qualità dell’aria in regione Lombardia è dovuto ad una molteplicità di fattori. L’agricoltura fa parte dei settori che emettono ammoniaca e azoto ma allo stesso tempo, l’agricoltura fa parte della soluzione considerata la sua capacità a stoccare il carbonio.
Come le altre molecole azotate, anche l’ammoniaca fino a quando rimane nel suolo o negli effluenti zootecnici è una risorsa preziosa, quando finisce nell’aria è un problema.
Il tema delle emissioni di ammoniaca è affrontato nel Programma Regionale degli Interventi per la qualità dell’aria (PRIA) che ha fissato per il 2025 un target di riduzione del 26%, rispetto al valore del 2015.
L’ampia estensione delle aree dedicate alla zootecnia comporta una vasta estensione di aree vulnerabili ai nitrati, dove l’elevata concentrazione di questi inquinanti non è, tuttavia, imputabile solamente al settore agricolo, ma anche a lacune del sistema di depurazione degli scarichi civili e industriali. I nitrati si segnalano come criticità in quasi tutta la fascia pedemontana lombarda, con zone caratterizzate da una tendenza verso un loro aumento di concentrazione. Le modifiche nel regime idrologico indotte dai mutamenti climatici potrebbero incrementare le aree interessate da una relativa riduzione della ricarica delle falde acquifere in certe stagioni dell'anno, provocando ulteriori peggioramenti della qualità delle acque sotterranee dovuto a una diminuzione nel rapporto di diluizione tra acqua e inquinanti azotati.
Un elevato contenuto di sostanza organica ha effetti positivi sulla vita dei suoli, sulla loro struttura e capacità di ritenzione idrica, sulla presenza di popolazioni batteriche e microfauna terricola di valore ambientale, con grande beneficio rispetto alla conservazione della biodiversità: tuttavia è necessario estendere l’adozione di tecniche di agricoltura conservativa e delle tecniche di Agricoltura di precisione, per evitare che la sostanza organica aggiunta al suolo sia dispersa sotto forma di CO2 con il rimescolamento degli strati di terreno durante le operazioni agricole. (v. anche Cap. 2)
Obiettivi a medio/lungo termine
Il primo passo per ridurre le emissioni è ridurre le escrezioni. Agire sull’alimentazione, ridurre le inefficienze produttive capi allevati per unità di prodotto finito (kg latte/carne/uova). Per una migliore gestione degli allevamenti, è quindi necessario dotare le aziende di uno strumento di autovalutazione del rischio emissivo da attività zootecnica.
Condizionare certi aiuti alle aziende agricole a dei crediti formativi per gli agricoltori e allevatori in modo da accompagnare la transizione verso un modello più sostenibile.
Obiettivo: entro 2028, equipaggiare tutti gli allevamenti con strutture fisse per la copertura degli stoccaggi, di dispositivi idonei a limitare la polverizzazione e la dispersione del materiale durante lo spandimento.
Fornire un servizio di informazione da parte della Regione, via SMS, per informare in tempo reale l’agricoltore sulle condizioni climatiche idonee allo spandimento (assenza di vento e temperature ambientali contenute).
Avviare un piano di studi sull’acidificazione dei reflui (in stalla o nelle successive fasi di stoccaggio e distribuzione). Si tratta di un’efficace tecnica di abbattimento delle emissioni, ancora poco diffusa in Italia.
e) Per mettere in pratica questi piani per un’intensificazione sostenibile, dobbiamo rafforzare la Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di regione Lombardia in termini di effettivi e veterinari.
Obiettivi a medio/lungo termine
Va ridotta la burocrazia e i tempi di attesa per le aziende. Va reso l’accesso alla nuova PAC più agile. Vanno accelerati i tempi per l’erogazione dei fondi.
Va rimpiazzato il personale andato in pensione anticipata grazie a Quota 100, oggi la direzione è in sotto effettivo.
Vanno formati e assunti veterinari. Come sottolineato dall’indagine SIVEMP, mancano 1611 Veterinari e la situazione non può che aggravarsi essendo che il 40% dei veterinari in Lombardia è over 60 anni.
Occorre abbattere i costi burocratici per le imprese tramite l’aumento delle performance del sistema informativo agricolo e delle procedure per l’accesso ai fondi PAC e la tempestività dei pagamenti. (v. anche Cap. 3 Europa)
Adattamento al cambio climatico, agli choc sanitari e coabitazione con specie selvatiche
Costituire un tavolo permanente per la gestione della risorsa idrica della regione. La regione è molto diversa, in certi luoghi sono necessari gli invasi, in altri delle opere di bacinizzazione, con l’obiettivo di preservare la risorsa idrica e evitare la risalita del mare e l’aumento del cuneo salino.
Piano regionale per l’utilizzo delle acque reflue e diffusione degli impianti a goccia a bassa portata più efficienti di quelli a pioggia.
Peste suina e influenza aviaria
Rafforzare le misure di biosicurezza negli allevamenti, aumentare i controlli dell’applicazione delle regole di biosicurezza, formare gli allevatori e la cittadinanza. Il massimo deve essere fatto per evitare gli abbattimenti di massa.
Proteggere gli allevamenti e i raccolti dalla fauna selvatica.
La preservazione della biodiversità è fondamentale per la resilienza degli ecosistemi. Certe specie sono però oggi fuori controllo creando pesanti perdite per gli agricoltori.
Obiettivi a medio/lungo termine
In sede europea è necessario insistere sulla modifica degli annessi alla direttiva habitat per cambiare lo statuto di certi predatori come lupo e orso da “altamente protetti” a “protetti”. È necessario adattare la normativa europea in base ai numeri di oggi e non quelli del 1992 permettendo quindi delle operazioni di contenimento.
Semplificare la procedura contenuta nella legge regionale in materia di contenimento ed eradicazione delle nutrie e facilitare le azioni di sterilizzazione.
Implementare gli sperimenti realizzati in Inghilterra, in Sud Africa e in Francia sulla contraccezione per le specie selvatiche.
Obiettivi a breve termine
Continuare i lavori di contenimento dei cinghiali (portatori di peste suina).
Sviluppo del Carbon Farming.
Il Carbon Farming, letteralmente “coltivazione di carbonio”, prevede la definizione ed implementazione di schemi di remunerazione per le pratiche di sequestro del carbonio nel suolo. Nella pratica, il “sequestro di carbonio” risulta efficace solo quando viene combinato con pratiche di agricoltura rigenerativa e biologica, mentre risulta inefficace con quella intensiva. Ridurre pesticidi e altri componenti chimici risulta quindi indispensabile. La Lombardia guiderà una transizione equa per raggiungere l'obiettivo di carbon neutrality e far sì che la Regione sia pronta a sopportare gli impatti del cambiamento climatico uscendone più forte (v. Cap. 2)
Obiettivi a medio/lungo termine
Valorizzazione dei terreni incolti con l’impianto di nuove produzioni agricole.
forestazioni e riforestazioni favorevoli alla biodiversità e ad una gestione forestale sostenibile, comprese pratiche di adattamento delle foreste ai cambiamenti climatici;
sostegno al settore della silvicoltura e valorizzazione del ruolo delle imprese boschive e dei consorzi forestali;
aumento dei sistemi verdi di pianura e miglioramento delle foreste attraverso il ruolo strategico di ‘gestione attiva’ delle imprese agro-forestali;
investimenti nelle aziende forestali e silvicole, nelle infrastrutture per la competitività;
prevenzione e ripristino dei danni alle foreste e sviluppo della viabilità di servizio forestale al fine di promuovere una gestione economica delle foreste;
agroforestazione e altre forme di agricoltura mista che combinano vegetazione legnosa (alberi o arbusti) con sistemi di produzione colturale e/o animale sullo stesso terreno;
utilizzo di cover crop e tecniche di minimum tillage o no-tillage (minima lavorazione o nessuna lavorazione) come protezione dall’erosione del suolo e aumento del contenuto di carbonio organico nei suoli seminativi degradati;
conversione mirata di terreni incolti in prati permanenti;
ripristino di torbiere e zone umide che riducano la perdita dello stock di carbonio esistente e aumentino il potenziale di sequestro;
pianificazione forestale sostenibile;
potenziamento della multifunzionalità dei soprassuoli forestali;
incentivare l’apicoltura in regione.
Sviluppo rurale e territoriale in ambito PAC, sensibilità a corretti stili di vita e difesa del cibo naturale di qualità
Sostenere l’agricoltura di prossimità e le filiere corte nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, tra cui la rigenerazione urbana e territoriale, il risparmio energetico, la resilienza ai cambiamenti climatici e l’incremento del tasso di approvvigionamento degli alimenti a “chilometro zero”. Su quest’ultimo aspetto si evidenzia come la pandemia di Covid-19 - che ha messo i sistemi agro-alimentari a rischio di interruzioni lungo l'intera catena del valore - abbia reso più urgente la necessità di un sistema alimentare sano e resiliente, vitale in ogni possibile circostanza. La possibilità di autoprodurre il cibo (ancorché parzialmente) e di accorciare le distanze tra consumatori e produttori consentire di incrementare la sicurezza alimentare, soprattutto delle fasce di popolazione a basso reddito. Ma “l’agricoltura a Km 0” può rappresentare anche la chiave per migliorare la salute e il benessere dei cittadini: aiutando la popolazione a soddisfare le esigenze nutrizionali (poiché migliora l’accesso a cibi freschi e ricchi di vitamine e minerali, spesso carenti nella dieta delle aree più povere); diventando l’occasione per dedicarsi all’attività fisica e per occupare il tempo libero; e, infine, caratterizzandosi come uno strumento di arricchimento delle comunità. Regione Lombardia intende sostenere negli insediamenti urbani, le produzioni agricole ottenute con tecniche di coltivazione convenzionali o innovative (es. vertical farming e agricoltura indoor), nonché la realizzazione di orti urbani attrezzati, pubblici o asserviti, di coperture verdi degli edifici e di infrastrutture verdi multifunzionali. Negli ambiti periurbani, riconosce il ruolo economico, sociale, ambientale e culturale delle aree agricole e dell’agricoltura che vi si esercita; essa costituisce un fondamentale di presidio del territorio, rispetto ai fenomeni di espansione urbana, di degrado del suolo e di perdita di habitat, e può garantire le interconnessioni urbano-rurali orientandosi in senso multifunzionale, soprattutto nell’ambito didattico-culturale e ricreativo. Ciò risulta particolarmente opportuno in aree cruciali e nevralgiche della regione, come le aree limitrofe al sistema dei Navigli storici (Navigli Grande, Martesana e Paderno), dove si assiste ad una progressiva diminuzione della superficie agraria, per effetto della pressione urbanizzativa.
Un piano per la 5G per tutta la regione e un investimento importante in materia di infrastrutture di trasporto merci (v. anche Cap. 5 Infrastrutture)
Obiettivi a medio/lungo termine
Per una agricoltura digitale e di precisione, dobbiamo garantire la 5G su tutto il territorio, comprese le zone interne.
Una connessione veloce è importante anche per combattere lo spopolamento delle zone interne.
Molte aziende si dicono penalizzate perché mancano le infrastrutture per il trasporto su strada ma soprattutto su treno e su fiumi (porti fluviali)
Supportare le imprese e attirare la manodopera necessaria (v. Cap. 6 Formazione)
Obiettivi a medio/lungo termine
Una maggiore collaborazione fra mondo agricolo e ITS, in modo da formare all’uso delle tecnologie dell’agricoltura digitale e di precisione
Miglior utilizzo del fondo europeo LEADER per lo sviluppo rurale. Rendere le zone rurali più attrattive, più connesse, con un alto livello di servizi, permetterà alle aziende agricole di attirare più facilmente la manodopera necessaria al loro sviluppo.
Far entrare i GAL della Lombardia dentro ELARD (la rete europea per lo sviluppo rurale), in modo da condividere idee e progetti e migliorare l’utilizzo del FEADER.
Sburocratizzare e ridurre gli oneri in campo agricolo;
Aumentare la performance dei sistemi informativi agricoli ivi compreso il miglioramento dell’efficienza dei pagamenti PAC;
Abbattere i costi burocratici per le imprese tramite l’aumento delle performance del sistema informativo agricolo e delle procedure per l’accesso ai fondi PAC e la tempestività dei pagamenti;
Obiettivi a breve termine
È necessario facilitare l’accesso al credito;
Servirà promuovere l’adesione a sistemi assicurativi contro i danni da avversità, epizoozie e fitopatie, di strumenti di gestione del rischio.
Connettere le zone interne con i capoluoghi di provincia istituendo dei piani d’alimentazione territoriali ispirati dal patto di Milano.
Obiettivi a medio/lungo termine
Le mense pubbliche: asili, ospedali, case di riposo, ecc. possono essere degli sbocchi importanti per gli agricoltori e i trasformatori locali. Connettere le realtà in una logica di circolarità virtuosa.
I piani alimentari territoriali sono anche l’occasione di istallare dei giovani agricoltori che spesso privilegiano vivere più vicino alle città e incoraggiare la demografia agricola.
Un piano per le montagne della Lombardia (v. anche Cap. 2 Ambiente)
Obiettivi a medio/lungo termine
Continuare e incrementare il sostegno all’agricoltura di montagna che fa vivere i territori più isolati e risponde ad esigenze di mitigazione del dissesto.
Strutturare la filiera foresta-legno
Promozione di pratiche agricole caratteristiche della montagna con particolare riguardo a forme di agricoltura eroica;
Incentivazione alla ricomposizione della proprietà rurale di montagna eccessivamente frammentata, anche attraverso azioni sullo Stato centrale volte ad ottenere una semplificazione della normativa del settore
Un piano per la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche e per il turismo rurale attraverso una maggiore valorizzazione delle strade del vino (v. Cap. 10)
Obiettivi a breve termine
Strutturare dei percorsi enogastronomici in sinergia con le realtà turistiche dei territori lombardi;
Potenziare il sistema fieristico agroalimentare e inserire nuovi percorsi valorizzando le strade del vino in Franciacorta, Oltrepò e Valtellina.
Sensibilizzare e potenziare la conoscenza della storia della viticoltura in Lombardia.
Sensibilizzazione a corretti stili di vita e di alimentazione sana valorizzando e difendendo il cibo naturale e di qualità.
Obiettivi a breve termine
Favorire i mercati contadini come punti vendita con la previsione di un incentivo regionale per l’occupazione del suolo urbani, strutturando convenzioni con i comuni per valorizzare i centri storici con mercati contadini di vendita diretta.
Portare le scuole ai mercatini per lezioni sull’alimentazione sana e corretti stili di vita.
Promuovere lo sviluppo locale e sostenere le imprese agricole con un’attenzione particolare per quelle medie e piccole a garanzia della tipicità e qualità delle produzioni, della vitalità e occupazione delle zone rurali e di una gestione sostenibile del territorio specie nelle aree più svantaggiate e a rischio di abbandono.
Promuovere tra le giovani generazioni corretti stili di vita e di alimentazione, la capacità di saper riconoscere i prodotti di qualità, il percorso dalla terra alla tavola e la consapevolezza sul fenomeno degli sprechi alimentari. Le azioni prevedono il coinvolgimento del mondo scolastico anche attraverso percorsi tesi a favorire il consumo di prodotti lombardi nelle mense collettive.
Supportare il riconoscimento di ulteriori produzioni di qualità in particolare legate all’origine.
Promuovere le filiere corte e produzioni agricole regionali di qualità a "Km zero" per favorire comportamenti di consumo sostenibili a tutela dell’ambiente.
Siccità
Occorre agire con una visione d’insieme improntando un intervento duraturo e mirato alla previsione futura. Risulta cruciale implementare la progettualità per l’accumulo e lo stoccaggio dell’acqua piovana rafforzando il sistema di raccolta che ad oggi consente di catturare solo l’11% dell’acqua piovana.
Istituzione tavolo tecnico di professionisti esperti, interni ed esterni alla struttura regionale, che lavorino ad una pianificazione a medio-lungo termine , che preveda la predisposizione di un programma almeno decennale di opere e misure da realizzare sul territorio regionale
Fondamentali saranno pertanto le progettualità sui “Bacini di accumulo” e lo stoccaggio di acqua piovana, prevedendo anche lo studio inerente l’individuazione di cave dismesse o non utilizzare potenzialmente convertibili in piccoli bacini per irrigazione e per la laminazione delle piene, o ‘Piccoli laghetti’ volti proprio a superare queste criticità. Valutando lo sviluppo e potenziamento di iniziative di riuso delle acque reflue e di risparmio idrico nei cicli industriali, e lo studio di fattibilità sul possibile riuso irriguo delle acque reflue urbane.
Incentivi e sostegno a imprese innovative che sviluppano progetti sperimentali in questo campo.
Stretta collaborazione con università lombarde e promozione di confronti e studi delle best practice promosse da altre regioni e paesi.
Energia e ambiente
Obiettivo di legislatura
Riorganizzazione del comparto energetico con produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni inquinanti e valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico e dell’economia verde
Premessa
Le questioni ambientali sono divenute sempre più centrali nell’analisi delle determinanti del benessere di persone e comunità, in termini sia di percezione della qualità dell’ambiente in cui si vive, sia di disponibilità di risorse naturali e fruibilità dei diversi contesti territoriali. Sebbene nell’ultimo decennio siano stati fatti passi in avanti significativi, gli sforzi non sono stati risolutivi e il quadro ambientale presenta ancora aspetti critici, con situazioni diverse nelle differenti aree del Paese, che non sempre sono riferibili al tradizionale divario Nord-Mezzogiorno. L’Europa ha varato il programma Next Generation EU, che tra i suoi scopi ha quello di sollecitare gli Stati membri ad effettuare le riforme per accelerare la transizione ecologica, fornendo loro le risorse per gli investimenti necessari.
La tutela dell’ambiente ed il consumo delle risorse devono essere oggi necessariamente al centro dell’agenda politica. La difesa dell’ambiente, la salvaguardia del suolo, la oculata gestione idrica, le politiche programmatica sul comparto energetico, la gestione dei rifiuti e la buona gestione delle risorse naturali sono aspetti cruciali da cui non possiamo sfuggire. Occorre quindi rivedere l’assetto della valorizzazione ambientale e delle fonti energetiche rinnovabili.
Energia e ambiente fisico
SITUAZIONE ATTUALE E CRITICITÀ
I principali temi sui quali si concentrerà l’azione di governo regionale riguardano il comparto energetico, la qualità dell’aria, il patrimonio idrico e la qualità dell’acqua, la situazione del suolo e la gestione dei rifiuti.
Comparto energetico
La valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili può contribuire significativamente all’aumento dell’autonomia energetica dell’Italia, resa ancora ancora più necessaria dalla crisi innescata dalla pandemia e dal conflitto Russia-Ucraina. Complessivamente, l’opportunità di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili in Italia è pari a 129,5 GW, derivante prevalentemente dall’espansione della potenza solare (81%), seguito dall’eolico (16%) e dall’energia idroelettrica (3%). Sicilia, Puglia, Lombardia e Piemonte generano complessivamente il 43% di potenza addizionale da fonti energetiche rinnovabili. Il fotovoltaico rappresenta la maggiore opportunità di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili in Lombardia e potrebbe portare ad un aumento della potenza installata di circa 12 GW. Mentre il potenziale di sviluppo dell’energia eolica nella regione è quasi nullo, la Lombardia è la regione che più potrebbe beneficiare dall’efficientamento del parco idroelettrico e da nuovi impianti mini-idroelettrici (0.9 GW).
Se da un lato l’Italia si posiziona agli ultimi posti in Europa per autonomia energetica, producendo il 22,5% della sua energia disponibile a fronte di una media europea del 39,5%, dall’altro lato è tra i Paesi più virtuosi in termini di valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, la cui produzione è si contrappone a un calo del 47% della produzione di energia da fonti fossili. È importante sottolineare che se da un lato l’Italia risulta deficitaria di giacimenti fossili rispetto ad altri Paesi europei e mondiali, dall’altro il Paese presenta un elevato potenziale derivante dalle fonti rinnovabili posizionandosi al secondo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per disponibilità di energie rinnovabili, seconda solo alla Francia.
La valutazione del potenziale solare rinnovabile installabile è stata effettuata tenendo conto sia degli impianti installabili in copertura sui tetti (e.g. su edifici residenziali, produttivi ecc…), sia degli impianti a terra realizzabili in siti convenzionali o in aree degradate/dismesse, nelle infrastrutture autostradali o ferroviarie, anche tenendo conto dell’agrivoltaico. A livello regionale, spicca il primato della Lombardia con circa 12 GW di potenza solare installabile, derivante soprattutto dagli impianti sui tetti. A questo riguardo, è importante sottolineare che La Lombardia risulta già prima nel 2020 in Italia per potenza fotovoltaica installata sui tetti a livello nazionale
L’idroelettrico è la fonte di energia rinnovabile (FER) con più alta potenza installata nel territorio italiano. Tuttavia, quasi il 70% della potenza installata risulta costituita da impianti in esercizio prima degli anni ’60, con un conseguente rischio di una progressiva perdita di produttività del parco idroelettrico nei prossimi anni. Occorre pertanto intervenire per ampliare il parco idroelettrico con impianti mini-idroelettrici, caratterizzati cioè da una classe di potenza inferiore che porterebbe ad una potenza addizionale.
Complessivamente, l’opportunità di sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia ammonta a 129,5 GW derivante per l’81% dall’incremento del fotovoltaico, per il 16% dall’eolico e per il 3% dall’idroelettrico.
Idroelettrico. Per il comparto idroelettrico, il blocco oramai totale del Settore è stato generato dalla Direttiva Derivazioni, emanata dall’Autorità di Bacino del Po nell’anno 2017 (previa delibera n. 8/2015), poi adottata dalle Regioni (compresa la Lombardia) ed infine divenuta norma nazionale. Tale Direttiva era stata emanata a seguito di procedura di infrazione per mancato recepimento delle Direttive CEE (di altra Autorità di Bacino) inerente agli obiettivi di raggiungimento dello stato di qualità dei corsi d’acqua superficiali e sotterranei. Per incrementare la quota di energia da fonti rinnovabili, è necessario operare anche sull’idroelettrico, potenziandolo ulteriormente, in particolare lungo i fiumi e corsi d’acqua nelle zone di pianura.
Fotovoltaico. Tra le fonti di energia rinnovabili, il solare è sempre stato quello maggiormente sfruttato, in Lombardia come nel resto della penisola. Rispetto agli obiettivi di giungere presto ad una indipendenza dalle fonti fossili, che negli ultimi tempi con la crisi energetica è diventata anche una pressante necessità, la Lombardia deve fare ancora molto, infatti, sul totale degli edifici solo una minima parte è oggi dotata di pannelli fotovoltaici e solari, siano essi residenziali, artigianali, industriali e edifici per uffici. Inoltre, il solare è fondamentale per alimentare anche tutte le auto elettriche che via via verranno acquistate dai lombardi nel corso dei prossimi anni.
Eolico. La Lombardia non è una regione ventosa salvo determinate aree di montagna dove potrebbe essere favorita l’installazione di pali eolici purché, nell’ambito delle posizioni utili per la captazione del vento, vengano adeguatamente inseriti nel contesto paesaggistico. Meriterebbe maggiore attenzione anche il micro-eolico / eolico-domestico.
Geotermico. Tra tutte le fonti di energia rinnovabile, quella geotermica è probabilmente quella meno sfruttata in Italia. In realtà l’Italia e anche la Lombardia posseggono un potenziale importante e per questo la geotermia andrebbe maggiormente studiata e conseguentemente impiegata ove fosse disponibile per il riscaldamento domestico o per la produzione di energia elettrica attraverso il vapore.
Comunità energetiche. Le comunità energetiche rivestono una notevole importanza nell’ottimizzare l’energia “locale” che può essere generata da singoli cittadini, occorre sostenere questo modo di associazionismo, importante è cercare di allargare i partecipanti ad ogni comunità.
Qualità dell’aria
I valori limite per il materiale particolato PM10 nell'aria sono stabiliti dalla direttiva 2008/50/CE. L'Italia viola i valori limite giornalieri in quasi tutti i grandi agglomerati e in tutto il Bacino Padano. La violazione viene affrontata dal 2014, anno in cui la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per aver superato in maniera sistematica e continuata i valori limite fissati per il PM10.
Le principali fonti di PM10 in Lombardia sono il riscaldamento domestico, le industrie, il trasporto stradale e l'agricoltura a causa delle elevate emissioni di ammoniaca. Tutte queste fonti devono essere oggetto di attento monitoraggio per identificare le criticità e intervenire adeguatamente e rapidamente. Occorre agire sul riscaldamento domestico, sulle emissioni delle industrie, sul trasporto pubblico, sull’agro-zootecnica intensiva, ecc….
Anche la presenza di alberi e aree boscate in zone con forte presenza di traffico, edifici e attività produttive garantisce una reale riduzione degli inquinanti aerei e oggi, purtroppo, la Lombardia si caratterizza per una grave mancanza di aree verdi con significativa presenza di alberi nelle aree urbane e periurbane e della pianura.
Patrimonio idrico e la qualità dell’acqua
Regione Lombardia è ricca di acqua e annovera i più importanti laghi e fiumi d’Italia. Nonostante ciò, per effetto dei cambiamenti climatici in corso, si registra una riduzione del patrimonio idrico che potrebbe aggravarsi negli anni a venire. Servono misure urgenti che in grado di agire sia sulla quantità che sulla qualità dell’acqua.
Dagli ultimi rapporti sulla qualità delle acque di Lombardia emerge che le acque superficiali presentano uno stato chimico insoddisfacente nel 30% dei fiumi, in circa il 40% dei laghi e in oltre il 40% delle acque sotterranee.
La velocità impressionante dello scioglimento dei ghiacciai potrebbe portare conseguenze drammatiche negli anni a venire quali la carenza di acqua per l’agricoltura e per gli allevamenti, per le centrali idroelettriche e l’insufficienza di acqua potabile per i cittadini.
Per questi motivi occorre operare su due fronti, da un lato è necessario intraprendere azioni volte al miglioramento della qualità dei corpi idrici, dall’altro azioni volte all’accumulo e all’invaso di acqua per far fronte alla crisi dei periodi siccitosi. Inoltre, la diffusione di buone pratiche nei vari settori potrebbe garantire un minor spreco della preziosa risorsa (v. anche Cap. 1 Agricoltura).
Il suolo
Il suolo della regione Lombardia viene utilizzato per un numero elevato di attività relative al comparto agricolo e a quello industriale, per la costruzione di strade e palazzi, per le abitazioni e per molto altro ancora.
La principale criticità è la progressiva perdita di suolo. La perdita non è solo dovuta alle costruzioni ma anche alla cattiva gestione del suolo medesimo, vedi agricoltura intensiva, alle contaminazioni, all’erosione, alla perdita di sostanza organica. Occorre ricordare che alle nostre latitudini un centimetro di suolo si forma in circa 200-300 anni.
Servono interventi mirati a mantenere il suolo in buona salute, ma, anzitutto, è necessario avviare un programma di monitoraggio del suolo, per capire lo stato di salute e l’eventuale livello di compromissione dei suoli lombardi.
I rifiuti
Rispetto alle altre regioni italiane, la Regione Lombardia è sicuramente molto avanti per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti e la loro gestione / trattamento. La raccolta differenziata lombarda si attesta ormai mediamente attorno all’80%. Nonostante questo, dato il grande numero di cittadini residenti, ognuno dei quali produce circa 1,3 kg di rifiuti solidi urbani ogni giorno, la quantità di rifiuto indifferenziato è ancora molto grande e perciò è necessario compiere ulteriori sforzi.
Bisogna, inoltre, constatare che, come ovunque in Italia, le filiere del riciclo dei rifiuti differenziati non sono sufficientemente efficaci o in alcuni casi del tutto assenti. Tra i rifiuti urbani, circa un terzo è rappresentato dalla frazione umida, per la quale mancano impianti di gassificazione (compostaggio anaerobico), soprattutto in sostituzione degli impianti di combustione delle frazioni vegetali, che emettono grandi quantità di polveri sottili.
Tra i vari rifiuti che potrebbero essere più agevolmente recuperati ci sono quelli sanitari, che se sterilizzati potrebbero essere declassati da rifiuto sanitario “speciale pericoloso” a “speciale non pericoloso” per poter essere recuperato come combustibile secondario stante il suo alto valore energetico.
Per garantire una migliore gestione dei rifiuti, infine, è necessario implementare il sistema dei controlli, anche per scongiurare il ripetersi di incendi presso impianti di trattamento rifiuti, come spesso si sono verificati negli ultimi anni.
I rifiuti che non possono essere riciclati giungono agli impianti di termovalorizzazione. Attualmente in Regione Lombardia gli impianti di incenerimento – termovalorizzazione dei rifiuti sono 13 e trattano rifiuti provenienti da tutta la penisola. Tra questi, alcuni sono di costruzione molto recente e ottimi in termini di efficienza e ridotto inquinamento; altri, invece, sono impianti molto piccoli e per la loro anzianità di servizio sono poco efficienti e inquinanti. Rispetto alla capacità di incenerimento complessiva di questi impianti, Regione Lombardia ha una quantità inferiore di rifiuti da incenerire e pertanto questi impianti per funzionare debbono importare rifiuti da altrove, per questo motivo gli impianti meno efficienti dovrebbero essere disincentivati e classificati come non prioritari.
Se è vero che, ad oggi, il conferimento in discarica dei rifiuti è minimo e quindi le nuove discariche sono ridotte al minimo necessario, in Lombardia le discariche esistenti sono moltissime, anche molto vecchie e spesso versano in condizioni di sicurezza davvero precaria, con tutti i rischi che ne possono derivare per ambiente e salute. Per tale motivo è necessaria la messa in sicurezza di tutte le discariche esistenti e si rende opportuno iniziare una programmazione per il recupero delle aree utilizzate a discarica.
Sempre nel campo dei rifiuti, in regione Lombardia ogni anno si producono circa 900.000 tonnellate di fanghi di depurazione. Nonostante l’attuale normativa, troppo spesso accade che vengano sversati nei campi fanghi inquinati e non viene tenuto in considerazione l’effetto accumulo di questi inquinanti. (v. anche Cap. 1 Agricoltura)
OBIETTIVI STRATEGICI
In un’epoca caratterizzata da drammatici cambiamenti climatici e dalla forse più grave crisi energetica della storia recente, è necessario porsi l’obiettivo della più ampia indipendenza energetica possibile. Per questo non possiamo lasciare nessuna strada intentata nel campo delle rinnovabili, quindi non solo solare ed eolico, ma anche idroelettrico e geotermico. Anche la cogenerazione e lo sfruttamento dell’energia potenziale racchiusa per esempio nei rifiuti è una strada che deve essere percorsa, anche adottando nuove strategie e nuove modalità, più efficienti e sostenibili.
Per quanto riguarda i vari comparti ambientali – aria, acqua e suolo – l’obiettivo generale deve essere quello di operare una generale azione di massima tutela e conservazione e specifiche azioni di miglioramento e risanamento.
Per quel che riguarda i rifiuti è necessario continuare con il lavoro intrapreso per garantire una ulteriore riduzione dei rifiuti prodotti, in particolare di quelli indifferenziati. E’ necessario avviare e implementare le filiere del riciclo per massimizzare il recupero di materia e in secondo luogo massimizzare anche il recupero di energia con impianti di termovalorizzazione moderni e super-efficienti. Al contempo l’uso delle discariche deve essere ridotto al massimo e per quelle esistenti è necessario intraprendere un piano che proceda alla loro messa in sicurezza e in secondo luogo alla bonifica. L’uso dei fanghi depurazione in agricoltura non può più rappresentare un pericolo per la salute dell’ambiente e delle persone e perciò è doveroso incrementare anche il sistema dei controlli.
INTERVENTI
Energia
Obiettivi a breve termine:
Favorire lo sviluppo capillare di impianti per la produzione di energia idroelettrica, anzitutto impegnandosi nel riprendere la normativa a livello nazionale e correggerla, in modo da riaprire alla fattibilità di questi impianti rinnovabili e fatta salva la tutela di ciascun corpo idrico.
Avviare studi volti alla comprensione delle potenzialità geotermiche del territorio lombardo. In seconda battuta strutturare strumenti incentivanti per lo sviluppo di impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica da questa fonte rinnovabile.
È necessario partire in tempi brevissimi con l’esplorazione delle potenzialità esistenti in Regione Lombardia..
Sostegno e incentivazione alla formazione di nuove “comunità energetiche”
Obiettivi a medio termine:
Stimolare e incentivare la diffusione capillare del fotovoltaico, in particolare sui tetti di edifici industriali, agricoli e residenziali, nonché in terreni agricoli marginali e scarsamente produttivi per il cosiddetto agro-voltaico.
Stimolare e favorire l’installazione di campi fotovoltaici anche lungo le autostrade e le linee ferroviarie.
Facendo sempre riferimento ad un impianto da 500 kW, ovvero un impianto di medie dimensioni, che inizia ad avere un certo interesse per una produzione su larga scala di energia elettrica con pannelli fotovoltaici, i costi di installazione ammontano a circa 1.000.000,00 di euro (se allocati sopra ad una copertura esistente). Se è necessaria l’installazione di struttura a supporto dei pannelli fotovoltaici, ad esempio se installati lungo una autostrada o una ferrovia, i costi possono aumentare anche fino a 1.500.000,00 euro.
Esplorare la risorsa vento in Lombardia per valutare la possibilità di installazione di pale eoliche e micro-eolico, sempre e comunque nel rispetto della tutela paesaggistica.
Accanto al settore forestale e come suo completamento (come impiego finale dei residui legnosi come rami e ramaglie) dovrebbero essere favoriti impianti di cogenerazione a biomassa legnosa magari con tele-riscaldamento.
Aria
Obiettivi a breve termine:
Avvio di un programma per la piantumazione di alberi in aree urbane e periurbane, necessari per mitigare le temperature e ripulire l’aria, infatti gli alberi capterebbero gas e polveri sottili;
Obiettivi a medio termine:
Miglioramento del trasporto pubblico, adottando mezzi ibridi o elettrici e favorendo l’interscambio con mezzi di trasporto privati motorizzati e non motorizzati.
Migliorare e implementare la rete delle piste ciclopedonali regionali.
Valutare ulteriori interventi per ampliamento rete del TPL , sostenendo studi di fattibilità tecnici ed economici per efficientamento delle linee su ferro (ad es. Linee S Albairate – Greco/prolungamento M4 Milano Sud-Ovest) atte alla riduzione dell’uso delle auto.
Obiettivi a lungo termine:
Incentivare il rinnovamento degli impianti di riscaldamento, sia in ambito residenziale che non, in particolare nei grandi agglomerati urbani, ovvero sostituendo le caldaie più obsolete (e quindi inquinanti). Favorire, inoltre, l’integrazione degli impianti di riscaldamento con impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, per conseguire gli obiettivi di indipendenza energetica.
Stimolare e incentivare forme di allevamento e agricoltura estensivi, più rispettosi dell’ambiente e del territorio, oltre che del benessere animale.
Acqua
Obiettivi a breve termine:
Identificazione degli scarichi abusivi e loro chiusura.
Obiettivi a medio termine:
Pulizia degli alvei e messa in sicurezza delle sponde dei corsi d’acqua.
Miglioramento degli impianti di depurazione delle acque reflue e costruzione di nuovi depuratori ove necessario, anche al fine di utilizzare l’acqua in uscita dagli impianti, previa analisi, per usi agricoli.
Obiettivi a lungo termine:
Creazione di bacini e invasi per la conservazione dell’acqua, in particolare in quelle zone della regione che soffrono maggiormente la crisi idrica.
Implementare la separazione tra acque chiare (piogge) dalle acque scure, al fine di sgravare i depuratori da una quota di lavoro inutile e recuperare le acque chiare per vari utilizzi.
Prevedere l’installazione (almeno per le nuove abitazioni) di cisterne interrate per la raccolta delle acque meteoriche, da poter riutilizzare per l’irrigazione dei giardini e altri usi adeguati.
Sarebbe opportuno che le nuove costruzioni e le ristrutturazioni si adottassero, tramite una apposita cisterna interrata, del recupero delle acque meteoriche provenienti dal tetto, la dimensione delle cisterna dovrebbe essere proporzionale alla estensione del tetto. La cisterna dovrebbe poi con un troppo pieno confluire in uno o più pozzi perdenti che a loro volta con un troppo pieno dovrebbero essere collegati al sistema fognario. Tale opera servirebbe per i momenti di grande piovosità. L’opera potrebbe essere in parte finanziata da regione Lombardia, per esempio al 50% oppure resa obbligatoria.
Suolo
Obiettivi a breve termine:
Ulteriore riduzione del consumo di suolo, in particolare agendo sull’edificabilità residua dei lotti già edificati.
Avvio di un programma strutturato e non episodico di monitoraggio dei suoli lombardi, che analizzi la concentrazione di elementi inorganici quali i metalli pesanti e composti organici quali diossine, IPA, PCB, pesticidi e altro ancora. Tale progetto servirebbe a capire lo stato di salute e l’eventuale livello di compromissione dei suoli lombardi.
Obiettivi a lungo termine:
Attuare le bonifiche necessarie dei suoli inquinati, privilegiando, dove possibile, la bonifica tramite piantumazione di alberi.
Rifiuti
Obiettivi a breve termine:
Stimolare e incentivare l’apertura di impianti in grado di chiudere la filiera della gestione dei rifiuti, cioè impianti in grado di trattare i rifiuti, recuperarli sia come materia che energia.
Autorizzare il riuso, nei cementifici, della frazione secca dei rifiuti a norma CSS (Combustibile Solido Secondario, vedi D. lgs 152/2006 Parte II Titolo III-bis), ove ricorrano le condizioni previste dalla normativa e venga valutata l’assenza di rischi ambientali e sanitari.
Prevedere un efficace sistema dei controlli e uniformarne i criteri con cui condurli. Criteri uniformi anche per il rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA).
Stimolare e incentivare l’aperura di impianti di sterilizzazione dei rifiuti sanitari, secondo i criteri del DPR 254/2003, al fine di declassare il rifiuto sanitario da “speciale pericoloso” a “speciale non pericoloso” e poterlo quindi recuperare come combustibile secondario stante il suo alto valore energetico.
Si fa presente che oramai anche nel settore sanitario sono bandite quasi del tutto le plastiche clorurate pertanto i rifiuti sanitari non debbono essere più considerati dei precursori della formazione di diossine e furani.
I costi per la produzione di un impianto industriale non sono facilmente quantificabili se non in modo molto sommario. Si parla di diversi milioni di euro, non meno di 10 milioni (acquisto terreno, costruzione capannone e strutture annesse funzionali, impianto di sterilizzazione, progetti, lavori, autorizzazioni, ecc). Tale impianto potrebbe servire, una volta edificato ad un territorio vasto.
Obiettivi a medio termine:
Stimolare e incentivare l’apertura di impianti di gassificazione della frazione organica dei rifiuti (compostaggio anaerobico).
Per quanto riguarda i costi per l’installazione di impianti di produzione di biogas, pur tenendo in considerazione caso per caso potrebbero avere delle variazioni non indifferenti, si potrebbe semplificare come segue. Per impianti di piccole dimensioni, ad esempio per trattare il rifiuto prodotto da una singola azienda o da un consorzio di poche aziende si stima un costo di installazione e avvio che oscilla tra 1 e 1,5 milioni di euro. Per impianti molto più grandi, ovvero a dimensione industriale, capaci di recepire grandi quantità di rifiuti, di natura diversa, la letteratura parla di una stima pari a 4.100,00 euro per kWh di potenza elettrica prodotta. Fonte: IRENA (2018), Renewable Power Generation Costs in 2017, International Renewable Energy Agency, Abu Dhabi.
Detto questo, perciò, è facile calcolare che per un impianto da 500 kWh saranno necessari circa 2.000.000,00 di euro.
Declassificare a “non prioritari” i termovalorizzatori più obsoleti e che hanno una potenza di fuoco ridotta. Per i restanti impianti programmare studi epidemiologici nelle aree di potenziale ricaduta dei fumi. Nelle stesse aree programmare studi ambientali che vedano la raccolta dei suoli superficiali e successiva analisi di elementi in tracce (metalli pesanti) e di composti organici (diossine, PCB).
Obiettivi a lungo termine:
Messa in sicurezza di tutte le discariche presenti in Regione al fine di garantire massima tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. In secondo luogo, programmare studi per il recupero delle aree utilizzate a discarica.
Per la messa in sicurezza delle discariche è necessario valutare caso per caso, per una stima corretta dei costi. Tuttavia, è possibile fare una stima, per una discarica di dimensioni medie (dai 300.000 ai 500.000 metri cubi), come segue:
. Indagini preliminari e propedeutiche, progettazione integrata: 600.000,00 euro;
. Direzione lavori e coordinamento della sicurezza: 300.000,00 euro;
. Costo dell’intervento: 5.600.000,00 euro
Per un totale di 6.500.000,00 euro.
La voce intervento (5 milioni e mezzo di euro) comprende: Bonifica, messa in sicurezza, Oneri sicurezza, Monitoraggi, Collaudi, Imprevisti, Oneri accessori e relativa IVA. Tra gli interventi di messa in sicurezza, ci sono quelli relativi alla falda, ovvero: impianto TAF (trattamento acque di falda), rete piezometrica, rete di collettamento e scarico, sistema di monitoraggio in continuo. Gli altri interventi di messa in sicurezza riguardano l’isolamento dei rifiuti dall’ambiente circostante e quindi la loro copertura con un adeguato sistema di teli, principalmente per impedire all’acqua meteorica di percolare.
Discorso molto diverso, invece, per la totale bonifica di un sito di discarica, con il ripristino delle originarie condizioni di naturalità. Per le complesse attività di aperura della discarica, prelievo dei rifiuti, trasporto agli impianti di trattamento/incenerimento, bonifica del sito e ripristino dei luoghi, è necessario tener conto di una cifra che varia tra i 150,00 e i 200,00 euro/metro cubo di rifiuti.
ES: discarica di Gerenzano (VA): 10.000.000 di metri cubi di rifiuti avevo stimato un costo pari a 1.5 miliardi di spesa totale per la bonifica e il ripristino dei luoghi.
Stimolare e incentivare l’apertura di impianti per il trattamento della FORSU in anaerobiosi con successiva ossidazione. Questo trattamento garantisce la produzione di biogas (buona parte metano) e un compost che può essere utilizzato in agricoltura per la notevole quantità di materia organica (carbonio organico).
Per valutare i costi per la realizzazione di un impianto per il trattamento di FORSU, FOP e altro materiale assimilabile a queste due, si prendono in considerazione alcuni progetti di impianti già realizzati. Da questa ricerca emerge che per un impianto dimensionato per trattare 50/60 mila tonnellate/anno, su 2/3 linee, sono necessari circa 40 milioni di euro complessivamente. Per la trasformazione di impianti esistenti, chiaramente, il costo scende, poiché non c’è la necessità di acquistare un terreno, gli edifici per ospitare gli impianti già ci sono, le vie di accesso e l’infrastrutturazione dell’area già esiste eccetera. In questo caso bisognerà valutare caso per caso, ma comunque difficilmente sarà ipotizzabile un costo inferiore al 50%, quindi 20 milioni di euro. L’impianto produrrà biometano, energia elettrica e termica, biocarburante.
Tutela ambientale in Montagna
SITUAZIONE ATTUALE E CRITICITÀ
Le montagne della fascia alpina e prealpina della regione Lombardia, insieme alla contenuta porzione appenninica dell’oltre Po, ne caratterizzano il limite settentrionale e, per un breve tratto, quello meridionale dando al nostro territorio aspetti paesaggistici ed ambientali di gran valore ed insieme alcune problematiche che, se non gestite oculatamente, possono tramutare i vantaggi di quelle qualità in una serie di danni che possono raggiungere livelli di gravità elevati.
Le montagne lombarde, specie quelle alpine, sono una rinomata meta turistica (v. anche Cap. 10 Turismo)
Alle popolazioni che ancora vi risiedono vanno garantiti tutti i principali servizi disponibili a chi vive nelle pianure (sanità, comunicazione, commercio, svago, servizi finanziari, etc.).
La gran parte del territorio è ricoperto di boschi che per centinaia di anni hanno fornito materiale per l’edilizia e combustibile, oggi oltre ad essere luogo di svago, svolgono o potrebbero svolgere un ruolo sempre più significativo nel sequestrare CO2 e rilasciare O2 per tutti.
Le montagne rappresentano sempre di più una riserva importante e strategica di acqua dolce per le più svariate esigenze umane: dall’impiego domestico alla produzione energetica all’uso in agricoltura.
OBIETTIVI STRATEGICI
Sostenere economicamente ed amministrativamente gli imprenditori agricoli e agro-turistici (v. anche Cap. 1 Agricoltura e Cap. 10 Turismo).
Recupero degli alpeggi e dei fabbricati rurali con finalità anche turistica, recupero della viabilità storica e dei sentieri.
Rilancio del comparto forestale.
Razionalizzazione e gestione della risorsa acqua.
INTERVENTI
Obiettivi a medio termine:
Sostenere economicamente e amministrativamente i progetti promossi da imprenditori che intendano investire nei comparti dell’agricoltura e del turismo, garantendo così il presidio del territorio, la sua manutenzione e lo sviluppo economico e sociale.
Per sostenere i progetti promossi da soggetti privati, ma anche da enti pubblici, relativi alla riqualificazione e valorizzazione dei territori svantaggiati, Regione Lombardia potrebbe predisporre opportuni bandi, mettendo a disposizione risorse a fondo perduto per un ammontare non inferiore a 15 milioni di euro/anno. Ogni soggetto potrà accedere ad un contributo massimo non superiore a 200.000 euro, potendo così finanziare 75 interventi/anno, ovvero 375 interventi in 5 anni, per progetti complessi di recupero, miglioramento e salvaguardia, nei settori agro-zootecnico, silvo-colturale, tutela dei paesaggi, salvaguardia ambientale, interventi sul retico idrico e interventi per scongiurare gravi problemi di dissesto idrogeologico, progetti innovativi per lo sviluppo di forme di turismo sostenibile e sviluppo delle economie locali. Interventi simili sono già messi in campo da altre Regioni italiane ed europee caratterizzate da territori con montagne e zone svantaggiate.
Recupero degli alpeggi e dei fabbricati rurali con finalità anche turistica con finanziamenti del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) o altri bandi regionali almeno del 50%, salvo limitare l’azione sulle aree neo-colonizzate dal bosco.
Per il recupero delle architetture montane (malghe, edifici a servizio degli alpeggi, ecc) e la loro contestuale trasformazione, per l’insediamento di diverse funzioni e destinazioni d’uso, devono essere tenuti in considerazione i maggiori costi imputabili alla loro posizione geografica, che li rende difficilmente raggiungibili da uomini, mezzi e dalle forniture dei materiali. È verosimile immaginare un costo medio di ristrutturazione e trasformazione (tenuto conto anche dei recenti aumenti del costo dei materiali e della manodopera) pari a 1.000,00 euro/mq. Immaginando un edificio o un agglomerato di più edifici localizzato in quota e di superficie complessiva pari a 150,00 mq, il costo complessivo di ristrutturazione ammonterebbe a 150.000,00 euro (costo medio di ristrutturazione). L’impegno di Regione Lombardia per questo intervento sarebbe pari a 75.000,00 euro, fatto salvo porre un tetto massimo finanziabile da R.L. pari a 50.000,00 euro. Ponendosi l’obiettivo di finanziare il recupero di 50 edifici o agglomerato di edifici ogni anno, lo stanziamento complessivo dovrebbe essere pari a 2.500.000,00 euro/anno. L’ultimo intervento di questo tipo, previsto dalla Regione Valle D’Aosta, ha stanziato risorse per 1.800.000,00 euro. In 5 anni, verrebbero recuperate 250 architetture montane in tutta la Lombardia. Bandi rivolti a soggetti pubblici e privati, sia per il recupero a fini agro-zootecnici, sia turistico-ricettivi, sia culturali.
Adeguata implementazione dei servizi di trasporto (collegamenti, numero di corse/orari quanto più spalmati sulle 24 ore), dai treni ai battelli agli autobus ed alle funivie, con particolare attenzione ai collegamenti con aree non servite dalla viabilità e/o in quota.
Obiettivi a lungo termine:
Recupero totale della viabilità forestale e dei sentieri e loro implementazione dove necessario.
Il recupero dei sentieri, delle strade di servizio dei fondi, delle piste in aree boschive e montane hanno costi non molto elevati, quantificabili in circa 50 euro/metro lineare (costo medio). Costi completamente diversi se si rende necessario realizzare opere di contenimento del suolo (degli sterri e dei riporti, delle scarpate, ecc.); in questo secondo caso è quasi impossibile determinare un costo medio dell’intervento, ma dovrà essere valutato caso per caso. Regione Lombardia dovrebbe, sempre attraverso lo strumento dei bandi, erogare adeguati fondi a sostegno dei soggetti pubblici e privati che abbiano intenzione di fare investimenti in questo ambito, erogando un contributo pari al 50% dell’intervento, per un importo massimo finanziabile pari a 20.000,00 euro. Immaginando uno stanziamento complessivo pari a 1.500.000,00 euro/anno, potrebbero essere finanziati 75 interventi/anno, ovvero 750 interventi in 10 anni. In questo modo, in 10 anni, è garantito il recupero di circa 600 km di sentieri, piste, viabilità a servizio della montagna e dei boschi (n.b.: importanti anche per gli interventi dei vigili del fuoco durante gli incendi boschivi).
Attività di miglioramento forestale su tutta la fascia prealpina ed alpina, fino alla quota del faggio, con riscoperta degli antichi assortimenti legnosi da opera (ciliegio, quercia, frassino per es.) o da ardere (betulla, frassino, etc.) e con particolare attenzione al rilancio della castanicoltura, sia per la produzione di paleria, sia per il recupero ed il rilancio delle selve castanili (da associare ad attività zootecniche) e della castanicoltura in genere.
Migliore gestione selvicolturale, sia degli estesissimi castagneti che dei boschi misti di bassa quota, al fine di ottimizzare la capacità di sequestro della CO2 atmosferica.
Razionalizzazione e gestione della risorsa acqua, intendendo tutto il comparto montano (inclusi i grandi laghi) come riserva idrica strategica regionale.
Predisposizione di un programma di implementazione dei bacini in quota, là dove già non ne esistessero ed in funzione del progressivo ritiro dei ghiacciai, al fine di trattenere quelle quote di acqua che si depositino in forma nevosa, così da renderle disponibili con l’avanzare della stagione primaverile-estiva.
Tutela ambientale in Agricoltura e allevamento
SITUAZIONE ATTUALE E CRITICITÀ
L’agricoltura lombarda è così differenziata e sfaccettata, con eccellenze in tutti i settori, dalla zootecnia alla cerealicoltura, dall’orticoltura alla frutticoltura ed al settore viti-vinicolo. Negli ultimi quinquenni nei vari Piani di Sviluppo Rurale (PSR), si è cercato di competere sui mercati internazionali con le grandi aziende agricole, ora occorre urgentemente sostenere quelle medie e medio-piccole, particolarmente presenti nelle zone meno avvantaggiate come le fasce collinari e quelle montane, incluse le aree vallive corrispondenti. Queste aziende svolgono un ruolo essenziale nel presidio e nella manutenzione puntuale del territorio, specialmente del reticolo idrico (naturale ed artificiale) e delle opere idraulico-forestali che permettono di controllare il dissesto idrogeologico. Inoltre, specie quelle zootecniche, sono in grado, con la produzione e la distribuzione del letame, di mantenere la fertilità dei terreni agricoli (v. anche Cap. 1 Agricoltura)
OBIETTIVI STRATEGICI
Rilanciare e potenziare il settore agro-zootecnico lombardo (sovranità alimentare) all’insegna della sostenibilità ambientale ed economico-sociale delle piccole e medie aziende agricole che operano in territori montani o comunque svantaggiati.
INTERVENTI
Obiettivi a breve termine:
Assimilazione di tutte le aree collinari regionali a quelle svantaggiate di montagna, con i relativi benefici nel PSR ed in termini percentuali di sostegno agli investimenti.
Nell’ambito del settore zootecnico da latte, Regione dovrà farsi promotrice di proposte volte a garantire giusti prezzi del latte alla stalla (a scapito dell’industria e non sulle spalle dei consumatori) e prevedere adeguati sostegni alle imprese produttrici di latte che operano in territori montani o in regime estensivo.
Nell’ambito del settore zootecnico da carne, Regione dovrà farsi promotrice di proposte volte a garantire giusti prezzi della materia prima alla stalla, prevedendo altresì incentivazioni per l’utilizzo di mangimi autoprodotti, per lo sviluppo di allevamenti estensivi, l’allevamento al pascolo.
Obiettivi a medio termine:
Incentivazioni per la trasformazione degli allevamenti intensivi in forme di allevamento estensivo maggiormente sostenibili per l’ambiente, il paesaggio e per il benessere animale.
Stimolare e incentivare la ripresa di pratiche agronomiche consolidate nei secoli, come il sistema delle rotazioni in funzione della naturale fertilizzazione, con ampio uso di leguminose da sovescio (interramento della coltura azoto fissatrice che arricchisce il terreno di quell’elemento fertilizzante e di sostanza organica (carbonio) ed anche in funzione del contenimento dei parassiti (insetti, acari, nematodi, funghi etc.).
Anche per l’agricoltura, approntare un programma per una transizione dall’agricoltura intensiva a quella estensiva.
Obiettivi a lungo termine:
Promozione certificazioni ESG (Environmental Social Governance) e similari
Attenzione alla prevenzione dell’inquinamento e promozione delle attività di manutenzione degli impianti
Smart city sostenibile energicamente
Promozione dell’innovazione con le tecniche di agricoltura verticale
Obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti idrici sia per enti pubblici che privati, attraverso aziende specializzate. Il tutto al fine di evitare inquinamenti di acque potabili e utilizzate per uso domestico (è un problema dei piccoli comuni che – per risparmiare costi a bilancio – cercano di fare manutenzione da sé senza alcuna competenza esponendo la comunità a rischi di avvelenamento.
Europa, PNRR e Autonomia
Obiettivo di legislatura
Puntare al pieno utilizzo degli 11,5 miliardi previsti dal PNRR per la Lombardia, in particolare per l’ammodernamento della rete infrastrutturale. Occorre ottimizzare l’utilizzo, attualmente insufficiente, dei fondi europei per finanziare il settore strategico della Ricerca & Sviluppo (v. anche Cap. 7 Ricerca). La Lombardia deve attrarre gli investitori continentali e internazionali. Serve una maggiore partecipazione politica delle istituzioni regionali nelle sedi decisionali europee. Inoltre, è assolutamente prioritario dare alla Lombardia il giusto posto che merita all’interno del panorama europeo ed internazionale attraverso un importante riassetto dei rapporti istituzionali anche riproponendo l’autonomia quale volano per la crescita della nostra regione. Regione Lombardia deve favorire il raccordo con i livelli territoriali di governo. È fondamentale che si crei una rete istituzionale di collegamento con l’individuazione di realtà istituzionali di raccordo fra regione, comuni, enti locali.
Premessa
Attualmente in termini di aiuti europei l’Italia dispone di 60 miliardi di euro del Piano nazionale ripresa e resilienza, di 43 miliardi in arrivo dai fondi di coesione del bilancio Ue 2021-27 e di altri 20 miliardi, che rappresentano il residuo del precedente programma 2014-20 e andranno rendicontati entro fine 2023, in quanto il regolamento Ue prevede l’ulteriore spazio di un triennio per portare a termine gli investimenti programmati.
In totale 123 miliardi di euro, una cifra che quasi quadruplica, rispetto all’era pre-Covid, il volume di investimenti pubblici targati Ue a disposizione del paese. Una cifra da spendere però in tempi e modalità tra loro diverse.
Nel caso del PNRR andranno spesi entro il 2026, in quello dei fondi strutturali entro il 2029, eccetto i 20 miliardi di cui sopra entro il 2023. Quanto alle modalità, mentre nel primo caso le regole per attingervi sono semplificate, i controlli della Commissione si concentrano più sui tempi delle riforme da rispettare e dei piani di investimenti da attuare che non sulla qualità della spesa, nel secondo caso, con i fondi strutturali, i controlli di Bruxelles sono molto più dettagliati, le spese vanno tutte rendicontate, fatture al seguito, per incassare gli aiuti europei.
Circa gli obiettivi, sia pure con diverse etichette, tutti i programmi pescano negli stessi bacini o quasi: infrastrutture, ambiente, clima, digitale, formazione più o meno permanente, coesione sociale, sviluppo urbano, territori periferici, sanità. trasporti, energia.
Dal PNRR finora ha incassato 67 miliardi proprio perché in linea con la tabella di marcia stabilita con Bruxelles. Mancano all’appello le riforme, previste nel programma, della giustizia e della concorrenza ma il rischio che non possa incassare la tranche di fine anno da 19 miliardi viene escluso.
Il 2023 sarà un test decisivo: finora il PNRR si è concentrato più sulle riforme e solo l’anno prossimo dovrà fare i conti con la sfida degli investimenti sul terreno, cioè dell’utilizzo concreto del quadruplo di risorse Ue, tra PNRR e fondi tradizionali, a nostra disposizione.
Con alcuni aggravanti che complicheranno l’impresa: da un lato il travaso sempre più consistente, a causa dell’emergenza energetica, dei vari fondi di coesione, regionali e sociali, sui progetti PNRR per le modalità semplificate e più rapide che prevedono nell’utilizzo delle risorse, dall’altro il rischio di impoverimento dei primi, oltre che di sovrapposizioni o duplicazione dei progetti visto che tutti possono concorrere a realizzare più o meno gli stessi obiettivi. Infine, l’assenza di una governance coerente, una sorta di cabina di regia che provveda al loro coordinamento.
Compito però molto difficile per l’assenza di un dialogo strutturale tra governo centrale e regioni, quindi tra il PNRR nato e cresciuto nel segno del centralismo prevalente anche per accelerarne le tappe e gli altri fondi proiettati sulle realtà regionali per le quali sono stati concepiti. Senza una chiara linea di demarcazione tra chi fa e che cosa, il pericolo è la cannibalizzazione dei progetti in campo con un enorme spreco di risorse. Senza una chiara ripartizione dei compiti tra amministrazioni centrali e locali sarà impossibile accelerare ritmi e qualità di spesa ed evitare ritardi di esecuzione.
Se a questo si aggiunge che, escluso il PNRR, l’Italia si presenta con 53 programmi per il Fondo regionale, 42 per il Fondo Sociale oltre a 10 programmi nazionali (dedicati tra l’altro a sanità, imprese, scuola, legalità, sicurezza, cultura) diventa evidente la complessità della partita. In sé e nel confronto con quelle di altri paesi: la Spagna ha un solo programma nazionale e uno regionale, il Portogallo ne ha due nazionali, la Grecia 3 e 17 regionali, la Francia coordina dal centro i dipartimenti, la Germania che delega tutto ai Laender.
Se non si colmeranno al più presto le lacune operative accumulate da un sistema-paese sclerotizzatosi nei decenni, l’esito potrebbe essere paradossale: con in mano il più potente bazooka europeo consegnatole proprio per imprimere una svolta radicale allo sviluppo del paese più indebitato dell’eurozona, l’Italia potrebbe non riuscire a lanciarlo per l’incapacità di strapparsi la zavorra dai piedi.
Nel 2020, ultimo dato Eurostat disponibile, nella lista delle regioni europee, la Lombardia risulta al 43° posto, con 123 nella classifica del Pil pro capite a parità di potere di acquisto con l’Ue = 100. Nelle regioni più industriali della Germania, Stoccarda compare al 17° posto con 157, Colonia al 31° con 131, Duesseldorf al 38° con 126.
Dieci anni prima, con la stesso tipo di misurazione, la Lombardia segnava 132, un punto in più del Baden-Württemberg e 12 punti in più del Nord Reno-Westfalia.
Varie le ragioni della marcia indietro: La crescita italiana tra le più lente dell’eurozona, la grande crisi finanziaria del 2008-12, poi la pandemia da Covid che ha colpito maggiormente le regioni più industrializzate del paese, poi l’aggressione russa all’Ucraina, la crisi energetica, i costi dell’energia alle stelle, il prepotente aumento dell’inflazione e lo spettro di una nuova recessione.
Per tutte queste ragioni e per l’altissimo debito che si trascina dietro, con il lancio del Next Generationi Eu, il mega-fondo europeo da 750 miliardi finanziato per la prima volta nell’Ue con debito comune, l’Italia ne è diventata la maggiore beneficiaria con oltre 200 miliardi di risorse a disposizione tra il 2021 e il 2026, via il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tra prestiti a tassi agevolati, prevalenti, e aiuti a fondo perduto per circa 60 miliardi.
La Lombardia riceverà 12 miliardi dal PNRR, dei quali 2 gestiti direttamente, il resto arriverà ai Comuni tramite i bandi e relative gare d’appalto.
Parallelamente dal bilancio Ue pluriennale (2021-27), l’Italia riceverà 64,5 miliardi di cui poco più di 39 dal Fondo regionale (ERDF) e 25,3 dal Fondo sociale (ESF): una somma seconda solo a quella della Polonia, che incasserà oltre 88 miliardi
Cinque le grandi priorità da perseguire: alla voce Smarter Europe, crescita e competitività delle Pmi, Ricerca e innovazione, digitalizzazione, valorizzazione delle competenze. Transizione verde prevede l’adattamento al cambiamento climatico, efficienza energetica, mobilità urbana, acque sostenibili, energie rinnovabili, economia circolare, biodiversità.
Europe connected intende valorizzare i trasporti e le reti transeuropee in modo sostenibile. L’Europa sociale punta all’istruzione inclusiva e di alta qualità, formazione permanente, inclusione e occupabilità, integrazione degli immigrati. Modernizzazione del mercato del lavoro, parità di genere, qualità del servizio e accesso alla sanità, cultura e turismo. Infine, Europa più vicina ai cittadini è mirata allo sviluppo integrato tanto delle aree urbane quanto di quelle rurali e costiere.
In Italia le sovvenzioni di Bruxelles rappresentano il 10% del totale degli investimenti pubblici (contro ben l’80% in Polonia), in altre parole, la politica Ue di coesione spesso si assume il “lavoro” che dovrebbe fare la spesa ordinaria dello Stato.
Nel periodo 2021-27 la Lombardia riceverà 1,5 miliardi di euro dal Fondo Sociale europeo e 2 miliardi da quello regionale. Si tratta di un aumento decisamente consistente rispetto al precedente periodo 2014-20 quando i due fondi avevano un’identica dotazione pari a 970,5 milioni, finanziati a metà dall’Ue e per l’altra dal cofinanziamento nazionale.
C’è tempo fino alla fine dell’anno prossimo per poter spendere quel che ancora resta di questi ultimi fondi. Nel caso del Fondo sociale le spese deliberate toccano al momento il 92% del totale, i progetti già attuali e rimborsati da Bruxelles arrivano al 78%. Nel caso del Fondo Regionale le rispettive percentuali sono meno brillanti: 88% e 54%.
Se si aggiunge anche il Fondo Ue per la Sviluppo Rurale, dotazione di 1,545 miliardi, i dati oggi sono 75% e 41%.
I settori di intervento riguardano la competitività delle imprese con il 23% del totale, trasporti e mobilità 20%, occupazione e lavoro 16%, istruzione e formazione 12%, Ricerca e innovazione 7%, inclusione sociale e salute 6%, reti e servizi digitali 5%, ambiente 4%, capacità amministrativa 3%, cultura e turismo 3% energia 2%.
In tutto sono in essere oltre 230 progetti.
La principale difficoltà delle Regioni nel rapporto con le istituzioni europee riguarda l’incapacità di entrare in sintonia con tempi e modi previsti dalle strategie dell’Unione Europea. Esse si strutturano attraverso piani dalla durata di sette anni che, tuttavia, vengono presi in considerazione da parte delle autorità regionali solamente durante il periodo di tempo della legislatura di riferimento, e non in anticipo. Per evitare ciò e per poter sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione a livello comunitario, risulta dunque necessaria una maggiore partecipazione politica (attraverso gli Assessori) e non (attraverso i funzionari) nelle sedi decisionali europee, tramite una presenza organizzata e sistematica.
Al fine di implementare ciò, di seguito forniamo una panoramica circa la strutturazione dei rapporti tra l’Unione Europea e le Regioni.
Obiettivi strategici
1) Ricerca & Sviluppo: per sostenere la spesa e gli investimenti in tale settore, è necessario usufruire di sovvenzioni, sussidi e prestiti previsti dalla normativa europea. (v. Cap. 7 Ricerca)
2) Attrarre investitori continentali ed internazionali, tramite lo snellimento delle procedure burocratiche ed incentivi alle assunzioni.
3) Incentivare il processo di designazione di sedi di enti internazionali sul territorio lombardo. Ciò nell’intento di favorire una maggiore sintonia con le strategie dell’UE. In questo senso, è opportuno avviare un profondo lavoro istituzionale per spostare la sede centrale delle Consob a Milano.
4) Efficientamento dell'utilizzo dei fondi europei con riferimento all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime.
5) Comunità Montane
Regione Lombardia ha aggiornato la LR 19/2008 nell’agosto 2011, destinando ogni anno alle Comunità Montane un contributo. Tale contributo consente a tali enti di svolgere le funzioni delegate da Regione Lombardia e le funzioni associate per conto dei Comuni appartenenti al territorio di competenza quale Unioni dei Comuni montani lombardi (v. anche Cap. 2 Ambiente)
Per l’anno 2022 il contributo è di 10,5 milioni di euro (dgr 5878 del 24/01/2022)
Tra 2014 e 2020, sono stati impegnati 103 milioni € da Fondi Europei per i territori montani
6) PNRR: pieno utilizzo degli 11,5 miliardi di euro di risorse relative al PNRR e al Fondo complementare dedicati alla Lombardia, di cui circa 2,1 miliardi che prevedono la Regione come soggetto attuatore (v. anche Cap. 5 Infrastrutture)
7) Ammodernamento della rete infrastrutturale e realizzazione delle grandi opere:
Potenziamento della rete dell'alta velocità
Investimenti sulla rete ferroviaria (M3C1): 3.037.200.000,00 € (PNRR)
Digitalizzazione: 291.553.174,13 € (PNRR)
Fondi strutturali e di investimento europei:
Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) è uno dei principali strumenti finanziari della politica di coesione dell’UE. Nel periodo di programmazione 2021-2027, circa 200,36 miliardi di euro sono stati destinati al FESR, (tra cui 8 miliardi alla Cooperazione territoriale europea e 1,93 miliardi di dotazioni speciali, destinate alle regioni ultraperiferiche). I tassi di cofinanziamento per le regioni più sviluppate sono fino al 40%.
Piano Regionale Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (PR FESR): prevede l’assegnazione alla Lombardia di 2 miliardi di euro nel periodo 2021-2027 (il doppio rispetto a 2014-2020) così ripartiti:
1,1 miliardo di euro per il consolidamento della competitività e dell’attrattività del sistema lombardo, mettendo al centro la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico
650 milioni di euro per la transizione verso un modello di sviluppo e di crescita sostenibili, promuovendo l’utilizzo consapevole delle risorse energetiche e il ricorso alle fonti rinnovabili, indirizzando gli investimenti verso nuove tecnologie e secondo i principi di economia circolare, a supporto di progetti di efficientamento energetico, in particolare dell’edilizia pubblica e privata, nonché di mobilità multimodale sostenibile, per il miglioramento della qualità dell’aria, in coerenza con il Programma Regionale di Gestione Rifiuti (PRGR)
200 milioni di euro per il contrasto alle fragilità sociali, sia nelle aree urbane sia nelle aree interne. La strategia prevede azioni di rigenerazione urbana e inclusione sociale, attraverso il rafforzamento dei servizi essenziali di cittadinanza e la stimolazione di iniziative a supporto dell’economia e della società.
Il PR FESR si svilupperà lungo i seguenti assi:
Asse 1 (1.091 M€): dedicato agli interventi di ricerca e innovazione, digitalizzazione, sostegno alla competitività del sistema imprenditoriale lombardo e della crescita delle competenze delle imprese
Asse 2 (591 M€): supporto alla transizione energetica e all’economia circolare
Asse 3 (51 M€): mobilità urbana sostenibile
Asse 4 (207 M€): sostegno alle strategie urbane di sviluppo sostenibile e alle strategie per le aree interne
Asse 5 (60 M€): assistenza tecnica
Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) Lo sviluppo rurale è il secondo pilastro della politica agricola comune (PAC) per favorire la sostenibilità sociale, ambientale ed economica delle zone rurali. La PAC contribuisce allo sviluppo delle zone rurali attraverso tre obiettivi a lungo termine:
- accrescere la competitività del settore agricolo e forestale
- garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l’azione per il clima
- realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e il mantenimento di posti di lavoro.
Il bilancio del FEASR per il periodo 2021-2027 ammonta a 95,5 miliardi di euro, che comprendono un contributo da 8,1 miliardi di euro dallo strumento Next Generation EU.
I paesi dell’UE attuano i finanziamenti del FEASR attraverso i programmi di sviluppo rurale (PSR). I PSR sono cofinanziati dai bilanci nazionali e possono essere preparati su base nazionale o regionale. Mentre la Commissione europea approva e vigila sui PSR, le decisioni relative alla selezione dei progetti e alla concessione dei pagamenti vengono prese dalle autorità di gestione a livello nazionale o regionale. Ciascun PSR deve essere finalizzato a realizzare almeno quattro delle sei priorità del FEASR:
promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
potenziare la redditività e la competitività di tutti i tipi di agricoltura e promuovere tecnologie agricole innovative e la gestione sostenibile delle foreste
favorire l’organizzazione della filiera alimentare, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo
incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di CO2 e resiliente ai cambiamenti climatici nel settore agroalimentare e forestale
preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alle foreste
promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.
AUTONOMIA
L’autonomia è per i lombardi un imprescindibile risultato da ottenere. Occorre creare un apposito assessorato per l'autonomia ed il federalismo, con lo specifico ed unico compito di definire e concretizzare, nel corso della legislatura, un dettagliato percorso istituzionale finalizzato.
L’esistenza di una interdipendenza molto stretta tra i territori dell’Italia settentrionale dal punto di vista geografico, geofisico, economico e anche demografico è di tutta evidenza e innegabile. Tuttavia, questa interdipendenza è più stretta se si analizza il tessuto socio-economico e produttivo delle regioni del nord. Il primo aspetto che dobbiamo prendere in considerazione è la concentrazione della produzione nelle Regioni dell’Italia settentrionale: sostanzialmente siamo al 50% della produzione agricola nazionale: siccome l’Italia rappresenta circa il 10% dell’Unione Europea, ciò vuol dire che il Nord fornisce il 5% della produzione agricola dell’intera Unione, quota non irrilevante. Ci sono alcune produzioni per cui il Nord è poco vocato – per esempio patate e ortaggi raggiungono appena il 26% – ma ve ne sono altre che superano abbondantemente la soglia del 50%: in particolare cereali, coltivazioni foraggere, in generale tutti gli allevamenti, raggiungendo quasi l’80% per il latte bovino. Quindi vi è una forte concentrazione all’interno delle Regioni del Nord Italia, e questo provoca un maggior impiego di fattori, tant’è vero che si utilizza il 58% del totale dei cosiddetti “consumi intermedi”, cioè i fattori di produzione variabili: questo fa sì che il valore aggiunto sia leggermente inferiore al 50%. Ciò avviene nonostante la struttura produttiva presenti produttività e redditi superiori: anche qui si deve comparare il Nord con le altre Regioni italiane: il 50% della produzione italiana è realizzato da un quarto delle aziende agricole italiane, con una superficie di poco più di un terzo del totale di quella nazionale e con un volume di lavoro che è circa il 40%.
Nel Nord c’è un patrimonio formidabile di circa 4.000 medie imprese che si scambiano gran parte delle risorse, rappresentate dai sistemi di fornitura, dalla squadra manageriale, dai servizi. Queste risorse non sono più locali, non sono più distrettuali, non sono neppure globali in prima approssimazione: sono di questo territorio intermedio che chiamiamo global city-region, cioè la città-regione globale del Nord. Quello che sta avvenendo è un passaggio evolutivo d’importanza probabilmente maggiore di quella che riusciamo a vedere e capire al momento attuale.
Lo sviluppo delle regioni del Nord Italia rappresenta un’unità economica – e per certi aspetti anche sociale – che ha una sua omogeneità tale da richiedere alle infrastrutture e ai servizi per la mobilità di coprire e favorire il potenziale di questo sviluppo secondo delle logiche economiche e sociali, non meramente amministrative. Del resto che le strade, le autostrade, le ferrovie non si fermino ai confini tra Lombardia e Veneto, Lombardia e Liguria, Lombardia e Piemonte, Lombardia e Emilia-Romagna è talmente ovvio che per molti aspetti non ci rendiamo conto della rilevanza o della necessità di una gestione più unitaria e coordinata di queste infrastrutture. Questo concetto porta l’attenzione sul fatto che l’infrastruttura esiste, ma talvolta è insufficiente per rendere un servizio adeguato e/o efficiente, un servizio definito “fluido”. Ragionando sul Nord Italia nel suo complesso, e quindi in modo integrato tra Regioni, è importante porre l’attenzione sulle infrastrutture, e nel contempo pensare ai servizi che queste infrastrutture rendono disponibili a prescindere dalle delimitazioni amministrative.
All’interno di questo contesto la Lombardia è situata in un sistema complesso che possiamo definire global city-region: un’unica città-regione con caratteristiche “glocali”, in cui la radicata presenza di sistemi locali si innerva in un ambito ormai decisamente globale.
La dimensione interregionale si manifesta quindi come espressione di un’autonomia collettiva che consente di superare l’interpretazione restrittiva tesa a relegare l’interregionalità alla mera contiguità territoriale. L’intesa è dunque funzionale sia a forme di auto-coordinamento nell’esercizio di funzioni proprie, che a forme di etero-coordinamento. In quest’ultimo caso si deve pensare all’esercizio di funzioni ultraregionali trasferite dallo Stato che in tal mondo conservano la loro caratteristica d’essere tipiche funzioni interregionali. La dimensione costituzionale dell’interesse regionale sostanzia quindi il concetto stesso di autonomia regionale; c’è un aspetto decisivo soprattutto in relazione al fatto che il superamento del perimetro territoriale come limite interno all’azione del Governo regionale abbia come conseguenza la ricomposizione degli interessi della Regione su una più ampia base territoriale. L’Autonomia nella cornice costituzionale, definendo prioritariamente i Livelli Essenziali di Prestazioni è un traguardo da raggiungere a livello nazionale, così come richiesto dal referendum del 2017, per queto motivo occorre un importante e costruttivo dialogo con il Governo che deve portare a termine il processo. In quest’ottica, occorre:
incrementare completare il percorso di autonomia amministrativa delle regioni, mantenendo l’unità dello Stato e garantendo dei "livelli essenziali di prestazione" uniformi su tutto il territorio nazionale;
garantire a pieno i principi costituzionali di autonomia e sussidiarietà attraverso il riconoscimento delle funzioni amministrative decentrate a Comuni, Province e Città metropolitane con i Comuni che possono svolgere un ruolo da protagonisti. I nostri sindaci rappresentano il vero motore dell’autonomia.
Imprese, lavoro, commercio e artigianato
Obiettivo di legislatura
Il nostro intento è supportare le aziende, le imprese, i lavoratori e gli artigiani. Dobbiamo partire da loro per far crescere la nostra regione.
Bisogna sostenere le aziende e le imprese, i commercianti, i lavoratori e gli artigiani lombardi, attraverso la digitalizzazione, la crescita e la formazione continua del capitale umano. E’ necessario il rafforzamento strutturale e finanziario delle imprese, la riconfigurazione strategica delle filiere, lo sviluppo e la diffusione di una imprenditorialità moderna. Per vincere la competizione, le imprese devono disporre di risorse umane adeguate, in termini sia quantitativi che qualitativi. La Lombardia deve essere più attrattiva, rispetto a oggi, soprattutto per le persone giovani, che sono più propensi a spostarsi da un territorio all’altro.
La Regione si impegna a superare le difficoltà che ostacolano l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro, il fenomeno del mismatch e il reskilling.
Punti di forza e debolezza dell’imprenditoria lombarda
In Lombardia nel terzo trimestre 2022 crescono le cessazioni di impresa (17.754), che risultano più che raddoppiate su base annua (+144,3%). L’incremento è guidato dalle cancellazioni d’ufficio (10.048), messe in atto dalle Camere di Commercio per eliminare posizioni formalmente attive ma non più operative; aumentano comunque anche le cessazioni dichiarate dalle imprese (7.526), sebbene meno intensamente. Il fenomeno potrebbe rappresentare l’avvio di un processo di «smaltimento» delle mancate cessazioni degli anni scorsi, caratterizzati da bassi livelli di mortalità anche grazie alle misure di sostegno intraprese per contrastare gli effetti della pandemia. (Fonte: Rapporto di Unioncamere Lombardia sull’andamento della demografia delle imprese nel 3° trimestre 2022).
Gli strumenti introdotti dalle istituzioni per arginare gli effetti della crisi dovuta all’emergenza sanitaria e per sostenere le imprese hanno condizionato le dinamiche di nati-mortalità imprenditoriale, disincentivando molte chiusure che saranno probabilmente riassorbite nei prossimi anni. Il fenomeno non è più così marcato come nei trimestri centrali del 2021 ma in Lombardia mostra ancora effetti significativi, mentre in Italia le cessazioni sono tornate lentamente a crescere e l’incremento delle imprese attive si limita al +0,2%. (Fonte: Unione Camere Lombardia).
L’incremento del numero di imprese attive è limitato alle sole società di capitali, che crescono quasi del 5% proseguendo la tendenza positiva in corso da molti anni.
A livello territoriale il confronto su base annua evidenzia come gli incrementi più consistenti si siano verificati a Varese (+1,7%), Brescia (+1,4%) e Como (+1,3%), seguiti da Bergamo (+1%), Sondrio (+0,8%), Cremona (+0,7%), Pavia (+0,6%) e Lecco (+0,6%). Milano, che negli ultimi anni ha mostrato la crescita più rilevante, registra invece una variazione positiva ma ridotta (+0,4%), per via delle numerose cancellazioni di ufficio realizzate nei trimestri scorsi, così come avvenuto a Monza-Brianza (-0,8%), Mantova (-1,7%) e Lodi (-2,8%), province dove le imprese attive sono diminuite nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente (Fonte: Unione Camere Lombardia).
È importante riconoscere che il tessuto economico produttivo lombardo è tra i più solidi in Europa, questa solidità è confermata anche se paragonata con alcune regioni europee. Va anche detto che nell’ultimo decennio, e in parte anche nella fase precedente, la dinamica della creazione di ricchezza in Lombardia ha subito un rallentamento, se confrontata almeno con alcune altre Regioni continentali: il distacco con le regioni leader si è accentuato dal 2009 al 2020, a seguito di un percorso di crescita (CAGR) più modesto.
Linee strategiche di sviluppo delle imprese lombarde
Partendo dunque da una base solida, ma che non ha avuto un output particolarmente dinamico negli ultimi 15 anni, le sfide che devono essere affrontate dalle imprese e dai lavoratori sono molteplici e impegnative.
Quattro linee di sviluppo appaiono in particolare centrali in questa fase storica, a livello sistemico:
L’acquisizione e lo sviluppo di un adeguato capitale umano (competenze/risorse professionali)
Il rafforzamento strutturale-finanziario delle imprese
La riconfigurazione strategica delle filiere
Lo sviluppo e la diffusione dell’imprenditorialità moderna
ACQUISIZIONE E SVILUPPO DI UN ADEGUATO CAPITALE UMANO
Le imprese vincono la competizione e prosperano se dispongono di risorse umane adeguate, sia in termini quantitativi, sia e soprattutto in termini qualitativi (competenze e capacità).
La situazione al momento non è certo ottimale: il noto problema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro (v. anche Cap. 7 Ricerca e Innovazione) affligge tutti i paesi sviluppati e quindi anche le aree economiche più avanzate della nostra Regione.
Le cause sono strutturali e hanno implicazioni significative per il mondo della formazione, secondaria e terziaria (v. anche Cap. 6 Formazione).
Dal punto di vista di un territorio regionale però il problema deve essere affrontato puntando innanzitutto sull’attrattività del territorio stesso per le risorse high-skilled (non solo in realtà, visto che il mismatch sembra riguardare profili professionali anche non ad alta scolarizzazione): in altri termini, oggi e ancor più domani i territori vincenti per le imprese saranno quelli che riescono ad attrarre i lavoratori.
Non si tratta solo, per essere chiari, di incentivare il “rientro dei cervelli” o ancor meno di disincentivare la partenza dei giovani lombardi verso esperienze estere; in un certo senso è invece esattamente il contrario perché si tratta di accettare che:
I territori siano in competizione per attrarre le risorse umane produttive
I territori più attrattivi attraggano e trattengano le risorse umane produttive, anche a prescindere dalla loro origine (dove sono nate) e dalla loro provenienza (da quale territorio provengono).
La Lombardia può essere attrattiva, o più attrattiva rispetto a quanto lo è oggi, soprattutto per i giovani, che sono più propensi a spostarsi da un territorio all’altro. La situazione di partenza è decisamente migliorabile: le tabelle che seguono mostrano per alcune Regioni Italiane, inclusa la Lombardia il saldo migratorio limitato ai cittadini laureati. Il saldo è negativo, e lo è soprattutto nella fascia critica dei 25-39 anni.
L’attrattività di un territorio dipende da molti fattori. Certamente, dipende dalla qualità delle imprese stesse, dalla notorietà del loro brand, dal potenziale del loro sviluppo. Ma ancor più dipende da fattori su cui può incidere direttamente la politica territoriale, quali in particolare la qualità delle infrastrutture (hard e soft), la disponibilità residenziale, l’offerta culturale, la qualità del tempo libero, l’assistenza sanitaria, la digitalizzazione degli adempimenti burocratici, ecc.
La Lombardia ha la potenzialità per proporsi come la Regione più attrattiva d’Europa, per le persone ad alto potenziale di qualsiasi età. Le azioni possibili sono molteplici.
Assistenza diretta per gli adempimenti amministrativi legati al trasferimento (sportello);
Facilitazione per l’accesso all’assistenza sanitaria, agli asili e alle scuole (per i figli);
Rafforzamento delle residenze universitarie;
Occorre intervenire per fronteggiare il caro-vita e predisporre delle azioni volte ad abbassare il costo abitativo in alcune città lombarde predisponendo appositi sussidi e defiscalizzazioni realizzando così idonee misure di marketing territoriale di concerto con i comuni;
Istituzione di corsi di lingua;
Intervenire per sostenere e proteggere la brevettualità made in Lombardia per proteggere il territorio;
Intervenire con l’autorevolezza istituzionale per trasferire la Consob e il Tribunale europeo dei brevetti a Milano;
Potenziamento della rete dei centri per l’impiego con la dotazione di ulteriore personale qualificato;
Maggiori rapporti con il Governo e le Prefetture per puntare ad una immigrazione di qualità in modo da poter attingere ad un capitale umano selezionato e mirato per le esigenze imprenditoriali;
Predisporre il Piano per il Lavoro Regionale di concerto con enti del terzo settore, sindaci, confederazioni del lavoro in assetto interassessorile;
Intensificare la rappresentanza lombarda a Bruxelles e potenziare i rapporti con l’Unione Europea per collegare il tessuto imprenditoriale lombardo alla realtà europea;
Indennità di residenza pari ad una percentuale della retribuzione per i primi 5 anni, per chi si trasferisce in Lombardia con un contratto di lavoro.
Piano di Comunicazione internazionale mirato, avente per oggetto le qualità della Regione (imprese, cultura, tempo libero, ecc.) e le facilitazioni offerte per chi si trasferisce. Organizzazioni di veri e propri road show, volti a comunicare l’eccellenza Lombarda e il “posizionamento” internazionale della Regione, con lo sviluppo dello specifico brand “Lombardia” nell’ambito del brand Italia.
Altro aspetto fondamentale è il Continuing Learning Education (CLE). In un mondo in cui i cambiamenti si manifestano così velocemente e frequentemente, le competenze individuali devono continuamente essere riconfigurate. (v. anche Cap. 6 Formazione).
In questa direzione già si muovono autonomamente le imprese, le università, le associazioni datoriali, gli albi professionali, ecc. Ma i percorsi autonomi non sono tra loro coordinati e i risultati a livello sistemico non sono ottimali.
La Regione, quindi, potrebbe dare un grande contributo, proponendosi come HUB strategico volto a coordinare e interconnettere tutte le iniziative CLE, progettate e avviate sul territorio, con particolare attenzione a quelle dedicate alle nuove tecnologie. Si propone pertanto la costituzione di Lombardia CLE-HUB (potrebbe anche essere una Fondazione, con il coinvolgimento di stakeholder privati) con la missione di:
Mappare e interconnettere tutte le attività CLE della Regione (con articolazione per territorio, per contenuto, per interlocutore) al fine di promuovere nuove iniziative;
Creare dei Distretti Logistici provinciali quali un luogo di incontro e confronto sistematico con tutti soggetti coinvolti quali università ,imprese, terso settore e regione;
Proporsi anche a livello internazionale come centro di eccellenza sullo sviluppo del CLE;
Effettuare una riprogettazione strategica delle Start-Up in tema di dinamicità e sostenibilità;
Progetto “Torna in Lombardia”. Il progetto ha l’obiettivo di offrire per i nostri giovani la possibilità di fare nuove esperienze formative anche all’estero e accrescere il loro bagaglio tecnico e culturale per poi tornare in Italia, in Lombardia, e mettere a frutto quanto imparato altrove. Questa possibilità, contribuendo alla crescita economica e professionale della nostra regione, permette ai giovani l’acquisizione di formazione di alto livello, garantisce pari opportunità e inclusione sociale e accresce sensibilmente le possibilità occupazionali di qualità e si conferma un importante politica attiva. La partecipazione è sottoposta ad una selezione tramite bando e il finanziamento verrà effettuato attingendo dai fondi della formazione per la copertura delle spese di trasporto, vitto, alloggio e per l’esperienza formativa tramite tirocini formativi, corsi o stage e una seconda tranche coprirà i costi per il reimpiego delle competenze acquisite nella prima fase da svolgere obbligatoriamente nel territorio della Lombardia tramite partnership individuate.
Un importante settore che deve necessariamente essere rafforzato e in alcuni casi completamente pianificato e realizzato è quello delle infrastrutture utili allo sviluppo imprenditoriale. È indispensabile, infatti, intenerire in modo mirato per:
Progettare un massiccio intervento per garantire i collegamenti verso le aree meno collegate (Mantova, Cremona, Cremo) e intervenire per razionalizzare il sistema infrastrutturale collegandolo al sistema stradale e autostradale esistente.
Intervenire sull’indotto dell’aeroporto di Malpensa e migliorare l’accessibilità da e per l’aeroporto.
Programmare uno studio di fattibilità rispetto il collegamento Linate-Malpensa, anche di tipo misto.
Potenziare i trasferimenti tecnico-logistici e intervenire per razionalizzare la governance per la gestione della logistica;
Potenziare la navigazione fluviale;
Potenziare le esportazioni e le importazioni su rotaia
RAFFORZAMENTO STRUTTURALE-FINANZIARIO DELLE IMPRESE
La dimensione media delle imprese italiane, e anche di quelle Lombarde, è inferiore rispetto ai benchmark, soprattutto tedeschi e francesi.
L’aspetto dimensionale è rilevante non solo dal punto di vista del lavoro, ma anche e soprattutto dal punto di vista della solidità finanziaria: imprese più grandi a parità di altre condizioni hanno una struttura finanziaria in grado di garantire maggiore resilienza nelle fasi di alta volatilità (come l’attuale).
È auspicabile dunque che il governo della Regione favorisca in tutti i modi possibili il rafforzamento strutturale (finanziario) delle imprese territoriali attraverso vari interventi.
Favorire, anche attraverso i road show di cui sopra, gli investimenti diretti esteri (IDE) in Lombardia, anche laddove si concretizzino in acquisizioni da parte di soggetti internazionali.
Istituire con una proficua collaborazione con gli istituti bancari Fondi di Garanzia per dare possibilità alle imprese e alle piccole e media imprese di acceder al credito garantito da Regione Lombardia con la individuazione di figure professionali in organico a regione che facciano da referenti istituzionali.
Definire insieme alle associazioni industriali locali e a degli advisor dei piani di promozione e incentivazione mirati e specifici per ogni provincia, sul modello del programma Elite di Borsa italiana, relativi a:
La quotazione in Borsa (possibilmente la Borsa di Milano) delle imprese attive in Regione.
Le aggregazioni strategiche (fusioni/acquisizioni) che soprattutto in certi ambiti competitivi sono ineludibili e ritardate da ostilità culturali.
Definire insieme alle Università locali e agli albi professionali (commercialisti e avvocati) dei piani di comunicazione e di assistenza professionale, mirati e specifici per ogni Provincia, volti al miglioramento della Governance aziendale (nello spirito degli “adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili”).
RICONFIGURAZIONE STRATEGICA DELLE FILIERE
Molte imprese lombarde sono leader in nicchie competitive, o sono attive in filiere internazionali.
Gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi anni hanno comportato profondi cambiamenti nel modello di globalizzazione: con ogni probabilità non assisteremo nei prossimi anni ad una de-globalizzazione ma a una ri-globalizzazione, cioè ad un nuovo assetto delle relazioni globali tra sistemi economici e filiere produttive/distributive. In questo importante processo la Lombardia deve essere in testa.
In questo riassetto, avranno certamente un ruolo importante i cosiddetti ecosistemi digitali, che possono definirsi come delle “costellazioni” di prodotti e servizi diversi e quindi di diverse imprese fortemente integrati attraverso la digitalizzazione e focalizzati sui bisogni dei clienti. Un ecosistema digitale si propone in modo unitario nei confronti del cliente anche se è composto da una molteplicità di imprese con diversi prodotti/servizi.
Gli ecosistemi digitali già hanno preso forma nel mondo automotive, nella sanità, nel banking, nella grande distribuzione.
Gli ecosistemi sono anche il risultato naturale di confini settoriali sempre più fluidi e dell’attuale riconfigurazione delle filiere e soprattutto delle interfacce con il cliente finale.
Per definizione gli ecosistemi digitali non hanno confini territoriali, a differenza dei distretti industriali, ma hanno un’impresa come centro strategico della costellazione: dal punto di vista del territorio, dunque, ciò che conta è:
La presenza di imprese che assumono il ruolo di centro strategico;
La presenza di impresa che pur non assumendo il ruolo di centri strategici siano attive in ecosistemi in crescita.
In questo contesto la Regione dovrebbe impegnarsi nella promozione del ruolo delle imprese lombarde negli ecosistemi digitali, sia attraverso la leva finanziaria e fiscale, sia in modo operativo, favorendo la raccolta, la razionalizzazione e la diffusione delle informazioni necessarie. A tal fine Regione Lombardia darà vita ad un Osservatorio con le Università Regionali (aree Economiche e Ingegneristiche, principalmente) con la missione di:
monitorare il fenomeno degli Ecosistemi e più in generale della riconfigurazione delle filiere produttive;
diffondere presso le imprese lombarde, anche attraverso le associazioni industriali locali, le informazioni raccolte ed elaborate.
Poiché poi la connettività digitale è alla base del funzionamento degli ecosistemi, diventano essenziali gli investimenti pervasivi nelle necessarie infrastrutture di telecomunicazione, su tutto il territorio regionale.
Si osserva infine che la strategia degli ecosistemi digitali non è né alternativa né incompatibile con gli obiettivi di sviluppo dei “Distretti ad alta tecnologia” per ogni Provincia.
Nell’ambito quindi della riconfigurazione delle filiere, del loro potenziamento e della loro valorizzazione occorre:
attenzionare quelle filiere di “confine” e favorire con loro il dialogo con le regioni limitrofe per superare le differenze tecniche di gestione;
collegare le filiere agli ITS e rendere la formazione uno strumento di stretto legame con lo sviluppo delle filiere territoriali.
SVILUPPO IMPRENDITORIALITÀ MODERNA
La resilienza delle imprese è un obiettivo importante, ma a cui deve essere affiancato anche l’obiettivo di favorire la nascita e il successivo sviluppo di nuove imprese: il tema centrale in questo caso è quindi la cultura dell’imprenditorialità (v. anche Cap. 6 Formazione)
La Lombardia, come anche altre regioni Italiane, ha una storica attitudine positiva nei confronti dell’imprenditorialità, la cui diffusione ha contribuito alla trasformazione del paese nella seconda metà del secolo passato.
L’imprenditorialità di oggi, tuttavia, ha caratteristiche almeno in parte diverse rispetto a quella di un passato anche recente; in particolare:
richiede da parte dell’imprenditore una “dotazione” culturale (non solo tecnica) più sofisticata e ampia;
richiede dotazione finanziaria più consistente e “permanente” (equity);
richiede accesso a network più articolati e internazionali.
C’è bisogno di un grande impegno perché le generazioni più giovani continuino ad fornire energia imprenditoriale al sistema, ma allo stesso tempo i modelli e i valori imprenditoriali non possono continuare ad essere quelli degli anni ’60 del secolo passato.
Gli obiettivi di attrattività sono già di per sé rivolti, indirettamente, a favorire la diffusione della cultura imprenditoriale, attraverso l’attrazione delle risorse umane più creative. Ma la Regione Lombardia deve offrire anche contributi più diretti a favore dell’imprenditorialità, con l’obiettivo di diventare la Regione più smart d’Europa per la nascita di nuove imprese.
Sul fronte amministrativo la Regione promuove l’imprenditorialità, soprattutto giovanile e tecnologicamente avanzata, attraverso semplificazioni burocratiche e incentivazioni per la nascita di nuove imprese.
La Regione dovrà facilitare l’accesso al credito delle PMI intervenendo per snellire le procedure per non bloccare il personale amministrativo impiegato nelle imprese.
Sul fronte finanziario la Regione promuove la nascita e la diffusione dei fondi di Venture Capital, anche nell’ottica delle riconfigurazioni delle filiere, dello sviluppo dei Distretti ad alta tecnologia, della nascita degli ecosistemi digitali.
Sul fronte formativo e informativo, la Regione promuove la nascita dell’Accademia Regionale sull’Imprenditorialità, con la partecipazione degli Atenei regionali e di altri stakeholder strategici, con la missione di diventare centro di formazione di eccellenza nazionale e internazionale sull’imprenditorialità in stretta sinergia con gli ITS i quali dovranno essere potenziati e razionalizzati rispetto le esigenze imprenditoriali dei diversi territori regionali.
Sul fronte del lavoro agile e dello Smart working occorre disciplinare un documento strategico per il riscorso a tale forma di lavoro per facilitarne il ricorso diligente da parte di imprese e lavoratori.
Sul fronte culturale, la Regione avvierà una campagna di comunicazione sul ruolo e i valori della nuova imprenditorialità, a cui affiancherà un programma informativo mirato nelle scuole secondarie e terziarie lombarde.
Regione Lombardia non ha adempiuto immediatamente alle prescrizioni del nuovo Codice, adottando il primo Prezzario regionale (anche a seguito di sollecitazioni di ANAC) a partire dall’edizione 2019, limitandosi a recepire in toto quello redatto dal Comune di Milano. Il Prezzario delle opere pubbliche, nonché la sua corretta e precisa redazione, costituisce uno strumento importante per garantire una leale ed effettiva concorrenza fra gli operatori economici del settore affinché questi possano presentare offerte valide e congrue e così idonee a ridurre il rischio di riserve e contenziosi.
Regione Lombardia non ha sufficientemente investito nelle strutture e nelle competenze necessarie per essere in grado di redigere un Prezzario costantemente coerente e adeguato alle condizioni economiche e tecniche del mercato. Di fatto si è limitata ad adeguare, con difficoltà, il Listino dei prezzi delle opere pubbliche del Comune di Milano.
Si ritiene pertanto fondamentale che la Regione, attraverso la collaborazione con il Politecnico di Milano (recentemente investito del compito di definire le analisi dei prezzi per la formazione di un nuovo prezzario), definisca un processo organico e compiuto di formazione dello stesso, che veda il coinvolgimento necessario degli stakeholder. In secondo luogo, è indispensabile che il Prezzario sia costruito per essere flessibile e dinamico nonché idoneo a rispondere alle fluttuazioni dei prezzi del mercato, sia in aumento che in diminuzione.
Rispetto la tematica ambientale le imprese e le PMI devono poter essere nelle condizioni di poter rendere il loro operato e il loro lavoro perfettamente ecosostenibile, in quest’ottica serve:
Snellire la burocrazia per ottenere impianti energetici da fonti rinnovabili ed ecosostenibile;
Accompagnare l’imprenditore, con appositi sportelli, verso la completa conoscenza delle metodologie impiantistiche ecosostenibili e le indicazioni normative di settore.
Sponsorizzazione l’energy manager come figura professionale.
Altre criticità e conseguenti azioni strategiche
MISMATCH
In tutta la Lombardia uno dei temi più critici non è tanto l’assenza di lavoro, quanto la difficoltà per le imprese di trovare lavoratori e per molte persone (soprattutto nelle fasce deboli: disoccupati over 55, giovani e donne) di trovare una giusta occupazione. La disponibilità di questi dati e la loro fruizione da parte di famiglie e operatori della formazione costituisce un asset centrale nelle politiche attive per il lavoro della Regione Lombardia per la riduzione del mismatch tra domanda e offerta, che è una delle condizioni essenziali per assicurare un buon funzionamento del mercato del lavoro e uno sviluppo economico sostenibile e duraturo. Ciò si ripercuote in una contrazione della competitività del nostro sistema imprenditoriale che rischia di non essere a prova di futuro. L’intero tessuto imprenditoriale lombardo ha bisogno di modernità, di ritrovare dinamismo e capacità di innovazione, ripensarsi in termini di connessioni e sostenibilità e più in generale di ricostruire la propria attrattività. (v. anche Cap. 6 Formazione)
INTERNAZIONALIZZAZIONE
Le attività di internazionalizzazione delle imprese avvengono in un quadro caratterizzato da importanti fattori di incertezza. Tra questi vale la pena di ricordare l’accresciuta conflittualità commerciale tra Paesi, con l’annuncio ripetuto di dazi e provvedimenti restrittivi. A ciò si aggiunge un momento di crescita non brillante dell’economia mondiale e una fase di relativo rallentamento delle economie emergenti. Le piccole e medie imprese si trovano ad affrontare una crescente incertezza nei mercati di destinazione dei propri prodotti e servizi, con lo svantaggio di essere esposte alla cosiddetta liability of smallness (le problematiche legate tipicamente alla minore dimensione, quali il minore accesso a risorse manageriali e finanziarie). L’internazionalizzazione le espone all’ulteriore rischio della liability of foreignness, ovvero quelle problematiche che riguardano tutte le aziende che si affacciano su mercati diversi da quello di origine.
La regione Lombardia costituisce la punta avanzata di una economia aperta agli scambi globali e si conferma una delle regioni europee ad elevata densità di imprese attive nell’internazionalizzazione sia in entrata (importazioni) che in uscita (esportazioni). Meno rilevante è la partecipazione lombarda ai flussi di investimenti diretti esteri, anche per effetto di una diffusa presenza di micro e piccole imprese. Tuttavia, nel quadro nazionale la Lombardia è la regione che vede la massima concentrazione di queste operazioni. (Fonte: Polis Lombardia).
Il volano di crescita per aziende lombarde non può che essere l’internazionalizzazione. Aprire i mercati esteri non è solo una questione di aumento di fatturato ma è un processo esperienziale per l’intera organizzazione aziendale. La consapevolezza nello sviluppare il mercato estero per le aziende lombarde è nel DNA dei nostri imprenditori così come nei nostri governanti che hanno firmato nel giugno 2020 il “Patto per l’Export” con la previsione di investimenti per circa 1,4 miliardi di euro. Il piano di sviluppo si basa su 6 pilastri che vanno dalla comunicazione e re-branding nazionale, formazione e informazione, e-commerce, sistema fiere, promozione integrata e finanza agevolata. Per internazionalizzare l’impresa è necessario avere un set mentale adeguato insieme ad una strategia e visione precisa.
Appare necessario accompagnare le imprese in queste fasi di apertura dei loro prodotti/servizi all’estero, posizionandoli nei marketplace più adeguati, fornendo loro la c.d. la “cassetta degli attrezzi” (tanto cara all’artigiano lombardo) per uscire dai confini e far realizzare il sogno del successo all’estero con l’affermazione dell’energia, creatività, bellezza, innovazione italiana.
Il percorso che proponiamo è il seguente:
Delineare le caratteristiche attuali del prodotto/servizio e quindi della propria offerta commerciale, scegliendo i prodotti su cui puntare per innovazione e affidabilità;
Verificare la reputazione commerciale digitale e on-line dell’azienda attuale e performare il brand aziendale;
Decidere il marketplace di riferimento ottimale;
Scegliere il mercato geografico di destinazione dei propri prodotti, facendo attenzione ai desiderata nel mercato estero;
Svolgere una corretta analisi della concorrenza, il c.d. Benchmark Competitors;
Creare la propria offerta commerciale e di advertising, per annunciare in modo performante e vincente l’ingresso nel mercato estero;
Analizzare i dati di vendita e il comportamento dei clienti iniziale dopo l’annuncio e verificare la strategia di penetrazione commerciale;
Gestire l’eventuale logistica e il flusso di prodotti verso l’estero;
Conoscere la contrattualistica, gli strumenti di pagamento e i sistemi di protezione e di assicurazione del credito a livello internazionale, oltre alla fiscalità estera.
Il coinvolgimento del territorio e delle Istituzioni statale, parastatali ed estere (tra cui Camere di Commercio italiane all’estero, ICE (istituto commercio estero), SACE, Consolati e Ambasciate, professionisti affermati nel settore porteranno esperienza e competenza per:
creare incontri e convegni informativi, workshop, mostre autonome, degustazioni, conferenze stampa, presentazioni aziendali e azioni promozionali
analizzare i mercati più promettenti secondo i diversi settori economici
verificare i requisiti delle aziende lombarde e supportarle nella redazione dei business plan e company profile digitali rivolti alla internazionalizzazione di impresa
aiutare le aziende lombarde nel posizionamento del loro brand
ricerca degli eventi, fiere, grandi progetti e gare internazionali – insieme alla predisposizione di finanza pubblica agevolata – più indicati al tessuto imprenditoriale lombardo
assistere le aziende in tematiche giuridiche/doganali/contrattuali/societarie
perfezionare accordi con partner stranieri strategici per ciascun settore merceologico al fine di consentire un accesso preferenziale alle imprese lombarde.
L’appeal del territorio Lombardo verso le aziende estere dovrà portare alla redazione di una analisi SWOT dell’economia e ricettività lombarda, al rafforzamento del brand Lombardia e sua divulgazione all’estero (anche tramite i canali suesposti) e alla previsione di agevolazioni rivolte alle imprese straniere.
Reciprocità di misure rivolte all’internazionalizzazione delle imprese lombarde verso l’estero e di quelle straniere verso la Lombardia appaiono necessarie per permettere alla Regione di consolidare la sua leadership europea, così come affermare il suo ruolo strategico nel mondo.
DENATALITÀ
L’Italia è stata il primo Paese al mondo dove il numero di over 65 ha superato quello degli under 15. Nel 2020 il tasso di natalità in Italia si è fermato a 6,8 bambini nati ogni mille abitanti. È il dato più basso di tutta Europa, dove invece, secondo le rilevazioni Eurostat, la media è di 8,9. Il fenomeno va progressivamente ad erodere la componente attiva che produce ricchezza e che consente di finanziare e far funzionare il sistema di welfare pubblico. Una crescita più debole della popolazione si traduce in una carenza di risorse per le fasce più giovani, dal momento che quelle disponibili vengono destinate alle generazioni anziane bisognose di assistenza. Di fatto si innesca una crisi che «rischia di vincolare progressivamente il Paese in un percorso di basso sviluppo, basse opportunità e basso benessere. (v. anche Cap. 8 Politiche sociali).
Viene naturale chiedersi perché una regione avanzata come la Lombardia, con il PIL più alto d’Italia (oltre 367 miliardi di euro, quasi il 22% del PIL del Paese) riesca a malapena a superare la soglia nazionale e non ne sia invece il principale motore trainante.
Il tessuto imprenditoriale deve necessariamente essere analizzato anche in ragione del tasso di denatalità poiché i dati devono farci riflettere sula questione che il settore richiede sempre più personale e personale qualificato. Tuttavia, il crescente tasso di denatalità ci proietta verso un futuro in cui mancherà capitale umano. Per questo occorrono strumenti mirati quali:
sostegno all’avvio di progetti di autoimprenditorialità femminile;
prevedere forme di decontribuzione e bonus per le famiglie;
avviare una politica sociale dietro una precisa e mirata mappatura sui tassi di denatalità provinciali.
RESKILLING E UPSKILLING
Secondo il World Economic Forum, entro il 2025, il 50% di tutti i lavoratori avrà bisogno di reskilling, complice l’impatto della digitalizzazione: le imprese si interrogano su come favorire la creazione di occupazione e accompagnare i lavoratori nella formazione. Una delle priorità delle loro aziende è focalizzarsi sul miglioramento delle competenze e l’adattabilità ai cambiamenti del mondo del lavoro della propria popolazione aziendale. Nonostante ci siano previsioni che fanno pensare che la tecnologia rimpiazzerà le persone, molti studiosi ed economisti sono convinti che il lavoro umano sarà ancora determinante, perché caratterizzato da molta forza, elasticità e straordinaria capacità da parte delle persone di innovare, collaborare e realizzare i propri obiettivi. È vero che la digitalizzazione si traduce in alcuni casi in perdita di lavoro, ma il digitale è in grado di generarne anche di nuovi. È necessario però che le persone si preparino per il nuovo mondo digitale e che le aziende giochino un ruolo importante nel preparare le persone e accompagnarle in modo creativo nella nuova economia digitale. (v. anche Cap. 6 Formazione)
Costruire un sistema forte e interconnesso, impegnato a costruire un’agenda di riqualificazione con la determinazione di una serie di indicatori che misurino la qualità dell’occupazione a livello regionale; stabilire un quadro di ricerca per comprendere le dinamiche dei futuri mercati del lavoro, da cui ricavare le proiezioni in termini di abilità da colmare, in collaborazione con gli enti del settore; identificare le leve delle politiche in grado di traghettare il mercato del lavoro verso la costruzione di buoni posti di lavoro.
L’adozione di iniziative per aumentare il livello di competenze, favorendo la collaborazione con le imprese, le organizzazioni non profit e il terzo settore. Occorrono azioni di promozione di progetti di investimento industriale con un approccio “dal basso verso l’alto”, insieme a incentivi per investimenti industriali “verdi” e di innovazione tecnologica.
Sviluppare piani di sviluppo delle persone, ancorando il miglioramento delle competenze e l’investimento nella forza lavoro come principio aziendale fondamentale.
Aumentare l’offerta di apprendimento e le connessioni tra imprese e luoghi dell’apprendimento, dando priorità ai curricula dell’istruzione superiore e professionale, con una preferenza per quelli “just in time” piuttosto che “just in case”.
ARTIGIANATO
PUNTI DI FORZA E DEBOLEZZA DELL’ARTIGIANATO E DELLE PICCOLE/MEDIE IMPRESE IN LOMBARDIA
Le iscrizioni al ruolo artigiano nel primo trimestre in Lombardia ammontano a 6.254, in linea con i livelli pre-Covid, mentre le cessazioni, dovute alla chiusura dell’impresa o alla perdita del carattere artigiano per mancanza dei requisiti, si fermano a 5.924, ancora lontane dai valori medi del periodo 2017-2019. Questa dinamica consente un lieve recupero rispetto al trimestre precedente (+0,2%), ma su base annua il confronto è ancora negativo (-1,2%) per via del picco di cancellazioni di ufficio registrate a fine 2021. Trasporti (-3,5%), industria (-2,5%) e costruzioni (-1,4%) sono i settori dove nell’ultimo anno si sono perse il maggior numero di imprese artigiane, mentre prosegue la crescita negli altri servizi (+0,6%).
Le piccole imprese sono dappertutto le veri custodi di una radicata fedeltà al proprio territorio, di cui rappresentano un imprescindibile ingrediente socio-culturale, una capillare rete di competenze, un incubatore di innovazione, una sorgente di rilocalizzazione e di riqualificazione, uno strumento di integrazione.
Emerge in questo contesto l’esigenza di consolidare il primato culturale, economico e sociale della Lombardia “artigiana” come soggetto trainante ed innovatore (trainante perché innovatore) nell’orizzonte dei cambiamenti del Paese, non dimenticando i nostri territori costituiscono una “fabbrica intelligente” di soluzioni politico-sociali non solo alle sfide della competitività ma anche a quelle lanciate dai problemi e dalle contraddizioni che in una metropoli contemporanea raggiungono punti più eclatanti ed avanzati: il non risolto rapporto tra città e aree interne, le nuove povertà, l’integrazione dei nuovi italiani, il consumo di suolo, una terziarizzazione non sempre governata in termini di rapporto con la deindustrializzazione, l’esigenza fortissima di nuove competenze per la transizione digitale ed ecologica e di tutelare antichi saperi per custodire le produzioni tipiche del territorio.
L’artigianato in Lombardia conta 241.000 imprese attive e oltre 500.000 addetti occupati, contribuendo al 13% del PIL Lombardo con importo di ca. 52 miliardi di Euro.
Linee strategiche di sviluppo delle piccole/medie imprese lombarde
Occorre intervenire in questi settori a sostegno del tessuto astigiano lombardo:
ENERGIA
Un’azione condivisa a livello europeo si impone, come ai tempi del Recovery Fund, per calmare la tempesta energetica in corso.
Regione Lombardia dovrà lavorare per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione mediante l’incentivazione di autoproduzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La regione dovrà impegnarsi per introdurre incentivi e soprattutto dovrà avviare un importate processo di semplificazioni burocratiche per l’installazione di impianti FER sui capannoni, fino a coinvolgere 125 mila unità immobiliari produttive. (v. anche Cap. 2 Energia).
SEMPLIFICAZIONE
I complessi percorsi della burocrazia continuano a gravare pesantemente sulle imprese artigiane. Regione dovrà realizzare accorpamenti amministrativi, snellimenti di procedure per licenze e autorizzazioni, modificazione e alleggerimento della tassazione legata alla produzione dei rifiuti. La riorganizzazione deve essere un’occasione di semplificazione valorizzando la logica dell’autocertificazione, del silenzio assenso e dei controlli a posteriori.
La burocrazia “ruba” tempo ed energie sproporzionate al lavoro quotidiano di un artigiano, da sempre espressione della piccola realtà imprenditoriale, spesso a carattere familiare, per cui il fardello delle procedure e degli adempimenti legislativi si abbatte in modo più pesante rispetto alle altre realtà più grandi che, tra l’altro, dispongono di mezzi e risorse ben maggiori.
Nell’ottica della semplificazione burocratica e nell’ambito delle competenze commerciali si rende indispensabile dare concreta attivazione agli Sportelli Unici per le Attività Produttive.
Una cattiva burocrazia uccide lo spirito imprenditoriale, una buona burocrazia rende le imprese più forti. Una sola istanza, una sola piattaforma informatica, una sola risposta e un solo controllo, successivo e non preventivo.
Accade spesso che imprenditori e professionisti vengono sanzionati a seguito di controlli da parte di soggetti diversi, non coordinati, che interpretano in modo differente la medesima normativa. Regione Lombardia si impegnerà per:
Digitalizzare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese
Mappare tutte le procedure amministrative che riguardano le attività economiche
Razionalizzare e standardizzare i procedimenti e la modulistica
Riorganizzare le competenze e ridurre il numero di Enti pubblici coinvolti nel medesimo procedimento
Promuovere la conoscenza e l’utilizzo degli strumenti “abilitanti” e dei servizi digitali che semplificano l’interazione con la pubblica amministrazione
PMI E APPALTI
Per favorire la partecipazione agli appalti delle PMI occorre lavorare su due assi:
Un’effettiva suddivisione dei lotti e la valorizzazione delle imprese del territorio attraverso una razionale disciplina del sottosoglia
Favorire l’aggregazione tra operatori economici ai fini della partecipazione al mercato degli appalti
EXPORT E MADE IN ITALY
Molto del successo dell’export del made in Italy risulta anche dal saper fare artigiano. In questo senso l’inserimento delle micro e piccole imprese in filiere dimensionalmente rilevanti appare decisivo, ma occorre valorizzare il contributo e le chance delle PMI anche lavorando su informazione e conoscenza degli strumenti a disposizione.
Consolidare l’esperienza dei Temporary Export Manager può rappresentare una “mano tesa” verso la professionalizzazione dell’approccio delle microimprese all’internazionalizzazione.
FORMAZIONE
I nostri imprenditori sono sempre più preoccupati e afflitti dalla difficoltà di reperire mano d’opera qualificata o facilmente qualificabile. ITS e IFTS diventano asset fondamentali per ovviare a questo problema.
Regione Lombardia dovrà consentire a imprenditori, lavoratori autonomi e professionisti non ordinistici di usufruire della formazione messa a disposizione dai Fondi Interprofessionali.
Inoltre, la Regione deve predisporre un piano di sostegno alla formazione indirizzata particolarmente alle giovani generazioni con un’azione coordinata con le scuole per assicurare ai ragazzi informazione e orientamento sulle opportunità professionali dell’artigianato.
L’aspetto formativo ha sempre rappresentato un elemento primario nelle professioni artigiane dove prevale l’esercizio della manualità per la realizzazione dell’opera a regola d’arte, per la valorizzazione della creatività, valorizzando conseguentemente la possibilità di trasmettere e conseguire le tecniche e i segreti delle varie professioni.
Tutto ciò indirizzato particolarmente alle giovani generazioni, da cui il collegamento obbligato alla scuola e alla necessità di restituire ai ragazzi il diritto di essere informati (ancor prima che…formati) sulle numerose opportunità offerte dell’artigianato. In questo ambito, valorizzare i progetti di alternanza scuola-lavoro e di apprendistato appare una strada doverosamente percorribile.
La Regione deve, quindi, promuovere progetti d’informazione mirati ai mestieri artigiani nelle scuole, su cui ha competenza per “recuperare” e indirizzare professionalmente migliaia di giovani che spesso dispongono di evidenti predisposizioni al mondo del lavoro e che invece vengono fermati dall’impossibilità di dar corso alle loro capacità o di continuare il mestiere praticato e di allacciare rapporti con le realtà produttive.
Non pochi degli attuali corsi di formazione non corrispondono alle esigenze delle imprese e non riscontrano interesse da parte delle stesse.
Occorrere ridisegnarli con modelli formativi mirati alle necessità delle aziende sfruttando i progetti di alternanza scuola/lavoro – (bottega /scuola).
E' indispensabile arrestare la “fuga” dalla manualità proponendola invece nelle sue accezioni moderne, portando i ragazzi a diretto contatto con la realtà dei vecchi e dei nuovi mestieri. E naturalmente sostenere una politica formativa che veda le istituzioni, la scuola e le organizzazioni di categoria impegnate in una progettualità comune, destinando risorse per borse di studio/stage/tirocinio di giovani all’interno delle botteghe artigiane.
Regione dovrà effettuare una straordinaria campagna di promozione dell’artigianato destinata ai giovani e a coloro che sono alla ricerca di nuove opportunità, a partire dai lavoratori licenziati. Tutto questo all’interno di un piano moderno che inizi dall’orientamento e dall’alternanza scuola-lavoro e includa tutto l’aiuto necessario all’avvio di un’impresa. (v. anche Cap. 6 Istruzione e Formazione)
RIUTILIZZO AREE DISMESSE
Salvaguardare spazi per le attività artigianali nelle aree cittadine, oggi sempre più preclusi soprattutto da insostenibili costi immobiliari e locativi. Frenare così l’espulsione di botteghe, laboratori e servizi che sta producendo pesanti effetti per i cittadini che abitano in zone centrali delle città.
È in atto un lento e pericoloso declino dei “territori metropolitani” dove tutto viene spersonalizzato, dove la vita sociale, i rapporti umani, le relazioni civili, vengono espulsi verso le periferie. I quartieri e le aree cittadine si spopolano aprendo la strada al degrado urbano e anche all’imporsi della piccola e grande criminalità.
Gli artigiani sono sempre più costretti a trasferirsi in zone lontane dalle città, a volte inaccessibili o mal collegate con il resto del tessuto urbano.
Molti mestieri sono stati letteralmente cancellati dalla toponomastica cittadina creando anche disservizi per la popolazione.
È quindi indispensabile lavorare per salvaguardare e individuare nuovi spazi e luoghi per conservare e consolidare la presenza artigiana. Si tratta certamente di scelte politiche difficili e complesse, capaci però di dare identità alle nostre città, di conservarle nella loro grandezza. Un sicuro investimento per il futuro.
Regione deve favorire, con il riutilizzo di aree dimesse, l’insediamento di attività artigianali compatibili con il tessuto urbano nonché individuare aree centrali dove pensare alla localizzazione di “cittadelle dell’artigianato” che fungano al tempo stesso da “centro servizi” per la cittadinanza e di rappresentazione alle famiglie di ciò che in termini di lavoro e creatività può significare il lavoro artigiano come sbocco occupazionale per i propri figli, proponendo anche possibilità di formazione con la formula dell’alternanza scuola-lavoro.
La visione della “Città a 15 minuti” deve prevedere una presenza rinnovata e innovativa degli artigiani in tutti i quartieri della città capoluogo, destinati a un mercato Km0 per la popolazione locale. In particolare, per la filiera edilizia/casa (ma non solo), sarebbe utile prevedere la realizzazione di spazi operativi comuni e a prezzi calmierati, all’interno dei quali sia possibile costruire filiere. L’obiettivo è far diventare queste realtà anche dei piccoli incubatori e ospitare aule per la formazione e per gli eventi. Un sicuro investimento per il futuro e per la qualità di vita in tutte le zone della città. Una risposta concreta per le micro e piccole imprese manifatturiere, spesso costrette a trasferirsi in zona inaccessibili o mal collegate col tessuto urbano. (v. anche Cap. 8 Politich sociali)
Regione devo impegnarsi per incentivare che il riutilizzo favorisca anche tale destinazione delle aree dismesse.
Per il centro storico, è indispensabile la creazione di una o più “cittadelle dell’artigianato” che fungano al tempo stesso da “centro servizi” per la cittadinanza e volendo anche per le stesse imprese e che possano anche diventare una straordinaria vetrina per la promozione dell’artigianato, da intendersi anche come possibile sbocco occupazionale per i più giovani e per coloro che cercano un nuovo lavoro.
CREDITO E INCENTIVI A MISURA DI PICCOLE IMPRESE
Serve un deciso riorientamento degli strumenti di garanzie pubblica per sostenere le imprese di minori dimensioni e di minore merito creditizio, valorizzando il ruolo dei Confidi.
Le misure dedicate al supporto economico-finanziario della crescita delle imprese si misurano da almeno un decennio con un trend decrescente del budget disponibile.
A compensare in parte questa tendenza, le risorse stanziate nel bilancio regionale a valere sui Fondi comunitari. Una virtuosa gestione di questo quadro richiede l’adozione di una serie di profili fondamentali:
Selettività nell’individuazione delle priorità su cui orientare massivamente le risorse disponibili: bisogna puntare sulle filiere in grado di mobilitare crescita, investimenti, imprenditorialità segmentando le dimensioni di impresa
Rendicontazione più attenta degli impatti delle misure adottate: le azioni di monitoraggio della spesa regionale a favore del comparto economico non possono limitarsi ad un’elencazione delle iniziative intraprese, ma devono specificare gli investimenti progettuali generati in base ad una cifra assoluta di risorse stanziate, comparto per comparto (artigianato, commercio, industria, servizi)
Continuità nel tempo delle misure che dimostrino capacità di spesa e di stimolo di progettualità di alto livello
Una focalizzazione degli interventi consapevole della composizione effettiva del tessuto produttivo ed imprenditoriale lombardo, dove me MPMI rappresentano oltre il 90% delle imprese.
qualità dei progetti imprenditoriali portati alla luce ed agevolati con servizi associativi dedicati.
Dobbiamo necessariamente concentrare l’attenzione sulle Piccole e Micro Imprese che rappresentano il Cuore del tessuto produttivo Lombardo.
Le sfide per le PMI saranno l’aumento del costo dell’energia e l’aumento del costo del denaro che potrebbe generare un credit crunch.
Commercio
I risultati dell’indagine di Unioncamere Lombardia presso le imprese lombarde del settore terziario mostrano variazioni di fatturato positive, ma in progressiva riduzione, per il terzo trimestre. Numeri meno positivi rispetto ai trimestri scorsi. Si evince che il settore fa fatica a crescere e si evidenzia un rallentamento più evidente. Occorre quindi che Regioni si impegni in:
1) Sviluppo Economico e Credito
Supporto all’accesso credito Micro e piccole imprese
Valorizzazione sistema dei Confidi
Sostegno alla Internazionalizzazione delle imprese
Misure per l’Innovazione di prodotto e di processo
Incentivi a forme aggregative e reti d’impresa
2) Commercio e Rigenerazione urbana
Sostegno ai Distretti del Commercio, consolidando le attività di rete territoriale tra DUC e DID anche a fini di promozione turistica
- Incentivare il processo di multicanalità delle attività commerciali esistenti
- Contrasto alla desertificazione dei centri urbani favorendo la rigenerazione ed il riuso spazi abbandonati
3) Turismo
Marketing territoriale per la destagionalizzazione
Contrasto all’abusivismo in tutti gli ambiti (affitti brevi, viaggi, guide rustiche ecc)
Valorizzazione attività storiche
Candidature a eventi internazionali e congressi
Promozione dei grandi eventi in programma e sostegno al sistema fieristico
4) Transizione Digitale
Favorire la transizione digitale e il sostegno alle nuove competenze
Supporto agli Ecosistemi digitali (E015 e sue evoluzioni) e ai Digital Hub DIH
5) Transizione ecologica e sostenibile
Check up energetici imprese
Supporto alla nascita delle comunità energetiche
Formazione per imprese
8) Capitale Umano - Lavoro - Giovani - Donne
Valorizzazione filiera professionalizzante e ITS
Fondi per formazione apprendistato
Potenziamento orientamento
Formazione per Giovani imprenditori e Donne
Conciliazione vita -lavoro imprenditrici e personale
Formazione all’autoimprenditorialità in collaborazione delle organizzazioni imprenditoriali (v. anche Cap. 6 Formazione)
Infrastrutture e mobilità sostenibile
Obiettivo di legislatura
Le infrastrutture lombarde devono essere rispondere a criteri di efficacia, efficienza ed equità. Il “ciclo di utilità” delle infrastrutture deve essere completo, dalla progettazione ai tempi di realizzazione, alla manutenzione, ai costi di gestione, alla governance. Le opere devono necessariamente essere realizzate attraverso la partnership fra pubblico e privato e gestite secondo il principio di sussidiarietà, con una rendicontazione trasparente e continua dei risultati ottenuti. Occorre intervenire su Trenord, liberalizzando il servizio e adottando misure per colmare i gap infrastrutturali con le province meno collegate.
Premessa e obiettivi strategici
Sebbene apparentemente scolastica, ma nella realtà né scontata né in molti casi consapevole, è bene ribadire che gli obiettivi del programma infrastrutturale della Lombardia saranno perseguiti in termini di
Efficacia. Le infrastrutture saranno realizzate in modo da rispondere ai bisogni reali, cioè con attenzione alla domanda di servizi che esse potranno consentire, tenuto conto che la popolazione lombarda è assai segmentata per fasce di età (ad esempio gli anziani hanno diverse esigenze di mobilità rispetto ai giovani e non sempre hanno capacità digitali adeguate); per insediamento territoriale (ad esempio i fabbisogni energetici sono diversi in montagna e in pianura; in città e nelle aree rurali le esigenze sono diverse); per accessibilità alle infrastrutture (ad esempio i disabili esprimono esigenze particolari). Ciò significa che, per rispondere ai bisogni differenziati, affinché il programma infrastrutturale sia efficace, occorreranno politiche articolate e diversificate, non necessariamente omogenee e “falsamente” egualitarie.
Efficienza. È noto che la realizzazione e spesso anche la gestione delle infrastrutture in Italia richiede molte più risorse finanziarie che in altri paesi. Anche dal punto di vista dei tempi di attuazione, soprattutto nelle fasi precedenti alla costruzione (gare, autorizzazioni procedurali, ambientali, artistico/culturali, contenzioso) l’Italia soffre di sostanziale inefficienza in questo campo. Per quanto è consentito a una Regione a Statuto Ordinario come la Lombardia si metteranno in atto tutte le innovazioni possibili per superare queste inefficienze. Si investirà anche nella qualificazione e la formazione dei funzionari competenti e aggiornati. Va infine ricordato che è un problema di efficienza garantire la manutenzione delle infrastrutture: intervenire adeguatamente lungo tutta la vita attiva delle infrastrutture consente infatti nel lungo periodo di ridurre la spesa (sostenibilità, riprogettazione e rifacimento).
Equità. È una questione da affrontare in modo non ideologico ma in termini di efficacia ed efficienza. Sarebbe falso promettere che tutti i territori siano dotati di uguali indici di infrastrutturazione. Ciò sarebbe astratto, non necessario e tecnicamente impossibile. L’equità e da perseguire sul piano della accessibilità ai servizi, ma in taluni casi è importante coniugare equità, efficacia ed efficienza. Ad esempio molti servizi di mobilità vengono richiesti in modo asistematico negli orari e nei territori: più che “garantire” servizi uguali in tutte le aree della regione e a tutte le ore, conviene proseguire, nel modo efficiente reso possibile delle nuove tecnologie, con l’offerta di “servizi a chiamata” che sono contemporaneamente efficaci (rispondono ai bisogni); efficienti (non sprecano risorse); equi (coprono tutto il territorio e tutti gli orari). Per questo motivo riequilibreremo gli investimenti in maniera omogenea nell’intera regione.
Un aspetto particolare di grande peso in questo periodo è quello che riguarda la tariffazione delle infrastrutture: anche in questo caso le nuove tecnologie informatiche consentono di essere efficaci (“accompagnano” la domanda); efficienti (non fanno spendere male e inutilmente); eque (funzionali all’uso effettivo delle infrastrutture idriche, energetiche, di comunicazione e di mobilità).
Seguire questi criteri nella politica infrastrutturale della Lombardia richiederà impegno professionale, innovazioni tecniche e amministrative; cambiamenti culturali, procedurali e organizzativi: ma è l’unico modo con cui la regione Lombardia continuerà a distinguersi per le sue capacità, la sua leadership e la accountability nei confronti dei cittadini che ne avranno scelto una amministrazione che si assuma queste responsabilità.
Strumenti
Molte di queste considerazioni possono apparire ovvie e adatte anche ad altri contesti territoriali: per questo il vero aspetto distintivo di una politica infrastrutturale per la Lombardia che pure affermi culturalmente e politicamente i criteri precedenti è come si arriva a raggiungere quegli obiettivi e quali sono le specificità di una regione avanzata come la Lombardia. Tra queste, si pone particolare accento ad alcune linee strategiche alle quali l’azione di governo delle infrastrutture si ispirerà.
Il ciclo di utilità delle infrastrutture, e dei servizi che ne conseguono, deve essere “completo”, cioè giungere a ragionare anche sul tema della loro gestione, inclusa la manutenzione, dei loro costi di progettazione, realizzazione e gestione, dei tempi di realizzazione e della loro governance. La politica infrastrutturale non sarà perciò elaborata solo dai “pianificatori” della regione ma coinvolgerà sin dall’inizio di ogni intervento anche le aziende che si faranno carico delle fasi “a valle” della realizzazione.
Tutte le tipologie di infrastrutture e dei loro servizi sono caratterizzate da forti interdipendenze produttive sia nella fase di costruzione che di gestione. Si potrebbe dire che esse vanno progettate sin dall’origine “in filiera”, e non come progetti e interventi singoli sul territorio. La ricerca, la formazione e l’innovazione non sono estranee a questo processo di interdipendenza. La collaborazione con il sistema della ricerca e della formazione sia tecnica che economica comporterà un coinvolgimento forte e stabile con le Università lombarde che sulle tematiche infrastrutturali sia di costruzione che di gestione hanno dato prove di eccellenza.
In virtù di queste interdipendenze, programmazione, progettazione, realizzazione e gestione delle infrastrutture, impongono alla Regione modalità organizzative che prevedono il corrispondente coinvolgimento di più direzioni generali e assessorati contemporaneamente per farsi carico anche delle problematiche ambientali, economiche e sociali di cui una regione complessa e avanzata come la Lombardia non può fare a meno se vuole che il processo complessivo della crescita e dello sviluppo sia davvero sostenibile. Oltre alla dimensione organizzativa interna, poiché le infrastrutture servono per lo sviluppo, la competitività e la qualità della vita, non ha senso impegnare risorse pubbliche se non per questi obiettivi ultimi. Perciò vanno progettate e realizzate in collaborazione con il mondo privato specie se questo si farà poi carico della loro gestione (anche in settori come l’urbanistica, fortemente interdipendente con l’assetto infrastrutturale del territorio).
La Lombardia è una regione caratterizzata dal policentrismo urbano e produttivo. Per garantire l’accessibilità a questa realtà articolata saranno coinvolti i territori che potranno e dovranno esprimere le loro esigenze in modo realistico e “ragionevole “. Le infrastrutture sono infatti reti (di nodi e connessioni) e vanno perciò interconnesse. Questo è vero in particolare per quelle che garantiscono il trasporto pubblico locale, la mobilità multimodale, i collegamenti di breve e lunga distanza tra città e territori regionali e nazionali; ma è altrettanto vero per le altre tipologie (energia, acqua, telecomunicazioni)
Anche in questo campo, solo apparentemente “hard”, la partnership pubblico-privato contemplerà l’applicazione del principio di sussidiarietà concepita come modo di lavorare insieme, sia a livello verticale (cooperazione e dialogo tra istituzioni pubbliche di diversi livelli, europeo, nazionale, regionale e locale); sia a livello orizzontale (coinvolgimento della società civile). La sussidiarietà è in questo senso una fondamentale componente della sostenibilità dei percorsi di crescita e sviluppo.
Le risorse per affrontare le tematiche infrastrutturali vanno reperite a più livelli: quelle comunitarie (riprendendo capacità , vigore e attenzione della Regione i fondi di coesione); quelle nazionali (PNRR e MIMS); quelle locali (anche le comunità locali non possono sottrarsi ad un loro proporzionato impegno), e quelle private (la sfida delle Olimpiadi invernali del 2026 è un’occasione da cogliere in modo mirato e quasi “emblematico“ su tutti questi fronti di interlocuzione e alleanze, incluso il rapporto con il Comune di Milano), re-ispirandosi alla positiva esperienza di EXPO e alla cura prestata alle sue ricadute e alle sue legacies. (v. anche Cap. 3 Europa e PNRR)
Infine, nell’attuare le politiche infrastrutturali, non saranno trascurate le attività di innovazione tecnologica delle infrastrutture, valorizzando i risultati della ricca ricerca già disponibile in Lombardia; e si provvederà ad impostare uno studio sulla “tassazione di scopo” delle infrastrutture per tener conto della distribuzione territoriale dei costi e dei benefici della politica infrastrutturale.
Può apparire strano che in un programma di legislatura infrastrutturale non si espliciti l’elenco delle priorità da realizzare: ma se si vuole essere coerenti con l’impostazione data, è al dialogo con gli stakeholders, istituzionali e funzionali, del programma che si lascerà questo compito perché il “disegno”nfrastrutturale risponda ai bisogni reali e non a scelte “calate dall’alto”.
Un focus su mobilità e trasporti
Le infrastrutture di trasporto (unitamente a quelle telematiche) sono essenziali per rendere possibile l’accesso alle opportunità fornite dal sistema economico e sociale all’intera popolazione. D’altro canto, sia le infrastrutture di trasporto che quelle telematiche sono cruciali alla luce anche delle recenti problematiche poste dal Covid-19. Nuove modalità di lavoro e nuova domanda di spostamenti da un lato e nuovi modelli di distribuzione delle merci sono due dei tanti impatti della pandemia. Alcuni di questi effetti hanno un impatto positivo sulla sostenibilità (mobilità dolce, riduzione della congestione urbana e quindi la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti, si veda anche la macro-area strategica 4), altri hanno un potenziale effetto negativo (crescente domanda di mobilità individuale anche per il medio raggio, intensità delle consegne commerciali presso le abitazioni). Inoltre, non bisogna trascurare l’importanza delle infrastrutture verdi, da rafforzare sia per motivi paesaggistici che ecologici, in modo da connettere il contesto urbano e rurale e valorizzare i servizi ecosistemici. Il sistema delle infrastrutture deve essere quindi sviluppato tenendo conto degli orientamenti tradizionali della sostenibilità, ma ha anche necessità che si tenga conto di queste numerose novità che si potrebbero prospettare nei prossimi anni. Lo strumento principale adottato da Regione per attuare questi cambiamenti è il Programma mobilità e trasporti (PRMT): un insieme articolato di interventi infrastrutturali, azioni relative al servizio di trasporto pubblico, misure gestionali, iniziative regolamentative e di governance, che presentano nel loro insieme potenzialità di riduzione dei consumi di combustibili fossili e conseguentemente di emissioni climalteranti. Il piano comprende inoltre strumenti e regole per limitare, mitigare e compensare gli impatti degli interventi di infrastrutturazione.
Le proposte del PRMT saranno da un lato coerenti con i contenuti dei programmi EU, soprattutto EU FIT for 55, e della programmazione MIT, soprattutto il piano di mobilità e logistica sostenibili, dall’altro attente alla situazione regionale (interna e alle importanti connessioni con il resto del paese e dell’Europa, considerata anche la posizione strategica della regione nella rete dei flussi e degli scambi internazionali).
Il Piano presterà crescente attenzione alla migliore integrazione tra domanda ed offerta di infrastrutture e mobilità, anche perché la regione dispone di una buona offerta di infrastrutture, che semmai dovranno essere ottimizzate ed utilizzate in modo più efficace ed efficiente.
Nei prossimi anni assisteremo a una forte trasformazione della domanda di mobilità. Con attenzione a questo punto la domanda diventerà sempre più plurale, con attenzione alla crescente diversificazione delle persone mobili (aumento delle quote anziane e straniere), all’incremento della mobilità a-sistemica (ovvero per motivi diversi dal lavoro e dallo studio) e soprattutto alla ulteriore progressiva dispersione dei punti di origine degli spostamenti (dovuti alla dispersione insediativa associata ai processi di peri-urbanizzazione e di sviluppo delle aree urbane di seconda fascia). La crescente diversificazione socio-territoriale e della domanda richiederà di prestare specifica attenzione alla migliore integrazione modale delle infrastrutture e dei servizi e alla cura della loro qualità (estetica e funzionale) per rispondere ai bisogni diversificati dell’utenza.
Il raggiungimento degli importanti obiettivi di riduzione di immissione di inquinanti richiederà di potenziare la mobilità collettiva (pubblica e condivisa) e attiva (a piedi e in bicicletta).
Con attenzione alla mobilità pubblica, occorre aumentare il numero di passeggeri (quindi la domanda) attualmente molto contenuti attraverso la migliore razionalizzazione dell’offerta (oraria e territoriale) con particolare attenzione alle aree interne e alla vasta area metropolitana lombarda. Particolare attenzione verrà posta all’integrazione tariffaria, al miglioramento della qualità dei nodi, delle reti e dei servizi di trasporto e al potenziamento della figura del mobility manager (d’area, aziendale e scolastico).
La mobilità collettiva dovrà essere rafforzata in particolare nelle aree a bassa densità (peri-urbane e interne) in particolare con servizi integrati di rete e con servizi collettivi on demand.
Valutare e studiare la possibilità di prolungamenti di linee metropolitane in uscita da Milano, come lo studio di fattibilità del prolungamento M4 verso Milano – Sud , anche attraverso nuove forme di trasporto pubblico innovativo
La mobilità attiva andrà fortemente potenziata attraverso interventi di contenimento (e miglioramento) di un parco veicolare privato troppo vetusto e inquinante, di miglioramento del riparto modale e di incremento dell’offerta e dei servizi per la mobilità a piedi e in bicicletta (con particolare attenzione agli obiettivi dei recenti Piani nazionali sulla mobilità ciclistica e sulle città a zero emissioni). In questo contesto, il Piano Regionale della Mobilità ciclistica, mirerà a connettere e integrare i sistemi regionale, provinciali e comunali e proporee una segnaletica unica per i ciclisti, oltre a definire le norme tecniche ad uso degli Enti Locali per l’attuazione della rete ciclabile di interesse regionale.
Sarà essenziale, infine, il rinnovamento del parco veicoli e delle relative infrastrutture, da perseguire con attenzione agli avanzamenti tecnologici e in un’ottica di sistema.
Trenord
È evidente che il sistema dei trasporti ferroviari regionali costituisce un elemento strategico per garantire l’ingresso di grandi numeri di persone senza congestionare il traffico autoveicolare, riducendo il rischio di inquinamento dell’aria, facilitando la circolazione del trasporto pubblico locale e del traffico merci.
Solo con un trasporto ferroviario frequente, affidabile, economico è possibile immaginare di controllare il traffico autoveicolare oggi costituito da circa 650 mila veicoli, dei quali circa 400 mila privati. I limiti attuali del trasporto Trenord costituiscono un impedimento alla possibilità di garantire l’afflusso regolare dei passeggeri e alla progressiva riduzione del traffico veicolare in ingresso; i problemi sono dimostrati dal fatto che gli indicatori complessivi di ritardo non sono migliorati dal 2020 in poi e che molte linee superano largamente le soglie di penalità stabilite dal contratto.
Per quanto riguarda il servizio, strettamente di competenza regionale, l’inefficienza di Trenord e dello stato di abbandono in cui versano i territori del sud della regione è lampante. L’età media del materiale rotabile è di cinquant’anni. A settembre 2022 sono stati introdotti i primi treni di nuova generazione ibridi Elettrici-gasolio. Dopo nemmeno un mese però, i nuovi Colleoni sono stati ritirati poiché, secondo la versione ufficiale, hanno manifestato problemi di affidabilità ed anche di sicurezza causati da gas di scarico che entrano nei convogli sempre stipati negli orari di punta e dal mancato ricircolo di aria. Inoltre capita abbastanza frequentemente che si verifichino incendi.
L’obiettivo è quello di avviare uno studio di fattibilità per la liberalizzazione del servizio. Iniziare sull’analisi dei flussi di passeggeri sulle tratte lombarde per iniziare progressivamente una messa a bando del trasporto pubblico.
Proposte:
1. Bando di gara per l’assegnazione della gestione Trenord. Gara più ampia possibile che permetta anche a player europei di parteciparvi attivamente.
2. Milano è la città più attrattiva d’Italia, i prezzi delle case si sono alzati vertiginosamente, molte persone vogliono vivere e lavorare a Milano ma i costi stanno diventando proibitivi per chi non può permetterselo. È perciò importante creare dei trasporti rapidi, comodi ed efficienti per il pendolarismo fuori-dentro città. Se il trasporto ferroviario dimostra certezza, comfort, rispetto dei tempi, sicurezza personale (specialmente negli orari serali) e costi accessibili, nel medio periodo molte persone potrebbero scegliere di stabilirsi in zone adiacenti a Milano e scegliere definitivamente il treno come loro mezzo di spostamento. Ma per fare ciò, il trasporto ferroviario deve essere più vantaggioso sotto tutti i punti di vista spiegati prima rispetto a comprare casa in centro o usare tutti i giorni la macchina. Stesso ragionamento si può applicare a tutte le città lombarde.
3. Il pendolare è la persona più stressata tra coloro che si spostano per andare al lavoro. Il trasporto ferroviario deve fornire un servizio comodo, puntale e confortevole. Solo così può ambire a competere con le scelte di abitazione e trasporto dei cittadini lombardi.
4. Ridefinire le priorità nel passaggio dei treni. Non è giusto che un treno regionale, puntuale, debba concedere sempre e comunque la precedenza ai trasporti nazionali in ritardo. Deve esserci un sistema che rispetti anche i diritti dei passeggieri del trasporto regionale.
Si propone di avviare quanto prima ogni azione necessaria ad espletare le procedure per l’indizione di una gara europea per l’affidamento del servizio di trasporto pubblico ferroviario regionale o di alcune delle sue direttrici, come soluzione di lungo respiro in aggiunta alle soluzioni che si sta cercando di apportare nel breve periodo;
2. Si propone di garantire, in collaborazione con Trenord, la possibilità di acquistare l’abbonamento annuale e l’abbonamento integrato annuale “Io viaggio ovunque in Lombardia” a un prezzo scontato, per i lavoratori che svolgano fino a un massimo di 2 giorni lavorativi in smart working tutelando in questo modo anche la continuità dell’acquisto degli abbonamenti e dell’utilizzo del servizio ferroviario regionale in luogo del mezzo privato.
3. Si propone di incrementare, anche potenziando l’interlocuzione con il Governo, le risorse per le Agenzie del Trasporto Pubblico Locale finalizzate al potenziamento dei servizi, soprattutto nelle ore di punta e nelle tratte maggiormente utilizzate dai pendolari nonché nelle aree più svantaggiate per garantire la continuità dei servizi.
4. Si propone di valutare, anche tramite l’attivazione di un Tavolo di lavoro all’uopo costituito, la previsione di forme di premialità sulla tassa automobilistica per coloro che risultino essere in regola con i pagamenti dalla prima immatricolazione e che circolino rispettando le politiche regionali per la difesa della qualità dell’aria e la lotta all’inquinamento atmosferico, anche prendendo in considerazione, a titolo esemplificativo, misure sperimentali a favore di chi fruisce di mezzi di trasporto pubblico con abbonamento annuale o di coloro che non raggiungano un chilometraggio annuale superiore a 20.000 km, valutando anche l’abbinamento al progetto sperimentale MoVe In (MOnitoraggio dei Veicoli)
5. Si propone di prevedere forme di premialità sulla tassa automobilistica per coloro che circolano rispettando le politiche regionali per la difesa della qualità dell’aria e la lotta all’inquinamento atmosferico, e contestualmente siano titolari di abbonamento annuale al trasporto pubblico locale o regionale;
6. Si propone di proseguire l’interlocuzione con RFI anche al fine di far predisporre alla società un piano straordinario di investimenti per la manutenzione e l’ottimizzazione della rete ferroviaria lombarda.
ALTRE AZIONI
• Raddoppio Tratta Albairate – Mortara
• Potenziamento linea S6 Milano – Novara
• Potenziamento Linea S16 e S9
• Potenziamento Brescia-Casalmaggiore-Parma
• Potenziamento linea da Mantova a Milano, passante per Cremona
• Potenziamento Rho – Gallarate
• Potenziamento Lecco-Milano via Molteno e Lecco-Bergamo
• Potenziamento linea Milano-Gallarate-Sesto Calende e Luino-Gallarate-Malpensa
• Quadruplicamento Pavia – Milano Rogoredo
• Raddoppio della Brescia - Bergamo, per incrementare le sinergie fra le due città anche sulla scia dell’esperienza comune di Capitale della Cultura.
• Spingere l’elettrificazione della Brescia - Parma, regolarmente segnalata tra le peggiori 10 linee di tutta Italia.
• Raddoppio della linea almeno fra Brescia e San Zeno, valutando l’estensione Ghedi – Montichiari
• Studio di fattibilità dell’estensione della S13 fino a Mortara
Interventi a sostegno delle necessità dei pendolari:
• Diminuzione tasso dei ritardi dei treni
• Riorganizzazione delle stazioni
• Aumento delle frequenze
• Maggiore sicurezza sui treni
• Diminuzione del sovraffollamento
• Concertazione con i Comitati dei pendolari
Un focus sull’accesso alla rete
L’accesso alla rete oggi è un diritto di cittadinanza da garantire a chiunque.
E’ opportuno creare una rete pubblica regionale, LombardiaWiFi, che permetta a tutti i cittadini l’accesso facile, gratuito e veloce a Internet in piazze, ospedali, biblioteche, centri sociali, scuole, impianti sportivi, centri di aggregazione e ambulatori, senza bisogno di registrazione, attivo 24 ore su 24, tutti i giorni.
Andrebbero creati innumerevoli punti di accesso distribuiti in tutto il territorio regionale Lombardo, realizzabile approvando una Agenda Digitale della Lombardia per il quinquennio 2023-28 con la strategia di progettare nuovi servizi a partire dai bisogni delle persone puntando ad investire “200 milioni di euro” (esempio di cifra non commisurata ad una analisi stimata di spesa studiata e precisa) per realizzare una regione 100% digitale e inclusiva.
Fra gli obbiettivi principali oltre alla realizzazione di una LombardiaWiFi, la realizzazione e collegamento di tutte le scuole a 1 Gbit/s e la diffusione della banda ultra-larga nelle “aree bianche” Lombarde, quelle cioè, su cui gli operatori di telecomunicazioni hanno dichiarato di non voler intervenire.
In pratica, ci sono comuni e territori dove gli operatori privati non vanno, così li spingiamo noi a farlo, anche in aree industriali poco servite: attraverso società in house per l’infrastrutturazione periferica della Regione; in quelle zone portiamo la cosiddetta “dorsale”, dalla quale operatori privati collegano l’ultimo tratto per fornire servizi di connettività.
È necessario connettere in fibra ottica alla rete a 1 giga tutte le scuole pubbliche statali di ogni ordine e grado e programmare interventi anche per quelle paritarie comunali e convenzionate.
Cittadini, famiglie, aziende, studenti, luoghi pubblici devono poter utilizzare la rete alla pari degli altri territori, delle città o dei luoghi ad alta densità di popolazione, esercizi, servizi.
La ricucitura degli strappi sociali e territoriali causati dalla pandemia passa anche dalla possibilità delle persone di comunicare e di lavorare potendo accedere al web e ai servizi on linee, beni sempre più di prima necessità.
La vita delle persone non può dipendere dalle scelte e dal profitto economico di operatori privati: il compito di assicurare a tutti il diritto alla connessione è un dovere dell’amministrazione pubblica. Questo è un compito che non è più rimandabile.
Potenziare i collegamenti e connessioni all’interno degli ospedali – reparti e interconnessioni con le scuole e i reparti pediatrici.
Distribuzione temporale delle azioni
La realizzazione di un serio programma infrastrutturale non può avere tempi brevi, specie in una regione complessa come quella lombarda. Tuttavia, se la programmazione, la progettazione e la realizzazione “fisica” delle infrastrutture richiede tempi lunghi che probabilmente oltrepassano il limite temporale di una legislatura, è necessario prevedere azioni da realizzare nel breve periodo e quelle da realizzare in tempi più lunghi, da impostare anch’esse da subito, ma da lasciare come legacy alle legislature future.
In particolare:
Nel breve periodo: Avremo in futuro importanti vincoli di risorse e, inoltre, si assiste a una crescente difficoltà a realizzare grandi infrastrutture. Per questo occorre in primo luogo mantenere bene e ottimizzare le infrastrutture che già esistono. Anche per le infrastrutture si può parlare di “efficienza d’uso”. Qui non si incontrano resistenze e anzi si possono potenziare le infrastrutture esistenti.
Alcuni interventi con caratteristiche hard, tuttavia (ad esempio, il completamento di alcuni missing links già evidenti quali il raccordo con il Terzo Valico, il completamento dell’Alta Velocità a est di Brescia) saranno realizzati già nel breve periodo. Si metterà mano altresì a breve a risolvere alcuni problemi già noti ed esistenti in materia di “assetto idrogeologico” della regione. Inoltre, si interverrà sull’ efficientamento dei servizi che le infrastrutture già offrono; sulla formazione ad un uso efficiente dei servizi (risparmio idrico ed energetico, lotta agli sprechi); alla digitalizzazione delle informazioni necessarie a tali scopi e sull’uso e il monitoraggio delle infrastrutture; all’innovazione tecnologica delle infrastrutture.
Nel medio periodo: Oltre al mantenimento e all’ottimizzazione dell’esistente occorre colmare i colli di bottiglia e le zone critiche (si pensi per le strade al tratto della tangenziale Ovest che attraversa Milano per andare a Como-Varese; oppure al collo di bottiglia di Cisano sulla Bergamo-Lecco)
Nel lungo periodo: Le nuove infrastrutture vanno pensate molto bene, essere a minimo impatto e lanciare una sfida. Emblematica al riguardo la sfida dell’alta velocità Milano-Monaco.
Più in generale, tra le azioni che prevedono tempi lunghi per la loro attuazione si provvederà a formulare un piano infrastrutturale che riguardi i diversi settori evocati (mobilità, energia, sistema idrico e sistema delle telecomunicazioni). Esso verrà elaborato secondo le indicazioni di “metodo” coinvolgente le responsabilità istituzionali e i soggetti privati già richiamati, cercando il dialogo anche con le amministrazioni locali (affrontando cioè la debolezza strutturale di integrazione tra piano regionale e piani di sviluppo comunali), regionali, nazionali e internazionali, tenuto conto che le infrastrutture svolgono una funzione contemporaneamente locale (in questo caso regionale) e globale (in questo caso trans amministrativo a livello nazionale; e internazionale, non solo europeo).
Proposte da un lato coerenti con i contenuti dei programmi EU, soprattutto EU FIT for 55, e della programmazione MIT, soprattutto il piano di mobilità e logistica sostenibili, dall’altro attente alla situazione regionale (interna e alle importanti connessioni con il resto del paese e dell’Europa, considerata anche la posizione strategica della regione nella rete dei flussi e degli scambi internazionali).
Occorre prestare crescente attenzione alla migliore integrazione tra domanda ed offerta di infrastrutture e mobilità, anche perché la regione dispone di una buona offerta di infrastrutture, che semmai dovranno essere ottimizzate ed utilizzate in modo più efficace ed efficiente.
Nei prossimi anni assisteremo a una forte trasformazione della domanda di mobilità. Con attenzione a questo punto la domanda diventerà sempre più plurale, con attenzione alla crescente diversificazione delle persone mobili (aumento delle quote anziane e straniere), all’incremento della mobilità a-sistemica (ovvero per motivi diversi dal lavoro e dallo studio) e soprattutto alla ulteriore progressiva dispersione dei punti di origine degli spostamenti (dovuti alla dispersione insediativa associata ai processi di peri-urbanizzazione e di sviluppo delle aree urbane di seconda fascia). La crescente diversificazione socio-territoriale e della domanda richiederà di prestare specifica attenzione alla migliore integrazione modale delle infrastrutture e dei servizi e alla cura della loro qualità (estetica e funzionale) per rispondere ai bisogni diversificati dell’utenza.
Il raggiungimento degli importanti obiettivi di riduzione di immissione di inquinanti richiederà di potenziare la mobilità collettiva (pubblica e condivisa) e attiva (a piedi e in bicicletta).
Con attenzione alla mobilità pubblica, occorre aumentare il numero di passeggeri (quindi la domanda) attualmente molto contenuti attraverso la migliore razionalizzazione dell’offerta (oraria e territoriale) con particolare attenzione alle aree interne e alla vasta area metropolitana lombarda.
Particolare attenzione verrà posta all’integrazione tariffaria, al miglioramento della qualità dei nodi, delle reti e dei servizi di trasporto e al potenziamento della figura del mobility manager (d’area, aziendale e scolastico).
La mobilità collettiva dovrà essere rafforzata in particolare nelle aree a bassa densità (peri-urbane e interne) in particolare con servizi integrati di rete e con servizi collettivi on demand.
La mobilità attiva andrà fortemente potenziata attraverso interventi di contenimento (e miglioramento) di un parco veicolare privato troppo vetusto e inquinante, di miglioramento del riparto modale e di incremento dell’offerta e dei servizi per l mobilità a piedi e in bicicletta (anche con particolare attenzione agli obiettivi dei recenti Piani nazionali sulla mobilità ciclistica e sulle città a zero emissioni).
Istruzione e formazione
Obiettivi di legislatura
Reinventare la scuola lombarda del futuro per far fronte alle sfide educativa, ambientale, occupazionale, sanitaria, sociale ed economica.
La Lombardia vanterà un sistema scolastico eterogeneo e paritario che offra un'istruzione di qualità a tutti gli studenti, garantendo ai bambini di ogni età ed estrazione sociale un'educazione unica nel suo genere.
Creare un osservatorio regionale sulla dispersione scolastica e unità “anti abbandono”: sistema di monitoraggio dei dati relativi alla dispersione scolastica, nonché dei modelli e degli strumenti di interazione e accompagnamento per rafforzare i servizi e il sistema educativo.
Per questo l’educazione andrà posta al centro di tutti i progetti regionali.
▪ Rendere la Lombardia un esempio mondiale per l'istruzione, dalla prima infanzia ai percorsi universitari e di formazione professionale.
▪ Migliorare la parità di opportunità scolastiche dall'asilo all'istruzione secondaria e raggiungere gli obiettivi prefissati per l'istruzione.
▪ Aumentare l'integrazione, la diversità e l'inclusione negli istituti scolastici di tutta la Regione.
Creare maggiori alleanze tra istituzioni, scuole, aziende e terzo settore, anche attraverso patti territoriali
▪ Creare un sistema educativo complementare a quello ministeriale, che introduca gli studenti a tutte le opportunità sociali e professionali del futuro (es. H-Farm School) orientato dai tre principi fondanti la Humanovability: innovazione, sostenibilità, umanesimo.
▪ Implementare le risorse per il servizio di pedagogista e psicologia scolastica nelle scuole primarie di primo e secondo grado.
Premessa
Il sistema scolastico della regione Lombardia è caratterizzato da un alto grado di complessità, in virtù dell’eterogeneità geografica, economica e sociale propria del territorio. Questa eterogeneità costituisce la ricchezza del territorio e permette la realizzazione di molteplici iniziative e la valorizzazione delle progettualità della scuola lombarda.
In questo contesto la Lombardia rappresenta uno straordinario palcoscenico dove la sinergia tra soggetti pubblici e privati, che vede agire da anni in rete Scuole, Università, Imprese ed Enti, consente alleanze costruttive per individuare nuove opportunità per l’ampliamento dell’offerta formativa, favorendo l’innovazione e un costante miglioramento del sistema scolastico. Questi processi rappresentano una risposta necessaria che insieme dobbiamo dare alle esigenze degli studenti in una società che evolve rapidamente, contribuendo a costruire una Scuola all’altezza delle sfide che propone l’Europa del futuro, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
In Lombardia ci sono 8.975 scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado. In particolare, 3.024 Scuole dell'Infanzia, 2.442 Scuole Primarie, 1.327 Scuole Secondaria di primo grado. 772 Istituti Comprensivi, 187 Istituti Superiori, 80 Centri Territoriali Permanenti. 60 Licei Artistici, 71 Licei Classici, 291 Licei Scientifici, 136 Licei Linguistici, 132 Licei delle Scienze Umane e 18 Licei Musicali e Coreutici, 180 Istituti Professionali Servizi, 79 Istituti Professionali Industria e Artigianato, 181 Istituti Professionali, 84 Istituti Professionali IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) complementare il cui percorso di studi è di competenza regionale e 70 Istituti quadriennale con percorso di studi sperimentale, 14 Università ed accademie. Questi istituti rappresentano il punto di partenza imprescindibile poiché dietro questi numeri ci sono i nostri figli, nipoti, amici... in nostri studenti, gli studenti lombardi. A loro noi dobbiamo garantire una istruzione e una formazione eccellente, adeguata, stimolante, all’avanguardia e proiettata al futuro.
Con oltre 1,6 milioni di minori, la Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di residenti con meno di 18 anni, a questa fascia va indirizzato il nostro impegno volto a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica (v. anche Cap. 8 Politiche sociali). Si tratta di un fenomeno multidimensionale e come tale va affrontato, senza scorciatoie. Sono tanti gli aspetti da monitorare, che possono sovrapporsi o meno: esclusione sociale; mancanza di servizi educativi, culturali, sociali, sportivi; distanze territoriali e fenomeni demografici come calo delle nascite e spopolamento di interi territori. A ciò si aggiunga che l’emergenza Covid ha posto nuove sfide nel contrasto della povertà educativa. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione 2021-2022, livelli di rendimento scolastico medio degli istituti lombardi sono di assoluta eccellenza in materia di competenze sia alfabetiche che numeriche, con quote relative di bambini e giovani che non raggiungono livelli di competenza sufficiente pari rispettivamente al 25,2% e 29,2%, circa 10 punti sotto alla media nazionale. In generale il tasso di scolarità verso la scuola secondaria di secondo grado è del 81,6 %. Con riferimento al successo scolastico, il numero di diplomati per 100 giovani di 19 anni in Lombardia è del 70,7 % (per le donne il valore sale al 76,5%), ma l’abbandono scolastico è un fenomeno che persiste con incidenza rilevante sia in Lombardia (13,3% nel 2017, calcolato sulla popolazione di 18-24 anni con al più la licenza media e che non frequenta altri corsi scolastici o svolge attività formative superiori ai 2 anni) sia in Italia (14,5%), tanto da porre il paese in coda alla graduatoria dei 21 Paesi OCSE-UE.
In base ai dati ISTAT, dal 2012 al 2019, il numero di residenti tra 0 e 17 anni in Lombardia è aumentato del +0,86%, tale cifra colloca la regione al terzo posto nel paese per aumento dei minori. L’emergenza coronavirus ha reso evidente come lo sviluppo dell’agenda digitale sia (e sarà sempre più) legato al contrasto della povertà educativa. Nei mesi di didattica a distanza è emersa tutta la differenza tra chi – pur nelle complicazioni date dall’emergenza – ha potuto partecipare attivamente alle lezioni e chi invece ha avuto più difficoltà. La Lombardia – presa nella sua interezza – presentava già prima della crisi dati sostanzialmente in linea con la media nazionale, rispetto alle connessioni su rete fissa. La sfida per raggiungere tutti i bambini e i ragazzi con connessioni veloci e ultraveloci diventa ancora più complessa se questo dato viene letto dal punto di vista dell’estensione territoriale: il 40% della Lombardia è classificato come area montana (v. anche Cap. 5 Infrastrutture e Cap. 2 Ambiente). Infatti, sono soprattutto le province con più popolazione residente in montagna ad avere le quote più basse di famiglie potenzialmente raggiunte dalla banda larga veloce e ultraveloce.
Una forte diffusione delle connessioni veloci non è importante solo per lo studio da casa, come si è visto nelle settimane di didattica a distanza per la chiusura delle scuole. La presenza di infrastrutture tecnologiche in grado di collegare velocemente a internet anche (e soprattutto) gli edifici scolastici è una variabile decisiva per fare scuola digitale, una volta tornati in classe. La scuola rimane il luogo dove normalmente bambini e ragazzi passano molta parte del proprio tempo fuori casa. Un ambiente che deve essere non solo accessibile, ma anche e soprattutto sicuro. Strutture vecchie che non vengono ristrutturate rischiano di essere più soggette a crolli e cedimenti o comunque di offrire un ambiente meno salubre agli alunni. E in questo senso, un indicatore utile da considerare è sicuramente la presenza di edifici scolastici vetusti, ossia vecchio di 50 anni. In Lombardia il 20,43% degli edifici scolastici statali è vetusto. Un dato che supera la media nazionale (17,83%) di quasi 3 punti percentuali e che aumenta ulteriormente in 5 delle 12 province lombarde. A Cremona (35,20%), Pavia (32,085) e Mantova (31,74%) il dato è superiore al 30%. Situazione diversa vive il patrimonio nelle province di Lecco, Sondrio, Milano e, in particolare, Monza e Brianza, dove solo il 13,8% degli edifici è vetusto.
Obiettivi strategici
Completamento dei processi avviati nel programma triennale per il segmento 0-6, per il primo ciclo di istruzione e per il secondo ciclo di istruzione e formazione, offrendo a fine mandato un trasparente bilancio critico sociale dei traguardi raggiunti e dei problemi ancora aperti.
Assicurare in tutti i territori della Regione la disponibilità per i giovani della filiera dell’istruzione tecnico-professionale rispettivamente articolata in corsi triennali di qualifica (EQF 3), quadriennali di diploma professionale (EQF 4), da quinquennali a settennali di diploma tecnologico superiore (EQF 5), ottennali di diploma tecnologico superiore (EQF 6).
Raggiungimento dell’obiettivo che nessun giovane lombardo possa abbandonare i percorsi formativi senza aver almeno raggiunto una qualifica professionale (EQF 3).
Triplicare il numero dei giovani lombardi che acquisiscono i titoli di studio in apprendistato di I e III livello. (v. anche Cap. 4 Artigianato)
Contribuire al coordinamento regionale dell’offerta formativa dei Centri di Ateneo delle università lombarde ai fini dei percorsi accademici per la formazione iniziale dei docenti (60 cfu) e per la formazione all’uso della didattica digitale.
Prevedere primalità per le istituzioni (scuole, CFP, ITS Academy) e per i giovani che nei loro percorsi di insegnamento e di apprendimento giungano alla registrazione di brevetti con alto grado di execution.
Mettere a disposizione delle famiglie, dei giovani e dei docenti lombardi in modo friendly i dati aggregati per territori e per le diverse istituzioni scolastiche e formative, riguardanti la valutazione degli apprendimenti promossa sull’intero arco del percorso scolastico dall’Invalsi, dall’Ocse Pisa e da altri organismi di ricerca superiore
Altri obiettivi primari di legislatura riguardano
Il contrasto alla dispersione scolastica (v. anche Cap. 8 Politiche sociali)
L’integrazione scolastica per studenti disabili e stranieri
Il potenziamento del servizio di orientamento in uscita – dialogare con il mondo universitario e degli ITS
Il potenziamento delle dotazioni dei laboratori tecnico-logistici e scientifici
L’intensificazione dei laboratori esperienziali, di approfondimento, recupero e STEM
L’attivazione di percorsi di ITS e IFTS caratterizzati dal confronto con i territori
Gli interventi sul fabbisogno edilizia scolastica
Le azioni per rendere le scuole autosufficienti
La realizzazione di presidi psicologici scolastici
Gli strumenti
Scuole autonome, innovative e sicure: verso i CAMPUS
La sfida è trasformare le scuole lombarde da ambienti “teaching centred” ad ambienti “learning centred”, ovvero da luoghi dell’insegnamento a luoghi inclusivi dell’apprendimento per coltivare i talenti di tutti e di ciascuno, utilizzando le opportunità offerte dai ICT (acronimo di Information and Communications Technology, dall'inglese tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e dai linguaggi digitali per supportare nuovi modi di insegnare, apprendere e valutare.
Le politiche pubbliche regionali dell’istruzione e della formazione saranno tese per questo a favorire e a declinare in tutti gli aspetti la qualità, l’innovazione e l’internazionalizzazione.
Il primo obiettivo sarà costituito dall’innalzamento delle competenze digitali di tutti gli studenti lombardi e dal superamento, attraverso la creazione di digital community territoriali, del digital divide tra docenti e studenti.
Alle scuole autonome verrà offerta la possibilità di utilizzare sui territori laboratori STEM per la diffusione della cultura scientifica in stretta connessione con i circuiti museali e i centri di ricerca per appassionare le nuove generazioni alla scienza e alla tecnologia. Si favorirà la creazione di piattaforme cloud a uso didattico nazionale ed europeo.
Per accrescere la qualità e l’attrattività delle istituzioni educative lombarde sarà introdotta, attraverso bandi regionali, la premialità per le migliori innovazioni in campo didattico realizzate nel minor tempo scolastico.
Saranno proposte, in particolare, politiche regionali di accompagnamento al superamento delle modalità organizzative dell’attività scolastica del ‘900 (uniformità degli spazi e rigidità dei tempi scolastici) per giungere a realizzare ambienti polifunzionali e innovativi per favorire attività collaborative e personalizzate di apprendimento attivo e creativo.
Rientrerà tra gli obiettivi l’offerta alle famiglie e agli studenti interessati dell’apertura delle scuole anche durante la pausa estiva per eventuali laboratori di approfondimento recupero e sviluppo degli apprendimenti (LARSA), promossi in collaborazione con le realtà specifiche dei diversi territori (comuni, musei, teatri, mondo della cooperazione e del volontariato, mondo dell’artigianato eccetera) per valorizzare i talenti dei giovani e per combattere la dispersione scolastica. (v. anche Cap. 4 Lavoro)
Saranno avviate politiche per favorire le eccellenze dei giovani lombardi meritevoli negli studi o nei percorsi di istruzione e formazione professionale, attraverso apprendimenti esperienziali di formazione e lavoro anche internazionali, proposti e organizzati dagli stakeholder dei settori produttivi della Lombardia.
Queste politiche saranno mirate a creare raccordi tra le eccellenze imprenditoriali ed economiche del Sistema Lombardo ed i talenti dei giovani per accrescerne potenzialità e per il consolidamento delle loro competenze linguistiche e tecnico professionali in contesti internazionali. Si valorizzerà in questo modo il merito attraverso l’internazionalizzazione.
Dal punto di vista ordinamentale sarà data priorità di intervento alla generalizzazione, razionalizzazione degli spazi e reciproco coordinamento tra offerta 0-3 e offerta 3-6 per i servizi formativi pubblici (statali e paritari).
Si procederà all’inserimento progressivo del segmento 0-6 negli istituti comprensivi così da assicurare la continuità educativa e territoriale con le scuole del primo ciclo, con conseguenti interventi sull’edilizia scolastica e su convenzioni quadro che possano coinvolgere anche i servizi 0-3.
Nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale e della libertà di scelta delle famiglie saranno potenziate e raffinate le politiche regionali del buono scuola, delle misure per il diritto allo studio, dell’uso integrato di strutture sportive statali e favoriti i Patti territoriali di comunità.
Intendiamo lavorare con le Reti delle scuole secondarie superiori per incentivare la durata quadriennale delle Istituzioni di istruzione secondaria (licei, istituti tecnici e professionali) per allineare i giovani lombardi alle stesse condizioni dei coetanei europei che entrano un anno prima o nel mondo del lavoro o nei percorsi di istruzione terziaria. Regione si impegna così a generalizzare l’obiettivo, previsto nel PNRR, di ampliare le sperimentazioni di durata quadriennale dei percorsi superiori, già in atto con successo in alcune realtà lombarde. (v. anche Cap. 3 PNRR)
Sarà costituito a tal fine un gruppo di studio che possa mettere a disposizione delle famiglie e del personale sia delle scuole coinvolte nella sperimentazione che delle altre che insistono sullo stesso territorio i dati nazionali e internazionali riferiti alle comparazioni sugli apprendimenti degli studenti coinvolti e non coinvolti nella sperimentazione.
Le sfide ambientale, energetica e sanitaria (v. anche Cap. 2 e 8).
La sfida ambientale che l’umanità ha di fronte è epocale. Se occorre favorire in tutti i campi la sostenibilità, lo è primariamente in campo educativo. Essa riguarda, infatti, la messa in discussione di modelli mentali, culturali e pratici tuttora dominanti, che rendono complessa e lenta la transizione verso pratiche di sviluppo sostenibile. Regione s’impegna ad affiancare le scuole del sistema lombardo nella formazione delle nuove generazioni verso il cambiamento sostenibile attraverso best practice afferenti all’educazione civica che favoriscano la progettazione rigenerativa di una economia circolare maggiormente rispettosa degli spazi e dei processi ciclici del Pianeta in cui viviamo. Verranno favoriti apprendimenti trasformativi attraverso il “learning by doing” per generare in contesti anche extra scolastici e laboratoriali riflessioni sui comportamenti scorretti e/o esclusivamente consumistici, che hanno caratterizzato gli stili di vita delle generazioni del ‘900.
Nella stessa ottica deve essere affrontata la sfida posta dalla crisi energetica. Educare a nuove modalità di consumo delle fonti energetiche e soprattutto maturare la consapevolezza della necessità di ricercare fonti alternative meno inquinanti e meno costose deve costituire un obiettivo prioritario del sistema educativo lombardo. Regione s’impegna innanzitutto a rendere autosufficienti, dal punto di vista energetico, tutte le scuole del sistema lombardo, destinando finanziamenti straordinari per l’efficientamento energetico a partire dai pannelli solari e sistemi di aerazione avanzati, perché le scuole diventino in breve tempo vere e proprie comunità energetiche e sicure dal punto di vista sanitario e si possa scongiurare la chiusura delle stesse o limitazioni nell’agibilità degli edifici scolastici a causa di problematiche legate al consumo di energia, con particolare riferimento all’illuminazione e al riscaldamento.
Rispetto al problema della sicurezza sanitaria nel post Covid occorre adottare atteggiamenti e pratiche di prevenzione che rimandino a nuove sensibilità e a nuovi maggiori controlli sulle condizioni di salute degli studenti e dell’intera comunità scolastica. Regione s’impegna a costituire nelle Case di Comunità Presidi Sanitari Territoriali per la prevenzione e cura di ogni forma di contagio (medico, scolastico e/o operatori sociosanitari) e Presidi Psicopedagogici a supporto dei nuovi codici di comportamento e dei casi problematici.
Sarà inoltre, promossa una cultura della sicurezza in tutte le scuole quale obiettivo strategico per acquisire le competenze per affrontare consapevolmente i rischi esistenti nei contesti di vita e di studio. L’attenzione costante alla prevenzione e alla protezione di sé, degli altri e dell’ambiente e l’incremento della capacità di gestire situazioni complesse con autonomia e responsabilità devono essere oggetto di politiche integrate tra tutti i livelli istituzionali al fine di riconoscere, valutare, gestire e prevenire il rischio, il pericolo, il danno per sé, per gli altri e per l’ambiente.
Regione s’impegna in particolare, in collaborazione con le Istituzioni scolastiche e le Imprese, a rendere sempre più sicuri i luoghi di lavoro durante le esperienze dell’alternanza scuola-lavoro e dei tirocini curricolari, favorendo, tra l’altro, attraverso appositi bandi regionali, la formazione dei tutor scolastici e tutor aziendali.
L’orientamento come strategia di contrasto alla dispersione scolastica esplicita e implicita e al fenomeno del disagio giovanile (v. anche Cap. 8 e 10)
La dispersione scolastica e formativa rappresenta uno dei fenomeni più complessi che affronta la scuola continentale ed italiana. I giovani che abbandonano prematuramente i sistemi di istruzione e formazione, infatti, non sviluppano competenze adeguate e va aggiunto che la mancata acquisizione di una qualifica professionale o di un titolo di istruzione li espone ulteriormente al rischio di inoccupazione, di povertà e di esclusione sociale.
L’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione spinge Regione Lombardia ad impegnarsi per creare le condizioni per attuare processi educativi ancor più efficaci ed offrire una scuola accogliente e più inclusiva possibile, soprattutto nei confronti dei soggetti svantaggiati e a rischio di esclusione: bambini con disabilità, oppure provenienti da famiglie in condizione di disagio sociale ed economico. Il processo di inclusione deve iniziare sin dai primi anni di vita, essendo dimostrato l’effetto benefico che l’ambiente scolastico può avere sui bambini che vivono in contesti disagiati.
Regione, trattando il fenomeno della dispersione scolastica ed educativa, farà riferimento all’intera platea dei soggetti a rischio piuttosto che limitarsi a valutare solo quelli provenienti dall’abbandono scolastico. Infatti, in una società moderna gli effetti di una formazione scolastica inadeguata non li subisce soltanto chi non raggiunge un titolo di studio (dispersi espliciti), ma anche tutti coloro che lo ottengono, senza però possedere le competenze attese necessarie per esercitare pienamente i diritti di cittadinanza (dispersi impliciti).
La prima indicazione utile nel contrasto a tutte le forme di dispersione è quella di rafforzare un sistema di orientamento diffuso, a tutti i livelli scolastici e in particolare per la scelta della scuola secondaria di secondo grado e dell’istruzione terziaria. Sono infatti necessari percorsi di orientamento strutturato che tengano conto non solo delle aspirazioni personali e professionali dei giovani, ma anche delle competenze necessarie per ogni settore, dei dati di fabbisogno tendenziale, dell’offerta formativa e delle esigenze specifiche delle imprese. La mancanza di tali percorsi si ripercuote sia sugli elevati tassi di dispersione scolastica durante le superiori, sia sul fenomeno dei dropout accademici e dell’eccessivo allungamento dei percorsi di studio universitari rispetto alle durate ordinamentali.
Sul piano operativo Regione si impegna ad intensificare i servizi orientativi sui territori per azioni di supporto nell’ambito delle scuole che siano in grado di individuare per tempo i ragazzi a rischio, motivarli, reindirizzarli in percorsi formativi corrispondenti ai reali bisogni formativi per ridurre l’area grigia della dispersione scolastica che porta inevitabilmente ad incontrare difficoltà ad inserirsi proficuamente nella società per affrontare le diverse situazioni di vita e di lavoro.
All’interno di nuove strategie di orientamento Regione, inoltre, favorirà la presenza, in tutte le scuole superiori, di sportelli regionali di orientamento e di placement per la transizione dallo studio al lavoro e promuoverà Saloni dell’Orientamento per far incontrare gli studenti del secondo ciclo fin dalla scuola secondaria di primo grado con l’intera offerta scolastica, professionalizzante ed accademica di Regione Lombardia.
Saranno promosse, insomma, misure di prevenzione, tese ad affrontare i problemi strutturali che possono causare l’abbandono precoce, insieme a misure di intervento, attraverso un osservatorio regionale, con l’obiettivo di contrastare qualunque difficoltà degli studenti al loro manifestarsi, migliorando la qualità dell’istruzione e della formazione e fornendo un sostegno mirato ai singoli studenti o ai gruppi a rischio e misure di compensazione per offrire nuove opportunità di reinserimento negli studi per ottenere una qualifica professionale, anche in apprendistato formativo, per i giovani dispersi e scongiurare il pericolo di divenire dei NEET.
Rafforzamento della filiera della Formazione Professionale Regionale per i mestieri 4.0 (v. anche Cap. 4)
Regione si impegna a rafforzare l’offerta di IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) per garantire ai giovani di tutte le province lombarde di avere accesso nel proprio territorio a percorsi professionalizzanti per conseguire livelli di qualificazione professionale, con importanti momenti di formazione on the job. I giovani coinvolti in tali percorsi dovranno avere la garanzia di frequentare un sistema di qualità, altamente professionalizzante che li avvicini e li inserisca realmente nel mercato del lavoro. Sempre più intenso sarà per questo, da parte di Regione, il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che contribuiscono all’efficacia dei percorsi: gli Enti di formazione accreditati che sono i luoghi di crescita e formazione dei giovani studenti, le Imprese in partnership con gli Enti che accrescono il proprio capitale umano formando i giovani alle competenze di cui hanno bisogno, le Parti Sociali che hanno la responsabilità delle norme nazionali della contrattazione per la regolazione dei dettagli dell’esperienze di alternanza scuola-lavoro e dei contratti di apprendistato.
L’istruzione e formazione professionale regionale verrà in particolare incentivata a farsi carico di percorsi formativi di qualifica e diploma secondari e superiori promossi in compartecipazione anche in apprendistato formativo con l’artigianato di qualità storico-artistica al fine di assicurare la successione generazionale di tradizioni che stanno scomparendo per mancanza di talenti che le possa continuare e rilanciare anche nella società digitale e globale. E’ per questo che per i profili congruenti ai mestieri artigiani, tali percorsi potranno essere realizzati anche secondo la modalità della “Bottega Scuola”, in cui l’alternanza è svolta presso le botteghe artigiane, prevedendo una significativa quota oraria in situazione lavorativa e la presenza della figura del “Maestro Artigiano”.
Attraverso accordi di rete con le istituzioni dei territori e con le imprese, a partire dai cluster produttivi più interessati, rendere i Centri regionali per l’istruzione e formazione professionale regionale anche Centri per la riconversione professionale dei lavoratori dei settori in crisi, per la formazione e l’aggiornamento permanente dei lavoratori occupati e disoccupati, per l’incontro della domanda-offerta di lavoro e di competenze e per l’accompagnamento ad iniziative di autoimprenditorialità e di spin off; inserire a sistema in questo processo di riconversione, qualificazione e innovazione delle competenze anche stage all’estero in imprese d’avanguardia
Potenziare la valutazione esterna biennale degli apprendimenti degli studenti dell’istruzione e formazione professionale regionale come occasione di confronto con la valutazione biennale interna e con le coeve valutazioni esterne degli studenti dei corsi statali, al fine di incrementare l’efficacia degli aggiustamenti personalizzati dei percorsi sia di insegnamento sia di apprendimento; affidare questa funzione al gruppo di studio costituito per la trasparenza pubblica dei risultati di apprendimento dei giovani coinvolti nella sperimentazione dei corsi secondari quadriennali.
La scommessa sulla formazione dei tecnologi attraverso i nuovi ITS Academy
L’istituzione degli ITS Academy con legge 99 del 15/7/2022 rappresenta una nuova grande opportunità di rilancio del Sistema Terziario di Istruzione e Formazione Tecnologica Superiore anche per la Regione Lombardia. Previsti dal PNRR consentiranno, con finanziamenti dedicati, un’accelerazione nella modernizzazione del Paese e soprattutto una grande opportunità per i giovani tecnologi di specializzarsi nelle tecnologie più avanzate richieste dal nuovo mercato del lavoro.
In Lombardia, che dispone già attualmente di 20 Fondazioni ITS, la creazione di nuovi ITS Academy consentirà di integrare e completare, alla stregua delle migliori realtà formative europee, la filiera tecnico-professionalizzante a partire dall’ IeFP Regionale, per prefigurare un canale formativo terziario, altamente professionalizzante, e quindi prevalentemente on the job, non accademico, per il conseguimento delle qualifiche di V e VI livello EQF, comparato quest’ultimo ai diplomi di laurea.
Regione s’impegna entro il 2026 ad incrementare in modo significativo il numero dei percorsi e degli iscritti a questa offerta formativa post secondaria, non universitaria, professionalizzante, per superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro ad alta specializzazione che condiziona anche in Lombardia la competitività dei nostri sistemi produttivi e dei servizi (le nostre aziende non trovano un tecnico su tre)
In relazione alle vocazioni delle singole province e attraverso un coordinamento regionale verranno istituiti nuovi ITS Academy per accompagnare con competenza e capacità di adattabilità le principali sfide e linee di sviluppo economico della Regione Lombardia, con particolare attenzione alla transizione ecologica (compreso i trasporti, la mobilità e la logistica), alla transizione digitale, le nuove tecnologie per il Made in Italy, compreso l’alto artigianato artistico, alle nuove tecnologie della vita, alla ricerca chimico farmaceutica e sanitaria, alla meccatronica, ai servizi alle imprese, alle tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo, alle tecnologie per l’informazione, della comunicazione e dei dati, all’edilizia.
Punto qualificante di questa strategia sarà l’assunzione di provvedimenti per favorire l’orientamento scolastico e professionale dei giovani attraverso la costituzione di percorsi modulari, graduali e continui dall’istruzione tecnica, professionale e di IeFP (EQF 3, 4 e 5) fino agli ITS Academy esistenti (EQF 5); in questa linea progressiva, prevedere che almeno un ITS Academy sia volto, per ambiti geografici adeguati, alla formazione interterritoriale di profili tecnologici professionali EQF 6, coerenti con la domanda del mercato del lavoro nel welfare sanitario e sociale e nei processi da attivare per la sicurezza sul lavoro; dai 15 anni, favorire e potenziare l’acquisizione dei titoli di studio in apprendistato formativo di I e di III livello, favorendo accordi tra scuola/Cfp e reti di imprese.
Formazione professionale (v. anche Cap. 4 Impresa e Lavoro)
Patto di Lavoro per tutte le diverse componenti della società regionale - le istituzioni politiche, le rappresentanze dei lavoratori e delle imprese, i territori, il terzo settore, il mondo dell’istruzione, della ricerca, della formazione, attraverso il quale le componenti cooperino e si impegnino per il raggiungimento di obiettivi concordati di crescita in tema di economia, lavoro e istruzione (indicare obiettivi misurabili di miglioramento in ciascuna area di azione e prevedere una analisi periodica dei risultati, con conseguente confronto su quanto ottenuto e, se del caso, attuazione di eventuali azioni correttive nel caso di scostamenti).
Innovare concretamente nell’istruzione e nella formazione professionale
Potenziare l’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), organizzandola secondo Reti Formative di Filiera, fondate sulla vocazione produttiva dei territori e delle imprese, similmente a quanto si sta sperimentando in Trentino. Programmare l’offerta formativa per le diverse reti a livello regionale, anche con il coinvolgimento attivo del sistema produttivo attraverso le associazioni di rappresentanza datoriali e di categoria. La caratteristica fondamentale delle Reti è quella di fare sistema tra i corsi di formazione professionale (CFP), gli istituti scolastici (professionali, ma anche tecnici e liceali), le aziende, gli ITS e le università. La rete consentirà di sospingere i percorsi formativi professionalizzanti verso le più alte qualifiche, con un costante confronto con le necessità del tessuto produttivo locale, nonché di programmare e utilizzare al meglio gli strumenti dell’apprendistato, della formazione duale e dell’alternanza scuola-lavoro;
Proposta al Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, per quanto di sua competenza, il raddoppio dell’offerta di Istruzione Tecnica Superiore (ITS) in base ad una programmazione condivisa con le imprese, le università, i centri di ricerca, gli enti locali ed i diversi soggetti del sistema scolastico e formativo;
Maggiore continuità e stabilità al sistema di IeFP attraverso il superamento dell'attuale modalità di finanziamento, basata esclusivamente su avvisi (bandi) regionali annuali che determinano a priori il contingente di "doti" attribuito ad ogni ente per ogni annualità di corso: un meccanismo di finanziamento che preveda una quota triennale o quadriennale di riconoscimento di costi strutturali, integrandola con una quota annuale variabile in funzione del numero di studenti e degli esiti - successo formativo, sbocchi occupazionali, inclusione sociale;
Rafforzare l’offerta di servizi orientativi sul territorio;
Definire e realizzare un sistema che incentivi la qualità dell’offerta formativa con criteri basati sul raggiungimento di concreti risultati in termini occupazionali, al di là del puro rispetto formale dei requisiti oggi previsti per l’accreditamento. Al riguardo sono già attive nella nostra regione realtà formative, esterne al sistema di IeFP e che oggi non beneficiano di fondi pubblici, che raggiungono risultati occupazionali superiori al 90% in termini di assunzioni a tempo indeterminato, attraverso la formazione ai nuovi mestieri dell’economia digitale di giovani e di persone che necessitano di riqualificazione. In settori come questi, in cui esiste nella nostra regione una forte domanda di lavoratori qualificati che non trova idonea offerta, l’obiettivo è di accelerare e moltiplicare questi esempi già esistenti, attraverso la predisposizione di idonei incentivi al risultato, finanziando queste politiche attraverso risorse aggiuntive provenienti dai programmi europei e dalle collaborazioni pubblico-privato;
Economia collaborativa: un obiettivo fondamentale di questa riorganizzazione è il superamento della barriera fra settori ad alto grado di innovazione (ad es. la logistica e la meccanica) e settori fortemente ancorati alla tradizione, nell’ottica delle smart skills e dell’innovazione inclusiva;
Politica di incentivi per gli enti formativi che sapranno innovarsi ed aggiornare la propria offerta, anche con proposte formative efficaci ed incisive volte all’inserimento lavorativo di particolari categorie (persone con disabilità, NEET e l’integrazione lavorativa dei giovani migranti);
Sperimentazione di un sistema di valutazione e autovalutazione dei corsi di formazione professionale (CFP), ancorato al sistema nazionale di valutazione (SNV) e dotato di proprie caratteristiche, da realizzarsi in collaborazione con l’INVALSI e in linea con le prime limitate sperimentazioni che sono state recentemente presentate in Conferenza Stato Regioni. La valutazione deve infatti diventare lo strumento principe, ben aldilà del sistema di rating o di certificazione della qualità, su cui fondare l’accreditamento degli enti di formazione professionale e il finanziamento dei corsi.
Obbligo d’istruzione e contrasto alla dispersione scolastica in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, supportare le azioni orientative rivolte alle scuole del primo grado, anche utilizzando le competenze e i servizi della Rete degli Informagiovani di Lombardia;
In collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, monitorare ed accompagnare i riorientamenti al primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado;
Approntare uno strumento di anagrafe regionale della popolazione scolastica a disposizione dei Comuni per la verifica dell’obbligo di istruzione e il monitoraggio della dispersione scolastica;
Facilitare la formazione di reti di scuole, anche di scopo, per ottenere azioni di sistema in contrasto alla dispersione scolastica e anche per ottenere risparmi su forniture o gestione di servizi;
Finanziare, attraverso un fondo annuale, proposte progettuali presentate da Enti Locali, con particolare attenzione ad iniziative di educativa di strada in quartieri periferici.
Inserimento nel mondo del lavoro (v. anche Cap. 4)
Il problema occupazionale raggiunge vette allarmanti soprattutto con riferimento a determinate categorie di lavoratori, primi tra tutti i giovani e le donne. Il nostro Paese detiene il record europeo non solo dei giovani che non lavorano, ma anche dei giovani “scoraggiati”, ossia che non si formano e non cercano attivamente un’opportunità di impiego (c.d. NEET - Not in Education Employment or Training). Tra le storture connesse alla disoccupazione giovanile si registrano, in particolare, due grandi problemi: l’elevato tasso di abbandono scolastico e l’alta percentuale di laureati che non trovano un’occupazione in linea con la propria formazione.
Si tratta di problematiche ormai da anni al centro del dibattito politico e istituzionale, su cui non è più procrastinabile un intervento strutturale. La formazione è strumento indispensabile ai fini dell’inserimento nel modo del lavoro. A tal fine, occorre, innanzitutto superare il mismatch esistente tra le competenze fornite dalle istituzioni scolastiche e quelle richieste dal mondo del lavoro, migliorando la qualità e la pertinenza delle competenze.
Da questo punto di vista è, quindi, necessario allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda promanante dai territori. Indispensabile da questo punto di vista è il coinvolgimento delle imprese e delle parti sociali a livello locale per una definizione condivisa dei percorsi di studio, al fine di garantire che gli stessi incontrino le effettive esigenze formative del mondo produttivo. Ovviamente, vista la durata dei percorsi formativi, l’intervento sui programmi deve essere fatto in chiave prospettica, guardando ad un orizzonte temporale ampio e non alle esigenze contingenti.
Occorre, poi, valorizzare tipologie formative differenti, che consentano l’acquisizione di un titolo di studio e l’inserimento nel mondo del lavoro, anche per far fronte all’alto tasso di abbandono scolastico. Iniziative di formazione centrate sul lavoro, potrebbero garantire, infatti, il recupero di almeno parte dei NEET, offrendo ai giovani un percorso alternativo all’apprendimento in classe. Il potenziamento della formazione professionale e tecnica è, quindi, indispensabile.
Attenzione dovrà essere dedicata anche all’Istruzione e Formazione Professionale (IFP) erogata dalla Regione ed all’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS).
Con il coinvolgimento delle Fondazioni promotrici e dell’Università occorre procedere ulteriormente al rafforzamento degli ITS e delle lauree professionalizzanti/abilitanti, nonché la loro integrazione con il tessuto imprenditoriale dei singoli territori. Si tratta, infatti, di percorsi formativi che mirano specificamente a rispondere alla domanda, proveniente del mondo produttivo, di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche, necessarie per promuovere i processi di innovazione e per sostenere il fabbisogno di innovazione e di trasferimento tecnologico, soprattutto per le piccole e medie imprese.
Deve, inoltre, essere potenziato il ricorso all’apprendistato di primo e terzo livello, coinvolgendo, rispettivamente gli istituti di istruzione superiore, l’USR – Ufficio Scolastico Regionale e le Università.
Importante è anche l’attenzione dedicata all’orientamento nelle scuole superiori, al fine di accompagnare gli studenti in una scelta consapevole in merito al percorso di studi ed all’inserimento nel mondo del lavoro. L’orientamento rappresenta un importante strumento strategico per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica esplicita ed implicita ed al fenomeno del disagio giovanile. E’, inoltre, assolutamente necessario rilanciare l’alternanza scuola/lavoro che dovrebbe tornare ad essere una pratica strutturale nell’insegnamento superiore, potendo migliorare l’occupabilità dei giovani ed aiutare a contrastare la disoccupazione.
Si tratta di azioni da inserire complessivamente nell’ambito del programma d’azione predisposto dall’OCSE per le province della Lombardia, che si traduce nell’individuazione di una provincia simbolicamente Capitale della formazione tecnica e superiore (es. Bergamo Capitale della Formazione Tecnica e Superiore).
Formazione continua
In generale, dovrebbe esserci una maggiore attenzione per il profilo formativo non solo in caso di cessazione del rapporto ma anche nel corso dell’intero rapporto di lavoro, attraverso un potenziamento della formazione continua, in modo tale da dare risposte concrete al fenomeno del Reskilling. La formazione non deve, infatti, limitarsi all’inserimento nel mondo del lavoro ma deve, anzi, proseguire per tutto l’arco della carriera lavorativa. La formazione delle persone già inserite nel mercato del lavoro è indispensabile al fine di garantire un effettivo e adeguato rinnovamento ed accrescimento delle competenze e delle conoscenze, soprattutto per coloro che da più tempo hanno completato i percorsi di istruzione.
La formazione continua è, infatti, indispensabile per le transizioni occupazionali. Un basso livello di qualificazione, infatti, spesso comporta una impossibilità di reimpiego da parte della persona fuoriuscita dal mondo del lavoro, producendo altissimi costi sociali, sia economici che umani.
La formazione, invece, salvaguardia il lavoratore nell’ambito del mercato del lavoro, consentendogli nelle ipotesi di perdita dell’occupazione (circostanza sempre più frequente in ragione della frammentazione delle carriere lavorative e del passaggio tra imprese e spesso anche settori), di reperirne più facilmente una nuova.
Al contempo, però, la formazione gioca un ruolo importantissimo anche per le imprese, quale acceleratore dell’innovazione. Disporre di lavoratori formati consente di rimanere al passo con le innovazioni tecnologiche e, conseguentemente, di poter competere in un mondo sempre più globalizzato. Inoltre, l’innovazione ed il ricorso a personale altamente formato garantiscono produzioni di eccellenza, con cui far fronte alla concorrenza proveniente da paesi con minor costo dei fattori produttivi. E’, quindi, interesse primario investire sulla formazione, specialmente garantendo la possibilità di accesso alla formazione anche alle piccole e medie imprese ed al settore dell’artigianato che più difficilmente vi fa ricorso, ipotizzando nuove modalità di formazione anche alla luce delle novità che saranno apportate in materia dal PNRR.
Sarà, inoltre, indispensabile far sì che, anche attraverso lo strumento della Dote Unica Lavoro regionale, tutti i soggetti coinvolti nelle attività formative possano svolgere un ruolo concreto di supporto ai lavoratori ed alle aziende del territorio.
Infine, sarà necessario, soprattutto per la formazione acquisita sul campo, rendere le competenze certificabili. Questo garantirebbe una maggiormente spendibilità delle stesse e, al contempo, una garanzia per le imprese che possono contare su un’attestazione delle competenze indicate dal lavoratore.
Orientamento e superamento del mismatch tra domanda e offerta di lavoro (v. anche Cap. 4)
Attivare nuovi canali di comunicazione e networking tra giovani, istituzioni scolastiche e formative, associazioni di categoria e Informagiovani per favorire azioni comuni e collaborazioni, anche al fine di promuovere la cultura di impresa;
Promuovere iniziative di education da parte di gruppi di giovani imprenditori e imprenditrici, quali ad esempio incontri di orientamento e progetti specifici, dedicati agli studenti e alle studentesse delle scuole secondarie di secondo grado con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo del lavoro;
Promuovere, tramite la Rete regionale servizi Informagiovani, la massima collaborazione con le associazioni datoriali dei territori provinciali, con l’obiettivo di condividere informazioni e conoscenze sulle opportunità offerte dal sistema economico e sociale locale, in modo da poter offrire un’attività di informazione e orientamento coordinata e consapevole;
Prevedere specifici investimenti, contributi o sgravi fiscali per l’inserimento dei giovani imprenditori e imprenditrici e per le start up che si insediano nei territori svantaggiati (come, ad esempio, le aree interne e i territori montani);
Agevolare la creazione di start up non solo a carattere innovativo, e garantire opportuno supporto ai giovani imprenditori e imprenditrici, anche con il coinvolgimento attivo delle associazioni di categoria, creando luoghi e community di contaminazione e osmosi culturale anche con il coinvolgimento di imprenditori senior;
Favorire, anche tramite specifici fondi, l’orientamento precoce e il ri-orientamento, in collaborazione con gli Informagiovani, le scuole, gli ITS e le Università, le imprese e le associazioni di categoria per gestire i servizi in rete e per favorire un opportuno raccordo anche con i Centri per l’Impiego;
Sostenere la continuità e l’estensione su tutti i territori provinciali di piattaforme e strumenti phygital dedicate ai giovani tra i 15 e i 34 anni che offrano servizi di informazione, orientamento e sviluppo di competenze per il mondo del lavoro, in collaborazione con enti pubblici, enti di formazione, servizi al lavoro, associazioni di categoria e realtà giovani;
Valorizzare, anche tramite il potenziamento degli organici, l’attività degli Informagiovani;
Valorizzare, anche tramite il potenziamento strumentale e organico, gli IEFP e gli ITS, che si confermano partner preziosi per accompagnare settore più tradizionali a rinnovarsi, o accompagnare la crescita di settori innovativi, con un altissimo tasso di occupazione ad un anno dal conseguimento.
Ricerca e innovazione
Obiettivo di legislatura
Potenziare la posizione della Regione Lombardia tra le aree di forte sviluppo e competitività nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica. Integrazione e trasformazione digitale di tutti i servizi della PA lombarda. Sostegno alle imprese che investono in Ricerca e Sviluppo e all’eccellenza delle università lombarde, per favorire l’attrattività dei ricercatori italiani e internazionali. Creazione di distretti “ad alta tecnologia” per ciascuna provincia lombarda. Messa in rete degli Hub tecnologici e start up.. Attività di raccordo fra Regione, PMI, università e istituzioni finanziarie, per favorire l’innovazione nei processi di produzione.
La sfida della Lombardia
La Lombardia ambisce a essere una destinazione, ma soprattutto una casa, per le persone che desiderano riappropriarsi dei propri sogni e vogliono partecipare alla costruzione di un nuovo modello sociale di vita e alla definizione di un nuovo modo di lavorare, e contribuire alla generazione di una prosperità sostenibile.
La Lombardia deve un segnale forte e chiaro che si propagherà per il mondo intero: rispetto alla transizione digitale applicata al settore. La transizione digitale applicata al settore pubblico, o meglio, alle politiche, ai beni e ai servizi di pubblica utilità, siano essi erogati da enti pubblici, aziende private. Innovazione, qualità della vita, tecnologie emergenti e collaborazione sono le 4 parole chiavi per interpretare la transizione digitale a servizio dell’Uomo e dell’insieme.
La Lombardia può ragionevolmente ambire non solo al ruolo di locomotiva italiana per quanto concerne la transizione digitale ma anche a posizionarsi a livello internazionale come laboratorio di cittadinanza digitale adottando una strategia GovTech (government technology).
I 3 pilastri del GovTech regionale saranno:
1. Integrazione del processo decisionale: un approccio unitario alla trasformazione digitale (whole-of-government) nella PA lombarda quindi integrazione e coordinamento tra piani, attività e piattaforme, servizi digitali interconnessi e centri servizi al cittadino;
2. Servizi pubblici digitali: l’erogazione di servizi orientati al cittadino universalmente accessibili e quindi dotati di una dimensione digitale attraverso omnicanalità, accessibilità di dispositivi, connettività, sviluppo di abilità e competenze volti ad azzerare il digital gap, assistenza al cittadino;
3. Ecosistema digitale governativo: la progettazione, il corretto funzionamento e l’evoluzione costante di sistemi informatici governativi semplici ed efficienti nell’ottica di trasformarli in ecosistemi aperti attraverso l’adozione di nuove tecnologie, l’interoperabilità dei sistemi sottostanti e la sostenibilità dei medesimi anche economica (ad esempio privilegiando l’adozione di piattaforme e sistemi open source).
Coerentemente con i 3 pilastri strategici indicati la Regione Lombardia perseguirà 3 politiche:
L’introduzione di una cabina di regia dedicata all’innovazione tecnologica;
L’allargamento del mercato di potenziali contributori e fornitori di innovazione tecnologica
Coinvolgendo le startup innovative e le migliori intelligenze a livello internazionale;
Un programma di upskilling digitale con formazione gratuita diffusa a tappeto e a 360 gradi ricolta alla Pubblica Amministrazione e ai cittadini.
Regione Lombardia deve però poter contare su risorse interne capaci di dialogare con coscienza e cognizione. La Lombardia è il motore dell’innovazione dell’Italia ma notiamo che spesso gli enti pubblici locali fanno fatica a dare il contributo che sarebbero in grado di dare allo sviluppo economico e sociale del territorio. Serve sviluppare dei percorsi formativi legati al “public innovation management” di dirigenti pubblici e creazione di laboratori nei quali i dirigenti collaborano per trovare soluzioni innovative a sfide del territorio. Occorre puntare a formare il 10% di manager attivi in diversi assessorati della Regione Lombardia e organizzare dei workshop, ai quali possono partecipare altri stakeholder del territorio, volti a co-creare soluzioni a sfide legate al benessere sociale ed economico del territorio.
La Regione Lombardia non deve subire il cambiamento, ma affrontarlo.
Premessa
La ricerca (in tutte le sue forme e in tutte le sue componenti) e l’innovazione sono fattori decisivi per la crescita sociale ed economica di un Paese. La pandemia del 2020 è stata affrontata grazie ai risultati della ricerca realizzata grazie all’alleanza tra comunità scientifica e industria supportata da numerosi governi. Senza questo modo di operare l’impatto sanitario, economico e sociale della pandemia sarebbe stato molto più grave rispetto a quanto abbiamo sperimentato.
La ricerca e l’innovazione permettono una crescita del benessere di tutta la collettività. Le grandi sfide che abbiamo di fronte, da quella ambientale, all’invecchiamento della popolazione, alla lotta alla sofferenza e al disagio sociale, economico e sanitario, alla promozione di una migliore qualità della vita, possono essere affrontate solo grazie a più ricerca e più innovazione.
Investire in ricerca e innovazione significa investire nel futuro. La ricerca e l’innovazione aiutano a competere a livello globale, a preservare il nostro modello sociale e a migliorare la vita quotidiana delle persone affrontando le principali dinamiche economiche e sociali. Queste ultime, ben identificate dal piano di ricerca e sviluppo (R&S) della Regione Lombardia, sono quelle evidenziate dal Programma Strategico Triennale per la Ricerca, l’Innovazione ed il Trasferimento Tecnologico di Regione Lombardia, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale ovvero:
L’invecchiamento della popolazione
La crescita demografica mondiale, in contrasto con la decrescita demografica dei paesi occidentali
La crescita della popolazione urbana
I flussi migratori
Il cambiamento climatico
La quarta rivoluzione industriale
Queste dinamiche vanno affrontate con nuovi strumenti, individuati punti di partenza e obiettivi e seguito il percorso di raggiungimento. Occorre riprendere un’autonomia di iniziativa che ha permesso a Regione Lombardia di resistere meglio di altre alla crisi del 2008 con le sue Università, Centri di Ricerca e Imprese. Un’autonomia che si inserisce nelle linee strategiche nazionali ed europee.
Elementi di forza e criticità del sistema regionale
Il sistema paese, nel suo complesso, soffre di un rilevante gap nei confronti dei principali partner europei in numerose dimensioni, tra le quali si segnalano (fonte PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e resilienza, dati riferiti al 2019-20):
Bassa percentuale di adulti con un titolo di studio terziario: 28% in Italia nella fascia di età fra i 25 ed i 34 anni, contro una media dei paesi OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) del 44%;
Basso numero di dottorati attribuiti: 1 su 1000 nella fascia di età 25-34 anni, contro 1.5 nei paesi Unione Europea (UE);
Mismatch fra istruzione e domanda di lavoro. circa il 33% delle imprese italiane lamenta difficoltà di reclutamento nelle posizioni altamente qualificate, mentre il 31% dei giovani fino ai 24 anni non ha un’occupazione e la sta cercando;
Basso livello di spesa in R&S: 1.4% del prodotto interno lordo (PIL), contro una media OCSE del 2.4%;
Basso numero di ricercatori e perdita di talento: numero di ricercatori per persona attiva pari al 2.3%, contro il 4.3% nei paesi UE.
Il sistema lombardo primeggia rispetto al contesto italiano. Secondo i dati dell’Annuario Statistico Regionale (aggiornato ad agosto 2022), la Lombardia si posiziona al primo posto per spesa in R&S (20% della spesa italiana), e in particolare è caratterizzata da una spesa in R&S che, rispetto all’intero Paese, è sostenuta per il 24% svolta dalle imprese, per il 14% dalle università, per il 28% dal settore no-profit, e per l’8% da altre istituzioni pubbliche.
Il sistema lombardo manifesta arretratezza rispetto alle principali regioni di riferimento europee. Secondo il Regional Innovation Scoreboard 2021, nei confronti dell’Europa, la Lombardia si posiziona al 97esimo posto su 240 regioni in un indicatore composito di R&S, classificando la Lombardia come Strong Innovator, ma posizionandola distante dagli Innovation Leader. Gli indicatori rispetto ai quali è peggio posizionata nei confronti con i principali benchmark europei sono: spesa in R&S del settore pubblico (-64%), livello di emissioni (-74%). Punti di forza sono invece i processi di innovazione delle piccole e medie imprese (SMEs) e nella capacità di introduzione nel mercato di prodotti e servizi innovativi.
Specifiche criticità del sistema lombardo su cui è necessario intervenire sono i seguenti:
Il tema dell’attrattività: la regione soffre l’incapacità del sistema paese di programmare con regolarità di risorse e tempistiche l’attività di R&S;
Il costo della vita: ad una scarsa attrattività identificabile a livello nazionale si somma un costo della vita in Lombardia, a partire da Milano, più alto che nelle altre regioni, che rende una riflessione sulle politiche di remunerazione non più rinviabile in linea con il modello tedesco.
Infine, specifici elementi di forza del sistema lombardo, derivano dalla constatazione che nel corso del 2021 e 2022, grazie alle risorse derivanti dal PNRR per Università e Ricerca gestito dal MUR e dal MISE, Università, Centri di Ricerca e Imprese lombarde sono state particolarmente attive, con risultati brillanti in termini di acquisizione di risorse, pur all’interno del vincolo politico che ha attribuito il 40% delle risorse alle 8 regioni del Mezzogiorno, in rappresentanza del 34% della popolazione e del 23% del PIL. La Regione Lombardia deve garantire la sostenibilità economica delle attività che alla fine del PNRR si saranno dimostrate di elevata qualità. Resta, tuttavia, il tema della remunerazione del personale addetto alla ricerca, distante dalla media europea e colpito come tutti i lavoratori dagli effetti dell’ondata inflattiva.
Obiettivi strategici
La Regione Lombardia deve porsi come riferimento per tutto il Paese e nel confronto Europeo. Non è solo una questione di risorse. È anche una sfida culturale, quella di diffondere il metodo scientifico come modo per affrontare le sfide che abbiamo davanti, e superare le difficoltà. Per questo la ricerca e l’innovazione non riguardano solo i ricercatori e gli scienziati ma devono diventare, a partire dalle scuole, patrimonio culturale delle nuove generazioni. (v. anche Cap. 6 Istruzione e Formazione)
Interventi
Interventi nel breve periodo (i cui risultati sono attesi entro 3 anni):
Incrementare l’attrattività della Regione per i ricercatori:
Ruolo sociale: vanno sostenute le iniziative che promuovono il metodo scientifico e l’attività degli scienziati a partire dalle scuole;
Trattamento economico: occorre dare un segnale al Paese che non valorizza i ricercatori e i lavoratori altamente qualificati, soprattutto nel settore pubblico, in modo da contrastare la migrazione all’estero di migliaia di giovani con titolo di laurea e dottorato. Si propone “un’indennità di residenza” pari al 20% delle attuali retribuzioni per i ricercatori selezionati con procedure competitive internazionali.
Sostenere il livello di innovazione delle imprese lombarde:
Si propone la super detassazione degli utili investiti in R&S.
Interventi nel medio-lungo periodo (risultati attesi entro 5-10 anni):
Sostenere la continuità dell’eccellenza scientifica delle università lombarde:
Impegno della Regione Lombardia a proseguire il finanziamento delle iniziative PNRR di eccellenza dopo il 2026;
Favorire la premialità ai ricercatori vincitori di progetti competitivi internazionali.
Promozione della logica dei “Distretti di Alta Tecnologia”:
Incentivo alla formazione di partenariati tra soggetti pubblici e privati del territorio, attorno a tematiche innovative
Promozione di un Distretto di Alta Tecnologia per ciascuna provincia lombarda
Promozione internazionale del sistema della ricerca:
Promozione della collaborazione internazionale delle università, dei centri di ricerca e delle imprese lombarde. In particolare, promozione delle migliori pratiche con le aree più sviluppate quali, ad esempio, la Boston area e la Silicon Valley negli Stati Uniti, l’Oxfordshire e il Cambridgeshire in UK, Israele e, in Europa, l’Olanda, la Francia e la Germania.
Focalizzare il centro MIND sulla ricerca in ambito life science.
Promozione dell’attività delle università lombarde a favore dell’attrattività degli studenti internazionali di talento.
Puntare sul Marketing Internazionale stringendo accordi istituzionali con le regioni più avanzate del mondo (California, Giappone, Israele) per effettuare delle ricerche congiunte, sviluppare accordi di ricerca e scambi di ricercatori in stretta collaborazioni con le loro università e le università lombarde.
Favorire la messa in rete di incubatori di impresa e facilitare l’accesso a capitali di investimento nazionali e internazionali (per esempio Angel Investor, Early Investment, Venture capital, Private equity.)
Salute, sanità, politiche sociali e veterinaria
Obiettivo di legislatura
Potenziare lo sviluppo di un Sistema Sanitario Regionale in grado di garantire l’equo accesso ai servizi e agli interventi di promozione della salute e di erogazione delle prestazioni sanitarie più appropriate per rispondere tempestivamente ai bisogni di diagnosi, prevenzione, cura e assistenza in un’ottica di equità sociale.
Premessa
Regione Lombardia vanta storicamente un sistema sanitario fortemente connotato dall’alta capacità di risposta ospedaliera al paziente nella fase di cura acuta: tale assunto è documentato dall’elevata capacità di attrazione dei pazienti provenienti da altre regioni e da altri Paesi e dalle classifiche internazionali di valutazione che collocano gli ospedali lombardi, sia pubblici che privati, tra i migliori nel mondo nelle differenti aree dell’organizzazione, dell’innovazione e della cura, nonché dagli investimenti strutturali e tecnologici (oltretutto i più rilevanti a livello nazionale).
L’invecchiamento della popolazione (spesso richiamato come elemento caratterizzante altri temi rilevanti di questo programma, ed in quanto tale elemento trasversale di raccordo del Governo regionale), la necessità di governare i processi di presa in carico e di integrazione dei servizi e di ridisegnare i sistemi di rimborso dei percorsi di cura (tema questo centrale della Legge Regionale 22 del 14 dicembre 2021), nonché le nuove sfide lanciate dalla disponibilità di cure innovative “potenzialmente” efficaci, ma costi certamente elevati, erano già argomenti di dibattito ancor prima dell’emergenza pandemica. È su questi temi che si misurerà la capacità di governo della sanità di affrontare le nuove emergenze.
Queste dinamiche devono essere governate con nuovi strumenti, che partendo da una chiara visione degli obiettivi strategici da raggiungere, siano in grado non solo di assicurare i necessari investimenti, ma anche di pianificare gli interventi sulla base dei bisogni dei cittadini e della sostenibilità del sistema, di monitorarne l’implementazione, di individuare le criticità e di assicurare la flessibilità necessaria per correggerle.
A tal fine, è insita in ogni azione di governo, e a maggior ragione nelle azioni su un tema strategico come quello sanitario che assorbe il 72% del bilancio regionale, e che riguarda il fondamentale diritto alla salute che l’azione di governo deve garantire, che ogni delibera regionale debba essere:
sostenuta da un’attenta analisi dei bisogni che la corrispondente azione intende soddisfare; la stratificazione dei beneficiari del Servizio Sanitario Regionale in funzione dei bisogni di salute, e la previsione dell’evoluzione dei bisogni stessi, è lo strumento per indirizzare gli interventi;
motivata dalle migliori evidenze scientifiche disponibili che giustificano l’azione;
accompagnata da un robusto piano di (i) monitoraggio dell’implementazione (attuazione) di quell’azione secondo quanto deliberato, (ii) valutazione del suo impatto (ovvero la misura del raggiungimento dei risultati previsti), (iii) identificazione delle criticità emerse nel corso della sua implementazione e/o nel raggiungimento dei risultati auspicati, e (iv) previsione di azioni flessibili in grado di adattare le azioni, e le loro implementazione, per realizzare un sistema virtuoso di miglioramento continuo della capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’osservatorio epidemiologico regionale è l’unità operativa della Direzione Generale Welfare che dovrà garantire tali funzioni. È necessario garantire la trasparenza dei criteri di analisi dei dati epidemiologici e dei risultati delle analisi stesse, in una logica di confronto con le categorie degli operatori sanitari e delle organizzazioni del terzo settore.
Indirizzi strategici dell’azione di governo regionale
I principali indirizzi strategici ai quali l’azione di governo regionale sarà orientata riguardano i seguenti quattro temi.
Continuità assistenziale e medicina territoriale. È necessario affiancare all’eccellente rete ospedaliera, un altrettanto rilevante rete di strutture territoriali che possano garantire la continuità assistenziale tra l’ospedale e il territorio affinché sia effettivo il concetto di casa come primo luogo di cura. Primaria importanza deve essere dedicata alla medicina territoriale. È ormai universalmente riconosciuto come l’andamento demografico stia imponendo modifiche radicali ai sistemi sanitari con la previsione di un sempre maggior innalzamento dell’aspettativa di vita grazie alla capacità di prendere in carico le persone affette da patologie croniche migliorandone le cure. Tuttavia, curare le patologie non è più sufficiente: è indispensabile che i sistemi sanitari garantiscano alle persone uno stato di salute completo affinché sia assicurato il benessere complessivo. In tale mutato contesto il medico di medicina generale deve continuare a rappresentare in tutte le fasi il punto di riferimento del cittadino nel suo accesso al sistema sociosanitario.
Vanno promossi patti territoriali che vedano insieme in un processo di intercettazione preventiva, cura e assistenza, i comuni, le Case della Comunità, i servizi territoriali, il Terzo e Quarto settore.
L’accessibilità e l’equità nell’accesso ai servizi di prevenzione, cura ed assistenza rappresentano elementi fondamentali del sistema sociosanitario a garanzia del rispetto della persona e del dettato costituzionale. Affinché l’accesso sia equo dovrà essere dato massimo sviluppo ad alcuni elementi imprescindibili, tra i quali la sostenibilità del sistema sanitario occupa un posto prioritario. Il principio in base al quale non c’è giustizia sociale (qui declinato nell’equità di accesso ai servizi in base ai bisogni di salute, cura ed assistenza) in assenza di sviluppo economico (principio questo bidirezionale visto che lo sviluppo non può realizzarsi in assenza di giustizia), e che la sostenibilità del sistema è condizionata da una economia forte, rappresenta il filo conduttore e la visione strategica dell’intero programma di governo regionale.
Investimenti indirizzati a rendere la sanità più tecnologica e digitale può migliorare il processo di cura e assistenza dei pazienti, riducendo le lunghe attese, le ospedalizzazioni ed ottimizzando i costi complessivi. In tale direzione, verrà dato massimo impulso alla sanità digitale attraverso soluzioni innovative, come la telemedicina, la definitiva messa a sistema del Fascicolo Sanitario Elettronico) finalizzata ad offrire soluzioni efficaci per rendere i servizi dedicati più accessibili ed inclusivi per tutti, ponendo il cittadino al centro dei nostri sistemi sanitari. Occorre intervenire per integrare e migliorare tutti i sistemi informatici affinché siano efficienti e ci sia un fattivo scambio di informazioni e dati tra i vari livelli di presa in carico e assistenza (rete delle Case della Comunità in collegamento con le ASST di riferimento/sistemi informatici interni agli ospedali/strumenti) e i sistemi informatici per i MMG e PLS.
L’approccio One Health dovrà essere un orientamento che guidi tutte le attività del sistema sociosanitario, che non potrà più prescindere dalla stretta correlazione tra salute dell’uomo, salute dell’ambiente e salute degli animali.
Area della prevenzione
Il governo regionale sarà caratterizzato da un focus particolare nel potenziamento di alcune azioni considerate di rilevanza strategica per il raggiungimento dell’obiettivo di legislatura.
Attivazione (a breve termine) e messa a regime (nel medio periodo della legislatura) dell’Agenzia per il controllo delle malattie infettive
potenziare i Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria e le figure professionali che vi lavorano in considerazione delle attività che i Dipartimenti sono preposti a svolgere;
consolidare la centralità all’operato dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione sanitaria;
Prevedere azioni che abbiano come obiettivo l’investimento in nuove risorse professionali nella prevenzione, assistenza e cura che sono diminuiti negli ultimi anni e colpite anche dramma del Coronavirus.
Potenziare i Servizi Salute e Ambiente delle ATS con piani di programmazione integrati con il sistema delle Agenzie dell’Ambiente.
Azioni di promozione della salute nelle scuole
Interventi ed azioni specifiche:
Attivazione del “Programma scuole che promuovono salute” in collaborazione con MIUR, USR, Comuni, enti, istituzioni, terzo settore e altri partner; il programma rivolto alle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado riserva, particolare attenzione a educazione allo sviluppo sostenibile, educazione affettiva, protocolli per la gestione di situazioni di rischio in tema di droghe, bullismo/cyberbullismo e disagio, programmi di mense sane e di contrasto allo spreco alimentare, promozione della salute individuale e collettiva anche attraverso la donazione di sangue, vaccinazioni, contrasto all’obesità, contrasto al tabagismo, contrasto alle dipendenze, valorizzazione dell’educazione in tema di percorso nascita e consultori.
Attivazione del “Programma Formativo Regionale”, per l’offerta di percorsi rivolti a dirigenti scolastici e docenti (e in collaborazione con MMG, PLS, Infermieri di famiglia e comunità, operatori dei servizi sociali, etc...) in materia di: educazione allo sviluppo sostenibile, educazione affettiva, protocolli per la gestione di situazioni di rischio in tema di droghe, bullismo/cyberbullismo e disagio, programmi di mense sane e di contrasto allo spreco alimentare, promozione della salute individuale e collettiva.
Adozione del modello di intervento per la promozione dell’uso consapevole della Rete nei preadolescenti, da implementare nelle scuole secondarie di primo grado rafforzando alcuni progetti già avviati dai Comuni, ed implementando nelle scuole medie pubbliche e private un programma educativo specificamente rivolto alla prevenzione dei rischi derivanti da un utilizzo inconsapevole della rete da parte degli adolescenti e dei preadolescenti (“challenges”, “fake news”, “filtri distorsivi” della propria immagine personale, etc.…), utilizzando una modalità di intervento di tipo psicoeducativo.
Personale sanitario:
Adozione di “una sanità di iniziativa” che preveda la figura dell’infermiere scolastico quale punto di contatto tra famiglia, medico di medicina generale e/o pediatra, collettività e quale garante dei diritti di tutela alla salute e diritto allo studio.
Garanzia nelle scuole di primo e secondo grado della presenza attiva di un professionista sanitario con funzioni di:
supporto alle prime cure di soccorso nei casi di emergenza;
supporto all’idoneo percorso di educazione sanitaria, applicando strategie e metodi educativi a gruppi di studenti e famigliari, per il miglioramento di abitudini, stili di vita e per il self-management;
supporto agli alunni con disabilità, fragili, con malattie croniche e a tutti coloro che necessitano di un’assistenza continua e regolare;
supporto alla gestione degli screening sanitario e delle campagne di immunizzazione e alla segnalazione di malattie infettive;
verifica dell’applicazione corretta di tutte le norme di sicurezza per la salute;
svolgimento, coordinamento e supervisione dei professionisti della rete assistenziale della comunità, collaborando con i medici di famiglia, servizi socioassistenziali, il volontariato, altre organizzazioni.
Azioni di promozione della salute e di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali negli ambienti di lavoro
Implementazione di azioni condotte nelle imprese, aziende e pubbliche amministrazioni e in collaborazione con le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e altri stakeholder volte alla promozione di cambiamenti sostenibili di prassi organizzative/comunitarie all’interno degli ambienti di lavoro per favorire scelte comportamentali favorevoli alla salute.
Sviluppo e messa a sistema di una strategia di informazione e comunicazione, anche in collaborazione con gli stakeholder dei programmi di promozione della salute negli ambienti di lavoro, di prevenzione e contrasto al fenomeno infortunistico e alle malattie professionali, a valenza regionale multicanale, multilingue e multitarget.
Investimento di risorse indirizzate all’intensificazione dei controlli nei luoghi di lavoro (incremento dell’organico e formazione del personale addetto ai controlli e alla prevenzione, coinvolgimento e coordinamento di tutti i soggetti preposti al Sistema integrato della prevenzione).
Investimento di congrue risorse nel “Programma luoghi di lavoro che promuovono salute – Rete WHP Lombardia” affinché il programma sia promosso nelle imprese artigiane e/o aziende di micro, piccole e medie dimensione, in collaborazione con le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e gli enti del terzo settore. Per potenziare e rendere effettivo e misurabile i risultati del programma, verrà richiesto ai datori di lavoro di rendicontare in merito (ad esempio, N. di dipendenti aderenti alle diverse iniziative, e di quelli che in seguito all’iniziativa sono dimagriti, hanno raggiunto il target dei livelli di colesterolo, glicemia e pressione arteriosa, che hanno smesso di fumare, che svolgono in maniera continuativa attività fisica) in modo che le ATS possano disporre di dati utili al monitoraggio e la valutazione del programma. Si propone inoltre che le ATS organizzino opportuni controlli a campione per verificare le dichiarazioni dei datori di lavoro e che rilasci il certificato di “Azienda che promuove la salute” solo a chi effettua, altresì, la rendicontazione dei risultati. Verranno promosse iniziative di sensibilizzazione all’adesione al programma di promozione della salute (WHP) del maggior numero di Pubbliche Amministrazioni (enti territoriali, in particolare). Altre iniziative in questa direzione riguarderanno: (a) l’incentivo attraverso premialità da destinare ai dipendenti che dimostrino di avere soddisfatto l’impegno sportivo; b) il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali nelle iniziative di questo tipo; (c) l’adozione da parte di Comuni capoluogo di sgravi fiscale sulle imposte comunali alle imprese che aderiscano al programma WHP.
Potenziamento del modello Fast Track City
Promozione dell’estensione della rete di Fast Track Cities sul territorio regionale, con l’obiettivo che tutti i capoluoghi lombardi – anche con il coinvolgimento dei dipartimenti di prevenzione istituiti presso le ASST e delle Case di Comunità, servizi dedicati per: (a) offrire test rapidi per HIV, HCV e altre infezioni a trasmissione sessuale (IST), gratuitamente e in modo anonimo a chiunque lo richieda per rispondere al bisogno di portare tali test fuori dall’ambiente ospedaliero e renderli più accessibili; (b) promuovere l’accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP); (c) implementare azioni di prevenzione e sensibilizzazione anche per abbattere stigma e pregiudizi.
In ottica di potenziamento di una medicina territoriale più prossima ai cittadini, si intende destinare congrue risorse per l’offerta di percorsi formativi rivolti al personale sanitario coinvolto nella sorveglianza e gestione clinica delle IST per permettere all’infermiere/assistente sanitario di famiglia, di fornire corrette informazioni sui comportamenti a rischio di trasmissione delle IST e delle strategie di prevenzione maggiormente efficaci, nonché l’accompagnamento del soggetto con IST o sospetta IST tramite una breve attività di counselling e il conseguente orientamento verso i servizi più appropriati.
Si intende inoltre di sviluppare e porre a sistema una strategia di informazione e comunicazione, anche in collaborazione con gli stakeholder (associazioni di cittadini/pazienti, società scientifiche, enti del terzo settore, operatori dei centri IST, ATS e ASST, scuole, operatori sanitari e sociosanitari) a valenza regionale multicanale, multilingue e multitarget con l’obiettivo di rafforzare e rendere capillari le azioni di prevenzione e testing per HIV, HCV e sifilide, oltre che di sensibilizzazione per abbattere stigma e pregiudizi e superare barriere sociali e culturali.
Verranno anche investite adeguate risorse a sostegno delle case alloggio per persone con diagnosi di HIV
Potenziamento della rete dei consultori familiari
Alla luce della mappatura della rete dei Consultori Familiari presenti in Lombardia (già disponibile), si proporre di rilevare i modelli organizzativi e analizzare le attività svolte, anche identificando le buone pratiche, con l’obiettivo di promuovere una rivalutazione del loro ruolo in relazione ai bisogni della società di oggi, con particolare attenzione alla funzione fondamentale svolta dai consultori familiari in termini di prevenzione e promozione della salute per donne, bambini e bambine, gli/le adolescenti.
Alla luce della mappatura della rete dei Consultori Familiari presenti in Lombardia (già disponibile), si proporre di incrementare il numero e di rilevare i modelli organizzativi e analizzare le attività svolte, anche identificando le buone pratiche, con l’obiettivo di promuovere una rivalutazione del loro ruolo in relazione ai bisogni della società di oggi, con particolare attenzione alla funzione fondamentale svolta dai consultori familiari in termini di prevenzione e promozione della salute per donne, bambini e bambine, gli/le adolescenti.
È di fondamentale importanza valorizzare la rete consultoriale familiare regionale in termini di (a) numero di consultori pubblici e privati e capillarità sul territorio regionale (b) numero di operatori e rispetto dell’eterogeneità delle professionalità coinvolte, ai fini di contrastare la riduzione del personale e perdita della multidisciplinarietà (c) estensione dei servizi erogati anche attraverso la sperimentazione di servizi innovativi, quali le visite domiciliari per casi di grande fragilità e vulnerabilità del soggetto interessato;
Si ritiene imprescindibile sviluppare e porre a sistema una strategia di informazione e comunicazione che promuova la conoscenza della rete consultoriale familiare e dei servizi ivi erogati, anche in collaborazione con gli stakeholder dei programmi di prevenzione e promozione della salute per le donne, i bambini e le bambine, gli/le adolescenti, a valenza regionale multicanale, multilingue e multitarget – valutando il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e gli enti del terzo settore.
Attivazione di un programma di recupero dei programmi di screening per la prevenzione secondaria dei tumori del colon-retto e della mammella, nonché di diagnosi precoce per la cervice uterina, visti i ritardi accumulati negli anni 2020 e 2021 a causa pandemia da Covid-19, con conseguente destinazione di congrue risorse per il pronto accesso ai servizi di trattamento delle patologie in seguito a diagnosi, anche rilevata tramite screening oncologico di prevenzione.
Altre azioni preventive
Attivazione di un programma complessivo di prevenzione delle malattie e delle condizioni di vulnerabilità clinica e mantenimento in buona salute della popolazione.
Campagne di prevenzione sulla salute orale e l’igiene dentale, in collaborazione con università, strutture private accreditate e enti del settore, all’interno della Case di Comunità.
Attivazione di un programma di screening dei soggetti di sesso maschile di 18 anni di età, con la finalità di prevenire le principali cause d’infertilità ed altre patologie prevenibili mediante controllo medico appropriato (anamnesi, palpazione degli organi genitali. Controlli e screening dovranno essere GRATUITI e pertanto inseriti nei LEA (finanziato col Next Generation EU). Dovranno essere previsti:
Implementazione di un progetto pilota di screening andrologico, anche oncologico, ad adesione volontaria e gratuita, che preveda un colloquio con personale sanitario volto all’effettuazione dell’anamnesi del paziente con valutazione del rischio, una visita specialistica con l’urologo e test del PSA – con particolare attenzione ai soggetti di età superiore ai 50 anni.
Implementazione progetto pilota screening polmonare con TAC basso impatto
Sviluppo e messa a sistema di una strategia di comunicazione, anche in collaborazione con gli stakeholder dei programmi di screening (associazioni di cittadini/pazienti che hanno maturato esperienza specifica, società scientifiche, datori di lavoro, etc…) favore dei programmi di prevenzione secondaria con solide evidenze di efficacia, anche oncologico, a valenza regionale multicanale, multilingue e multitarget che includa la predisposizione di materiale comunicativo ispirato a principi di marketing sociale volti al superamento delle barriere, anche sociali e culturali, per l’adesione.
Introduzione nei programmi di prevenzione per la popolazione anche l’accreditamento per i servizi di odontoiatria under 18.
Area della medicina del territorio
La pandemia ha messo ancor più in evidenza che la prima frontiera della salute è rappresentata dalla rete di offerta territoriale che dovrà sempre più rispondere alle esigenze primarie dei cittadini andando ad integrarsi con la rete ospedaliera, ma consolidando il ruolo di primo accesso al sistema per i cittadini.
In Lombardia la rete sociosanitaria è stata ulteriormente potenziata grazie all’approvazione della legge regionale n. 22/2021 (c.d. Legge Moratti) che ha posto in essere le basi per colmare il gap rappresentato dalla mancanza di adeguate strutture che possano collocarsi tra la casa della persona e l’ospedale. Di primaria importanza sarà, quindi, il completamento di una rete davvero solida di accesso e di orientamento ai servizi.
A questo si dovrà affiancare il potenziamento di tutta l’offerta sociosanitaria: i posti letto di RSA, la salute mentale, le dipendenze, gli hospice.
Interventi ed azioni specifiche
Valorizzazione della professionalità dei medici di medicina generale (MMG) e dei pediatri di libera scelta (PLS), nonché degli specialisti di comunità territoriali (presso i poliambulatori e CdC), nonché degli infermieri che opereranno sia all’interno che all’esterno degli ospedali, finalizzata a ridurre l’afflusso degli utenti e a migliorare l’efficienza e la rapidità delle unità di Pronto Soccorso. Le conseguenti azioni consistono nella:
pianificazione del numero e della tipologia delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) in modo che MMG e PLS siano accessibili in turno 24 ore su 24 per 7 giorni alla settimana e coadiuvati da infermieri, precisando che il vincolo aggregativo tra i professionisti non deve necessariamente riferirsi all’eventuale assunzione del rapporto associativo o societario, bensì può essere limitato alla semplice organizzazione della turnazione in modo da garantire la copertura del servizio;
affidamento ai MMG, PLS e personale infermieristico l’esecuzione di alcune prestazioni ambulatoriali (ad esempio, mettere/togliere punti, mettere/togliere catetere vescicale, eseguire una medicazione semplice, fare un ECG, effettuare un prelievo venoso) e di dotarsi di strumenti di telemedicina, previo accordo con le rappresentanze sindacali;
affidamento ai MMG e PLS la prevalutazione del codice di gravità e l’indirizzamento dei pazienti all’Unità di Pronto Soccorso più vicina seguendo le direttive del 112 (se ed in quanto la medicina di base sia stata organizzata 7 giorni su 7 h 24).
Adozione presso le Unità di Pronto Soccorso, previo accordo con le rappresentanze sindacali, del modello “SEE AND TREAT”; quest’ultimo prevede che, per urgenze minori (non rientranti tra le prestazioni affidate a MMG e PLS) alcune prestazioni (ad esempio medicazioni, medicazioni ustioni di primo grado, bendaggi, tamponamento nasale, lavaggio oculare, posizionamento catetere vescicale e sondino naso-gastrico (SNG), rimozione corpo estraneo) vengano effettuate direttamente dall’infermiere;
Laddove le risorse degli ospedali lo consentono, e previo accordo con i reparti specialistici, in modo da evitare il sovraccarico degli stessi, adottare il modello “FAST TRACK” che prevede l’invio da parte dell’infermiere di alcune tipologie di pazienti direttamente al medico specialista di competenza.
Stabilire, previo accordo con le rappresentanze sindacali, l’obbligo per i medici specialisti, durante almeno i primi cinque anni di esercizio della professione post-specializzazione, di prestare un determinato monte ore retribuito come parte integrante dei turni di lavoro presso le strutture territoriali dedicate alle cure a bassa e media intensità.
Nuovo accordo sindacale con MMG e PLS come priorità
Avvio di un’interlocuzione con il Governo centrale finalizzato alla revisione del trattamento economico di MMG e PLS come disciplinato dall’Accordo Collettivo Nazionale per la Disciplina dei Rapporti con i Medici di Medicina Generale vigente, con particolare riferimento alla quota variabile finalizzata al raggiungimento degli obiettivi della programmazione nazionale, regionale e aziendale e della quota variabile per compensi relativi a prestazioni funzionali alla realizzazione dei livelli assistenziali previsti dalla programmazione sanitaria nazionale, regionale e aziendale, anche in linea con l’evoluzione del ruolo della medicina territoriale, garantendo maggiori incentivi per i MMG e i PLS che sono fondamentali per la tenuta del Sistema Sanitario Lombardo.
Messa in atto, anche avviando un’interlocuzione con il livello nazionale, di tutte le soluzioni possibili per aumentare la remunerazione delle borse di studio di formazione in medicina generale e renderle economicamente più attrattive, vista la disparità di trattamento rispetto a quelle di formazione specialistica;
Adozione di forme di incentivazione, anche di natura straordinaria, a favore di MMG e PLS con l’obiettivo di promuovere la copertura degli ambiti carenti sul territorio e onde evitare l’esacerbarsi della discontinuità del servizio sanitario, situazioni di disagio e malcontento diffuso che possono portare a tensioni difficili da gestire.
Predisposizione di un piano di affiancamento degli specializzandi in medicina generale al MMG o PLS in prossimità di pensionamento, con l’obiettivo di consentire da un lato la continuità assistenziale ai pazienti e dall’altro agli specializzandi di maturare un’esperienza sul campo integrando le proprie entrate economiche;
Incentivazione dell’inserimento della figura dell’infermiere negli studi di MMG e PLS;
Incentivazione dell’inserimento di personale amministrativo a supporto dei MMG e PLS, soprattutto negli studi di medici che scelgono di lavorare in gruppo o in AFT, affinché non debbano espletare pratiche burocratiche, che sottraggono tempo all’attività medica a discapito delle prestazioni per i pazienti;
Si propone che sia loro fornita adeguata dotazione strumentale per erogare prestazioni di primo livello nei propri studi, anche se non accreditati;
Sburocratizzazione del lavoro del MMG e PLS
Dotazione a tutti i MMG e PLS di (a) strumentazione adeguata per erogare prestazioni di primo livello nei propri studi, anche se non accreditati, (b) tecnologie informatiche funzionali alla telemedicina, al teleconsulto e al telemonitoraggio, e attivazione di specifici corsi di formazione e aggiornamento per il loro utilizzo;
Incremento del numero di borse per il corso di formazione in medicina generale pari al fabbisogno attuale stimato, che si attesta circa intorno a 776 unità;
Previsione all’interno dei Piano di Governo Clinico delle ATS di sperimentazioni di integrazione multiprofessionale territoriale e progetti e favorire la transizione dalla rendicontazione per prestazione alla rendicontazione per progetto/risultato;
Si propone di favorire la creazione di un sistema informativo unico, che lavori con continuità e che meglio possa garantire la comunicazione all’interno della filiera dei servizi e delle prestazioni sanitarie, con particolare attenzione anche alla semplificazione burocratica.
Intervenire sul Governo al fine di richiedere l’approvazione della bozza di Decreto Legge redatta dal governo Draghi in accordo con le principali sigle sindacali per dare alle regioni in regime di para-subordinazione la possibilità di usufruire di 18 ore settimanale aggiuntive al fine di indirizzare gli MMG là dove maggiormente necessario (aree disagiate, periferie, zone di montagna, valli…)
Potenziamento del ruolo delle farmacie quali avamposti della rete sanitaria territoriale, con l’estensione delle attività alla possibilità di erogare esami diagnostici e prestazioni di telemedicina; l’azione proposta consiste (a) nell’accreditare le farmacie in regime di convenzione con il sistema sanitario regionale consentendo ai cittadini di usufruire delle prestazioni, degli esami e dei servizi offerti dalle farmacie presentando l’impegnativa del medico e pagando soltanto l’eventuale ticket contributivo, sotto la regia del medico curante; (b) nell’inserire le farmacie nella rete degli avamposti territoriali presso i quali effettuare gli esami mediante prenotazione al CUP, sotto la regia del medico curante; (c) nell’estendere anche alle farmacie la possibilità di effettuare l'analisi dell'emocromo completo, che ad oggi è possibile fare solo nei laboratori convenzionati e in ospedale, e valutare la possibilità di effettuare prelievi particolari quali.
Psicologo delle cure primarie (v. anche al Cap. 10 Giovani)
Le restrizioni per contenere la pandemia da Covid-19, con le conseguenti chiusure, limitazioni sociali, didattica a distanza e perdita di riferimenti concreti d’incontro, hanno influito negativamente sul benessere psicologico della persona, in particolare dei più giovani. Numerosi studi indicano che da tale situazione ha generato un generale aumento del disagio emotivo, stati ansioso-depressivi, isolamento, ritiro sociale e condotte a rischio. La Psicologia delle cure primarie nasce come risposta all’evidenza epidemiologica dell’incremento del bisogno psicologico nel periodo pandemico. Successivamente, in una prospettiva stabile e di lungo periodo, si vuole strutturare un’offerta psicologica integrata nel Sistema Sanitario Regionale: tempestiva, appropriata, vicina alla cittadinanza e al territorio finalizzata alla prevenzione e al supporto, nonché alla riduzione del rischio di cronicizzazione,
La previsione di almeno uno psicologo delle cure primarie formato nelle Case di Comunità e nei Distretti con la regia delle U.O. di Psicologia della ASST, è la risposta al bisogno della popolazione di accedere a prestazioni psicologiche a bassa soglia, e alla capacità del servizio sociosanitario di intercettare precocemente situazioni di difficoltà, promuovendo in maniera più efficace il benessere psicologico dei cittadini lombardi.
Case della comunità (CDC)
Fermo restando che la natura della gestione delle CDC dovrebbe essere in via prioritaria pubblica, si propone di valutare un sistema di accreditamento per la gestione delle Case di Comunità da parte di erogatori privati secondo criteri stringenti di qualità dell’offerta e orientamento al servizio pubblico, che preveda anche un numero minimo di prestazioni da erogarsi necessariamente per ciascuna delle aree individuate in via definitiva dal Tavolo Tecnico AGENAS. Al fine di garantire all’utente un servizio di qualità, il sistema di accreditamento regionale deve prevedere, oltre al monitoraggio e alla verifica del numero di prestazioni, la valutazione della loro qualità indagando sia le esperienze dei pazienti (patient-reported-outcomes e patients-reported experiences) sia attraverso indicatori oggettivi di monitoraggio ed esito.
Incrementare il rapporto con i Comuni per ampliare il servizio socio assistenziale e intervenire sui sistemi informatici, adeguandoli, modernizzandoli e collegandoli in rete con le ASST di riferimento e gli Ospedali di Comunità e Hub;
Si ritiene che le persone con diabete di tipo 1 debbano continuare ad essere seguite dai team multidisciplinari presenti negli ospedali (e non nelle CDC), in ragione della patologia particolarmente complessa di cui soffrono e delle specifiche conoscenze in ambito medico e tecnologico richieste per il trattamento. Pertanto, si propone di escludere il trattamento delle persone, anche minori, con diabete di tipo 1 presso le Case di Comunità, garantendo la continuità assistenziale dei pazienti in capo ai team multidisciplinari presenti negli ospedali.
Si propone di non attuare il progetto di cui alla DGR 5195/2021 di riconversione dell’Ospedale di San Paolo in un ospedale di comunità, anche alla luce del fatto che ad oggi non è ricompreso nel quadro economico finanziario regionale e a investire congrue risorse nella sua ristrutturazione, messa in sicurezza, nel potenziamento e miglioramento dell’offerta dei servizi ivi erogati e dell’efficacia clinica delle attività svolte.
Ospedali di comunità
L’Ospedale di Comunità (OdC) svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni assistenziali, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia più prossimi al domicilio.
L’impegno prioritario è quello di aumentare i posti letto degli Ospedali di comunità fino al numero di 2000 unità.
In sintesi gli interventi da portare avanti sono:
l’aumento dei posti letto per pazienti fragili e/o cronici, provenienti dal domicilio, per la presenza di riacutizzazione di condizione clinica preesistente, insorgenza di un quadro imprevisto, in cui il ricovero in ospedale risulti inappropriato;
l’aumento dei posti letto per pazienti, prevalentemente affetti da multimorbidità, provenienti da struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, clinicamente dimissibili per conclusione del percorso diagnostico terapeutico ospedaliero, ma con condizioni richiedenti assistenza infermieristica continuativa;
l’aumento dei posti letto per pazienti che necessitano di assistenza nella somministrazione di farmaci o nella gestione di presidi e dispositivi, che necessitano di interventi di affiancamento, educazione ed addestramento del paziente e del caregiver prima del ritorno al domicilio;
l’aumento dei posti letto per pazienti che necessitano di supporto riabilitativo-rieducativo, il quale può sostanziarsi in: valutazioni finalizzate a proporre strategie utili al mantenimento delle funzioni e delle capacità residue (es. proposte di fornitura di ausili); supporto ed educazione terapeutica al paziente con disabilità motoria, cognitiva e funzionale; interventi fisioterapici nell’ambito di Percorsi/PDTA/Protocolli già attivati nel reparto di provenienza e finalizzati al rientro a domicilio.
Hospice
Gli hospice sono strutture sanitarie residenziali che accolgono persone che non possono essere assistite a domicilio in fase avanzata o terminale di una malattia ad andamento irreversibile e che non prevede trattamenti specifici per la guarigione o per il contrasto della sua progressione. L’obiettivo principale è accompagnare la persona e la sua famiglia in questa fase della vita, nel pieno rispetto della sua dignità, mediante il controllo del dolore e del disagio fisico e psichico.
In questo senso Regione deve:
Potenziare l’offerta assistenziale degli Hospice anche nel contesto delle cure palliative;
Avviare la costruzione di sinergie e connessioni organizzative tra i vari livelli di erogazione, in primis tra il sistema sanitario e il socio-sanitario, tra ospedale e territorio, tra settore pubblico, privato e Organizzazioni non profit e l’importante rete delle organizzazioni di volontariato in un’ottica di empowerment del paziente, della famiglia e della comunità locale;
Potenziare i raccordi con le numerose ONLUS che gestiscono direttamente circa la metà dei servizi residenziali e domiciliari di Cure Palliative e che rappresentano un esempio rilevante di attuazione del principio di sussidiarietà, che merita una specifica attenzione nella progettazione dei meccanismi di integrazione.
ADI
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)
Le cure domiciliari di ADI ordinaria si collocano nella rete dei servizi sociosanitari territoriali e garantiscono alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, percorsi assistenziali a domicilio di presa in carico.
L’ADI ha pertanto tra i suoi obiettivi:
migliorare la qualità di vita, limitando il declino funzionale della persona;
supportare la famiglia nel lavoro di cura;
ridurre i ricoveri ospedalieri impropri e il ricorso ai servizi di emergenza/urgenza;
evitare, laddove possibile, il ricovero definitivo in strutture residenziali.
L’impegno prioritario è quello di portare l’attuale 5% dei posti fino al tetto di 10% nel 2026. Inoltre, Regione in materi di ADI si dovrà impegnare a:
Potenziare la Valorizzazione dei livelli I, II e III ADI Integrata
Valorizzazione percorsi standardizzati di cura delle lesioni e fisioterapia
Potenziare le Prestazioni di telemedicina
Razionalizzazione e coordinamento dei Gestori Accreditati da Regione Lombardia.
Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA)
Convocare urgentemente un tavolo di confronto con le associazioni di categoria al fine di valutare congiuntamente le strategie per affrontare, quantomeno nel breve e medio periodo, il depotenziamento dell’organico infermieristico presso le RSA e più in generale di tutte le unità d’offerta sociosanitarie.
Farsi parte attiva presso il Governo centrale, affinché si valuti congiuntamente una regolamentazione per frenare il versamento del personale infermieristico verso il comparto pubblico, anche prendendo in considerazione la revisione dell’accesso ai corsi universitari per le professioni infermieristiche nonché prevedendo iter di formazione veloci per permettere agli operatori socio-sanitari (OSS) di acquisire nuove competenze e svolgere quindi talune funzioni di base ora affidate al personale infermieristico.
Ad integrazione delle misure adottate a livello centrale, investire per destinare contributi e realizzare misure organizzative in grado di far fronte all’incertezza economica delle Unità di offerta residenziali sociosanitarie accreditate, in linea con quanto previsto anche dalla legge regionale 24/2020.
Provvedere alla ridefinizione della quota regionale in conseguenza dell’obbligo di riservare nelle RSA un “congruo” numero di posti letto per eventuali Ospiti Covid e una stanza per isolamento/quarantena.
Rafforzare la misura regionale RSA Aperta al fine di consentire una maggiore adesione da parte delle RSA accreditate, l’estensione e la capillarità dei servizi erogati oltre che incrementare la platea di beneficiari.
Avviare un’interlocuzione con gli stakeholder del settore per rivalutare il modello di accreditamento delle RSA in base all’evoluzione dei servizi erogati e dei servizi complementari, con un respiro di medio-lungo termine, adattando la riforma del modello alle esigenze di sburocratizzazione del processo di accreditamento, alla flessibilità dei servizi e all’attenzione alla qualità della vita degli ospiti e comunque ponderando le conseguenti ricadute economiche, organizzative e gestionali.
Aumentare gli accreditamenti per i reparti protetti e i CDI visto l’aumento delle demenze.
Valutare un aiuto economico per l’integrazione retta da erogare in base ISEE sanitario.
Sanità di montagna
Al fine di incentivare la presenza di medici specialisti del SSN dipendenti presso le strutture sociosanitarie collocate nelle aree disagiate, come ad es. le aree montane e valligiane, ove si registra la cronica carenza del personale medico, si prevede:
l’adozione di forme di incentivazione economica ai medici dipendenti avente carattere ordinario e fisso (retribuzione aggiuntiva mensile o annuale per l’intera durata contrattuale) per tutto il personale appartenente alla dirigenza medica, assunto con contratto a tempo indeterminato presso le anzidette aziende, al fine di rendere attrattiva e competitiva la struttura per i professionisti della sanità garantendo, altresì, l'erogazione dei LEA;
l’erogazione di benefit agli specializzandi quali, ad esempio, rimborso delle spese di trasporto oppure offerta di alloggi convenzionati;
la definizione di un rapporto più stretto tra territorio e Università, prevedendo che tutte le strutture territoriali possano far parte della rete formativa delle varie Università e, segnatamente, della rete formativa delle singole specializzazioni (Medicina Interna, Pediatria, Cardiologia, etc.…) in base ai bisogni di salute dei cittadini e agli accessi in PS, e possano convenzionarsi con una o più Scuola di specializzazione di riferimento;
la messa a punto, sperimentazione e implementazione di interventi di telemedicina che prevedano l’erogazione di prestazioni sul territorio e la refertazione da remoto (ECG ->consulto cardiologico/ RX ->consulto radiologico a distanza etc.…).
la messa a punto, sperimentazione e implementazione di esami di laboratorio con la tecnologia point of care, per la rilevazione immediata della problematica ed il suo corretto inquadramento (tramite esame emocromo, creatinina, troponina, glicemia etc.…);
la stipula di convenzioni con gli specialisti delle strutture sanitarie di riferimento per la refertazione/parere formale/ degli esami inviati;
la redazione di PDTA ad hoc e la formazione degli operatori per il teleconsulto.
Interventi più specifici prevedono di:
mantenere l’ospedale di Sondalo nell’organizzazione atta a garantire i bisogni di una popolazione a rapido invecchiamento, da concertare in armonia con l’ospedale di Sondrio e con tutto il territorio (il depotenziamento definitivo dell’ospedale di Sondalo creerebbe una pericolosa assenza di “accesso a diagnosi e cura” per una popolazione numerosa e molto dispersa su di un vasto territorio montano con 40.000 abitanti);
consolidare il reparto di Unità Spinale che, naturalmente, si avvale di specialità irrinunciabili come la neurochirurgia, la neurologia, la fisioterapia e riabilitazione, la traumatologia non esclusivamente ortopedica che, integrata dall’Unità Spinale e da una Chirurgia Generale, potrebbe diventare di fatto una “Chirurgia Generale e d’Urgenza”, anche in previsione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.
consolidare il reparto di broncopneumologia, già noto a livello nazionale per la terapia delle patologie di natura tubercolare e che oggi mantiene un’esperienza in materia che sarà molto importante per tutte le non poche e anche gravi sequele da Covid come la fibrosi polmonare da tenere in seria attenzione. Una cardiologia interventistica assolutamente necessaria per angioplastiche d’urgenza bene s’integrerebbe con la broncopneumologia, offrendo un servizio completo che necessita di chirurgia toracica, di pneumologia, riabilitazione cardio-polmonare, Medicina Interna, Diabetologia.
applicare quanto stabilito dall’articolo 6 della legge regionale 19/2015 “Legge Regionale 8 luglio 2015, n. 19 Riforma del sistema delle autonomie della Regione e disposizioni per il riconoscimento della specificità dei territori montani in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56”, ovvero, i criteri e le modalità per l’individuazione e l’applicazione degli indici premiali speciali per il territorio montano;
garantire il mantenimento e lo sviluppo dei servizi sociosanitari e dei presidi ospedalieri nei territori montani e disagiati, al fine di una erogazione capillare delle prestazioni fondamentali e che vi sia un numero adeguato di Case della Comunità e di Ospedali della Comunità per garantire la tutela della salute dei cittadini;
assicurare maggiori investimenti strutturali e tecnologici dei presidi sanitari montani esistenti al fine di garantire servizi di qualità a tutela della salute dei cittadini;
valutare forme di incentivo anche economici e formativi per gli operatori sociosanitari dei territori montani al fine di evitare l’esodo dei professionisti verso altre strutture;
garantire che sia delineato a livello normativo un approfondimento sulla sanità di montagna e che venga riconosciuta giuridicamente;
ripensare la Sanità di Montagna e investire maggiormente nei presidi ospedalieri presenti sui territori montani (per lo più distanti dai centri abitati e dotati di infrastrutture inadeguate per rapidi spostamenti);
rilanciare la struttura ospedaliera di San Giovanni Bianco al fine di dare una risposta effettiva ai bisogni di salute dei cittadini della Valle Brembana e dei territori limitrofi.
Area ospedaliera
Pur con le difficoltà affrontate nel corso della pandemia, il sistema ospedaliero si è confermato un baluardo imprescindibile del sistema di cura della Lombardia. Nei prossimi anni la sfida sarà quella di sostenere e valorizzare i professionisti, in particolare in quelle aree più critiche quali ad esempio l’emergenza urgenza. Dovranno inoltre essere consolidate le reti clinico-organizzative già avviate e strutturate nel corso del 2021 e del 2022.
Il contributo al sistema dovrà arrivare da tutti i soggetti, pubblici e privati, affinché vi sia una reale equità di accesso al sistema in tempi corretti: il contenimento delle liste d’attesa, punto debole di tutti i sistemi sanitari, dovrà essere il primo obiettivo del sistema sanitario onde permettere specialmente ai più fragili facilità di accesso e cura.
Per affrontare adeguatamente queste sfide si rende necessario:
la valorizzazione dei professionisti della salute (medici, infermieri, OSS, tecnici e amministrativi);
creazione di una regia forte a livello dell’assessorato Welfare Sanità sulla accountability del sistema sanitario offerto, controllo e verifica sulle strutture pubbliche e private accreditate;
implementare i rapporti tra gli ospedali non universitari e le università
la messa a punto, sperimentazione e implementazione di procedure atte a ridurre i tempi e le liste d’attesa e favorire l’accessibilità ai sistemi di cura
la messa e regime di politiche di efficientamento energetico
implementazione e investimenti sulle strutture pubbliche
efficientamento organizzativo delle medicine interne quali centralità del sistema
implementazione e miglioramento dei raccordi ospedalizzazione- assistenza territoriale per intercettare e seguire i pazienti post dimissione
incremento dei posti letto di neuropsichiatria infantile
l’ottimizzazione del rapporto con il privato accreditato nel contesto della sanità pubblica poiché il settore privato accreditato è stato lasciato libero di decidere dove fare gli investimenti e quali prestazioni erogare;
l’efficientamento organizzativo dei PS ed emergenza urgenza
la valorizzazione delle eccellenze ospedaliere
l’Accordo di Programma Quadro (AdPQ) di Edilizia Sanitaria
l’ammodernamento e potenziamento parco tecnologico: programmazione grandi apparecchiature (es. chirurgia robotica) e acquisizione apparecchiature con fondi PNRR
il potenziamento e la riorganizzazione cure intermedie (2000 posti letto nei Presidi sanitari di assistenza primaria a degenza breve/Ospedale di Comunità” (di seguito OdC) e Polo geriatrico di Milano)
valorizzazione delle strutture private accreditate no profit
il completamento piano di potenziamento terapie intensive
la valorizzazione del patrimonio immobiliare
valorizzare e facilitare il ricorso alle cure alternative quali omeopatia, naturopatia, l'aromaterapia, la fitoterapia e la floriterapia, l'omeopatica, l'agopuntura a supporto della medicina tradizionale.
Obiettivi a breve termine:
Riduzione delle liste di attesa delle prestazioni ambulatoriali;
Potenziamento degli organici delle strutture sanitarie nelle aree che presentano maggiori difficoltà
Analisi e valutazione criticità sulle tariffe
Incremento posti letto di cure intermedie
Messa a terra dei progetti di potenziamento tecnologico con i fondi PNRR
Obiettivi a medio/lungo termine:
Realizzazione degli interventi previsti negli AdPQ di edilizia sanitaria;
Efficientamento energetico dei grandi presidi ospedalieri;
Valorizzazione del patrimonio immobiliare sanitario pubblico.
Area veterinaria
L’ambito veterinario è uno dei tre pilastri fondanti del principio One Health e come tale nei prossimi anni sarà sempre più importante nel perseguire il nuovo approccio sancito anche nella legge regionale n. 22/2021.
In particolare, l’attenzione dovrà essere posta sul benessere degli animali, sulla sicurezza degli allevamenti, sulla sicurezza degli alimenti, sul corretto e limitato utilizzo degli antibiotici anche in ambito zootecnico. I presidi deputati ad assicurare che gli standard di qualità in questi contesti siano rispettati con quelli responsabili del Controllo allevamenti per salute alimenti e l’Agenzia controllo malattie infettive.
Obiettivi a breve termine:
Incremento dei controlli in particolare negli allevamenti intensivi
Integrazione delle attività dell’area veterinaria da parte dell’Agenzia per il controllo delle malattie infettive
Incrementare numero il dei veterinari
Obiettivi a medio/lungo termine:
Messa a regime dell’approccio One Health sia da parte dell’Agenzia per il controllo delle malattie infettive che dei Dipartimenti delle ATS e in tutte le attività dell’area veterinaria.
Per raggiungere questi obiettivi è indispensabile potenziare gli organici della sanità pubblica veterinaria, oggi largamente inadeguati, anche se un primo importante passo, è stato fatto durante il mio mandato.
Specifici domini clinici
Salute mentale
Come altre discipline la Psichiatria, insieme alla Neuropsichiatria Infantile e ai Servizi per le Dipendenze, si sono trovati in enorme difficoltà nel reclutamento del personale infermieristico e soprattutto medico-specialistico.
Al fine di garantire un’adeguata risposta di cura a tutti i cittadini lombardi e considerato il perdurare di tali gravi carenze nel corso dei prossimi anni, si ritiene utile definire un programma di fondo che possa permettere l’equilibrio del sistema tra domanda di salute e risorse a disposizione:
Attribuzione di un’attività programmatoria forte a livello regionale capace di definire i bisogni dell’area Salute Mentale nel contesto della programmazione sanitaria dell’organizzazione dei servizi e delle risorse, contrastando la deregolazione lasciata alle decisioni di singole realtà territoriali. Creazione quindi di un Agenzia Regionale per la Salute Mentale capace di fornire risposte eque e di valore a tutti i cittadini in tutti i territori.
Promozione della centralità del Servizio Pubblico nel definire le priorità dei bisogni, delle risposte di cura e dei percorsi per la salute in integrazione con gli erogatori privati.
Rafforzamento del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze (DMSD) come struttura organizzativa capace di fornire percorsi integrati e multiprofessionali volti a garantire le risposte di cura per tutti i cittadini nelle diverse fasi della vita garantendo continuità e appropriatezza dei trattamenti. Tale servizio svolgerà le proprie funzioni nell’area della psichiatria, delle dipendenze, della neuropsichiatria infantile e della psicologia clinica.
Attivazione dei servizi di prevenzione delle patologie e di promozione della salute attraverso l’attribuzione di programmi specifici di intervento coordinati da Regione Lombardia e diffusi su tutto il territorio nelle articolazioni delle ATS e delle singole ASST.
Implementazione di programmi volti al miglioramento degli interventi di cura rivolti a soggetti autori di reato, migliorando gli interventi svolti nell’ambito territoriale, adeguando l’offerta di posti letto nelle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) e promuovendo livelli di assistenza elevati nelle realtà carcerarie, nonché attivando un tavolo permanente regionale finalizzato a pianificare i percorsi e i rapporti con la magistratura.
Miglioramento dell’integrazione formativa tra Servizio Sanitario Regionale e Università per implementare le competenze cliniche e gestionali dei medici in formazione nel contesto della disciplina di psichiatria e neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza come già avviene per le figure dei Medici di Medicina Generale e per il corso di Laurea in Scienze Infermieristiche.
Attivazione di un progetto di censimento e ridefinizione dei fabbisogni di personale nei diversi territori al fine di creare risposte di cura omogenee su tutto il territorio garantendo una reale esigibilità degli interventi necessari a favore di tutti i cittadini lombardi.
Attivazione di risposte urgenti per giungere al reclutamento del personale che permetta di riattivare i servizi essenziali in tutte le aree di Regione Lombardia tramite la modifica delle modalità concorsuali, incentivazioni economiche nelle aree disagiate ed eventuale transitoria deroga delle norme di reclutamento.
Definizione di specifiche aree di attività da svolgere da parte del personale del DSMD all’interno delle Casa di Comunità, con presenza per fasce orarie e con modalità organizzate di collaborazione con Medici di Medicina Generale e Specialisti Ambulatoriali da parte di operatori di tutte le professionalità presenti nel DSMD.
Rendere più trasparenti i dati sul numero complessivo delle strutture pubbliche e private dedicate, del numero di utenti presi in cura dai servizi territoriali, e ancora, dei posti letto, dei ricoveri nelle strutture ospedaliere o residenziali, del personale e, in particolar modo, sviluppare la “cultura del dato” per lavorare sulla programmazione in modo preciso e puntuale.
Potenziare i Dipartimenti e i servizi dell’area salute mentale, al fine di garantire un’adeguata presa in carico dei pazienti, anche realizzando azioni per ridurre il ricorso all’ospedalizzazione e fornendo un’assistenza territoriale adeguata alle necessità.
Mettere a punto, adottare e divulgare linee guida sui programmi di superamento delle contenzioni.
Proseguire e potenziare area NPIA per intervenire all’esordio della patologia, evitando peggioramenti e cronicizzazioni e favorendo un’evoluzione positiva delle situazioni.
Predisporre maggiore attenzione ai disturbi alimentari, anche a seguito dell’evidenza del loro aumento durante la pandemia , e ai disturbi dell’apprendimento e ADHD (disturbo da deficit attenzione e iperattività) perché il loro trattamento evita complicazioni quali disturbi psichici più gravi o dipendenze.
Piena applicazione del primo piano regionale autismo, in particolare per quanto riguarda diagnosi precoce, transition e interventi in età adulta.
Contrasto a tutte le dipendenze, comprese gioco d azzardo e altre forme comportamentali, nella certezza che l Intervento precoce e tempestivo possa portare al recupero globale della persona.
Lotta allo stigma e al pregiudizio che ritarda l arrivo delle persone alle richieste di aiuto per paura di essere etichettate e discriminate.
Diffusione e apertura a tutte le forme di aiuto e sostegno psicologico sia presso le case di comunità che gli studi dei MMG, le scuole e i luoghi di lavoro affinché tutte le persone possano facilmente chiedere aiuto e avere una valutazione relativa ai loro sintomi.
Diffusione di una cultura più ottimista e fiduciosa relativamente alle possibilità di cura e aiuto per disturbi psichici e dipendenza nella certezza che è sempre possibile un Intervento migliorativo.
Reale equiparazione, nell’ottica della one health, tra salute psichica e salute fisica nella certezza che la mente e il corpo abbiano medesimo valore e che l integrità dell’una dipende dall’integrità dell’altro.
Malattie rare
Rafforzare il sostegno alla Rete Regionale per le Malattie Rare al fine di renderla maggiormente efficace in termini di tempistiche e competenze specifiche per la diagnosi tempestiva e l’appropriata gestione dei pazienti, destinando specifiche risorse straordinarie alla gestione delle cronicità e delle complessità assistenziali.
Potenziare, laddove possibile, la prossimità assistenziale, nonché la domiciliazione della terapia a lungo termine per le persone affette da malattie rare.
Farsi parte attiva presso il Governo centrale per il continuo aggiornamento dei LEA e dell’elenco delle malattie rare con diritto all’esenzione.
Patologie reumatologiche
Favorire la creazione di una rete territoriale finalizzata a promuovere appropriati percorsi di cura e mantenere l’integrazione sociale per le persone che vivono con patologie reumatologiche croniche e rare gravi
Istituire, a favore delle persone che vivono con patologie reumatologiche croniche e rare gravi, un servizio di "Day Hospital” all’interno del quale fornire prestazioni multidisciplinari in un solo incontro (laboratorio, radiografie o altre metodologie di imaging a scopo diagnostico, valutazioni multi-specialistiche oltre terapie invasive) anche con l’obiettivo di evitare lunghe liste di attesa e agevolare il percorso assistenziale dei pazienti portatori di patologie croniche e invalidanti, sia per le nuove diagnosi, sia per il monitoraggio delle terapie.
Realizzare politiche a favore delle persone che vivono con patologie reumatologiche croniche e rare gravi tese a:
creare una rete di collegamento trasversale per la multidisciplinarietà delle patologie interessate
garantire supporto psicologico al paziente, integrando anche l’attività di supporto delle associazioni di volontariato e di pazienti
diffondere le attività di ginnastica riabilitativa e continuativa al fine di evitare i danni irreversibili che derivano dalla patologia
valorizzare la terapia occupazionale o economia articolare (per formare le persone a gestire la propria quotidianità in presenza di eventuali danni sopravvenuti a causa della malattia, evitando i gravi costi sociali per il sostegno delle persone invalide
congrue esenzioni di ticket per patologia
valorizzazione della professionalità di ciascun soggetto ai fini della tutela del posto di lavoro e del mantenimento di un ruolo attivo nella società
Incrementare il numero di borse di specializzazione in reumatologia sul territorio regionale
Realizzare di corsi di formazione e aggiornamento per MMG (e PLS per quanto concerne la Reumatologia Pediatrica) con l’obiettivo di ridurre il numero di diagnosi tardive che comportano gravi conseguenze sulla crescita fisica, psichica e, in particolare, emotivo/affettiva del bambino)
Realizzare, anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e dei pazienti, gli enti del terzo settore, gli operatori sanitari e sociosanitari, attività di prevenzione delle malattie reumatiche, da realizzarsi anche tramite campagne periodiche di sensibilizzazione, divulgazione di materiale informativo con l’obiettivo di aumentare il livello di conoscenza e di consapevolezza del pubblico rispetto a tali patologie, l’organizzazione di incontri-convegni periodici con specialisti in reumatologia e check-up periodici per una diagnosi precoce della malattia reumatica.
Innovazione e digitalizzazione
L’innovazione e la digitalizzazione rappresenteranno nei prossimi anni la vera sfida dei sistemi sociosanitari. In Lombardia nel corso del 2022 è stato avviato un importante percorso per la realizzazione di un nuovo ecosistema digitale del territorio che consentirà di facilitare l’accesso e i percorsi all’interno delle nuove strutture territoriali e fra queste e le strutture ospedaliere.
Accanto al perseguimento dell’infrastrutturazione digitale del sistema sociosanitario, particolare attenzione dovrà essere riservata al tema della ricerca e alla rete degli IRCCS della Lombardia, che rappresentano un patrimonio imprescindibile non solo per la Regione ma per l’intero Paese.
Per affrontare adeguatamente queste sfide si rende necessario:
la messa a terra della piattaforma digitale e delle singole piattaforme di telemedicina
la digitalizzazione del territorio
la digitalizzazione dell’ospedale
il potenziamento delle attività di ricerca e di ricerca biomedica
l’avvio nuovo IRCCS di Monza
Obiettivi a breve termine:
Messa a regime della piattaforma digitale del territorio;
Realizzazione della piattaforma di telemedicina;
Realizzazione in tutte le strutture ospedaliere pubbliche della cartella clinica digitalizzata;
Obiettivi a medio/lungo termine:
Sistema di condivisone tra tutte le strutture sanitarie della diagnostica per immagini
Integrazione tra i sistemi informativi ospedalieri, territoriali e sociali.
Governance
La messa a regime della legge regionale n. 22/2021 consentirà di consolidare i principi in essa contenuti che dovranno guidare le azioni del sistema regionale per i prossimi decenni. Il nuovo assetto disegnato dalla legge regionale permetterà di potenziare il governo del sistema sia a livello centrale che a livello locale andando a consolidare e rafforzare le relazioni già esistenti con il mondo universitario e il sistema degli Enti Locali.
Per affrontare adeguatamente queste sfide si rende necessario:
il rafforzamento sistema dei controlli e delle performance
la messa a regime legge regionale n. 22/2021
il consolidamento della Rete regionale universitaria
Obiettivi a breve termine
Realizzazione di un sistema di verifica delle performance finalizzato al miglioramento dei servizi;
Rafforzamento del rapporto con le Università quali partner privilegiati sia dal punto di vista didattico, che clinico che della ricerca
Obiettivi a medio/lungo termine
Nuovo sistema di negoziazione in relazione alle performance delle strutture
Nuovo sistema di accreditamento per incrementare la qualità
Un tema strategico da affrontare con rigore e fermezza è quello delle nomine dirigenziali. Questa funzione, che deve essere sottratta alla commissione sindacale, necessita di azioni quali:
l’avvio di un’interlocuzione con il Governo centrale affinché si rivedano i meccanismi di selezione dei direttori generali delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, garantendo la possibilità alle commissioni regionali di valutare i candidati alla carica per titoli, prova scritta, prova orale e colloquio psico-attitudinale;
la previsione che la commissione regionale deputata alla valutazione dei candidati, descriva le caratteristiche dei soggetti idonei individuati anche alla Commissione consiliare regionale competente.
Progressiva sottrazione alla commissione sindacale delle nomine dirigenziali.
È fondamentale chiarire che il privato accreditato rappresenta un valore aggiunto e non un disvalore per la sanità lombarda. È indispensabile però che sia la Governance di Regione Lombardia a controllare in modo preciso, puntale e metodico le prestazioni erogate.
Le Aziende Ospedaliere eseguono una grande quantità di prestazioni sanitarie per l’utenza interna. E’ infatti difficile restituire alla medicina del territorio i pazienti cronici, che, una volta presi in carico dalla struttura Ospedaliera, raramente vengono dimessi. Questo modello porta alla crescita a dismisura delle prestazioni “per interni” a sfavore degli slot (di visite, di esami, di diagnostica etc.…) disponibili per gli utenti “esterni” con la conseguente ipertrofia degli ambulatori ospedalieri. Il PNRR mette a disposizione fondi che devono essere spesi per l’attuazione del potenziamento della rete territoriale (Centrali Operative Territoriali (COT), CdC, Ospedali di Comunità) cui non corrisponde un uguale investimento in personale, contenuti, prestazioni eseguibili sul territorio, ma insiste sulla messa in opera di strutture fisiche (ristrutturazioni, nuove costruzioni).
Il più preoccupante tema che la governance del Sistema Sanitario deve urgentemente affrontare è la carenza di personale medico in servizio (la cui età media tra le più alte in Europa) ed infermieristico. Purtroppo, l’aumento dei posti nelle specialità mediche e chirurgiche è avvenuto con grave ritardo, e conseguentemente l’effetto potrà essere apprezzato solo nel prossimo decennio. Questo tema, è già stato affrontato, e alcune soluzioni sono già state prospettate nei paragrafi sulla medicina del territorio (interazione tra MMG, PLS e personale infermieristico). La governance del sistema, previo accordo con le rappresentanze sindacali, dovrà attrezzarsi per avviare i seguenti percorsi:
liberalizzazione degli accessi alle professioni sanitarie, potenziamento della formazione universitaria post-laurea per la professione di MMG;
attuazione della campagna nazionale di motivazione e di orientamento a favore delle professioni sanitarie, infermieristiche soprattutto;
deroga al rapporto di esclusività, al fine di consentire agli infermieri ospedalieri di lavorare presso le nascenti strutture territoriali al di fuori dell’orario di lavoro in modo retribuito e trasparente;
eventuale deroga del rapporto di esclusività anche per i medici specialisti ospedalieri nelle situazioni di grave carenza;
garanzia ai medici specialisti ospedalieri di un numero di prestazioni a favore del Servizio Sanitario Regionale (SSR) almeno pari o superiore alle prestazioni eseguite in libera professione. Il moltiplicatore adottato sarà proporzionale al tempo di attesa per ciascuna prestazione considerata. Introduzione di un meccanismo premiante per il raggiungimento ed il monitoraggio dell’obiettivo (proporzione tra prestazioni SSR/ prestazioni in libera professione)
redazione e implementazione di linee guida / PDTA per il proseguimento del follow up a lungo termine presso il proprio MMG, attraverso incontri formativi obbligatori ad hoc.
uso degli strumenti della telemedicina per integrare le competenze MMG/specialista ospedaliero (es. lettura ECG da remoto, consulenze su esami Rx e di laboratorio etc.…), al fine di ridurre le richieste di visita specialistica e lo spreco di risorse.
Grandi progetti
La realizzazione di nuove importanti strutture sanitarie pubbliche nonché la riqualificazione delle strutture esistenti, dovrà inserirsi nell’alveo di un ridisegno completo della rete di offerta ospedaliera e territoriale, in cui le due grandi aree (ospedaliera e territoriale) si integrino affinché i percorsi di cura e presa in carico della persona non abbiano mai cali di intensità.
A tale proposito già a partire dal 2021 sono state messe in atto azioni concrete per la realizzazione dei seguenti grandi progetti:
IRCCS Neurologico Besta e Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, San Matteo di Pavia, Policlinico di Milano
Ospedali di Busto Gallarate, Buzzi, Desenzano, Cremona, Brescia, Pavia, Vizzolo Predabissi, Macchi di Varese
Hub di Gallarate
Nuovo building Agenzia di Prevenzione
Obiettivi a breve termine:
Conclusione delle progettazioni di tutte le nuove strutture
Avvio opere nelle strutture esistenti senza diminuzione delle attività di erogazione
Obiettivi a medio/lungo termine:
Realizzazione e messa in esercizio delle nuove strutture e delle riqualificazioni di quelle esistenti
Progetti vari
Al fine di realizzare e rendere operativo uno strumento organizzativo-gestionale univoco per interventi multidisciplinari, in ambito sanitario, sociosanitario e sociale, è prevista l’estensione del budget di salute a tutte le ATS lombarde e l’ampliamento della sperimentazione su tutte le fragilità.
Effettuare, in collaborazione con i Comuni e con le associazioni di volontariato ed enti del terzo settore, un censimento delle persone senza fissa dimora presenti sul territorio regionale lombardo funzionale alla definizione di strategie volte ad assicurare alle persone senza fissa dimora l’esercizio del diritto all’assistenza sanitaria, nell’ambito della potestà di organizzazione del Servizio Sanitario regionale, e pertanto la facoltà di iscriversi nelle liste degli assistiti delle ASST a seguito di segnalazione da parte dei servizi sociali pubblici, oltre che di effettuare la scelta del Medico di Medicina Generale (MMG o medico di famiglia).
Garantire il riconoscimento del ruolo delle Associazioni di Volontariato in tutte le fasi di ideazione e pianificazione che riguardino la tutela e la promozione della salute.
Congiuntamente ai bilanci preventivi, economici e consuntivi degli Enti e delle Aziende del Sistema Socio Sanitario Regionale approvati annualmente, richiedere agli stessi la redazione e l’invio del proprio bilancio di sostenibilità ambientale, come strumento di rendicontazione trasparente e annuale delle politiche ambientali realizzate attraverso l’individuazione di specifici indicatori per valutare la sostenibilità delle proprie attività, gli elementi di correzione e le spese legate alla sostenibilità ambientale sostenute.
Realizzare l’Agenda Unica di Prenotazione, un sistema unico di prenotazione informatizzato regionale, per le visite e gli esami, per tutte le strutture sanitarie e sociosanitarie della regione.
Nell’ambito dei programmi regionali afferenti alle “Comunità attive” del Piano Regionale della Prevenzione (PRP) già attivi nei diversi setting (scuola, luoghi di lavoro, comunità locali, servizi sociosanitari), implementare l’attività dei gruppi di cammino, sia in termini di estensione dei cittadini aderenti, sia in termini della garanzia di continuità delle attività e incremento del numero delle stesse – in collaborazione con gli enti locali, le ATS per le attività di programmazione e governo, le ASST per la parte di erogazione e, con il pieno coinvolgimento degli attori sanitari, sociosanitari e sociali, fondazioni, RSA, università, associazioni di promozione sociale e sportiva, palestre, associazioni di volontariato e di pazienti, enti del terzo settore; in questo contesto, è opportuno inoltre sviluppare e porre a sistema una strategia di informazione e comunicazione, a valenza regionale multicanale, multilingue e multitarget, nonché in collaborazione con gli stakeholder, volta alla valorizzazione dei programmi a favore dell’invecchiamento in buona salute e con ridotto carico di malattia e disabilità.
Politiche Sociali a sostegno del benessere sociale
POVERTA’: Le insufficienti risorse destinate alla famiglie con figli, il sistema fiscale e tariffario penalizzante per le famiglie, e l’attuale crisi economica, rappresentano le motivazioni per cui ogni anno l’Istat ci dice che sempre più famiglie con figli vivono al di sotto della soglia di povertà relativa. Il 27,2% delle famiglie con 3 o più figli vive al di sotto di tale soglia; la percentuale aumenta drammaticamente al sud, dove il 50,6% delle famiglie con 3 figli minori vive in condizioni di povertà relativa.
DEMOGRAFIA: Le proiezioni demografiche evidenziano il progressivo invecchiamento della popolazione. L’albero demografico evidenzia infatti l’insostenibilità non solo del sistema pensionistico, ma del sistema sanitario e del welfare complessivo. Se non si avviano sin d’ora delle politiche di sostegno alla natalità, che aumentino l’attuale indice di natalità (ogni donna ha mediamente 1,4 figli, quando il sistema, per essere in equilibrio, dovrebbe prevedere mediamente 2,1 figli per donna), l’Italia, e la Lombardia, sono destinati ad un inevitabile declino, di cui stiamo già vivendo le prime conseguenze.
RIPRESA ECONOMIA: Le risorse destinate direttamente alle famiglie con figli, in particolare quelle con redditi bassi e medio bassi, vanno ad alimentare direttamente il circuito dei consumi, in quanto, normalmente, queste famiglie non riescono a risparmiare.
FAMIGLIA AMMORTIZZATORE SOCIALE: La Famiglia rappresenta un insostituibile ammortizzatore sociale, i cui compiti di cura, educativi e di sostegno economico non possono essere demandati ad altri, se non a costi elevatissimi per la comunità.
FAMIGLIA LUOGO DI UNITA’ E CONDIVISIONE: In una società sempre più portata all’individualismo, la Famiglia rappresenta il primo nucleo dove si impara la condivisione e la vita in comune. Il Fattore Famiglia rappresenta uno strumento di facile applicazione che introduce questi principi di equità orizzontale. Ulteriori interventi in tal senso devono riguardare anche le addizionali comunali e regionali, che attualmente non tengono in alcun conto i carichi famigliari.
STRUMENTI
Politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative e scolastiche, e per le attività sportive e culturali;
Redazione del Patto per il Lavoro Regionale;
Detrazioni per i servizi di cura alla promozione del lavoro flessibile;
Incentivi al lavoro femminile;
Promuovere la parità di genere all’interno dei nuclei familiari e delle scuole;
Introdurre misure organizzative, di comunicazione e semplificazione che favoriscano l’accesso delle famiglie ai servizi offerti e la individuazione degli stessi;
Introdurre l'istituto del quoziente familiare, individuando il nucleo familiare e non il singolo contribuente quale soggetto passivo dell'Irpef;
Predisporre ulteriori opportuni benefici e un incremento delle attuali agevolazioni fiscali per le famiglie, al fine di favorire la genitorialità e la formazione di nuovi nuclei familiari;
Implementare misure volte a favorire la partecipazione dei neogenitori al mercato del lavoro, anche prevedendo sgravi scali per le aziende che assumono neomamme e donne in età fertile e l’esenzione contributiva per le assunzioni effettuate in sostituzione di genitori in congedo di paternità o maternità;
Promuovere iniziative legislative e aumento delle risorse destinate alla conciliazione tra vita professionale e vita privata anche prevedendo iniziative e risorse volte a promuovere il ricorso a forme di lavoro agile per genitori in difficoltà.
POLITICHE SOCIALI
Regione Lombardia deve, compatibilmente con le proprie competenze, dare risposte ai cittadini in tema di politiche sociali. In particolare deve intervenire in diversi ambiti:
SCALE DI EQUIVALENZA ISEE: la scala di equivalenza dell’ISEE, anche nella nuova versione recentemente approvata, è particolarmente gravosa nei confronti delle famiglie numerose, in quanto tiene conto dei soli costi di mantenimento (mangiare e dormire), ma non di quelli di accrescimento (studi, trasporti, tempo libero, cultura, etc.) pertanto deve impegnarsi a rivedere le scale ISEE.
QUOZIENTE FAMIGLIA: in quest’ambito deve predisporre uno strumento per l'accesso ai servizi regionali che, attraverso una maggiore valorizzazione dei carichi familiari e nella previsione di una quota del reddito familiare non tassabile (no tax area), superi l'iniquo sistema dell'ISEE per l'accesso a tutti i servizi.
DOTE SCUOLA: prevedere l’innalzamento dell'Isee per i nuclei numerosi dal 4° figlio in poi.
RIDUZIONE DEL CUNEO FISCALE IN PROPORZIONE AL NUMERO DEI FIGLI A CARICO: Sempre in base al principio di equità orizzontale, le risorse destinate alla riduzione del cuneo fiscale andranno distribuite in base ai carichi famigliari.
DISABILITÀ: aumentare l’assegno di Regione Lombardia gestito da ATS dai 600 € attuali ai 1000 € come era in precedenza.
Politiche per l’abitare
Non è più accettabile che la casa sia l’elemento discriminante tra i quartieri e i loro abitanti. Una casa dignitosa, sana e connessa è la base su cui costruire reali opportunità di vita per i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà ed è la precondizione per una reale giustizia sociale in ogni angolo della città.
Lo strumento dell’housing Sociale, in particolare per i giovani, per i professionisti nel mondo della sanità, per gli insegnanti, e per le persone con disabilità, anche in una politica del “dopo di noi” può rivelarsi fondamentale per confermare la ricerca di giustizia sociale e insieme la capacità attrattiva dei capoluoghi lombardi
Vanno create delle politiche di accompagnamento e sostegno in percorsi verso l’autonomia per i giovani/mamme e adulti in uscita dalle comunità protette e dalle carceri , per garantire il diritto all’abitare e proseguire il percorso di crescita iniziato nelle comunità protette.
Politiche di housing vanno proposte anche a giovani e anziani, in un’ottica di reverse-mentoring: “anziani che ospitano i giovani”, “giovani che ospitano un anziano” con conseguente abbattimento degli affitti.
Politiche mirate per le donne
Necessario rafforzare la Rete dei Centri Antiviolenza, promuovere la partecipazione (anche con la costituzioni di sportelli dedicati ai processi di partecipazione), insistere anche attraverso piani di educazione alla differenze (nelle scuole naturalmente, ma anche tra i dipendenti pubblici). Va abolita la necessità di dichiarare il CF delle donne accolte nei centri antiviolenza a scapito della ricezione dei contributi regionali; sostegno spese processuali per le donne vittime di violenza
Il tema della parità di genere e della sua valorizzazione è il più importante bacino per la crescita anche economica della società. Strumenti come il Bilancio di genere, le politiche sanitarie di genere, il sostegno dei Centri Donna permetterebbe di affermare come la Lombardia sia il contesto generalmente più favorevole per le donne rispetto alla media nazionale e con buon equilibrio di genere nella amministrazione e nelle partecipate. Resta del lavoro da fare attraverso politiche che insistano, in particolare nel mondo del lavoro.
Vanno sviluppate le iniziative con obiettivo il benessere delle donne – soprattutto per le donne oncologiche, con sostegno delle Breast Unit, e di tutte le iniziative e realtà che operano in questi settori per la salute e il benessere, a titolo esemplificativo: la rete delle professioniste in estetica oncologica, il sostegno psicologico per le pazienti e i famigliari, le associazioni dedicate alla creazioni dei presidi necessari (turbanti, parrucche ecc)
Politiche mirate alle comunità protette e minori in affido famigliare
Vanno amplificate le politiche con obiettivo il sostegno e accompagnamento in percorsi verso l’autonomia e il diritto alla casa, lavoro, salute , attraverso:
accompagnamento e sostegno in percorsi verso l’autonomia per i giovani/mamme e adulti in uscita dalle comunità protette e dalle carceri , per garantire il diritto all’abitare e al lavoro e proseguire il percorso di crescita iniziato nelle comunità protette
sostegno per le comunità per minori, le famiglie a basso reddito , quelle affidatarie per l’acquisto del latte e pannolini.
I bambini accolti nelle famiglie a basso reddito, nelle famiglie affidatarie e nelle Comunità di accoglienza necessitano quotidianamente di questi beni assolutamente indispensabili, che incidono in maniera sensibile sui limitati budget comunitari e famigliari.
Viste le difficoltà nelle prenotazioni di visite ambulatoriali, esami e interventi, la Regione potrebbe pensare di creare delle corsia preferenziale per prenotare le prestazioni sanitarie con il SSN in favore dei minori delle Comunità di accoglienza e delle famiglie con minori in affido, servizi quali le visite odontoiatriche, ortodenzia, neuropsichiatra, logopedia, fisioterapia.
Sostegno ai Comuni per incrementare le rette
Politiche per la famiglia :
I dati Istat del 3 gennaio 2022 dichiarano che il bilancio demografico in Italia : Gennaio –Ottobre 2022 322.658 nati, vs 400.249 nati nel 2021; 530.770 nati nel 2020. Vanno incrementate le politiche atte ad incentivare una nuova crescita demografica in contrasto a questo trend negativo della denatalità;
Politiche di sostegno ai nidi/scuole di infanzia paritarie pubbliche e private per abbattimento delle rette a favore delle famiglie e incrementare il numero dei posti /delle strutture nel territorio
Politiche dell’abitare per le giovani coppie per agevolare il mercato degli affitti e acquisto , facendo degli accordi specifici con le banche , Regione potrebbe diventare garante con dei fondi dedicati per mutuo e alle ristrutturazioni
Politiche lavorative per i giovani per dare sicurezza economica e lavorativa a lungo termine
Facilitazioni e semplificazioni sociali
Supporti alla genitorialità
Politiche per gli anziani
Al fine di migliorare il benessere e la percezione del benessere del cittadino è fondamentale intervenire anche e soprattutto per preservare il benessere fisico e psicologico, favorire tutta una serie di attività fisiche, motorie, una assistenza territoriale e una socialità inclusiva rivolta a tutte le età e accessibile a tutti.
Gli strumenti che possono essere utilizzati sono tanti, in primis l’attività motoria in generale, ma anche la musica, l’arte- anche per questo target sono fondamentali le politiche di integrazione socio sanitarie, che vedano anche coinvolti i comuni, le associazioni, il terzo e quarto settore.
Vanno incentivate tutte le forme di reverse-mentoring, che vedono coinvolte attività rivolte ad anziani e giovani, dove i primi trasmettono esperienze, expertise, tutoring, sapienza, i secondi vitalità, innovazione, tecnologia – entrambi diventano tutor degli altri.
E’ fondamentale incentivare e facilitare l’uso di spazi comuni e coinvolgendo figure professionali (e non)
L’assistenza territoriale diventa fondamentale anche in una politica di alleggerimento dei Pronto Soccorso e dei letti nelle Medicine Interne.
La Telemedicina – la fisioterapia via telemedicina può essere in molti casi un intervento importante
All’interno delle CdC e nei quartieri Aler promuovere utilizzo degli spazi per servizi per gli anziani soli, incentivare e implementare le figure dei custodi sociali, figure fondamentali anche per intercettare e aiutare gli anziani soli.
Sviluppare nuove strategie e incentivi fiscali/di locazione per Alberghi Solidali /appartamenti nei condomini Aler/”case famiglia per anziani in semi autonomia”/agevolare le condivisioni di appartamenti tra le diverse generazioni/giovani professionisti nel campo socio-sanitario in arrivo in Lombardia (reverse mentoring)
Politiche per gli stranieri
Garantire il diritto alla salute pubblica anche a chi è senza permesso di soggiorno, assegnando un MMG a ciascun cittadino presente in Regione , in attesa di permesso
Educatori
La carenze di professionisti nel mondo socio-sanitario è resa anche molto evidente nel campo degli educatori e nelle figure professionali necessarie per tenere aperte le comunità educative e socio-sanitarie.
Vanno adottate, rischio chiusura delle stesse, politiche di sviluppo anche in questo settore, ampliando la possibilità di allargamento della professionalità a tecnici professionali similari, come avviene ora con i tecnici psichiatrici.
Bisogna promuovere:
Allargamenti quote numeri chiusi universitari
Incremento delle remunerazioni degli educatori/infermieri ecc
Maggiori sostegni ai comuni per le rette per le comunità socio residenziali e le realtà che si occupano di accoglienza per affrontare le maggiori spese gestionali
Introduzione dell'istituto del quoziente familiare, individuando il nucleo familiare e non il singolo contribuente quale soggetto passivo dell'Irpef.
Predisposizione di ulteriori opportuni benefici e un incremento delle attuali agevolazioni fiscali per le famiglie, al fine di favorire la genitorialità e la formazione di nuovi nuclei familiari.
politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative e scolastiche, e per le attività sportive e culturali
detrazioni per i servizi di cura alla promozione del lavoro flessibile
incentivi al lavoro femminile
promuovere la parità di genere all’interno dei nuclei familiari e delle scuole
introduzione di misure organizzative, di comunicazione e semplificazione che favoriscano l’accesso delle famiglie ai servizi offerti e la individuazione degli stessi
Implementazione di misure volte a favorire la partecipazione dei neo genitori al mercato del lavoro, anche prevedendo sgravi scali per le aziende che assumono neomamme e donne in età fertile e l’esenzione contributiva per le assunzioni effettuate in sostituzione di genitori in congedo di paternità o maternità.
Iniziative legislative e aumento delle risorse destinate alla conciliazione tra vita professionale e vita privata anche prevedendo iniziative e risorse volte a promuovere il ricorso a forme di lavoro agile per genitori in difficoltà.
ALLONTANAMENTI DEI MINORI DALLE FAMIGLIE
I dati ufficiali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali riscontrano che la media nazionale degli allontanamenti di minori (da 0 a 14 anni) dalle famiglie di origine accolti nei servizi residenziali è del 12,875% mentre quella della Lombardia è del 16,15%.
L’obiettivo di Regione dovrà essere supportare e sostenere il nucleo familiare di origine del minore, per scongiurare, ove possibile, l’allontanamento del bambino dalla propria casa e favorire il rafforzamento della rete formale e informale a sostegno della famiglia, prevenendo le situazioni di marginalità e isolamento, evitando così traumi inutili e dannosi. Regione quindi dovrà individuare un fondo per interventi di sostegno alla genitorialità, al fine di prevenire l’allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine in caso di fragilità o inadeguatezza dei genitori, attraverso un progetto educativo familiare (PEF) che coinvolga i servizi sociali, la famiglia e i minori.
Un risultato che palesa la necessità di avviare un dialogo con il governo per adottare una legge volta:
1) a prevenire l’allontanamento dei minori, prevedendolo solo nei casi conclamati di abuso;
2) a porre in atto un Progetto educativo familiare della durata di 6 mesi con il coinvolgimento di servizi sociali, famiglia e i minori;
3) a privilegiare l’affidamento famigliare entro il quarto grado di parentela del minore;
4) a vincolare una quota delle risorse oggi destinate all’inserimento dei minori in comunità residenziali, ad interventi di sostegno alla famiglia di origine che la supporti dalle esigenze abitative a quelle lavorative.
FAMIGLIE SEPARATE
Compatibilmente con il quadro economico, potenziare il fondo per sostenere il sostegno economico ai genitori separati con figli minori in applicazione all’art. 6 della L.R. 18 del 2014 da destinare sia al supporto delle spese in favore dei minori, sia di quelle necessarie per l’autonomia abitativa dei genitori in situazioni di fragilità.
SOSTEGNO ABITATIVO
Il fenomeno separativo che origina la necessità di individuare una soluzione abitativa per il genitore privato dalla casa famigliare, deve poter trovare una soluzione sia verificando l’attuazione del regolamento regionale n. 1 del 2004 per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, affinché i comuni procedano con la formazione delle graduatorie attribuendo un punteggio equivalente a quello riconosciuto ai nuclei familiari assoggettati a procedure esecutive di sfratto, sia attraverso l’utilizzo degli immobili sottratti alle organizzazioni criminali per finalità di housing sociale.
TUTELA DEL GENITORE NON SPOSATO
Modifiche alla Legge regionale 24 giugno 2014 - n. 18 “Norme a tutela dei coniugi separati o divorziati, in condizione di disagio, in particolare con figli minori” inserendo il riferimento anche ai genitori non sposati.
Sicurezza, legalità e Protezione civile
Obiettivi di legislatura
La garanzia di sicurezza rappresenta una condizione imprescindibile in una società dinamica, innovativa e al tempo stesso tradizionale e radicata come quella lombarda. È necessario quindi generare un sempre maggiore e costante avvicinamento della regione verso il tema per aumentare il senso di sicurezza percepito dai cittadini. I lombardi devono essere e sentirsi sicuri perché devono sapere che c’è uno Stato con un presidio forte e con un presenza costante e una regione che collabora con enti e attori d’ambito per offrire fiducia.
La Regione organizzerà periodicamente gli Stati Generali delle associazioni antimafia attive in Lombardia, al fine di favorire lo scambio di conoscenze e informazioni, il dialogo tra tutti gli attori coinvolti e una proficua collaborazione nelle iniziative, facendo convergere enti e associazioni differenti su progetti comuni, per consentire all’istituzione regionale di avere un quadro quanto più possibile preciso e in tempo reale sulla situazione nelle varie province.
In ogni ambito di azione dell’amministrazione regionale, si individuano fenomeni direttamente connessi all’ingerenza dell’illegalità sotto ogni forma.
Lavoro: intermediazione illecita – caporalato
Imprese: racket, usura, condizionamento mafioso, acquisizione criminale di attività legali
Ambiente: traffico illecito di rifiuti e in generale tutti gli ecoreati
Sanità: appalti sanitari, traffico illecito di medicinali, infiltrazione negli affidamenti esternalizzati di lavori, servizi e forniture nelle aziende ospedaliere, infiltrazione nei servizi funebri e di traporto pazienti, smaltimento illecito di rifiuti ospedalieri
Infrastrutture: infiltrazione negli appalti pubblici
Turismo: infiltrazione nei settori della somministrazione e del turismo di lago
È necessario cambiare approccio e prevedere una collaborazione interdisciplinare tra le varie aree di lavoro dell’amministrazione regionale, nell’ambito della sua competenza, e una interoperabilità delle banche dati.
La lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata deve diventare una attività continuativa e strutturata dell’amministrazione regionale, adeguata alle necessità reali e contingenti e in grado di difendere investimenti e integrità dei procedimenti. Non un’attività accessoria, ma un impegno costante, strutturale e duraturo.
Premessa
SICUREZZA
Il tema della sicurezza è centrale nel nostro programma. Si tratta di un argomento che intendiamo affrontare in stretta connessione con le trasformazioni sociali in atto nelle nostre città, le quali vivono episodi di esclusione sociale e fenomeni di abbandono dei territori urbani. Tutto ciò genera manifestazioni di disuguaglianze sociali e atti di micro-criminalità causando una diminuzione della percezione di sicurezza Il concetto di sicurezza è oltremodo fondante per raggiungere e propendere al raggiungimento dell’uguaglianza e dell’equità.
Sicurezza è senza alcun dubbio presidio del territorio e garanzia di controllo, ma non può prescindere da politiche di prevenzione e cura di fenomeni di marginalità, dipendenze, fragilità ed esclusione, dall’accesso al lavoro, alla casa, alla salute, alla qualità della vita, alla mobilità, alla cultura, alla scuola. In tal senso occorre altresì lavorare per ridurre il divario tra centro e periferia nelle grandi città, la distanza e le differenze che esistono ancora oggi in termini di offerta formativa, culturale, di svago e di lavoro investendo maggiore progettualità e risorse nell’inclusione culturale e nella riqualificazione urbana.
È indispensabile pianificare la sicurezza urbana soprattutto in termini di co-programmazione ascoltando le parti sociali, gli enti locali e i cittadini. La sicurezza urbana dipende anche dalle caratteristiche degli edifici e degli spazi pubblici. Per le nuove edificazioni, dovranno essere approntate delle linee di indirizzo che garantiscano ai chi progetta di tenere in considerazione delle caratteristiche utili a una migliore gestione della sicurezza nei luoghi pubblici (illuminazione diffusa, centralità degli spazi comuni, minimizzazione delle aree cieche e delle barriere visive) vicina alle esigenze dei cittadini, in particolar modo di anziani e giovani i quali vivono maggiormente la realtà del quartiere.
Servirà, pertanto, lavorare in ottica di sicurezza integrata, intesa quale strumento per promuovere di interventi da parte di Regione per attuare le politiche di sicurezza, che devono tenere conto della necessità di migliorare la qualità della vita e del territorio e di favorire l’inclusione sociale e la riqualificazione socio-culturale.
La sicurezza integrata dovrà, inoltre, accompagnata dalla predisposizione di strumenti innovativi i connessione fra di loro come già fatto con EXPO 2015 quando fu positivamente utilizzato il Cruscotto Emergenza: sistema digitale sicuro, in cui la Prefettura, le Forze dell’Ordine, la Protezione Civile e gli Enti chiamati alla gestione delle emergenze possono scambiarsi e condividere informazioni in modo sicuro e protetto in caso di eventi critici.
LEGALITÀ
Le caratteristiche avanzate dell’economia e della società lombarda ne hanno fatto nei decenni un crocevia di strategie di organizzazioni criminali di ogni estrazione. Questa consapevolezza deve spingere il livello regionale a fare tutto ciò che è necessario in ottica di prevenzione. Il tema della prevenzione delle infiltrazioni mafiose, della difesa delle risorse pubbliche e delle strategie anticorruzione rientra tra le priorità del nostro programma, con proposte concrete e interventi incisivi.
Gli interventi delle forze dell’ordine sottolineano di prestare attenzione ai settori di interesse della criminalità organizzata nel nostro territorio regionale: appalti pubblici, servizi ambientali e filiera dei rifiuti, attività di somministrazione, sanità, servizi funerari e cimiteriali, turismo di lago, logistica, industria del divertimento, sicurezza, ciclo del cemento, e molte altre, unitamente all’offerta illecita di servizi come recupero crediti, intermediazione di lavoro e serbatoi di manodopera accorpabili sotto il più ampio fenomeno del caporalato, e le tante attività propriamente illecite come il traffico di stupefacenti.
A tutto questo si aggiungano oggi i rischi legati alle tante piccole e medie imprese in crisi economica, la cui situazione è peggiorata dopo la pandemia e rischia di avvitarsi per le conseguenze della guerra: si evidenzia un aumento esponenziale del fenomeno dell’usura e dell’acquisizione delle attività economiche in difficoltà a buon mercato. L’interesse delle mafie è non solo quello di infiltrarsi nelle attività economiche sane, ma di rilevare nuove attività attraverso le quali è possibile accedere allo stanziamento di fondi per la ripresa. Una delle priorità delle organizzazioni mafiose è infatti diventata quella di accaparrarsi le ingenti risorse stanziate da più livelli di governo a vario titolo, a partire dal PNRR, ed è per questo motivo che deve essere altrettanto prioritario un impegno serrato per prevenire e favorire la repressione di ogni tentativo in tal senso a tutela di cittadini e imprese sane.
Si rende necessario partire da ciò di cui la Lombardia è ricca. Se, infatti, è vero che nel corso dei decenni la nostra Regione è stata al centro delle strategie di diverse organizzazioni mafiose, è altrettanto vero che la Lombardia ha sviluppato uno dei più forti movimenti antimafia del Paese. Un folto e impegnato tessuto di realtà associative di varia dimensione e di varia natura che hanno lavorato in forte sinergia con le scuole del territorio e con l’Università.
La Regione ha il dovere di rendere a questo mondo il merito che gli spetta e di farsi parte integrante di questa alleanza istituzionale e civile contro le mafie.
SICUREZZA
POLIZIA LOCALE
L’importanza della polizia locale è quella di essere presidio territoriale di controllo e sicurezza dei territori. La polizia locale conosce il territorio, sa dove intervenire ed è espressione del territorio stesso. Ha il grande valore aggiunto di godere della fiducia dei cittadini.
STRUMENTI
È quindi necessario:
potenziare gli organici della polizia locale con interventi mirati in collaborazione e sinergia con i comuni predisponendo ove possibile forme di cooperazione inter-comunali o con l’aggregazione e la cooperazione;
determinare modalità di intervento congiunti fra polizia locale e forze dell’ordine per garantire celerità negli interventi;
creazione di un fondo dedicato all’assunzione di personale a tempo determinato dedicato a specifiche attività di presidio territoriale;
predisporre specifiche attività di presidio territoriale: presidio delle aree di confine tra più Comuni, presidio di stazioni e luoghi pubblici, infortunistica stradale;
rafforzare i corsi di formazione fra operatori;
predisposizione di protocolli di collaborazione fra polizia locale e ATS per garantire maggior sicurezza presso i pronto soccorso in sinergia con le amministrazioni comunali;
favorire la collaborazione con il terzo settore e il volontariato;
compatibilmente con le competenze regionali e con il quadro economico aumentare l’età pensionabile degli operatori del volontariato.
nell’ambito delle diverse competenze, predisporre percorsi di sensibilizzazione e formazione fra la polizia locale in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro, in tema di sicurezza ambientale e protezione ambiente e animali.
rafforzamento del terzo e quarto turno delle polizie locali, con maggiore presenza nei giorni festivi e in orario notturno, anche sulla base della sensibilizzazione di accordi territoriali con le forze dell’ordine per definire una più efficace suddivisione dei compiti, sulla base di standard di convenzionamento stabiliti a livello regionale;
prevedere un allargamento delle competenze territoriali della Polizia Locale non limitate ai confini comunali;
ammodernamento e potenziamento della dotazione della Polizia Locale tramite l’acquisto di nuove e più innovative apparecchiature tecnologicamente avanzate.
SICUREZZA ABITATIVA
La sicurezza abitativa rappresenta una priorità d’intervento di Regione. (v. anche Cap. 8 Poliche sociali). È necessario infatti che l’amministrazione regionale garantisca che i cittadini lombardi abitino in contesti in cui sia disincentivato e contrastato in fenomeno dell’abusivismo e, in modo particolare, i fenomeni di abusivismo concentrato. La presenza sul territorio di edifici non abitati e abbandonati, spesso anche pubblici, rappresenta uno dei maggiori incentivi allo sviluppo dell’abusivismo. In più, l’abusivismo edilizio è spesso accompagnato anche da fenomeni di degrado, insalubrità, scarse condizioni igienico sanitarie, bassa scolarizzazione, micro-criminalità, episodi si spaccio e prostituzione. Anche in Lombardia sono presenti fenomeni preoccupanti di marginalizzazione e di periferizzazione, di quartieri dormitori, di sovraffollamenti monoetnici, di pagamenti in nero e di illegalità, di occupazioni abusive e di morosità elevata, di baraccopoli e alloggi di fortuna, tutti fenomeni che sono facile preda della malavita organizzata. A fronte di tutto questo aumenta la domanda di alloggi in affitto, aumentano le famiglie monoreddito (giovani, anziani, pensionati, separati, precari, immigrati eccetera) diminuisce e invecchia lo stock di edilizia residenziale pubblica, diminuiscono gli investimenti pubblici sulla casa, aumentano gli alloggi sfitti e diminuisce la disponibilità di alloggi in affitto.
STRUMENTI
Per questo motivo occorre che Regione monitori tale situazione e garantisca sicurezza abitativa tramite:
la riapertura di una politica riformista per la casa. E’ necessario riaprire una stagione di piani casa pluriennali che diano certezza e continuità di risorse e non provvedimenti emergenziali di carattere normativo;
introdurre anche strumenti nuovi e diversi di sostegno a chi non può sostenere l’affitto (come voucher per la casa);
E’ necessario che Comune e Regione trovino un accordo responsabile di cogestione del problema della gestione delle case pubbliche. E’ utile che la Regione riveda la legge sulla gestione delle case popolari con il coinvolgimento pieno dei Comuni;
Intervenire sulla governance di ALER, per garantire un’oculata gestione dell’edilizia pubblica, al fine di evitare la creazione di ghetti e di favorire il migliore mix abitativo;
la creazione di un “Osservatorio permanente sulla sicurezza” composto da enti locali e comuni, forze dell’ordine, enti del terzo settore;
promozione di progetti di sorveglianza dei quartieri dinamica con ronde, polizia locale e vigilanze private;
favorire l’interlocuzione fra i diversi assessorati competenti per materia per garantire un intervento mirato e congiunto;
evitare la concentrazione abusivismo lavorando con Aler potenziando, l'Osservatorio per la legalità e la trasparenza, per il monitoraggio delle occupazioni abusive, la morosità, colpevole o incolpevole degli inquilini che abitano negli alloggi pubblici;
Istituire una cabina di regia permanente con prefetture, questure e forze dell’ordine, sul modello che ho già applicato con successo a Milano, per prevenire situazioni di rischio, illegalità e degrado.
SICUREZZA LUOGHI DI LAVORO
I tassi di frequenza infortunistica in Lombardia e in Italia nel primo semestre, nel periodo 2018-2022, mostrano un andamento in crescita, sua per la Lombardia che per l’Italia. Gli infortuni sul lavoro sono sempre una realtà a somma negativa per tutte le parti; una perdita secca di tutti i soggetti sociali, e non solo – come troppo spesso ed erroneamente si è portati a pensare – un tragico destino del singolo lavoratore.
L’infortunio sul lavoro comporta prima di tutto la perdita della qualità di vita della persona e della famiglia, ma anche la perdita netta di produttività per l’impresa e tutto il contesto economico a cui si aggiungono i costi sanitari e sociali altissimi, che vanno a gravare sulla collettività, sulle famiglie, sulle imprese e sulle istituzioni pubbliche.
Lo studio e l’analisi del contesto territoriale, con particolare riferimento alle dinamiche e alle modifiche in atto nel sistema economico locale, costituiscono un presupposto fondamentale per individuare le criticità esistenti e orientare, riflettendo su possibili nuovi e più efficaci percorsi, le linee di intervento programmatiche sia delle attività di vigilanza e controllo che delle attività di prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Regione Lombardia dovrà, in pieno coinvolgimento e piena collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel Sistema Integrato della Prevenzione, far fronte all’attuale recrudescenza di eventi di infortunio sul lavoro. Dovrà impegnarsi fino in fondo per garantire la dignità e la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro.
Regione si impegnerà con dedizione e sforzo per esprimere una strategia che aiuti a far crescere una cultura di sicurezza, basata sulla responsabilità di tutti e di ciascuno, responsabilità personali e collettive. Di fronte a questa sfida, quindi, si vince o si perde tutti insieme.
STRUMENTI
Intervenire sul Piano regionale 2022-2025 per la promozione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro per:
Potenziamento dei controlli nelle aziende tramite l’aumento del personale impegnato nella prevenzione, sia mediante ispezioni, sia mediante Piani Mirati di Prevenzione, con priorità di intervento nei comparti più a rischio – edilizia ed agricoltura - sulla base del rischio individuale, graduazione della tipologia e frequenza dei controlli;
Potenziamento della vigilanza nei cantieri edili anche grazie all’intervento della Polizia Locale che consente di valorizzare l’accurata conoscenza del territorio che ha questo Organo;
Maggior coinvolgimento delle aziende nel processo di prevenzione dei rischi, mediante incontri, seminari e sopralluoghi, in grado di rendere efficace il contrasto dell’incidentalità e la prevenzione delle malattie professionali;
Messa a terra dei Tavoli Tecnici, a composizione tripartita (datori di lavoro, sindacati e Regione), funzionali alla realizzazione degli obiettivi specifici di prevenzione anche in collaborazione con le ATS;
Il potenziamento del Sistema Informativo della Prevenzione per l’offerta di servizi informativi “unificati”, omogenei, aggiornati, autorevoli, a garanzia di corretta conoscenza del fenomeno e di una solida programmazione su obiettivi prioritari;
Potenziamento dei corsi di formazione alla salute e sicurezza sul lavoro anche in collaborazione con le ATS.
SICUREZZA STRADALE
In Lombardia sono stati registrati 19.964 incidenti nel 2020, 39% in meno rispetto al 2019, principalmente nei periodi di lockdown. Questi incidenti hanno provocato la morte di 317 persone e il ferimento di altre 25.940. Al calo di incidenti (-39%) e feriti (-42%) non è però corrisposto un calo proporzionale delle vittime, che sono diminuite del 28%. Questo ha portato ad un aumento dell’indice di mortalità, da 1,3 vittime ogni 100 incidenti nel 2019 a 1,6 vittime nel 2020. Tale situazione potrebbe essere stata causata da una maggiore esposizione a comportamenti a rischio, in particolare l'eccesso di velocità, durante i periodi di confinamento (fonte: ISTAT 2021). La Lombardia presenta comunque valori annui dell’indice di mortalità inferiori rispetto alla media nazionale. L’indice di lesività ha invece registrato una riduzione rispetto al 2019. Nel 2020, in Lombardia si contano 130 feriti ogni 100 incidenti, contro i 135 dell’Italia. Il tasso di mortalità della Lombardia (31,8 morti per milione di abitanti) risulta inferiore sia a quello nazionale (40,3), sia a quello dell’Unione Europea (42,3). La Lombardia mostra valori di mortalità sensibilmente inferiori anche rispetto alla maggior parte delle altre regioni italiane. Nella classifica delle regioni più a rischio per mortalità da incidente stradale, si colloca al quartultimo posto (Fonte: Polis).
STRUMENTI
Tuttavia, anche in questo settore occorre intervenire con maggiore incisività:
serve sensibilizzare i giovani, in collaborazione con scuole, università, polizia locale e forze dell’ordine sull’importanza della sicurezza stradale (v. anche Cap. 10 Giovani);
accordo di cooperazione con imprese per la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione;
promozione di scontistica per under 35 per mezzi pubblici in collaborazione con i comuni;
monitorare il fenomeno dell’incidentalità con una mappatura delle zone statisticamente più interessante e determinazione di interventi mirati;
predisporre nelle aree più soggette, come in particolare Mantova, Pavia, Sondrio e Monza, una specifica illuminazione antinebbia e apposita segnaletica stradale adeguata.
Ciclisti e pedoni, individuazione di interventi di competenza regionale per la loro sicurezza.
LEGALITÀ
LA GOVERNANCE REGIONALE
Dal 2013 e nel corso della XI Legislatura in particolare, la Regione Lombardia ha progressivamente visto un rafforzamento della propria attività sulle questioni legate alla prevenzione delle infiltrazioni criminali, anche di tipo mafioso, nel tessuto economico e sociale.
Tale impegno ha comportato negli anni una crescita dei compiti e delle funzioni in capo alle strutture della Giunta regionale, del Consiglio regionale e degli altri Enti del SIREG coinvolti, nonché della dedizione degli Organi di indirizzo politico, ma, nonostante questi incrementi di incombenze, non si è registrata una corrispondente e significativa implementazione delle risorse finanziarie e umane impegnate dalla Regione riguardo a questi temi.
Tra le tante strutture coinvolte nelle dinamiche di attuazione delle suddette politiche, la più interessata risulta senz’altro la Direzione Generale Sicurezza della Giunta regionale, la quale ha di recente avuto in carico la questione delle politiche e delle azioni amministrative relative alla prevenzione del fenomeno usura e sovraindebitamento, oltre al tema dei beni confiscati alla criminalità organizzata, questione che è certamente destinata ad aumentare esponenzialmente le proprie proporzioni.
Con la revisione della Legge regionale Antimafia, la L.r. 17/2015, si è registrato, inoltre, un orientamento presso la Commissione Antimafia, così come da parte di tutti i soggetti coinvolti in questo importante lavoro di riforma, volto a conservare una vocazione espansiva e sarà pertanto fondamentale un ulteriore allargamento delle competenze della DG Sicurezza. Queste previsioni di ampliamento e la capacità della struttura di applicare tali politiche necessiteranno, di conseguenza e in parallelo, di un aumento delle risorse umane e finanziarie disponibili.
STRUMENTI
Per raggiungere questi obiettivi sarà necessario:
rivedere la mappatura del fabbisogno di risorse finanziarie, strumentali e soprattutto umane necessarie a tutte le strutture coinvolte;
istituire una Cabina di regione con sindaci della città capoluogo da convocare con cadenza settimanale per un confronto diretto, concreto e immediato per intervenire sui bisogni dei territori.
Tutto questo per dare concreta attuazione alla forte crescita delle politiche e delle azioni amministrative regionali in termini di antimafia, educazione alla legalità, recupero dei beni confiscati e tutto ciò che ne deriva, frutto del lavoro portato a termine durante la XI Legislatura come punto di partenza per il lavoro ed i progetti futuri.
Vi sono poi delle fattispecie di completamento e di identità che marcheranno ulteriormente il complessivo indirizzo della Regione, anche al netto delle fondamentali questioni pratiche già evocate. Un elemento di particolare rilevanza in questo senso è:
la necessaria costituzione di parte civile di Regione Lombardia in tutti i procedimenti relativi a reati di cui agli artt. 416bis e 416 ter nonché ai reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis 1, commessi nel proprio territorio.
L’obiettivo, quindi, è quello di far discendere da alcune precise scelte di campo una governance regionale adeguata alle esigenze ed una struttura dedicata all’interno dell’amministrazione regionale che possa programmare gli interventi, dialogare con le diverse direzioni generali in ottica di lavoro multidisciplinare e di interoperabilità oltre che con le istituzioni a tutti i livelli. Un modello unico nel panorama nazionale che possa diventare un punto di riferimento e di stimolo per le altre regioni del nostro Paese.
TUTELA DELLE RISORSE PUBBLICHE E DEI FONDI PNRR (v. anche al Cap. 3)
Una delle priorità delle organizzazioni mafiose è diventata quella di accaparrarsi le ingenti risorse stanziate da più livelli di governo a vario titolo, a partire dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, (PNRR). Questo richiede un altrettanto prioritario impegno da parte delle istituzioni per evitare che le risorse pubbliche finiscano per finanziare le criminalità organizzate, e in particolar modo delle Regioni visto che concorrono alla realizzazione operativa degli interventi del PNRR in qualità di soggetti attuatori.
La tutela della legalità rappresenta un valore dell’azione amministrativa regionale che nell’ambito delle proprie competenze istituzionali ha interesse a perseguire il rafforzamento di tutti gli interventi volti a prevenire qualsivoglia forma di frode e di illegalità nell’utilizzo delle risorse pubbliche e di distorsione dei fondi destinati agli investimenti pubblici.
Questo obiettivo si raggiunge creando presidi a tutela della trasparenza dei contratti e degli appalti pubblici e a difesa delle risorse pubbliche dai rischi di corruzione e di infiltrazione mafiosa e della criminalità organizzata, in parte rafforzando organismi e strumenti già operativi in Regione Lombardia e in parte attuando nuove strategie preventive anche attraverso la collaborazione con altri livelli istituzionali.
STRUMENTI
In particolare, è necessario:
mettere a regime il monitoraggio di tutta la filiera dei contratti e dei subcontratti tra la stazione appaltante, gli aggiudicatari e gli affidatari per la Regione stessa e gli enti del sistema regionale al fine di acquisire all’interno dei sistemi informatici regionali i dati della filiera in ottica di interoperabilità con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione;
stipulare dei protocolli di intesa con le amministrazioni statali competenti presso le quali operano i nuclei specializzati nella vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni mirati al rafforzamento delle attività di prevenzione e contrasto delle criminalità organizzate nell’attuazione delle procedure di appalto, autorizzazioni, concessioni di benefici economici con particolare riferimento agli interventi connessi al PNRR e alle Olimpiadi invernali 2026 anche attraverso la condivisione di elementi, dati e risultanze del proprio patrimonio informativo;
supportare le amministrazioni locali nell’accesso ai fondi europei e alle risorse del PNRR attraverso un modello di collaborazione che affianchi le competenze della regione a quelle dei comuni, anche attraverso la formazione dei funzionari pubblici, con la finalità di dotarli di strumenti, modalità e strategie di governance adeguate a costruire programmi credibili e progetti di qualità e senza rischiare che i fondi finiscano nelle mani delle mafie e delle criminalità organizzate;
rilanciare e rafforzare l’attività di ORAC (Organismo regionale per l’attività di controllo istituito con la legge regionale 13/2018) e del sistema dei controlli per l’attivazione di procedure di controllo efficaci e snelle, attraverso la trasparenza dei flussi finanziari, la loro piena tracciabilità e la condivisione dei dati, la mappatura dei processi, l’analisi e la valutazione del rischio, che consentono di migliorare il processo decisionale, con particolare riferimento ai settori maggiormente esposti al rischio di riciclaggio e corruzione: appalti, concessioni, autorizzazioni, contratti e finanziamenti pubblici. Tutto ciò però necessita che ORAC sia supportata da adeguate risorse umane e strumentali e soprattutto che abbia una maggiore indipendenza nell’esercizio delle proprie funzioni come disciplinato dalla legge istitutiva.
LE OLIMPIADI INVERNALI
I fattori di rischio correlati alla realizzazione di un grande evento rendono necessario intervenire in maniera incisiva e tempestiva per prevenire qualsiasi forma di condizionamento e infiltrazione mafiosa. Sulla scorta della positiva esperienza e delle buone prassi sperimentate in occasione di Expo 2015, anche attraverso il monitoraggio dei lavori preparatori e delle fasi organizzative connessi alla manifestazione, al fine, quindi, di prevenire le infiltrazioni delle criminalità organizzate nei lavori pubblici che interessano Milano e il territorio regionale, in vista dei Giochi olimpici di Milano – Cortina 2026, dovremo predisporre tutti gli interventi necessari, individuando le strutture di difesa e di analisi competenti e favorendo la cooperazione fra tutti i livelli istituzionali coinvolti. (v. anche al Cap 10 Sport)
STRUMENTI
Risulta quindi fondamentale predisporre anche in occasione delle Olimpiadi del 2026, così come già avvenuto per Expo nel 2015:
un Comitato di esperti, formato da soggetti di comprovata e pluriennale esperienza lavorativa ed impegno sociale nel campo del contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata sul territorio lombardo, nonché della promozione della legalità, che siano idonei a svolgere l’incarico di supporto e di consulenza alla futura Presidenza della Regione e, ove richiesto, alla competente Commissione consiliare.
Le attività delle quali tale Comitato dovrà occuparsi verteranno sul monitoraggio di tutte le fasi dei lavori pubblici e di tutte le attività organizzative connesse alla realizzazione dei Giochi Olimpici e Paraolimpici invernali del 2026; sul coordinamento con le strutture preposte al controllo delle attività economiche e al contrasto delle infiltrazioni criminali, quali Prefettura, Forze dell’Ordine, Organi inquirenti, ANAC e altri; sul costante coordinamento anche con gli Enti locali della Lombardia coinvolti nella manifestazione, con la Presidenza della Regione Veneto e con Fondazione Milano Cortina, braccio operativo sul territorio per le Olimpiadi invernali 2026; sul coordinamento con la società che si occupa della realizzazione e della gestione dell’evento. Tali attività saranno corredate da una relazione semestrale da presentare al Presidente della Regione sull’attività svolta e sulle evidenze riscontrate.
SOVRAINDEBITAMENTO E USURA
Il fenomeno dell’usura si caratterizza per la sua complessità. Il legame che si crea tra usuraio e usurato è molto particolare: è una relazione che può generare connivenza, complicità, fiducia, alleanza e che rende molto difficile la denuncia. In quanto reato economico, l’usura genera un circuito vizioso di scambi occulti e produce contiguità illegali.
Nel periodo post pandemico e ancora di più oggi con la guerra e la crisi energetica si è determinata una situazione socioeconomica molto critica che ha posto in forte fragilità le nostre piccole e medie imprese: dapprima una fortissima crisi di liquidità e un crollo della domanda, poi l’aumento dei costi di materia prima ed energia hanno posto le imprese in una condizione di forte difficoltà.
Queste problematicità hanno creato le condizioni favorevoli affinché le organizzazioni criminali attuassero azioni tese a conquistare nuovi pezzi di economia legale, di territorio e di potere. Lo strumento utilizzato dalle mafie è quello dell’usura: presentarsi, cioè, come soggetto capace di risolvere i problemi di liquidità e capitali delle imprese salvo poi, come contropartita, annichilire l’imprenditore ed arrivare ad appropriarsi dell’attività. E ciò costringe a porre l’attenzione anche su un altro aspetto che, per molti versi, risulta, se possibile, ancora più insidioso; le organizzazioni mafiose stanno tentando di cogliere le difficoltà di questo momento per rilevare ed acquistare direttamente segmenti di azienda o intere attività legali.
Ecco allora che il fenomeno dell’usura e del sovraindebitamento, ad esso strettamente correlato, diventa un terreno di intervento particolarmente sfidante per regione Lombardia.
Con la modifica, su iniziativa della Commissione antimafia, della legge regionale 17/15 cosiddetta “legge antimafia” a fine 2022 sono stati introdotti alcuni miglioramenti agli strumenti regionali in tema di prevenzione del fenomeno dell’usura, ma appare necessario ed urgente fare molto più perché le risposte finora date non sono state sufficienti e non hanno dato una risposta organizzata su tutto il territorio regionale. Bisogna evitare che la crisi economica diventi un’occasione per le criminalità di offrire i servizi necessari alle piccole e medie imprese per non morire.
STRUMENTI
L’aggravamento del fenomeno a fronte di una difficoltà alla denuncia che permane e l’assenza di coordinamento tra i soggetti che a livello regionale sono impegnati nel contrasto e nella prevenzione impongono interventi concreti e mirati tesi a:
realizzare efficaci campagne di comunicazione orientate alla diffusione della conoscenza del fenomeno e degli strumenti di supporto;
rendere efficace il fondo regionale come strumento di integrazione al risarcimento per le vittime di usura;
strutturare una rete di assistenza alle vittime per le pratiche successive all’ottenimento del ristoro;
cooperare con i soggetti del terzo settore e degli enti religiosi che già operano per un fattivo sostegno alle imprese coinvolte o a rischio di coinvolgimento in situazioni di usura o di infiltrazioni mafiose e per la realizzazione di progetti che coinvolgano le associazioni di categoria;
realizzare corsi di autoformazione da un lato e sensibilizzazione e informazione dall’altro rivolta principalmente ad Amministratori e dipendenti pubblici nonché a soggetti istituzionali e sociali interessati;
impostare un lavoro di mediazione con gli istituti di credito e con le finanziarie per il superamento delle difficoltà di accesso al credito e di rinegoziazione del debito e del fenomeno del sovraindebitamento.
Usura di quartiere e gioco d’azzardo
Esiste un legame sempre più stretto tra il gioco d’azzardo e l’usura. Si stima che quasi il 50% delle persone che si rivolgono alle fondazioni antiusura gioca d’azzardo. Negli ultimi anni la “prossimità” dell’azzardo (slot machine, gratta e vinci, botteghini delle scommesse), ancora più agevolato dalle piattaforme di gioco on-line, ha aggravato la situazione creando un rapporto a doppio senso tra gioco e usura: se da un lato il giocatore a corto di soldi si rivolge all’usuraio per prestiti di denaro, dall’altro il giocatore già vittima di usura vede nel gioco l’unica possibilità per ripagare i debiti. Vittime di usura a causa dell’azzardo e vittime di usura che iniziano a giocare nella speranza di risalire la china. Una situazione senza via di uscita che alimenta ulteriormente il fenomeno della cosiddetta “usura di quartiere” di cui sono vittime persone, famiglie, commercianti e piccoli imprenditori.
Tutto questo si traduce in enormi costi sanitari diretti per la cura delle ludopatie ai quali si affiancano i costi cosiddetti “indiretti” dovuto al crollo della capacità lavorativa, alla chiusura della propria attività o alla perdita del posto di lavoro per non parlare delle ricadute sulle relazioni sociali e familiari che conducono a separazioni e divorzi, problemi di co-dipendenza, problemi per i figli fino ad arrivare allo sconfinamento nell’illegalità (frode, appropriazione indebita, furti) e naturalmente nell’usura.
Appare evidente, dunque, come sia assolutamente necessario che l’istituzione regionale investa maggiormente nella prevenzione del gioco d’azzardo con la duplice finalità di incidere maggiormente sulla prevenzione e sul contrasto dell’usura ad esso troppo spesso correlato e contestualmente di recuperare molte potenziali vittime di ludopatia restituendo loro una vita sana e consapevole, e incidendo così positivamente anche sul risparmio della spesa sanitaria.
Educazione finanziaria
L’improvviso avvento della pandemia ha poi accelerato e acuito fragilità finanziarie delle famiglie e di alcune aziende anche in ragione della tendenza a non commisurare la quantità di debito alla propria capacità di onorarlo, nonché alla massa di risparmio che, pur restando considerevolmente e tradizionalmente solida in generale nel Paese, si è progressivamente erosa negli ultimi anni lasciando sguarnite, in occasione della pandemia prima, della crisi economica ed energetica poi, famiglie che mai avevano dovuto misurarsi con la condizione di far fronte alle esigenze primarie.
STRUMENTI
Rientra quindi tra le priorità di regione Lombardia impegnarsi su questo fronte nell’ottica di prevenire situazioni di rischio di sovraindebitamento e usura attraverso:
la promozione di progetti e campagne di informazione e sensibilizzazione negli istituti scolastici e formativi, in raccordo con l’Ufficio Scolastico Regionale, per gli studenti, così come progetti formativi dedicati invece ai docenti degli istituti scolastici secondari e formativi di secondo ciclo lombardi, finalizzati questi al trasferimento agli studenti delle relative conoscenze nell’ambito dell’attività didattica quotidiana;
la promozione dell’alfabetizzazione finanziaria dei soggetti più svantaggiati e a rischio di esclusione sociale, in particolare quelli a bassa scolarizzazione per fare in modo che le conoscenze e le competenze finanziarie possano essere accessibili a chiunque e che la gestione del debito contratto non produca contatti con le forme di credito usuraio, gestito e controllato dalla criminalità organizzata;
l’inserimento del tema dell’educazione finanziaria anche nelle direttrici formative dei Centri di promozione della legalità (CPL);
l’attuazione di uno o più progetti pilota di alfabetizzazione finanziaria nelle carceri, grazie anche al coordinamento con il Provveditorato regionale per l’Amministrazione penitenziaria, finalizzati alla riabilitazione e al pieno reinserimento della popolazione carceraria detenuta negli istituti lombardi.
INTERMEDIAZIONE ILLECITA E SFRUTTAMENTO DI LAVORO - CAPORALATO
Nell’immaginario comune il fenomeno del “caporalato”, inteso come intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro, è ascrivibile ad un unico settore economico, quello dell’agricoltura e ad un’unica area geografica, il meridione. Al contrario si manifesta su tutto il territorio nazionale, con specifiche modalità in diversi settori lavorativi e si differenzia in base al contesto, la zona e il tipo di lavoro.
Sono due gli elementi che concorrono a definire il reato di caporalato: l’esistenza di uno stato di bisogno del lavoratore e lo sfruttamento lavorativo. Lo stato di bisogno è inteso non come assoluta indigenza, ma come una situazione di difficoltà economica che incide sulla libera determinazione a contrattare e costituisce motivo dell'accettazione della sproporzione tra prestazioni.
Esiste, tuttavia, la necessità di approcciare il tema in maniera più ampia con un’azione sistemica di lungo periodo incentrata su quattro assi strategici quali prevenzione, vigilanza e contrasto, protezione e assistenza, reintegrazione socio-lavorativa, come previsto dal Piano triennale 2020-2022 del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
STRUMENTI
È possibile da subito attivare alcuni interventi nel rispetto delle competenze regionali che consentano all’istituzione di conoscere l’entità del fenomeno sul proprio territorio e di mettere in opera celeri azioni di prevenzione, quali:
l’istituzione di un Osservatorio per il monitoraggio costante sull’intermediazione illecita a partire dalla Regione partecipato dagli enti istituzionali preposti alla vigilanza, direzione territoriale del lavoro, associazioni di categoria e datoriali, organizzazioni sindacali più rappresentative dei diversi settori e gli enti del terzo settore per promuovere azioni di monitoraggio, prevenzione e tutela;
la realizzazione di una mappatura del fabbisogno di manodopera agricola sul territorio regionale che consenta di fotografare la necessità di manodopera per le aziende insistenti in ogni provincia, di individuare le aree a maggior rischio e di migliorare i servizi per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo grazie anche al rafforzamento della collaborazione con i centri per l’impiego;
la promozione di campagne di sensibilizzazione sul tema della prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo finalizzate da un lato alla conoscenza per i lavoratori di informazioni utili riguardo i propri diritti, dei canali regolari di incontro domanda e offerta e degli strumenti di tutela di cui possono avvalersi, dall’altro alla promozione nel mondo delle imprese di un cambiamento culturale e organizzativo nei processi di reclutamento e di gestione del personale favorendo così una filiera del lavoro responsabile e di qualità.
BENI CONFISCATI
La Lombardia è al terzo posto In Italia, dopo Sicilia e Campania, per il numero di Procedure in Gestione e il numero di Comuni Lombardi in cui sono presenti beni destinati a metà 2022 è il più alto fra tutte le Regioni italiane. I comuni, soprattutto i più piccoli, non hanno le competenze e le risorse umane per dedicarsi in maniera efficace alla progettazione, manca ancora una efficace condivisione con cittadini, terzo settore e istituzione scolastica che porti a considerare il riutilizzo del bene confiscato come una conquista collettiva e una risposta ad esigenze comuni, è deficitario l’approccio integrato e interdisciplinare in sede regionale che possa far lavorare insieme le diverse direzioni generali allo scopo di partire dalle necessità del territorio per rispondervi con la disponibilità di un bene confiscato. È necessario, in sintesi, un capovolgimento del paradigma culturale fin qui utilizzato e del metodo di lavoro e organizzativo: bisogna superare il cosiddetto metodo a silos, cioè con diversi gruppi non connessi tra loro, per arrivare ad una cooperazione strategica e funzionale.
I beni confiscati sono una straordinaria possibilità di restituzione alla legalità di quanto ingiustamente sottratto, un risarcimento alla collettività oltre che un’opportunità per rispondere ad esigenze di abitazioni ad uso sociale o per offrire al servizio sanitario, alle forze di polizia, o ad altri servizi pubblici, nuove strutture per garantire un più efficace intervento sul territorio.
STRUMENTI
È necessario, quindi, che nei prossimi anni:
vengano aumentate le risorse regionali da destinare agli enti locali e ai soggetti concessionari per la ristrutturazione dei beni e per la realizzazione dei progetti di riuso sociale;
Regione Lombardia, anche attraverso tutti gli enti del Sireg, manifesti l’interesse all’ANBSC all’acquisizione diretta di beni confiscati;
si dia attuazione alla task force multidisciplinare, prevista dalla nuova legge regionale antimafia, finalizzata allo sviluppo di progettualità di riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, un tavolo di lavoro composto dai rappresentanti delle diverse Direzioni generali esperti in progettazione europea e, previa convenzione, di ANCI e di ANBSC. La creazione di questo team tematico e multidisciplinare, interno alla Giunta, potrà contribuire alla definizione di progettualità tematiche, presentare proposte progettuali alle prossime call comunitarie integrando così le risorse regionali con i fondi europei, impostare il lavoro di networking a livello nazionale ed europeo per condurre partenariati a livello comunitario;
venga attuata una programmazione pluriennale necessaria per definire gli obiettivi e valutare gli esiti.
L’ambizioso obiettivo a dieci anni è di recuperare tutti i beni confiscati sul territorio regionale con una programmazione di investimenti finalizzata al recupero del dieci per centro l’anno.
EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
Regione Lombardia nel 2015 ha costituito, nell’ambito di Convenzioni pluriennali con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, i Centri di Promozione della Legalità (CPL), per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata e per la promozione della cultura della legalità, 13 reti di scopo - una in ogni provincia e due a Milano - tra scuole di ogni ordine e grado e soggetti del territorio, che, a diverso titolo, si occupano di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata e sono coordinati da un Tavolo interistituzionale.
Si tratta senza dubbio di una iniziativa meritevole e unica in Italia che ha coinvolto in tutta la Regione circa 130.000 studenti ogni anno, ma che in questi sette anni ha mostrato alcune difficoltà.
STRUMENTI
È necessario fare un significativo passo in avanti puntando ad obiettivi precisi, quali:
allargare le reti arrivando a coinvolgere realisticamente in cinque anni tutte le scuole del territorio regionale;
effettuare monitoraggi periodici sulla disponibilità delle scuole capofila di coordinare adeguatamente le reti;
fornire delle linee guida sulla tipologia delle iniziative formative ed educative finalizzate a garantire uno standard qualitativo;
implementare la collaborazione con enti, associazioni e istituzioni del territorio finalizzata ad una alleanza culturale che possa fare dei CPL un luogo di raccordo di tutte le iniziative simili evitando così doppioni, razionalizzando le energie e mettendo così “in rete” tutti le realtà che si occupano di educazione alla legalità;
prevedere, proporzionalmente allo sviluppo delle reti, maggiori finanziamenti regionali;
consolidare questo modello formativo rendendolo strutturale, continuativo e permanente anche attraverso la reale formazione in ogni scuola di un docente responsabile della legalità che possa periodicamente incontrare i propri omologhi di tutte le altre scuole al fine di confrontare le esperienze, condividere le buone pratiche, progettare le iniziative future armonizzandole qualitativamente.
Educazione alla legalità in Europa
Su iniziativa del Commissione antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità del Consiglio regionale della Lombardia è stato istituito a fine 2022 presso la Conferenza delle Assemblee Legislative Regionali Europee il tavolo di lavoro denominato “Educazione alla legalità e alla cultura antimafiosa” con l’impegno che la Lombardia ne diventi coordinatore durante la prossima legislatura. Il nostro Paese è, sul piano delle relazioni internazionali, un interlocutore di primissimo piano per ciò che riguarda l’analisi del fenomeno mafioso, la legislazione antimafia e, con un percorso iniziato a metà degli anni ’90, un riferimento primario anche per ciò che attiene la mobilitazione civile contro le mafie, la sociologia della memoria e l’educazione alla legalità. In tal senso la Lombardia è certamente la regione che meglio può esportare un modello educativo sperimentato da ormai sette anni come i CPL.
È dunque assolutamente necessario che per i prossimi cinque anni si mettano in campo il massimo impegno e la competenza necessaria per coordinare questo tavolo di lavoro al meglio delle possibilità. Questo porrà la Lombardia in una posizione di primo piano in Europa sul tema della prevenzione delle criminalità organizzate di stampo mafioso e la diffusione della cultura della legalità.
MARGINALITA’ SOCIALE, POVERTA’ EDUCATIVA E MINORI IN CONTESTI CRIMINALI
Oggi assistiamo ad un preoccupante aumento della delinquenza giovanile con fenomeni come quello delle baby gang che ci mostrano ragazze e ragazzi molto giovani agire con efferata violenza, con aggressività e prevaricazione in modo sempre più disinvolto e alla luce del sole, senza pudore e senza vergogna, anzi sempre più spesso ansiosi di pubblicizzare le loro gesta sui social media con senso di soddisfazione e in totale spregio delle norme e dei rischi conseguenti alla commissione di reati perseguiti per legge.
Si tratta evidentemente di adolescenti in difficoltà che vivono in contesti familiari difficili senza qualcuno che possa orientarli verso modelli di comportamento socialmente accettabili, che non vanno a scuola, vivono in un vuoto familiare, sociale e culturale incapaci di immaginare sé stessi come persone di valore e inconsapevoli di avere la possibilità di agire nel mondo senza doversi necessariamente imporre con la prevaricazione.
A tutela dei minori in contesti di marginalità sociale, di povertà educativa e per i minori esposti al rischio di devianza è dunque importante che le istituzioni intervengano con ogni strumento utile rafforzando tutti i presidi di sostegno all’esclusione sociale, all’educazione e alle fragilità perché delinquenti non si nasce ma si diventa.
STRUMENTI
Questo include prioritariamente azioni volte a:
colmare il vuoto di offerta sociale e culturale che ancora oggi caratterizza molte periferie afflitte dal disagio sociale, dalla crisi economica, dalla dispersione scolastica, da intere aree abbandonate e degradate che “educano al brutto” con uno spazio urbano in cui più facilmente si verificano quelle condizioni negative che portano i giovani alla devianza;
investire maggiormente in percorsi educativi scolastici centrati sulla legalità e il rispetto delle regole coinvolgendo le famiglie nella rete di prevenzione che fa capo alla scuola;
attuare gli interventi per la realizzazione del Progetto “Liberi di scegliere” in Lombardia finalizzato alla rieducazione ed al reinserimento, attraverso la realizzazione di percorsi personalizzati di sostegno ed inclusione sociale, di soggetti minorenni provenienti da famiglie inserite in contesti di criminalità organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa ed ai familiari che si dissociano dalle logiche criminali.
TERZO SETTORE
Impegnarsi come istituzione regionale nella prevenzione e nel contrasto alle criminalità organizzate non può prescindere da un costante e continuo rapporto di collaborazione con il mondo dell'associazionismo e del volontariato che si occupa del problema del fenomeno mafioso, di educazione alla legalità, di usura e di tutela delle vittime.
STRUMENTI
Rispetto alla situazione attuale, è necessario intervenire su più livelli per accrescere e rendere maggiormente funzionale la cooperazione con le tante realtà del terzo settore, piccole e grandi, che in maniera diversa operano sul territorio regionale su questi temi:
Realizzando bandi attraverso i quali aiutare e sostenere l’attività delle associazioni iscritte all’elenco regionale;
Coinvolgendo, per competenza, tali enti nei diversi tavoli di lavoro regionali in qualità di soggetti tra i più informati, consapevoli e coinvolti nell’osservazione dei fenomeni mafiosi sul territorio di riferimento;
Organizzando periodicamente, a guida regionale, gli Stati generali delle associazioni antimafia in Lombardia al fine di favorire la conoscenza reciproca, un maggiore dialogo tra loro, una più proficua collaborazione nella realizzazione di iniziative facendo convergere specificità differenti su progetti comuni e per consentire all’istituzione regionale di avere un quadro il più preciso possibile e in tempo reale delle realtà nelle varie province.
RICERCA E RAPPORTI CON LE UNIVERSITÀ
La Lombardia ha un felice primato in campo accademico sugli studi sulla criminalità organizzata, essendo l’Università Statale di Milano capofila a livello internazionale attraverso la propria scuola all’interno del dipartimento di Scienze Politiche, economiche e sociali. Negli anni si sono aggiunte altre importanti specializzazioni che si affinano sempre più col crescere dell’esperienza accademica e di ricerca.
Questi meriti del tessuto sociale e scientifico lombardo consentono alla futura amministrazione regionale di non dover inventare nulla. Sarà sufficiente la costruzione, in sinergia con gli istituti, di un programma di ricerca quinquennale chiaro dall’inizio e dotato di risorse adeguate al suo espletamento, a partire dall’aggiornamento annuale del Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia e finendo alle più specifiche questioni che oggi riguardano il fenomeno con un livello di complessità e di dettaglio senza nessun eguale nel panorama nazionale.
Uno strumento come quello delineato permetterebbe l’esercizio pieno di politiche regionali efficaci e costituirebbe, nel realizzare qualcosa di preziosissimo per la Regione, un autentico servizio all’intero Paese.
Ma altri ancora sono gli strumenti di collegamento con le università su questa questione. L’accordo con l’Università Statale per permettere ai laureandi magistrali in amministrazioni e politiche pubbliche con curriculum in legalità e criminalità organizzata di svolgere il proprio tirocinio curricolare presso la Commissione regionale antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità. Anche ORAC ha richiesto l’attivazione di uno strumento analogo.
Protezione Civile
La Protezione Civile della Regione Lombardia ha rappresentato, negli anni, un punto di riferimento non solo per il proprio territorio ma anche per emergenze in ambito nazionale e internazionale.
Numerosi sono stati gli obiettivi raggiunti e variegate le eccellenze costituitesi a livello regionale, tra le quali l’Azienda Regionale per l’Emergenza Urgenza (AREU) che rappresenta un modello di gestione delle emergenze sanitarie da replicare nelle altre regioni.
Nonostante la consistenza delle risorse e le professionalità a disposizione, tuttavia, l’attuale struttura organizzativa e operativa del sistema regionale di protezione civile dovrà adattarsi ai nuovi scenari di intervento che sono emersi negli ultimi anni ed alle sempre più pressanti necessità di risposta che dovranno essere garantite ai cittadini
E’ evidente, infatti, che ai consolidati scenari di rischio presenti sul territorio (sismico, idrogeologico, incendi boschivi, neve, industriale e dei trasporti) se ne sono aggiunti altri da tenere ugualmente in considerazione (biologico, eventi meteorologici estremi, crisi internazionali ed emergenze umanitarie.
Sarà pertanto necessario pianificare il turn-over delle figure tecniche, che si occupano del servizio a livello regionale e provinciale, attraverso la predisposizione di interventi formativi specifici rivolti agli operatori professionali che andranno ad avvicendare quelli in pensionamento o che si trasferiranno ad altri enti.
Il volontariato, inoltre, in quanto risorsa insostituibile, dovrà essere parte di questo cambiamento. Il Volontariato di Protezione Civile in Lombardia vanta circa 25.000 operatori così suddivisi:
Bergamo 3.000 - Brescia 3.500 - Como 1.200 - Cremona 2.250 - Lecco 1.200 - Lodi 1.200 - Mantova 1.200 - Milano 3.000 - Monza e Brianza 1.150 – Sondrio 2.000 – Pavia 2.500 - Varese 2.500
STRUMENTI
In base a quanto specificato, si ipotizza di prevedere le seguenti azioni a medio e lungo termine:
- Potenziamento della struttura organizzativa di almeno 15 unità;
- Pianificare percorsi formativi per “Tecnici di Protezione Civile” per la preparazione delle figure che andranno a ricoprire ruoli nel settore all’interno dell’ente regionale e negli altri enti locali;
- Dotare le sale operative delle Province di personale adeguatamente formato e sufficiente a garantire l’operatività del settore H24;
- Costituire e dislocare sul territorio regionale una serie di “nuclei di valutazione e coordinamento”, composti da tecnici di protezione civile delle province, con lo scopo di garantire una rapida verifica dell’impatto sul territorio degli eventi estremi (trombe d’aria, precipitazioni improvvise, ecc.) e quindi permettere di attivare e coordinare le procedure e le risorse più idonee a fronteggiare tali situazioni in tempo reale assicurando il coordinamento di tutti i soggetti interessati;
- Assegnare alla Scuola Superiore di Protezione Civile, oltre al ruolo di soggetto certificatore delle attività formative svolte in ambito regionale, anche la funzione di soggetto unico erogatore dei corsi di formazione, in modo da standardizzare la preparazione del personale professionista e volontario;
- Ampliare l’offerta formativa, sempre a cura della Scuola Superiore di Protezione Civile, con percorsi formativi finalizzati alla costituzione sul territorio di unità operative capaci di interagire con i nuovi scenari di rischio (biologico, eventi estremi) o squadre specializzate per interventi in ambito internazionale e coinvolgere i cittadini nelle attività di prevenzione ed erogazione, se necessari, dei primi soccorsi;
- Rafforzare la rappresentatività delle organizzazioni di volontariato presenti sul territorio regionale, attraverso il coinvolgimento delle associazioni nazionali che hanno dislocato in Lombardia risorse strategiche;
- Rafforzare la sinergia tra Protezione Civile di Regione Lombardia e quella della Città Metropolitana di Milano;
- Creare presso l’ex deposito militare dell’aeronautica di Gallarate un centro internazionale per la formazione e la gestione delle emergenze sanitarie e di protezione civile;
- Promuovere specifiche iniziative nell’ambito del servizio civile internazionale nel quale coinvolgere i giovani volontari di protezione civile per ottimizzare e valorizzare i momenti formativi e di assistenza;
- Garantire la puntuale applicazione sul territorio regionale della recente Legge Regionale 27/2021 con particolare riguardo alla pianificazione di protezione civile e all’assegnazione di personale specializzato nelle competenti strutture gestionali ed operative;
- Creazione di un Comitati di Coordinamento del Volontariato finalizzato a promuovere convenzioni con le province di riferimento e quindi affiancare gli Enti provinciali nelle attività operative, lasciando le attività amministrative alle Istituzioni competenti. Il Volontariato non può sostituire gli EE.LL. nelle attività operative previste per norma, quindi va trovato l’equilibro istituzionale-operativo affinché il potenziale del Volontariato venga valorizzato.
Sala Operativa Regionale
Trasformazione in Sala Operativa Unificata Permanente di quello che oggi assomiglia più ad un centralino rispetto ad una vera sala operativa funzionale. Necessità fare degli investimenti di adeguamento tecnologico. Inoltre va integrata la componente di Sicurezza, Polizie Locali del territorio. La trasformazione deve garantire anche la presenza di personale di interfaccia o preferibilmente di collegamento con il mondo del volontariato quando quest’ultimo è attivato o pre-attivato. Anche la collocazione fisica della Sala Operativa Regionale ha la sua ragione di essere, attualmente è posizionata in area esondabile dal torrente Seveso, pertanto a rischio di inattività.
Formazione
Ad oggi l’ente convenzionato con Regione Lombardia per la formazione è Polis, purtroppo può solo certificare la corrispondenza del corso proposto agli argomenti forniti dalla delibera dirigenziale o di Giunta che definisce il percorso formativo e gli argomenti da trattare.
Il passo da fare per Polis sarebbe quello di diventare ente certificatore (attraverso Accredia o altro organo) per potere certificare non solo gli argomenti, ma anche la qualità della formazione, dei formatori e del risultato finale attraverso una commissione che “certifichi” la formazione con una sorta di abilitazione per tutte quelle attività non ricomprese nell’accordo Conferenza Stato-Regioni per la formazione contenuta nell’ex Dlgs.81/2008.
Turismo, Cultura, Sport e Giovani
Obiettivi di legislatura
Turismo: incremento dei pernottamenti in regione del 2% in tre anni; portare tutti i capoluoghi regionali fra i primi 70 posti nella classifica italiana delle presenze turistiche. Piena valorizzazione dei siti Unesco e FAI presenti in Lombardia. Valorizzazione di tutte le forme di turismo quali ad esempio.
Cultura: obiettivo 3%, dagli attuali 50 ad almeno 100 milioni di spesa per la cultura; istituzione dei 12 “Capoluoghi della Cultura”, d’intesa con i comuni, ciascuno con la propria specificità identificativa e territoriale. Rilancio di Milano come centro internazionale del cinema, volàno della cultura, del turismo e della modernità.
Sport: valorizzazione evento Milano-Cortina 2026 per rafforzare il turismo sportivo. Finanziamento dell’associazionismo sportivo, creazione di nuove piste ciclabili per il turismo ecologico e la valorizzazione dei territori.
Giovani: sostegno sistematico della pratica sportiva come strumento educativo e di contrasto alla dispersione scolastica e all’emarginazione giovanile.
Premessa
Le quattro materie di questo capitolo sono strettamente interconnesse fra loro: i molti primati culturali di Milano e della Lombardia sono fonte di attrazione per i turisti lombardi, nazionali e di tutto il mondo; il potenziamento delle strutture sportive analogamente favorisce le varie forme di turismo sportivo, con conseguenti benefici per la salute e l’ambiente; i giovani sono i destinatari privilegiati – anche se non i soli – degli investimenti strategici nella cultura e nello sport.
Turismo e cultura
SITUAZIONE ATTUALE E CRITICITÀ
La Lombardia si conferma regione attrattiva sia rispetto alle altre regioni italiane (nel 2021 per i movimenti migratori interni è cresciuta di 1,4 persone ogni mille abitanti) sia rispetto all’estero (nel 2021 il saldo migratorio estero è stato pari a 2,9 per mille abitanti, in crescita rispetto all’1,3 per mille del 2020 e lievemente superiore rispetto al dato nazionale, nel 2021 pari a 2,7). Nel 2021 tutte le province lombarde presentano un saldo migratorio interno positivo eccetto Milano che, tuttavia, resta il principale polo attrattivo dei flussi migratori dall’estero, con il saldo migratorio estero più elevato (+4,4 per mille nel 2021). Nel 2021 la provincia più attrattiva è risultata Pavia (+5,5 per mille), a Mantova si registra una crescita di arrivi più elevata rispetto al 2020 (+75,5%), seguita dalla provincia di Como (+71,2%). La crescita minore del numero si è osservata nella provincia di Sondrio (+12,1%).
L’Investimento stanziato in Regione a favore del Turismo per il 2022 – 2024 è pari a 6 milioni di euro per tre anni. La percentuale di PIL generato dal comparto Turismo in Lombardia (4,4%) è inferiore alla media nazionale (9%). Il Lombardia ci sono province con presenze di non residenti a livello ottimale (Como 73%, Brescia 67%, Milano 63%, Sondrio 45%, Lecco 51%), alcune con buoni margini di miglioramento (Bergamo 37,7%), ed altre largamente deficitarie (Pavia 23%, Cremona 29%, Mantova 31%).
In Lombardia uno dei cambiamenti che la pandemia ha portato al turismo lombardo registrato nel 2020, confermato nel 2021, è la crescita della permanenza media dei turisti sul territorio lombardo. Nel 2021 in Lombardia si possono contare 29.612 strutture ricettive di cui 2.809 esercizi alberghieri e 26.803 esercizi extralberghieri. Prosegue la crescita del numero di esercizi ricettivi (+2.221 rispetto al 2020 ,pari a+ 8,1%),sia alberghieri (+1,1%)che extralberghieri (+8,9%)
Ad essere cresciuto rispetto al 2020 è in particolare il comparto alberghiero di qualità il numero di alberghi 4 e 5 stelle nel 2021 è aumentato significativamente (+3,3%). Sul territorio lombardo si contano 52 alberghi a 5 stelle, quasi 1200 alberghi a 3 stelle quasi 23 mila Case e Appartamenti per Vacanze (24 mila B&B, 788 agriturismi).
Nell’anno 2020, secondo i dati ISTAT in Lombardia siano risultati aperti o parzialmente aperti 387 musei o istituzioni similari, che hanno fatto registrare una media di 7.907 visitatori al giorno per un totale di 2.735.959 presenze annue. Un museo su tre tra quelli che nel corso del 2020, causa Covid-19, hanno svolto solo attività amministrative senza alcun servizio al pubblico, non ha riaperto e non ha certezze in merito ad una riapertura.
Tuttavia quanto vissuto in questo periodo di emergenza sanitaria ha spinto musei e istituti similari lombardi a ritenere per loro prioritario investire nel prossimo futuro sull’attivazione/sviluppo di tour virtuali, sullo sviluppo delle prenotazioni online o della presenza e presentazione di beni e collezioni su piattaforme streaming, ma soprattutto sviluppare la collaborazione e/o partenariato con enti, istituzioni scolastiche e/o associazioni per la realizzazione di progetti culturali e sociali sul territorio.
Sport
SITUAZIONE ATTUALE
Ai cittadini lombardi piace tenersi in forma. La Lombardia è infatti la regione con il tasso più elevato di persone che frequentano abitualmente palestre (19%). La fascia di utenti fitness più ampia (il 32%) è quella dei 18-25enni, seguita dalla fascia 26-35 anni (27%), 36-45 anni (21%), 46-55 anni (14%), infine 56-65 anni (6%). Secondo l’elaborazione del Coni sui dati Istat, la Lombardia, con il 30,5 per cento degli abitanti che fanno sport in maniera continuativa, è la terza regione più sportiva d’Italia, superando ampiamente la media nazionale del 25 per cento.
Varese conquista la medaglia d’oro come città più “sportiva” d’Italia. Il capoluogo di provincia lombardo si è classificato al primo posto nell’annuale Indice di sportività elaborato da PtsClas, arrivato alla quindicesima edizione. L'indice di sportività è finalizzato a misurare la diffusione e la qualità dello sport nelle province italiane, considerando anche talune relazioni tra sport e contesto economico e sociale, senza trascurare le tradizioni e la storia sportiva del territorio. La Lombardia, oltre al primato della classifica, vanta anche il maggior numero di presenze tra le prime 20 province italiane, ben 7. La prima lombarda dopo Varese è subito al quarto posto: si tratta di Cremona, seguita al quinto posto da Bergamo. Completano il quadro, Milano, Monza Brianza, Brescia e Lecco.
Un territorio pronto a intraprendere il percorso verso le Olimpiadi invernali 2026.
Il recente e il futuro scenario globale dell’industria dello sport sembra basato sulla parola d’ordine “crescita”. In questo contesto la sport sponsorship – da sempre una delle principali fonti di ricavo e sostentamento per tutti i players del mercato sportivo – è nuovamente esploso con un aumento del 107% nel 2021 e con la previsione di una crescita pari a 92 miliardi entro il 2027 (con un + 41% rispetto al 2021).
OBIETTIVI
La Regione Lombardia sostiene lo sport come strumento di promozione di un corretto stile di vita, alla portata di tutti, per riscoprire l’ambiente, la socialità, la salute e l’attività di prevenzione da importanti patologie. Lo sport è lo specchio della nostra società, in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche di comportamento più o meno virtuose. Lo sport da sempre ricopre un ruolo determinante nella nostra cultura, sociale e familiare, grazie alla sua funzione educativa. Educare non solo le giovani leve, ma anche i genitori. Educare e formare i tecnici responsabili della crescita sportiva dei nostri figli. Educare in termini manageriali e sostenibili la dirigenza dei club sportivi. Valorizzazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 come occasione per il rilancio del turismo sportivo. Finanziamento dell’associazionismo sportivo, creazione di nuove piste ciclabili per il turismo ecologico e la valorizzazione dei territori. Aumento degli investimenti a sostegno dello sport lombardo.
Utilizzare gli atleti lombardi come nuovi ambassador della Regione Lombardia, portatori di valori positivi ed esempi per tutti i giovani che intendono praticare uno sport sul territorio lombardo.
Garantire sempre l’accessibilità per le persone disabili agli impianti sportivi in Lombardia con precisi investimenti e bandi per rendere le strutture e gli impianti idonei.
Aumentare gli investimenti per lo sport di montagna.
Valorizzazione dell’associazionismo sportivo.
Aumentare gli investimenti per l’efficientamento e la messa in sicurezza degli impianti sportivi.
Sostenere le diverse forme di turismo sportivo.
Garantire sostegno economico per la manutenzione ordinaria e straordinaria deli impianti sportivi con l’aumento dei fondi a bando.
Sostegno, valorizzazione e rilancio degli impianti sportivi pubblici universitari
Valorizzazione dell’autodromo di Monza, dello stadio di San Siro, creare un progetto di valorizzazione delle grandi strutture sportive.
Potenziare il rapporto con gli oratori e valorizzarne il ruolo.
Favorire educazione sportiva nelle scuole.
Predisporre progetti, in collaborazione con le scuole, per la diffusione e la promozione dei corretti stili di vita e la pratica sportiva a scuola.
Garantire il sostegno economico con appositi bandi per eventi e manifestazioni sportive nei diversi territori della regione.
Investimenti per la creazione di aree attrezzate per lo skyfitness, la creazione di playground e la promozione degli sport all’aperto.
Sostegno ai grandi eventi sportivi.
ULTERIORI AZIONI
Sostegno alla realizzazione di progettualità in cui lo sport sia strumento strategico per promuovere stili di vita sani e attivi in grado di permanere nel tempo e di contrastare comportamenti devianti; per veicolare contenuti educativi e trasmettere valori quali il rispetto degli altri e delle regole, il lavoro di squadra, l’abitudine all’impegno; per favorire l’integrazione, l’inclusione e la coesione sociale, oltre che per sostenere la crescita della persona e della socialità.
Valorizzazione delle Olimpiadi invernali 2026 come opportunità di sviluppo del territorio lombardo e di engagement dei giovani e promozione di iniziative di avvicinamento dei giovani alla pratica degli sport invernali. Misure di avvicinamento consapevole e sostenibile alla pratica sportiva, con particolare riferimento: - agli sport outdoor, nell’ambito di progetti europei specificamente indirizzate al target giovanile e finalizzati anche alla riduzione delle disparità sociali ed al contrasto alla marginalizzazione attraverso lo sport, quale collettore sociale; - agli sport di montagna, anche attraverso le escursioni proposte all’interno di “Promo Guide Alpine” nel periodo tardo primaverile ed estivo. (v. anche i cap. 2 Ambiente e 9 Legalità).
Giovani
SITUAZIONE ATTUALE E CRITICITÀ
Stando all’ultimo aggiornamento Istat, relativo al 1° gennaio 2020, i giovani tra i 18 e i 34 anni residenti in Lombardia sono circa 1,75 milioni e rappresentano più del 17% della popolazione della regione, si è registrato un calo della popolazione giovanile sul totale della popolazione, anche se negli ultimi anni si può osservare come tale dato si sia assestato intorno al 20%. I maschi sono leggermente più numerosi delle femmine (51,5% contro 48,5%) e la fascia di età tra i 25 e i 34 anni è leggermente maggioritaria rispetto a quella tra i 18 e i 24, anche perché nella prima sono compresi più anni (61% contro 39%, ovvero rispettivamente 10,5% e 7% della popolazione generale).
Il 35% della popolazione in questa fascia di età è studente universitario triennale, con un altro 21% laurea magistrale, mentre tra specializzazione post-laurea, master e dottorato di ricerca si assomma un altro 15%. Il resto sono studenti di secondaria di primo o secondo grado. I giovani che dichiarano di non trovarsi in una condizione lavorativa né di studio e né di formazione sono il 25%. In Lombardia si possono contare circa 214 mila giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non si formano, i cosiddetti NEET (Not in Employment, Education and Training). In termini percentuali stiamo parlando del 14,8% dei giovani, un dato questo elevato ma inferiore rispetto al dato medio nazionale che al 2019 risulta pari al 22,2%. I nostri giovani sono la risorsa migliore che abbiamo a disposizione, un capitale importantissimi di cui regione deve prendersi cura (v. anche ai Cap. 6 Istruzione e Formazione e. 8 Politiche sociali).
OBIETTIVI
Si tratta di un problema ormai da anni al centro del dibattito politico e istituzionale, su cui non è più procrastinabile un intervento strutturale. La formazione è strumento indispensabile ai fini dell’inserimento nel modo del lavoro. A tal fine, occorre, innanzitutto superare il mismatch esistente tra le competenze fornite dalle istituzioni scolastiche e quelle richieste dal mondo del lavoro, migliorando la qualità e la pertinenza delle competenze.
Da questo punto di vista è, quindi, necessario allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda promanante dai territori.
Indispensabile da questo punto di vista è il coinvolgimento delle imprese e delle parti sociali a livello locale per una definizione condivisa dei percorsi di studio, al fine di garantire che gli stessi incontrino le effettive esigenze formative del mondo produttivo. Ovviamente, vista la durata dei percorsi formativi, l’intervento sui programmi deve essere fatto in chiave prospettica, guardando ad un orizzonte temporale ampio e non alle esigenze contingenti.
Occorre, poi, valorizzare tipologie formative differenti, che consentano l’acquisizione di un titolo di studio e l’inserimento nel mondo del lavoro, anche per far fronte all’alto tasso di abbandono scolastico. Iniziative di formazione centrate sul lavoro, potrebbero garantire, infatti, il recupero di almeno parte dei NEET, offrendo ai giovani un percorso alternativo all’apprendimento in classe. Il potenziamento della formazione professionale e tecnica è, quindi, indispensabile.
In ambito istruzione e formazione Regione deve:
rilanciare le competenze didattiche dei docenti tramite formazione, selezione e monitoraggio continuativi; rilanciare con un’adeguata comunicazione il ruolo dell’IeFP a livello di percezione sociale.
sostenere in ambito regionale la libertà di insegnamento attraverso la sperimentazione di un “costo standard” e relativo buono scuola, verso una parificazione effettiva fra scuole statali e non statali.
sperimentare in sede regionale un più efficace incentivo alla qualità dell’insegnamento come ascensore sociale, utilizzando i risultati delle prove INVALSI come strumento di monitoraggio dell’equità fra le classi (contro la pratica delle “classi di serie B”), al fine di formare classi con competenze di partenza equamente distribuite.
all’interno del progetto “Dote Giovani Lombardia” studiare un contributo a favore dei maggiorenni per l’acquisto di beni e l’accesso a servizi culturali, formazione, istruzione e orientamento;
per ciò che riguarda le locazioni e le strutture convenzionate per gli alloggi di studenti fuori sede occorre procedere con una semplificazione burocratica e una flessibilità nei requisiti di accesso e, ove possibile con il quadro economico realizzare nuovi campus residenziali;
garantire i finanziamenti in borse di studio agli aventi diritto, eventualmente aumentare lo scaglione di reddito in fascia massima (attualmente fissato a: 24.000 euro Isee-54.000 euro Ispe) in modo tale da estendere la platea di accesso a potenziali nuovi beneficiari;
Nell’ambito della transizione scuola-università e lavoro, regione si deve impegnare per:
intervenire sui tirocini extracurriculari, materia di competenza regionale, con adeguati presidi alla finalità formativa dello strumento e marginalizzazione della distorsione lavoristica (ridefinizione della platea di destinatari, rimodulazione della durata, certificazione delle competenze, ecc.);
promuovere l’apprendistato come canale di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, attraverso la diffusione dell’apprendistato duale e la valorizzazione della componente formativa dell’apprendistato professionalizzante;
disciplinare una certificazione delle competenze informali acquisite dai giovani durante le esperienze di volontariato o altre in contesto di lavoro o familiare.
Nel settore giovani e famiglia, la Regione deve impegnarsi per:
elargire, compatibilmente con il quadro economico, contributi a fondo perduto per acquisto immobili per le “aree interne” per le giovani coppie e famiglie;
favorire l'adesione dei Comuni alla misura "Nidi Gratis" semplificando i requisiti di idoneità, per ampliare la platea di famiglie che possono accedervi;
ampliare la platea dei beneficiari della misura "Nidi Gratis" per gli asili nido, mediante innalzamento della soglia ISEE oppure, in ottica redistributiva, riducendo proporzionalmente le rette in base all’ISEE;
studiare una disciplina per creare una Garanzia regionale sul totale dei mutui di giovani famiglie per l’acquisto di immobili e relativo innalzamento della quota massima di riferimento (indicizzata al mercato immobiliare);
prevedere un bando regionale per accesso a contributi di sostegno al reddito durante i periodi di maternità a favore delle giovani donne libere professioniste e lavoratrici autonome di sostegno.
Conclusioni
La lettura del programma crediamo abbia dato concretezza e piena risposta a quanto scritto nell’introduzione.
Per certi versi, la conclusione assomiglia molto all’introduzione.
Se è vero il principio che le decisioni politiche devono anticipare, promuovere e regolare i cambiamenti e non subirli, dichiariamo che il metodo utilizzato per la stesura di questo programma sarà anche lo stesso che ci permetterà di governare, certi di una piena sintonia con le evoluzioni in atto nella società lombarda.
I nostri punti fermi saranno: visione, previsione, rapidità di intervento, dialogo continuo coi territori.
Ogni nostra azione sarà accompagnata da una costante accountability, cioè dall’indicazione di responsabilità, dalla tracciabilità operativa e dalla rendicontazione dei risultati conseguiti.
Per questo definiamo la Lombardia che vogliamo come concreta, dinamica, tenace.
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