ArcipelagoMilano 2 maggio 2023
LA REALTÀ URBANA E IL DIBATTITO VANTAGGI/SVANTAGGI
Le scelte non si fanno solo badando ai numeri dell'economia
di Fiorello Cortiana
I recenti accadimenti milanesi hanno una caratteristica comune: il prezzo dello
sviluppo che interessa la città. La 36enne marocchina violentata nell’ascensore
della Stazione Centrale da un connazionale irregolare, identificato dalla
telecamera di sicurezza che, chissà perché viene visualizzata dopo. La 56enne
italiana senza dimora violentata da un somalo in un rifugio di fortuna in un
giardino pubblico. Il pensionato 71enne, regolarmente assunto, morto
precipitando da un tetto dove stava facendo lavori di manutenzione. La palazzina
del 1926 in stile eclettico-neorinascimentale, non vincolata, abbattuta con
l’approvazione della Commissione Paesaggio Comunale. Il superamento della soglia
di pm10 all’equinozio di primavera il 21 marzo 2023. Milano in classifica ha
preceduto Pechino e Teheran da sempre le città più inquinate. Fanno tutti parte
dei costi da pagare per una città nodo internazionale, sede di Fiera dentro e
fuori salone, Borsa, Università, delle Corporation, delle aziende nazionali
delle grandi strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, delle aziende della
comunicazione e telecomunicazione, del design e della moda. Con studenti fuori
sede, turismo, turismo sanitario, turismo d’affari, turismo sessuale o per
stupefacenti. Alto costo dell’abitare e del risiedere, alto costo della vita. Un
nodo del mercato internazionale fondiario e immobiliare con una conseguente
gentrificazione e i costi sanitari per l’inquinamento atmosferico e la crisi
idrica, quelli sociali della fretta prestazionale a scapito della sicurezza e
dell’età, più quelli della marginalità che fa scivolare il disagio in devianza.
C’è chi ritiene che i vantaggi di questa centralità nella globalizzazione siano
superiori agli svantaggi. Io penso che in una economia della conoscenza,
dell’estensione digitale dello spazio pubblico, un urbanesimo con qualità
ambientale, culturale, sociale, dei servizi, sia una condizione costituiva nel
processo di produzione del valore. Penso altresì che il concetto di valore e
della sua produzione non possano essere ridotti alla pura dimensione finanziaria
e alla sua deriva quantitativa nominale, bolle comprese. Ma questa sfida
dialettica non deve necessariamente corrispondere al doppio vincolo con la
conseguente schizofrenia’ vantaggi/svantaggi’. C’è un altro contesto relazionale
che già vive nella quotidianità e produce il 13,5% del PIL nazionale che
consente una prospettiva diversa: si tratta dell’area metropolitana e la rete
dei 133 comuni compresi nella Città Metropolitana. Una dimensione territoriale e
una relazione che è già presente nel Titolo Quinto della Carta Costituzionale a
fianco di Regioni, Province e Comuni. Ciò che manca è un governo elettivo da
parte dei cittadini dei 133 comuni e una amministrazione con i poteri adeguati
per consentire una relazione coordinata adeguata tra le funzioni, i ruoli, le
identità, la qualità del vivere sociale (ambiente, servizi, trasporti, cultura
partecipazione) dei 133 comuni e per i 133 comuni metropolitani. Ci sono le
condizioni previste dalla legge 56/2014 Delrio per l’istituzione e la disciplina
delle Città Metropolitane perché il legislatore ottemperi alla sollecitazione
della Corte Costituzionale e permetta alla Città Metropolitana: l’adozione di un
Piano Strategico Triennale del Territorio, la definizione di Zone Omogenee tra i
133 comuni, l’articolazione in Municipi della città capoluogo. Nella sentenza 7
dicembre 2021, n. 240, la Corte Costituzionale riconosce che “Rientra
evidentemente nella discrezionalità del legislatore il compito di predisporre le
soluzioni normative in grado di porre rimedio al vulnus evidenziato, che rischia
di compromettere, per la mancata rappresentatività dell’organo di vertice della
Città metropolitana, tanto l’uguale godimento del diritto di voto dei cittadini
destinatari dell’esercizio del potere di indirizzo politico-amministrativo
dell’ente, quanto la necessaria responsabilità politica dei suoi organi.” ha
sollecitato “un intervento legislativo in grado di scongiurare che il
funzionamento dell’ente metropolitano si svolga ancora a lungo in una condizione
di non conformità ai richiamati canoni costituzionali di esercizio dell’attività
politico-amministrativa.”. In un Parlamento che tra poco sarà interessato dalla
attualizzazione delle Piccole Patrie Padane con l’Autonomia Differenziata sono
pur stati depositate proposte che consentono di rispondere alla sollecitazione
della Corte, ma né il Governo e la sua maggioranza, né l’Opposizione sembrano
interessate a discuterle. La cosa indigna ma non sorprende, così come non
sorprende il disinteresse della gelosa Regione Lombardia e quello del sindaco
metropolitano, che di default, per la Delrio, è il sindaco di Milano. Del resto
Sala è dedito alla gentrificazione del comune capoluogo. Sconcerta e
indispettisce vedere l’assenza di un’azione congiunta dei 133 sindaci e dei loro
Consigli che pur vivono gli svantaggi quotidiani del tipo di sviluppo che ha
Milano. Ai comuni esterni alla città capoluogo oggi è riservata una relazione
radiale da contado: vasche di laminazione, discariche, tangenziale intasata,
ritardi cronici per i pendolari e una rete metropolitana e tranviaria restie a
uscire da Milano. Da tempo il Sindacato e Assolombarda hanno colto le
potenzialità di uno sviluppo fondato sull’innovazione qualitativa della Città di
Milano e della sua area vasta. Ora dopo che il ruolo del Terzo Settore nella
sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale è stato riconosciuto per la
co-programmazione e la co-progettazione delle politiche pubbliche, c’è da
augurarsi che l’insieme dei Corpi Intermedi ponga con forza e con continuità la
questione dell’adeguamento istituzionale democratico della Città Metropolitana.
Ciò permetterà di uscire dalla alternativa precostituita, dal doppio vincolo
‘vantaggi/svantaggi’ per un concorso qualitativo alla necessaria conversione
ecologica. Le Nazioni Unite hanno richiamato più volte il combinato tra il
processo che vedrà a metà del secolo oltre il 70% della popolazione mondiale
inurbata e le conseguenze di dissipazione delle risorse naturali e del
riscaldamento climatico. La rete delle città metropolitane e le loro aree vaste
possono passare dalla degenerazione metastatica a una funzione di rigenerazione
glocale. Per questo la politica è chiamata direttamente in causa fuori da ogni
fatalismo e autoreferenzialità.
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