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mercoledì 8 febbraio 2012

La Margherita e la natura dei partiti, Marco Vitale per il Fatto

INTERVISTA PER
IL FATTO QUOTIDIANO

Milano, 6 febbraio 2012

A: CATERINA PERNICONI
DA. MARCO VITRALE

Il rendiconto API 1.1.2010/31.12.2010 non è leggibile. Pertanto le mie osservazioni si possono basare solo sul rendiconto Margherita 1-1-2008 /31.12.2008. Come mi attendevo il rendiconto è formalmente ineccepibile, come attestano anche i tre sicuramente bravi revisori commercialisti.
La prima osservazione è di sostanza. Il rendiconto evidenzia:
disponibilità liquide e postali per 21,4 milioni di euro, un patrimonio netto di 20,5 milioni di euro ed un totale di attività di 28.1 milioni di euro; e tra i ricavi contributi pubblici di 24.2 milioni di euro.
Le osservazioni che ne conseguono sono:
- I contributi che lo Stato versa a questo partito (ed immagino agli altri) è una cosa semplicemente folle. E’ inevitabile che, prima o poi, ci sia qualcuno tentato di mettere le mani su tanto ben di Dio per farsi una casetta o per fare proficui investimenti in Tanzania od altro paese esotico;
- Questo soggetto non è un partito, cioè un’associazione di persone ai sensi dell’art. 49 della Costituzione (“tutti i sottoscritti hanno diritto di associarsi liberamente in partito per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”). Ciò è dimostrato dal fatto che i contributi da persone fisiche associate sono la risibile somma di 149.880 euro a fronte di 24.277.368,72 dai contributi dallo Stato ed emerge da tutta l’impostazione del bilancio. Questa è un’impresa, anzi, con i parametri italiani, è una grande impresa, anzi una grande impresa a partecipazione statale.
Come tale va assoggettata, come tutte le imprese grandi, almeno:
 All’obbligo del bilancio consolidato che non è disponibile, anche se esistono 3.8 milioni di crediti verso società partecipate, oltre a 343 mila investiti nelle stesse a titolo di capitale (si tratta di due società editoriali);
 All’obbligo della certificazione dei bilanci. Inoltre, trattandosi di una impresa a partecipazione statale dovrebbe essere sottoposta anche al controllo della Corte dei Conti.
Per sapere se e cosa di utile è stato fatto con questa cornucopia bisogna andare a vedere le spese e, dunque, nel linguaggio barocco del rendiconto, bisogna andare a vedere “gli oneri della gestione caratteristica”. Il grosso dei ricavi è stato speso per servizi. Nell’arco di soli 12 mesi sono stati spesi ben 15 milioni di euro per acquisti di servizi. Di questi si dice che ben 10.5 milioni sono stati spesi per spese elettorali e di propaganda. Ed è tutto. Chi vuole sapere qualcosa di più passi la prossima volta!
Certo che la lettura di questo rendiconto relativo all’anno 2008, cioè proprio all’anno in cui scoppia l’inizio della crisi che ha fatto scomparire tante imprese e tanti posti di lavoro, fa venire i brividi. E fa ricordare quello che Enrico Berlinguer disse nel 1981:
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientele: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee. Ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti,oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa, sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. I partiti hanno occupato lo Stato e le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela, un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, sei beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi” . (Repubblica 28 luglio 1981, citato in Elio Veltri e Francesco Paola, I Soldi dei Partiti, Marsilio, 2012).
Sia ben chiaro nessun miglioramento formale, nessuna migliore supervisione, nessuna migliore gestione può migliorare sostanzialmente la situazione. I partiti assorbono una quantità di denaro pubblico assurda. Devono ritornare ad essere associazioni politiche. Ma non saranno gli attuali partiti e neanche quelli più recenti (vedi i comportamenti in materia dell’IdV) a produrre il cambiamento. Ci vuole una ribellione di popolo molto forte. Io mi iscrivo.

Cordialità.

Marco Vitale

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